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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA

IL PUNTO
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IL PUNTO n 981 del 20 dicembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

QUESTO E’ L’ULTIMO NUMERO DEL 2024, IL PROSSIMO USCIRA’ VENERDI’ 3 GENNAIO.  A TUTTI I LETTORI BUON NATALE E BUON ANNO, CON L’AUGURIO CHE SIA PIENO DI SPERANZA E SERENITA’

 

LA VERA LUCE DI NATALE

Sembra che se un sindaco non moltiplica le luminarie e gli addobbi di Natale sia passibile del reato di “lesa festività”, avanti a tutta forza quindi con le luci ai fiocchi di neve e soggetti natalizi, oltre all’esplosione dei “mercatini” di stagione e guai a quelle città che non ne mettono in piazza almeno qualche scampolo, più o meno genuino.

Ogni anno a Natale ci sembra sempre di più “che il mondo va male” ma l’anno successivo la situazione ci sembra ancora più difficile, più ingiusta e più triste.

In realtà siamo tutti noi a diventare sempre più tristi, più maturi od anziani anche perché ci restano vivi i ricordi degli Avventi di quando eravamo bambini e si aspettava con trepidazione la notte della Vigilia che non arrivava mai.

Non c’erano allora in giro tante luci, ma sono qualche raro addobbo nelle vie del centro e pochi alberi di Natale illuminati. Mi sembra che allora facesse più freddo e un paio di volte ha nevicato proprio la notte di Natale a rendere davvero tutto diverso e dando un tocco impareggiabile rispetto a qualsiasi luminaria.

Ma non bisogna lasciarsi travolgere dai ricordi (soprattutto delle persone care che non ci sono più) e dalle tante tristezze che vediamo intorno a noi. Piuttosto è ora di consapevolezza che il senso del Natale non sta nelle luminarie o nei regali, ma nel calore del cuore degli uomini che - per festeggiarlo davvero – almeno per una volta all’anno dovrebbero pensare sul serio a chi sta peggio, all’assurdità di un mondo in guerra sotto ogni latitudine, incapace – sembra – di mettere in fila i valori davvero importanti rispetto alle espressioni più futili o consumistiche.

Soprattutto temo che quelle luci vogliano mettere in ombra la nostra poca voglia di metterci in discussione per rinnovarci davvero, rinascere ed aprirci al prossimo come invece ci invita il vero messaggio natalizio. Serve a poco, quindi, la gara a chi per strada si illumina di più, conta la nostra luce di dentro, quella luce di cui ciascuno è arbitro e giudice di sé stesso. Divertiamoci pure, allora, ma evitiamo superficialità, banalità, sprechi e tante sciocchezze: non contano, soprattutto visto che Lui è nato povero tra i poveri.

 

IMPOSSIBILE CAMBIARE

Ma perché si va ancora a votare? La Meloni aveva promesso una politica di cambiamento e mi pare cerchi di mantenerla pur tra attacchi e critiche politiche, ma i Italia non è la “politica” a contare, sono i Magistrati. Se si vota una legge per i pre-controlli in Albania alcuni giudici non la osservano, la bloccano e dicono di no, se si vuol cambiare la Costituzione (pur con tutto il percorso previsto) altri giudici dicono di no, se rispetti il diritto di sciopero ma vuoi tutelare anche i diritti degli altri cittadini interviene il TAR e dice di no. Se hai rallentato gli sbarchi (Salvini, allora ministro) vai a processo e rischi condanne (l’allora premier Conte no, e questa è somma ipocrisia). Se metti dei punti nel programma elettorale, prendi i voti e quindi cerchi di applicare – per esempio - la separazione delle carriere dei magistrati. i giudici scioperano e dicono di no ecc.ecc. Ma come si può mai cambiare un paese se appena cambi qualcosa il Parlamento e il Governo non contano più niente e conta solo la Magistratura, quella che per di più si auto-indigna sostenendo che la “politica non deve invadere l’autonomia dei magistrati”. Ma alcuni di loro non fanno forse politica, direttamente e tramite le loro decisioni? Però i magistrati non li elegge nessuno. Anche per questo la metà degli elettori poi resta a casa, non solo per la disaffezione verso la politica!

 

approfondimento: AFFOLLAMENTO AL CENTRO (SINISTRA)

Sui social gira un bellissimo video (con relativa canzoncina) che prende in giro il PD che vuole essere di sinistra “ma non troppo”, verde “ma fino ad un certo punto”, per la pace “ma anche un pochino per la guerra” e avanti così.

La realtà vera è che in Italia - da trent’anni in qua - il peso politico-elettorale del centrosinistra e del centrodestra si equivale e quindi vince sempre chi riesce a mettere insieme i pezzi meglio dell’avversario superandolo in volata, magari anche solo per il tempo di una campagna elettorale.

Dopo che il fu M5S si è ridimensionato ad essere sottocorrente del PD – checché ne dica Conte – è evidente che proprio per i Democratici, con il loro eterno problema della “sinistra ma non troppo” si pone il problema di trovare un modo convincente per aggregare quell’elettorato moderato che sta più o meno a metà strada e che, se conquistato, permetterebbe alla Schlein & C. di raggiungere l’agognata maggioranza. Serve quindi quel “centro un pochino di sinistra” da arruolare (e sfruttare) nel modo più opportuno.

“Elementare, Wadson!”, ma il problema è che sono in tanti a proporsi come facilitatori, leader, confederatori, unificatori e geometri per costruire quel “qualcosa di sinistra” che però guardi al centro (o viceversa) perché – diciamocelo chiaramente - essere l’ago della bilancia è il sogno agognato da ogni politico che – ma per ragioni solo ideali, per carità!  – riesca a piazzarsi a comandare al momento giusto quel magari numericamente piccolo, ma fondamentale bastimento.

L’area quindi è sempre affollatissima di vecchi e nuovi potenziali candidati e altri ne arriverebbero non appena soffiasse un venticello, magari anche solo leggero ma di tendenza, che segnali difficoltà per la premiata ditta Meloni & C.

Giusto per essere chiari, non ci vedreste magari una come la Letizia Maria Brichetto Arnaboldi (in arte Letizia Moratti), a fare un piccolo ri-ri-riribaltitino se gliene si offrisse l’occasione e soprattutto l’opportunità?

Ma torniamo ai capi (e capetti) che navigano nell’area e si guardano intorno, tanto ormai l’80% degli italiani sono “liberal-democratici” – e quindi potenzialmente arruolabili – visto che il termine non dice più assolutamente niente.  

Capetti che prima cosa devono sgomitare per tenere o conquistare posizioni.

In primis il sindaco di Milano Beppe Sala che a 18 mesi dalla fine del suo mandato annusa già l’aria per decidere dove e con chi schierarsi, ma anche – fresco fresco – quel talentuoso Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, che da qualche giorno si è di fatto proposto come possibile federatore. Il diretto interessato smentisce (e quando mai uno non smentisce?) ma in politica smentire oggi e confermare domani è un gioco da ragazzi. Sala lo considera “una persona di grandissimo valore” e “decisamente bravissimo” e quindi ha già fiutato un suo potenziale concorrente.

Il vantaggio di stare al centro “ma un pochino di sinistra” è che si può infatti sostenere tutto e l’esatto contrario, in un ragù dove le varianti della ricetta sono infinite a seconda della parrocchia di provenienza e di arrivo e si è ben visti “a prescindere” da una infinità di commentatori e gazzettieri.

La Schlein osserva compiaciuta ma già è anche un po' preoccupata, perché se poi il sinistra-centro-sinistra nascesse davvero o lei si piazza subito sul ponte di comando o dovrebbe far navigare il suo PD su posizioni più chiare e quindi fatalmente più a sinistra con il rischio di perdere pezzi dentro e fuori il partito. Si è però dimostrata abile negli slalom su tutti i temi grazie anche ai tanti media compiacenti e ci riproverà: Parigi val bene una Messa.

Comunque con il nuovo anno la campagna-acquisti sarà ufficialmente aperta, riappare sulla scena Romano Prodi mentre da Letta a Franceschini a Rosy Bindi (co-sponsor di Ruffini) ci si guarda in giro, magistrati disponibili e arruolabili si trovano sempre, così come le testate amiche da La Stampa a Repubblica, da La7 a Nove pronte a cantare nel coro, magari sperando che intanto la Meloni e la sua corte abbiano qualche inciampo: sperare non costa niente e fa passare bene le feste.

 

A26: BUFFONI IN AUTOSTRADA

Ma possibile che la A26 (Genova-Gravellona Toce) sia in perenne riparazione? Da quando è stata inaugurata (1995 per il tratto dopo Arona) ogni galleria è stata ristrutturata un numero impressionante di volte: per luci, asfalto, fibra: ogni occasione sembra adatta per rifare da capo il lavoro precedente, è una vergogna! Poi c’è la storia infinita ed emblematica dello svincolo incompleto di Baveno promesso da 29 anni, in corso di realizzazione da tre e la cui apertura (per cento metri di strada!) viene continuamente rinviata. Ma nessuno si assume mai le proprie responsabilità per i disservizi e i costi che ricadono solo sull’utenza (che profumatamente paga il pedaggio)?!

 

LE TASSE SI PAGANO !

Non credo che si guadagnano voti difendendo gli evasori e “cartolarizzando” all’infinito i debiti con il fisco. Personalmente comincio a scocciarmi e come me credo anche molti italiani che più o meno pagano le tasse e non sono più molto d’accordo con rinvii all’infinito per chi semplicemente non vuole pagare. Un consiglio a Salvini: elettoralmente è una battaglia che non paga più.

 

(MEMENTO) VERBANIA CENTER 

Tre settimane fa (su IL PUNTO N. 979) ho spiegato nella consueta relazione annuale quanto cerca di fare il Verbania Center in diverse parti del mondo, in particolare in Mozambico e in Myanmar. Poiché diverse persone mi avevano preannunciato un versamento. ma poi se ne sono forse dimenticato, ricordo che chi lo desidera può contribuire con una donazione sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “al FONDO VERBANIA CENTER – erogazione liberale per sostegno sua attività”  (è indispensabile indicare per quale fondo si versi), offerte detraibili ai fini fiscali. Chi vuole maggiori dettagli mi contatti via mail. Grazie!!

 

 

RINNOVO GLI AUGURI A TUTTI                                     MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO n 980 del 13 dicembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Voglio innanzitutto ricordare un amico e maestro, ENZO TRANTINO, e cercare poi di spiegare che il “decreto flussi” è veramente una possibile soluzione al problema immigrazione. Sono invece allibito e preoccupato che nessuno abbia parlato a fondo di cosa stia succedendo in ROMANIA dove a 2 giorni dal voto è stata annullato il ballottaggio per l’elezione del presidente della Repubblica dando la colpa a “influenze indebite” russe solo perché il risultato del primo turno non piaceva a chi governa. Il voto di milioni persone in un paese UE è stato azzerato. E’ questa è la democrazia che sta arrivando in Europa se il risultato va contro i desideri di Bruxelles?

 

Oggi e domani verrà presentato l’ultimo libro di FRANCO CARDINI  “Gaza: nulla sarà più come prima”. Ad Omegna venerdì alle ore 21 al Forum, a Verbania Intra alle 17 presso il salone della SOMS di Via De Bonis.

 

 

ADDIO AD UN MAESTRO VERO, ENZO TRANTINO

 

E’ scomparso a 90 anni nella sua Catania - dove il figlio Enrico è oggi sindaco della città – il mio amico carissimo Vincenzo (Enzo) Trantino.

Ricordo bene che quando alla Camera prendeva la parola nell’emiciclo calava il silenzio ed anche i commessi ascoltavano attenti.

Erano, i suoi, interventi speciali e mai di routine, dove l’eloquenza si sposava con l’ironia, l’arguzia, le capacità dialettiche e sempre con una logica deduttiva che lasciava trasparire il valore dell’avvocato di grande qualità. Enzo Trantino era un galantuomo che ha saputo distinguersi sia nell’attività politica che in quella forense per la sua preparazione giuridica, ma anche per la sua innata vocazione oratoria che nel comizio di piazza – che oggi diremmo “di altri tempi” - trovava vette ineguagliabili.

Entrato in politica giovanissimo, Trantino era un convinto monarchico ed iniziò proprio nel Partito Nazionale Monarchico la sua carriera politica già nel primo dopoguerra confluendo poi nel MSI-Destra Nazionale all’inizio degli anni ’70.

Alle elezioni regionali del 1971 a Catania, sotto la sua guida, la destra arrivò al 31% dei voti e l’anno dopo Trantino entrò in parlamento rimanendoci per ben 9 legislature sempre rieletto a Catania fino a quando non si ripresentò nel 2006, certo che sarebbe stato chiamato alla Corte Costituzionale dalla quale invece venne poi escluso per trattative e compromessi di palazzo: una ferita per lui mai rimarginata.

Ma non sono le note biografiche a rendere giustizia ad Enzo Trantino quanto le sue capacità sia nell’affrontare i processi che nell’aver pubblicato “per divertimento” tutta una serie di libri che lo hanno dimostrato uno scrittore ed un giornalista brillante, ironico, da leggere tutto d’un fiato. Amava Catania e la sua Sicilia, l’ammirava dalla sua casa sulle pendici dell’Etna e ne ritrovava la storia nel suo splendido studio legale in un palazzo che aveva sapientemente restaurato, nel cuore della città.

Aveva una fede cristiana profonda che lo ha aiutato anche a superare il dramma della perdita della moglie Gemma alcuni anni fa ed era sempre sorridente, arguto, dava giudizi taglienti come lame, rasoiate imperdibili su amici ed avversari politici.

Una fortuna averlo conosciuto ed esserne stato stimato da un “maestro” che ha rappresentato una Politica che da decenni non esiste più, quella che era legata alle idee ed alle ideologie che portavano al confronto serrato del dibattito, non affidata alle battute superficiali e frivole come quella di oggi.

 

IMMIGRAZIONE, PARLIAMONE SERIAMENTE

Se per una volta prendessimo in esame senza condizionamenti o preconcetti politici la nuova normativa proposta dal “decreto flussi” bisognerebbe ammettere che si va nella direzione giusta.

Nessuno mette in dubbio i casi documentati di discriminazione politica, etnica o religiosa e quei migranti vanno comunque accolti, ma il problema non è per queste categorie ma piuttosto per la sterminata richiesta di immigrati “economici” che arrivano clandestinamente e poi spariscono oppure che per necessità fingono di essere perseguitati pur di restare e verso cui o vale il “liberi tutti” (e allora si muore in mare, arriva solo chi paga i trafficanti e poi finisce nel buco nero dell’illegalità) o servono delle regole, dei filtri, dei criteri oggettivi.

In questo senso agevolare l’arrivo di chi ha già dei radicamenti famigliari od economici in Italia può essere una soluzione in quanto dovrebbe garantire che l’immigrato potrà inserirsi più facilmente e con più difficoltà essere oggetto di sfruttamento e il decreto fissa regole precise. Sempre con il “decreto flussi” il governo potrà poi man mano indicare un plafond annuale ragionevole e più ampio di arrivi tenendo conto delle effettive necessità e quantificando anche la provenienza dei richiedenti, aspetto opinabile fin che si vuole ma che viene incontro anche ad una logica di esperienze e professionalità.

Tutto potrebbe quadrare fermando però poi necessariamente chi invece vorrebbe continuare ad arrivare senza regole, ed è qui che scatta la questione dei “paesi sicuri”. Se, infatti, praticamente quasi tutti i paesi di emigrazione sono “insicuri” come sostengono certi giudici e la sinistra, allora il decreto non servirebbe a nulla mortificando chi vorrebbe arrivare legalmente. In questo senso rinviare alle Corti d’Appello l’esame delle singole pratiche è un ritardante che permette nel frattempo di tenere in sospeso (ma sotto custodia) i clandestini, verificarli e respingere chi non è veramente perseguitato, altrimenti il “liberi tutti” non sarebbe uno sgarbo alla Meloni, ma prima di tutto ai diritti degli immigrati che vogliono arrivare legalmente.

Affrontiamo il problema con realismo e serietà: stabilire delle regole è necessario e questa è la strada giusta, stare senza regole o chiudersi sono sciocchezze.

Se questa linea fosse intrapresa unitariamente da tutta l’Europa (ed è qui il valore del pre-collocamento provvisorio in Albania, proprio per operare le dovute prime verifiche, è preconcetto non volerlo capire) avremmo finalmente un quadro d’insieme evitando che alcuni paesi soffrano i problemi dall’essere prima linea e ci sia poi quel fuggi-fuggi interno alla UE che sta creando disastri in tutta Europa con la legittima protesta degli europei. L’ emigrazione è un fenomeno mondiale che va affrontato con una accoglienza ragionata, organizzata, legale: lo hanno fatto da sempre negli Stati Uniti e in Australia e decine di milioni sono stati accolti, ma uno alla volta e documenti alla mano: quando si sono moltiplicati gli illegali è arrivato il caos.

 

ROMANIA: MA E’ INAUDITO (e non ne parla nessuno!)

Credo che tutti i cittadini europei dovrebbero osservare con molta più attenzione quello che sta succedendo in Romania.

Nel disinteresse generale dell’Europa, infatti, la Corte Costituzionale romena ha annullato (con la motivazione ufficiale che “I tentacoli di Mosca hanno creato il consenso”) a 48 ore dal ballottaggio le elezioni presidenziali che al primo turno avevano sorprendentemente escluso dal secondo il leader socialdemocratico Marcel Ciolaco – attuale primo ministro - che era dato per grande favorito e che invece era stato sconfitto da un candidato indipendente, Calin Georgescu (subito definito sovranista e “filo russo”) ma anche dalla leader della destra moderata ed europeista Elena Lasconi. A parte l’ironia delle dichiarazioni di Ciolaco che - ad urne chiuse, ma convinto di essere stato eletto – aveva parlato di “Una elezione assolutamente trasparente” salvo poi chiederne l’annullamento quando è arrivato terzo, ci sono molte cose che non vengono chiarite.

Innanzitutto va ricordato come la Corte Costituzionale romena è strettamente legata al potere politico – nove persone tutte nominate dai Presidenti della Repubblica e di Camera e Senato  – ma che, con una decisione senza precedenti, non è stato annullato solo il voto ma “tutto il procedimento elettorale”. Si riparte quindi da capo, ci vorranno mesi per nuove elezioni, ci potranno essere nuovi candidati. Se il processo elettorale non funzionava prima del voto, perché attendere i risultati per annullarlo e non intervenire prima? Intanto il presidente attuale, dopo 10 anni, continuerà a governare nonostante i limiti costituzionali.

La Corte ha deliberato sulla base di “documenti desegretati” (post voto!) che proverebbero una lunga azione di Putin per stravolgere i risultati. Come prove si parla soprattutto di manipolazioni informative tramite tik tok, hackeraggio elettorale e di un contributo elettorale di 381.000 euro che durante l’arco di un mese sarebbe stato versato da “una potenza straniera” a influencer vicini a Georgescu.

Senza dimenticare che i “servizi informativi” sono tutti in mano al governo, possibile che 19 milioni di romeni siano condizionabili da tik-tok? E quanto hanno investito allora sulle elezioni romene l’Europa, la NATO (in vista della sua nuova grande base militare a Costanza), gli USA e le “fondazioni” di Soros?  Questi non “inquinano” il voto e invece Putin sì?

Perché ci sono anche due gravi aspetti che vengono taciuti dai media. Innanzitutto le recenti elezioni legislative in cui i partiti di governo e quelli filo-UE avevano già pesantemente perso la maggioranza, tanto che non si riesce a costituire un nuovo governo e poi il voto dei romeni all’estero. Appare difficile che anche qui da noi conti l’influenza di Putin, eppure è sorprendente che il voto “estero” abbia comunque ovunque largamente premiato Georgescu, con oltre il 70% dei voti.  “E’ una sciocchezza dire che i romeni abbiano votato pro Putin – sottolinea uno dei responsabili della comunità romena di Verbania, la mia città, dove pure era stato aperto un seggio per il migliaio di romeni residenti nel VCO - piuttosto il nostro voto era andato a Georgescu perché rappresentava una speranza di rinnovamento rispetto alla corruzione che dilaga in Romania con i governi degli ultimi anni che hanno sprecato i fondi europei e dove la mafia e la corruzione dominano ovunque. Questo è il vero motivo del voto a Georgescu, il resto è pura disinformazione che però in Italia sembra non interessare a nessuno. Ma questo è un vero e proprio colpo di stato che l’Europa dovrebbe evitare”.

Parole che aprono un baratro anche sui risultati che l’allargamento ad est della UE ha portato in termini di spreco, corruzione, uso improprio dei fondi europei. Tutti argomenti che finiscono però sempre sotto traccia in nome del “politicamente corretto”.

E’ comunque discutibile che sia stato annullato in modo inappellabile un voto espresso da milioni di persone, è un pericolosissimo precedente se ci diciamo “democratici” visto anche quale era la vera posta in gioco ovvero le nuove basi NATO in Romania, l’appoggio romeno per il conflitto in Ucraina, l’aperta diffidenza verso Bruxelles che i romeni già il mese scorso avevano certificato con un voto che nessuno aveva contestato.

Anche perché è molto probabile che nei prossimi mesi Calin Georgescu verrà accusato di nefandezze varie, verrà incriminato per qualcosa e gli sarà impedito di partecipare comunque alle elezioni il cui risultato sarà così probabilmente “normalizzato”. Se questo avverrà ricordate di quello che sto scrivendo oggi, perché è il timore di tutti i romeni con i quali ho parlato in queste ore, ovvero l’avvio di crescenti disordini “Ci verranno poi a dire che saranno fomentati da Putin, ma nove persone politiche non devono avere la possibilità di annullare senza appello un processo democratico di mesi solo perché chi li ha nominati non gradisce il risultato. Semmai era l’Europa che doveva garantire la trasparenza del processo elettorale, ma nulla ha eccepito fino alla pubblicazione dei risultati. E’ questa sarebbe la democrazia europea in cui  dobbiamo credere?”

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                      MARCO  ZACCHERA





IL PUNTO   n. 979 del 6 dicembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Ai lettori: ogni anno verso i primi di dicembre IL PUNTO è diverso dal solito e non ospita le consuete news politiche, ma esce con la relazione annuale del VERBANIA CENTER che ho fondato 43 anni fa. Realizzazioni concrete che hanno aiutato tanta gente ed per questo non mi vergogno a chiedervi di darci una mano. 

Come vedete sono iniziative senza pretese, ma “vere”, utili, senza spese e senza sprechi che hanno cercato di fare del bene in tante e diverse parti del mondo.

Per favore, ci sono mille scuse per passare oltre, ma se voleste aiutarci anche con poco sarebbe importante (oltretutto fiscalmente deducibile). So che per molti lettori qualche decina o centinaia di euro non sono molto, ma – per favore, leggete! – per un bambino del Myanmar un euro rappresenta il mangiare di un giorno ed è “politica” anche sottolineare queste assurdità visto il costo di un missile e il dolore provocato dalle guerre e dai disastri naturali. Noi siamo solo una goccia, ma anche il mare è formato da miliardi di gocce e soprattutto, in fondo al cuore, dare una mano lascia sempre un po' di calore, un po' di gioia.

In fondo è questo il vero senso del Natale. Grazie.

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“KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2024 : VERBANIA CENTER   –  RELAZIONE DEL 43° ANNO

 

Cari amici,

Come corre il tempo! Sono ormai passati ben 43 anni – era il Natale del 1981 – da quando fondai prima il Pallanza e poi il “Verbania Center” all’inizio come gruppo di amici e poi da 14 anni come autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Nel frattempo tantissimi amici purtroppo ci hanno lasciato, quest’anno anche p. Antonio Bianchi (a quasi 102 anni!) che avevo conosciuto in Kenya proprio nel mio primo viaggio nel 1980 e con cui siamo sempre stati in contatto fino a pochi mesi fa. Tra l’altro il motto “Kaba Kukuna Andu” era stato proprio scelto con lui. Quest’anno devo però lanciarvi un appello: c’è qualche lettore che vorrebbe  condividere con me la guida di questa nostra iniziativa? Ne avrei proprio bisogno visto che gli anni cominciano a contare…anche per me! Ciò premesso, ecco innanzitutto la  

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Quest’anno le ENTRATE sono state inferiori all’anno scorso ma sono state comunque raccolti 6.115 euro oltre a 974 euro di interessi sul patrimonio.  Gli IMPEGNI complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 6.150. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è salito da 2.902 euro a 3.841 alla data odierna mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariato a 73.454,00 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center ha quindi superato come raccolta i  650.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio ed Estremo Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

MYANMAR (ex BIRMANIA)

Sono rimasto molto colpito dalla situazione in questo paese sconvolto dalla guerra civile che ho visitato a settembre (chi è interessato mi richieda via mail il reportage che ho scritto per “Il Sussidiario”). Alla periferia della capitale Yangon (ex Rangoon) alcuni missionari del PIME (che lavorano in incognito, ufficialmente come “laici”) guidati dal brasiliano p. Josè Magro hanno realizzato un asilo in un quartiere cresciuto di fianco alla discarica cittadina. Un’oasi dove sono ospitati 73 bambini/e tra i 3 e 5 anni e conoscerli è stata una scoperta coinvolgente. Intorno c’è una situazione ambientale indescrivibile tra fango e rifiuti, ma l’asilo è di una pulizia incredibile e sarebbe molto importante poter salire a 100 ospiti viste le richieste. A casa loro non hanno spesso nulla da mangiare, vivono in baracche tra sporcizia e malattie e così almeno hanno assicurato un pasto al giorno. Mantenerli costa circa 1 (un) euro al giorno (!) e vorrei “adottarli” almeno per un mese l’anno (servirebbero circa 3.000 euro). Abbiamo per ora donato 1.500 euro, ma davvero dobbiamo fare di più sia per l’emergenza della situazione sia perché ho visto un impegno serio e concreto. A richiesta foto e filmati: serve davvero un aiuto immediato, è una vera emergenza.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno, portate alla laurea con 3 borse di studio altrettante giovani per allieve infermiere abbiamo inviato 1000 euro a suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del Mozambico – che ci aveva chiesto (come sempre!) anche aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle milizie islamiche e in particolare per sistemare i tetti di alcuni edifici scolastici. In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che – nonostante seri problemi di salute -  lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul poli-centro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia e pneumologia ci si è concentrati nel nuovo pronto soccorso, diventato operativo nell’estate 2022. Per finire alcuni lavori al tetto e all’ingresso sono stati inviati 2.000 euro oltre a 350 euro di medicinali.

 

BURUNDI

Già da tre

anni abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo investito altri 500 euro in una iniziativa di p. Isaie Ntahouni che era il parroco a Kiremba di don Carlo Masseroni. Con questa piccola cifra è continuato così l’aiuto per l’avviato allevamento di maiali da parte di una cooperativa di handicappati della parrocchia che possono trarne un loro sostentamento e farne un piccolo commercio.

 

COLOMBIA

Da alcuni anni collaboriamo con il dr. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie tra i ragazzi di strada di Cartagena ed è originario della nostra zona. Sono stati destinati 500 euro per una iniziativa che ormai è una tradizione: il torneo di calcio che a partire da dicembre ogni anno raccoglie centinaia di ragazzi sbandati coinvolgendoli con squadre locali e italiane (c’è anche il Verbania!). Un bel modo per tenerli insieme.

 

SIRIA

La situazione dei cristiani in Siria (quelli che sono rimasti) è di grande difficoltà. In occasione della Pasqua sono stati inviati 300 euro ad un orfanatrofio ad Aleppo (quello che è stato danneggiato nei giorni scorsi) tramite l’associazione Aiuti alla Chiesa che soffre.

 

LA “FILOSOFIA” DEL VERBANIA CENTER

 

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

 

1)  nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta

 

2) quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute.

 

3)  nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.  Ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che   viene realizzato ad evitare sprechi o cattiva manutenzione perché gli aiuti internazionali sono pieni di fallimenti da “mordi e fuggi”. I soldi spesi vanno impegnati bene e devono servire nel tempo.

 

Ormai oltre 14 anni fa il “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione

 

 - sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “al FONDO VERBANIA CENTER – erogazione liberale per sostegno sua attività” (è indispensabile indicare per quale fondo si versi)

 

- consegnandomela personalmente o versandola sul conto a me intestato (Marco Zacchera c/o Intesa Sanpaolo IBAN: IT63X 0306922 40110 00000 02380 ma indicando sempre “pro Verbania Center”

 

ATTENZIONE: LE OFFERTE AL VERBANIA CENTER VERSATE TRAMITE LA FONDAZIONE SONO DETRAIBILI AI FINI FISCALI

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e soprattutto dell’amicizia !

 

Verbania, dicembre 2024

 

                                                                                                             MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 978 del 29 novembre  2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Femminicidi tra numeri e realtà –  Dall’ “Hotel 5 Stelle” alla locanda ad ore – Le delusioni di Baku – La destra vince anche in Romania, sconfitta di Bruxelles.

 

Voglio ricordare un puntuale lettore de “IL Punto”, il carissimo amico giornalista e storico Luciano Garibaldi, scomparso nei giorni scorsi. Uno scrittore libero, obiettivo, fuori dagli schemi e quindi - com’è consuetudine – spesso ghettizzato, ma chi ha letto i suoi libri e le sue precise e documentate ricostruzioni storiche ha apprezzato il Suo valore e non potrà certo dimenticarlo.

 

FEMMINICIDI

Lunedì, accompagnata da infinite manifestazioni a livello mondiale, trasmissioni e illuminazioni varie è stata doverosamente ricordata la giornata contro la violenza verso le donne. Doverosamente – lo ripeto – ma anche trasformando tutto in uno show, tanto che un tema di drammatica attualità diventa spesso anche oggetto di notizie e servizi TV quasi morbosi, capaci – temo – di scatenare anche pericolose emulazioni.

Naturalmente - tra tanti commenti - silenzio assoluto verso chi nella discriminazione alle donne ha il DNA del proprio credo, per esempio quello islamico. Nessuna Ursula di turno sembra ricordarselo.

Venendo all’Italia, invece, le oltre cento vittime l’anno sono un numero tragico ed inammissibile, ma correttezza sarebbe anche ricordare che fortunatamente sono poco più della metà di vent’anni fa.

I dati ISTAT confermano che sono infatti numeri in costante diminuzione (e non in aumento, come molti possono pensare) a sottolineare che la demagogia sul “patriarcato” è decisamente esagerata, mentre sarebbe più giusto parlare caso mai di assurdo, aberrante e violento maschilismo.

Lunedì ho comunque visto filmati con due pazze scatenate (non trovo altra definizione) che - mentre lanciavano liberamente barattoli di coloranti contro il ministero della pubblica istruzione, l’una con il cartello “bruciamo tutto” e l’altra perlomeno isterica - concedevano ai media lunghe interviste. Sullo sfondo un “vigilante” impassibile, visto che in questo paese è evidentemente normale lanciare impunemente coloranti contro un ministero  senza che nessuno osi intervenire.

Separiamo allora la demagogia dai fatti e ricordiamoci anche che se in Italia ci sono cento assassini ci sono anche decine di milioni di uomini che onorano le proprie donne e lavorano per la propria famiglia quotidianamente e senza risparmiarsi.

C’è poi la questione di chi siano questi assassini ed ha fatto bene Giorgia Meloni a ricordarlo "Adesso verrò definita razzista, ma c’è una incidenza maggiore, purtroppo nei casi di violenza sessuale, da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente, perché quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte. Gli stranieri nel nostro Paese rappresentano l'8% dell'intera popolazione sul territorio e nel nostro Paese nel 2023 ci sono state 5.832 violenze sessuali e di queste 2.524 sono state compiute da stranieri, ossia il 43,3% del totale compiute da una rappresentanza dell'8% di tutta la popolazione. Gli atti persecutori, nello stesso anno, sono stati 18.043, di cui 3.332 compiuti da stranieri. E i maltrattamenti contro familiari e conviventi sono stati 27.659, di cui 7.824 fatti da stranieri. “

Le agenzie di stampa hanno riportato le dichiarazioni della Meloni ma NON i numeri che quindi non sono “sbagliati” come ha sostenuto “La Stampa”, che infatti non ne ha contrapposto nessuno. In realtà i numeri purtroppo sono veri e forse peggiori perché se viene uccisa e sparisce una povera prostituta nigeriana difficile che i suoi sfruttatori ne denuncino l’omicidio ai carabinieri. 

Questo NON vuol dire che gli stranieri siano criminali e la stragrande maggioranza di loro sono assolutamente persone per bene, ma semplicemente che il fenomeno NON va sottovalutato come invece fanno la sinistra e certi giudici, vedi le polemiche seguite alle corrette dichiarazioni di Valditara contro cui è stato vomitato addosso di tutto, ma che ha detto (purtroppo) soltanto la verità.   

DAL CINQUE STELLE ALLA LOCANDA A ORE

Oggi sembra incredibile, ma alle elezioni politiche di 10 anni fa un terzo degli elettori italiani votò per il M5S che si presentò al grido “Basta Casta!” annunciando che avrebbe aperto il Parlamento come una scatola di tonno.

E’ finita come tutti sanno e con i panni sporchi buttati in piazza, con la lite infinita Grillo-Conte e l’annunciata eliminazione dell’ “illuminato” (e ben remunerato) Padre Fondatore (salvo ricorsi) e la mesta, progressiva discesa elettorale del Movimento.

Una cosa comunque triste, perché certifica anche l’ennesimo fallimento di quella che era comunque sembrata una speranza e una alternativa, il tentativo genuino (almeno da parte degli elettori) di rompere una situazione insostenibile.

Un Movimento crollato soprattutto per una generale insufficienza delle capacità della sua classe dirigente simpaticamente “fai da te” ed improvvisata, ma spesso impreparata ai propri ruoli. Non che gli altri siano molto meglio (complice anche il sistema elettorale post 2005 con l’elezione che avviene ora per posizione in lista e nessun merito, se non l’obbedienza cieca ai vari capoccia) ma chi sperava in un cambiamento grazie al M5S ancora una volta è rimasto scornato e deluso.

Il più furbo di tutti (Di Maio) si è fatto nominare per tempo “esperto” europeo lautamente stipendiato, gli altri - pur di sopravvivere - hanno ammainato ogni principio per cui erano nati. Conte annuncia ora che “si sporcherà le mani” con un’alleanza più o meno organica con il PD (una definizione che deve far gioire i suoi nuovi partner) e intanto si sistema per un po’ ben sapendo che diventerà solo una costola sempre più insignificante di un PD che nell’arte dei traffici di governo è specializzato.

L’ex premier mi è sempre stato antipatico perché lo considero un arrivista falso e furbetto, ma furbo lo è stato davvero visto che nel Movimento si è comportato come il cuculo che occupa il nido altrui e si fa pure covare le uova. Se siano poi uscite dal nido uova di serpente non sta a me dirlo, lo diranno gli elettori “veri” visto che su quelli “on line” proprio in casa pentastellata ci sono sempre stati molti dubbi e poche certezze.

E’ significativo che quando Grillo ha chiesto di verificare i voti Conte abbia sostenuto che questa sia “una pratica feudale”. Alla fine un’altra delusione perchè la “democrazia diretta” (ma certificata) era e resta una opzione interessante.

 

BAKU

Dopo quasi due settimane di discussioni e migliaia di (utili?) delegati approdati sulle rive dell’(inquinato) Mar Caspio, la COP29 di Baku si è conclusa con un documento finale che - al solito - dice e non dice, “invita” ma non decide. A commuoversi solo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (che ha salutato la mozione finale come «una nuova era per la cooperazione e la finanza per il clima») e il presidente Usa Joe Biden che ha parlato di «risultato storico». Ma questi due ci sono o si fanno?

 

LA DESTRA VINCE IN ROMANIA

Nel disinteresse italiano generale anche in Romania alle elezioni presidenziali ha vinto la destra e il ballottaggio sarà tra il candidato filorusso di estrema destra Calin Georgescu (23% dei voti) che sfiderà al secondo turno, l’8 dicembre, Elena Lasconi, candidata del partito di centrodestra Usr (19,17 %). Clamoroso che sia rimasto escluso il favoritissimo premier europeista Martin Ciolaciu (19,15), che si è quindi dimesso da leader del partito socialdemocratico Psd, attualmente al governo. Favorita è ora la Lasconi in grado di poter puntare sul voto moderato che potrebbe penalizzare Georgescu, uno che chiede l'interruzione di ogni aiuto all'Ucraina e l'appoggio alla Russia di Putin. Anche a Bucarest l’attuale gestione filo-europea è comunque uscita nettamente perdente dal voto..

 

Se gradite leggere IL PUNTO pensate a qualche vostro amico o conoscente che potrebbe esserne interessato mandatemi il suo indirizzo mail, grazie !

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                    MARCO  ZACCHERA


















IL PUNTO   n. 977 del 22 novembre  2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Alcune considerazioni sul governo e il voto alle regionali – I soliti giochini sulla “finanziaria” – Superdollaro e Trump – Approfondimento: La mossa di Biden è pericolosa e non risolve nulla in Ucraina.

 

Ai lettori: se gradite leggere IL PUNTO, pensate a qualche vostro amico o conoscente che potrebbe esserne interessato e fatemi avere il suo indirizzo mail: sarebbe il miglior apprezzamento che potreste dimostrarmi  (m.z.)

 

CENTROSINISTRA: 2 A 0

Il centrosinistra vince 2 a 0 nelle elezioni regionali per la gioia del “campo largo”. Risultato scontato in Emilia, ma non in Umbria ed è un campanello d’allarme per Meloni & C. da non sottovalutare. Forse avvicina i tempi di un rimpasto al governo, mentre certamente riapre la questione sulle alleanze a sinistra che quando è unita vince, soprattutto quando metà degli elettori restano a casa. Da sottolineare però che la vincitrice in Umbria era lontanissima dalle idee “forti” della sinistra e – ironia! – è stata  applaudita proprio dalla Schlein che dice di pensarla proprio al contrario di lei su gender, fine vita, aborto ecc. ma alla leader del PD serviva assolutamente vantare un successo per stabilizzarsi anche sul fronte interno. Nel centro-destra crolla la Lega che per una serie di circostanze un po' fortuite proprio nelle 2 regioni aveva avuto largo seguito nelle scorse elezioni. L’impressione è che la “somma elettorale” dei due schieramenti sia pressappoco costante, ma che dietro la Meloni non ci siano figure emergenti e aiuti di qualità (Fitto, uno dei migliori, sta concludendo la scalata europea). La mancanza di classe dirigente nel centro-destra mi sembra quindi il problema principale della coalizione, mentre a sinistra è evidente la crisi del M5S e soprattutto l’eterogeneità delle posizioni su tantissimi temi fondamentali. Diversità che sfumano quando si vota per un governo locale, ma che si evidenziano nelle decisioni politiche a livello nazionale. L’aspetto più grave è comunque l’evidente disaffezione al voto degli italiani che, in buona parte, bocciano l’intera classe politica, senza eccezioni di schieramento.

 

TEATRINO FINANZIARIA

E’ in corso il solito teatrino: raffica di scioperi di protesta CGIL e UIL contro la “finanziaria” pur ben sapendo che tra i limiti europei e la volontà di non aumentare le imposte restano pochissimi spazi di manovra. Funziona così da tanti anni e da sempre chi governa ingigantisce i (modesti) vantaggi della finanziaria dell’anno e chi sta all’opposizione tuona per le “mancate riforme”. Provate però a ridurre alcune spese (stipendi e spesa pubblica, per esempio) e saranno gli stessi sindacati ad opporsi per primi, così come avrebbero potuto sostenere la premier ad esempio per le sue proposte di tassazione sugli extraprofitti bancari, ma al momento buono hanno taciuto.

Ci sarebbe comunque un altro modo per raccogliere soldi: tassare i sindacati per i loro redditi. Su “Il Giornale” è uscita una lunga e documentata inchiesta proprio sui “redditi occulti” dei principali sindacati italiani che, a differenza dei partiti politici, NON sono soggetti a presentare né a certificare i propri bilanci, pur godendo di un giro d’affari stimato di 2,2 MILIARDI di euro. Immaginatevi se qualche magistrato ci volesse mettere il naso o che ci fosse una iniziativa del governo: quante settimane di sciopero generale sarebbero annunciate?

 

SUPERDOLLARO E TRUMP

Mentre a 15 giorni di distanza dal voto negli USA non sono ancora conclusi i conteggi elettorali (i repubblicani hanno vinto anche alla Camera, ma ci sono ancora alcuni seggi da assegnare che potrebbero ulteriormente rafforzarli), le piazze finanziarie e il mondo dei capitali scommettono su Trump. Lo avevano fatto anche prima delle elezioni fregandosene dei sondaggi e gli effetti si vedono in una rivalutazione del biglietto verde verso tutte le monete del mondo, euro compreso. La verità è che non si vuol ammettere in Europa come i programmi economici di Trump potrebbero essere positivi per gli USA. Continuiamo così pure a raccontarci fra noi le favolette sui “cattivi” nuovi consiglieri di Trump, ma intanto oltre oceano corrono, mentre a Bruxelles spopolano  narcisi autolesionisti  spesso anche incompetenti. Tra l’altro abbiamo letto per mesi sciocchezze sulle elezioni USA, sui sondaggi, sui “bravi” Democratici, sulle splendide doti della Kamala, sui giovani che l’avrebbero sostenuta, sugli immancabili destini ecc.ecc. …E poi nessuno che abbia chiesto scusa ai propri lettori per i loro colossali “flop”.   

