IL PUNTO n 984 del 17 gennaio 2025 di MARCO ZACCHERA Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it VIOLENZA VOLUTA Si
moltiplicano gli attacchi alle Forze dell’Ordine, pur minimizzate dai media, e
sottolineano il montare di un vero odio verso chi porta una divisa e cerca di
salvaguardare la sicurezza di tutti. NEL 2024 CI SONO STATE 12.000
DIMOSTRAZIONI DI PIAZZA CON 273 FERITI tra Carabinieri e Polizia. Va in piazza
gente che VUOLE lo scontro, qualsiasi sia la scusa. A volte c’è poi anche una
montatura sconsiderata dei casi ad opera di media vergognosi, come pubblicando
l’audio dei carabinieri dell’inseguimento del 24 novembre a Milano
stravolgendolo dal contesto. Ma cosa dovevano fare i militari dopo 20 minuti di
inseguimento contromano a seguito di una rapina, se non cercare di fermare chi
fuggiva, “chiudendo” lo scooter? Comodo giudicare seduti in poltrona, vivete
voi la realtà delle notti milanesi dalla parte di chi vorrebbe tutelare un
minimo della NOSTRA sicurezza (e che si stuferà di farlo, andando avanti così).
Tra l’altro se i malviventi si fossero fermati all’alt iniziale non sarebbe
successo nulla, ma la “colpa” adesso è del carabiniere autista della “gazzella”
inseguitrice, imputato di omicidio volontario! Molto più serio e più saggio – e
degno di assoluto rispetto - il padre di Ramy
Elgant che ha scongiurato i teppisti che in giro per l’Italia
hanno poi seminato il caos (una scusa vale l’altra pur di creare disordini)
dicendo di fermarsi e che il modo migliore di ricordare il figlio era appunto
di evitare ogni tipo di violenza. Anche
perché non capisco come mai quei teppisti non vengano isolati, identificati,
denunciati ed arrestati: spesso sono piccoli gruppi e se c’è il D.A.SPO
sportivo (non vai allo stadio se hai creato tumulti) a maggior ragione ci vuole
una misura analoga per chi va ad una manifestazione armato o partecipa a
violenze. Radunarsi e protestare è un diritto costituzionale, ma farlo con la
violenza è reato e bisogna applicare con più severità la legge o ci ritroveremo
presto nella situazione della “banlieu” parigina: vedrete. ARRIVA IL TRUMP II° Quando a
novembre vinse Trump –
cosa che ricorderete avevo previsto bene in anticipo – sbagliai dicendo che dal
20 gennaio quasi tutti i media l’avrebbero comunque quotidianamente attaccato. Sbagliai
perché gli attacchi cominciarono già un minuto dopo la sua elezione per la
scelta dei collaboratori, la presenza di Musk,
le sue dichiarazioni più o meno roboanti: Non credo
che Trump sia un santo (così come NON invaderà la Groenlandia!), ho tantissime
riserve su quanto ha combinato in passato, ma se ci diciamo democratici
dobbiamo prendere atto che ha vinto con una maggioranza significativa e
nonostante tutto un mondo americano (e non) ferocemente ostile e che per i
prossimi quattro anni rappresenterà l’America, prima potenza politica del mondo
e quindi avere buoni rapporti con lui è “realpolitik”. Credo che
la seconda presidenza di Donald Trump sarà diversa dalla prima. Nel
2016, The Donald vinse tra l’indignazione dei vari “esperti” in TV, sia in USA
(Wolf Blitzer)
che in Italia (Alan
Friedman) e di tutta la stampa e i media progressisti. Era però
un Trump inesperto, circondato da persone non “sue” e che poi spesso vennero
avvicendate. Nonostante ciò furono anni di pace e - in USA - di relativo
benessere, inflazione inesistente, veri aumenti salariali, e forti guadagni in
borsa che spinsero all’insù anche i fondi pensione di decine di milioni di
americani. Poi
arrivarono il COVID e i disordini razziali nell’estate 2020 dei Black Lives Matter con i
Democratici che, di fronte a violenze di piazza cento volte più efferate e
criminali dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, seppero solo
rispondere “no justice,
no peace”, di fatto avallando ed incoraggiando le violenze. Nel
novembre 2020, Trump non fu rieletto – dopo contestazioni elettorali ancora
tutte da chiarire – e Joe
Biden diventò presidente. Trump sembrava finito, ma non mollò
mai ed aiutato dalle incapacità personali di Biden e dal suo contorno
decisamente losco annidato alla Casa Bianca è tornato presidente con una netta
maggioranza. Trump sarà il 47° ma il più vecchio tra i presidenti americani
eppure gode di una volontà, energie e concretezze incredibili. Come sarà il
Trump II? Il presidente è più forte perché parte con una maggioranza
(elemento fondamentale) sia alla Camera ed al Senato e ha quindi davanti almeno
un biennio tranquillo ed è forte perché ha vinto anche con il voto popolare.
