IL PUNTO n. 976 del 15 novembre 2024
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Sommario: Continua
il braccio di ferro magistrati-governo sulla questione Albania mentre in Europa
i socialisti (e il PD) non vogliono Fitto alla vice-presidenza. Qualche
considerazione sul vertice “green” di Baku, sugli insulti a Valditara e l’acuto
mal di pancia che ha colpito la sinistra con l’elezione di Trump.
PAR
CONDICIO ?
Se Elon
Munsk pubblica un tweet criticando i giudici italiani per la vicenda Albania è
“una indebita ingerenza negli affari italiani”, “un attacco alla democrazia”,
“una offesa alla sovranità della magistratura”. Ma allora quando Mattarella
criticava i giudici ungheresi per la Salis, che cos’era? E se i media
italiani ogni giorno criticano e bollano tutte le scelte di Trump perfino sulla
nomina dei suoi ministri, cos’è? In democrazia ciascuno deve poter dire la sua
(se non offende) e - nel caso – Musk ha pure interpretato il pensiero di
moltissimi italiani.
SODDISFAZIONE
Soddisfazione
è passare alla libreria Feltrinelli
per dare un’occhiata alle novità e passare davanti allo scaffale “politica
americana” evidentemente non ancora aggiornata dopo le elezioni di martedì
scorso. Ecco quindi in piena vista ben tre libri di Kamala Harris (di cui
uno con il titolo “Sarò la prima, non l’ultima” decisamente poco profetico) e
subito sotto l’ennesimo volume di Alan
Friedman che - anche questa volta - ha completamente toppato le
sue previsioni. Appena sotto ennesimo libro di Obama che ci informa che “Il futuro
(democratico) sta (stava) per ricominciare”. Invano cercherete una copia di
“Melanie” libro scritto dalla ex (e nuova) first lady e che negli USA ad
ottobre era al vertice dei best sellers: o ne hanno vendute tutte le copie
oppure, molto più probabilmente, per il naso fino e democratico della
Feltrinelli “non era cosa”. Però lo è stata, grazie agli elettori americani
SEICENTOVENTI VOLTE (E NON E’ FINITA!)
Avevo
informato i lettori che improvvisamente, nel momento esatto della discesa in
campo di Kamala Harris, i Democratici americani, avendo evidentemente
recuperato il mio indirizzo mail loro trasmesso del 2020, avevano cominciato a
tempestami con richieste di soldi. Informo i lettori che al 5 novembre me ne
erano arrivate circa 620 (seicentoventi!) nonostante le mie disdette, inviti a
non richiedermene più, i provocatori “W TRUMP” di risposta e diffide varie.
Passate le elezioni con la loro sconfitta continua imperterrita la richiesta di
fondi ora per “organizzare l’opposizione”.
POVERA GRUBER
Lilli
Gruber, durante il consueto “footing” romano a Villa Borghese, a due
passi da via Veneto, è stata rapinata del borsello e del cellulare. Non ha
comunicato se sia stato un fascista, che ormai sono dappertutto, un
turista americano o magari un immigrato clandestino. Chissà… sta di fatto che
la stessa sera al salotto radical-chic di Otto e mezzo ha buttato lì una
battuta “È evidente - ha detto - che le porte aperte a tutti non ce le possiamo
più permettere!” Vuoi vedere che…
TUTTI A BAKU
Quando ad
una conferenza sul clima arrivano in undici giorni 51.000 (diconsi
cinquantunomila) delegati accreditati c’è già di partenza qualcosa che non
quadra, visto che gli illustri partecipanti al COP29 a Baku non ci sono certo
arrivati a piedi.
Al netto,
quindi, degli affari d’oro per hotel, agenzie di viaggio e compagnie aeree c’è
da chiedersi a che cosa servano questi continui summit mondiali organizzati
soprattutto per ridurre il consumo di combustibili fossili quando – sembra una
presa in giro – vengono organizzati proprio in quei paesi che campano sul
petrolio. Anche per questo
I
presupposti della conferenza di quest’anno sono effettivamente pessimi con il
passaggio di consegne alla presidenza dal dirigente petrolifero Sultan Ahmed Al
Jaber (presidente della Cop28 negli Emirati Arabi l’anno scorso) al ministro
dell’ambiente azero Mukhtar Babayev, ex manager dell’oro nero della compagnia
di Stato azera SOCAR. Sono mancati gran parte dei VIP del mondo e quest’anno
poi sul summit “si allunga l’ombra della nuova presidenza Trump”. Già, perché
state sicuri che per qualsiasi disastro ambientale del prossimo quadriennio la
responsabilità sarà sua, dell’uomo-nero di Washington dipinto come insensibile
al futuro del pianeta e ansioso di inquinare ed estrarre il più possibile e
quindi colpevole di ogni nefasto guasto climatico.