 

Approfondimento: LA GUERRA CONTINUA

1000 giorni di guerra in Ucraina. Quanti morti innocenti, quante rovine, quanti disastri dopo l’invasione di Putin, ma - mese dopo mese - Europa ed USA stanno dimostrando una totale incoerenza nell’affrontare la crisi.

Appena all’orizzonte è apparso un barlume di possibilità per arrivare ad un “cessate il fuoco” si è fatto di tutto per affossare il tentativo. Eppure alcuni indizi sembravano decisamente interessanti con l’elezione di Trump alla casa Bianca (che si è pubblicamente impegnato a giungere sollecitamente ad una composizione del conflitto e quindi non vorrà perdere la faccia), poi la lunga telefonata tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e Putin con l’ammissione (per la prima volta) da parte dello stesso Zelensky che “entro il 2025” a qualche accordo bisognerà pur arrivare.

Cominciamo dal fondo: il presidente ucraino sa benissimo di essere molto meno forte di prima, che in patria la sua popolarità è scesa tantissimo, che molti ucraini sono pronti a rinunciare al Dombass in cambio della pace e che - per sua fortuna e troppe complicità - nessuno vuole scoperchiare la questione della gestione finanziaria del paese o che il suo mandato presidenziale è scaduto ormai da molti mesi mentre la situazione militare  per l’Ucraina sta diventando critica con i russi che premono a sud e si avviano a riconquistare la sacca di proprio territorio persa quest’estate.

In questa situazione di sua debolezza, l’ok americano per il lancio di missili a lunga gittata e le forniture di mie anti-uomo messe al bando dal trattato di Ottawa sono molto pericolose, anche se pure i russi ne hanno probabilmente lasciate molte nel terreno. Anziché insistere PRIMA con Putin: “Trattiamo, o daremo l’ok per l’uso dei missili agli ucraini” la mossa di Biden è infatti stata solo una manna per i “falchi” del Pentagono e del Cremlino che ha subito aumentato la pressione su Kiev con bombardamenti sempre più intensi e con il rischio che - se sarà colpita qualche area russa in modo consistente dai missili americani - si scateni una escalation dove a rimetterci sarà prima di tutto proprio l’Ucraina (oltre che tutti noi).

Intanto l’Unione Europea è sempre più un fantasma che va in ordine sparso: la Germania flirta con Putin ma lo nega (però intanto non fornisce più i suoi carri armati), la Lituania inneggia ai nuovi missili, la Polonia (dove il 69% dei polacchi è contrario a compromettersi con l’Ucraina considerata atavicamente ostile) il premier Donald Tusk fa alzare i propri caccia a puro titolo dimostrativo e solo per aumentare la tensione, perchè è evidente che i russi non hanno nessuna volontà di colpire la Polonia.

Tutto questo mentre era in corso a Rio De Janeiro l’ennesimo incontro-show del G20 che non è il G7 e quindi dove alcuni partner erano apertamente amici di Putin: al di là delle chiacchiere era evidente che sull’Ucraina sarebbe uscito l’ennesimo nulla di fatto.

Nel frattempo però la gente continua a morire, l’esercito ucraino è in netta difficoltà e i russi avanzano inesorabilmente e non saranno certo bloccati dai nuovi missili. Quindi (e torniamo al punto di partenza) perché - sia per ragioni umanitarie che politiche e militari – non si cerca concretamente qualche spiraglio per giungere velocemente ad un “cessate il fuoco” almeno provvisorio?

Perché, appunto, la guerra è una miniera d’oro per molti, una polizza sulla vita politica di Zelensky, l’ultima possibilità di dimostrare ancora la propria esistenza per Biden. Alla fine – come abbiamo scritto tante volte – rimandare un armistizio fa però solo comodo a Putin che infatti non lo reclama, anzi, tira alla lunga sapendo di ritrovarsi comunque con più forza il giorno in cui le “democrazie occidentali” siederanno finalmente ad un necessario tavolo di compromesso.

Si fosse fatto un accordo “provvisorio” l’anno scorso (o già due anni fa) sia per l’Ucraina, che per l’Europa e tutto l’Occidente sarebbe stato molto meglio e invece no, avanti a testa bassa: la guerra deve continuare e la gente – come a Gaza, in Libano e in tanti altri conflitti dimenticati - continua a morire. In Ucraina con un Putin – da cinico com’è  – che sorride e ringrazia.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                            MARCO  ZACCHERA 






IL PUNTO   n. 976 del 15 novembre  2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Continua il braccio di ferro magistrati-governo sulla questione Albania mentre in Europa i socialisti (e il PD) non vogliono Fitto alla vice-presidenza. Qualche considerazione sul vertice “green” di Baku, sugli insulti a Valditara e l’acuto mal di pancia che ha colpito la sinistra con l’elezione di Trump. 

 

PAR CONDICIO ?

Se Elon Munsk pubblica un tweet criticando i giudici italiani per la vicenda Albania è “una indebita ingerenza negli affari italiani”, “un attacco alla democrazia”, “una offesa alla sovranità della magistratura”. Ma allora quando Mattarella criticava i giudici ungheresi per la Salis, che cos’era? E  se i media italiani ogni giorno criticano e bollano tutte le scelte di Trump perfino sulla nomina dei suoi ministri, cos’è? In democrazia ciascuno deve poter dire la sua (se non offende) e - nel caso – Musk ha pure interpretato il pensiero di moltissimi italiani.  

 

SODDISFAZIONE

Soddisfazione è passare alla libreria Feltrinelli per dare un’occhiata alle novità e passare davanti allo scaffale “politica americana” evidentemente non ancora aggiornata dopo le elezioni di martedì scorso. Ecco quindi in piena vista ben tre libri di Kamala Harris (di cui uno con il titolo “Sarò la prima, non l’ultima” decisamente poco profetico) e subito sotto l’ennesimo volume di Alan Friedman che - anche questa volta - ha completamente toppato le sue previsioni. Appena sotto ennesimo libro di Obama che ci informa che “Il futuro (democratico) sta (stava) per ricominciare”. Invano cercherete una copia di “Melanie” libro scritto dalla ex (e nuova) first lady e che negli USA ad ottobre era al vertice dei best sellers: o ne hanno vendute tutte le copie oppure, molto più probabilmente, per il naso fino e democratico della Feltrinelli “non era cosa”. Però lo è stata, grazie agli elettori americani

 

SEICENTOVENTI VOLTE (E NON E’ FINITA!)

Avevo informato i lettori che improvvisamente, nel momento esatto della discesa in campo di Kamala Harris, i Democratici americani, avendo evidentemente recuperato il mio indirizzo mail loro trasmesso del 2020, avevano cominciato a tempestami con richieste di soldi. Informo i lettori che al 5 novembre me ne erano arrivate circa 620 (seicentoventi!) nonostante le mie disdette, inviti a non richiedermene più, i provocatori “W TRUMP” di risposta e diffide varie. Passate le elezioni con la loro sconfitta continua imperterrita la richiesta di fondi ora per “organizzare l’opposizione”. 

 

POVERA GRUBER

Lilli Gruber, durante il consueto “footing” romano a Villa Borghese, a due passi da via Veneto, è stata rapinata del borsello e del cellulare. Non ha comunicato  se sia stato un fascista, che ormai sono dappertutto, un turista americano o magari un immigrato clandestino. Chissà… sta di fatto che la stessa sera al salotto radical-chic di Otto e mezzo ha buttato lì una battuta “È evidente - ha detto - che le porte aperte a tutti non ce le possiamo più permettere!” Vuoi vedere che…

 

TUTTI A BAKU

Quando ad una conferenza sul clima arrivano in undici giorni 51.000 (diconsi cinquantunomila) delegati accreditati c’è già di partenza qualcosa che non quadra, visto che gli illustri partecipanti al COP29 a Baku non ci sono certo arrivati a piedi.

Al netto, quindi, degli affari d’oro per hotel, agenzie di viaggio e compagnie aeree c’è da chiedersi a che cosa servano questi continui summit mondiali organizzati soprattutto per ridurre il consumo di combustibili fossili quando – sembra una presa in giro – vengono organizzati proprio in quei paesi che campano sul petrolio. Anche per questo 

I presupposti della conferenza di quest’anno sono effettivamente pessimi con il passaggio di consegne alla presidenza dal dirigente petrolifero Sultan Ahmed Al Jaber (presidente della Cop28 negli Emirati Arabi l’anno scorso) al ministro dell’ambiente azero Mukhtar Babayev, ex manager dell’oro nero della compagnia di Stato azera SOCAR. Sono mancati gran parte dei VIP del mondo e quest’anno poi sul summit “si allunga l’ombra della nuova presidenza Trump”. Già, perché state sicuri che per qualsiasi disastro ambientale del prossimo quadriennio la responsabilità sarà sua, dell’uomo-nero di Washington dipinto come insensibile al futuro del pianeta e ansioso di inquinare ed estrarre il più possibile e quindi colpevole di ogni nefasto guasto climatico.

Effettivamente il paese con più peso politico ed economico del mondo potrebbe presto uscire dagli Accordi di Parigi ma pochi ricordano che anche la Cina ha sottoscritto gli accordi di Parigi ma non li ha minimamente mantenuti e anzi l’inquinamento cinese “pesa” come elemento maggiore sulla diffusione di CO2 in atmosfera. Se infatti si va a guardare nel ginepraio delle statistiche (spesso in contraddizione una con l’altra, perché anche sui numeri c’è “guerra”) si scopre che la Cina - con 9,9 miliardi di tonnellate di CO2 emesse - ne diffonde più del doppio degli i Stati Uniti (4,5 miliardi di tonnellate) e quattro volte l’India che - con 2,3 miliardi di tonnellate -  conquista la terza posizione, anche se Cina ed India crescono in emissioni molto più velocemente delle nazioni occidentali. 

E noi? Bruxelles gongola e si dà le arie da prima della classe sostenendo che nel 2023 l’ Europa avrebbe tagliato dell’8,3 per cento le emissioni rispetto al 2022.  Il problema è però che l’Europa tutta intera produce circa solo il 7% della CO2 e la Cina da sola supera la somma delle quattro economie che la seguono: Stati Uniti (12,5%), Unione Europea (7,3%), India (7%) e Russia (5%).

A parte il “costo” di questa scelta energetica per gli europei il solo aumento di CO2 cinese ha di gran lunga superato ogni “risparmio” europeo. Per l’ennesima volta si torna quindi al punto di partenza: o chi inquina di più si impegna effettivamente a ridurre le immissioni o quel “ il green e bello” made in Bruxelles a livello globale non conta (quasi) niente.

La partita di Baku si gioca però anche sulle “compensazioni” da dare ai paesi “poveri” in cambio che non aumentino troppo il loro carico inquinante e si parla di mille miliardi di dollari, una somma colossale che qualcuno (i più ricchi) dovrebbero pagare. Ne uscirà probabilmente anche quest’anno un nulla di fatto, ma – al di là di ogni ironia – questa non è certamente una bella notizia per le conseguenze sul clima mondiale, anche se la partita non si può giocare solo sulle emissioni dei gas serra ma anche su innumerevoli altre iniziative ecologiche per la conservazione del pianeta di cui però – al confronto – si parla comunque troppo poco

 

L’INSULTO

“Insulto, quindi esisto!” Se - anche per la diffusione dei social - le maglie dell’insulto si sono sicuramente allargate, per quanto attiene al concetto di diffamazione appaiono evidenti i diversi pesi di giudizio a seconda di chi gli insulti li subisce oppure li fa.

Per esempio l’onorevole Bersani solo pochi giorni fa è stato assolto da un giudice di Ravenna per aver dato pubblicamente del “coglione” all’ allora generale Vannacci durante un pubblico comizio al festival dell’Unità. Secondo l’illustre Magistrato, infatti, l’offesa andava “contestualizzata”. Voi provate comunque a dare del “coglione” a Bersani e poi vediamo che succede.

Fa scandalo invece il caso di Christian Raimo (un docente di storia all’istituto Edoardo Arnaldi di Roma, già collaboratore de Il Manifesto e Liberazione, candidato (trombato) alle recenti elezioni europee per l’Alleanza Verdi-Sinistra) che aveva definito il ministro dell’istruzione Valditara “Un cialtrone, un lurido personaggio repressivo e pericoloso” uno “che andrebbe colpito dalla peste nera”. Il professor Raimo non è nuovo alle cronache, ebbe già modo di farsi notare a proposito del caso di Ilaria Salis dichiarando pubblicamente che comunque “i fascisti vanno picchiati”.

Questa volta l’autorità regionale scolastica del Lazio gli ha comminato tre mesi di sospensione dall’insegnamento mettendolo e mezzo stipendio (perché mezzo, se non lavora?)  per insulti al ministro ma interessanti sono state le immediate reazioni, come peraltro da copione. Un fuoco d’artificio partito dal Pd al M5S oltre – ovviamente – agli scatenati di Alleanza Verdi-Sinistra, il partito del “represso”.

Tutti hanno infatti sparato a zero sul ministro (che peraltro il provvedimento non sembra averlo neppure sollecitato) per il grave “atto repressivo”. “E’ inaccettabile che un docente venga colpito per aver espresso un proprio parere” sostiene il PD, a sottolineare come “solo nei regimi dittatoriali questo diritto viene censurato”, visto (sostiene il M5S) che “Il governo vuole introdurre il reato di lesa maestà” con “un atto repressivo ed intimidatorio” per giungere a sostenere che la decisione “E’ un atto di violenza che pesa come un macigno e che ci riporta indietro a regimi con l’ossessione dei bavagli e ai manganelli”. Ricordando che è stato il prof. Raimo a parlare (anzi, a sbraitare) e non Valditara, adesso chiudete gli occhi ed immaginate se un qualsiasi docente italiano si fosse permesso di esprimere non una lode, ma anche solo un commento positivo a un qualsiasi aspetto per esempio dell’ “infausto ventennio”.

Quali sarebbero state le reazioni delle stesse persone che oggi pontificano su repressione, pluralismo e libertà? Scommettiamo che avrebbero chiesto proprio a Valditara l’immediato allontanamento dell’incauto docente? Chissà poi come il prof. Raimo esprime il concetto di “pluralismo” ai propri malcapitati studenti… 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                       MARCO  ZACCHERA





IL PUNTO (ANTICIPATO)

n. 975 del 6 novembre   2024

 

di MARCO ZACCHERA 

 

(NUMERO ANTICIPATO – prossima edizione venerdì 15 novembre)

 

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Sommario: Trump, come vi avevo detto… / La guerra delle toghe contro il governo/ Il dramma del Mozambico

 

LA VITTORIA DI TRUMP (COME VI AVEVO DETTO…)

 

Cari lettori,

non so se qualcuno avrà notato come già  dall’anno scorso avevo scritto più volte su IL PUNTO che Joe Biden NON sarebbe stato candidato e – già un mese fa – che secondo me AVREBBE VINTO TRUMP, così come sostenevo nel 2016 quando non lo pensava nessuno. Ascoltando stanotte le troppe ed inutili parole di cento commentatori TV, dentro di me - con una punta di orgoglio - pensavo che per commentare e prevedere la politica ci vorrebbero sempre un po' di esperienza e di buonsenso, quello che non hanno molti di quelli che (ben pagati) macinano balle in TV e finalmente dovrebbero stare un po' zitti, a cominciare dagli illustri “guru” che avevano previsto la vittoria della Harris.

 

Invece Trump ha vinto, nonostante Trump. Un candidato criticato, divisivo, antipatico, ma che alla fine si è trascinato dietro un risultato che è andato ben al di là del pronostico e che con la maggioranza alla  Camera (probabile) e al Senato (sicura)  permetterà ai Repubblicani di governare almeno il prossimo biennio.

E’ stata anche una larga e clamorosa vittoria popolare visto che Trump ha vinto anche in termini di voti assoluti e nonostante la grande affluenza, a sottolineare la cocente disfatta dei Democratici, ma soprattutto di chi in queste settimane – negli USA come in Italia – non aveva più o meno volontariamente voluto cogliere i segni dei tempi.

Chi scrive già un mese fa aveva appunto pronosticato la vittoria di Trump anche quando la Harris era in testa, perché un conto sono i sondaggi e relativi commenti, un altro ascoltare “sul campo” i sentimenti della gente.

Americani delusi da entrambi i candidati, ma che hanno considerato Trump “il male minore” per la superficialità ed impreparazione dell’avversaria che si cristallizzata su temi che toccavano poco la “pancia” della gente. L’aborto, il femminismo, le questioni di gender saranno demagogicamente importanti, ma molto di più lo è l’aumento dei prezzi al dettaglio e l’insicurezza che troppi americani percepiscono nel proprio quartiere quando si barricano la sera in casa o portano i figli a scuola.

Demagogia, populismo: metteteci quello che volete, ma sta di fatto che è questa la maggioranza americana che – dopo una esperienza con Biden giudicata fallimentare – ha preferito “l’usato sicuro”.

Stucchevole il dibattito sul presunto filofascismo di Trump (mentre si è minimizzato l’impatto emotivo che l’attentato di luglio contro di lui ha avuto sull'elettorato) che ha raggiunto ossessioni paranoiche, mentre la gente chiedeva (invano) alla Harris di dire una parola chiara sulla politica economica, il controllo dell’immigrazione, il futuro sviluppo energetico, la politica estera. Invece, una volta di più, eccoci con la solita fiera dell’ “intellighenzia” radical-chic che parla a sé stessa autoconvincendosi di rappresentare il “popolo” che invece proprio non la pensa come loro.

Molti aspetti della campagna - vista a posteriori - sono poi apparsi veramente assurdi. Il controllo dell’informazione, per esempio, che la gente negli USA ha percepito come ossessivo e non trasparente. Una levata di scudi e polemiche ad esempio per i finanziamenti di Musk a Trump, ma dietro la Harris c’erano i gruppi finanziari più potenti d’America, ma di cui si parlava pochissimo.

Quale trasparenza c’è, d’altronde, se quasi tutti i grandi media americani sono in mano ad un solo fondo di investimento vicino ai Democratici? Anche perché alla prova dei fatti - come sapevano tutte le persone di buonsenso - gli endorsement delle star, delle cantanti, degli attori servono poco o nulla, così come gli interminabili monologhi anti-Trump sulla CNN, mentre la Harris trasformava il voto anche in una sorta di pericoloso scontro razziale.

La vittoria di Trump dovrebbe aprire gli occhi anche agli italiani chiedendoci come mai in Italia, alla domanda “per chi votereste?” la grande maggioranza aveva risposto “Harris”.

Come mai questo voto “italiano” così diverso da quello reale? Proprio perché l’informazione italiana si è dimostrata per l’ennesima volta partigiana, preconcetta e di parte. senza mai avere il coraggio – salvo pochissime eccezioni, e va sottolineata la voce fuori dal coro di Federico Rampini (pur elettore democratico) sul “Corriere” -  di sottolineare le evidenti carenze di una Harris partita in ritardo, ma comunque deludente salvo che nel confronto diretto con Trump, dove però “giocava in casa”.

Pochi media italiani si sono resi poi conto che si stava votando “per la vice del vice di Obama”, una sorta di dinastia politica democratica che in Italia viene santificata, ma che in America era già stata bocciata nel 2016 diventando insopportabile per molti, visti tutti gli intrallazzi che ci stavano dietro.

Servirebbe una riflessione anche sui media italiani sul perché hanno votato Trump  così tanti ispanici, neri e colletti blu (ovvero bianchi poveri), eppure ancora ieri sera durante lo scrutinio  su Rai Uno da Bruno Vespa  TUTTI i commentatori presenti ammettevano che - se americani - avrebbero votato Harris. Ma che razza di dibattito equilibrato poteva venirne fuori?

In America non c’è la “par condicio” e servono (troppi) milioni per una alluvione di spot, ma alla fine “il troppo storpia” e i Democratici se ne sono accorti troppo tardi, mentre agli osservatori più attenti non sfuggivano alcuni aspetti sapientemente nascosti. 

Per esempio negli ultimi giorni si era diffusa la notizia che la Harris avrebbe vinto nel repubblicanissimo Stato dello Iowa grazie al voto delle donne. Si è costruito su questa news una grande teoria sul possibile recupero di Camala (dimostratasi poi una balla clamorosa, Trump ha vinto con il 14% di margine!!), ma bastava andare a vedere come il sondaggio fosse su un campione di solo 808 persone (e quindi basato su meno di una decina di “donne virtuali” di differenza) per capirne la sua poca fondatezza, ma che per alcuni giorni ha riempito comunque i titoli di giornali e TG di mezzo mondo.

Finita la festa ora vedremo Trump alla prova, ma comunque – è una certezza – state tranquilli che dal 20 gennaio (giorno dell'insediamento) la Casa Bianca sarà quotidianamente bersagliata dalle critiche dei media del mondo. Vedrete per credere…

 

LA GUERRA DELLE TOGHE

Lo scontro in atto tra governo e magistratura sull’immigrazione ha caratteri che mi sembrano assurdi e che forse pochi hanno effettivamente capito. In poche parole la Meloni ha deciso di frenare gli afflussi da sud (quest’anno comunque diminuiti) organizzando per chi viene intercettato in mare un hotspot in Albania (ovvero un luogo di prima accoglienza) dove “filtrare” gli arrivi. Alcuni giudici obiettano che non si possono portare in Albania i clandestini (e comunque trattenere anche quelli che arrivano in Italia) se scappano da “paesi non sicuri”, compresi Bangladesh ed Egitto due nazioni che con la Tunisia rappresentano una gran parte degli arrivi. Questi paesi sarebbero “non sicuri” perché non vengono rispettate a volte i diritti politici, quegli degli omosessuali o LVGT+ nelle loro varie sigle e forme, rifacendosi a sentenze della Corte Europea. Il governo sostiene che chi appartiene a queste minoranze ha diritto all’asilo, ma non tutti gli altri se non sono oggetto di discriminazioni anche se arrivano da quei paesi, altrimenti sarebbe un generale “liberi tutti” e la fine di ogni filtro sui clandestini. Personalmente mi pare che il ragionamento del governo sia corretto, ma il sostenerlo viene dipinto come una indebita interferenza (o peggio) nella libertà dei giudici che un po' ovunque respingono le ordinanze dei Questori a trattenere gli arrivati clandestinamente impedendo le espulsioni. Mi permetto di osservare che i giudici dovrebbero tener conto sia della situazione del singolo, ma anche della comunità perché con il “liberi tutti” è impossibile controllare ogni tipo di immigrazione e quindi – a mio avviso – viene violato un interesse di equilibrio collettivo.

Così come mi chiedo se sia corretto che a decidere sui diritti LVGT+ sia a Bologna proprio il dott. Marco Gattuso, che non solo notoriamente è un attivista dei temi gender ma è padre grazie alla maternità surrogata (volgarmente chiamata “utero in affitto”), alla quale è ricorso con il suo compagno. Sappiamo anche che è notoriamente esponente di “Magistratura Democratica”, una delle correnti rosse delle toghe e che proprio sui temi dell’immigrazione si è esposto in dibattiti, convegni ecc. L’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) parla di «mostri sbattuti in prima pagina» e rivendica che i giudici siano valutati solo sulla loro preparazione e che «sono inaccettabili intrusioni nella vita privata dei magistrati che decidono diversamente dalle attese del potere».

Quello che si può ricordare ai giudici è però l’articolo 36 del codice di procedura penale, che stabilisce che il magistrato ha “l’obbligo di astenersi da un giudizio se ha dato consigli o manifestato il suo parere sull’oggetto del procedimento fuori dall’esercizio delle funzioni giudiziarie”. Insomma, come fa ad avere una indipendenza di giudizio il dott. Gattuso (e altri come lui) se hanno già pubblicamente espresso il loro pensiero e se per vicende personali si trovano a dover giudicare su situazioni “particolari” cui notoriamente sono stati protagonisti? Alla fine ritorna così il solito problema dei magistrati che pubblicamente “fanno politica” e che poi - quando devono giudicare - è difficile sostenere che non abbiano già preconcetti. Dirlo fa infuriare i magistrati che sostengono che il governo fa pressioni indebite su di loro, ma secondo me è vero proprio il contrario, con un potere giudiziario che deborda dal suo ruolo e condiziona così governo e parlamento che – a differenza loro – è eletto dai cittadini.  

 

P.S. Adesso faccio il demagogo. Martedì c’è stato uno sciopero di 8 ore dei treni per protesta contro l’ennesimo ferimento di un controllore, pugnalato a Genova da un egiziano senza biglietto. Lo sciopero ha danneggiato milioni di cittadini ed era (politicamente) contro il governo che però non può mettere certo un carabiniere su ogni vagone o in ogni stazione ferroviaria, ma non doveva essere piuttosto contro quei magistrati che non permettono i rimpatri e così ci sono in giro migliaia di balordi spesso forzatamente irregolari?

 

CHE SUCCEDE IN MOZAMBICO ? 

L’Africa non fa quasi mai notizia e quindi nessuno sa dei disordini in corso in MOZAMBICO dove, ormai da settimane, vi sono scontri per i brogli elettorali nelle ultime elezioni dove il FreLiMo (i guerriglieri di sinistra che 30 anni fa conquistarono di fatto il paese dopo gli accordi mediati dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma) si sono dichiarati anche questa volta vincitori nonostante le riserve e le denunce di brogli da parte degli osservatori internazionali, anche europei. Il paese – già oggetto delle incursioni dei guerriglieri islamici al nord – è spaccato ed in preda alla violenza, ma non se lo fila nessuno (neppure l’Italia che nell’area ha importanti investimenti dell’ENI).

 

BUONA SETTIMANA                                                    MARCO ZACCHERA                    





IL PUNTO   n. 974 del 1 novembre   2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: LIGURIA: per un pelo – DOSSIER: ecco una nuova emergenza – UCRAINA: silenzi sospetti - DEMOCRAZIA? Solo quando piace alla UE - I PAESI “SICURI” per i giudici europei – Approfondimento: TRUMP NUOVO PRESIDENTE? Le mie impressioni e previsioni “sul campo” per il voto in USA.

 

LIGURIA

Per un pelo il centro-destra ha rivinto il Liguria, dove partiva battuto dopo l’abbandono di Toti, “ucciso” da indagini giudiziarie che alla fine sono quasi del tutto evaporate. Eppure la sinistra – divisa e litigiosa – non ce l’ha fatta a vincere (alle regionali sono 12 sconfitte su 13, ha vinto solo in Sardegna) nonostante l’assist dei giudici e mentre la maggioranza dei liguri, schifata o delusa, non ha neppure votato. Il dato emergente è la crisi del M5S (Grillo, genovese, non ha neppure votato!) e del “campo largo” dove l’alleanza PD-M5S - ma senza Renzi - è finita in reciproci insulti.

 

DOSSIER

I veleni che impestano la politica si moltiplicano per tutta una serie di indagini dove si scopre che ci si spia tutti a vicenda, dai vertici dello stato alle beghe domestiche. E’ tutto un potenziale ricatto, un gossip, una schifezza generale eppure di condanne per hacker finalmente scoperti (e loro mentori) non se ne vedono. Rendiamoci conto che questi sono davvero i nuovi reati importanti dove ti rubano identità, privacy, conti in banca e sanno tutto di te. E’una vera emergenza, ma ancora non ce ne rendiamo conto e sopportiamo perfino una inutile legge sulla privacy che serve solo a complicare le cose ai cittadini onesti. 

 

VERITA’ UCRAINA

In 3 settimane negli USA non ho visto in un solo TG americano una minima notizia dal fronte ucraino. Gli USA, sponsor della guerra non ne parlano. Per loro (soprattutto per Biden, visto cosa aveva combinato il figlio) è una pagina imbarazzante e da evitare, ma anche in Europa nessuno ci racconta la verità. Zelensky va in giro a ricevere baci e abbracci ma soprattutto trova soldi, armi e coperture, ma sul campo ne sta perdendo una dopo l’altra. Nessuno sa che fine fanno i finanziamenti e le armi occidentali, che ne sia dei suoi ministri allontanati e del suo parlamento disperso né della sorte di eventuali oppositori, soprattutto non è stata mai avviata una qualche indagine sulla corruzione interna. Nessuno parla della sua stessa nomina (ormai scaduta da molti mesi), anche perché in Ucraina da due anni e mezzo c’è la legge marziale, mentre i soldati scappano e nessuno vuole più arruolarsi. Chissà poi perché Zelensky ha invaso ad agosto un pezzetto di Russia rimettendoci mezzo esercito ed adesso ritirandosi. Soprattutto nessuno ha il coraggio di affrontare l’unica mossa logica: iniziare una trattativa per il cessate il fuoco avviando iniziative di pace. Non se ne deve nemmeno parlare: a differenza di gaza è cosa tabù.  Però, ogni settimana che passa, l’Ucraina è più debole: non conveniva – come ho scritto cento volte – cercare di trattare prima (o perlomeno farlo subito)?

 

PAESI SICURI

Secondo alcuni giudici nostrani di sicura fede democratica i clandestini “economici” e quindi pur non minacciati da nessuno non possono essere mandati in Albania o essere respinti perché comunque non vengono da un “paese sicuro”. Certamente paesi come Bangladesh, Egitto o Tunisia sono sicuri per la maggioranza della popolazione, ma – secondo i giudici - “restano pericolosi per minoranze vulnerabili come gli oppositori politici o la comunità Lgbtqi+.” Forse dovremmo intenderci: se uno è perseguitato per questi motivi può essere una motivazione credibile concedere l’asilo, ma – a mio avviso – è una grande sciocchezza accogliere tutti, anche chi non è in queste condizioni personali, altrimenti TUTTI i paesi del mondo sono insicuri, Italia compresa, e TUTI possono sbarcare impunemente per la gioia dei trafficanti. E’evidente la volontà di certi giudici di tagliare le gambe al governo anche perché, oltre all’odio politico verso la Meloni, non ospiteranno mai un migrante a casa loro.

 

LA DEMOCRAZIA SECONDO LA U.E.

Referendum in Moldavia sull’avviare o meno trattative di adesione alla UE. La maggioranza (di poco) dice “no” ma – ci spiegano – il voto non vale perché hanno votato sotto la pressione russa. Poi, a scrutini chiusi, arriva una valanga di voti per posta dall’estero (occidentale) e il “no” diventa un “si” con un minimo margine. Chi ha effettivamente inviato i voti postali? Non si sa.

Lo stesso succede in Georgia dove anche qui il voto è per il “no” ma la Presidente della repubblica, appoggiata dall'Europa, non accetta il risultato (“inquinato da Mosca!”) e siamo agli scontri di piazza. Dubbio: per caso questa non è una specie di democrazia “à la carte”, utile solo quando fa comodo e la gente vota secondo i desideri di Bruxelles? Non è che magari invece questi paesi NON vogliano davvero aderire alla UE e che l’inquinamento dei voti, più che da Mosca, venga proprio da Bruxelles?

 

Approfondimento: TRUMP PRESIDENTE?

Improvvisamente il vento è girato a favore di Trump: sondaggi, sponsor, commenti. Un vento sospetto perché potrebbe essere  la mossa della disperazione dei democratici per spingere al voto i propri elettori, scettici verso la Harris, pur di opporsi ai rischi del “diavolo” repubblicano.

A parte questa possibilità, sono rientrato da un tour di tre settimane negli USA attraverso 10 Stati e credo che Trump sia effettivamente il favorito, anche se mai gli USA mi sono sembrati così incerti e non solo sul voto presidenziale.

Una buona parte dei cittadini non si aspetta comunque nulla di buono da due candidati generalmente considerati “il meno peggio” e che non convincono, mentre la campagna si trascina tra insulti e volgarità.

Evidente e spudorato (come in Italia) è l’appoggio dei media per la Harris, ma ho trovato tante persone che voteranno Trump perché disorientate, stanche, preoccupate per il futuro. Tra l’altro non lamentiamoci per la “par condicio” in Italia perché negli USA non esiste. Per esempio la CNN è peggio - nella sua assoluta e perfino controproducente faziosità pro democratici - di una nostrana “Repubblica” pro PD eppure, in Italia, passa per un TV “indipendente”. Trump è solo deriso (anche se sembra far di tutto per meritarselo) mentre la Harris è osannata quando invece mi sembra anche lei veramente persona di poco peso.

Gli USA mi sono comunque apparsi spenti, demotivati, in crisi. Gli americani vivono in un mare di contraddizioni dove non puoi acquistare in farmacia un medicinale qualsiasi salvo - una costosa quanto inutile visita medica - quando poi di fianco c’è il negozio che vende liberamente droghe e marijuana.

Polemiche assurde sull’aborto tra predicatori spiritati che urlano all’omicidio con la bandiera sullo sfondo e la bibbia in mano e chi invece vorrebbe liberalizzare tutto, senza alcun freno. Poi scopri che un’infinità di ragazzine abortisce soprattutto perché non ha una minima idea sulla contraccezione: rispetto all’Italia mi sembrano realtà indietro di 40 anni.

Così come è assurdo il dibattitto sulle droghe che si vorrebbero liberalizzare in modo totale e poi guidi tra una infinità di maxi-manifesti che, lungo le strade, pubblicizzano centri di disintossicazione per alcool, droga, farmaci, fumo, cibi-spazzatura

Un paese che si rovina con alimenti pieni di additivi e zuccheri e che in più si riempie di integratori, con supermarket dove si vendono porzioni oscenamente grandi e tali da portarti fatalmente all’obesità, quella che viene poi combattuta a suon di riviste specializzate per dimagrire, diete, centri specializzati.

Alla fine è visibilmente tutto un business, ma intanto agli incroci tanta gente chiede la carità, “fatta” o visibilmente disperata. In giro troppa gente fisicamente “brutta”, grassa, cadente, assurda.

Timori, fastidio, chiusure frutto anche di un’ondata migratoria dal sud del continente che ora si cerca di contenere tardivamente in qualche modo ma che non è solo costituita da poveracci senza documenti, ma anche da bande di delinquenti venezuelani, colombiani, messicani e salvadoregni che si sono impiantate ed organizzate nelle città con vere e proprie bande armate organizzate, intimidazioni, racket e violenze al cui confronto la vecchia mafia italoamericana di un tempo sembra uno sbiadito club di educandi.

Un paese dove tutto è grande, esagerato. Dalle distanze ai panorami imperdibili tra i più belli del mondo, dalle confezioni di pop-corn alle dimensioni delle auto visto che appena fuori dalle città tutti si sentono realizzati solo guidando maxi fuori-strada che pur non vedono mai una strada sterrata.

Un paese dove se guidi ubriaco vai in galera, ma dove chi non guida (si fa il turno) nel week end si stordisce con tutte le sostanze possibili.

Un’America che appare un paese sempre più vecchio, con infrastrutture ormai inadeguate. Davvero il futuro è in Asia, non qui o nella vecchia Europa.

Un’America, infine, dove non si celebra più il “Columbus day” perché considerato razzista (anche se Colombo negli USA non c’è mai stato) e dove quindi si abbattono i suoi monumenti (almeno 33 negli ultimi due anni) soppiantando la festa con quella per i nativi americani. Recupero delle origini? Forse, ma intanto i corsi universitari sono riservati a maggioranza per le “minoranze” (ovvero per tutti, salvo i bianchi americani) e dove se c’è il numero chiuso, come a medicina, conta sempre meno il merito e sempre di più l’appartenenza etnica. Un razzismo al contrario spesso ridicolo e ingiusto, in un clima avvelenato, puzzolente, pieno di violenza e che dubito che in qualche modo riemergerà dopo il 5 novembre.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                    MARCO  ZACCHERA





IL PUNTO n. 973 del 25 ottobre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Ai lettori: In questi giorni sono negli USA per seguire la campagna elettorale presidenziale e ho qualche difficoltà a spedire IL PUNTO, vi prego di scusarmi per eventuali ritardi nella diffusione o problemi di impaginazione.

 

SOMMARIO: Rapporti giudici-governo: siamo all’eversione – USA: perché scommetto che vincerà Trump

 

CONFLITTO ISTITUZIONALE  

Il conflitto che si è scatenato tra magistratura e governo per la questione emigranti dirottati in Albania è gravissima e sconcertante, ma solo un episodio di una vera contrapposizione sempre più dura.

Credo che i giudici debbano essere e restare indipendenti dall’esecutivo ed hanno tutti i diritti di avere le loro personali opinioni, ma se un giudice ritiene che una norma sia incostituzionale ha una prassi da seguire per chiedere sia dichiarata tale, non può per conto suo non applicare quella legge solo perchè non gli piace. Una legge non è “del governo” ma è tale perché approvata dal parlamento ovvero dai rappresentanti del popolo italiano e promulgata dal presidente della Repubblica che se la ritiene sbagliata o incostituzionale deve rimandarla alle Camere.

Un giudice per essere credibile  deve essere imparziale, non può scrivere ai colleghi in una chat che diventa fatalmente pubblica ”L’attacco alla giurisdizione (ovvero ai magistrati) non è mai stato tanto forte neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso ed insidioso per molte ragioni. Innanzitutto perché la Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali, ma per visioni politiche e questo la rende ancora più forte…” Ma come fa un magistrato a continuare a svolgere il suo ruolo se scrive queste cose? Ma vi rendete conto che (a parte l’involontario omaggio alla Meloni per non agire per interessi personali, ma facendo capire che  è opportuno come il prima possibile gli arrivi addosso un’inchiesta) quel giudice attacca il ruolo “politico” del premier che – a differenza dei magistrati – è stata eletta con il voto della maggioranza degli elettori.

Anziché pensare a giudicare equamente chi compie reati e a magare di arrivare ad una giustizia più efficiente questi giudici si occupano e auspicano invece di abbattere la premier? Ma come si permettono e chi glielo permette? Un magistrato deve pensare a svolgere il suo ruolo non a programmare e sperare in iniziative politico-giudiziarie che a questo punto diventano eversive perché sono apertamente contro il nostro principio costituzionale fondamentale della separazione del potere giudiziario da quello parlamentare ed esecutivo.

Prendo atto dell’imbarazzato silenzio di Mattarella e sono sconcertato, preoccupato e indignato da un CSM e da una Associazione Nazionale  Magistrati che attaccano la Meloni anziché sanzionare il proprio collega e si confermano così nell’ essere sempre e solo espressioni politiche della “loro” casta, dimostrandosi il vero e debordante “potere forte” italiano che - strettamente alleato politicamente a sinistra - non dà più garanzie di imparzialità danneggiando così tutti i cittadini, ma anche la grande maggioranza dei magistrati italiani che NON sono così, ma che tacciono perché - se parlano -  vengono distrutti nella loro carriera.

 

Approfondimento: TRUMP FAVORITO 

 

Mi chiedono chi vincerà le elezioni USA e vista da qui, sull'altra sponda dell'Atlantico, pur con tutte le cautele del caso, dovessi oggi scommettere dieci euro punterei su Trump a dispetto di quanto si possa pensare in Italia.

E’ solo una sensazione (la stessa che percepivo nel 2016) perché Trump non piace a molti repubblicani, ma la Harris anche meno e alla fine a contare sarà sicuramente proprio il numero dei votanti.

Sembrava che la Harris risollevasse l’entusiasmo che era andato diminuendo in campo democratico con Biden candidato, ma dopo una fiammata iniziale non è stato così e i sondaggi lo sottolineano..

Sicuramente mai come questa volta le elezioni del 5 novembre rischiano di spaccare profondamente il paese, soprattutto se (come tutto lascia pensare) il risultato sarà in bilico fino all’ultimo e magari affidato al già contestatissimo voto postale.

La campagna elettorale USA è comunque diversa dalla nostra, si consuma in (pochi) dibattiti televisivi e molti (troppi) spot pubblicitari in TV anche con contenuti fortemente denigratori dell’avversario e senza esclusione di colpi. Tutto gira intorno al denaro (il turno elettorale si stima costerà circa 15 miliardi di euro) ponendo seri dubbi sulla stessa trasparenza democratica visto le somme in gioco e che solo alcuni candidati possono spendere, con dietro di loro il pericolo delle lobby che oggi pagano, ma poi potranno ricattare e condizionare gli eletti.

Questo è anche l'aspetto fondamentale a favore della Harris: i finanziamenti miliardari della grande finanza, dell’industria delle armi, dei “poteri forti” d’America interessati a continuare nei loro affari più o meno trasparenti. Ma serviranno le continue accuse a Trump di fascismo e sedizione, di attentato alla democrazia? La risposta è nelle auto dei "trumpisti" che girano per le strade con il moto “Stop bullshit” (“basta balle!”).

Ma perché comunque una leggera maggioranza per Trump? Perché Kamala non convince, ha rinnegato il suo background e il suo programma di partenza che era di sinistra radicale e che di fatto è diventato quasi una fotocopia di Trump per conquistare gli elettori indecisi al centro, ma scontentando così a sinistra. Elettori che comunque alla fine la voteranno in chiave anti-Trump, ma senza appunto troppa convinzione e con il rischio che una parte se ne resti a casa delusa.

La Harris era “green” e ora ha benedetto perfino le estrazioni minerarie, era contro le armi ed ora dice di averne una in casa e di saperla usare, ha fallito sull’immigrazione e ora rincorre Trump con proposte anche più radicali. E’ credibile? Sicuramente è poco coerente. Soprattutto, la Harris sottolinea il suo orgoglio di essere donna e nera il che le porterà sicuramente dei voti, ma gliene farà perdere altri. E’ una linea ben diversa da quella tenuta da Obama che non ha mai sottolineato la sua razza, quasi fosse insignificante davanti ai grandi problemi alla nazione.