Non teme i voti della Corte Costituzionale perché la maggioranza dei giudici è
con lui e in queste settimane ha scelto ministri “suoi” oltre a creare un ente
speciale (il DOGE) per tagliare i costi dell’amministrazione che con Biden sono
saliti alle stelle. Sulla sua agenda si ritrova però aperti molti
conflitti nel mondo che non si risolveranno facilmente e un’Europa molto più
debole di prima, divisa e politicamente non allineata con lui. Si è
ironizzato sulla visita-lampo della Meloni alla sua residenza in Florida
definendola “il bacio della pantofola e la genuflessione alla corte
dell’imperatore” eppure per L’Italia è una fortuna che tra la premier e Trump
ci sia un buon rapporto personale e ne abbiamo tutto da guadagnare. Per esempio
siamo già stati ampiamente rintronati dalle critiche a Trump per i dazi che
vuole mettere alle importazioni verso gli USA, ma si è spiegato poco che
saranno ben più forti verso chi non si comporta con correttezza
commerciale (Cina), oppure verso chi permette a troppi migranti illegali di
passare i confini (Messico), o verso governi criminali e antidemocratici (Venezuela).
L’Italia non dovrebbe essere invece troppo danneggiata da queste manovre perché
il nostro export è di alta qualità e quindi meno vulnerabile, mentre il cambio
favorevole potrebbe aiutare il turismo verso l’Italia che è e può sempre più
diventare la nostra prima industria nazionale. E non
preoccupiamoci troppo se l’Europa appare divisa e debole nei suoi confronti: è
una sconfitta, certamente, ma se l’ Unione è autolesionista (vedi
l’esasperazione green) o dannosa per noi stessi (vedi la voluta crisi dell’auto
e la crisi energetica) o guidata da politici sconfitti in patria (come Macron o
in Germania) è prima di tutto colpa nostra, non di Trump. Vedremo
piuttosto se Trump saprà risolvere davvero la crisi Ucraina, perchè l’Europa ha
anche bisogno della Russia: negarlo è stupido e quindi, se pace sarà, saremo i
primi ad averne vantaggi. Intanto è
stato nominato il nuovo ambasciatore USA in Italia a (Tilman Fertitta,
miliardario texano, imprenditore con lontane origini siciliane) mentre
per il Vaticano, sarà Brian Burch, devoto cattolico, padre di 9
figli e presidente di CatholicVote, l’organizzazione che ha spinto il
voto cattolico USA verso Trump non lesinando critiche ad alcuni atteggiamenti
di Parolin e di Papa Francesco. Affrontiamo
insomma il Trump II senza troppi preconcetti giudicandolo man mano sui fatti e
con un minimo di obiettività. SPACE X La notizia
che il governo italiano starebbe in qualche modo trattando un accordo con Elon
Musk per aderire al sistema satellitare di comunicazioni “Starshield” di SpaceX ha
comprensibilmente scatenato un’infinità di commenti. L’accordo riguarderebbe i
sistemi di crittografia per le comunicazioni governative per un valore di 1,5
miliardi di euro e – se attuato - sarebbe il più grande del suo genere in
Europa. Immaginarsi Elon Musk nel ruolo del “grande fratello” che osserva,
controlla e spia tutti per conto della CIA e di Trump è una spy-story
suggestiva, fa rivoltare le viscere ai sinistri, ma è decisamente uno scenario
prematuro. Già attivo
in Italia dal 2021, Starlink serve già ad oggi migliaia di clienti italiani, ma
potrebbe espandere i suoi servizi per includere le comunicazioni pubbliche per
le emergenze, come in caso di disastri o attacchi terroristici. L'Europa
sta lavorando a un suo sistema alternativo, ma ci vorranno tempi lunghi (10-15
anni) con un investimento UE di 11 miliardi per creare una rete satellitare
multi-orbitale sicura per i governi e le imprese europee e per ridurre così la
dipendenza proprio da sistemi come lo SpaceX di Musk o la rete Kuiper di Jeff
