IL PUNTO n 981 del 20 dicembre 2024 di MARCO ZACCHERA Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
QUESTO E’ L’ULTIMO NUMERO DEL 2024, IL PROSSIMO USCIRA’ VENERDI’ 3
GENNAIO. A TUTTI I LETTORI BUON NATALE E BUON ANNO, CON L’AUGURIO CHE SIA
PIENO DI SPERANZA E SERENITA’ LA VERA LUCE DI NATALE Sembra che
se un sindaco non moltiplica le luminarie e gli addobbi di Natale sia passibile
del reato di “lesa festività”, avanti a tutta forza quindi con le luci ai
fiocchi di neve e soggetti natalizi, oltre all’esplosione dei “mercatini” di
stagione e guai a quelle città che non ne mettono in piazza almeno qualche
scampolo, più o meno genuino. Ogni anno a
Natale ci sembra sempre di più “che il mondo va male” ma l’anno successivo la
situazione ci sembra ancora più difficile, più ingiusta e più triste. In realtà
siamo tutti noi a diventare sempre più tristi, più maturi od anziani anche
perché ci restano vivi i ricordi degli Avventi di quando eravamo bambini e si
aspettava con trepidazione la notte della Vigilia che non arrivava mai. Non c’erano
allora in giro tante luci, ma sono qualche raro addobbo nelle vie del centro e
pochi alberi di Natale illuminati. Mi sembra che allora facesse più freddo e un
paio di volte ha nevicato proprio la notte di Natale a rendere davvero tutto
diverso e dando un tocco impareggiabile rispetto a qualsiasi luminaria. Ma non
bisogna lasciarsi travolgere dai ricordi (soprattutto delle persone care che
non ci sono più) e dalle tante tristezze che vediamo intorno a noi. Piuttosto è
ora di consapevolezza che il senso del Natale non sta nelle luminarie o nei
regali, ma nel calore del cuore degli uomini che - per festeggiarlo davvero –
almeno per una volta all’anno dovrebbero pensare sul serio a chi sta peggio,
all’assurdità di un mondo in guerra sotto ogni latitudine, incapace – sembra –
di mettere in fila i valori davvero importanti rispetto alle espressioni più
futili o consumistiche. Soprattutto
temo che quelle luci vogliano mettere in ombra la nostra poca voglia di
metterci in discussione per rinnovarci davvero, rinascere ed aprirci al
prossimo come invece ci invita il vero messaggio natalizio. Serve a poco,
quindi, la gara a chi per strada si illumina di più, conta la nostra luce di
dentro, quella luce di cui ciascuno è arbitro e giudice di sé stesso.
Divertiamoci pure, allora, ma evitiamo superficialità, banalità, sprechi e
tante sciocchezze: non contano, soprattutto visto che Lui è nato povero tra i
poveri. IMPOSSIBILE CAMBIARE Ma perché
si va ancora a votare? La Meloni
aveva promesso una politica di cambiamento e mi pare cerchi di mantenerla pur
tra attacchi e critiche politiche, ma i Italia non è la “politica” a contare,
sono i Magistrati. Se si vota una legge per i pre-controlli in Albania alcuni
giudici non la osservano, la bloccano e dicono di no, se si vuol cambiare la
Costituzione (pur con tutto il percorso previsto) altri giudici dicono di no,
se rispetti il diritto di sciopero ma vuoi tutelare anche i diritti degli altri
cittadini interviene il TAR e dice di no. Se hai rallentato gli sbarchi
(Salvini, allora ministro) vai a processo e rischi condanne (l’allora premier
Conte no, e questa è somma ipocrisia). Se metti dei punti nel programma
elettorale, prendi i voti e quindi cerchi di applicare – per esempio - la
separazione delle carriere dei magistrati. i giudici scioperano e dicono di no
ecc.ecc. Ma come si può mai cambiare un paese se appena cambi qualcosa il
Parlamento e il Governo non contano più niente e conta solo la Magistratura,
quella che per di più si auto-indigna sostenendo che la “politica non deve invadere
l’autonomia dei magistrati”. Ma alcuni di loro non fanno forse politica,
direttamente e tramite le loro decisioni? Però i magistrati non li elegge
nessuno. Anche per questo la metà degli elettori poi resta a casa, non solo per
la disaffezione verso la politica! approfondimento:
AFFOLLAMENTO AL CENTRO (SINISTRA) Sui social
gira un bellissimo video (con relativa canzoncina) che prende in giro il PD che
vuole essere di sinistra “ma non troppo”, verde “ma fino ad un certo punto”,
per la pace “ma anche un pochino per la guerra” e avanti così. La realtà
vera è che in Italia - da trent’anni in qua - il peso politico-elettorale del
centrosinistra e del centrodestra si equivale e quindi vince sempre chi riesce
a mettere insieme i pezzi meglio dell’avversario superandolo in volata, magari
anche solo per il tempo di una campagna elettorale. Dopo che il
fu M5S si è ridimensionato ad essere sottocorrente del PD – checché ne dica Conte – è evidente che
proprio per i Democratici, con il loro eterno problema della “sinistra ma non
troppo” si pone il problema di trovare un modo convincente per aggregare
quell’elettorato moderato che sta più o meno a metà strada e che, se
conquistato, permetterebbe alla
Schlein & C. di raggiungere l’agognata maggioranza. Serve
quindi quel “centro un pochino di sinistra” da arruolare (e sfruttare) nel modo
più opportuno. “Elementare,
