IL PUNTO n. 974 del 1 novembre 2024
di MARCO ZACCHERA
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Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Sommario: LIGURIA:
per un pelo – DOSSIER: ecco una nuova emergenza – UCRAINA: silenzi sospetti -
DEMOCRAZIA? Solo quando piace alla UE - I PAESI “SICURI” per i giudici europei
– Approfondimento: TRUMP
NUOVO PRESIDENTE? Le mie impressioni e previsioni “sul campo” per il voto in
USA.
LIGURIA
Per un pelo
il centro-destra ha rivinto il Liguria, dove partiva battuto dopo l’abbandono
di Toti, “ucciso” da indagini giudiziarie che alla fine sono quasi del tutto
evaporate. Eppure la sinistra – divisa e litigiosa – non ce l’ha fatta a
vincere (alle regionali sono 12 sconfitte su 13, ha vinto solo in Sardegna)
nonostante l’assist dei giudici e mentre la maggioranza dei liguri, schifata o
delusa, non ha neppure votato. Il dato emergente è la crisi del M5S (Grillo, genovese, non ha
neppure votato!) e del “campo largo” dove l’alleanza PD-M5S - ma senza Renzi -
è finita in reciproci insulti.
DOSSIER
I veleni
che impestano la politica si moltiplicano per tutta una serie di indagini dove
si scopre che ci si spia tutti a vicenda, dai vertici dello stato alle beghe
domestiche. E’ tutto un potenziale ricatto, un gossip, una schifezza generale
eppure di condanne per hacker finalmente scoperti (e loro mentori) non se ne
vedono. Rendiamoci conto che questi sono davvero i nuovi reati importanti dove
ti rubano identità, privacy, conti in banca e sanno tutto di te. E’una vera
emergenza, ma ancora non ce ne rendiamo conto e sopportiamo perfino una inutile
legge sulla privacy che serve solo a complicare le cose ai cittadini
onesti.
VERITA’ UCRAINA
In 3
settimane negli USA non ho visto in un solo TG americano una minima notizia dal
fronte ucraino. Gli USA, sponsor della guerra non ne parlano. Per loro
(soprattutto per Biden, visto cosa aveva combinato il figlio) è una pagina
imbarazzante e da evitare, ma anche in Europa nessuno ci racconta la verità. Zelensky va in giro a
ricevere baci e abbracci ma soprattutto trova soldi, armi e coperture, ma sul
campo ne sta perdendo una dopo l’altra. Nessuno sa che fine fanno i
finanziamenti e le armi occidentali, che ne sia dei suoi ministri allontanati e
del suo parlamento disperso né della sorte di eventuali oppositori, soprattutto
non è stata mai avviata una qualche indagine sulla corruzione interna. Nessuno
parla della sua stessa nomina (ormai scaduta da molti mesi), anche perché in
Ucraina da due anni e mezzo c’è la legge marziale, mentre i soldati scappano e
nessuno vuole più arruolarsi. Chissà poi perché Zelensky ha invaso ad agosto un
pezzetto di Russia rimettendoci mezzo esercito ed adesso ritirandosi.
Soprattutto nessuno ha il coraggio di affrontare l’unica mossa logica: iniziare
una trattativa per il cessate il fuoco avviando iniziative di pace. Non se ne
deve nemmeno parlare: a differenza di gaza è cosa tabù. Però, ogni
settimana che passa, l’Ucraina è più debole: non conveniva – come ho scritto
cento volte – cercare di trattare prima (o perlomeno farlo subito)?
PAESI SICURI
Secondo
alcuni giudici nostrani di sicura fede democratica i clandestini “economici” e
quindi pur non minacciati da nessuno non possono essere mandati in Albania o
essere respinti perché comunque non vengono da un “paese sicuro”. Certamente
paesi come Bangladesh, Egitto o Tunisia sono sicuri per la maggioranza della
popolazione, ma – secondo i giudici - “restano pericolosi per minoranze
vulnerabili come gli oppositori politici o la comunità Lgbtqi+.” Forse dovremmo
intenderci: se uno è perseguitato per questi motivi può essere una motivazione
credibile concedere l’asilo, ma – a mio avviso – è una grande sciocchezza
accogliere tutti, anche chi non è in queste condizioni personali, altrimenti
TUTTI i paesi del mondo sono insicuri, Italia compresa, e TUTI possono sbarcare
impunemente per la gioia dei trafficanti. E’evidente la volontà di certi
giudici di tagliare le gambe al governo anche perché, oltre all’odio politico
verso la Meloni, non ospiteranno mai un migrante a casa loro.
LA DEMOCRAZIA SECONDO LA U.E.
Referendum
in Moldavia sull’avviare o meno trattative di adesione alla UE. La maggioranza
(di poco) dice “no” ma – ci spiegano – il voto non vale perché hanno votato
sotto la pressione russa. Poi, a scrutini chiusi, arriva una valanga di voti
per posta dall’estero (occidentale) e il “no” diventa un “si” con un minimo
margine. Chi ha effettivamente inviato i voti postali? Non si sa.
Lo stesso
succede in Georgia dove anche qui il voto è per il “no” ma la Presidente della
repubblica, appoggiata dall'Europa, non accetta il risultato (“inquinato da
Mosca!”) e siamo agli scontri di piazza. Dubbio: per caso questa non è una
specie di democrazia “à la carte”, utile solo quando fa comodo e la gente vota
secondo i desideri di Bruxelles? Non è che magari invece questi paesi NON
vogliano davvero aderire alla UE e che l’inquinamento dei voti, più che da
Mosca, venga proprio da Bruxelles?