Bezos e contribuendo così anche a comunicazioni militari più sicure. C’è quindi
il rischio di una duplicazione dei costi e di servizi? Il problema è che SpaceX
offre capacità immediate, anche se l'Italia svolge un ruolo importante nello
sviluppo di Iris2 ed è destinata a ospitare il centro operativo principale del
progetto presso il Centro Spaziale del Fucino, dove già si gestisce il sistema
europeo di navigazione satellitare Galileo e alcune aziende aerospaziali
italiane, come Leonardo e la controllata Avio, contribuiscono in modo
determinante alla tecnologia di lancio dei satelliti dell'Agenzia spaziale
europea (Esa). Per contro l’Italia - pur immettendo capitali molto ingenti nel
progetto - non ha ad oggi una effettiva possibilità di controllarlo. Altra
questione delicata è la potenziale gestione di dati sensibili italiani da parte
di SpaceX e – tenuto conto anche della posizione politica di Musk schieratosi a
fianco di Trump – sono comprensibili le critiche e le perplessità da parte
dell’opposizione che già parlano (soprattutto Renzi) di spreco di risorse e di
un colpo di mano della premier. La
questione si sposta così dall’aspetto tecnico a quello politico visto come un
contratto di queste dimensioni può avere ricadute sui rapporti USA-Italia della
nuova amministrazione Trump. Siamo solo
agli inizi della vicenda, ma tutto ancora una volta più gira intorno alla
domanda sul perché l’Europa sia così in ritardo rispetto ai gruppi privati
americani. Lo aveva già sottolineato anche Mario Draghi nel suo rapporto di
questa estate sullo sviluppo europeo: tra troppe divisioni e concorrenze in
Europa mentre gli altri sono già in orbita. ANCHE L’AUSTRIA VIRA A DESTRA In Austria
sta nascendo un inedito governo di destra con l’appoggio dei partiti centristi. E’ una
rivoluzione soprattutto nei confronti della politica di Bruxelles che negli
ultimi anni - sia a livello comunitario che nei singoli paesi – ha cercato in
ogni modo di impedire alleanze politiche di centro-destra creando una specie di
“cordone sanitario” che – forte perfino nel rifiuto ad un dialogo con queste
forze - ha così alimentato e sostenuto le maggioranze “obbligate” tra centro,
green e sinistra. E’ un fatto
che in tutta Europa le forze di destra stiano però comunque guadagnato terreno,
dalla Francia alla Germania. Oltre a Slovacchia, Ungheria e Paesi Bassi, in
Romania la vittoria al primo turno delle presidenziali del candidato
nazionalista e definito filorusso Calin
Georgescu ha aperto una vera crisi democratica con le elezioni
annullate dalla (politicizzata) Corte Costituzionale. Con un colpo di mano il
presidente della repubblica è così rimasto in carica e lo sconfitto premier
uscente – neppure arrivato al ballottaggio! – si è visto riconsegnare la guida
del governo. L’Europa ha taciuto, anzi applaudito e tutti hanno fatto finta di
niente: vergognoso! Da davvero
“i nazifascisti sono alle porte”? Due anni fa la Meloni era dipinta all’estero
come la nipote di Mussolini e si lanciavano allarmi sui rischi per la
democrazia italiana, oggi non solo di questo non ne parla più nessuno, ma anzi
la Meloni è elogiata in chiave internazionale. Anche
perché chi va al governo diventa una forza politica legittimata, ma di fatto
viene anche costretta a prendersi le proprie responsabilità e quindi a ridurre
le sue pulsioni populiste o nostalgiche, più o meno “normalizzandosi”.
L’ostracismo non paga, ma i ricchi soci della S.p.A. politica legati ad Ursula
Von der Leyen sembrano non volersene accorgere, cercano di perpetuarlo e
intanto tirano avanti e pensando agli affari. BUONA SETTIMANA A
TUTTI
MARCO
ZACCHERA Questo numero de IL PUNTO è stato scritto ed aggiornato al 13 gennaio |
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.