Wadson!”, ma il problema è che sono in tanti a proporsi come facilitatori,
leader, confederatori, unificatori e geometri per costruire quel “qualcosa di
sinistra” che però guardi al centro (o viceversa) perché – diciamocelo
chiaramente - essere l’ago della bilancia è il sogno agognato da ogni politico
che – ma per ragioni solo ideali, per carità! – riesca a piazzarsi a
comandare al momento giusto quel magari numericamente piccolo, ma fondamentale
bastimento. L’area
quindi è sempre affollatissima di vecchi e nuovi potenziali candidati e altri
ne arriverebbero non appena soffiasse un venticello, magari anche solo leggero
ma di tendenza, che segnali difficoltà per la premiata ditta Meloni & C. Giusto per
essere chiari, non ci vedreste magari una come la Letizia Maria Brichetto
Arnaboldi (in arte Letizia
Moratti), a fare un piccolo ri-ri-riribaltitino se gliene si
offrisse l’occasione e soprattutto l’opportunità? Ma torniamo
ai capi (e capetti) che navigano nell’area e si guardano intorno, tanto ormai
l’80% degli italiani sono “liberal-democratici” – e quindi potenzialmente
arruolabili – visto che il termine non dice più assolutamente niente. Capetti che
prima cosa devono sgomitare per tenere o conquistare posizioni. In primis
il sindaco di Milano Beppe
Sala che a 18 mesi dalla fine del suo mandato annusa già l’aria
per decidere dove e con chi schierarsi, ma anche – fresco fresco – quel talentuoso
Ernesto Maria Ruffini,
direttore dell’Agenzia delle Entrate, che da qualche giorno si è di fatto
proposto come possibile federatore. Il diretto interessato smentisce (e quando
mai uno non smentisce?) ma in politica smentire oggi e confermare domani è un
gioco da ragazzi. Sala lo considera “una persona di grandissimo valore” e
“decisamente bravissimo” e quindi ha già fiutato un suo potenziale concorrente.
Il
vantaggio di stare al centro “ma un pochino di sinistra” è che si può infatti
sostenere tutto e l’esatto contrario, in un ragù dove le varianti della ricetta
sono infinite a seconda della parrocchia di provenienza e di arrivo e si è ben
visti “a prescindere” da una infinità di commentatori e gazzettieri. La Schlein
osserva compiaciuta ma già è anche un po' preoccupata, perché se poi il
sinistra-centro-sinistra nascesse davvero o lei si piazza subito sul ponte di
comando o dovrebbe far navigare il suo PD su posizioni più chiare e quindi
fatalmente più a sinistra con il rischio di perdere pezzi dentro e fuori il
partito. Si è però dimostrata abile negli slalom su tutti i temi grazie anche
ai tanti media compiacenti e ci riproverà: Parigi val bene una Messa. Comunque
con il nuovo anno la campagna-acquisti sarà ufficialmente aperta, riappare
sulla scena Romano Prodi
mentre da Letta a
Franceschini
a Rosy Bindi
(co-sponsor di Ruffini) ci si guarda in giro, magistrati disponibili e
arruolabili si trovano sempre, così come le testate amiche da La Stampa a
Repubblica, da La7 a Nove pronte a cantare nel coro, magari sperando che
intanto la Meloni e la sua corte abbiano qualche inciampo: sperare non costa
niente e fa passare bene le feste. A26: BUFFONI IN AUTOSTRADA Ma
possibile che la A26 (Genova-Gravellona
Toce) sia in perenne riparazione? Da quando è stata inaugurata
(1995 per il tratto dopo Arona) ogni galleria è stata ristrutturata un numero
impressionante di volte: per luci, asfalto, fibra: ogni occasione sembra adatta
per rifare da capo il lavoro precedente, è una vergogna! Poi c’è la storia
infinita ed emblematica dello svincolo incompleto di Baveno promesso da 29
anni, in corso di realizzazione da tre e la cui apertura (per cento metri di
strada!) viene continuamente rinviata. Ma
nessuno si assume mai le proprie responsabilità per i disservizi e i costi che
ricadono solo sull’utenza (che profumatamente paga il pedaggio)?!
LE TASSE SI PAGANO ! Non credo
che si guadagnano voti difendendo gli evasori e “cartolarizzando” all’infinito
i debiti con il fisco. Personalmente comincio a scocciarmi e come me credo
anche molti italiani che più o meno pagano le tasse e non sono più molto
d’accordo con rinvii all’infinito per chi semplicemente non vuole pagare. Un
consiglio a Salvini: elettoralmente è una battaglia che non paga più. (MEMENTO)
VERBANIA CENTER Tre settimane fa (su IL PUNTO N. 979) ho
spiegato nella consueta relazione annuale quanto cerca di fare il Verbania
Center in diverse parti del mondo, in particolare in Mozambico e in Myanmar.
Poiché diverse persone mi avevano preannunciato un versamento. ma poi se ne
sono forse dimenticato, ricordo che chi lo desidera può contribuire con una
donazione sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA
INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre:
“al FONDO VERBANIA CENTER – erogazione liberale per sostegno sua
attività” (è indispensabile indicare per quale fondo si versi), offerte
detraibili ai fini fiscali. Chi vuole maggiori dettagli mi contatti via mail.
Grazie!! RINNOVO GLI AUGURI A TUTTI MARCO ZACCHERA |
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.