Per questo l’appello specifico ai neri da parte di Obama perché vadano a votare la Harris non è piaciuto a molti bianchi democratici: l’appello al voto razziale ha tantissime controindicazioni e alcuni analisti hanno visto nell’intervento di Obama una mossa dettata dalla disperazione.

Ricordiamoci sempre che la maggioranza degli americani è fatta di gente semplice, superficiale, poco aperta ai problemi del mondo. Molti non credono più nelle news in TV che - a parte Fox News - sono un continuo ridicolizzare Trump in modo esagerato e quindi controproducente. Tra l'altro qui non esiste una "par condicio" e così spesso tutti i partecipanti ad un dibattito sono contro di lui, vivisezionando ogni sua parola senza contraddittorio con, a seguire, una valanga di spot. 

In maggioranza gli americani non sanno nulla dell'Ucraina e di Gaza, non vogliono più impegnare gli USA in missioni militari all’estero e soprattutto non sono contenti della situazione economica e dei troppi nuovi immigrati. Per tutti questi motivi lentamente Trump continua a crescere negli stati-chiave e – anche se la campagna resta apertissima - ad oggi ha forse una probabilità in più di vittoria.

 

Se vi interessa, potete trovare altri articoli in argomento su “ilsussidiario.net” o cliccando “ilsussidiario+zacchera”

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Se mi leggete e siete interessati a quello che scrivo perché non mi mandate gli indirizzi mail di amici e conoscenti per allargare il “giro” di questa newsletter? Grazie !

 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                               MARCO  ZACCHERA






IL PUNTO n 972 del 18 ottobre   2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Ai lettori: In questi giorni sono negli USA per seguire la campagna elettorale presidenziale e ho qualche difficoltà a spedire IL PUNTO, vi prego di scusarmi per eventuali ritardi nella diffusione o problemi di impaginazione.

 

UN’ AMERICA IN DECLINO

A qualcuno potrà sembrare strano, ma la prima impressione sbarcando a New York è la conferma di un paese in declino, arretrato, vecchio.

Vecchie le procedure di ingresso, l’aeroporto, i vagoni della metro, i ponti delle ferrovie, le corsie delle autostrade ormai sottodimensionate rispetto alle necessità.

Vecchia la gente, i quartieri sporchi con troppi “modelli Scampia”, il degrado che attanaglia la metropoli. Certamente Manhattan e i quartieri bene delle villette unifamiliari con giardino non sono così, ma è per sottolineare come gli USA non sembrano più quel modello vincente di sviluppo e di integrazione che era l’America di quando, da ragazzi, sbarcavamo dal volo transoceanico con gli occhi spalancati e tutto ci appariva grandioso.

Fu nella Grande Mela che nel 1985 vidi il mio primo computer operativo alla reception dello Sheraton in 7a Avenue, con i taxi gialli che sembrano immensi con quei cofani ed i bagagliai enormi rispetto alle nostre microscopiche auto europee.

A parte che oggi un taxista di origini nord americane è impossibile trovarlo, che lo spagnolo ha conquistato anche il nord-est ed ha imposto tutti i cartelli bilingue, per trovare qualcosa di americano doc che non sia cambiato devi annusare l’aria che esce dai condotti della metropolitana o alzare gli occhi al cielo chiuso tra i palazzi che erano una unicità di New York e oggi però sono dovunque. Ma è comunque cambiata la gente che è ormai un miscuglio incredibile di razze, in cui i WASP (bianchi anglosassoni protestanti) sembrano una piccola minoranza. Ti circonda piuttosto una folla sformata dall’obesità con epidermidi di tutte le gradazioni e vestita nei modi più trash, mentre ascolti lingue di tutto il mondo.

Detto questo, ovvero sparate fuori le negatività della prima impressione, ritrovi poi la città multietnica e caotica di sempre con il suo richiamo particolare e cuore di una società che attende sconcertata più che preoccupata il 5 novembre. Uno dei problemi sul tappeto è però proprio quello dell’arretratezza tecnologica ed infrastrutturale con cui viene a confrontarsi un’America che in questo sta anche peggio di noi.

Un tema importante, dibattuto, che non è “colpa” di questo o quel presidente ma forse di una intera comunità che ha dato per scontato di essere per sempre al centro e alla guida del mondo e che invece (come noi) rischia di ritrovarsi ai margini.

Ho negli occhi visite recenti a Singapore, a Bangkok, in Cina…non c’è paragone: il futuro è laggiù in Asia, non qui.

A cascata crescono così le insicurezze, i dubbi, le accuse reciproche tra due candidati alla presidenza che non convincono nessuno a parte i rispettivi aficionados e con l’impressione, subito rafforzata, che se i repubblicani avessero messo in campo qualsiasi altro candidato minimamente credibile avrebbero vinto alla grande e invece rischiano di perdere vista l’antipatia che Trump ha profuso per anni a piene mani.

Tanto per essere chiari: vinceranno i democratici solo se i loro elettori (che in buona parte non amano la Harris) andranno comunque a votare in termini anti-Trump, altrimenti la partita è persa e la minoranza rumorosa dei trumpiani conquisterà una vittoria nata soprattutto sulle incapacità altrui. In Tv correvano in questi giorni le immagini del tornado in Florida e il governatore Ron De Santis era a tutti i TG: ecco un repubblicano che probabilmente  avrebbe vinto facile.

Ma torniamo a questi States che hanno perso il loro slancio, un aspetto evidente soprattutto vedendo chi sono i nuovi americani.

Oggi le tendenze transgender, l’esasperato “mea culpa” razziale, tutte le ipocrisie che stanno attaccate a larghe componenti del mondo vicino ai democratici stanno esplodendo (con un conseguente cedimento verso Trump di molti indipendenti) proprio perchè il nuovo “deal” americano non è più quello dei suoi cittadini originali, ma di nuove ondate immigratorie che stanno condizionando il paese. Sono gli indiani (dell’India) a pullulare, i caraibici, i sudamericani e non più quegli italiani o irlandesi che arrivavano poveri ed ignoranti, ma con il passaporto in mano e decisi a conquistarsi con volontà uno spazio e una pagnotta, ma soprattutto di sistemare i figli nella nuova patria americana.

Questa più recente ondata immigratoria non solo è molto più massiccia ma conserva tutti i contatti con i paesi d’origine e non solo la nostalgia degli spaghetti al pomodoro. Gli immigrati europei avevano comunque molte cose in comune con gli americani, queste nuovi venuti invece hanno (e mantengono) costumi, religioni, culture (e non solo cucine) profondamente diverse e variegate…e sono tantissimi.

Restano collegati al villaggio di partenza che è comunque raggiungibile 24 ore al giorno via whatsapp, non si chiudono così i legami di quando una lettera ci metteva magari un mese ad arrivare e, a casa, spesso era letta prima dal parroco. I nuovi arrivati degli ultimi decenni si sopportano, ma quando diventano regolari (dopo molti sacrifici) sono i più grandi nemici di chi viene dopo di loro: una concorrenza che nasce dal bisogno, dalla paura, dall’insicurezza in una società dove a parte pochissimi il grosso non sta vivendo molto bene, stretto in una crisi economica e un’inflazione che è palpabile per chi manca da un po' di tempo.

Aspetti che esplodono soprattutto in una campagna elettorale dove non votano gli ultimi arrivati ma i penultimi e che – secondo i sondaggi – sono con Trump, il che appare davvero un paradosso.

 

ALBANIA

Trovo giusta l’iniziativa per effettuare in Albania una preventiva verifica di chi arriva in Italia in modo irregolare o clandestino. Non capisco le critiche della sinistra se si offre comunque un’ospitalità decorosa ma nello stesso tempo cercando di contenere i flussi migratori tagliando le unghie ai trafficanti umani. Vediamo se il tentativo funzionerà, intanto sarà sicuramente un deterrente agli immigrati “economici” ovvero per chi non ha titolo per chiedere asilo politico od umanitario senza averne i requisiti e che sparisce appena sbarcato ritrovandosi poi nella più assoluta illegalità e quindi più debolenel difendere i propri diritti.

 

UN PAESE NORMALE?

Ma vi sembra normale che ad un anno e mezzo dalla morte del protagonista Silvio Berlusconi (assolto nel processo di primo grado per questa vicenda) la Cassazione abbia deciso la riapertura del processo “Ruby Ter” come richiesto dalla Procura di Milano per la piccante vicenda delle “olgettine” di 15 anni fa e che quindi il processo ripartirà da capo? Ma alla procura di Milano non hanno altro da fare? Tutto funziona così bene da non avere fascicoli arretrati e quindi ci si debba occupare in eterno di queste cose anche dopo la morte del “reo”? Insomma: siamo un paese normale?

 

Approfondimento: ECONOMIA SPICCIOLA

In Italia poca gente segue le cronache economiche, pochi capiscono i ragionamenti degli economisti e i commenti in TV spesso confusi.

Quando si sente parlare di tassi, spread e mille altri termini inglesi (che hanno i loro perfetti sinonimi in italiano, ma dirli in inglese fa molto figo) si resta incerti e si cambia canale.

Tutti, però, soprattutto quando in autunno si parla di legge finanziaria, ci accorgiamo che qualcosa non quadra e ci sembra di vivere sotto una “cupola” finanziaria che ci controlla la vita, organizza il mondo (almeno quello occidentale e soprattutto quello europeo) e fissa i prezzi di tutto, dai farmaci all’energia, dal costo del mutuo al futuro dei nostri risparmi.

Perché non c’è più l’ “Europa dei Popoli” e neppure dei cittadini, ma vince “l’Europa dei banchieri” alla quale anche i capi di stato e di governo devono adeguarsi e rendere omaggio perché altrimenti, se criticano troppo il “giro”, finiscono prontamente a fondo e con loro i rispettivi paesi “ricattati” dai media che sono in mano alle banche a loro volta controllano finanziariamente i loro editori.

Nel gioco sottile della moneta unica (che ha avuto anche grandi vantaggi di stabilizzazione, non dobbiamo dimenticarcelo) già per cominciare chi a suo tempo ha dato le carte (era il tempo dell’Italia di Prodi) ha valutato poca cosa la nostra lira al momento del concambio in Euro, ma d'altronde eravamo con le pezze sul sedere.

Di fatto l’Italia “conta” circa il 14% dell’Europa, ma molto meno in campo finanziario sia perché ci viene continuamente ripetuto che siamo debitori quasi insolventi e che in buona sostanza facciamo debiti nuovi per coprire quelli vecchi.

La lunga premessa è per sottolineare come sia ben difficile contestare da posizioni di forza le scelte della Banca Centrale Europea che nel suo sito sostiene che “il suo compito principale è mantenere la stabilità dei prezzi, favorendo in tal modo la crescita e l'occupazione.”

Per esempio il mese scorso la BCE ha ridotto gli interessi dello 0.25% per “raffreddare” il costo del denaro, ridurre l’inflazione e rilanciare così teoricamente l’economia.

Perché l’inflazione che cinque anni fa era nulla è schizzata di colpo e come mai i mutui costano comunque ben più cari di allora?  Una delle risposte si chiama guerra in Ucraina, con l’Europa che si è auto-evirata non volendo più avere rapporti e forniture energetiche ufficiali con la Russia nel momento in cui - causa COVID - vi era già una situazione di deficit e generale estrema debolezza economica.

Salendo l’inflazione (che non era dovuta a carenza di beni sul mercato, ma ai maggiori costi per produrli, è un aspetto molto importante) la politica BCE è stata di aumentare velocemente i tassi, copiando l’esempio della FED americana. Di colpo così le banche - che continuavano e hanno continuato a pagare poco o niente per interessi ai propri clienti sulle somme depositate - hanno potuto così far schizzar il costo dei soldi prestati (che erano però sempre dei clienti) guadagnando loro (e non i clienti) somme favolose.

Un bengodi, ma mettendo in crisi le imprese e le famiglie che avevano fatto investimenti e che con l’aumento dei tassi non erano più in grado di pagare i debiti, di qui anche la crisi europea e tedesca in particolare.

Calati i consumi perchè c’era poco da spendere è scesa l’inflazione che ora è più o meno tornata ai valori di cinque anni fa. Uno si aspetterebbe che di conseguenza anche i tassi bancari fossero scesi al livello di allora e invece no: i tassi sono scesi in modo solo millimetrico permettendo alle stesse banche di continuare però a godere in buona parte di quegli extraprofitti mentre le imprese produttive soffrono la crisi e non possono investire.

L’anno scorso il governo Meloni propose una cosa semplice ma secondo me corretta: tassare questi mega-profitti sui quali le banche non avevano alcun merito operativo, ma la proposta è finita in nulla per il ricatto subito messo in campo dalla grande finanza: “Fammi pagare di più e io ti taglio le gambe con l’informazione che controllo” con la BCE – che è la banca delle banche – che non vuole togliere le uova d’oro dal nido dei propri soci-clienti.

Con un indice di inflazione che oggi è meno del 2% il tasso minimo applicato su un prestito va ancora comunque ben oltre il 5% con punte molto più elevate per il famigerato “prestito al consumo” proposto da banche e finanziarie-strozzine varie ai poveri cristi, spesso ben oltre il 15%. Una vergogna, ma che non impressiona più di tanto la BCE.

Eppure - se i tassi fossero tornati a livelli 2020 - a guadagnarci non sarebbero stati solo le aziende che avrebbero potuto così nuovamente investire, ma gli stessi governi perchè la riduzione del costo del denaro sul debito pubblico pregresso farebbe risparmiare somme enormi all’ Italia, soldi dirottabili a chieder meno fondi a prestito oppure a finalmente ridurre le tasse o ad aumentare gli interventi e/o la spesa sociale.

Ma nonostante le chiacchiere (piano Draghi) si preferisce far guadagnare somme folli a banche, colossi farmaceutici, petrolieri ecc.ecc. Brutta faccenda…

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                               MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 971 del 11 ottobre   2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: In troppi continuiamo a non capire come il mondo continui imperterrito a correre verso il disastro perché nessuno vuol riconoscere anche i diritti degli altri. E’ angosciante vedere la violenza, i morti, le distruzioni, ma soprattutto le immagini in TV di chi inneggia all’odio e alla guerra. Il 7 ottobre è stato l’anniversario del criminale attacco terroristico contro Israele con circa 1200 morti e 250 ostaggi, ma in questo anno sono morte poi oltre 40.000 persone per la reazione israeliana. Molti di loro saranno pur stati terroristi, ma tantissime sono state le vittime innocenti come – secondo Al Jazeera – ben 16.183 bambini. I loro famigliari odieranno per sempre Israele e si perpetuerà così un conflitto dove tutti hanno torti e ragioni, ma che si risolve solo avendo il coraggio di fermarsiea mediare. Ci siamo assuefatti alla violenza e questa è una cosa terribile: basta!

 

In Italia quando arriva l’autunno si apre intanto la stagione della “finanziaria” che concluderà il suo cammino a fine d’anno con il consueto voto di fiducia. Saranno stati nel frattempo scritti migliaia di articoli, saranno nate, cresciute e si saranno spente  tante polemiche e voci incontrollate, si farà al solito un passo avanti e mezzo indietro, si cercherà più o meno di accontentare tutti con il solito copione in cui chi comanda sosterrà di aver salvato il paese mentre chi è pro-tempore all’opposizione sosterrà che tutto è sbagliato.  Poco furbo (ma almeno trasparente) comunque il ministro Giorgetti che ha parlato di “sacrifici” (quelli che devono sempre fare solo…gli altri) tirandosi addosso una quantità di critiche, eppure è la verità.

Segue qualche nota sulla Meloni, le proteste di piazza, le ipocrisie e fregature energetiche, mentre un ricordo affettuoso va soprattutto a Sammy Basso che ci ha lasciati, esempio di come si possa vivere in serenità pur afflitti da un male incurabile.  

 

IL MONDO DI GIORGIA

Tengono banco le frasi di Giorgia Meloni che sembra non poterne più di una parte del “suo” mondo che non ha ancora capito che stare al governo significa serietà, discrezione e soprattutto capacità. Esasperata da troppi commenti, voci e pettegolezzi ha mandato un altolà: “piantatela!” La mia impressione è che leader sia davvero due spanne sopra molti dei suoi compagni d’avventura che ancora non si rendono conto che senza di lei non sarebbero al loro posto. Purtroppo dietro la premier c’è spesso il vuoto e lo stesso partito di FdI appare spesso insufficiente nel suo complesso a reggere le responsabilità cui è chiamato. Ancora una volta manca la “gavetta”, l’impegno disinteressato, lo spirito di sacrificio che è anche - a volte – saper restare zitti e spegnere le polemiche anziché alimentarli con i sussurri. Non basta la “quantità” dei voti, per governare serve soprattutto la “qualità” dei governanti che troppo spesso manca in tutta la politica italiana. Per questo qualche repulisti – anche al governo – sarebbe utile prima che diventi indispensabile.  Forza, Giorgia…

 

DISTRUGGO, QUINDI ESISTO

Tutte le persone di buon senso credo che abbiano subito simpatizzato per Israele e le sue vittime – compresi gli ostaggi – dopo l’infame attacco di un anno fa, ma in modo altrettanto generale tutti capiscono che è ora di ragionare, di fermarsi, di mediare una tregua per non coinvolgere altri milioni di civili in una situazione che deve garantire la sicurezza di Israele, ma anche le popolazioni vicine. Ciò premesso era facile prevedere che le manifestazioni “pro Palestina” almeno in Italia sarebbero degenerate in scontri violenti con la polizia che pur ha tenuto un atteggiamento “morbido”. Ma i violenti non ragionano, non sono interessati alle vere motivazioni di una protesta, vogliono solo creare disordini. Sabato scorso a Roma si è comunque sfiorato anche l’assurdo: sono infatti scese in piazza contro Israele anche le associazioni gay, femministe di ogni ordine e grado e attivisti dei diritti Lgbtq+ che francamente poco c’entravano con la guerra in medio oriente anche perché in quale altro paese medio-orientale se non proprio SOLO in Israele vengono difesi i diritti di queste minoranze? Non certo nelle nazioni arabe dove l’omosessualità è ufficialmente bandita o in quei molti stati musulmani dove se si è colti in flagrante si rischia anche la pena di morte.

 

CIAO SAMMY !

E’ morto a 28 anni Sammy Basso. Soffriva di progeria, una rara sindrome di invecchiamento precoce a causa della quale - pur giovanissimo - sembrava già un vecchio. Grazie alle conquiste della ricerca ha vissuto molto più a lungo della media delle persone colpite da questa malattia e nella sua vita –  è apparso molte volte in TV – ha dimostrato sempre di essere una persona colta, preparata, spiritosa, piena di vita. La progeria infatti non colpisce il cervello e Sammy nonostante il suo handicap si era laureato in scienze naturali a Padova dimostrando una intelligenza vivace e tanta auto-ironia sul proprio stato deforme. E’ stato un esempio visibile di come lo spirito vale ben più del fisico e la sua testimonianza resterà preziosa per tante persone che soffrono per le proprie condizioni. Un testimone di vita, una persona davvero simpatica e preziosa. Ciao, Sammy!

 

FREGATURE ENERGETICHE

Complice anche la crisi di approvvigionamento del gas russo (la Russia resta comunque la più importante fornitrice italiana di gas nonostante le sanzioni) negli ultimi anni c’è stato un boom della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, solare ed eolico, teoricamente a costo zero. Ciò ha portato ad una forte riduzione dei prezzi dell’energia in Europa salvo che in Italia che vede così aumentare sempre di più la “forbice” dei prezzi energetici rispetto ai concorrenti europei. Questo perché il costo dell’energia che troviamo in bolletta non è legato ai prezzi “veri” di mercato, ma a quelli del gas. Incredibile ma vero, eppure sembra che nessuno protesti per questa assurdità antieconomica e soprattutto illogica soprattutto in quelle ore (diurne) dove la produzione di energia elettrica di fonte solare è ottimale. Se però producete energia solare e ne cedete alla rete, il surplus ve lo pagano praticamente nulla. Ecco un bel tema sul quale la politica dovrebbe svegliarsi, a vera tutela del cittadino-consumatore collegato ad un altro, ovvero il “diesel verde” che potrebbero usare tutte le auto diesel Euro 6 inquinando molto meno. Perché non viene incentivato anche con un prezzo più conveniente e magari una riduzione del carico fiscale? Un modo concreto per ridurre la dipendenza dal fossile.

Intanto con una lunga lettera i concessionari di tutta Europa di Stellantis chiedono alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di spostare in avanti – almeno al 2027 – la data fissata per il 2025 per l’entrata in vigore della riduzione dei limiti sulle emissioni auto (che dall’anno prossimo è previsto che scendano a 95 gCO2/km). Gli obiettivi fissati, scrivono i concessionari, non sono raggiungibili nelle condizioni attuali dei mercati che hanno visto a settembre un crollo del 43,9% delle vendite di veicoli elettrici. “Si assiste - scrivono nella missiva i concessionari di AbarthAlfa RomeoCitroenDsFiatLancia, JeepOpel e Peugeot - a una forte riluttanza da parte dei clienti ad acquistare vetture elettriche poiché i prezzi sono estremamente alti e le performance non sono competitive”. Ma possibile che per le assurde concessioni politiche ai “green” e per la demagogia della Commissione UE mondo non si possa applicare un po' di buonsenso (e ridurre la nostra dipendenza dalla Cina) ?

 

NEONAZISTI NELL’ANIMA

Giorgia Meloni ha rimesso spontaneamente la querela contro Luciano Canfora. Il filologo barese di 82 anni era imputato di diffamazione aggravata nei suoi confronti per averla pubblicamente definita «neonazista nell’animo». Canfora era stato rinviato a giudizio dal GUP di Bari e il processo doveva cominciare il 7 ottobre, ma non si farà. Chissà se Canfora avrà, almeno privatamente, chiesto scusa.

 

RUSSIA: SIAMO DAVVERO NEMICI?

C’è una polemica in corso perché in diverse città italiane sono apparsi dei manifesti con due mani strette in segno di amicizia e la scritta “La Russia NON è nostra nemica”. Polemiche su chi ci sia dietro (pare alcuni dirigenti del M5S) ma non ne capisco il motivo. Possiamo (dobbiamo!) criticare l’invasione dell’Ucraina, ma questo non fa della Russia e del suo popolo una nazione “nemica”! Piuttosto bisogna ancora una volta sottolineare che mentre tutti vogliono (almeno a parole) la pace in Israele nessuno insiste per cercarla in Ucraina

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato a settembre vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione. Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                               MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO  n. 970 del 4 ottobre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Le cronache sono piene di morte e distruzioni, di attacchi e rappresaglie, di crudeltà che monopolizzano le notizie. Penso a chi è rimasto senza casa o ha perso tutto, a tanta gente disperata  che sopravvive con meno di un euro al giorno mentre i miliardi se ne vanno in armi, missili e bombe. Credo che un bambino coinvolto negli scontri soffre ed odierà gli avversari per tutta la sua vita perpetuando così l’odio reciproco, la volontà di reagire, la disperazione.  Alla fine con la violenza e la guerra non vince mai nessuno, soprattutto se l’odio resta instillato per sempre: ne vale la pena?

Tutte le altre news mi sembrano sciocchezze, comunque propongo qualche riflessione sul voto in Austria e sul problema migranti, mentre il dibattitto tra i candidati alla vice-presidenza USA (vinto dal repubblicano Vance) conferma che c’è una potenziale futura alternativa repubblicana a Trump e, in prospettiva, questo è un fatto importante.

 

QUANDO VINCONO I “CATTIVI”

Anche il voto per il nuovo parlamento austriaco ha confermato quella che è ormai una conclamata realtà: il 30% circa dell’elettorato europeo vota per la destra, più o meno estrema a seconda dei vari paesi europei.

Possiamo etichettare questa scelta come neonazista, populista, razzista, fascista, anti-europeista e con tutti gli “ista” voluti, ma si gira sempre intorno allo stesso problema: siamo in democrazia, ma contro queste forze deve continuare l’ostracismo perché fa comodo alla sinistra, con il PPE che ci corre dietro pur di mantenere il potere.

Il risultato è che la destra europea continua a crescere anche perchè quasi mai viene messa alla prova e chiamata a “sporcarsi le mani” con le responsabilità di governo misurandosi sui problemi concreti, così la volta successiva sale ancora di più.

Eppure l’esempio italiano è calzante: dopo due anni perfino a Bruxelles hanno capito che la Meloni non è poi così neofascista come era stata dipinta e che in definitiva ha solo una declinazione diversa su alcuni temi rispetto all’alleanza PPE-sinistra che comanda in Europa. Perfino Macron in Francia ora è obbligato ad un governo controllato dal Rassemblement National, ma si ha paura di dirlo.

Un motivo della vittoria elettorale del FPO austriaco (divenuto primo partito come Fratelli d’Italia e il Rassemblement National in Francia) spinto dal giovane leader Herbert Kickl è di essersi presentato con un profilo più moderato e proprio il potersi dipingere come alternativa credibile alle maggioranze uscenti gli ha fatto guadagnare voti.

D'altronde è spesso proprio l’informazione a inventarsi i mostri per mantenere il clima di caccia alle streghe: leggere che con il voto in condotta riproposto da Valditara “L’Italia riporta la legge di Mussolini” (come ha scritto l’importante quotidiano tedesco Bild) è  davvero una sciocchezza, ma come possono saperlo i lettori tedeschi?

Certo ci sono poi i siparietti nazionali come quello italiano con Tajani che parla di “rigurgito nazista” in Austria e con Salvini che gli augura una migliore digestione, ma sono chiacchiere che non risolvono il nocciolo del problema.

Se a una parte consistente degli europei non vanno giù le politiche ambientaliste, quelle economiche della BCE, l’immigrazione incontrollata e tanti altri temi controversi mal gestiti dalla UE come possono in democrazia esprimere il proprio dissenso se non votando per chi non le approva?

Tra l’altro è anche serio chiedersi se sia legittimo continuare con l’ostracismo pur di allontanare i “cattivi” da ogni forma di rappresentanza. Per esempio il gruppo “Patrioti per l’Europa” (Lega, RN di Bardella,  gli ungheresi del Fidesz e altri, terzo gruppo con 84 deputati all’Europarlamento) ha depositato un ricorso ufficiale alla Corte di Giustizia dell’Ue proprio contro il Parlamento europeo che li ha esclusi da tutte le cariche nelle commissioni e nelle vicepresidenze (sono quattordici, distribuite in modo proporzionale in base ai risultati elettorali e devono essere rappresentate anche le opposizioni), oltre all’ ulteriore “ovvia” esclusione dei tedeschi dell’ AfD che sono considerati ancora più a destra. Sarebbe questa la democrazia dei progressisti?

E’ ancora vincente la politica del presidente del Ppe Manfred Weber che ha ribadito ancora di recente che «non ci sarà nessuna collaborazione con l’estrema destra, perché per noi come cristiano-democratici e come Ppe, i criteri fondamentali per la cooperazione sono l’essere a favore dell’Europa, dell’Ucraina e dello Stato di diritto»?

Di sicuro non la pensa così l’eurodeputato del Ppe Oliver Schenk, che è stato capo della Sassonia dal 2017 al 2024 (ora è entrato al Parlamento europeo), che ha replicato: «In Sassonia abbiamo applicato il Brandmauer (“muro di contenimento”) e questo ha reso l’AfD ancora più popolare perché la gente sente che non sono parte del sistema democratico, mentre lo sono. Il risultato nella mia regione non ha avuto molto successo (l’AfD ha superato il mese scorso il 30%) e accusare questo partito di essere fascista li ha resi ancora più forti».

Troppo facile dare insomma sempre del “fascista” agli avversari e sviare il confronto: la verità è che tanti elettori europei (finalmente) non ci credono più e chi sta al centro dovrebbe chiedersi se condivide o meno molti dei valori della sinistra per governarci ancora insieme; se la risposta è  “no”, dov’è la coerenza?

 

Approfondimento: A PROPOSITO DI IMMIGRAZIONE

Mentre a Palermo si processa Salvini in chiave tutta “politica”, il governo Meloni ha approvato lo schema di un decreto-legge sui flussi migratori molto interessante e che, al netto delle scontate polemiche, va secondo me nella direzione giusta.

Troppe volte parlando di migranti si parla infatti sulla base di “sensazioni” e raramente su dati statistici reali.  Cominciamo con il ricordare che stando ai dati ufficiali, al 30 settembre di quest’anno erano arrivati in Italia dal “fronte sud” (ovvero via mare) 49.788 persone contro le 134.230 dell’anno scorso e – sempre per lo stesso periodo – le 72.036 del 2022.

Significa che c’è stato un forte raffreddamento dei flussi legato alle politiche governative per restringere l’azione delle ONG nel Mediterraneo, anche se questi dati non tengono conto però del flusso dal “fronte est” ovvero di persone che arrivano ora attraverso la penisola balcanica. 

Colpisce il fenomeno dei minori non accompagnati che nel 2022 furono 14.044, salendo a 18.820 l’anno scorso mentre sono stati 5.542  fino a metà settembre di quest’anno, ricordando però che sono minori auto-dichiaratisi tali, ma che spesso sono persone over 18, un trucco per garantirsi la permanenza dopo lo sbarco.

Interessante notare come stia fortemente diminuendo l’immigrazione dall’Africa mentre è l’Asia il continente che spinge più migranti verso le nostre coste, in testa i 9.940 dal Bangladesh e gli 8.822 siriani. Sono di solito persone che in gran parte arrivano in Egitto e Tunisia via aerea e poi tentano la traversata grazie ad un vero e proprio commercio (ovviamente illegale) e catena di sfruttamento “all inclusive”. Seguono poi i tunisini (6.594) gli egiziani (oltre 3.000) che sono invece accompagnati direttamente sulle coste per la traversata.

Un altro capitolo poco sottolineato è la profonda differenza tra gli stessi immigrati e il loro grado di osservanza delle leggi. Scrivevo qualche tempo fa come su 140.000 filippini presenti in Italia solo 50 risultavano detenuti mentre su 426.000 marocchini ben 2.905 erano detenuti, ovvero in proporzione 21 volte di più. Sarà un caso ma i primi sono tradizionalmente cattolici, gli altri no e questo non è “razzismo”, ma solo la realtà. E’ solo un esempio per sottolineare come per integrarsi meglio e più velocemente conta molto la società di provenienza, la lingua e la religione di appartenenza, il contatto più o meno già consolidato con la realtà europea. 

Davanti a questo fenomeno ci si chiede perché l’Europa – oltre che sorvegliare le frontiere, adottare politiche di integrazione ecc. – non stipuli più stretti rapporti con alcuni specifici paesi per “filtrare” all’origine le partenze, soprattutto perché la gran parte dei migranti non riesce altrimenti a svolgere in Europa le mansioni o le professioni per cui ha studiato o che svolgeva in patria.

Se, ad esempio, il settore dell’assistenza è in crisi per l’insufficienza di infermieri o badanti è anche vero che molto spesso non vengono riconosciuti i titoli di studio di chi emigra soprattutto se l’immigrazione è stata irregolare. E’ assurdo usare come lavapiatti un ingegnere nigeriano o umiliare una infermiera ospedaliera con 20 anni di esperienza solo perché non riesce a validare in Italia i suoi titoli di studio.

Affrontare queste problematiche imporrebbe un approccio più pragmatico perché l’immigrazione legale in Europa è una necessità, gestibile non solo con i “decreti flussi” ma proprio andando a scegliere anche competenze e professionalità.

Anziché pensare al solo recupero in mare – che è l’ultimo e spesso drammatico anello della catena – sarebbe infinitamente più logico scremare all’origine i richiedenti asilo e gli immigrati economici, eppure questo discorso che non riesce a decollare.

E’ invece spesso perfino impossibile (se non si paga una “mancia”) avvicinarsi ad una nostra rappresentanza diplomatica, provare per credere, così come mi sono sempre chiesto perché, ad esempio, le Conferenze Episcopali africane non operino in sinergia con la CEI per preparare all’emigrazione chi vuole giocare la carta europea.

Trasformare l’immigrazione in risorsa è una necessità per l’Europa ma nello stesso tempo bisogna impedire gli abusi, i traffici di carne umana.

 

P.S. E’ sempre interessante leggere le statistiche effettive del Ministero dell’Interno perché le “sensazioni” giornalistiche spesso sono fuorviati e ben diverse dalla realtà. Per esempio anche quest’anno i femminicidi sono fortunatamente in diminuzione (da 95 a 81 fino al 30 settembre) come in generale gli omicidi In Italia, passati da 268 a 228. Quanti lo sanno, ascoltando solo cronache che morbosamente - e pur di fare audience – ci sguazzano sopra?  

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione,  Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                   MARCO  ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 969 del 27 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Mentre l’ONU sforna purtroppo solo chiacchere inutili i conflitti dilagano ovunque, come il nostro cinismo pur davanti alla sofferenza di milioni di innocenti. E’ una totale follia, ma mi sembra che l’unico a ripeterlo – inascoltato - sia Papa Francesco.

 

IL FALLIMENTO DELL’ ONU

Mai come quest’anno l’affollato show dell’Assemblea Generale dell’ONU sta confermando a New York che - a dispetto dei politici-attori che si contendono il red carpet e il microfono sotto gli obiettivi delle TV – il grande ed elegante “mondo blu” del Palazzo di Vetro non è stato in grado di partorire nemmeno un topolino.

Neppure uno degli scontri in atto nel mondo vede infatti l’ONU attore principale di mediazione o almeno compartecipe alle iniziative per il ripristino della pace: in Libano i razzi si incrociano sulla testa dei nostri soldati del contingente UNIIFIL che sostanzialmente non toccano palla, in Ucraina le forze ONU non sono nemmeno nominate, in Myanmar ci si ammazza a volontà con l’ONU totalmente assente, ma che non è neppure capace di dire la parola “fine” anche alle troppe crisi politiche locali.

Nessuno tiene più il conto delle miriadi di “risoluzioni” man mano approvate (e non parliamo poi di quelle respinte con diritto di veto) dall’Assemblea Generale o dal Consiglio di Sicurezza tanto che i dittatori o i colonnelli di turno continuano indisturbati a violare i principi fondamentali della “Carta” senza neppure più preoccuparsi di salvare la faccia. 

L’Onu (che peraltro è travolto dai debiti dei paesi inadempienti, che non riescono o non vogliono perfino pagare le quote annuali) è veramente in crisi e non va meglio con le sue Agenzie di vario ordine e grado che dovrebbero alleviare le sofferenze dei civili ma – dove ci riescono – portano a  risultati costi-benefici davvero inquietanti anche perché alle spalle dello “show” è nata, cresciuta e si è ben radicata una ressa di delegazioni, funzionari, ambasciatori e mantenuti vari che pesano come macigni sulle casse comuni, ma molto spesso senza dare concreti risultati.

Il vernissage dell’Assemblea plenaria è comunque da anni un “must” per i potenti della terra (salvo quelli inseguiti da mandati di cattura internazionali, non si sa mai) che arrivano, parlano per i pochi minuti loro assegnati nel disinteresse generale, salutano e se ne vanno rigorosamente senza neppure ascoltare quello che hanno da dire gli oratori successivi. Alle spalle dei leader stuoli di portaborse, diplomatici, assistenti, parlamentari che approfittano di fine settembre per qualche giorno di shopping a New York.

Resta davvero poco dello spirito originario dell’ONU, il valore almeno morale delle sue decisioni ha perso d’importanza anche per i “grandi” non vogliono cambiare neppure i regolamenti e si mantengono stretto il loro diritto di veto per bloccarsi a vicenda andando spesso contro la logica e soprattutto la giustizia per i propri interessi.

D'altronde i quasi 200 paesi partecipanti sono tutti equiparati tra loro e teoricamente San Marino e le Isole Barbados contano come gli USA al momento del voto: principio di equità e democrazia, ma che si inceppa poi al momento di concretizzare qualcosa.

Anche la Meloni è venuta, ha parlato (in buon inglese, un bel passo avanti rispetto a troppi premier italiani alla Renzi che neppure lo spiccicavano o si facevano ridere dietro per il loro accento) ha ricevuto un premio dalle mani di Elon Musk e se ne è tornata a Roma sull’aereo di stato. Biden ha invece salutato tutti con commozione: comunque andrà il 5 novembre, per lui era l’ultima sua uscita internazionale ed appare già come l’ombra di sé stesso.  Umanamente colpisce, ma pensare che fino a due mesi fa era lui il candidato democratico resta davvero sconcertante.

 

VENEZUELA: IL MONDO E’ DISTRATTO

Il “presidente” Maduro ha brillantemente perso le elezioni in Venezuela non superando il 32% dei voti, ma nel disinteresse concreto del mondo ha messo galera gli oppositori, fatto sparare sui dimostranti, costretto all’esilio chi non la pensa come lui e governa come prima. Addirittura la sua Corte Suprema (quella che ha certificato il risultato elettorale ignorando i colossali brogli) ha chiesto l’arresto del presidente argentino Miei per le sue “provocazioni”. Dopo una prima fiammata di interesse il Venezuela non fa più notizia, ma possibile che il mondo non riesca ad imporre neppure il rispetto di un voto? Forse perché Maduro è un dittatore di sinistra, amico dell’Iran e di Cuba?

 

ALL’ARMI, ALL’ARMI, ALL’ARMI SIAM EUROPEISTI!

Visto l’ok dell’Europarlamento per l’uso delle armi occidentali ed europee sul suolo russo, quello che continuo a non capire è perché si sostenga come si deve assolutamente lavorare per la pace in Medio Oriente e invece neppure si sfiori questo tema per la guerra in Ucraina, anzi si sostenga una escalation delle operazioni belliche.

I civili arabi, israeliani, ucraini e russi che soffrono la guerra per me sono tutti uguali. Sostenere che si salveranno vite umane e che favorirà la soluzione del conflitto una escalation militare “per costringere la Russia alla pace” è per me incomprensibile, eppure l’ Europarlamento ha votato una risoluzione in cui “Deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina e invita gli Stati a rispettare l’impegno di consegnare un milione di munizioni accelerando la consegna di armi e sistemi di difesa aerea compresi i missili Taurus”. Poiché “le consegne insufficienti di munizioni e armi e le restrizioni al loro utilizzo rischiano di vanificare gli sforzi finora compiuti». Ricordando più avanti che bisogna “Revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo». Quanti italiani siano informati di queste cose  e quali siano gli obiettivi militari “legittimi” od illegittimi lo lascio spiegare a chi ne sa più di me, osservo piuttosto che di auspicare la pace non ne è rimasta neppure una parola, neanche solo per lavarsi la bocca o la coscienza, mentre la Von der Leyner ha annunciato il versamento di nuovi 35 miliardi di euro in prestito all’Ucraina (con quale rendicontazione?) ovvero il doppio della manovra finanziaria italiana 2024.

Biden ieri gli ha concesso altri 8 miliardi aggiuntivi di armamenti compresi proiettili di più lunga gittata ma “non per sparare sulla Russia, ma da sparare più da lontano” che è una ipocrisia totale. Sia chiaro che Putin si comporta ed è condannabile allo stesso modo, ma è l’escalation ad essere folle perché se poi Putin – che continua ad avere le responsabilità dell’invasione, ma parliamo ormai di 30 mesi fa - sottolinea che di questo passo si corre veloci verso una guerra nucleare non prendetelo per folle o irresponsabile, perché mi sembra che gliene si forniscano tutti gli alibi possibili.

Denunciare queste follie non si tratta di “pacifismo” ma si sano realismo: se si continua a giocare al rialzo è comunque impossibile piegare la Russia che con i suoi alleati ha riserve sterminate esattamente come l’Occidente e quindi significa voler scientemente percorrere un percorso che non porta ad alcuna soluzione. Condivido la posizione dell’Italia che chiede comunque più prudenza ad autorizzare attacchi sul suolo russo.

Ma, al di là di chi fa affaroni producendo e vendendo armamenti, la strada stretta e faticosa di una trattativa è comunque l’unica percorribile e si impone un immediato “cessate il fuoco” umanitario, in Ucraina come in Libano e a Gaza.

Tutto ciò premesso, la “mappa” dei voti favorevoli e contrari al parlamento europeo per armare ulteriormente Zelensky è stata variegata e contrapposta, ha spaccato verticalmente le delegazioni nazionali e i singoli gruppi politici sia di maggioranza che di opposizione. Il PD ha conquistato l’oscar della contraddizione con voti favorevoli, contrari ed astenuti di propri deputati sia nel voto dell’articolo 8 (quello delle armi) che sul voto finale, oltre all’on.le PD Annunziata (l’ex conduttrice RAI) che per la seconda volta (l’altra volta fu a luglio) ha annunciato di aver sbagliato a votare (??!!). Fatele un corso accellerato!!

Alleanze e convergenze anche curiose, per esempio ha votato favorevolmente all’armamento anche la “capitana” onorevole Carola Rackete, già campionessa ”umanitaria” nella raccolta migranti in Mediterraneo ed eroina delle sinistre nostrane.

 

Ma come la pensano almeno gli italiani in argomento? “Termometro politico” ha diffuso l’esito di un sondaggio raccolto la settimana scorsa secondo il quale solo per il 27% del campione l’invio di armi “è doveroso, ma ne inviamo meno di quanto potremmo e dovremmo consentire agli ucraini di usarle anche per obiettivi in Russia” mentre un 22,2% afferma di essere a favore dell’invio di armi “ma è giusto limitare il loro utilizzo al solo territorio ucraino, per evitare escalation”.