Effettivamente
il paese con più peso politico ed economico del mondo potrebbe presto uscire
dagli Accordi di Parigi ma pochi ricordano che anche la Cina ha sottoscritto
gli accordi di Parigi ma non li ha minimamente mantenuti e anzi l’inquinamento
cinese “pesa” come elemento maggiore sulla diffusione di CO2 in atmosfera. Se
infatti si va a guardare nel ginepraio delle statistiche (spesso in
contraddizione una con l’altra, perché anche sui numeri c’è “guerra”) si scopre
che la Cina - con 9,9 miliardi di tonnellate di CO2 emesse - ne diffonde più
del doppio degli i Stati Uniti (4,5 miliardi di tonnellate) e quattro volte
l’India che - con 2,3 miliardi di tonnellate - conquista la terza
posizione, anche se Cina ed India crescono in emissioni molto più velocemente
delle nazioni occidentali.
E noi?
Bruxelles gongola e si dà le arie da prima della classe sostenendo che nel 2023
l’ Europa avrebbe tagliato dell’8,3 per cento le emissioni rispetto al
2022. Il problema è però che l’Europa tutta intera produce circa solo il
7% della CO2 e la Cina da sola supera la somma delle quattro economie che la
seguono: Stati Uniti (12,5%), Unione Europea (7,3%), India (7%) e Russia (5%).
A parte il
“costo” di questa scelta energetica per gli europei il solo aumento di CO2
cinese ha di gran lunga superato ogni “risparmio” europeo. Per l’ennesima volta
si torna quindi al punto di partenza: o chi inquina di più si impegna
effettivamente a ridurre le immissioni o quel “ il green e bello” made in
Bruxelles a livello globale non conta (quasi) niente.
La partita
di Baku si gioca però anche sulle “compensazioni” da dare ai paesi “poveri” in
cambio che non aumentino troppo il loro carico inquinante e si parla di mille
miliardi di dollari, una somma colossale che qualcuno (i più ricchi) dovrebbero
pagare. Ne uscirà probabilmente anche quest’anno un nulla di fatto, ma – al di
là di ogni ironia – questa non è certamente una bella notizia per le
conseguenze sul clima mondiale, anche se la partita non si può giocare solo
sulle emissioni dei gas serra ma anche su innumerevoli altre iniziative
ecologiche per la conservazione del pianeta di cui però – al confronto – si
parla comunque troppo poco
L’INSULTO
“Insulto,
quindi esisto!” Se - anche per la diffusione dei social - le maglie
dell’insulto si sono sicuramente allargate, per quanto attiene al concetto di
diffamazione appaiono evidenti i diversi pesi di giudizio a seconda di chi gli
insulti li subisce oppure li fa.
Per esempio
l’onorevole Bersani
solo pochi giorni fa è stato assolto da un giudice di Ravenna per aver dato
pubblicamente del “coglione” all’ allora generale Vannacci durante un
pubblico comizio al festival dell’Unità. Secondo l’illustre Magistrato,
infatti, l’offesa andava “contestualizzata”. Voi provate comunque a dare del
“coglione” a Bersani e poi vediamo che succede.
Fa scandalo
invece il caso di Christian
Raimo (un docente di storia all’istituto Edoardo Arnaldi di
Roma, già collaboratore de Il
Manifesto e Liberazione,
candidato (trombato) alle recenti elezioni europee per l’Alleanza
Verdi-Sinistra) che aveva definito il ministro dell’istruzione Valditara “Un cialtrone,
un lurido personaggio repressivo e pericoloso” uno “che andrebbe colpito dalla
peste nera”. Il professor Raimo non è nuovo alle cronache, ebbe già modo di
farsi notare a proposito del caso di Ilaria Salis dichiarando pubblicamente che
comunque “i fascisti vanno picchiati”.
Questa
volta l’autorità regionale scolastica del Lazio gli ha comminato tre mesi di
sospensione dall’insegnamento mettendolo e mezzo stipendio (perché mezzo, se
non lavora?) per insulti al ministro ma interessanti sono state le
immediate reazioni, come peraltro da copione. Un fuoco d’artificio partito dal
Pd al M5S oltre – ovviamente – agli scatenati di Alleanza Verdi-Sinistra, il
partito del “represso”.
Tutti hanno
infatti sparato a zero sul ministro (che peraltro il provvedimento non sembra
averlo neppure sollecitato) per il grave “atto repressivo”. “E’ inaccettabile
che un docente venga colpito per aver espresso un proprio parere” sostiene il
PD, a sottolineare come “solo nei regimi dittatoriali questo diritto viene
censurato”, visto (sostiene il M5S) che “Il governo vuole introdurre il reato
di lesa maestà” con “un atto repressivo ed intimidatorio” per giungere a
sostenere che la decisione “E’ un atto di violenza che pesa come un macigno e
che ci riporta indietro a regimi con l’ossessione dei bavagli e ai manganelli”.
Ricordando che è stato il prof. Raimo a parlare (anzi, a sbraitare) e non
Valditara, adesso chiudete gli occhi ed immaginate se un qualsiasi docente
italiano si fosse permesso di esprimere non una lode, ma anche solo un commento
positivo a un qualsiasi aspetto per esempio dell’ “infausto ventennio”.
Quali
sarebbero state le reazioni delle stesse persone che oggi pontificano su
repressione, pluralismo e libertà? Scommettiamo che avrebbero chiesto proprio a
Valditara l’immediato allontanamento dell’incauto docente? Chissà poi come il
prof. Raimo esprime il concetto di “pluralismo” ai propri malcapitati
studenti…
BUONA SETTIMANA A TUTTI ! MARCO ZACCHERA
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.