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Al consiglio d'EUROPA

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Seconda Parte
ATTI
della quindicesima seduta
Mercoledì 18 Aprile 2007 - ore 15
ADDENDUM I
DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI
MARCO ZACCHERA


(Doc. 11203)
Signor presidente, il dibattito di oggi è estremamente opportuno perché ritengo che il tema dei diritti umani sia uno di quelli fondamentali da approfondire e discutere seriamente a livello europeo.
Vi prego di riflettere, colleghi, sul fatto che per molti versi l’Europa non è più ai vertici del mondo. Non lo è sicuramente dal punto di vista militare, non lo è per lo sviluppo economico, non lo è per la popolazione, visto che i 46 paesi rappresentati qui al Consiglio d’Europa non raggiungono il 15 per cento degli abitanti del pianeta.
Eppure l’Europa, che da sempre ha rappresentato il progresso umano e la civiltà, esportando nel mondo il progresso della scienza e della tecnica ma anche (quasi sempre, perché non sono mancate anche pagine negative) i principi fondamentali dei diritti umani, può oggi diventare o tornare ad essere un faro per tutto il mondo e quel faro si chiama appunto “rispetto dei diritti umani, dei singoli e delle comunità, delle etnie e del diritto all’esistere e ad una vita dignitosa”.
Nazioni molto più potenti e grandi dell’Europa non hanno questo stesso rispetto e molte volte fondano proprio il loro sviluppo economico sullo sfruttamento della persona umana. Un’Europa che oggi non ha più colonie o esploratori, che non ha necessità di doversi imporre con la forza, può essere invece soprattutto in questo campo non solo un punto di riferimento, una specie di “coscienza collettiva” dell’umanità. Questo non vuol dire che anche in Europa non ci siano situazioni di difficoltà e dove il rispetto della persona umana non sia violato.
Nei numerosi interventi che oggi si sono succeduti, spesso ho ascoltato colleghi sottolineare situazioni difficili di solito legate al fatto che i confini nazionali, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, non corrispondono spesso a quelli dei popoli e delle etnie e quindi non sempre vengono rispettati i diritti delle minoranze che si trovano ad essere politicamente inserite in nazioni che storicamente non appartengono alle proprie tradizioni. Ma non c’è dubbio che il livello dei diritti umani in Europa sia molto migliorato nella seconda metà del XX secolo, soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della tirannide del comunismo.
Certo, dobbiamo stare attenti che alle ideologie non si sovrapponga il potere di controllo delle materie prime, per cui chi può aprire o chiudere i rubinetti dei gasdotti ottenga scorciatoie o sconti nell’osservare la Carta Europea nei confronti dei suoi cittadini, soprattutto verso quelli che politicamente non si riconoscono con il
leader politico al potere. Per questo non possiamo che guardare con preoccupazione là ove anche il diritto a manifestare sia minacciato, come è avvenuto anche recentemente in più di un paese dell’Est europeo.
Ma c’è anche un altro aspetto che è legato ai diritti dell’uomo e sul quale anche in quest’aula non sempre si prendono posizioni coerenti. Alludo al diritto alla vita, al diritto o meno ad una morte assistita, al diritto all’esistenza per le famiglie europee che spesso non sono in grado di esercitare i propri diritti perché non tutelate e difese in maniera sufficiente.
I dibattiti che si sono succeduti hanno trasceso a volte sul concetto di “libertà”, che non va interpretato come “licenza”, amplificando quindi sì il concetto della libertà personale, ma tenendo troppo poco in considerazione il diritto del più debole o di chi non ha voce. Un’Europa che non ricorda anche questi aspetti, che per esempio ha paura a sottolineare il diritto anche alla libertà religiosa come il diritto a nascere ed a morire naturalmente è più debole!
Infine, c’è un altro tema che in quest’aula può trovare un suo punto di forza ovvero la richiesta che in tutto il mondo vi sia una moratoria sulla pena di morte. E’ un’iniziativa che l’Italia sta portando avanti a livello internazionale ed in sede di Nazioni Unite, ma che da qui deve trovare un eco forte e chiaro perché la pena di morte è uno strumento che va abolito in tutto il mondo ed in ogni circostanza. Anche su questo tema l’Europa può e deve essere un punto di riferimento per tutti.
Concludendo, credo che questo dibattito non sarà sterile se veramente, come peraltro il Consiglio d’Europa sta facendo da anni, il sistema di monitoraggio sulle situazioni dei singoli paesi “a rischio” continuerà senza incertezze affinché in nostro continente possa essere visto in tutto il mondo come una terra dove le persone, soprattutto le più deboli, abbiano rispetto e tutela.



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