Il 28,3% afferma che inviare armi sia stato “un grave errore fin dall’inizio, che ha contribuito alla continuazione della guerra e alla crescita delle vittime” mentre il 20,4% del campione sostiene che “anche se può essere stato comprensibile all’inizio della guerra oggi non lo è più, l’Ucraina non può vincere, dobbiamo premere per un cessate il fuoco”. Solo il 2,1% (molto meno del solito) non ha voluto rispondere.

Insomma, andando a fare la somma delle risposte tra chi in teoria sarebbe stato contrario alla deliberazione dell’Europarlamento si arriverebbe al 73%.

Sono solo sondaggi, ma in democrazia dovrebbe contare in qualche modo anche l’opinione degli elettori…

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Lì si vive (meglio, si fa la fame) con 1 EURO AL GIORNO, capite perchè mi indigno vedendo tutte queste spese per gli armamenti? Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione, in parte ripresa anche su IL SUSSIDIARIO (un quotidiano online che vi invito a seguire perché mi sembra molto ben fatto). Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                                               MARCO  ZACCHERA



IL PUNTO  n. 968 del 20 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Ai Lettori

Con questo numero IL PUNTO riprende la sua diffusione settimanale – di norma il venerdì – cercando di dare qualche spunto di riflessione a volte controcorrente.

Non vi nascondo che sono molto preoccupato per l’andamento del mondo ad iniziare dalle prossime elezioni in USA dove è davvero necessario scegliere “Il male minore” – come ha giustamente sottolineato Papa Francesco – tra due candidati che mi paiono del tutto insufficienti rispetto al loro prossimo ruolo. Se penso alle carneficine in atto in Ucraina e in Medio Oriente che non si riescono (e vogliono) fermare e che coinvolgono anche troppi innocenti mi riempio di dubbi anche sul ruolo della NATO.  

Soprattutto penso all’Europa, spesso troppo ossequiosa alle strategie USA, che si stia avviando sulla strada dell’autolesionismo demagogico senza accorgersi che rischia di uscirne sconfitta e stritolata. Sorrido pensando che però il 61% degli italiani “condivide il Piano Draghi” per il suo rilancio che è di 450 pagine (e che credo non abbia letto nessuno), ma tanto vale la “buona stampa” che - per esempio - si guarda bene poi dal criticare la BCE che si muove all’opposto di quello che sostiene Draghi o a sottolineare la mancanza di strategia della UE verso la Russia.

In Italia la Meloni prosegue complessivamente con buoni risultati (compresa la nomina in UE di Fitto, l’appoggio avuto del nuovo premier inglese, un’Italia che si dimostra stabile in Europa e un’economia che si tiene a galla) ma ha intorno a sé alcune figure discutibili e spero abbia sempre più coraggio nel prendere posizioni più nette nei confronti di Bruxelles perché solo così ne guadagnerà alla fine in credibilità e chiarezza.

La vicenda Salvini processato a Palermo è intanto più che demenziale, ma una volta di più non si ha il coraggio di affrontare alla radice il problema non tanto bloccando gli sbarchi quanto riducendoli alla partenza.

 

Scusatemi infine se a volte scrivo troppo a lungo, ma credo si debbano un po' approfondire i vari problemi, non possono bastare gli slogan o i pregiudizi. Resto sempre disponibile a rispondere a chi mi scrive poi direttamente e ringrazio – perché è una gratificazione personale – i lettori che mi seguono e mi mandano altri indirizzi di loro amici o conoscenti che possano essere interessati a ricevere IL PUNTO.

 

POVERO MONDO

Ho ascoltato il deludente dibattito tra la Harris e Trump e ne sono rimasto amaramente deluso. Speravo infatti di vedere e sentire - ma soprattutto capire - l’opinione del futuro vice-capo del mondo (il capo vero e indiscusso è ormai il cinese Xi, che non si pone neppure il problema delle elezioni) ma su argomenti ben più importanti, seri, di drammatica attualità.

Nulla, ed è per questo che ne sono rimasto anche più preoccupato.

L’immigrazione, per esempio, è una grande problematica mondiale e non si può liquidarla con una battuta, così come dimostrare di non avere neppure un’idea di come chiudere il conflitto in Ucraina.

Ma possibile che Trump non abbia capito che poteva incalzare molto di più la rivale sulle assurdità dei suoi voltafaccia, di una che – per esempio - fino all’altro ieri voleva la corsa verso il “green” ed ora accetta di riaprire le miniere di carbone in Pennsylvania pur di non perdere i voti in quello Stato?

E’ incredibile che negli USA non si siano trovate due persone più preparate ed adatte per guidare il paese (quasi) più importante del mondo. Eppure la scelta si è ridotta tra una che è stata promossa in prima fila per mancanza di alternative e rimanere un giocattolo nelle mani altrui (o forse proprio per questo) mentre dall’altra parte c’è un vecchio esaltato che urla slogan e poco di più.

Il confronto è stato un disastro generale tra battute puerili, polemiche inutili e con intorno media – quasi tutti pro-Harris - che colgono solo una parola per strumentalizzare un intero discorso (vedi la sciocchezza dei gatti dell’Ohio), ma si guardano bene dal sottolineare la superficialità di entrambi i candidati.

Pensavo che Trump avrebbe sfruttato meglio l’occasione del dibattito che lo ha reso credibile solo in chiusura, quando ha giustamente accusato la rivale di non aver fatto in questi anni nulla di quello che solo ora promette.

Per contro non ho capito dove sia il “nuovo” della Harris a parte i soliti messaggi un po' scontati e molto demagogici, cari a chi non ha molto altro da dire.

Un’ America che comunque - per quanto la conosco - è ben diversa da entrambi i due personaggi, anche se sicuramente guarda sempre di più al proprio ombelico che voler pensare ai problemi del mondo. Ma i leader non possono non pensarci ed era proprio dal confronto diretto che doveva uscire la singola opinione di ciascuno.

La Harris – per esempio – è d’accordo o meno di permettere all’Ucraina di lanciare missili a lungo raggio sulla Russia, pur con l’ipocrisia che siano NATO ma non americani? Come uscirebbe dal conflitto (ammesso che ne voglia uscire) al di là delle buone intenzioni? Per contro, ma è mai possibile che Trump non l’abbia incalzata chiedendogli se c’era un punto, anche uno solo, in cui non fosse d’accordo con il suo attuale principale? Macché, in un mondo con problemi economici, ambientali e sociali devastanti l’unico scontro diretto tra i due candidati alla Casa Bianca è stato semplicemente squallido. Mentre per la seconda volta un matto voleva attentare a Trump resto convinto che se i repubblicani avessero proposto un altro candidato avrebbero vinto il 5 novembre a mani basse e il mondo di domani sarebbe stato molto diverso, ma non necessariamente peggiore, da come è invece gestito oggi – non si sa bene da chi – nello studio ovale della Casa Bianca.

 

SOLITA STORIA: POLITICA VS. MAGISTRATI (E VICEVERSA)

Suvvia, non si dica che il PM di Palermo chiedendo 6 anni di reclusione per Salvini per “sequestro di persona” non abbia finalità politiche perché sarebbe una barzelletta. Salvini per una vicenda analoga è stato assolto a Catania, nel 1997 ai tempi di Prodi il “blocco navale” non sollevò nessuna remora dei giudici, il leader della Lega al tempo faceva comunque parte del governo Conte (premier però non indagato) e ci riferiamo ai tempi in cui la “capitana Rackete” (padron, dell’onorevole Carola Rackete perché nel frattempo l’hanno pure eletta al parlamento europeo) che aveva violato ogni tipo di legge e perfino si era volutamente scontrata con una motovedetta della Finanza, ma ne è uscita con l’alloro della martire e nessuna condanna. Due pesi e due misure, che peraltro fanno comodo anche a Salvini che così ha un utile elemento di visibilità. Fanno sorridere che i commenti governativi sulla vicenda siano giudicati “indebita ingerenza” dall’Associazione di Lor Signori Magistrati quando sono i primi Loro, molto spesso, ad invadere il campo della politica “interpretando” le norme di legge e non applicandole, vedi lo “svuotamento” dei centri d’accoglienza, giudicati (da alcuni di loro) illegittimi, qualcuno ricorderà il caso Apostolico. 

Nulla di nuovo, ma - per favore – meno reciproca ipocrisia!

 

TOTI E IL TOPOLINO

E così, alla fine, la mega-inchiesta della Procura di Genova con anni di lavoro degli inquirenti e decine di migliaia di intercettazioni (quanto è costata?), proseguita con gli arresti domiciliari “sine die” di Toti fino ad ottenere le sue dimissioni da governatore della Liguria si conclude con un patteggiamento, la caduta dei reati di corruzione e l’ammissione che erano legittimi gli atti di Toti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni. È caduta soprattutto l'accusa di corruzione, l'ipotesi iniziale portata avanti in un'indagine durata 4 anni. Certo, se Toti si considerava innocente doveva andare a processo, ma tra quanti anni sarebbe finito il suo incubo giudiziario e chi lo avrebbe mai risarcito se alla fine fosse risultato innocente? Anche perché intanto non avrebbe potuto più candidarsi. Mi resta un dubbio: se gli altri imputati hanno affermato di aver dato contributi un po' a tutti ( candidati PD compresi) perché solo Toti è stato perseguito?

 

PICCOLA PROPOSTA

Zelesky chiede missili balistici ad USA e  NATO per colpire le basi in Russia, l’UE si dice “preoccupata” perché Putin recupera missili dall’Iran per lanciarli sull’Ucraina. Apprezzando il rifiuto italiano a questa nuova potenziale escalation mi chiedo perché la NATO e soprattutto l’Europa non propongano a Putin di NON concedere i missili all’Ucraina in cambio di un impegno russo a NON acquistare quelli iraniani e a circoscrivere ad una certa distanza dai confini il raggio massimo di azione dei missili e droni esistenti. Il tutto magari concordando un primo “cessate il fuoco” per provare a cominciare a discutere.

Offrire anche possibilità di pace, insomma, non solo fornire altre armi di guerra.

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione, in parte ripresa anche su IL SUSSIDIARIO (un quotidiano online che vi invito a seguire perché mi sembra molto ben fatto). Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                              MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO - ESTATE

n. 967 del 6 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Il controllo dell’informazione e di ciascuno di noi è fondamentale per chi gestisce il potere economico e politico ai vertici del mondo. In Italia c’è una disinformazione generale su molte questioni, mentre negli USA la Harris è già acclamata vincitrice creando orgasmi alla premiata ditta Schlein & C. (e media fiancheggiatori), ma forse è presto per festeggiare. Sul piano interno credo che il fatto più significativo sia la ricongiunzione del centro sinistra nel “campo largo”: attenta la destra che rischia di lasciarci le penne, perché in passato chi riesce ad unirsi vince e chi litiga perde. Intanto, a proposito di immigrati…

 

LA PRESIDENTE DELLA GIOIA

Se fossi americano voterei repubblicano, ma Trump non mi piace né come candidato né come persona. Spero che vinca per la mediocrità dell’avversaria e alla faccia di quasi tutti i media italiani diventati lecca-lecca della Harris senza rendersi conto che è una mediocre banderuola che ha cambiato le sue opinioni di fondo solo per ragioni elettorali.

Considerata fino a poche settimane fa impreparata e un totale fallimento politico improvvisamente è diventata una superstar e viene definita “La presidente della gioia”.

Ma possibile che il capo del mondo debba essere scelto da una lobby che in pochi giorni cambia candidato, compra i mass-media, trasforma le cose e può riconfigurare le elezioni con una disinvoltura che nulla ha di democratico?

La lobby democratica degli Obama, dei Clinton e dell’ottuagenaria Pelosi avevano bisogno di avere una possibilità di vittoria e soprattutto di continuare a gestire il potere per procura, così come è stato con lo spento Biden in questi anni.

Bisognava rassicurare l’industria degli armamenti, per esempio, ma anche quella delle commesse garantite, dell’incalcolabile stuolo di faccendieri (ufficialmente “lobbisti”) che avevano ed hanno un assoluto bisogno di continuità per non essere sopraffatti dalla nuova ondata dello spoils system se vincessero Trump ed i repubblicani. Naturalmente meglio sorvolare sul fatto che la coppia Harris/Walz è la scelta più politicamente a sinistra degli ultimi decenni, ma che improvvisamente adesso viene riconfigurata quasi a destra con un programma opposto pur di riconquistare voti bianchi di centro.

Eppure è stata acclamata alla convention democratica all’unanimità da delegati che erano stati eletti per incoronare Biden, un presidente che in 40 giorni è passato dall’essere il candidato-unico a un candidato-sepolto. I media si sono subito schierati in massa (soprattutto all’estero) coprendo di lodi la scelta del gotha democratico. Non una sola voce dissenziente alla candidatura (roba da congresso del Partito Comunista Cinese), nessuna voce critica, nessuna protesta.

Quelle, semmai, stavano fuori la sala protestando per Gaza e cento altri questioni, ma sono state tenute bene alla larga dal palacongressi, silenziate dai media e da robusti cordoni di poliziotti.

A ripensarci è comunque davvero strano: non si volevano tafferugli che disturbassero l’immagine e la festa democratica ed infatti di scontri non ce ne sono stati, evitando un pericoloso avvicinamento al palazzo della Convention da parte degli stessi dimostranti. Com’è mai stato possibile allora che il 6 gennaio del 2021 un numero molto meno numeroso di variopinti ed annunciati contestatori pro-Trump abbiano potuto violare addirittura il Campidoglio di Washington, sguarnito di ogni difesa? Evidentemente anche quella era una volontà politica per strumentalizzare gli eventi, come infatti è avvenuto.

Eppure molte altre cose sono rimaste fuori dalla Convention democratica. Il mondo, per esempio.

Nessuno che abbia chiarito – e tantomeno la Harris, anche nelle più recenti interviste alla CNN dove non ha convinto nonostante “giocasse in casa”  – che cosa si vorrà fare nel mondo oltre che chiedere la pace a Gaza (ma non a Kiev, chissà perché)). Nessuno ha indicato un programma, una rotta. Nessuno ha citato il Venezuela, l’Afghanistan, l’Iran, la Georgia, Taiwan. Perfino l’Ucraina è rimasta del tutto fuori dal dibattito e nessuno ha spiegato che cosa abbia in mente in merito a questo sanguinoso e costoso conflitto la candidata-presidente. Un silenzio speranzoso per l’industria degli armamenti che preme per continuare le forniture, ma certo non è stato un silenzio casuale, come tanti altri temi scottanti sono rimasti ben lontani dall’United Center.

Eppure l’abbandono precipitoso dell’Afghanistan (dimenticato e taciuto) era stata una pagina nera di Biden, così come le incursioni finanziarie “di famiglia” in Ucraina prima del conflitto…Tutte cose dimenticate e sopite, soprattutto da non ricordare agli elettori.

Meglio promettere piuttosto interventi sociali per trilioni di dollari (e pochi si sono chiesti fino a quando si potrà aumentare a dismisura il deficit federale) oltre – ovviamente - alla chiamata alle armi degli elettori contro il criminale e pericoloso Trump, genio del male, e che comunque è anche lui pieno di contraddizioni e sicuramente poco limpido.

Nessuno ha citato il problema immigrazione (ed è forse stato uno sbaglio perché insieme ai temi economici è questo il vero problema oggi percepito dagli americani e sul tema la Harris, espressamente delegata da Biden, era stata fallimentare), così come la decolonizzazione industriale. Tutto si è così indirizzato – ma questo era ovvio – solo verso la criminalizzazione di Trump che se insulta va in prima pagina come diffamatore, ma se è insultato non se lo fila nessuno.  Kamala Harris sarà quindi “La presidente della gioia” e speriamo sia davvero così perché Obama si prese il Nobel per la pace prima ancora di iniziare il suo mandato e poi esordì bombardando la Siria, Biden è intervenuto o fuggito in mezzo mondo, mentre il povero Trump (pensateci, ma è proprio così) era stato l’unico a non iniziare nuovi conflitti.

In Italia comunque i media hanno già sposato ed incoronato la Harris come  progressista vincitrice, negli USA lo vedremo, forse è meglio aspettare il 5 novembre.

 

Approfondimento: IL GRANDE FRATELLO

Nei paesi democratici si scontrano due necessità: da una parte la libertà di informazione e di comunicazione personale e dall’altra l’abuso che si può fare di questa riservatezza.

Controllare i propri cittadini “a fin di bene” (ma poi di fatto condizionarli e spiarli) è d'altronde, da sempre, la spesso taciuta volontà di ogni autorità.

Il confine tra queste due opposte situazioni è spesso una linea sottile, incerta, non codificata viste anche le quotidiane novità informatiche. 

La notizia dell’arresto di Durov  – fondatore di Telegram – di passaggio in aereo a Parigi ha lasciato  perplessi perché le autorità francesi per arrestarlo hanno esteso personalmente a lui le responsabilità di tutti i crimini che possono essere stati commessi utilizzando questo canale criptato di comunicazioni, una tesi che appare un po' forzata.

Certamente Telegram può dare fastidio – e molto – a tutti i regimi per i quali può risultare una minaccia. Non è un segreto che quelli autoritari lo vedano con preoccupazione, e d'altronde proprio Durov è stato un fiero oppositore di Putin con  le autorità russe che sembra non riescano ancora ad intercettare, per esempio, le comunicazioni fra dissidenti.

Durov è quindi un eroe o un criminale? Sicuramente ci sono molte similitudini con il caso Assange, incarcerato e condannato per aver diffuso in nome della libertà di espressione dati e segreti militari USA dai quali la Casa Bianca (e i loro alleati) ne uscivano con una pessima immagine, ma che in fondo erano appunto scottanti “verità” che per questo non si volevano diffondere. 

Contemporaneamente all’arresto di Durov Mark Zuckenberg, il potente e ricco papà di Facebook, abbia ammesso ufficialmente e per iscritto al Congresso USA di aver volutamente censurato i social media (compresi Facebook e Instagram) cancellando circa 20 MILIONI di post negli anni scorsi su pressante richiesta dell’Amministrazione Biden-Harris. C’è chi pensa che Zuckenberg abbia voluto mettere le mani avanti in previsione di un’indagine penale, oppure che voglia in qualche maniera segnalare a Trump una scelta di campo in suo favore.

Di sicuro anche negli USA – che si vantava di essere un paese dove prima di tutto viene la libertà degli individui – anche la stampa e i social sono sempre più manipolati.

Nessuno riesce così più a capire cosa effettivamente succeda in molte parti del mondo e le conseguenze di alcune scelte di vertice, come le polemiche legate ai vaccini e agli enormi interessi economici che si stavano e ci stanno dietro.

In Italia di tutto questo purtroppo si parla pochissimo, ma la lettera ufficiale di Zuckenberg conferma i contenuti dei cosiddetti “Twitter files”, resi pubblici nel 2022 da Elon Musk, che sottolineano la poca trasparenza della Casa Bianca per esempio sulle attività del figlio di Biden in Ucraina. 

Zuckenberg riconosce ora di aver impedito la diffusione di notizie compromettenti su di lui validando la (falsa) versione dell’FBI secondo cui si trattava di disinformazione russa e dunque influenzò il voto presidenziale del 2020. Quelle notizie – e i relativi commenti - avrebbero potuto spostare molti voti in favore di Trump, ma la grande stampa americana lo ammise solo molti mesi dopo e ad elezioni concluse. La stessa guerra in Ucraina assume ora aspetti diversi ed inquietanti sul coinvolgimento americano, ma pochi sembrano considerarlo.

La confessione di Zuckenberg, diventata pubblica in concomitanza con l’arresto a Parigi di Pavel Durov, ha riaperto però la questione della segretezza e trasparenza delle informazioni almeno nei paesi che si dichiarano democratici. In particolare sul diritto o meno di stabilire chi abbia o no il diritto di censurare i siti “pericolosi” (ufficialmente per bloccare potenziali reati e fake news, ma di fatto autorizzando così anche la censura sulla diffusione di notizie giudicate scomode).

Non è certo solo un problema americano, perché lo stesso sta avvenendo e molto pesantemente nella UE.

La verità e che le polizie del mondo sembrano tutte correre molti passi indietro rispetto a chi utilizza questi canali in modo criminale e che alla fine fa comodo a molti tentare ogni tipo di pressione – arresto compreso, vedi Durov - su chi possa avere le preziose  “chiavi” di accesso alle notizie private di centinaia di milioni di persone, in una sorte di “grande fratello” che – sempre ufficialmente “a fin di bene” - vorrebbe però spiare o intercettare tutti noi e condizionarci così nelle nostre scelte politiche ed economiche. Un tema enorme, inquietante, e anche per questo sostanzialmente tenuto nascosto.

 

NAUFRAGI

L’incredibile e sospetto naufragio dello yacht Bayesian, uno dei più grandi e lussuosi velieri del mondo con 7 morti “VIP” ha avuto ben più attenzione del quotidiano stillicidio di morti annegati nel Mediterraneo (e anche nell’Atlantico cercando di raggiungere le spagnole Isole Canarie, dove in proporzione sono 5 volte di più) sempre nel tentativo di immigrare clandestinamente in Europa. Morti che non fanno notizia e sono solo numeri, poveracci subito dimenticati. La polemica è semmai sulle ONG che vanno a “salvarli”. Certo che il soccorso in mare è dovuto, ma quella gente non dovrebbe partire e invece – dando loro buone possibilità di recupero - si incentivano proprio le partenze offrendo spazio al gigantesco giro d’affari del commercio di carne umana.

Perché la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), anziché finanziare i recuperi in mare non collabora prima di tutto con le Conferenze Episcopali di alcuni paesi africani coordinando la PREPARAZIONE alla migrazione, PRE-SELEZIONANDO le persone che vogliono venire in Italia in maniera LEGALE? Aumentare i flussi organizzati e protetti sarebbe davvero un aiuto “cristiano” e molto più utile, sia per la trasparenza che per la qualità del viaggio e la sicurezza dei migranti. Non è “colpa” di chi cerca di arrivare, ma di chi specula su di loro e  – pur in nome della solidarietà umana – li spinge a partire anziché  aiutati in modo adeguato PRIMA di far loro rischiare la vita. Ne ho parlato a lungo nel mio libro “l’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE?” che potete sempre richiedermi a marco.zacchera@libero.it

 

ATTENZIONE

Se volete leggermi più spesso, su “Il sussidiario.net” trovate più volte la settimana miei articoli d’attualità (cliccate “sussidiario + zacchera”). Intanto, come ogni anno, tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane.

Questo numero è stato scritto il 3 settembre, ci risentiamo verso venerdì 20, poi riprenderemo con i consueti appuntamenti settimanali.

                       

BUON SETTEMBRE A TUTTI !                                                                 MARCO  ZACCHERA





IL PUNTO - ESTATE  

n. 966 del 23 agosto 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  La politica italiana è in vacanza e montano solo i pettegolezzi sulle potenziali incursioni giudiziarie a danni dei parenti dei politici. Certo che il presunto reato di “traffico di influenze” è fantastico nella sua fumosità, utile arma in mano a qualsiasi PM per indagare chiunque. In materia servirebbero trasparenza, rigore ed onestà, ma spesso non ci sono.

All’estero ci si continua ad ammazzare a Gaza  mentre l’Ucraina contrattacca in Russia anche con le nostre armi (era nelle regole di ingaggio o non lo sapevamo neppure?) mentre mi chiedo perché - se siamo tutti coscienti che a Gaza serve un immediato armistizio umanitario -  nessuno faccia un minimo sforzo di pace anche per il conflitto europeo, anzi, si faccia di tutto per allargare la guerra.

A proposito: è confermato che Zelensky aveva spudoratamente mentito a proposito della distruzione del gasdotto del Baltico affamando conseguentemente l’Europa di gas, facendo esplodere l'inflazione, aumentare i tassi bancari ecc.. Secondo la magistratura tedesca a compiere l'incursione erano stati proprio gli ucraini (con "aiutini" occidentali) e non i russi. Ma allora, quante altre balle ci conta (e ci contano) ogni giorno su quel conflitto e chi ci ha guadagnato da quell’attentato che ha così tanto danneggiato l'Europa e gli europei? Chissà che non sia mancato l'aiuto proprio di quella “cupola” USA che comanda da tempo alla Casa Bianca e che in pochi giorni, temendo per la continuità del proprio potere, ha cacciato Biden e incoronato la Harris? 

 

LA KAMALA SUPERSTAR

“Addio, mister Biden: grazie, è stato davvero un piacere, ma adesso – presidente - cortesemente si accomodi…”

Metteteci le (false) lacrime ufficiali del gruppo di comando dem Obama-Clinton-Pelosi e quelle (vere) dell’interessato con i tanti discorsi di circostanza, ma l’avvio alla Convention democratica di Chicago con l’addio di Biden è assomigliato molto alle veglie funebri di quei personaggi importanti dove tutti i presenti ne tessono le lodi soprattutto perché finalmente il caro estinto si è tolto dai piedi.

E pensare che fino a due mesi fa proprio Biden, era un mito, il migliore, il comandante in capo intoccabile, quello che stava benissimo di salute ed avrebbe assolutamente vinto di nuovo, tanto che le “primarie” democratiche erano state uno scontato dovere d’ufficio, guai a chi avesse messo in dubbio la sua candidatura.

Poi i sondaggi sempre più disastrosi, l’incredibile attentato a Trump, il dovere di sganciarsi, il pressing dei “donatori” improvvisamente restii a buttare milionate di dollari dalla finestra e il drammatico dubbio della “cupola”: “Come ne veniamo fuori”?

Perché è evidente che alla casa Bianca da tempo comanda un comitato d’affari militare, lobbistico ed economico che aveva ed ha il suo front desk nel sempre più acciaccato Biden, ma che dietro tira e tirava le fila di tutto. Un gruppo che improvvisamente ha capito che avrebbe potuto perdere il Potere. Biden non stava peggio di un mese fa, non ha avuto un infarto, ma serviva trovare il male minore e un usato sicuro, malleabile. La candidatura della Harris è così diventava necessaria e perfetta: fino a un mese fa improponibile per una naturale successione proprio per i suoi limiti e il suo grigiore (Oddio, non sarà mica una battuta razzista?!), ma improvvisamente diventata indispensabile. 

Così, di punto in bianco, senza nessuna consultazione della base (qualcuno ha parlato di “golpe”), ecco il passo indietro imposto a Biden (che non lo voleva fare) e lo sbocciare della candidatura di una Kamala Harris ottima per chi dovrà manovrarla e intanto capace – se opportunamente condotta – di rinvigorire almeno con una speranza le spente truppe democratiche.

Una mediocre è diventata così una specie di divinità con intorno una adulazione sconcertante e decisamente esagerata. In Italia, poi, alla sinistra non è parso vero di trovare una figura democratica di colore, femminista, pro-gender, abortista e quindi da sponsorizzare a palla.

Un buon candidato repubblicano l’avrebbe seppellita, ma purtroppo (per loro) i repubblicani hanno solo un Trump che ragiona (poco) ed è come il toro nell’arena e quindi circondabile, attaccabile, inviso a metà del paese. Un Trump che attira fedelissimi scatenati, ma difficilmente le maggioranze e che - aizzato - urla anziché far ragionare.

Il vero test elettorale diventerà comunque il grado di mobilitazione: con Biden i democratici tiepidi sarebbero probabilmente rimasti a casa non motivati, con la Harris forse andranno a votare in numero maggiore soprattutto alcune minoranze e classi sociali e in questo caso faranno la differenza purché il demone-Trump resti il razzista bianco “cattivo”, dipinto solo come un presidente ideale per combinare disastri.

Eppure potrebbe ancora non andare così: non so quanti elettori bianchi delusi dalle politiche democratiche di questi anni, dal poco valore della Harris, in affanno economico e ghettizzati in patria applaudano veramente questa scelta, in uno scontro che negli USA sta diventando sempre di più anche razziale.

 

VANNACCI

A proposito di razzismo il tormentone dell’estate è cosa dica, sussurri, scriva o organizzi il generale Vannacci, neo eurodeputato della Lega, per impostarci sopra una quotidiana polemica.

Da una frase o una espressione di chiunque si può sempre estrapolarne uno scandalo, ma – mi scuso con tutti i progressisti del mondo – quando leggo od ascolto una frase compiuta del generale di solito non trovo nulla di offensivo per nessuno, al massimo delle banalità condivise in ogni chiacchiera italiana, soprattutto se sotto un ombrellone. Si possono poi sempre estrapolare delle parole e polemizzare sul senso,  ma la realtà  resta quella che è.

 

EUROPA IN RETROMARCIA

Se siete passati da Malpensa avrete letto un annuncio al controllo bagagli: “La Commissione Europea ha reintrodotto restrizione sui liquidi, aerosol e gel trasportati dal bagaglio a mano. A partire dal primo settembre, pertanto, la capacità massima consentita sarà nuovamente di 100 ml per singolo contenitore.” Tradotto: da tempo a Malpensa (come negli aeroporti più moderni del mondo, addirittura a Tel Aviv è sempre stato così) strumenti automatici verificavano che, per esempio, la bottiglietta d’acqua che portavate in cabina lo fosse veramente e non un esplosivo. Siccome però molti scali europei non si sono adeguati con la necessaria tecnologia, l’UE obbliga a far fare marcia indietro a tutti e si torna ai limiti di prima. Un assurdo che fa solo felice la lobby dei duty free che potranno così continuare a vendervi una bottiglietta d’acqua a dieci volte il prezzo del supermercato. Grazie Europa!

 

 

Approfondimento: IL GRANDE BLUFF DELLE AUTO ELETTRICHE

In Italia nel 2024 verranno immatricolate non più di 80.000 auto elettriche su un parco-auto complessivo di circa 40 milioni di veicoli e 2.000.000 di nuove immatricolazioni.

Tenuto conto che oltre la metà delle auto italiane hanno più di 10 anni, che un quarto sono “over 14” è evidente il “flop” delle auto elettriche, come d'altronde avviene in tutta Europa nonostante fiumi di contributi statali ed europei. 

Non basta una tamburellante pubblicità, basta chiedere ad un qualsiasi concessionario: l’auto elettrica non piace, non convince, non è amata se non da una piccola fetta di aficionados che – innanzitutto – possono permettersela.

Ma non è solo una questione di costi, quanto soprattutto di praticità e l’obiettivo europeo di arrivare a 4,3 milioni di auto elettriche in Italia in 6 anni è semplicemente una sciocchezza (o una buffonata), così come è irraggiungibile in tutti i paesi dell’Unione. Una politica che quindi è e sarà un demagogico flop.

Ricordiamoci che oggi in Italia il 43% delle auto vanno a benzina, il 41% è diesel, il 7% benzina/gpl, il 5% ibrido a benzina, il 2,5% consuma metano, lo 0.64% è un ibrido a gasolio e ben meno dell’1% è full elettrico pur dopo ormai tanti anni che sono sul mercato e nonostante i contributi pubblici all’acquisto. Una ragione ci sarà.

Ovvio che le auto elettriche hanno senso in un alcune specifiche situazioni, ma c’è da chiedersi senza ipocrisie se dietro a queste tanto decantate strategie “green” europee non ci siano anche dei falsi fini, perché non può essere l’aspetto ambientale a spingerle quando – allora – sarebbe molto più logico puntare a concedere altri  e maggiori incentivi per arrivare ad una forte sostituzione del parco-auto più obsoleto e soprattutto più inquinante (in Italia circa 10 milioni di veicoli circolanti sono ancora Euro 1,2 o 3, ovvero di vecchia generazione), impedendo però che poi  le vecchie auto dismesse finiscono nei paesi poveri dove continuano ad inquinare per buona pace di Bruxelles..

D’altronde chi scrive ha un’auto diesel Euro 6 di media cilindrata ben mantenuta e che consuma 4,2 litri di gasolio per 100 chilometri, la metà di una piccola “ibrida” a benzina che pur – questo sì con una certa logica – autoproduce energia usandola in città e quando è necessario.

E’ così inquinante e malefico un diesel, soprattutto se si trovassero più facilmente in giro distributori di diesel vegetale XTL (che inquina e costa meno, ma questo lo sanno in pochi perché viene stranamente boicottato)?

Tutto è migliorabile, anche la “resa” dell’elettrico, ma contemporaneamente tutto puzza di preconcetto, di demagogia e di business coperti e spinti da una Unione Europea che insiste con una politica di non-senso, anche perché non è vero che l’elettrico non inquina, a cominciare dalla produzione della stessa energia elettrica che non è solo nucleare, solare od eolica ma ancora largamente ottenuta bruciando idrocarburi ed immagazzinandola poi con le batterie. Chi è entusiasta ad oltranza dell’elettrico e della rivoluzione verde dovrebbe pensare alle proprie batterie, ma anche alla produzione delle turbine eoliche e dei pannelli solari.

Una tipica batteria di auto elettrica pesa oltre 150 kg, è grande circa quanto una valigia. Contiene litio, nichel, manganese, cobalto, rame e alluminio, acciaio e plastica.

Ci sono polemiche infinite su quante tonnellate di minerale servano per estrarre questi componenti, selezionarli, costruire poi le batterie a livello industriale con processi iper-inquinanti (di solito in Cina), oltre all’energia e ai costi necessari un domani per smaltirle, così come per i pannelli solari. 

Le foto dei bambini africani – soprattutto congolesi - che scavano con in testa un secchio pieno di terra rossa dovrebbero circolare di più: sono l’“altra faccia” dell’ecologismo-spinto, quello che crea migliaia di miniere incontrollate (in mano cinesi) e che sfruttano milioni di persone che sono trattate e rese schiave in nome proprio del “green”, ma di questo aspetto non si scandalizza nessuno, dimenticando ogni altra considerazione di carattere geo-politico.

Così come c’è poi c’è tutto il discorso legato alla produzione dei pannelli solari e delle pale eoliche che – al di là di ogni aspetto estetico e paesaggistico - usano necessariamente quantità enormi di materiali per essere realizzate.

Non serve l’estremismo né in un senso né nell’altro, bisogna piuttosto razionare e ridurre l’uso ed i consumi di tutte le risorse terrestri con una seria e coerente politica di risparmio delle risorse naturali e di gestione  ottimale dei trasporti, ma in questo senso è ora che ci si renda conto di come l’elettrico-spinto non sia sempre un passo in avanti, tutt’altro.

Quanto sarebbero utili dei dibattiti approfonditi e seri su questo aspetto, non solo le prediche green!

 

ATTENZIONE

Se volete leggermi più spesso, su “Il sussidiario.net” trovate diverse volte la settimana miei articoli d’attualità (cliccate “sussidiario + zacchera”). Intanto, come ogni anno, tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane. Ci risentiamo quindi verso il 6 settembre.

 

BUON PROSEGUIMENTO  A TUTTI  !                          MARCO  ZACCHERA



IL PUNTO - ESTATE  

n. 965 del 10 agosto 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Alla fine la magistratura di Genova ha ottenuto quello che voleva; le dimissioni di Toti con lo scioglimento della giunta regionale ligure ed allora, improvvisamente, dopo un’attesa a titolo indeterminato, poche ore dopo Toti è stato liberato. Giustizia o ricatto? Sicuramente tutto senza una condanna, senza un’accusa precisa, senza neppure un rinvio a giudizio: conta di più la volontà di una procura che il voto di un milione e mezzo di persone. Credo che dovremmo rifletterci anche perché a dirigere il gruppo presunto “corruttore” (ovvero la holding Spinelli) è stato scelto ora proprio David Ermini, ex deputato PD poi vice-presidente del CSM, poi nuovamente dirigente PD. Una specie di “parafulmini” anti procura? Di sicuro una scelta molto discutibile ed eticamente grave, ma che conferma una volta di più gli intrecci “politica & magistrati” che – anche grazie alla legge Severino – in pratica possono decidere chi fare o meno dimettere o candidare.  

Poi notizie da Caracas, Parigi e da Washington

 

SIAMO TUTTI VENEZUELANI

Se l’opposizione a Maduro, il presidente-dittatore che da dieci anni comanda in Venezuela, raccoglie con il proprio candidato “di riserva” Edmundo Gonzales Urrutia almeno il 67% dei voti (alla candidata ufficiale Maria Corina Machado era stato impedito di candidarsi) significa che il regime bolivariano è agli estremi, eppure continua.

Nonostante l’evidenza, Maduro si è infatti auto-proclamato nuovamente presidente dichiarando di aver raccolto il 51% dei voti, ma neppure presentando i risultati elettorali.

Protestano (debolmente) l’Europa, l’Argentina, gli USA, tace invece l’ONU mentre perfino lo stesso “compagno” Lula – il presidente brasiliano – prende ora le distanze da Maduro rendendosi conto che non può più difendere l’indifendibile. Ma è repressione, guerra civile, espulsione di ambasciatori, proteste nelle piazze con almeno 22 morti dopo le elezioni, 1700 arresti “ufficiali” e un numero enorme di persone semplicemente sparite e di cui non si sa più nulla: giornalisti, deputati, oppositori, leader sindacali. Sono i desparecidos della “democrazia bolivariana” che tanto piace ai sinistri del mondo, ma che non indignano (quasi) nessuno.

Un mondo distratto, ma dovremmo invece sentirci tutti venezuelani.

 

BASTA OLIMPIADI?

Le olimpiadi perdono sempre più il loro spirito e così, anziché essere un evento di pace mondiale - almeno sportiva - rappresentano sempre di più gli eccessi, gli sprechi, lo show.

Le olimpiadi parigine della “grandeur” sono una mezza delusione dove l’unica cosa bella sono l’impegno e la fatica degli atleti (soprattutto in sport poco conosciuti, quelli che non fanno guadagnare e quindi sono negletti dagli sponsor) che però sembrano rimanere sullo sfondo, quasi fuori contesto.

I “giochi” non sono più per dilettanti ma per professionisti in una Francia che - nella sua smodata volontà di stupire e dimostrarsi multietnica ed inclusiva - ha sublimato anche tutte le contraddizioni demagogiche e genetiche che alla fine diventano discriminanti “al contrario”.

Si è parlato di pugili femmine a metà: nessuno che abbia sottolineato come nella boxe ci siano apposta 10 categorie determinate solo in base al peso, proprio per evitare combattimenti impari, eppure si arriva agli “intergender” pur di salvaguardare la deriva demagogica e il politicamente corretto.

Purtroppo le olimpiadi non sono state neppure una breve parentesi di pace: ci si è continuati ad ammazzare a vicenda senza scrupoli, morale o decenza. Lo spirito dei giochi olimpici è stato così violato fino in fondo e tutto è diventato solo una questione di immagine e di business. Hanno ancora senso, o è il momento di dire tristemente “basta” almeno ad Olimpiadi come queste?

 

LA SOLITA “MATRICE NEOFASCISTA”

Ma cosa vuol dire, nel concreto, “strage di chiara matrice neofascista”?

Per me è una foglia di fico per coprire una grande ipocrisia. Chi ammazza ed uccide gente inerme con un attentato è ovunque e sempre un criminale, un delinquente, un vigliacco comunque venga dipinto. “Matrice neofascista” – termine tutt’altro che chiaro, visto che qualsiasi terrorista ha e aveva comunque poco a che fare con un regime finito 80 anni fa - serve spesso solo a generalizzare, banalizzare e giustificare i limiti di indagini che hanno qua e là scoperto gli autori materiali degli attentati (e non sempre, ho molti dubbi anche sugli esecutori effettivi della strage di Bologna del 1980) e quasi mai i veri mandanti. “Servizi deviati”, “Massoneria e loggia P2” ecc.ecc. sono poi altri teoremi (spesso indimostrati) usati soprattutto per coprire la nebbia.

Siamo sicuri che dietro tanti attentati negli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso non ci sia stato semplicemente il "Potere" – chiamatelo come volete - ovvero la volontà di non cambiare - grazie al terrore - un sistema politico che stava già sgretolandosi, ma  immolando “gli opposti estremisti” per mantenere al potere la DC e i suoi alleati, compresa l’opposizione guidata dal PCI ?

Ho sempre avuto questo dubbio e quando sento parole ridondanti e scontate mi viene la nausea. Così come è assurdo dipingere gli attuali governanti come “eredi” o “continuatori” di quelle stragi (nel 1980 la Meloni non andava ancora all’asilo). Eppure, anziché avere il coraggio di verificare molte incongruenze di alcune sentenze come quella di Bologna (che pur vanno rispettate) c’è l’annuale e consueta strumentalizzazione di morti innocenti.

 

ELEZIONI USA: SOLDI SOLDI SOLDI

Il 90% dei media italiani sono ovviamente “pro-Harris” dipinta come l’eroina in chiave anti-Trump e che viene fatta passare come salvatrice della patria sottolineando anche le centinaia di milioni di dollari piovuti sulla sua campagna quasi a dimostrazione di un plebiscito in suo favore. Ma a pagare sono le aziende, le lobby, quelli che sperano in futuro favori.

A pensare che Toti è andato nei guai per “forse” 50.000 euro pur versati ufficialmente al suo comitato elettorale viene da sorridere.

Negli USA è infatti tutta una questione di soldi e quando sentite in TV di grandi donazioni credo che la gran parte dei lettori non abbia un’idea di cosa significhi la petulanza delle richieste che da noi sarebbero chiamato “stolking”.

Per esempio quattro anni fa mandai una breve mail allo staff degli allora candidati Biden e Trump chiedendo di essere informato sulla loro campagna elettorale e per ricevere programmi più dettagliati. Da allora e per tutta la durata della campagna (e anche dopo) nessuno mi spedì mai uno straccio di programma o dichiarazione politica, ma piuttosto iniziai a ricevere da entrambi richieste di finanziamenti in modo ossessivo.