Approfondimento: TRUMP
PRESIDENTE?
Improvvisamente
il vento è girato a favore di Trump:
sondaggi, sponsor, commenti. Un vento sospetto perché potrebbe essere la
mossa della disperazione dei democratici per spingere al voto i propri
elettori, scettici verso la Harris,
pur di opporsi ai rischi del “diavolo” repubblicano.
A parte
questa possibilità, sono rientrato da un tour di tre settimane negli USA
attraverso 10 Stati e credo che Trump sia effettivamente il favorito, anche se
mai gli USA mi sono sembrati così incerti e non solo sul voto presidenziale.
Una buona
parte dei cittadini non si aspetta comunque nulla di buono da due candidati
generalmente considerati “il meno peggio” e che non convincono, mentre la
campagna si trascina tra insulti e volgarità.
Evidente e
spudorato (come in Italia) è l’appoggio dei media per la Harris, ma ho trovato
tante persone che voteranno Trump perché disorientate, stanche, preoccupate per
il futuro. Tra l’altro non lamentiamoci per la “par condicio” in Italia perché
negli USA non esiste. Per esempio la CNN è peggio - nella sua assoluta e
perfino controproducente faziosità pro democratici - di una nostrana
“Repubblica” pro PD eppure, in Italia, passa per un TV “indipendente”. Trump è
solo deriso (anche se sembra far di tutto per meritarselo) mentre la Harris è
osannata quando invece mi sembra anche lei veramente persona di poco peso.
Gli USA mi
sono comunque apparsi spenti, demotivati, in crisi. Gli americani vivono in un
mare di contraddizioni dove non puoi acquistare in farmacia un medicinale
qualsiasi salvo - una costosa quanto inutile visita medica - quando poi di
fianco c’è il negozio che vende liberamente droghe e marijuana.
Polemiche
assurde sull’aborto tra predicatori spiritati che urlano all’omicidio con la
bandiera sullo sfondo e la bibbia in mano e chi invece vorrebbe liberalizzare
tutto, senza alcun freno. Poi scopri che un’infinità di ragazzine abortisce
soprattutto perché non ha una minima idea sulla contraccezione: rispetto
all’Italia mi sembrano realtà indietro di 40 anni.
Così come è
assurdo il dibattitto sulle droghe che si vorrebbero liberalizzare in modo
totale e poi guidi tra una infinità di maxi-manifesti che, lungo le strade,
pubblicizzano centri di disintossicazione per alcool, droga, farmaci, fumo,
cibi-spazzatura
Un paese
che si rovina con alimenti pieni di additivi e zuccheri e che in più si riempie
di integratori, con supermarket dove si vendono porzioni oscenamente grandi e
tali da portarti fatalmente all’obesità, quella che viene poi combattuta a suon
di riviste specializzate per dimagrire, diete, centri specializzati.
Alla fine è
visibilmente tutto un business, ma intanto agli incroci tanta gente chiede la
carità, “fatta” o visibilmente disperata. In giro troppa gente fisicamente
“brutta”, grassa, cadente, assurda.
Timori,
fastidio, chiusure frutto anche di un’ondata migratoria dal sud del continente
che ora si cerca di contenere tardivamente in qualche modo ma che non è solo
costituita da poveracci senza documenti, ma anche da bande di delinquenti
venezuelani, colombiani, messicani e salvadoregni che si sono impiantate ed
organizzate nelle città con vere e proprie bande armate organizzate,
intimidazioni, racket e violenze al cui confronto la vecchia mafia
italoamericana di un tempo sembra uno sbiadito club di educandi.
Un paese
dove tutto è grande, esagerato. Dalle distanze ai panorami imperdibili tra i
più belli del mondo, dalle confezioni di pop-corn alle dimensioni delle auto
visto che appena fuori dalle città tutti si sentono realizzati solo guidando
maxi fuori-strada che pur non vedono mai una strada sterrata.
Un paese
dove se guidi ubriaco vai in galera, ma dove chi non guida (si fa il turno) nel
week end si stordisce con tutte le sostanze possibili.
Un’America
che appare un paese sempre più vecchio, con infrastrutture ormai inadeguate.
Davvero il futuro è in Asia, non qui o nella vecchia Europa.
Un’America,
infine, dove non si celebra più il “Columbus day” perché considerato razzista
(anche se Colombo negli USA non c’è mai stato) e dove quindi si abbattono i
suoi monumenti (almeno 33 negli ultimi due anni) soppiantando la festa con
quella per i nativi americani. Recupero delle origini? Forse, ma intanto i
corsi universitari sono riservati a maggioranza per le “minoranze” (ovvero per
tutti, salvo i bianchi americani) e dove se c’è il numero chiuso, come a
medicina, conta sempre meno il merito e sempre di più l’appartenenza etnica. Un
razzismo al contrario spesso ridicolo e ingiusto, in un clima avvelenato,
puzzolente, pieno di violenza e che dubito che in qualche modo riemergerà dopo
il 5 novembre.
BUONA SETTIMANA A TUTTI !
MARCO ZACCHERA
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.