Quattro anni dopo lo staff di Trump è per ora rimasto silenzioso e così quello di Biden fino al giorno in cui la Harris ha avanzato la sua candidatura.

Da quel momento in poi ogni giorno mi scrivono le persone più strane del partito democratico: da sconosciuti parlamentari, al governatore del Michigan che vende cappellini e chiede soldi per la Harris. Mi hanno scritto perfino  Obama, Bill e Hillary Clinton, ma loro reclamano offerte da 25 dollari in su. Ovvio che sono email-standard spedite a milioni di persone, ma in nome del "dio-denaro" tutto fa brodo.

Interessante come venga ben specificato che i contributi non possano essere dedotti dalle imposte, che sono congiuntamente versati al “Fondo Harris Victory” e ai vari comitati statali democratici, e che “I contributi saranno usati in connessione con le elezioni federali, ma possono essere spesi per qualsiasi attività come ogni comitato determina a sua esclusiva discrezione” Come dire “pagate, poi noi ci facciamo quello che vogliamo”.

Strano che solo con l’avvento della Harris sia contestualmente iniziata la pioggia di richieste segno della disponibilità automatica di indirizzi (privacy??) cui evidentemente il comitato di Biden precedentemente non aveva accesso, quasi che i democratici – o almeno la loro macchina propagandistica – avessero tenuto in serbo l’artiglieria pesante per l’inizio della campagna della vice-presidente.

 

ATTENZIONE

Se volete leggermi più spesso, su “Il sussidiario.net” trovate più volte la settimana miei articoli d’attualità. Intanto, come ogni anno, tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane. Ci risentiamo quindi verso il  24 agosto.

A chi le fa, BUONE VACANZE!

 

… E BUON  FERRAGOSTO  A  TUTTI !                                     MARCO  ZACCHERA





IL PUNTO   - ESTATE  

n. 964 del 25 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Elezioni USA in prima fila, ma anche la delusione europea con i traffici nascosti della Von der Leyen  e la NATO che ci prende in giro (ma non bisogna dirlo…)

 

ATTENZIONE

Come ogni anno tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane, ci risentiamo verso il 10 agosto. A chi le fa, BUONE VACANZE!

 

E POI, IMPROVVISA,  APPARVE  SANTA HARRIS…

I lettori più fedeli de “IL PUNTO” ricorderanno che già diversi mesi fa avevo scritto come difficilmente Biden sarebbe arrivato alle “primarie” democratiche di agosto ed è stato così, con i democratici spaventati che lo hanno spinto (cacciato) per il rischio di perdere non solo la Presidenza ma anche il controllo di Camera e Senato oltre che una infinità di cariche minori che “accompagnano” il voto presidenziale di novembre.

Nessuno mi toglie dalla testa che anche l’uscita di Biden sia stata programmata a tavolino mandandolo scientemente allo sbaraglio contro Trump nel dibattito del 27 giugno certi delle sue conseguenze, aggravate poi dall’imprevedibile (?) attentato al candidato repubblicano. Come da copione Biden ha rinunciato, ma vuole restare comunque fino a fine mandato e ha dato il proprio endorsement alla sua vice Kamala Harris.

Ma come può restare un presidente alla Casa Bianca se non è in grado di gestire neppure la propria campagna elettorale? Così si moltiplicano i dubbi su chi effettivamente controlli il potere negli USA, ma intanto la candidata è la Harris e fa molto male Trump a sottovalutarla perché ogni fatto nuovo è sempre pericoloso per chi sta (stava) vincendo.

Su di lei i media italiani sono fiduciosi in un tripudio di commenti, lodi e speranze: afroamericana, di sinistra, “arcobaleno”, abortista e radical-chic, cosa volete di più?  

Dimenticano però che negli USA però la Harris non è amata, ha sostanzialmente deluso come silenziosa ed assente vice-presidente, è nera ma di quella élite progressista californiana che è molto lontana dai problemi dei neri più poveri, ma soprattutto proprio a lei era stata affidato il “dossier” immigrazione e la sua era ed è stata una gestione fallimentare.

Nel 2021 il presidente aveva delegato proprio la Harris a gestire la questione: "Quando lei parla, parla per me", aveva ufficialmente detto Biden e la vice-presidente doveva anche supervisionare gli sforzi diplomatici con paesi del cosiddetto “triangolo del nord” dell'America centrale facendo pressioni su questi stati per rafforzare i controlli ai loro confini e - al tempo stesso - applicare una strategia di lungo termine per affrontare le cause dell'immigrazione alla radice, ma è stato un totale flop. Proprio mentre gli sparavano, Trump stava mostrando i grafici impietosi di questo fallimento con il video della Harris che in Guatemala era stata capace solo di dire “state a casa!”

Inoltre la Harris non è gradita a molti democratici come Obama, raccoglierà più facilmente il voto dei neri ma perderà molti dei “colletti blu” bianchi in una competizione che rischia di diventare anche di pericoloso schieramento razziale con tutte le sue conseguenze e fondamentale sarà quindi la scelta del candidato vice-presidente. Certamente ha comunque riaperto la partita, Trump se ne accorgerà.

 

RICORDI DI CONVENTION

Ho partecipato personalmente ad un paio di “Convention” repubblicane in USA rimanendo sempre colpito dalla diversità di questi eventi rispetto ai congressi dei nostri partiti politici. Le Convention sono appuntamenti folkloristici, supermarket di gadget, spettacoli, confusione, folla con ogni tanto un intervento politico e sempre tante preghiere perché non c’è sessione che non sia aperta con la preghiera di qualche importante Ministro di culto (compresi vescovi cattolici) in rigorosa alternanza quasi a sottolineare l’adesione anche del Divino al voto dei delegati.

Quest’anno, visto lo scampato pericolo del sabato precedente questo aspetto quasi mistico e religioso non è mancato nel discorso di Trump per l’accettazione alla nomination.

Davanti ad una platea esaltata (ed esaltante) Donald è passato così dalla commozione nel baciare la divisa del povero pompiere morto sul palco dietro di lui alle invettive (poche) contro i democratici assumendo piuttosto le vesti del Padre della patria e auto-proclamandosi presidente di tutti.

Un aspetto è però sfuggito a molti dei media europei o – meglio – forse hanno preferito non parlarne. Proprio poche ore dopo che Ursula Von der Leyen si è fatta incoronare grazie al voto dei Verdi con una serie di promesse ecologiche, Trump è  andato giù duro nel sostenere che bisogna invece aumentare le trivellazioni, aprire miniere e centrali atomiche, riprendersi in casa gli stabilimenti automobilistici che ora producono appena al di là dei confini e – alla ricerca del voto bianco dei colletti  blu ben interpretati  dal suo neo-vice J.D.Vance – rilanciare senza indugio le industrie nazionali con una aperta contestazione di tutto ciò che sono campagne ecologiste ed automobili elettriche.

Un percorso opposto a quello europeo che – se Trump diventerà presidente – metterà gli USA in rotta di collisione con la vecchia Europa.

Non sto dicendo che Trump abbia ragione ma questa sarà con ogni probabilità l’America dei prossimi anni e con la quale bisognerà fare i conti in una competizione che rischia di irridere i costosi tentativi europei per correre verso le “emissioni zero” promesse da Ursula.  Il non prenderne atto a Bruxelles (e magari subito correggere il tiro) significa il voler vivere su una navicella spaziale al di fuori della realtà, come ben presto scopriranno agricoltori e industriali europei.

Poi, intorno al candidato, la solita corona di slogan, effetti speciali, canzoni, megaschermi e palloncini come da copione, mentre non so quanti abbiano notato – guardando con attenzione le riprese e i primi piani – che nella mega-struttura c’erano presenti pochissimi neri. Sono solo un sesto degli americani, ma una riserva di voti che in gran parte voterà democratico, soprattutto ora con la Harris.

 

DELUSIONE ED IPOCRISIA EUROPEA

Baci, abbracci, congratulazioni: la Metzola resta, l’Ursula pure e avendo dubbi su possibili franchi tiratori interni ha imbarcato pure i Verdi. Applaude Forza Italia, Tajani non mostra il minimo imbarazzo personale e politico, mentre Salvini e la Meloni si sono messi ai margini ma – a mio avviso – hanno sottolineato con coerenza il loro dissenso. L’Europa fa quindi una ulteriore sterzata a sinistra e si “blinda” per i prossimi anni.

L’esatto contrario di quanto era stato espresso dalle tendenze di voto il mese scorso, ma siccome la democrazia è fatta di maggioranza e questa ce l’hanno in mano popolari, socialisti, liberali e verdi meglio arroccarsi nel fortino e ignorare chi dissente e ghettizzarlo anche se a destra ci sono adesso più di 250 deputati europei che conteranno (e molto) sui singoli provvedimenti.

L’Europa è lontana e la gran parte dei media distratti o compiacenti: nessuno nei TG diffusi durante il voto per il rinnovo della Presidente della Commissione ha per esempio accennato che solo poche ore prima la stessa Ursula Von der Leyen era stata censurata dal Tribunale Europeo per aver riservatamente stipulato contratti “al buio” per 2,7 miliardi di euro senza chiarire perché è come lo abbia deciso, chi abbia contrattato, quali fossero i prezzi dei vaccini Pfizer: usate i termini preferite per questo atteggiamento che ritengo si possa tradurre come ”para- mafioso”.

E pensate che quel poveraccio di Toti sta bloccato in casa perché “forse” ha gestito in modo irregolare 50.000 euro! Roba da dilettanti allo sbaraglio.

Tra l’altro – tornando ai pasticci della Von der Leyen - le spiegazioni giuridiche della sentenza di censura sono state così fumose e contorte che di fatto c’è solo una forte “condanna di stile” come fosse “quasi” normale fare scelte di questi importi nascondendone i dettagli ai cittadini ma soprattutto anche ai parlamentari europei: vergognoso! Sentirsi poi dire proprio da questa gente che in Italia ci sarebbe corruzione e pressioni politiche sulla magistratura è una cosa ridicola e provocatoria.  

Per i dissenzienti resta un amaro profondo per come l’Europa sia riuscita a digerire il voto, le critiche, le contraddizioni: una volta c’era la “balena bianca” della DC e l’andreottiano “tagliare e sopire” con il rinvio davanti ad ogni scoglio: a Bruxelles hanno così sublimato la lezione da superare critiche e dissensi.

Avremo così una Commissione schierata, alla fine solo una preannunciata ancor più forte chiusura a Putin e poi soprattutto tante, tantissime parole su green, migranti, Mediterraneo, agricoltori in piazza e perfino una commissione per gli affitti.

Tutti hanno capito che tanto a Bruxelles non cambia mai niente e nei decenni si è ormai formata una crosta burocratico-politica inossidabile ed auto-referenziata, bene attenta – prima di tutto – a difendere i propri interessi.

Nel momento in cui Trump vuole rilanciare l’auto americana e dice stop alle esasperazioni green da noi si decide l’esatto contrario (altrimenti niente voti verdi a favore) e tutto quanto ne seguirà in termini di crisi per le industrie europee.

Giudicheremo il contentino che sarà concesso all’Italia, intanto Draghi pare completamente giubilato, Fitto prepara le valige in andata e Gentiloni quelle di ritorno, ma è piccolo cabotaggio, nessuna navigazione oceanica ma intanto – in Italia e in Europa – il malcontento cresce e non è certo un buon segnale.

 

CROSETTO, STOLTENBERG E LA NATO

Il segretario della NATO Stoltenberg è per me un personaggio insopportabile, “super-falco” e idolo dei trafficanti di armi cui - non solo per Ucraina - ha permesso profitti colossali.

Sta per lasciare la carica (finalmente!) ma con un ultimo sgarbo all’Italia ha nominato un socialista spagnolo, Javier Colombina, commissario NATO per il Sud Europa, posto che implicitamente andava all’Italia che ,lo aveva fortemente voluto.

Crosetto si è infuriato ed ha fatto bene, ma la questione è un'altra: non è ora di cominciare a dissociarci un po' da “questa” NATO ? Pensiamo un po' di più anche ai nostri vantaggi strategici che non sempre collimano con quelli di Washington e Bruxelles!

 

 

BUON  AGOSTO  A  TUTTI                                                  MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 963 del 12 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Francia: ingovernabilità alle porte – Ucraina: il coraggio di parlarsi – Prezzi e speculazioni – Approfondimento sulle riforme: premierato e federalismo

 

ATTENZIONE: come ogni anno tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO riduce le sue uscite. Il prossimo numero sarà diffuso – salvo novità politiche eccezionali – intorno al 25 luglio. A chi le fa (o le farà) … BUONE VACANZE

 

FRANCIA A SINISTRA (OPPURE NO?)

Il secondo turno del voto francese, come è noto, ha ribaltato il primo scacciando il rischio che i “cattivi” del Rassemblement National arrivassero alla maggioranza. Il risultato delle oltre 200 “desistenze” hanno però permesso alla sinistra francese di diventare maggioranza relativa (pur prendendo molti meno voti del RN) lasciando Macron a godersi ora una ingovernabilità che certamente non farà bene alla Francia.

Il voto ha sottolineato come tuttora esista in Francia una “cintura sanitaria” contro la destra e farà bene la Le Pen a capire che diventerà molto difficile concretizzare la sua speranza di arrivare all’Eliseo perché la destra riesce a governare solo se assume posizioni più vicine al centro o almeno alleandosi con le forze moderate. Altrimenti, in caso di sistemi elettorali maggioritari e non proporzionali, il rischio di essere esclusi dai governi - se non si arriva da soli al 50% - è elevatissimo. Infatti 10 milioni di voti al RN (nettamente il primo partito per voti popolari) “contano” 143 seggi, la sinistra variegata con 7 milioni ne conquista 182 e la federazione di Macron 168 con soli 6,3 milioni di voti. Sinistra che peraltro un minuto dopo il voto si è già divisa dimostrando che un cartello elettorale strumentale regge giusto solo il giorno delle elezioni perché è facile criminalizzare la Le Pen o Bardella, ma poi per governare non basta il voto “contro”!

Alcuni giocatori della nazionale francese hanno però esultato: “Una vittoria del popolo” hanno commentato il voto per la sinistra. Detto da chi guadagna milioni di euro l’anno, gira in Ferrari e non frequenta certamente i quartieri popolare mi è sembrato un commento decisamente ipocrita, da sinistra-chic, appunto.

 

FOLLIA ED IPOCRISIA EUROPEA

Mi sento sempre di più un europeo di serie B: dove sta scritto che debbano essere emarginati per motivi politici quasi 200 deputati europei dagli organismi parlamentari di vertice solo per le loro opinioni? Siamo in una UNIONE europea o in una DISCRIMINAZIONE europea? E’ poi assurdo ed inaccettabile che si vorrebbe addirittura cancellare la presidenza semestrale di turno all’Ungheria perché il suo primo ministro Orban, dopo aver incontrato Zelensky a Kiev, abbia “osato” andare a Mosca ad incontrare Putin e poi a Pechino. Ma possibile che sia giudicato criminale anche solo tentare qualche passo verso almeno un “cessate il fuoco”? E’ ovvio che Orban non decide per l’Europa, ma tentare di ricucire i rapporti con tutti mi sembra assolutamente giusto. Tra l’altro - poche ore dopo Orban - Putin ha ricevuto la visita del premier indiano: se anche la più grande democrazia del mondo “parla” con Putin, solo l’Europa deve evitare i contatti? Perché poi è tutta una grande ipocrisia: a maggio il 14% del gas europeo è stato comunque ancora acquistato dalla Russia (che resta il più grande fornitore europeo) tramite sporche “triangolazioni”, così come è evidente che le sanzioni – che pur danneggiano gravemente l’Europa - non danno più di tanto fastidio a Mosca. Intanto la gente in Ucraina continua a morire, la diplomazia è ferma, la NATO parla solo di soldi, missili e invia nuove armi dopo vertici di leader tutti insieme sorridenti e felici. Ma insomma, perché si devono a tutti i costi evitare anche solo timidi tentativi di parlarsi? Il che NON significa dare ragione a Putin né accettare l’occupazione russa, ma se vogliamo costruire un briciolo di pace bisogna pur avere il coraggio di farlo.  

 

PREZZI

Scattano le vacanze, ma anche un ingiustificato aumento dei prezzi in Autogrill e di Telepass, nel disinteresse generale. Avete notato che un cappuccino (normale) in autogrill costa ora 2.40 euro, 3.8 euro una bottiglietta di Coca Cola, oltre 8 euro un panino? E’ uno sfruttamento del monopolio della ristorazione lungo le autostrade e sarebbe utile e giusto un intervento “dall’alto” per calmierare i prezzi!

 

Approfondimento: DUE MEZZE RIFORME

Due mezze riforme non ne fanno una piena, ma neppure lasciano il bicchiere vuoto. Maggiori deleghe regionali e l’ipotesi di una repubblica dove il premier acquisti maggiori spazi dopo una elezione diretta erano ipotesi da trent’anni sul tappeto, fino ad ora vittime di veti incrociati e franchi tiratori.

Non sono una rivoluzione, ma diventano oggi più che altro delle bandierine che si muovono forse nella direzione giusta pur lasciando un po' tutti i relativi sponsor con l’amaro in bocca perché si capisce che non saranno veramente decisive o di svolta.

Il premierato non è una repubblica presidenziale e crea non pochi problemi nel bilanciamento dei poteri, anche se porta in dote alcune novità importanti e positive tipo il far decidere agli elettori chi debba essere il premier sottraendolo a ribaltoni e ad alleanze intercambiabili.

Anche una maggior libertà (su loro richiesta) alle singole regioni su materie specifiche permetterà a chi vuol marciare a ritmi più spediti di non dover aspettare le ultime della classe, ma - anche qui - sono tali e tanti le deroghe, le norme ed i contrappesi che solo alla prova dei fatti vedremo come si regolarizzerà il nuovo sistema.

Naturalmente in Italia prevale sempre la polemica spicciola e quindi è quasi divertente vedere regioni come la Campania, l’Emilia o la Puglia protestare per le potenziali nuove deleghe quando solo pochi anni fa – regnante la sinistra – erano proprio le stesse regioni e gli stessi governatori a richiederle.

D'altronde sono tematiche che in passato erano già state oggetto di tentativi di riforma anche da parte della sinistra che invece oggi le osteggia: giustamente c’è chi ha ricordato che - per esempio - erano anche nel programma di Occhetto 1994, quello della “gioiosa macchina da guerra” finita fuori strada ancor prima dell’uso. Sul tema premierato erano fallite le mediazioni bicamerali di D’Alema e – nella notte dei tempi – perfino del fu senatore liberale Aldo Bozzi. Anche nell’agonia della prima repubblica (1992-94) comparve una commissione bicamerale per la riforma costituzionale “De Mita – Iotti,” naufragata senza storia sotto l’incalzare di “Mani pulite” 

Il problema è che oggi queste riforme sono appunto “bandierine” di Lega e Fratelli d’Italia il che crea automaticamente la contrapposizione preconcetta dell’opposizione.

Così chi è contrario solleva cavilli e paure esagerate su presunti rischi di fascistizzazione o al contrario di dissoluzione dello Stato, ad esempio scoprendo improvvisamente il problema dell’intangibilità costituzionale dell’inquilino di turno al Quirinale, ma soprattutto perché Mattarella (come i suoi predecessori) sono stati eletti da maggioranze diverse dall’attuale e potendo così essere sempre utilizzati come utile “corte d’appello” rispetto ad un qualsiasi voto parlamentare non gradito.

Anche far nascere uno psicodramma sulla questione dei senatori a vita è francamente esagerato, tenuto conto che comunque quasi nessun italiano sa esattamente chi siano (per la cronaca Mario Monti, Renzo Piano, Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, ve li ricordavate tutti?) oltre all’onnipresente Liliana Segre promossa a coscienza critica della nazione. 

Circa invece la riformina regionale è utile dare più spazio a chi lo chieda e sono per me esagerate le paure di chi teme di rimanere indietro perché quelle stesse aree “depresse” dovrebbero anche farsi finalmente un esame di coscienza sul perché si ritrovino nelle loro condizioni nonostante investimenti pubblici colossali. Dalla “Cassa per il mezzogiorno” al PNRR non è che i fondi mancassero o manchino, ma in passato (ed anche ora) troppi soldi sono spesi male, eppure mai nessuno recita il “mea culpa”.

Evitiamo insomma da una parte di sbandierare successi ancora tutti da verificare e smettiamola dall’altra di impostare polemiche assurde: il tentativo di riformare la Costituzione andava e va fatto, finalmente ha prodotto un risultato, sia affinato ed aspettiamo di vederne gli effetti.

Quello che piuttosto va sottolineato è che il governo Meloni a questi risultati ci è comunque arrivato e sottolinea come la stabilità di un governo sia un aspetto positivo, a conferma della utilità di una riforma costituzionale che vorrebbe appunto dare più forza almeno ad un premier finalmente eletto dai cittadini.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 962 del 5 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Chi comanda negli USA ? – L’ assalto alla Bastiglia – gli sconfitti comandano in UE – Fanpage a caccia di fascisti

 

AI LETTORI

Posso esprimere una soddisfazione personale? Chi mi legge sa che da diversi mesi – voce solitaria nel deserto – andavo sostenendo che Joe Biden avrebbe potuto NON essere alla fine il vero candidato democratico alle prossime presidenziali USA.

Dopo l’esito disastroso (per lui) del primo dibattito con Trump tutti si sono posti il problema chiedendosi se non sia più opportuno sostituirlo in corsa con un altro candidato, vista la sua progressiva e umanamente tristissima demenza senile.

Una volta tanto il “io ve lo avevo detto…” non fa una grinza.

(e se quindi mi mandate indirizzi mail di vostri amici per allargare la diffusione de IL PUNTO mi fate un grande piacere)

 

MA CHI COMANDA ALLA CASA BIANCA?

Il dibattitto Biden-Trump pone però un gravissimo problema: il mondo può essere affidato per i prossimi quattro anni ad uno di questi due personaggi, soprattutto visto che le alternative sono Xi e Putin?

Trump è il solito spaccone, glissa su problemi fondamentali, ha una serie di atteggiamenti inconcepibili ed inaccettabili per un presidente, ma Biden ne è uscito schiantato, un disastro mediatico ed elettorale. Pochi avrebbe pensato ad una crisi di senilità così evidente del Presidente, tanto che la domanda che si sta facendo tutto il mondo è su chi stia effettivamente comandando già oggi alla Casa Bianca.

Chi comanda in politica estera: il Pentagono o la CIA? Chi decide sull’Ucraina e i rapporti con il mondo, in politica economica interna e sulle altre cose importanti: gruppi di pressione, lo staff, la moglie?

Affidare il bottone nucleare che può distruggere il mondo a una persona che non riesce a scendere da solo da un palco se non aiutato è umanamente triste e patetico, ma il fatto che anche non sia più cognitivamente stabile è davvero inquietante. L’America democratica si è ritrovata nei dubbi, nel caos, nella polemica interna perché la vice Kamala Harris non esiste ed è stata un flop clamoroso rispetto alle speranze, improponibile per un quadriennio. Spazio allora per il governatore della California Gavin Newsom o per Michelle Obama che si nega, ma che alla fine potrebbe accettare una candidatura “last minute” con un sospiro di sollievo di tutto il partito?

 

L’ ASSALTO ALLA BASTIGLIA

Sarei proprio contento se domenica in Francia vincessero Marine Le Pen e il giovane Jordan Barella, perché ho l’impressione che anche a Parigi stia cadendo – finalmente – quella cosa odiosa che era in Italia l’ “Arco Costituzionale” ovvero la preconcetta messa alla berlina ed emarginazione – con l’alibi dell’antifascismo o presunto tale - di chi non la pensava con il “potere”, in Francia inteso ed interpretato da uno come Macron che governa da 12 anni e semplicemente ha deluso e stufato i francesi.

Posso non condividere alcune idee della Le Pen, vanno discusse idee e programmi del RN, ma non si può chiudere la questione solo dando del “fascista” di terza generazione a  Barrella  per escludere a priori oltre un terzo dell’elettorato francese.

E’ ridicolo ed è strumentale il farlo, soprattutto perché Macron nel tentativo di contrastare il Rassemblement National ha chiamato ora a raccolta “tutte” le sinistre (che aveva criminalizzato fino a 15 giorni fa!) compresi i più estremisti e violenti per difendere il suo posto all’Eliseo. L’ipocrisia è totale considerando poi che Macron chiede i voti a sinistra ma poi sostiene che non governerà mai con loro: e allora con chi mai farà il governo? Vedremo domenica che succederà, certo le desistenze anomale messe in atto favoriscono indubbiamente il presidente e la sinistra e sarà  difficile che la Le Pen arrivi alla maggioranza assoluta. anche se sarà poi problematico trovarne una alternativa di governo.

In ogni caso il voto francese avrà conseguenze anche in Italia ed in Europa dove socialisti, “macronisti” (liberali) e PPE pur perdendo alle elezioni difendono con i denti le proprie poltrone.

Mi chiedo però come possa la sinistra francese aiutare Macron quando propugna idee, atteggiamenti, principi antitetici ai suoi e – allo stesso modo – come un francese di centro possa votare nel proprio collegio un candidato magari di estrema sinistra solo per contrastare la Le Pen.  Sarà interessante vedere quindi come reagirà l’elettorato francese e quanti andranno alle urne.

Dovremmo ricordare ai “cugini” transalpini che anche in Italia - quando 30 anni fa Berlusconi chiamò Alleanza Nazionale al governo - venne giù il mondo per leso antifascismo e invece sul piano democratico non successe nulla, esattamente come da quando al governo c’è la Meloni che può e va criticata se sbaglia, ma proprio non rappresenta un pericolo antisemita, fascista o simili sciocchezze.

Tirate giù l’ipocrisia che sta dietro a questi slogan e scoprirete la verità: quando la sinistra (e peggio ancora il centro) li richiama pur di vincere e sopravvivere significa semplicemente che “Il re è nudo” e che quindi è solo una questione di difesa di interessi (spesso non trasparenti) e relative fette di potere.

 

PARTITI SUPERATI?  A VERBANIA L’ORA DELLA PROVA

Verbania è forse il primo capoluogo di provincia in Italia non solo ad avere un sindaco “civico” (sia pur politicamente orientato) ma anche una giunta ed una maggioranza completamente sganciata dai partiti.

Solo un quarto dei nuovi consiglieri è rimasta infatti espressione di partiti politici “ufficiali” (e comunque tutti all’opposizione) a sottolineare come il nuovo sindaco Gianfranco Albertella avrà mani libere rispetto a qualsiasi pressione di carattere politico.  Un rischio o una opportunità? Se vogliamo è anche la naturale trasformazione ed evoluzione della stessa legge del 1993 che aveva sì permesso l’elezione diretta del sindaco ma comunque collegandolo ad una maggioranza che di fatto ne limitava i poteri e spesso ne condizionava le decisioni. L’elezione diretta del sindaco si è dimostrata una delle più apprezzate leggi elettorali pur con i vincoli che ne erano emersi, ma ora a Verbania questi limiti sono di fatto tramontati Un caso ed una novità che diventa così anche un potenziale prototipo a livello nazionale e meriterà molta attenzione ed obiettività di giudizio.

 

CHI PAGA FANPAGE ?

La senatrice Liliana Segre stia assolutamente tranquilla, nessuno l’obbligherà mai più a lasciare l’Italia perché ebrea, ma soprattutto perché - se mai così fosse – ci sarebbero per primi a difenderLa milioni di persone che - come me - votano a destra.

Gli episodi mostrati nei servizi di Fanpage sui giovani di Fratelli d’Italia sono delle ragazzate o un pericolo per la tenuta democratica del paese? Ovvia la prima risposta, sono comunque gesti e situazioni inqualificabili ma che soprattutto piombano come un macigno sulla testa di Giorgia Meloni guarda caso nell’esatto momento in cui stava cercando di scalfire il potere consolidato di una Unione Europea a trazione popolar-socialista.

Un caso? No, è molto peggio, perché significa che tutto è stato registrato e tenuto da parte da mesi per mostrarlo nel momento politicamente più opportuno e non già in periodo elettorale italiano (quando in fondo sarebbe stato più logico) ma nell’esatto momento in cui la Meloni deve essere assolutamente indicata come “fascista” per permetterne l’emarginazione a Bruxelles e tagliarla fuori dalle trattative “al caminetto”.

Al di là della liceità dell’inchiesta in termini di privacy (vi immaginate le polemiche che nascerebbero su un’inchiesta analoga in un circolo anarchico o gruppo di black block?) sarebbe interessante sapere chi abbia commissionato i filmati a Fanpage anche perché deve essere stato ben lungo (e costoso) il percorso di infiltrazione che ha portato l’ignota “giornalista” ad affiancarsi a Gioventù Nazionale. Oltretutto i fatti sono evidenti, ma anche sapientemente montati. QQualcuno per esempio ha notato che le stesse scene sono ripetute più volte sullo stesso, unico giovanotto in maglietta verde che fa il saluto romano? Se ci pensate, immediatamente dopo si inquadra in ben altri contesti la Meloni ma inserendola nella narrazione quasi si compiacesse del gesto. Evidente è quindi la volontà di trasmettere un messaggio distorto sulla premier tanto che l’impressione, vedendo i reportage, è che interessi poco la presentazione dei fatti mentre molto più importante è l’accostamento personale tra gli estremisti e la premier costringendola comunque così sulla difensiva e mettendola in evidente difficoltà.

La questione non sono quindi tanto i fatti in sé – che comunque non trovano giustificazioni politiche nè vanno minimizzati, ed infatti la Meloni ne ha subito preso le distanze - ma appunto la scelta del momento e del contesto politico in cui vengono diffusi, visto che tra l’altro hanno avuto prima molto più eco all’estero che non in Italia.

E ritorniamo così al punto di partenza: chi c’è dietro, chi paga, chi insiste con evidente esasperazione su questi casi? “Manine” italiane o estere (magari dei “servizi” d’oltralpe?) perché – diciamoci la verità – nessuno in Italia da decenni si scandalizza più di tanto se qualche stupidotto inneggia al fascismo cantando (da stonato!) le canzonacce di ottanta anni fa con episodi che, visti da fuori, disegnano un’Italia ed una Destra in modo molto diverso dal peso numerico o politico di queste realtà marginali che sono peraltro sempre esistite nel mondo extraparlamentare di estrema destra.

Restano comunque inaccettabili le dichiarazioni antisemite di alcune persone, ma è un fatto che le stesse frasi – anzi, in modo molto più violento – quando sono ripetute dall’estrema sinistra sembrano non suscitare il minimo scandalo, pur tra manifestazioni per l’emarginazione e l’eliminazione fisica di Israele e con inneggiamenti ai terroristi di Hamas, aspetti che la senatrice Segre sembra però voler ignorare e minimizzare.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 961 del  28 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: A Verbania vince Albertella sfidando i partiti, in Liguria il governatore Toti resta sempre agli arresti e le parole di Mattarella sulle “fake news” sono un’occasione per parlare di chi governa o censura la stampa. Domenica i francesi vanno al voto (ma a contare saranno i ballottaggi) mentre a Londra è stato liberato Assange dopo 5 anni di prigione: una bella vittoria per la libertà di informazione.

In Europa la “troika” popolari-socialisti-liberali pur essendo i grandi sconfitti alle elezioni hanno i numeri per comandare e lo faranno. Non mi interessa una seggiolina di consolazione per Fitto ma - come cittadino europeo- assisto impotente alla demagogia, corruzione e burocratizzazione di un continente dove a comandare è l’occhiuta grande finanza. Non era questa l’Europa che sognavo.

 

ALBERTELLA VINCE A VERBANIA, MA IN ITALIA…

Giandomenico Albertella candidato “civico” di centro-destra ha vinto al ballottaggio a Verbania diventando sindaco pur senza l’appoggio dei partiti “ufficiali” (Fi-FdI e solo  un endorsement esterno della Lega negli ultimi giorni), battendo l’alleanza PD-M5S-verdi, sinistra a liste minori. Un successo netto che porta ad un cambiamento profondo nella guida della città, ma anche con un significato politico altrettanto chiaro ricordando che la candidata “ufficiale” del centro-destra, avv. Mirella Cristina,  imposta dai vertici regionali - aveva raccolto meno del 19% complessivo dei voti al primo turno nonostante che gli stessi partiti che ufficialmente l’appoggiavano avessero superato, nello stesso giorno, il 49, 3 % alle “europee”

Il “caso Albertella” è stata la prova che gli elettori non vogliono più candidature dall’alto, non accettano più diktat elettorali e guardano al lavoro, i programmi, le persone soprattutto a livello di amministrazioni comunali. Siamo arrivati all’assurdo che – per esempio – Fratelli d’Italia avrà nel nuovo consiglio comunale di Verbania un solo suo consigliere “ufficiale” ma almeno una mezza dozzina di persone notoriamente vicine al partito elette in altre liste: verranno espulse, censurate, sospese? Chissà!

Di sicuro questo turno elettorale ha sottolineato in tutta Italia ancora una volta che il voto “politico” vale poco nei comuni dove emergono i candidati bravi e non quelli “nominati”, così come nel centro destra appare evidente la distanza qualitativa tra i leader (vedi la Meloni) e troppi rappresentanti locali che – come da decenni, peraltro – spesso non sono all’altezza. Se vuole crescere e consolidarsi nel tempo, il centro-destra deve creare una forte classe dirigente non solo ai vertici ma alla base come – piaccia o no – è riuscito a fare il PD che infatti nel voto amministrativo contiene le perdite e spesso recupera città.   Auguri intanto ad Albertella, ne avrà molto bisogno.

 

CASO TOTI SEMPRE PIU’ INQUIETANTE

Da oltre 50 giorni il governatore della Liguria, Giovanni  Toti, è agli arresti domiciliari e – anche se la sua vicenda è quasi sparita mai media – la cosa assume sempre di più i contorni dell’assurdo. Un’indagine confusa durata anni (se fossero vere le accuse, perché non allora si è intervenuti prima?) con migliaia di intercettazioni per ipotizzare  tentativi di corruzione. La richiesta di arresto è rimasta 5 mesi sul tavolo del GIP che non l’ha firmata (perchè?) poi sono scattate le manette e l’arresto per la ipotetica possibilità di reiterare il reato. Ma quale, come e – soprattutto – come potrebbe “delinquere” Toti se è sorvegliato (e intercettato) a vista?

Di sicuro il caso è tutto politico e di fatto paralizza una regione, con in pratica la giunta regionale che si riunisce a casa del presidente “per un massimo di tre ore” così ha stabilito il Giudice (mi sembra un inedito primo caso mondiale). Se però Toti (che si proclama innocente) si dimettesse, allora gli hanno già fatto capire che sarebbe messo subito in libertà. Scusate, ma da libero allora Toti potrebbe ricandidarsi e ripetere i reati? Questa vicenda non sta molto in piedi, mi sembra una forzatura dalla quale non si sa più come uscirne, ma nessuno tra i magistrati vuol perdere la faccia.

 

Approfondimento: CHI CONTROLLA LE FAKE NEWS?

Hanno fatto rumore le recenti esternazioni del presidente Sergio Mattarella che ha lanciato l’allarme su una vera e propria presunta “tempesta di disinformazioni” che colpirebbe anche l'Italia giudicandoli tentativi di disinformazione russa. Secondo Mattarella da anni e soprattutto dopo l’invasione dell'Ucraina, “C’è una diffusa tempesta di disinformazione, di fake news, di falsità per screditare e destabilizzare anche nel nostro paese" e "La campagna di disinformazione russa è insistente in tutta Europa e va affrontata in sede Ue e in sede Nato”.

Mi ha colpito la durezza nelle dichiarazioni del Presidente che forse ha informazioni più complete e precise, altrimenti deve pur essere ammissibile anche un minimo di scetticismo sulle sue parole perché - se si esamina il mondo dell’informazione - pressoché tutti i quotidiani, i settimanali, i TG, i programmi di intrattenimento in Italia non sono certo teneri con Putin. Dove sono quindi queste “false informazioni”? Par di capire che si diffondano nel web, su siti poco trasparenti, attraverso quel circuito informativo fatto di chat e di siti che diffondono disinvoltamente le notizie più assurde pur di essere letti, dalle ultime news sui Reali d’Inghilterra alle diete anticellulite, dallo spiegare il modo di far soldi facilmente al vendere dentiere a prezzo d’occasione.

Ma sono siti che incidono pochissimo, non fosse perché comunque le notizie politiche od internazionali non interessano molto (purtroppo) al popolo web.

Piuttosto le frasi di Mattarella impongono di alzare lo sguardo al mondo dell’informazione italiana (e mondiale) in sé, a chi controlla le notizie. Ma come non vedere che l’informazione è gestita da grandi gruppi economici e finanziari ma non certo controllata dai russi.

Guardate i giudizi scontati sull’Europa, la guerra, la BCE, Biden e Trump, Israele, l’Orban “cattivo” come la Le Pen ecc. ecc.

Le news sono pubblicate (e riprese) in modo acritico, spesso dimenticando la storia. Per esempio, rispondendo alle proteste perché un missile made in USA lanciato dagli ucraini ha fatto strage di bagnanti su una spiaggia della Crimea, il Pentagono ha giustificato tutto sostenendo che comunque la Crimea è ucraina. Nessuno ha dissentito o ricordato che per storia, lingua, religione, tradizioni etnia ecc. sostenere questo è assurdo, ma non lo dice o lo scrive nessuno, altro che “fake news”!

C’è poi spesso un vero e proprio incitamento all’odio e poiché internet è anche memoria storica, potete fare una prova: cliccate ad esempio “Russia + invasione + Polonia” e leggerete decine di articoli dei mesi e degli anni scorsi in cui si spiegava come e perché la Russia avrebbe a breve invaso la Polonia minacciando quindi la NATO. Nessuna di quelle previsioni è fortunatamente stata seguita da fatti, eppure da Newsweek ad Euronews al Guardian all’ineffabile “Daily Digest” (che sembra una testata di provocazione pura) tutto sembrava essere giù stato deciso al Cremlino.

Il problema è che l’informazione resta decisiva in ogni guerra per demonizzare l’avversario e raramente c’è la possibilità di verificare i fatti soprattutto attingendo a dati e conferme dalle due parti e anche gli avvenimenti vengono letti spesso come si vuole. Se una mia postazione è distrutta dai droni avversari è una sconfitta, ma se dichiaro che ho distrutto il 99% dei droni attaccanti diventa quasi una mia vittoria e nessuno saprà mai la verità.

Anche il modo di trasmettere le news dà il fianco a speculazioni politiche: se l’inchiesta di Fanpage su un gruppo di attivisti della Meloni è concentrata su un video relativo a un piccolo gruppetto di estremisti e la notizia viene usata addirittura in Europa per cercare di squalificare il premier italiano non è ad essere falsa la notizia in sé, ma la strumentalizzazione e la generalizzazione che ne segue, ad uso perfino di chi vorrebbe emarginare l’Italia ai vertici della UE. Così come la scelta di non pubblicare i fatti “scomodi”: forse che la stessa Fanpage ha mai mostrato le immagini delle violenze cui ha volontariamente partecipato l’eroina neo-onorevole Salis, sia in Italia che in Ungheria? Anche scegliere “cosa” mettere o meno on line fa parte del gioco.

 

BUONA  SETTIMANA  A  TUTTI                                        MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 960 del  21 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario:  A parte i prossimi ballottaggi, una settimana densa di appuntamenti mondiali con molta scena e poco costrutto, mentre a Genova si vogliono “a prescindere” le dimissioni di Toti. Emergono intanto particolari sconcertanti su come Scalfaro manovrò contro Berlusconi, mentre a Bruxelles gli sconfitti delle Europee cercano di spartirsi i posti ai danni dell’Italia.

 

VERBANIA AL BALLOTTAGGIO

Mi auguro che i lettori de “Il Punto” di Verbania domenica vadano a votare e, soprattutto se non hanno appoggiato Giandomenico Albertella al primo turno, si rendano conto che votarlo domenica (e lunedì) è l’unico modo per non riconsegnare la città al PD. Una sottolineatura per chi nel centro-destra votò per Mirella Cristina perché ufficialmente sostenuta da Forza Italia, FdI e Lega. Credo che ora si debbano far convergere i suoi voti su Albertella, anche se l’avv. Cristina non lo consiglia. Giusto per capire a che livello arrivi la polemica personale: che brutta figura!

Più politicamente corretta la Lega che ha espresso il suo endorsement ad Albertella

 

CASO TOTI: DEMOCRAZIA E GIUDICI

Si parla poco del “caso Genova” e dei domiciliari imposti da due mesi al presidente Toti che rappresentano un esempio di come la Magistratura condizioni la politica.

In pratica – gli si è fatto capire – o si dimette o resta agli arresti “sine die” il che è veramente grave visto che le ipotesi di reato sono comunque per questioni di anni fa, non chiare, non documentate, con un arresto venuto cinque mesi dopo la richiesta dei PM, senza flagranza di reato e che continua solo perché secondo il GIP “Toti potrebbe condizionare le elezioni dell’anno prossimo”. Il pubblico non ha in mano tutti documenti cui hanno accesso i giudici ma - visto dall’ esterno - messa così allora qualsiasi politico di qualsiasi partito richiedendo qualsiasi contributo elettorale (anche il più lecito e documentato ai sensi di legge) potrebbe “condizionare” qualcosa. Il caso Toti è un brutto esempio di come la Magistratura condizioni pesantemente la politica

 

SCALFARO VS. BERLUSCONI

C’è voluta la “confessione” del cardinale Ruini per confermare quello che tutti sapevano: l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro – in disprezzo a qualsiasi legge e principio democratico – nel 1994 voleva a tutti i costi “incastrare” Berlusconi e farlo cadere. Immaginate se si fossero sapute allora queste cose come sarebbe cambiata la politica italiana. Ma se la verità di allora viene resa pubblica solo oggi, quante altre macchinazioni ci sono state in questi anni contro Berlusconi e il centro-destra, volutamente nascoste? 

 

RISCHIO EUROPEEGATURE 

Il rischio è che - pur dopo un voto europeo che a livello continentale ha rafforzato gli oppositori all’attuale maggioranza - PPE e socialisti continuino a spartirsi tra loro i posti importanti nonostante le rispettive sconfitte. Anche per questo se in Italia avessimo un minimo di buon senso avremmo tutti l’interesse a che Macron fosse sconfitto anche alle elezioni legislative togliendogli potere e credibilità visto non solo l’atteggiamento maleducato e spavaldo nei confronti del nostro paese e della sua premier, ma perché non condizioni oltre ogni logica la politica economica, militare ed estera della UE. Intanto, giusto per avere un’idea del clima che gira nel continente entrambe le tifoserie di Croazia (membro UE) ed Albania hanno intonato agli Europei di calcio il coro “Uccidi, uccidi, uccidi il serbo…” Vedremo se arriveranno sanzioni.

 

LUCERNA

Parlarsi è sempre utile, ma l’appuntamento di LUCERNA è stato di fatto un fallimento visto che alla fine gli stati che rappresentano quasi la metà del mondo NON hanno votato la risoluzione finale dando così nuovi alibi a Putin. Forse l’unica cosa sensata sarebbe stato chiedere almeno un “cessate il fuoco”, ma non si è arrivati neppure a questo. Interessante che il New York Times abbia pubblicato negli stessi giorni i documenti di un piano di pace che si stava profilando tra Russia ed Ucraina già poco dopo l’inizio della guerra, ma che poi è naufragato (o è stato fatto naufragare). Sarebbe interessante capire PERCHE’ e CHI lo abbia boicottato perché il sospetto è che dietro ci sia la “manina” americana, un po' come per la faccenda della distruzione del gasdotto sottomarino nel Baltico. Strategicamente continuare questa guerra serve soprattutto ad indebolire l’Europa, ma mi sembra che gli illustri commentatori che circolano sottovalutano sempre questo aspetto. 

 

Approfondimento: G7, DIETRO LA VETRINA

E’ arrivato ed è passato in un lampo il G7 “Made in Italy” che - nonostante tante frasi roboanti e l’aggettivo “storico” ovunque abusato - alla fine è stato sicuramente solo  un successo per la visibilità di Giorgia Meloni e dell’Italia più che per i suoi contenuti.

Questo anche perché dei “grandi” convenuti in Puglia solo la Meloni poteva parlare avendo davanti a sé un minimo di prospettiva mentre intorno a lei sembrava essere convenuta una compagnia di “combattenti e reduci” e morituri fantasmi, con Joe Biden apparso decisamente impacciato e che comunque rischia a breve di essere sbranato da Trump. Tra l’altro, accampando stanchezza ed impegni elettorali, Biden si è limitato ad una comparsata con toccata e fuga e senza nemmeno rimanere a cena con Mattarella, pronto al reimbarco sull’ Air Force One destinazione la Florida e i guai di famiglia.

Peggio ancora Rishi Sunak che è in scadenza come i formaggini: il 4 luglio sa già che gli elettori inglesi lo spediranno a casa complice la discesa in campo dell’euroscettico Nigele Farage che - spaccando i conservatori-  riporterà i laburisti a Downing Street. Non va meglio per Emmanuel Macron, abbattuto sulla via di Bruxelles e nei guai fino al collo in casa propria. Sinceramente villano e poco rispettoso verso la padrona di casa ha esordito subito sull’aborto e sostenendo che “nulla cambia in Europa” quando sa benissimo quanto stia traballando lui stesso all’Eliseo con le sue politiche europee.  Davanti a lui sedeva Olaf Scholz, pure lui stroncato nelle urne, e che ha portato i socialdemocratici tedeschi ai minimi storici tanto da essere superati ed umiliati perfino dai presunti neonazisti dell’AfD.

A fine corsa anche il premier canadese Justin Trudeau: in Canada le elezioni si terranno solo l’anno prossimo, ma il partito liberale del premier è indietro in tutti i sondaggi nonostante la rincorsa ad accattivarsi le minoranze, i nuovi immigrati, il mondo Lgbt+ e la liberazione anche delle droghe pesanti. Oltretutto a voler ben guardare Trudeau al G7 è diventato abusivo: il Canada è stato superato economicamente da più paesi (come il Brasile e l’India) e quindi più che altro la sua è una presenza “ad honorem”.

Infine il giapponese Fumio Kishida con una popolarità fortemente danneggiata dagli scandali nella gestione dei fondi elettorali che rischiano già a settembre di pregiudicare la sua rielezione.  

Convitata di ferro restava così solo la sempre sorridente Ursula Von der Leyen alla disperata ricerca di consensi ben sapendo che metà del PPE la vorrebbe pensionare, mentre la presenza di Zelensky è stata come da copione visto che all’ordine del giorno c’era la destinazione di un ulteriore pacchetto ai aiuti all’Ucraina prelevandoli, almeno ufficialmente, dai profitti dei beni congelati ai russi in diverse parti del mondo.

Anche per questo l’edizione del G7 italiano si è aperta sul mondo con l’arrivo di una ventina di leader mondiali – compreso anche Papa Francesco - a parlare di tutto e di più, dalle guerre all’intelligenza artificiale, dall’economia ai rapporti con l’Africa. Chiacchiere per una agenda multilaterale affollatissima (forse fin troppo) e chiusa con documenti formali e sorrisi, ma con i leader distratti a pensare ai problemi di casa propria. Alla fine un vertice che verrà ricordato soprattutto per l’accogliente ospitalità e la cucina italiana sulla quale - più che sui problemi - si è spesso concentrata l’attenzione dei media mondiali. 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                        MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 958 del 7 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Ultimi scampoli di campagna elettorale con l’invito ad andare a votare: se non lo facciamo l’Europa continuerà così, avremo perso una grande occasione e sarà solo colpa nostra.

 

MATTARELLA: POLEMICHE INUTILI

Vabbè che siamo alla fine della campagna elettorale e tutto fa brodo, ma il polverone contro la Lega che critica Mattarella perchè il 2 giugno in un discorso ha celebrato “la sovranità dell’Unione Europea” non mi convince. Premesso che il 2 giugno era la festa della Repubblica Italiana, non della sovranità europea, considero Mattarella una persona limpida e capace, ma comunque politicamente di parte perché così è stata eletta. Per questo non considero una bestemmia sostenere che vada riformata la concezione stessa della Presidenza della Repubblica, figura che avrebbe ben maggior valore se fosse eletta direttamente dai cittadini. La sinistra tende a confondere (e far confondere) una elezione diretta con il concetto del “Duce al comando” il che è una cretinata. Circa i “pesi e contrappesi” costituzionali tra poteri erano tecnicamente ineccepibili nel 1948 ma oggi il potere giudiziario è debordante, quello parlamentare ridotto e quello esecutivo (governo) decisivo. Allora è logico decidere e scegliere chi governa (premierato) ma anche chi controlla (presidenza): far votare una volta di più i cittadini è sempre un bene, spiegatelo alla Schlein, Conte & C. !

 

AUTOLESIONISMO ELETTRICO

Bruciato in poche ore il “bonus” per l’acquisto di auto elettriche che già sono un flop, ma che senza incentivi non comprerebbe quasi nessuno. Certo che è un illuminante caso di auto-distruzione europea: metterci soldi pubblici per aiutare la concorrenza cinese mentre Biden impone un dazio del 100% sulle importazioni e Trump vorrebbe innalzarlo addirittura al 200% (mentre quelli europei sulle importazioni di auto e parti elettriche “made in China” sono del 15%.). Solo questo esempio banale può dare un’idea dell’autolesionismo europeo nel nome del presunto “green”. Beffa nel danno ci si è subito accorti che il “bonus” non è stato prenotato da singoli cittadini ma da grandi gruppi che così li hanno monopolizzati. Signori: un po' di logica e buonsenso!!

 

SI VOTA…

Ho troppo rispetto per l’opinione dei miei lettori per insistere con suggerimenti elettorali, mi limito a confermare che personalmente voterò per l’area di centro destra e in Europa per persone che stimo come ALESSANDRO PANZA (Lega) o CARLO FIDANZA (FdI) (circoscrizione Nord Ovest). Alla regione Piemonte, confermando Cirio, nel VCO voterò per l’unico candidato che può essere eletto, ANGELO TANDURELLA (FdI) mentre spero nell’elezione di GIANLUCA GODIO in provincia di Novara e FEDERICO RIBOLDI ad Alessandria.

Per VERBANIA constato con rimpianto che alla spaccatura della sinistra ha risposto una analoga divisione nel centro destra tra GIANDOMENICO ALBERTELLA, MIRELLA CRISTINA e MICHEL IMMOVILLI. Uno dei primi due andrà al ballottaggio: la cosa più seria sarebbe un patto preventivo per sostenerlo/a con convinzione al secondo turno, altrimenti avremo un nuovo sindaco PD con Riccardo Brezza, come probabile.    

 

Approfondimento: I GIOVANI LONTANI DALL’EUROPA

 

In un lungo articolo on line sul “Corriere della Serra” Luca Angelini si sofferma sul previsto voto dei giovani europei domani e domenica denunciando con toni allarmati che buona parte dei nuovi elettori o non andrà a votare o voterà per l’estrema destra.

Seguono sondaggi “inquietanti” con un 36% dei giovanissimi francesi che voterebbero per la Le Pen, così come i loro coetanei olandesi, slovacchi, ungheresi, romeni, e il 22% addirittura per l’ AFD in odore di neonazismo tedesco.

I numeri darebbero ancora i verdi come primo partito “giovane” ma in netto calo rispetto al passato, mentre a destra la crescita sarebbe prorompente.

Seguono una serie di interviste più o meno scandalizzate sulle motivazioni di questo voto “Si tratta di ribellione, trasgressione, provocazione - spiega Steven Forti, professore di storia contemporanea all’Università di Barcellona - dicono (i rappresentanti dell’ultra destra, ndr) che stanno combattendo l’egemonia culturale dei liberal di sinistra, e ci sono molti giovani che credono in questa narrazione. A parte che l’illustre professore se non ammette questa egemonia (e spesso addirittura monopolio) deve vivere su Marte più che in Europa. nessuno sembra chiedersi però se per caso questa percezione sia almeno in parte giustificata.

Questa autocritica non c’è mai, partendo dal presupposto che chi vota a destra ”sbaglia” e quindi vada “corretto”, senza prendere nemmeno in considerazione che a sbagliare siano invece le politiche europee su molte questioni d’attualità.

Non si capisce – se le cose continuassero a livello politico come in questi anni in Europa – come mai dovrebbe poi esserci un’inversione di tendenza, visto che la percezione delle priorità è cambiata.

Per esempio secondo uno studio promosso dal Financial Times i giovani tedeschi tra i 14 e i 29 anni solo due anni fa avevano come percezione maggiore il cambiamento climatico, un tema oggi nettamente superato dai timori per l’inflazione e la crisi economica con il timore di non potere avere una pensione alla fine dell’età lavorativa. Anche l’aumento di migranti e rifugiati è in grande ascesa fra le questioni ansiogene dei giovani tedeschi.

«La giovane generazione è davvero pessimista - sottolinea Simon Schnetzer, coautore dello studio - e questo li rende più ricettivi al messaggio dell’AfD, ovvero che il governo abbia perso il controllo della situazione” (e se fosse proprio così ?) .

Lo stesso sembra avvenire in Italia e in Spagna mentre in Romania il 25% dei giovani tra i 18 ei 35 anni che intendono votare sosterrà la formazione di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), una percentuale più alta rispetto a qualsiasi altro partito. La maggioranza dei giovani rumeni criticano però anche il sostegno militare di Bucarest all’Ucraina e si scagliano contro «l’ideologia gender» e l’ateismo. Solo il 23% dei giovani ha fiducia nella democrazia rumena e il 67% ha preso in considerazione l’ipotesi di lasciare il paese.

I temi sollevati dall’ inchiesta inglese sono ripresi anche da Le Monde che si è occupato a lungo dei giovani che voteranno Jordan Bardella, il 28enne che Marine Le Pen ha scelto come guida del Rassemblement National. «Alcuni di questi giovani — scrive il quotidiano francese — appartenenti in genere a categorie popolari, raccontano il sentimento di un “orgoglio ritrovato”, la speranza di essere finalmente considerati per quello che sono e fanno, in territori che si sentono trascurati dallo Stato e dai leader politici. Le precedenti elezioni hanno dimostrato che i giovani francesi attratti dall’estrema destra sono tra i più precari, i meno istruiti, spesso residenti in aree rurali o periferiche e da questo punto di vista, il fatto che Bardella sia cresciuto nella banlieu parigina di Seine-Saint Denis lo fa sentire uno di loro».

Insomma, sembra far capire l’illustre quotidiano: “Sono solo dei disadattati, ignoranti e sostanzialmente cretini”. (Forse se qualche giornalista di Le Monde vivesse nelle aree suburbane parigine in mano alle bande nordafricane cambierebbe opinione).

Ma se questa è la fotografia dell’esistente, come e perché si è giunti a questo punto?

E’ qui che manca nei commenti un’autocritica alla realtà di Bruxelles, ma anche una proposta per un cambio di rotta. Se i governi insistono a considerare la BCE il “dominus” della politica (o se sono obbligati a farlo), se manca trasparenza (vedi caso vaccini), se il problema immigrazione non viene regolato, se – in definitiva – i problemi dei giovani (e non certo solo di quelli che voteranno a destra) non vengono sufficientemente affrontati perché stupirsi degli effetti e non voler capirne le cause?

Forse perché a Bruxelles interessa poco il voto giovanile (o che i giovani non votino più) perché sono altri sono gli interessi e gli obiettivi, soprattutto economici.

C’ è una grande verità che le istituzioni europee non ammettono: persi gli ideali e molte delle speranze dei Fondatori, “il re è nudo” tanto che non solo i giovani si pongono la domanda a che cosa serva e in che cosa creda più l’Europa.

Un disastro, dopo solo vent’anni di Unione, dover constatare questo fallimento.

 

LEGGETEMI SU “IL SUSSIDIARIO” – ASCOLTATEMI SU TELE VCO

Chi vuole seguirmi di più mi trova spesso sul quotidiano online “Il Sussidiario” (cercate “sussidiario+zacchera”) mentre in Tv continua la serie dei miei appuntamenti di storia, li trovate sul web cercando “Tele VCO Azzurra tv”, poi su “rubriche” e “pillole di storia locale” .

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 957 del 31 maggio 2024

 di MARCO ZACCHERA 

  

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Niente da fare, la violenza umana è inaudita e si parla solo di armi, di morti, siamo davvero tutti fuori strada! Intanto si avvicinano le elezioni europee, ma pochi si chiedono QUALE Europa si vorrebbe, votando di conseguenza. Mentre a Milano il degrado è evidente (ma non se ne parla) l’approfondimento è sulla assurda demagogia che accompagna la presunta “par-condicio”, altro che “Telemeloni!” Il governo intanto ha varato una proposta di mini-riforma della Magistratura: finalmente! (ma vedrete quanti ostacoli, perché chi tocca il potere dei giudici in Italia si brucia)

 

PER FAVORE, FERMATEVI!

Basta con il dire “vogliamo la pace” se poi la discussione è solo su come continuare la guerra. Fermiamoci, a Gaza come in Ucraina! Cominciamo con un “cessate il fuoco” temporaneo per due tregue umanitarie. L’ONU a Gaza controlli che Hamas non sfrutti i profughi e cominci a rilasciare ostaggi, mentre la NATO (alleanza “difensiva”!) non spinga solo per usare altre armi in Ucraina: che senso ha una “Conferenza di pace” in Svizzera senza invitare anche la Russia (il che non vuol dire accettare il suo punto di vista) a rischio fallimento prima ancora di cominciare? Si dice “Se ci fermiamo adesso i russi sono avanzati troppo…” Ma allora non si poteva proporre PRIMA un “cessate il fuoco”? Quante volte l’ho scritto? Valeva due anni fa, l’anno scorso, il mese passato, macchè… Ma comunque, PROPONIAMOLO ADESSO, subito! Invece no: avanti, testardamente, con i “falchi” come Stoltenberg che sfasciano tutto (il suo slogan «Al male reagiremo con più democrazia e più umanità» mi sembra una grande ipocrisia) mentre si sta avvitando – anche per responsabilità occidentale – una escalation pericolosa e assurda. E’ una spirale di odio che va spezzata e visto che la maggioranza degli europei NON vuole più questa guerra perché i governanti non ascoltano anche le persone, i singoli cittadini, il buonsenso e non solo i generali e i fabbricanti di morte?

 

MA CHE EUROPA VOGLIAMO?

Credo che chi voterà domenica prossima alle “Europee” darà soprattutto un approccio “nazionale” alla sua scelta, ma ciascuno di noi dovrebbe invece chiedersi soprattutto quale Europa vorrebbe e votare di conseguenza.

Per esempio ecco 10 temi su cui si dovrebbe discutere per valutare una scelta:

- Vogliamo un’Europa che si occupi sempre di più di tutto al posto dei singoli governi nazionali o l’opposto?

- Un’Europa che abbia un esercito comune, e chi dovrebbe poi comandarlo?

- Un’ Europa che dipenda di più o di meno dalle scelte economiche della BCE?

- Un’Europa dove si voti solo per il parlamento europeo, ma dove poi tutte le altre cariche siano nominate indirettamente (come avviene ora) o invece vorremmo l’elezione diretta di tutti i vertici?

- Un Europa che (fatto salvo che tutti vogliamo preservare l’ambiente) sia sempre più “spinta” su questa strada o invece dove si ragioni maggiormente tenendo conto del rapporto costo-benefici anche in campo ambientale e condizionando i sacrifici e le scelte a regole mondiali?

- Un’Europa che strategicamente sia amica ed integrata con una Russia democratica o invece privilegi il rapporto (o sudditanza) con gli USA ?

- Un’ Europa strettamente legata al “G7” o più aperta alla BRICS ?

- Un’Europa che accetti o meno l’energia nucleare?

- Un’ Europa che si apra anche ad altri paesi (Ucraina, Georgia, Moldavia ecc.) oppure resti com’è?

-Quali atteggiamenti e/o limiti deve imporre o proporre l’Europa sulle questioni “gender”, matrimoniali, sessuali ecc.ecc. ?

Queste sono le questioni sulle quali si dovrebbe dibattere e di cui invece si parla poco. Personalmente io NON sono contento dell’Europa di oggi che è diventata molto burocratica, poco trasparente e verticistica, una UE che non lascia - in pratica - spazio ai cittadini (e ai singoli stati) di dissentire visto l’attuale “blocco” popolari-socialisti-green-liberali. Temo che la maggioranza non cambierà, salvo che il Partito Popolare europeo – visti i risultati elettorali - non decida di scegliere altri alleati (per esempio il gruppo conservatore) per una maggioranza magari allargata ai liberaldemocratici, ma anche guardando a destra pur con tutte le liti “nazionali” che si ripercuoto all’interno dell’ europarlamento (ad esempio Macron che non accetta “a prescindere” un’ intesa con la Le Pen temendo per le prossime elezioni presidenziali),  imponendo reciproci veti e così facendo il gioco della sinistra.

 

VERGOGNA A MILANO

Nei giorni scorsi ho accompagnato degli importanti ospiti stranieri a Milano che sono rimasti stupiti e sconvolti dal degrado della città. In particolare mi sono profondamente vergognato dovendoli “scortare” al posteggio di Milano Lampugnano che da tempo si è progressivamente trasformato in un suk tra gente che dorme per terra, questuanti e venditori, sporcizia ovunque, orinatori all’aperto, con la gente che usciva dalla metropolitana – e non erano ancora le 21, era ancora giorno – riunendosi a gruppi per andare insieme verso il parcheggio e non rischiare di essere assaliti.

Non un vigile, un poliziotto, un controllo.

Quando tempo fa – vedendo immigrati che saltavano allegramente i tornelli senza pagare il biglietto – mi ero rivolto ad un dipendente ATM presente chiedendogli che ci stesse a fare, mi ha risposto: “Venga a vedere!” mostrandomi il suo gabbiotto con i vetri infranti e dove un suo collega era stato aggredito quando aveva cercato di opporsi.

Lampugnano è dove arrivano i bus da mezza Italia e dove c’è il parcheggio-hub dell’intera zona a nord-ovest della città, ma è off-limits, indecente, invivibile appena fa scuro (e anche prima). Queste sono realtà visibili, quotidiane, assolute, alla faccia del sindaco Sala e delle chiacchiere “green-progressiste” che sembrano l’unico problema cittadino. Vergogna, vergogna, vergogna!

 

Approfondimento: TELEMELONI?  W L’IPOCRISIA

L’Italia è il paese dell’ipocrisia che si sublima in campagna elettorale.

Valga ad esempio il no al dibattito in RAI tra la Meloni e la Schlein per la “par condicio” perché non avrebbero visti presenti gli altri candidati.

Intanto fiorisce la polemica, da tempo sollevata dal PD e seguito a ruota dalle altre opposizioni, che da settimane va sostenendo che la RAI è diventata una sorta di “Telemeloni” dando troppo spazio alla premier.

In realtà in RAI ha sempre prevalso nei TG il rapporto “un terzo (del tempo) al governo, un terzo alla maggioranza, un terzo all’opposizione” quest’ultimo ridottosi quando FdI era unico partito ufficialmente all’opposizione di Draghi. Di fatto una situazione che andava benissimo al Partito Democratico quando era al governo, ma che ora va stretta.

Se comunque il PD ha da lamentarsi per la RAI, basterebbe ascoltare le altre TV generalizie per verificare come il sostenere che il mondo delle televisioni sarebbe succube alla Giorgia nazionale è cosa che fa sorridere, ma alla fine anche indignare i suoi supporter, soprattutto in tempi di campagna elettorale dove lo spirito se non la lettera della legge è spudoratamente violato.

Mentre Mediaset – orfana di Berlusconi – è un po' spenta e defilata, non prendiamoci in giro: i lettori hanno tutti la possibilità di controllare e di valutare già da stasera non tanto i secondi assegnati nei TG alle varie parrocchie, ma come siano trattati i temi di attualità anche e soprattutto nei programmi di intrattenimento, nei talk-show o nei dibattiti dove lo strapotere della sinistra su alcune reti è totale.

Ma vi capita di ascoltare i dibatti di La7, oppure quelli su NOVE, dove non solo la par-condicio è una burla. ma dove la scelta dei conduttori, ospiti, giornalisti, autori, professori e commentatori invitati è, appunto, spudoratamente squilibrata?

Il trucco è semplicemente di non far parlare la Schlein ma i suoi portavoce, oppure dare spazio nelle “rassegne stampa” praticamente solo ai giornali politicamente schierati (a sinistra).

Ascoltate la rassegna stampa de La7 alle 7 (di mattina) dove sono praticamente citati solo La Repubblica e la sua fedele fotocopia La Stampa (o viceversa) con Flavia Fratello che cita le testate di centro destra addirittura ironizzando sui loro titoli. Se non vi basta pensate, sulla stessa rete, a David Parenzo, Gramellini, Telese, Gruber, Cazzullo, Sardoni… tutti conduttori che trasformano ogni dibattito in evidente dis-condicio, eppure questo non solleva alcun commento di AGCOM solo perché ufficialmente i “politici” non ci sono.

Adesso si è aggiunta NOVE dove sono arrivati i vari transfughi RAI da Fazio alla Littizzetto e avanti così.

Il tutto si allarga addirittura ad intere testate (vedi “Rai Storia”) dove tutto ciò che è schierabile è schierato, dalle ricostruzioni storiche sul comunismo alle “ragioni” dei conflitti allo scontato e ripetitivo antifascismo. Perfino l’almanacco quotidiano che ricorda i vari personaggi nati o morti nel giorno è politicamente targato sia nella scelta dei personaggi che nei commenti su di loro.

Nei giorni scorsi ho ascoltato Maurizio Gasparri su La7 tentare una difesa di Toti: letteralmente Parenzo non gli ha lasciato aprire bocca e - appena Gasparri ha potuto esprimere un pensiero compiuto - è stato interrotto per mandare in onda la pubblicità.   Certo le TV commerciali sono gratuite e dipende dalla volontà del teleutente vederle o meno, ma è evidente come non ci sia una informazione o dei commenti super-partes, altro che “Telemeloni”!

Ma attenzione: la “scelta di campo” non è solo di carattere politico-partitico ma su tanti temi, dall’Europa alla politica di gender, dall’attualità alla geopolitica.

Morale: o si ha il coraggio di ammettere che la par-condicio normata così è semplicemente ridicola e va soppressa o dovrebbe essere estesa a tutti i dibattiti informativi, almeno in periodo pre-elettorale, con sanzioni a chi non rispetta le norme.

Visto che siamo in democrazia e ciascuno (ma allora tutti, però) può e deve dire quello che vuole, sia abbia il coraggio di togliere la foglia di fico della forma, smetterla con l’ipocrisia e si ammetta semplicemente la sostanza: l’informativa televisiva è di parte - e se appena può - lo è in termini di sinistra anti-meloniana, oltre che (peggio ancora) anti-Salvini e relativi alleati.

 

 

LEGGETEMI SU “IL SUSSIDIARIO” – ASCOLTATEMI SU TELE VCO

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BUONA SETTIMANA A TUTTI                                      MARCO ZACCHERA





IL PUNTO  di MARCO ZACCHERA 

n. 956 del 24 maggio 2024

 

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Sommario: Aria di voto in uno scetticismo generale con polemiche che durano un giorno: mi pare nulla di nuovo nel panorama politico italiano, mentre il mondo è in fiamme tra morti e devastazioni. Colpiscono alcune scelte “politiche” della Corte di Giustizia dell’Aja che non mi pare usi uniformi metri di giudizio. Vi segnalo l’approfondimento su Premierato e Repubblica Presidenziale, condito con le immancabili dichiarazioni della senatrice Segre, a volte decisamente fuori luogo.

 

UNA VOLTA, UNA SOLA!

Forse è perché si avvicinano le elezioni sta di fatto che ogni giorno vengono riportate frasi, spezzoni di intercettazioni, indiscrezioni su testi che dovrebbero essere coperti da riservatezza e relativi a procedimenti penali in corso. Frasi che poi danno corpo (e titoli) ad articoli, speculazioni, pettegolezzi, denunce, comizi ecc.ecc.  

Ma possibile che UNA VOLTA e ALMENO UNA VOLTA SOLA non si vada a fondo a scoprire chi nelle indagini raccolga e pubblicizzi queste intercettazioni riservate? Giudici, cancellieri, avvocati, collaboratori: ma è mai possibile che NESSUNO venga mai scoperto, denunciato e condannato? Imputati condannati dall’opinione pubblica per parole spesso estrapolate e distorte, poi smentite dai fatti: è mai questa Giustizia?

 

L’EX (?) MACELLAIO

In un incidente aereo (sabotaggio? Non si sa) è morto il presidente dell’Iran Ebrahin Raisi. Di lui si ricorderà lo sterminato numero di persone che ha fatto tranquillamente ammazzare, come appare anche da un brano diffuso nei giorni scorsi quando a parlare erano Hossein Ali Montazeri, allora numero due del regime, con Ebrahim Raisi, procuratore della repubblica di Teheran. «Dovete fermare le esecuzioni sommarie!», gli dice Hossein, «Ne abbiamo uccisi 750, ancora 200 e abbiamo finito…» gli risponde Raisi. Giusto per dare un’idea del riverito personaggio, mai considerato però come criminale dalla Corte di Giustizia dell’Aia.

 

TAIWAN E’ UTILE NELL’ OMS !

Solo il preconcetto politico e le pressioni della Cina comunista di Xi possono ancora oggi bloccare l’ingresso ufficiale di Taiwan nell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che non dovrebbe essere un’entità politica ma un valore e una garanzia sanitaria mondiale. Oltretutto è scandaloso che la Cina possa bloccare proprio Taiwan dopo NON aver detto la verità sul COVID e tuttora spalleggiata da quella brutta figura di Tedros Adhanom Ghebreyesus (leggete il suo curriculum su Wikipedia!) che è restato al suo posto, voluto da Pechino, nonostante i tanti indizi di corruzione e di connivenza proprio con i responsabili cinesi.

Ricordiamoci invece l’aiuto dei ricercatori di Taipei proprio sul Covid da loro per primi denunciato al mondo e negato in un primo tempo proprio dall’OMS.

Una affollata manifestazione svoltasi a Milano domenica scorsa ha ribadito questa necessità, nonostante il colpevole silenzio di molti media.  

 

REGIONALI NEL VCO: PROPOSTE (RAGIONATE)  DI VOTO

Visto che in molti mi chiedono chi e come votare alle prossime elezioni, ribadisco che avendo amici candidati in diversi partiti del centro-destra penso che sia più logica una mia indicazione di schieramento piuttosto che di partito. Per le ELEZIONI EUROPEE, per esempio, segnalo nella lista della Lega l’uscente europarlamentare  ALESSANDRO PANZA, uno della nostra zona e che ha sempre lavorato con impegno.

Per le ELEZIONI REGIONALI (Piemonte) con la NUOVA LEGGE ELETTORALE la mia provincia, (Verbano Cusio Ossola) è stata mortificata e rischia di non avere più alcun consigliere eletto direttamente. Solo se un partito si avvicinerà al 30% dei voti  (e quindi, in pratica, oggi questa possibilità sembra averla solo Fratelli d’Italia) si potrà sperare di far eleggere qualcuno e segnalo ANGELO TANDURELLA, un ragazzo serio che ha fatto bene come vice-sindaco e consigliere di Domodossola.

ALBERTO PREIONI (Lega) è stato inserito nel listino bloccato e quindi almeno lui dovrebbe automaticamente passare. A spiegare il meccanismo ci vorrebbe una pagina intera, ma la concretezza ci dice che - disperdendo i voti - il VCO rischia di restare fuori dal consiglio regionale nella quota proporzionale. Per questo sarebbe logico che si concentrassero i voti su un solo candidato, senza voler mancare di rispetto a nessuno.

 

Approfondimento:

PREMIERATO, LA SEGRE E LA REPUBBLICA PRESIDENZIALE

Sono sostenitore da sempre di una “vera” Repubblica Presidenziale e considero il premierato solo un parziale surrogato della via maestra, ovvero che siano sempre i cittadini ad eleggersi direttamente il vertice della propria nazione, così come ad ogni livello amministrativo.

Per me andrebbe quindi votato direttamente sia il Presidente della Repubblica che il premier, eventualmente pre-indicato da un gruppo di liste di appoggio a lui/lei collegate  sulla stessa scheda elettorale, ma con la possibilità anche di un voto disgiunto (come avviene per eleggere il sindaco) nel caso si ritenesse valida una persona ad essere primo ministro (pensate ad un tecnico) anche se non fosse espressione del proprio personale schieramento politico per rendere chiara la scelta dei cittadini.

Una riforma abbastanza pasticciata come quella che si delinea non mi piace per niente e temo che la Meloni ci si impantanerà,  anche perché c’è questa assurda sindrome di “lesa maestà” verso Mattarella con la paura (strumentale) di intaccare la figura ed i compiti dell’inquilino del Quirinale che viene dipinto  come una specie di San Gennaro o altro taumaturgo intoccabile e salva-problemi ma che invece, alla prova dei fatti, è oggi e da sempre espressione politica di parte e come tale si comporta appena scalfita la patina del formale “super partes” che fa finta di essere. Quante volte avete ascoltato Mattarella prendersela con i “suoi” magistrati, per esempio, oppure i suoi ex del PD?

Ma torniamo al premierato contro il quale si è schierata (e si poteva dubitarne?) la senatrice a vita Liliana Segre, altra santa martire che deve avere tutto il nostro rispetto per quello che ha passato e che rappresenta, ma che non è secondo me “la più autorevole esponente del Parlamento” come viene a volte dipinta, soprattutto quando va via per la tangente sostenendo addirittura che una riforma come il premierato "riecheggia Mussolini", il che mi pare decisamente eccessivo.

Ma quando parla la Segre si inchinano tutti, dentro e fuori i sacri confini, anche quando sostiene autentiche sciocchezze e così - in un articolo del Times britannico, giornale del gruppo Murdoch - la riforma costituzionale voluta dalla Meloni è stata accostata al nome del Duce. Nel pezzo in questione le critiche della Segre  alle possibili riforme costituzionali sono diventate il pretesto per una descrizione decisamente parziale della situazione politica in Italia.

"Giorgia Meloni ha in programma di rivedere la Costituzione per dare maggiori poteri ai futuri leader italiani, sostenendo che l'attuale sistema lascia i primi ministri in preda a complotti di partito”, ha scritto il quotidiano britannico (e fin qui è acqua calda) ma citando poi le stroncature della senatrice a vita scrive che la regola del premio di maggioranza "riecheggia una legge introdotta da Benito Mussolini, il dittatore fascista, per darsi più potere". Il riferimento è alla legge Acerbo, citata in un passaggio del discorso della Segre, legge introdotta nel 1923. .

A parte che quando fu votata quella legge i fascisti in Parlamento erano una piccola minoranza (35 deputati rispetto ai 223 che l’approvarono, in una Camera che  era presieduta da Enrico De Nicola, futuro primo presidente della Repubblica Italiana, ma queste cose non le vuole ricordare nessuno…) appare strano che un giornale come il Times non sia riuscito a comprendere e spiegare le ragioni della riforma proposta dal governo Meloni. Eppure lo stesso sistema di governo del Regno Unito prevede un modello che attribuisce all'esecutivo enormi poteri, delineando di fatto un sistema bipartitico nel quale chi vince ottiene un mandato forte per far approvare senza difficoltà le proprie proposte legislative e dove il leader del principale partito è addirittura automaticamente anche il primo ministro e con un re che “regna ma non governa” come prassi da qualche secolo in qua.

Ricordiamoci, tra l’altro, che la Gran Bretagna ha un sistema politico di fatto bipolare mentre in Italia (vedi proprio il caso delle prossime elezioni europee) c’è uno stuolo di partiti, partitini, partitucoli e movimenti vari che senza freni e sbarramenti genererebbero solo una grande confusione e, soprattutto, garantirebbero l’ingovernabilità salvo la consueta compravendita di voti in parlamento di cui abbiamo avuto esempi a volontà nel recente passato.

E’ quindi un po' una forzatura (stavo scrivendo un aggettivo più forte) che la Segre si presti a questi giochetti perché l’accostamento Meloni-Mussolini è ridicolo e la stessa Segre lo sa benissimo.  Piuttosto è lei che si trasforma troppo spesso dal ruolo di senatrice a vita (e quindi mai votata dai cittadini) a giudice dei buoni e dei meno buoni, dove i cattivi sono sempre quelli che non la pensano come lei.

Si lamentasse piuttosto la Segre per i passati saltimbanchi parlamentari e si chieda dov’era lei stessa quando (grazie alla legge elettorale) il volere dei cittadini era spudoratamente violato creando e sfasciando governi di segno opposto nella stessa legislatura con l’elezione di premier neppure eletti. Confondere l’autoritarismo con l’autorevolezza è una sciocchezza colossale e l’autorevolezza di un premier viene (e verrebbe ancor di più con il premierato) dal voto democratico, una verifica elettorale alla quale proprio la Segre, tanto osannata e riverita, non si è peraltro mai sottoposta.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                     MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   di MARCO ZACCHERA

n. 955 del 17 maggio 2024

 

 

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Sommario: L’attentato a Fico in Slovacchia, possibili spiragli per l’Ucraina, le assurde regole elettorali per le regionali nel VCO, il silenzio sulle indagini a Verbania ed un approfondimento sul caso Toti. Intanto l’“eroina” Salis va (finalmente) ai domiciliari: esultiamo, ma giriamo pagina perché nel mondo ci sono altre migliaia di italiani in galera e quelli non se li fila nessuno.

 

PACE IN UCRAINA, ATTENTATO A FICO

Durante la sua visita in Cina, Putin ha dichiarato di essere disponibile ad un piano di pace purché consideri “gli interessi di tutte le parti in campo”. Formula diplomatica e nebulosa, ma indizio di una possibile apertura. Conviene cercare di allargarla e di vedere se il leader russo bluffa o fa sul serio oppure bisogna invece subito stroncare tutto, come sembrano voler fare l’UE e gli USA?

Ma perché tutti i personaggi nazionali ed esteri che ci ripetono quotidianamente “Armiamo l’Ucraina, ma solo perché vogliamo la pace” poi non cercano di approfittare di ogni spiraglio ed occasione per tentare concretamente di costruirla ed intanto puntare almeno ad un “cessate il fuoco” che in questo momento converrebbe forse anche all’Ucraina?

Intanto in Slovacchia il premier Robert Fico è stato vittima di un grave attentato, doveva morire ed è tuttora in pericolo di vita.

Fico dissente da Bruxelles su molte cose e soprattutto sull’invio di armi a Kiev. Tante condanne verbali, ma si insinua (Corriere della Sera) che comunque Fico era “populista e divisivo”. Qualcuno invece si chiede se a spingere l’attentatore non ci sia qualche pressione dei movimenti che in Slovacchia sono finanziati da George Soros, il miliardario che con le sue “donazioni” incide molto sulle politiche europee ed in particolare nelle nazioni dell’Est.  Il ruolo oscuro di Soros e dei suoi contributi miliardari, destabilizzanti e pericolosi, sia alla politica americana (Biden) che europea, sarebbe tutto da indagare, eppure non lo fa (e non lo scrive) quasi nessuno.

 

ELEZIONI REGIONALI NEL VCO: LE REGOLE DEL GIOCO 

In molti mi chiedono chi e come votare alle prossime elezioni, ma avendo amici candidati in diversi partiti del centro-destra penso che sia più logica una indicazione di schieramento (per me, appunto, di centro-destra) scegliendo poi le persone prima ancora che il partito. Vale per le elezioni europee mentre con LA NUOVA LEGGE ELETTORALE DELLA REGIONE PIEMONTE il Verbano Cusio Ossola è stato mortificato e rischia di non avere più alcun consigliere eletto direttamente. E’ un meccanismo complicato ed infernale, ma in buona sostanza solo se un partito supererà il 25% dei voti (e quindi, in pratica, oggi questa possibilità sembra averla solo Fratelli d’Italia) potrà sperare di far eleggere qualcuno, con più speranze salendo oltre il 30%.

Nulla da fare per gli altri, anche se il Alberto Preioni (Lega) è stato inserito nel listino bloccato e quindi almeno lui dovrebbe automaticamente passare. A spiegare il meccanismo ci vorrebbe una pagina intera, ma la concretezza ci dice che, disperdendo i voti, il VCO rischia di restare fuori dal consiglio regionale.

 

INDAGINI A VERBANIA: ASSORDANTE SILENZIO

Lo ripeto, visto che ho davanti un muro di gomma: arrivare alle elezioni comunali a Verbania senza sapere l’esito delle denunce di mobbing contro il sindaco da parte della segretaria generale del comune (poi licenziata con voto di giunta) è una questione grave, che inficia e condiziona l’esito elettorale visto che a sinistra sono candidati due ex assessori. Non è possibile che scorrano così tanti mesi e le indagini non siano ancora terminate o, perlomeno, che non se ne sappiano le conclusioni. Perché questo silenzio? Tutti i partiti dovrebbero avere il coraggio e la volontà di chiedere chiarezza.

 

Approfondimento: CASO TOTI E DINTORNI

Che Toti sia (stato?) un governatore di centro-destra non conta nulla, non mi interessa qui la sua appartenenza politica, ma è il suo caso in sé che deve farci riflettere, almeno alla luce delle notizie disponibili. In buona sostanza una amministrazione regionale che sembrava funzionasse bene viene ribaltata, un presidente è arrestato ma nessuno ha capito che cosa abbia effettivamente combinato, anche perché se è vero che i 70.000 e rotti euro di un contributo erano stati anche dichiarati, dov’è il reato?

 Forse Toti avrebbe favorito qualcuno con qualche pratica, ma quando, in che termini e come, ancora non si sa. Di sicuro per documentare il castello accusatorio ci sono state una infinità di intercettazioni che proseguivano da anni, ma questo non è (sarebbe) contro la legge? Se poi una rete di intercettazioni pluriennale si allarga a dismisura è ovvio che diventa fondamentale decidere come scegliere certe telefonate dal mucchio, scartandone magari altre che invece chiariscono o ridimensionano la portata dei fatti. Un potere discrezionale enorme in mano ai magistrati e il “caso Toti” diventa inquietante per la lunghezza quinquennale delle indagini e l’uso di migliaia o addirittura forse di decine di migliaia di intercettazioni senza che nessuno sappia quante centinaia (o migliaia) di altre persone siano state intercettate negli anni.

Per il caso Liguria il cittadino avrebbe il diritto di sapere subito soprattutto se il quadro che ne esce, alla fine, sia sostanzialmente corruttivo oppure no, perché al limite tutto può avere forma o fine di corruzione. Secondo me lo è solo se e quando c’è un diretto tornaconto economico personale o di partito, ma è ovvio che chi fa un piacere a qualcuno spera poi di riceverne almeno una amicizia, se in futuro ne avrà necessità: dove finisce la positività di un intervento e dove comincia la corruzione? E’ questo che ci manca per Genova e se dopo 5 anni di indagini il quadro non è chiaro è ovvio che crescano i dubbi sui fatti, ma anche sui tempi dell’inchiesta giudiziaria.

Con orgoglio posso personalmente sostenere che in decenni di attività politica non solo non ho mai chiesto un centesimo, ma nessuno me lo ha neanche offerto “in cambio di”, ma se un sindaco chiede a un deputato di aiutarlo a trovare i soldi per sistemare una strada è “corruzione”? E se poi quella persona, magari anni dopo, ti aiuta alle elezioni? Ogni legge alla fine aiuta qualcuno, ogni delibera, ogni atto amministrativo. Alzi la mano chi in vita sua non ha chiesto un aiuto, una raccomandazione, una segnalazione a qualcuno che fosse il parroco, il sindaco o un personaggio più o meno ritenuto influente, politico o meno.

Ma torniamo all’uso (e abuso) delle intercettazioni che da anni si vogliono contenere, ma con la più ferma opposizione di parte della Magistratura.  

Il vero problema in indagini lunghe ed a macchia d’olio è che più il brodo si allunga più non solo si scoprono nuovi “filoni” (o presunti tali), ma nasce il problema di decidere quali seguire (al bivio, giro a destra o a sinistra?) e quali abbandonare oltre alla questione dei costi.

Intercettare infatti costa moltissimo, ma se dopo mesi come magistrato non “pesco” nulla sono comunque spinto ad insistere perché magari qualcosa alla fine troverò a giustificare la spesa. Che figura fa un inquirente che resta senza pesci in mano, come e quando può (deve) interrompere la sua pesca? Quanti inquirenti ammetterebbero che magari gli “indizi” iniziali erano inconsistenti e che ha lavorato e fatto lavorare per niente? Per questo è meglio continuare sperando, nel tempo, di pescare il pesce grosso, ma è giusto come sistema?

Anche perché mentre si impiegano tempo, uomini e risorse su questi temi si lasciano perdere migliaia di altri casi ben più pericolosi. Toti è agli arresti, ma non lo era per esempio Hasan Hamis, l’uomo che ha gravemente accoltellato l’agente Cristian De Martino a Milano. Hamis era arrivato in Italia nel 2002, è sempre stato irregolare, fermato una trentina di volte aveva fornito 22 nomi diversi, sempre rimesso in libertà aveva precedenti per rapina aggravata, furto, lesioni personali, droga e sequestro di persona. Che ci faceva ancora in giro, quali Magistrati hanno firmato per la sua libertà, sono tutti senza responsabilità? Ecco quello che si chiede la gente e non solo i “qualunquisti”.

Io non so se Toti sia stato o meno corruttore e corrotto, so che ad oggi ciò che appare è concretamente ben poco e forse per questo il GIP ha aspettato cinque mesi a deciderne l’arresto. Anche questa un’altra questione inquietante, visto che la carcerazione preventiva ha tempi e limiti precisi che non si colgono nell’indagine genovese, ma intanto i contraccolpi politici sono stati immensi e alla sinistra serviva assolutamente un “caso Liguria” per impattare quello in Puglia in vista del voto, e questo è un fatto, con una perfetta scelta temporale.

Perché alla fine torniamo sempre al punto dolente, quello di una Magistratura che sembra scegliere le indagini in base all’ “audience”, rischia di non essere mai indipendente e libera da condizionamenti politici, così che subito si va vedere chi siano gli inquirenti, come la pensino politicamente, se siano al di fuori della mischia e/o non aspirino a promozioni perché le loro decisioni e il clamore mediatico che sollevano hanno comunque conseguenze ben al di là delle sentenze finali.

Per esempio, che succedeva in Liguria prima di Toti? Perché non se lo ricorda più nessuno, ma proprio Toti aveva rotto uno schema politico e clientelare di sinistra consolidato da decenni a livello regionale e questo a molti aveva dato e dava fastidio.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 954 del  10 maggio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  W l’ eterna Letizia, mentre scattano le manette per Toti riscaldando il  clima della campagna elettorale. Giusto arrestarlo per fatti conclusi di 4 anni fa, 72.100 euro di contributi dichiarati sono una “tangente” da obbligare ora all’arresto? Perchè 5 anni di intercettazioni e ua richiesta di arresto cos' urgente che è rimasta 4 mesi alla firma del GIP? Se lo chiede anche Nordio, e così scatta un’altra polemica. A proposito di indagini: se è colpa di Orban la detenzione di Ilaria Salis a Budapest, allora è colpa di Biden l’arresto violento di Falcinellli a Miami?

Intanto, a suon di petrodollari, proprio l’Arabia Saudita assume la presidenza della Commissione Onu sui diritti delle donne, il che appare davvero come una assurdità.

In Italia i David di Donatello sottolineano come la “Kultura” sia solo “cosa loro” soprattutto nel cinema, mentre in RAI si riapre il dibattito. Ritorno infine sulla guerra in Ucraina: vorrei più trasparenza informativa e l’avvio vero di tentativi di pace.  

 

AI LETTORI: ricevo molte mail di apprezzamento, domande, critiche, attestazioni di stima ecc.

Perchè non "concretizzate" gli elogi mandandomi indirizzi mail di nuovi lettori? Grazie!

 

ALLEGRI, RITORNA LETIZIA!

Letizia Maria Brichetto Arnaboldi “detta Letizia Moratti” ritorna sulla scena politica candidandosi questa volta alle europee nelle fila di Forza Italia. Chissà se qualcuno ricorda che solo un anno fa si era candidata contro il centro-destra (che sosteneva Attilio Fontana, di cui proprio lei era stata assessore al welfare) come presidente della Regione Lombardia, ma con un risultato così deludente che rimase esclusa perfino dal consiglio regionale. La Letizia adesso ci riprova dopo che è fallito pure il suo tentativo di creare il “polo Moratti” alle Europee mettendo insieme Matteo Renzi di Italia Viva, Mariastella Gelmini di Azione, Gianfranco Librandi di +Europa, gli ex PSI Claudio Signorile e Giampaolo Sodano, l’ex ministro CL Mario Mauro, l’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, l’ex PD Giuseppe Fioroni, Giacomo Portas dei Moderati, l’ex ministro Gaetano Quagliariello ecc.ecc. Tanti generali per poche truppe, ma alla fine non ne è venuto fuori niente (i maligni dicono perché ovviamente lei ne voleva assumere il comando supremo). Rimasta nuovamente vedova (questa volta politicamente), Forza Italia – comprensiva – le ha riaperto le braccia e la signora Brichetto è così tornata all’ovile vedendosi addirittura assegnato il posto di capolista azzurro nel nord-ovest.  W la coerenza e la Sua lieta modestia!

 

DIRITTI DELLE DONNE: VERGOGNA ONU 

Come nell’Iran sciita anche in Arabia Saudita, nota nazione “democratica” riverita ed ossequiata da tutto l’Occidente, si va in galera (e peggio) anche solo per come ti vesti. La giovane Manahel al-Otaibi è stata per esempio condannata a undici anni da un tribunale antiterrorismo per la sua «scelta di abbigliamento» e per il suo «sostegno ai diritti delle donne». Il verdetto – confermato alla Commissione per i diritti umani dell’ONU dallo stesso governo saudita - è stato comunicato dopo un’udienza segreta del tribunale antiterrorismo, dove Manahel è stata giudicata colpevole sulla base di una legge che criminalizza l’uso della rete web per «trasmettere o pubblicare notizie, dichiarazioni, voci false o dannose». E adesso mettetevi a ridere (o a piangere): dal 25 marzo proprio l’Arabia Saudita presiede la Commissione delle Nazioni Unite sui diritti delle donne. Il che la dice lunga sulla credibilità dell’ONU.

 

IL DAVID CON IL TORCICOLLO A SINISTRA

Se qualcuno in Italia ha ancora dei dubbi su chi maneggi veramente la cultura del nostro paese condizionando i contributi di stato ed abbia solide e partigiane coperture al Quirinale e dintorni, controlli com’è finita questa edizione del premi “David di Donatello”.

Con la benedizione di un Mattarella particolarmente ispirato (a sinistra) potrete verificare come tutti i premi, le citazioni, le onorificenze e le patacche varie - ma soprattutto i relativi contributi economici - siano finiti in mano a pellicole di sinistra.

Gli stessi film che hanno clamorosamente fallito sul piano internazionale (vedi “Io Capitano”) sono finalmente riuscite a trionfare “in casa” dove se le suonano e se la cantano e soprattutto girano i soldi e gli aiuti ministeriali.  Statuette in quantità (13 a 2 soli film!) perché la cinematografia italiana o è nel circuito legato alla sinistra o non è e non può essere: questa è la sacrosanta verità nonostante qualche tentativo del "postfascista" ministro Gennaro Sangiuliano di rompere il cerchio e denunciare il commercio di contributi “culturali” assegnati con criteri spudoratamente politici.

Che poi i film siano un flop al botteghino non fa che rincarare la dose: il popolo – sostengono - è impreparato, superficiale, omofobo, qualunquista. Solo “loro”, gli eletti nomi della Kultura "impegnata" detengono la Verità e quindi hanno ed ottengono spazio ed ossequi.

E adesso c’è anche la RAI dove parte dei giornalisti protestano per “la mancanza di libertà”. Ma chi li assunse in RAI, con quali sponsor? I signori giornalisti di sinistra (ovvero quasi tutti) prendano atto che non tutto il paese la pensa con loro e che il pluralismo è necessario, altro che considerarlo (da loro) “censura”! Non contano tanto i secondi dei Tg divisi tra i partiti, ma il “taglio” dei programmi e in RAI - come a La7, su NOVE ecc. – questi sono quasi tutti ancora ossessivamente, politicamente  “targati” , dai comici alle interviste, dalla ricostruzione dei fatti alle news.

Libertà e pluralismo, certo, ma almeno la RAI visto che è (dovrebbe) essere un servizio pubblico per cui si paga un canone è necessario che sia davvero pluralista!

 

Approfondimento: ANCORA UCRAINA

Qualche lettore non sarà d’accordo con me, ma insisto che sull’Ucraina stiamo profondamente sbagliando e percepisco poca trasparenza informativa. Se il Pentagono informa che i russi avrebbero usato armi chimiche vietate vanno date delle prove o la news vale come le smentite del Cremlino, ma è ovvio l’impatto psicologico della notizia (peraltro durata un giorno). Se poi si sostiene che Mosca sta progettando attentati in Europa bisogna anche qui avere un minimo di prove, se le prove sono un articolo del Financial Times quali sono le sue fonti? Se vengono solo “dai servizi segreti” siamo al punto di partenza e davanti ad un possibile depistaggio (vedi gasdotto sottomarino nel Baltico, tuttora distrutto da ignoti). Intanto i russi avanzano e il presidente francese Macron ribadisce che se le cose andranno avanti così è ora di pensare di mandare truppe NATO o addirittura specificatamente europee direttamente al fronte per contenerne l’offensiva.

In Italia il governo si è già detto comunque contrario, ma è Mattarella ad insistere sulla “difesa comune europea”. Chi gli scrive i discorsi dovrebbe però far spiegare al Presidente anche chi ne avrebbe poi il controllo e il comando effettivo, quali sarebbero i paesi contribuenti e soprattutto attraverso quali fornitori si procederebbe a potenziarne l’armamento comune perché – una volta di più – c’est l’argent qui fait la guerre e i francesi sono attentissimi a questo aspetto.

La loro potente industria degli armamenti ovviamente “tifa” perché la guerra prosegua, così come i loro colleghi oltre atlantico che la scorsa settimana sono stati rifocillati con oltre 100 miliardi di dollari dei quali oltre 60 per il fronte ucraino.

Di questi, però, 23 rimarranno negli USA per riapprovvigionare i magazzini, 13 andranno a sostenere direttamente le forze armate ucraine, 12 saranno destinati per “operazioni militari in Europa”, 7,85 miliardi andranno in “prestito” a Kiev per sostenerne il bilancio, non si sa con quali controlli.

Pochi hanno notato che mentre il Congresso americano stava ancora votando, i missili “Patriot” erano già stati forniti a Kiev nei giorni precedenti. Il Patriot è un missile a medio raggio PAC-3 lungo più di cinque metri, pesa quasi una tonnellata con un motore a razzo che imprime al missile una velocità mach 5,1 (6.500 km/ora). Costa da uno a 3 milioni di euro al colpo, a seconda delle versioni. Con i Patriots andranno a Kiev anche missili Atacms e dai paesi NATO missili Samp/T, droni e vario materiale anche italiano. Cosa stiamo inviano, chi controlla? Non si sa, ma se qualcuno volesse riflettere a quanto costi una guerra moderna immagini cosa si potrebbe realizzare in aiuti umanitari solo con il costo di uno e un solo missile di quelli lanciati quotidianamente e comprenderà come l’umanità stia veramente correndo fuori carreggiata.

Ma insistere su questo tema, sottolineare – come si sgola solitario ed invano Papa Francesco - la necessità di avviare comunque delle trattative di pace, valutare l’opzione di non dare solo spazio alle armi non interessa all’informazione calata “dall’alto” e nessuno sembra rendersi conto della sottile pressione psicologica che viene esercitata ogni giorno sulla gente, addirittura nei termini usati (gli ucraini “colpiscono”, i russi “uccidono”).

Mattarella va all’ONU e sostiene che l’Italia vuole la pace. Ottimo, ma cosa facciamo per realizzarla oltre a fornire nuove armi? Se poi vuole attivarsi la Svizzera è benvenuta, anche se sarà difficile costruirla se non ascoltando anche la Russia, visto che è l’assalitrice ma comunque anche una parte in causa.

Eppure la maggioranza degli europei (e soprattutto degli italiani) è sempre più contro le forniture militari a Kiev, ma sembra che nessuno ne tenga in minimo conto.

Visto poi che la guerra costa (l’ossessione sui costi è quotidiana, il fattore umano secondario) per finanziare in parte la nuova fornitura l’idea è quella di liquidare i beni e i fondi russi congelati in Occidente, poi però ci si stupisce e si protesta se Mosca “nazionalizza” la Ariston russa e altre ditte italiane. Portare nella NATO Svezia e Finlandia, costruire in Romania una grande base NATO, posizionare armi nucleari in Polonia aiuta la pace o dà pretesti alla Russia?

Intanto Zelensky (il cui mandato presidenziale è scaduto, ma nessuno lo dice, né si parla di nuove elezioni) è sempre più debole anche perché gli è venuto meno parte dell’appoggio interno, la mafia ucraina va alla grande, gli ucraini dell’ovest odiano quelli dell’est (altro aspetto taciuto dai media), nessuno vuol più fare il militare, mentre l’Europa continua a risentire economicamente della guerra in modo pesante.

Ma di tutte queste cose non si parla mai, come si sostiene che comunque Putin non accetterebbe mai una tregua. Se nessuno gliela propone non si può però averne conferma, anche se un cessate il fuoco era più facile (e conveniente) quando Zelensky era ben più forte di ora, visto che intanto la Russia vende gas e petrolio a tutti, se ne frega delle sanzioni, sviluppa il suo PIL, compra liberamente armi nel mondo, rilancia gli stati della BRICS mentre le potenze del G7 restano con il cerino in mano.

Conviene andare avanti, testardamente, affrontando il problema Ucraina sempre allo stesso modo dopo 25 mesi di guerra? Mi pare assurdo.

Modesta proposta: e se l’Occidente in cambio di una tregua offrisse di sospendere parte delle forniture a Zelensky oppure a tenerle fuori dall’Ucraina? Allora, forse, uno stop converrebbe anche al Cremlino. 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 953 del  3 maggio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario:  Liste alle europee, un primo maggio un po' spento sotto il diluvio, una “Giustizia” che a Verbania rischia di condizionare le elezioni e un commento finale sulla recente condanna a Gianfranco Fini.

 

 

EUROPEE, TRA GENERALI E COMPROMESSI

Credo che Salvini abbia fatto bene a candidare  il gen. Roberto Vannacci alle “Europee” nelle liste della Lega sia perché il generale rappresenta comunque l’opinione di molti (ed ha avuto il coraggio di scriverlo nonostante la quotidiana serie di polemiche e censure), ma anche perché la Lega si è ripresa così un po' di visibilità propria ed ha visibilmente occupato quella fetta di potenziale elettorato lasciata libera da Giorgia Meloni che - volente o no - deve tenere posizioni e ruoli più moderati, da leader di governo più che di partito.

Ovviamente Vannacci è super-attaccato per ogni frase che pronuncia, ma lo è dell’intellighenzia progressista (che non ha di solito neppure letto i suoi libri o per intero un suo intervento), non certo dalla gente comune.

Oltretutto estrapolando una frase dal contesto si riesce sempre a crocefiggere chiunque.

Mi chiedo piuttosto che senso abbia invece candidare per FDI Vittorio Sgarbi, di fatto cacciato dal governo per le sue ben note e poco edificanti vicende personali, e che quindi non credo qualifichi o porti un valore aggiunto alle liste della Meloni, tutt’altro.

Sempre a proposito di liste, l’assurdo è poi candidare leader che non andranno mai a Bruxelles e presunti “acchiappavoti” quando sono antitetici tra loro.

Mi riferisco per esempio alla contemporanea candidatura nel PD di Alessandro Zan (leader LGBT ecc.) e di Marco Tarquinio, il supercattolico ex direttore di “Avvenire”. Qual è la linea politica del PD se nelle stesse liste si affollano abortisti, transgender e i più strenui difensori delle nuove forniture di armi all’Ucraina, ovvero esattamente l’opposto di quello che sostiene Tarquinio?  Il PD, insomma, è pro o contro le armi all’Ucraina, pro o contro la famiglia naturale, pro o contro il fine-vita? Questa è la vera ipocrisia di fondo di un partito che dice e sostiene tutto e il suo esatto contrario pur di raccattare consensi, eppure nessuno sembra avere il coraggio di sottolinearlo.

Tra l’altro – se veramente il PD avesse voluto dare una mano a Ilaria Salis, detenuta a Budapest –  avrebbe dovuto offrirle un posto in lista, visto che la “orgogliosa militante antifascista” ha ben poche possibilità di essere eletta con l’estrema sinistra. A meno che pure il PD si sia reso conto che la fanciulla non è certamente uno stinco di santo.

 

FASSINO

Conosco Piero Fassino da 40 anni e lo considero una persona onesta, non ci credo che volesse davvero rubare una bottiglietta di profumo al duty free di Fiumicino ed è molto triste che la politica si abbassi a polemizzare su episodi come questi.

 

PRIMO MAGGIO

Primo maggio, festa del lavoro. Parole ultra-scontate e rituali di Mattarella, poca gente ai pochissimi comizi sindacali in giro, gran concertone a Roma per un appuntamento che è diventato l’unico vero richiamo di una festa vetusta. Un concerto lunghissimo, ma d'altronde per chi va sul palco a San Giovanni il futuro artistico è assicurato e in campo artistico-musicale è questo quello che conta.

 

VERBANIA: UNA GIUSTIZIA “INGIUSTA” ?  

Negli ultimi mesi Verbania è stata scossa dalla vicenda del licenziamento da parte del sindaco della segretaria generale del comune “rea” di aver protestato e di averla denunciata per assunzioni ritenute irregolari, caso finito sui giornali e in TV a livello nazionale. Dopo tanti mesi di indagini LA PROCURA NON DICE NULLA SUI RISULTATI DELL’INCHIESTA. Questo silenzio non è trasparente perchè se sindaco e giunta sono innocenti va detto con chiarezza allontanando le nubi e le polemiche che si sono addensate su di loro, ma se ci sarà invece un rinvio a giudizio è grave non dirlo e deciderlo PRIMA delle elezioni, visto soprattutto che i due principali candidati a sindaco della sinistra sono proprio due ex-assessori e potenzialmente corresponsabili della vicenda (oltre alla nuova candidatura della stessa sindaco).

Tra l’altro il candidato-sindaco della ex sindaco (scusatemi il giro di parole) pare fosse proprio quello che in giunta più insistette perché le spese per la difesa del sindaco fossero messe a carico del comune, aspetto che trovo scorretto, non solo politicamente. Per questo il silenzio della Procura dopo tanti mesi rischia di diventare una scelta “politica” e di inquinare le stesse elezioni e potenzialmente condizionare i suoi risultati. L’ opinione pubblica ha il diritto di sapere i fatti e di poter quindi scegliere di conseguenza, perché la Giustizia deve essere equa, libera, ma anche ragionevolmente tempestiva, altrimenti appare di parte.

 

Approfondimento: LA CONDANNA DI FINI

Lascio ad avvocati e giuristi il giudizio se la condanna di Gianfranco Fini a due anni e otto mesi per la vicenda della casa di Montecarlo (ceduta più o meno consapevolmente al cognato) sia stata una sentenza pesante o meno, se sia stata tardiva e/o a rischio prescrizione, se davvero abbia effettivamente accertato la colpevolezza dell’imputato (l’accusa aveva chiesto 8 anni) per lo specifico reato di riciclaggio.

Resta il fatto – e scrivere di queste cose mi lascia una profonda tristezza - che questa vicenda segnò ed ha segnato di fatto la fine politica di chi per molti anni era sembrato il “delfino” di Berlusconi e, ripercorrendo le tappe di questa infinita storia giudiziaria, non resta che prendere atto della parabola di un personaggio politico che seppe sdoganare la destra italiana nel 1994 ma che si trovò a dover sempre condividere la scena con un leader complicato come Berlusconi che ammetteva alleati solo poco più che genuflessi e che in Fini, dopo un primo periodo di cordialità, vide quasi subito un pericoloso “competitor” piuttosto che un suo possibile quanto lontano erede o successore.

Non si può tra l’altro neppure dire che Fini non ebbe il coraggio e la pazienza di attendere, perché la parentesi berlusconiana è stata in effetti lunghissima (e in qualche maniera continua ancora) con vere e proprie occasioni di culto della personalità e pietosi silenzi su infinite situazioni decisamente fuori le righe.

Fini prima si illuse, poi si ribellò, forse non attese abbastanza o dette troppo ascolto ai cattivi consiglieri che soffiavano sul fuoco delle loro rivalità personali – stiamo parlando di una quindicina di anni fa – fatto sta che il vero momento di frattura avvenne subito dopo la “fusione a freddo” tra AN e FI con la nascita di un “Popolo della Libertà” unione di più forze, ma di fatto sotto regime berlusconiano, sopportato da tutti ma amato da nessuno.

Se i due partiti anzichè fondersi avessero dato vita ad una alleanza o a una federazione mantenendo la propria identità formale forse la storia della destra italiana sarebbe stata decisamente diversa, così come se il piccolo partito “Futuro e Libertà” - voluto da Fini dopo la scissione con Berlusconi - avesse superato lo sbarramento per accedere a Montecitorio nel 2013: mancarono pochi voti, ma furono determinanti.

Ricordo sempre a tutti che la storia non si scrive con i “se” e con i “ma” anche se certamente la condanna di oggi, al di là dei suoi risvolti pratici che di fatto saranno nulli, lascia su Fini una traccia indelebile che scava anche l’animo di molti italiani che – come me - in lui avevano creduto come esempio di rinnovamento e che proprio anche per questa vicenda si sentirono emarginati e traditi.

Non rinnego certo una mia profonda e lunga amicizia personale con lui che continua e va ben oltre questi fatti, convinto da sempre però che la sua colpa più grave sia stata di non aver capito – anche e soprattutto nel momento del successo - chi della sua “corte” (c’è sempre una corte e “cerchi magici” intorno ai leader) fosse da ascoltare o meno.

Certamente restano a Fini i meriti di aver rotto l’assedio, di essere stato capace di volere e fondare a Fiuggi una Alleanza Nazionale profondamente diversa dal MSI-DN e che con lui (e grazie a lui) seppe raggiungere risultati notevoli e rappresentò una destra ben più moderna e presentabile di prima, così come – soprattutto oggi – resta a Fini il merito di aver saputo ”lanciare” la allora giovanissima Giorgia Meloni (che volle, ventinovenne, al ruolo di vice-presidente della Camera nonostante fosse alla sua prima legislatura).

Meriti indiscussi, ma rovinati da questa vicenda giudiziaria che comunque lascia su Fini sospetti, recriminazioni e l’ombra di frequentazioni imbarazzanti.

Un finale triste, amaro, che Gianfranco avrebbe potuto e dovuto evitare.

 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 952 del  26 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario:  Il successo in Basilicata è un buon viatico per il centro-destra in vista delle Europee, mentre la consueta demagogia ha sciupato anche quest’anno il 25 aprile che non riesce ad essere momento di riflessione e concordia per tutti gli italiani. A Verbania si va (divisi) alle elezioni e l’approfondimento propone una riflessione sull’ Etica che dovrebbe accompagnare la Politica, ma raramente riesce a farlo. Sono preoccupato  sulla nuova fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina “che salveranno vite umane (?!)” e intanto sono una poggia d’oro per le aziende militari USA e mi chiedo chi controlla Zelensky, il cui mandato presidenziale è scaduto, ma non lo ricorda nessuno.

E’ uno dei tanti misteri ucraini che non si hanno il coraggio di affrontare.

 

25 APRILE

Anziché essere un momento di ricordo e riconciliazione tra italiani, anche quest’anno il 25 aprile è stato motivo di polemiche e si è arrivati a parlare di “regime” perché non è stato trasmesso un monologo di Scurati su Rai 3 (poi comunque ed ovunque letto e riletto integralmente) che non trovava di meglio che concludere: “La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici e finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana». Demagogia spicciola, senza rendersi conto che questa data è stata strumentalizzata così tanto dalla retorica che oggi – purtroppo – per la maggioranza degli italiani (indagine del “Corriere”) non significa più niente. La Meloni – dimostrando furbizia - ha poi perfino pubblicato integralmente il post di Scurati sul proprio sito, ma – incredibile – il gesto è stato commentato come “una seconda censura” perché (ANSA) “la mera pubblicazione di un testo non rende giustizia all’autore, non pareggia la censura, perchè lo scopo di quella pubblicazione era soltanto additare ed esporre Scurati al pubblico ludibrio dei follower…” Vabbè…

Bersani parla di “cultura del manganello” (quello che secondo la Schlein la polizia non deve più usare in piazza) con riferimento alla Meloni, mentre si diffondono esempi di autentica scemenza come la censura e diffida a un professore di musica che ad Ariano Irpino ha consegnato, a richiesta, lo spartito di “faccetta nera” a degli studenti.

E’ comunque singolare che dopo milioni di articoli, trasmissioni, saggi, libri, documenti, comizi, appelli, dichiarazioni ecc. ecc. a 79 anni dai fatti e passate due generazioni ci si divida ancora tra italiani.

Forse i nipoti dei “liberatori” darebbero prova di coraggio (perché una democrazia non deve avere paura dei fatti) dando voce anche a ricostruzioni storiche meno di parte ed ammettere e spiegare anche cosa successe in Italia DOPO il 25 aprile, ovvero quella che Indro Montanelli chiamo “macelleria messicana” ai danni di tanti fascisti o presunti tali. Nell’era del pluralismo e della libertà allora conquistata, perché non è ancora arrivata l’ora di farlo?

 

VERBANIA: COSTRUIRE E NON DIVIDERSI

A Verbania saranno elezioni comunali nel segno delle divisioni. Ancora incerto il numero delle liste e dei candidati a sindaco, con uno spappolamento conclamato della sinistra che guida oggi la città. Il principale competitor addirittura non ha voluto l’appoggio della sindaco uscente di cui pur è stato per un decennio assessore.  Divisioni che sarebbero un’occasione d’oro per il centro-destra che però non ha saputo coglierla, visto che a sua volta si è diviso tra le liste “civiche” a sostengo di GIANDOMENICO ALBERTELLA e quelle “di partito” pro MIRELLA CRISTINA, oltre – va ricordato – a un terzo candidato, MICHAEL IMMOVILLI, che corre in proprio. Concretamente nessuno di loro vincerà al primo turno, ma ALBERTELLA o CRISTINA arriveranno al ballottaggio. Sarebbe gesto di intelligenza politica evitare che la campagna elettorale si trasformi in un rodeo (è inutile rubarsi i voti a vicenda, semmai bisogna recuperarli alla sinistra) lavorando da subito perché chiunque accederà al ballottaggio venga poi appoggiato senza remore dallo sconfitto/a. Soltanto unendosi si potrà sperare di riconquistare al secondo turno una città che l’altra volta fu persa per una manciata di voti. Sarà possibile? Lo spero, ma non mi illudo.

 

ERBACCE? MA E BIODIVERSITA’!

Quella del comune di Milano che ridurrà il taglio dell’erba in parchi, aiuole e giardini “per favorire la biodiversità” è una idiozia ma – essendo Sala sindaco di sinistra – arrivano applausi del Corriere e tanti baci. D'altronde a Roma sono già “avanti”: il non raccogliere le immondizie trasformando la città in uno stato vergognoso – infatti – è solo per favorire la proliferazione dei topi che (ci avete pensato!?) arricchiscono anch’essi la biodiversità, così come la presenza dei cinghiali per le vie cittadine che rovistano nei rifiuti è evidentemente un’altra “scelta voluta” per proteggere e rafforzare la fauna selvatica. E tutta una incredibile demagogia che si insegue: tutto deve essere green e se poi è anche elettrico ancora meglio. Per esempio sul Lago Maggiore si sfidano a 100 km/ora motoscafi che rombano e disturbano timpani e fauna ittica, ma non conta nulla: sono con motori elettrici e quindi OK.  

 

Approfondimento: ABORTO, POLITICA E PRINCIPI ETICI

Le polemiche sull’aborto, la volontà di Macron di inserirlo come “valore fondamentale” nella Costituzione Europea, lo “scandalo” suscitato dalla proposta della maggioranza di inserire nei Consultori famigliari anche eventuali presenze (gratuite) di associazioni “pro-vita” ripropone ancora una volta il tema di come la Politica dovrebbe affrontare i principi etici.

L’aborto è un tema delicato, che coinvolge la coscienza delle persone e che va affrontato con serietà. Prima di tutto credo che non ci siano certezze né dogmi, ma sottolinei il momento di grande difficoltà quando una madre vuole abortire. Credo che una donna debba essere libera di farlo, ma prima di deciderlo avrebbe il dovere di verificare a fondo la sua scelta ed è per questo che andrebbe aiutata anche fornendole delle alternative e non emarginandola. Ma se in un Consultorio la “pratica” è trattata solo come tale, come potrà mai valutare altre scelte?

Su questo tema delicato anche a sinistra si dovrebbe riflettere, soprattutto da parte di quella minoranza “cattolica” del PD che però sembra stia man mano perdendo importanza e riferimenti, soprattutto da quando Elly Schlein guida la segreteria.

Nonostante un aperto sostegno di buona parte della Conferenza Episcopale Italiana e il supporto di “Avvenire” - che non perde occasione per marcare la distanza dalle politiche del governo - è giusto chiedersi cosa resti non solo di questa componente ma soprattutto perché taccia su quei temi, valori e principi etici che dovrebbero  contraddistinguerla e differenziarla da quelle posizioni iper-laiche proprie della sinistra  estrema soprattutto su alcuni temi come aborto, famiglia e fine vita.

Non vedo perché in un Consultorio famigliare non debba esserci anche una voce che proponga la continuazione della gravidanza ed è veramente assurdo che, forse per distogliere l’attenzione dai tanti problemi di campo largo o di trasparenza interna che lo perseguitano in questi giorni, il PD porti avanti con particolare virulenza e proprio ora una battaglia strumentale sul tema della 194 (che nessuno vuole abolire).

Se tacciono i cattolici del PD credo sarebbe opportuno qualche commento proprio su questo silenzio da parte della Chiesa se - per una volta - decidesse di richiamarli alle loro responsabilità e non solo insistere (come sempre) su questioni di facile consumo come immigrazione o razzismo.

Fa specie questo silenzio proprio nello stesso momento in cui ci si lamenta di come gli italiani siano sempre di meno, non facciano figli, le famiglie siano sempre più mono-personali e con un indice di fertilità abbondantemente al di sotto della soglia minima.

Non è solo una questione italiana perché sul tema dell’aborto la polemica divampa in tutto il mondo occidentale e soprattutto negli USA. Biden è a fine mandato, è stato un presidente ufficialmente “cattolico” (il primo dopo Kennedy) ma non solo non ha mai minimamente accennato alle proprie idee religiose, ma ha fatto di tutto per disconoscerle visto che - per esempio – proprio della battaglia pro-aborto ne ha fatto uno dei suoi slogan con toni certamente antitetici alla posizione della Chiesa.

Non si chiedeva a Biden di assumere posizione contrarie a quelle del suo partito, ma almeno di tenere un minimo di basso profilo.

Invece no, tutti i “democratici” del mondo sembrano concentrarsi ben di più sulla “libertà” personale portata anche all’estremo, ma senza tener conto che vale finchè non si scontra limitando o uccidendo quella altrui.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 951 del 19 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Quanti hanno compreso le conseguenze della recente decisione europea sugli immobili “Eurogreen”? Forse è utile un approfondimento, mentre IL PUNTO si avvia – con una proposta – al suo millesimo numero. Un ricordo di p. Antonio Bianchi, missionario in Kenya, mentre evaporano le accuse al fu commissario Arcuri (ricordate i tempi del Covid?) responsabile di sprechi assurdi con i suoi amiconi Conte, Speranza ecc.ecc. Alla fine tanti soldi sprecati, nessun responsabile, il “porto delle nebbie” di Roma ha funzionato ancora una volta.

 

PROPOSTA AI LETTORI

“IL PUNTO” si avvia al suo 1000° numero ed abbiamo già superato il 20° compleanno. Avrei pensato di raccogliere in un volumetto alcuni “approfondimenti” di questi anni, soprattutto quelli anticipatori di problematiche politiche e sociali che si sono poi avverate. Non sono e non ero un indovino, ma solo persona con un po' di esperienza e (forse) di buonsenso cercando di interpretare – pur con il mio punto di vista - i fatti di attualità. Di qui una richiesta ai lettori: sareste interessati a leggere/ricevere un libretto di questo tipo, ceduto al costo e per beneficenza, o invece non ne vale la pena? Farlo per nulla mi dispiace, dal numero dei riscontri – anche se non assolutamente impegnativi – potrei farmi un’idea dei lettori effettivamente interessati o che magari avrebbero poi piacere a trasmetterlo a qualche loro parente od amico. Fatemi sapere, sono curioso

 

ARRIVEDERCI A PADRE ANTONIO BIANCHI

E' mancato a 101 anni a Nairobi, in Kenya, p. Antonio Bianchi, missionario della Consolata, nato a Pallanza (allora non c'era Verbania) nel 1922 e cittadino onorario della nostra città. Una vita tutta per spesa per gli altri come missionario prima in Portogallo e poi in Kenya dove è rimasto più di 60 anni, dalle missioni del Nord alle sterminate periferie di Nairobi attivo e disponibile con tutti finchè le forze lo hanno sostenuto. Un esempio di cristiano autentico, di fede e di generosità, per me un'amicizia profonda che negli anni l'ha visto collaborare con il nostro VERBANIA CENTER organizzando di tutto e di più per la "sua" gente. Lo piangeranno in molti, ma soprattutto quei moltissimi che aveva raccolto in giro per le strade e accompagnato alla vita. "Kaba Kuguna Andu" è il motto del Verbania Center ed era proprio lui che guidava quel camion scassato per le strade di Nairobi con sul tetto quella scritta che abbiamo fatto nostra. Arrivederci padre Antonio, un altro pezzo di vita che se ne va.

 

MASCHERINE D’ORO

La Procura di Roma ha chiesto una condanna a “solo” 1 anno e 4 mesi, nell'ambito di un processo svolto con il rito abbreviato, per l'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri nell'indagine su una fornitura di mascherine dalla Cina commissionata nella prima fase dell'emergenza Covid. L'accusa è di abuso d'ufficio, reato che è in corso di cancellazione. Chi ha un minimo di buona memoria si ricorderà quante inchieste (insabbiate) sono legate a queste forniture con pagamenti a peso d’oro favorite dall’allora premier Conte, Arcuri, Speranza e tutta la banda di parenti collegati. E’ vergognoso che tutto evapori, si cancelli, finisca più o meno nel nulla e piacerebbe sapere dove siano finiti i milioni di euro buttati via per l’emergenza Covid, dai banchi con le ruote alle mascherine, ai vaccini europei.  

 

Approfondimento  CASE EUROGREEN: STANGATA IN ARRIVO

Gli elettori seguono poco cosa succede all’Europarlamento, distratti e poco informati. Credo che molti supporter dei partiti di sinistra non abbiano per esempio capito cosa comporterà la recente decisione di Eurofin (contrari Italia ed Ungheria con 7 altri paesi astenuti) che, accogliendo il voto dei Parlamento europeo voluto e votato dagli europarlamentari della sinistra e di parte del PPE,  ha approvato una nuova normativa sull’efficienza energetica degli edifici.

In pratica entro il 2050 tutti gli edifici europei dovranno essere ad “emissione zero” e gli stati membri hanno ora due anni di tempo per adeguarsi con direttive nazionali.

Entro il 2030 le emissioni complessive vanno comunque ridotte già del 16% e del 22% entro 10 anni. Sono norme più leggere rispetto a quelle iniziali anche per la forte opposizione italiana, ma che ha spaccato molti gruppi politici e soprattutto il PPE.

C’è stata battaglia perché quella che è considerata una “conquista” ambientale per gli eurogreen concretamente si tradurrà in un obiettivo disastro per milioni di proprietari di immobili chiamati negli anni prossimi a ristrutturare (per ora senza aiuti pubblici) le proprie abitazioni, uffici, strutture agricole, stabilimenti o capannoni industriali.

“Ottima cosa, ma adesso chi paga?” si chiedeva giustamente il ministro Giorgetti perché ora per ridurre le emissioni bisognerà dotare tutti gli immobili esistenti – soprattutto quelli di categoria F e G, ovvero buona parte di quelli italiani - con cappotto termico, nuovi infissi, nuove caldaie a condensazione e non più a metano e soprattutto pannelli solari che dovranno di fatto coprire gran parte dei tetti, indipendentemente dalla localizzazione degli edifici.

Vi immaginate cosa sarà dal puto di vista ambientale coprire con pannelli i centri storici dei paesi e delle cittadine italiane? Eppure questa è la volontà europea.

In ogni caso sono lavori che costeranno moltissimo e secondo Confedilizia si graverà in media dai 20 ai 55.000 euro per proprietà immobiliare, pena la loro esclusione – di fatto già da oggi - dalle possibilità di compravendita. In altre parole tutti gli edifici non modernissimi vengono di fatto già da ora decurtati nel loro valore, perché gli acquirenti dovranno di fatto impegnarsi ad effettuare le ristrutturazioni secondo tempi definiti ed assumendosene responsabilità e costi: ovvio che varrà di meno un edificio da ristrutturare.

Quella che viene presentata così come conquista ambientale (perché è sicuramente positivo ridurre gli sprechi energetici e le emissioni) diventa però un onere molto pesante, soprattutto per i proprietari di case unifamiliari o non recenti che sono la gran parte, ad esempio, di quelle esistenti nei paesi di antica formazione, in collina, nei centri storici, nelle periferie urbane e in generale negli immobili popolari o quelli costruiti fino a pochi anni fa.

In Italia circa 6 milioni di edifici dovranno essere ristrutturati in pochi anni considerando solo le classi F e G, con una spesa stimata in 270 miliardi di euro, ovvero dieci anni di “finanziarie”.

Se questo porterà sicuramente lavoro alle imprese edili e ricchezza per i produttori di pannelli solari (quasi tutti cinesi) è ovvio un prevedibile aumento dei prezzi dei lavori di ristrutturazione, come è avvenuto per il superbonus edilizio.

Sarà la pubblica amministrazione a subire comunque e per prima il salasso: entro il 2028 (dopodomani!) tutti gli edifici pubblici italiani dovranno essere ad emissione zero, ovvero ci saranno circa 500.000 immobili da ristrutturare a spese soprattutto delle amministrazioni locali. Ciascuno può commentare che enorme affare si delinea dietro le quinte e molti cominciano a chiedersi se la norma europea non nasconda anche un’altra speculazione.

Molte famiglie, nell’impossibilità di ristrutturare, potrebbero infatti essere indotte a vendere a fondi immobiliari che comprerebbero le loro case lasciandole in affitto a lungo termine agli attuali proprietari che – specialmente se anziani – potrebbero essere attirati dal “business”.

Si potrebbe aprire quindi la strada ad una concentrazione di proprietà immobiliari da parte di gruppi finanziari più o meno esotici o anonimi, un rischio che andrà ben monitorato.

Anche perché c’è poco da discutere: dalle norme sono escluse solo gli edifici storici, le “case vacanze”, le chiese e gli edifici di culto, le caserme e le abitazioni temporanee.

In molti notano già che fondamentale l’interpretazione più o meno estensiva proprio della definizione di “edificio storico”. Se infatti è indubbiamente storico un edificio del ‘500, come considerare una casa costruita ai primi del ‘900? 

Sicuramente l’Europa ha assunto una decisione di grande rilevanza, ma forse la gran parte dei cittadini non l’ha assolutamente capita, certamente non gli è stata - per ora - neppure ben spiegata nelle sue pratiche conseguenze.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                      MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 950 del 12 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Quello che sta succedendo in Puglia (e Piemonte) in casa PD e tra i suoi alleati per la compravendita di voti mi preoccupa, non solo per il metodo ma perché imbruttisce l’immagine di una regione simbolo di un Sud che sembrava finalmente recuperare terreno meglio di altre. Penso che molto si giochi molto in chiave di demagogia (vedi Conte che improvvisamente chiama fuori il M5S da ogni alleanza all’insegna della mancanza di legalità: non se ne erano accorti prima?) ma anche perché temo che -  ancora una volta – il metodo coinvolga più o meno TUTTI, ben al di là delle sigle di partito. Nonostante siano passati decenni da “mani pulite” e ci siano una quantità di garanti, controlli, burocrazia, ANAC, procuratori d’assalto, indagini più o meno politicizzate siamo sempre lì: è sconfortante.

In questo senso ALESSANDRO è un contro-esempio da ringraziare, mentre in Europa “l’orso-Putin” trova nuovi alleati. A chiudere un approfondimento su di un paese che troppe volte non crede più in sé stesso, vedi il ponte sullo stretto.

 

GRAZIE ALESSANDRO!

Pochi lettori credo conoscano Alessandro Dellavedova di Miazzina, un piccolo paese di montagna (364 abitanti) alle spalle di Verbania ed al quale vorrei semplicemente dire “grazie”.  Classe 1934, quest’ anno compie dunque 90 anni e dopo 60 (sessanta) anni ininterrotti in consiglio comunale ha annunciato che non si ricandiderà. E’ stato sindaco del paese, attivo ed impegnato per la sua terra, da sempre un “buon esempio” concreto di come ci si possa impegnare nel modo più completo e disinteressato possibile. Tra tanti tromboni che riempiono gli schermi TV forse lui (e persone come lui) hanno rappresenta la “Politica” nel modo più vero (e non lo hanno fatto neppure Cavaliere).

Grazie Alessandro!

 

SLOVACCHIA: PELLEGRINI - ORBAN II

Se il risultato di un’elezione non piace, più o meno lo si nasconde: in un solo mese dopo il Portogallo anche la Slovacchia ha confermato la sua svolta a destra e sabato scorso ha eletto come suo nuovo presidente Peter Pellegrini (avi lombardi trasferitisi a Bratislava al tempo dell’impero Austroungarico), uomo notoriamente molto scettico sulla guerra in Ucraina. Un bel successo per la linea dell’ungherese Orban che troverà ora nella Slovacchia un alleato prezioso.

Interessante che in merito Rai 24 si sia limitata a commentare che il neo-presidente “opererà per la pace in Ucraina” il che non aiuta certo a spiegare al teleutente italiano che per Pellegrini la pace in Ucraina si ottiene bloccando gli aiuti a Kiev. Tra l’altro è strano che mentre la NATO si riarma per la asserita minaccia di Putin proprio due paesi confinanti con l’Ucraina (Slovacchia e Ungheria) scelgano e sostengano la strada opposta.

La Repubblica” online – nella linea di quel buon giornalismo che separa sempre i fatti dalle opinioni – la vittoria di Pellegrini è testualmente data così (virgolette comprese) ‘Un altro “pacifista”, un altro burattino del Cremlino ha vinto una elezione in Europa. Ed è una vecchia conoscenza, quel Peter Pellegrini che ha battuto il candidato europeista e filo-atlantista Ivan Korkok dopo una campagna elettorale votata al populismo nazionalista…”.  Insomma, toni più da “L’Unità” anni ’70 che attuali, ma intanto gli slovacchi, con libere elezioni, hanno confermato di NON pensarla come Bruxelles.

 

Approfondimento: UN PAESE CHE NON CREDE IN SE’ STESSO

Se ne parla da decenni, ma nonostante gli annunci, i rinvii e le continue e consolidate polemiche il ponte sullo Stretto di Messina sembra ancora di là da venire, sommerso dai dubbi, dalle incertezze, dai “non ci riusciremo mai” e dai predicatori di cattive notizie.

La realtà è che il nostro paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a sé stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene per quest’opera penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.

Era l’avvio a un progetto in cui non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via ai lavori per un progetto incredibile per quei tempi (come fu per la strada costruita da Napoleone cento anni prima): un tunnel ferroviario di quasi 20 chilometri capace di forare le Alpi con una galleria che fino ad allora non era mai stata neppure concepita e che rimase per 76 anni il record del mondo, superata negli anni ’80 da una galleria giapponese sottomarina.

Furono impegnati sui versanti italiano e svizzero decine di migliaia di operai venuti da tutte le regioni italiane. Minatori sardi e toscani, contadini che non avevano mai tenuto un piccone in mano, disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi, ma fusi per un progetto impensabile che sotto i loro occhi diventava realtà.

“Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!” Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile ed invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.

Alla fine i calcoli manuali dello scavo (e non c’erano i GPS, computer e i satelliti di oggi!) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai più di 200 del traforo del Gottardo di anni prima.  

Ci furono inondazioni, incendi, scoppi, epidemie, ma si corse sempre ai ripari organizzando anche migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno trovavano  abiti puliti, toilette semoventi e aspiratori per ridurre la temperatura che superò anche i 56 gradi centigradi. Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie, un paese “vero” con case, osterie, la scuola, una chiesa (anzi due, c’era anche quella evangelica) e perfino il parroco, Don Antonio Vandoni, che fu una delle 42 vittime finendo trascinato via dalle acque in piena del torrente Divedra.

Tutto ciò per sottolineare che quando un’opera è davvero voluta si riesce sempre a conquistarla e se per il Sempione furono allora la “piccola” Svizzera e la “povera” Italia fresca di unità (e al tempo non esistevano consorzi e fondi multinazionali, BCE, PNRR ed holding, ma solo fondi privati e buoni del tesoro) anche a Messina – volendolo -  si arriverà alla fine. Il ponte sullo stretto non sarà solo un’opera storica ma soprattutto utile, necessaria se si vuole finalmente collegare la Sicilia all’Europa, se ci consideriamo una nazione davvero degna di stare nel G7. Per carità, so benissimo che la Salerno-Reggio Calabria più a nord è un colabrodo, che ci sono altri mille problemi logistici e tante strettoie, ma almeno risolviamo un problema (il principale) e forse sarà allora più facile risolvere gli altri.

Fermarsi adesso sarebbe ridicolo, anche perché significherebbe ignorare cosa avviene nel mondo.

A Dubai trent’anni fa c’era solo sabbia ed oggi il Burj Khalifa è il grattacielo più alto del mondo. Costruzione indigesta agli ecologisti ed opera faraonica ed inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti stranieri non è stata più Parigi ma proprio Dubai e - se qualche invidioso cugino d’oltralpe avanza dei dubbi - i trend di crescita sono chiari e Dubai lo sarà nettamente quest’anno.

Allo stesso modo da Hong Kong non si va più a Macao con un aliscafo ma – volendo - con un ponte di oltre 50 chilometri. D'altronde chi andrebbe a raccontare agli abitanti di Copenaghen di chiudere il ponte con Malmoe, in Svezia, perché non serve, o a quelli di Istanbul che i Dardanelli si dovrebbero ancora attraversare in traghetto? Ormai Europa ed Asia sono connessi con più ponti sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo.

Anche considerando solo i ponti a campata unica (a più campate il ponte più lungo è quello di 165 chilometri costruito per l’alta velocità Pechino-Shangai) costruire un ponte tra Calabria e Sicilia è nell’ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti!

Serve piuttosto coraggio, orgoglio, volontà: per una volta in Italia vogliamo crederci ed essere “avanti” o almeno un po' meno di retroguardia, con magari anche un po' di “spirito di patria” ?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                              MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 949 del 5 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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PASQUA

Invano Papa Francesco chiede pace e rilascio reciproco di prigionieri: nessuno risponde. Vi sembra voler “costruire la pace” prevedere negli stessi giorni una nuova base NATO a Costanza (Romania) investendo 10 miliardi di euro a due passi dalla Russia, oppure (Putin) arruolare 145.000 nuovi soldati, o bombardare in Siria (Israele) il consolato iraniano, mentre Hamas rifiuta il rilascio di qualsiasi ostaggio? Ma “mondo libero”, Europa, Italia, Israele, Hamas...fermatevi per un momento, ragionate, abbiate il coraggio di provare a costruire armistizi e trattative in alternativa ad ammazzarvi, altrimenti il disastro sarà totale, per tutti.

 

SALIS SANTA SUBITO

Era difficile trasformare Ilaria Salis in una martire ma, trasportandola al processo in ceppi, la magistratura ungherese ci è brillantemente riuscita. Un clamoroso autogol dal punto di vista mediatico per tutta l’Ungheria dimostrando di non avere la minima sensibilità nel gestire un caso che - a livello politico - si ribalta contro di loro.

Ma dove mai avrebbe potuto scappare la Salis circondata da un nugolo di poliziotte? Così tutti adesso si concentrano sulle sue catene ai piedi dimenticando che la “maestrina di Monza” era andata appositamente a Budapest per picchiare della gente facendosi pescare con in tasca un’arma impropria. Certo, gli aggrediti erano presunti neonazisti e quindi europei di serie B, ma non è una grande attenuante.  Comunque il processo di martirizzazione e di santificazione della Salis è già a buon punto e presto probabilmente la vedremo euro-candidata nel PD. Auguri!

 

EUROGREEN PASQUALI

Avete festeggiato la Santa Pasqua come Europa comanda? Tranquilli: all’Unione Europea non interessa minimamente se l’avete fatto perché avete radici “giudaico-cristiane” o atei, l’importante è che siate degli euro-green. Così se – laici o religiosi, non importa –  avete mangiato l’uovo di Pasqua, avete poi seguito le precise istruzioni comunitarie obbligatoriamente stampate sull’etichetta al fine di un corretto smaltimento del post-uovo?

Vi siete ricordati di smaltire quindi l’etichetta nella carta (rifiuto tipo PAP 21), l’involucro nella plastica (rifiuto PP5), il cordoncino elastico che lo legava sempre nella plastica, ma come rifiuto di categoria 7, mentre tra quelli di plastica PP5 andava messo il basamento? E l’incarto della sorpresa lo avete deposto nell’alluminio (rifiuto ALU41) mentre il cartiglio informativo visto che era di carta andava considerato PAP22?  Se poi avete trovato come sorpresa un coniglietto di cioccolato - come nelle uova prodotte da un noto marchio italo-svizzero - vi siete ricordati che il campanellino “non è un giocattolo e non è commestibile, non va lasciato nella disponibilità di bambini sotto i 48 mesi” (ma allora, chi mai apre le uova?!) e va quindi smaltito nei metalli, a differenza del cordoncino rosso che è un altro PP5. Cerchiamo di essere precisi, perché per colpa del vostro uovo ne va della eco-sostenibilità di un intero continente.

 

DEMOCRAZIE

Il Consiglio elettorale del democratico e progressista stato “bolivariano” del Venezuela ha avviato l'esame delle “candidature ammesse” alle elezioni che vedranno il presidente Nicolas Maduro (di estrema sinistra) in cerca del suo terzo mandato. Si sa già però che NON è stata ammessa neppure la principale candidata superstite dell’opposizione Corina Yoris, delegata della leader Maria Corina Machado, la cui candidatura era stata preventivamente impedita da una decisione amministrativa, che l'ha privata di diritti politici per 15 anni. Avete capito bene: eliminare la principale opposizione non bastava, si elimina perfino la “delegata” quindi si può scommettere su chi vincerà. Avete avuto notizie di proteste giunte da quell’Europa che in Sudamerica è da sempre in prima fila a sostenere i leader “democratici”, dal brasiliano Lula in giù, e che per mesi ha ripetuto che in Russia le elezioni erano una truffa?

 

Approfondimento: L’ONU SEMPRE PIU’ LOGORA

Si sprecano le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulle tante crisi e guerre nel mondo, ma sembrano spesso solo parole al vento, quando non sono bocciate per strada ancor prima di nascere dai reciproci veti. Nel corso della sua ultima visita negli USA il presidente ucraino Zelensky chiese, fra l’altro, di togliere alla Russia il potere di veto e quindi ponendo in dubbio il diritto al suo seggio permanente all’interno del Consiglio di Sicurezza.

Zelensky  aveva sollevato un problema non da poco, perché i “cinque grandi” (USA, Russia, Gran Bretagna, Cina e Francia, ovvero i vincitori dell’ormai lontano 1945 che a Yalta si spartirono il mondo) hanno appunto un “diritto di veto” ovvero di bloccare qualsiasi deliberazione e sanno benissimo che - se oggi saltasse il posto della Russia - in futuro potrebbe toccare a ciascuno di loro, visto che all’ONU il voto degli USA  - se non avesse il potere di veto - conterebbe in sede di votazioni come quello di Trinidad and Tobago oppure di San Marino.

Forse non tutti sanno che i 193 paesi aderenti alle Nazioni Unite sui 206 del mondo (alcuni paesi sono considerati stati sovrani “de facto”, ma non sono riconosciuti come tali) partecipano ad un meccanismo burocraticamente enorme, politicamente di grande rilevanza ma che spesso è privo di potere effettivo nel dirimere le controversie tanto che questa è la principale e sempre più evidente debolezza dell’ONU anche perché basta il ”veto” di uno dei cinque paesi vincitori per bloccare ogni risoluzione o voto del Consiglio di Sicurezza.

L’ONU è infatti diretta da un Consiglio di Sicurezza composto da 15 membri, ovvero i cinque “permanenti” già citati e - con turni biennali - ogni anno diventano membri temporanei cinque paesi in rappresentanza delle varie aree del mondo. All’Italia l’ultima presenza in Consiglio è spettata nel 2007/2008 dopo che fummo “ammessi” all’ONU nel 1955, dieci anni dopo il suo avvio.

In base all’art. 27 della Carta dell’ONU i membri permanenti dispongono del potere di veto, che consiste nella possibilità di impedire - tramite voto contrario - l’adozione di una delibera da parte del Consiglio cui è attribuita la responsabilità principale del mantenimento della pace nel mondo sulla base del sistema di sicurezza collettiva, ma ha così poteri di natura esclusivamente conciliativa, ovvero di emettere raccomandazioni alle parti. 

Il Consiglio avrebbe anche poteri di natura coercitiva in caso di minaccia alla pace mondiale o di un atto di aggressione (art. 39 della Carta) oltre all’adozione di misure preventive e di misure dirette contro gli Stati trasgressori, sia di natura economica che militare, ma basta appunto il voto negativo di uno dei cinque “grandi” – come è successo nel caso del conflitto ucraino con il veto della Russia - perché non si possa emettere una risoluzione obbligante per tutti.

Vale per il Medio Oriente (negli anni gli USA hanno sempre patrocinato la causa di Israele) e per i tanti conflitti locali scoppiati ovunque negli ultimi 80 anni che – purtroppo - hanno quasi sempre avuto “sponsor” che hanno precluso atti risolutivi. Piuttosto l’ONU è presente su molti scenari come forza di peacekeeping inviando proprie truppe (i “caschi blu”) per mantenere la pace, anche se va detto che negli ultimi decenni si sono di solito inviate truppe di paesi dello stesso continente del singolo conflitto anche per motivi di budget il che non sempre ha dato buoni risultati.

L’ONU è infatti cronicamente in crisi economica: costa caro e 40 paesi non pagano le quote per difficoltà interne, Alla fine a pagare di più sono gli USA con oltre 11 miliardi di dollari (quasi il 30% del budget) seguiti dalla Cina. L’Italia è settima (con 100 milioni) e nel loro complesso i paesi UE versano di più degli stessi Stati Uniti.

Anche per questo, al di là dei buoni propositi, la struttura dell’ONU è logora e datata, spesso superata dai fatti e la questione del potere di veto dei cinque grandi si sta ponendo con forza per esempio per la contestuale assenza nel Consiglio di Sicurezza di paesi di importanza mondiale come l’India, il più popoloso di tutti.

Non sono poi mancati in passato i rovesciamenti di fronte. Per esempio fino al 1971 la “Repubblica di Cina” era rappresentata da Taiwan considerata erede legittima di quella sorta nel 1912, ma da quell’anno fu riconosciuta la Cina Popolare (Pechino) come espressione di questa continuità storica, tanto che Taiwan oggi non solo non fa parte dell’ONU ma è stupidamente ostracizzata in molte agenzie umanitarie, a cominciare dall’OMS, come molti hanno scoperto in occasione del Covid, proprio perché Pechino è durissima (e spesso ottusa) in questo senso.

Ad oggi, per esempio, i documenti dei cittadini di Taiwan – di fatto accettati in tutto il mondo – sono addirittura “fuorilegge” proprio all’ONU che appunto non riconosce la realtà taiwanese. Tra l’altro le due entità non si riconoscono a vicenda e così nessuno Stato può riconoscerle entrambe contemporaneamente. Di fatto oggi Taiwan è così riconosciuta come Repubblica di Cina solo da 12 paesi ONU e dalla Santa Sede mentre il Bhutan è invece l’unico paese che non riconosce nessuna delle due Cine.

Al di là di questi aspetti formali il problema vero è la mancanza di potere concreto nell’applicare le “risoluzioni” del Consiglio di Sicurezza e della stessa Assemblea Generale, il che rende l’ONU una realtà zoppa e troppo spesso solo virtuale. 

     

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                       MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 948 del 29 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Crescono le preoccupazioni per i conflitti nel mondo in un incrocio di reciproche provocazioni, tanto a rimetterci è sempre la povera gente, non certo i “big” del pianeta.

Tra di essi i presidenti americani Biden, Obama e Clinton riuniti insieme a una cena di gala per recuperare fondi al partito Democratico. Presenti una serie di vip del mondo dello spettacolo, la quota di partecipazione alla cena per i tavoli “top” andava dai 250.000 ai 500.000 dollari a testa, una foto per essere ritratti tra i tre presidenti costava “solo” 100.000 euro. Nella stessa sera Trump partecipava alla veglia funebre per un poliziotto di New York di 31 anni ammazzato da un pregiudicato che aveva subito 21 arresti, ma era in giro appena rilasciato. Non c’è dubbio su chi nella serata abbia  raccolto più soldi, ma secondo voi chi ha raccolto più voti? Segue, oltre a note locali, una riflessione sul Ramadan come è vissuto nella scuola di Pioltello.

 

VERBANIA ASSURDITA’ 1: DIVISI SI PERDE

Non fa tempo il centro-sinistra a dividersi dopo le primarie PD che il centro-destra si spacca clamorosamente a Verbania in vista delle elezioni comunali. Dopo la già da lungo tempo annunciata candidatura del “civico” arch. Giandomenico Albertella (che era stato già più o meno ufficialmente sostenuta da FdI e Lega) si aggiunge ora la candidatura dell’avv. Mirella Cristina, già deputata di Forza Italia, cui dovranno unirsi volenti o nolenti anche Lega e FdI per intervenuti accordi romani. Terzo candidato “di area” Michael Immovilli, per la gioia della sinistra che peraltro ancora non sa quanti candidati schiererà alla partenza. Morale: credo che il centro-destra subirà – diviso - una sconfitta annunciata, perdendo una occasione d’oro per vincere e riconsegnando la città al PD di Riccardo Brezza.  

Congratulazioni vivissime per questa fantastica strategia dell’auto-distruzione, con l’amarezza di prendere atto che nel 2024 si impongono ancora candidati dall’alto – al di là del valore delle persone - senza minimamente verificare ed ascoltare le situazioni locali. E’davvero uno strano concetto di democrazia.

 

VERBANIA ASSURDITA 2: ABBIAMO  IL CLIMA PEGGIORE D’ITALIA

Se siamo a tavola in due e tu mangi un pollo intero mentre io resto a digiuno, statisticamente ne abbiamo comunque mangiato metà per uno. Un assurdo, così come le statistiche pubblicate dal “Il Sole 24 Ore” secondo cui il clima di Verbania è – insieme a Como, Varese e Belluno – il peggiore d’Italia.

L’idiozia è basata sul fatto “scientifico ed ambientale” che in 10 anni ci sarebbero stati in città 90 giorni in cui è piovuto più di 4 cm. di acqua in una fascia di 6 ore.

Tanto basta perché il clima di Verbania sia considerato pessimo, “estremo” e peggiore di tante città italiane magari soffocate nel caldo, nello smog o immerse nella nebbia.

Che a Verbania ci siano temperature miti in estate come in inverno per la presenza del Lago Maggiore, ri respira aria buona e non inquinata tanto che la citta è da due secoli un luogo di villeggiatura e soggiorno internazionale (con circa un milione di presenze turistiche all’anno) non conta: l’importante  èpoter  sostenere che “Non c'è alternativa a continuare l'azione per il clima. Ciò che è importante, però, è assicurarsi di prendere in considerazione tanto le preoccupazioni degli europei sul cambiamento climatico quanto quelle sui rischi per la competitività e su come questo influisce sulle loro vite", sottolinea il commissario europeo per l'azione climatica, Wopke Hoekstra commentando la statistica del giornale.

Il che vi dice tutto – e  conferma – l’idiozia totale imperversante a Bruxelles e dintorni dove il clima è ovviamente migliore (??) che sul Lago Maggiore.

Ma basta, per favore, con queste cretinate!!

 

RAMADAN A  PIOLTELLO

Come prevedibile, la decisione di chiudere l’Istituto comprensoriale Iqbhal Masih di Pioltello per festeggiare la fine del Ramadan (che quest’anno sarà il 10 aprile) ha scatenato molte polemiche.

Per il dirigente scolastico della scuola, Alessandro Fanfoni, “I bambini di fede islamica  sono la maggioranza e non possiamo chiudere gli occhi davanti a questi numeri e alla realtà”. Seconda la sindaco PD di Pioltello (36.000 abitanti, alla periferia di Milano), Ivonne Cosciotti, la chiusura “E’ un atto di civiltà” mentre contro la chiusura si schierano la Lega, da Salvini alla eurodeputata leghista Silvia Sardone (“Una decisione preoccupante, un precedente particolarmente rilevante”).

Il consiglio d’Istituto, confermata la decisione all’unanimità (Possibile, c’ era davvero libertà di voto?) chiede ora una visita “riparatrice” di Mattarella.

Al di là della cronaca c’è una riflessione più profonda legata alla decisione di Pioltello ovvero l’evidente progressivo scivolamento verso una società non solo interetnica ed interconfessionale, ma dove alcuni valori fondanti della “nostra” comunità – di cui uno è l’aspetto religioso - si stemperano mentre questo non avviene per quella islamica che proprio dalla sua auto-chiusura verso l’esterno e nell’ambiguità in cui la si lascia continuare trova la sua forza di coesione.

Facciamoci però anche una seria autocritica: noi cristiani facciamo poco o nulla per difendere i nostri principi e magari farli capire agli islamici, anche se loro comunque di solito li rifiutano. Noi siamo “aperti”, poi - quando si decidono passi come quello del 10 aprile - da una parte ci si mostra indignati mentre l’altra parte parla di “civiltà”. Usciamo però dagli schemi e chiediamoci seriamente – per una volta – quali siano i valori fondanti in cui crediamo senza le solite superficialità!

La scuola Iqbbhal Masih, per esempio, ne è una conferma: demagogicamente la scuola è dedicata ad un giovane attivista contro la violenza del lavoro minorile, ma la comunità islamica che la frequenta non si è mai espressa, per esempio, sulle violenze domestiche ai danni dalle minori che non accettano le scelte loro imposte: perché nessuno solleva questo aspetto?

Sarà quindi anche vero che a Pioltello ci sono molti ragazzi di famiglie musulmane. ma tante di loro non sono osservanti e comunque la fine del Ramadan è prima di tutto una festa, una ricorrenza, così come tutti – atei compresi - festeggiano ad esempio l’Immacolata l’8 dicembre con un giorno di vacanza - ottimo per il “ponte” di Sant’Ambrogio - anche se non sono minimamente credenti, non partecipano quel giorno ad alcun evento religioso e di sant’Ambrogio non sanno neppure il secolo in cui è vissuto.

Di più, perché nella scuola di Pioltello allora gli alunni musulmani restano a casa per le vacanze di Natale o di Pasqua? Anche questa è una totale ipocrisia visto che non li celebrano, ma è proprio così che si crea un progressivo, lento ma costante cedere il terreno sul piano della identità che per molti è fatale, normale o addirittura “segno di civiltà” come sostiene la sindaco PD di Pioltello, ma per altri no e questo (ben al di fuori dei tornaconti elettorali), deve essere a base di una revisione critica di come vengono progressivamente cancellati i nostri valori comuni.

Guardiamoci intorno con serenità: non serve ghettizzare, anzi, ma è ben strano che da una parte si invochi una società “laica” ed integrata e poi si favoriscano in qualche modo connotati sociali che identificano la diversità, con lo sfaldamento conseguente, appunto, dei caratteri identificanti di una comunità preesistente.

Esempi? Permettere il velo integrale anche se l’essere riconoscibili è obbligo di legge e nessuno ricorda con chiarezza e pubblicamente che un musulmano non può - se è coerente - integrarsi fino in fondo in Europa perché se accetta davvero il suo credo religioso si mette automaticamente in contrasto con le alcune nostre leggi, dal diritto penale a quello di famiglia.

Questo aspetto è sempre tenuto oscuro e nascosto perchè “politicamente scorretto” e quindi non se ne parla mai, eppure prima o poi andrà pur posto: come può una persona sinceramente islamica giurare fedeltà alla Costituzione e alle leggi dello stato italiano se hanno principi diversi dalla sua fede?

Ricordiamoci che se un cristiano vive in un paese islamico deve adeguarsi alle leggi del paese ospite, non può osservare le proprie se non nell’intimo della sua coscienza. Questo perché quel paese vuole tutelare e difendere la propria identità, mentre da noi si sostiene progressivamente l’esatto contrario.

Non ho la presunzione di sostenere cosa sia giusto o sbagliato, certo non ci si può poi lamentare per le conseguenti mille problematiche che nascono e crescono nel nostro paese proprio per questa incoerenza ed ipocrisia di fondo, questo rinvio continuo di chiarezza soprattutto nei confronti della comunità musulmana che – anche dal caso di Pioltello – alla fine passa addirittura per “vittima” anche se regolarmente ottiene poi quello che vuole.

 

UN SALUTO A TUTTI E BUONA PASQUA                    MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 947 del 22 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Credo che i russi anche senza brogli e pressioni avrebbero comunque votato in maggioranza per Putin e che l’Europa dovrebbe tenerne conto, oltre a mantenere un metro uniforme di giudizio verso tutte le dittature, non solo contro la Russia. Intanto si sono svolte le “primarie” del PD a Verbania con lacerazioni varie e il centro-destra sembra andare sulla stessa strada. Un approfondimento, infine, su alcune sciocchezze “green” che dovrebbero davvero fare riflettere.

 

ELEZIONI RUSSE E DEMOCRAZIA

Che le elezioni in Russia siano state un plebiscito programmato pro Putin non c’è alcun dubbio e la continua enfasi dei media occidentali a sottolineare ogni episodio che potesse confermarlo ce l’ha solo dimostrato. Credo però che, se anche il voto fosse stato assolutamente libero da ogni condizionamento, Putin – pur con percentuali ovviamente ben più basse - avrebbe però vinto lo stesso, perché ha comunque dietro di sé la maggioranza dei russi e solo chi è in malafede può negarlo.

Ci sono episodi che me lo confermano, oltre a quello che mi dicono gli stessi russi che conosco e che vivono in Italia. Per esempio, davanti al consolato russo di Milano c’era una lunga fila di elettori in attesa di entrare. Una coda visibilmente “pro Putin” ma tutte le TV erano ad intervistare i 3 (tre) oppositori, uno dei quali consigliere comunale radicale di Milano. Nessuno – almeno in Italia – obbligava quelle persone ad andare a votare, se erano lì credo che la gran parte lo fosse di propria spontanea volontà. Sicuramente Putin usa forme di violenza, repressione e coercizione, forzature e metodi democraticamente inaccettabili verso i suoi concittadini, ma comunque ha veramente l’appoggio della maggioranza dei russi e lo stesso Corriere della Sera con Federico Fubini lunedì lo confermava scrivendo "...Non solo l’esercito russo, a piccoli passi, avanza in Ucraina, anche l’economia pur sotto le sanzioni occidentali che avrebbero potuto essere il tallone d’Achille di Putin in questo momento dà sicuramente fiducia. Nel quarto trimestre del 2023 il prodotto interno lordo era del 5,1% più alto di un anno prima. La disoccupazione viaggia al 2,9%. Perfino l’inflazione in Russia, il vero punto debole di un’economia di guerra sostenuta a pieni giri dal complesso militare-industriale, sembra andare nella direzione giusta (per Putin): in febbraio era in rallentamento e sembra stabilizzarsi attorno al 7,5%...” Putin fa tranquillamente affari nel mondo e soprattutto con la Cina, vende a tutti il gas salvo che all’Europa e forse sarebbe ora che proprio l’Europa si facesse qualche domanda sulla sua strategia verso la Russia, non vi pare?  Anche perché se - giustamente - si sottolineano le pressioni e le violenze esercitate dallo Zar del Cremlino per condizionare il voto nessuno parla mai dei tanti altri paesi dove le elezioni proprio non ci sono. Se la democrazia non è un optional “à la carte” allora le critiche e le sanzioni andrebbero applicate a tutti.

In Cina, per esempio, nessuno può discutere sul potere del partito comunista: Xi Jinping è stato eletto l’ anno scorso presidente della Repubblica Popolare Cinese per la terza volta consecutiva dalla sessione plenaria della quattordicesima Assemblea Nazionale del Popolo (il “parlamento” cinese) con 2.952 voti a favore e nessuno astenuto o contrario (quindi anche lui si è perfino votato).

A parte chi si è astenuto, in Russia quasi dieci milioni di persone hanno votato contro Putin con voto relativamente segreto, invece su 1.2 miliardi di cinesi non c’è ufficialmente neppure un dissidente (!?) e quelli che sono in galera godono di infinita meno attenzione da parte dei media occidentali.

Ma lo stesso sistema dittatoriale di fatto si applica in decine di paesi del mondo, compresi i nostri “alleati” dall’Arabia Saudita all’Egitto ai Paesi del Golfo, eppure nessuno eccepisce o si stupisce, tantomeno l’Unione Europea NONOSTANTE, PER ESEMPIO, CHE L’ARABIA SAUDITA STIA ACQUISENDO IL SISTEMA “TIK TOK” E LE TECNOLOGIE PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, PROPRIO ORA CHE SI VOGLIONO METTERE FUORI LEGGE NEGLI USA: a chi andrà in mano questo enorme potere di controllo?  

A proposito di democrazia: a maggio scadrà anche il mandato per il presidente Zelensky in Ucraina, ma di nuove elezioni lì non ne parla nessuno, né si hanno più notizie dei suoi oppositori interni che pur erano numerosi: che fine hanno fatto ?

 

TURISMO “FERROVIARIO” !! ??

Tante chiacchiere poi l’ amara realtà: Trenitalia boicotta la linea del Sempione e il turismo del Lago Maggiore. Prima i treni “Cisalpino” che non si fermano più a Stresa ma a Gallarate (!), poi l’annuncio che la linea internazionale sarà sospesa per tre mesi “per lavori” giusto in piena estate. Ricordando che da Malpensa non ci sono più voli per molte località (e anche per Roma) viene da chiedersi come si possa raggiungere il Lago Maggiore con un mezzo pubblico

 

 

Approfondimento

TAPPI CILENI, AMENITA’ ISLANDESI, DEMAGOGIA EUROPEA

Mentre la “League of Conservation Voters”, un'organizzazione leader per il clima e tra i maggiori finanziatori di cause progressiste, ha annunciato un impegno di 120 milioni di dollari per sostenere la rielezione di Joe Biden alla Casa Bianca, la scorsa settimana il parlamento europeo ha approvato una nuova normativa per obbligarci a rendere più “green” le nostre case.

Ottimi e condivisibili propositi per gli edifici nuovi ma, nella pratica, grandi difficoltà ad adeguare gli edifici esistenti e quindi crollo del loro valore. Pensate a come sarà mai possibile mettere il “cappotto” energetico a milioni di edifici nei nostri centri storici ed a farlo in 4 anni per tutti gli edifici pubblici: chi paga?

PERO’ RICORDATEVI (visto che si vota tra tre mesi per le “europee”) CHE A BRUXELLES TUTTA LA SINISTRA ITALIANA HA VOTATO A FAVORE E ANCHE BUONA PARTE DEL PARTITO POPOLARE GUIDATO DALLA “FATINA” VON DER LEYEN.

Non solo in Europa trionfa la demagogia “green”, pochi lettori capiteranno per esempio nel villaggio di Cameron, in Terra del Fuoco (parte cilena) dove sono stato recentemente, anche perché adesso il nome non appare più, trasformato ufficialmente in Timaukel, ripristinando quello che (pare) fosse il suo nome indigeno. Fatto sta che gli abitanti sono 52 (cinquantadue) di cui molti dipendenti dell’amministrazione locale.

Sta di fatto che - in omaggio alla linea “green”, ecologista e progressista del presidente cileno Gabriel Boric (famiglia di immigrati croati di inizio secolo scorso e originario proprio di queste parti) - davanti al piccolo municipio troneggiano accurati e simpatici trespoli per la raccolta differenziata dei 52 abitanti e dei pochi turisti che passano di là.  Non basta: entrando nell’atrio noterete un apposito contenitore che raccoglie i tappi delle bottiglie di plastica per una ulteriore separazione perchè i tappi - si sa - vanno separati e così valgono di più.

“Chapeau” per questa attenta scelta pro-natura, peccato che percorrendo i cento metri scarsi che separano il municipio di Timaukel dalla sua spiaggia che dà sullo Stretto di Magellano noterete purtroppo migliaia (o milioni) di pezzacci di plastica, bottiglie, cordami, pezzi di polistirolo e rifiuti vari che arrivano ogni giorno sulla battigia trasportati dalle forti correnti transoceaniche riprendendo poi il loro viaggio con l’alta marea. Il dubbio è se non servirebbe di più cercare di raccogliere almeno una parte di quei rifiuti in transito (ma non lo fa nessuno) mentre si continuano a collezionare i tappi di plastica.

La stessa incongruenza l’ho notata ascoltando una interessante conferenza che illustrava le mirabili imprese di una ditta svizzera che in Islanda (con un “aiutino” di alcuni milioni di euro) ha costruito uno stabilimento che - tramite ventilatori - “cattura” l’aria, riuscendo (così si afferma) a recuperarne la CO2 contenuta che poi viene “sparata” 300 metri sottoterra, liberando l’atmosfera così di micro-frazioni di CO2. L’eco-stabilimento è in Islanda non perché l’aria è più inquinata ma perché per far funzionare i ventilatori serve una gran quantità di energia e proprio lì (e purtroppo solo lì) quella geotermica è praticamente gratis.

L’ingegnoso ma costosissimo impianto non deve sembrare una semplice idiozia perché produce quei “certificati verdi” da vendere sul mercato internazionale, quelli che permettono poi alle aziende di potersi dichiarare ad “emissione zero”. Quando ho chiesto – provocando, lo so – quante migliaia di volte di più di CO2 rispetto a quella “aspirata” sia stata naturalmente emessa solo dalla recente eruzione proprio in Islanda la risposta non è venuta, così come non sono assolutamente convinto che ci sia solo un rapporto diretto CO2-temperature, ma questo è un altro discorso, anche se è il “mantra” quotidiano e la vulgata corrente. 

Questi esempi non vogliono dire che ridurre le emissioni non sia sempre una “buona pratica”, ma dovrebbero portare a riflettere che – visto che nostra madre terra è davvero un “villaggio globale” - fornire allora una città indiana o africana di un depuratore e di un impianto di smaltimento e recupero dei rifiuti (visto che la plastica buttata in un fiume indiano arriverà prima o poi anche in Terra del Fuoco), sarebbe molto più utile, climaticamente vantaggioso per l’ambiente ed economicamente assennato.

Soprattutto bisognerebbe evitare (o vietare) che ogni 42 ORE in Cina venga inaugurata una nuova centrale termica a carbone che produrrà migliaia e migliaia di volte CO2 rispetto a quella costosamente “ripulita” in Islanda. Concretezza e buone pratiche devono essere sempre la priorità, ma non puntando ad un utopico autolesionismo green, anche se è molto più soave e “chic” illuderci di salvare il mondo con i tappi di plastica di Timaukel o aspirando – appunto - l’aria in Islanda.

 

VERBANIA: PRIMARIE PD

Riccardo Brezza, assessore uscente, ha vinto le primarie del PD sconfiggendo di misura Chiara Fornara. Nel mese di “campagna elettorale” Brezza ha dimostrato buone qualità oratorie e di conoscere i problemi cittadini (d'altronde da molti anni, come assessore, “studia da sindaco”) mentre Fornara ha preso in mano la partita solo all’ultimo momento contando sulla sua positiva notorietà personale.

L’anomalia (ma che era già emersa nel 2014) è che rispetto ai 99 iscritti del PD di Verbania hanno votato in 2314, più primarie di schieramento – quindi – che di partito, ma la vittoria di Brezza pone ora il problema di chi lo appoggerà già l’8 giugno perché i potenziali alleati civici non avevano nascosto una maggior simpatia per Fornara.  

Nei prossimi tre mesi vedremo le sue capacità di aggregazione per tessere una tela di alleanze personali e politiche senza la quale gli sarà difficile diventare sindaco, con il rischio che la sua vittoria di domenica diventi una sconfitta strategica per lo schieramento di sinistra, soprattutto se spunteranno anche altri candidati.    

Credo che al centro-destra il risultato non dispiaccia visto che – almeno sulla carta – Chiara Fornara avrebbe potuto più facilmente raccogliere voti personali trasversali, ma intanto anche il centro-destra rischia di frantumarsi e, se non ci sarà una convergenza totale su Albertella (da molto tempo autocandidatosi a sindaco con l’appoggio di civici, Lega e FdI) presentare più candidati agevolerebbe gli avversari. 

In questa prospettiva è quindi benzina sul fuoco l’annunciata volontà dei partiti a livello regionale di “assegnare” Verbania ad un esponente di Forza Italia con il rischio di potenziali spaccature.  Credo che la vittoria di giugno andrà infatti a chi saprà aggregarsi già ai blocchi partenza.

 

UN SALUTO A TUTTI                                                                      MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 946 del 15 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Dalla Sardegna all’Abruzzo, passando per le nuove norme green del mondo fatato di Bruxelles e i guai della sindaco di Verbania che in settimana ha licenziato la segretaria generale che l' aveva denunciata per mobbing. Vi segnalo un approfondimento sul “razzismo di ritorno” negli USA, altra arma per Donald Trump.

 

ABRUZZO

Il centro-destra vince largo in Abruzzo dopo aver perso la Sardegna per un pugno di voti e tante (troppe) polemiche interne. In attesa del voto europeo la Meloni tira dritto e respira. Sabato sera – in pieno “silenzio elettorale” - ho assistito in TV su NOVE (altra TV che in molti programmi si è nettamente schierata  a sinistra) a un dibattito surreale “tra compagni” dove da Travaglio & C. sono arrivati attacchi pesanti e senza possibilità di replica a Marsilio e al governo, con il voto elettorale abruzzese che ha poi clamorosamente smentito le loro previsioni. A parte che quella trasmissione violava spudoratamente la legge elettorale e la “par condicio” sarebbe stata utile rimandarla in onda a risultati acquisiti. Dimostra nel modo più lampante la quantità di sciocchezze sostenute e la ben poca credibilità di chi le sosteneva.


GREEN E’ BELLO

Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva (con i voti contrari, tra gli altri, del centrodestra italiano) la direttiva sulle “case green”, per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e ridurre il consumo di energia. Una norma comprensibile per i nuovi edifici, ma molto meno per quelli esistenti. In pratica - da subito - circa 5 milioni di case italiane dovranno essere messe “a norma” con conti spaventosi per le famiglie, deprezzamento del loro valore ecc. Come poi si possano in soli 4 anni mettere poi in regola tutti gli edifici pubblici resta un mistero, ma questo non ha preoccupato la sinistra che ha gioiosamente votato a favore. Risparmiare energia è un’ottima cosa, ma – io credo – se ci sia un rapporto logico tra costi e benefici, anche perché l’ideona europea NON è accompagnata da finanziamenti e quindi, chi paga?

 

IL PAPA “A LA CARTE”

Se il Papa parla di immigrazione alla sinistra va benissimo è allora “W Bergoglio” se chiede invece la pace invece non va bene e allora “Abbasso Bergoglio”. Sono rimasto colpito dalla strumentalizzazione che si è voluto dare alle parole sacrosante di Francesco sulla guerra in Ucraina, ovvero che bisogna avere il coraggio di  cercare una via d’uscita.

Il Papa non ha assolutamente detto che Kiev non sia stata aggredita, che l’Ucraina debba arrendersi o che Putin non sia l’aggressore ma – a domanda – ha risposto logicamente che bisogna comunque lavorare per la pace e non solo spingere per la guerra.

Se qualcuno ha poca memoria si vada e rileggere o risentire osa diceva Giovanni Paolo II a proposito della guerra in Iraq o dei bombardamenti NATO su Belgrado, ovvero esattamente le stesse cose,ma - oggi come allora - quando lo diceva “dava fastidio”. Certo che leggere, nello stesso giorno, che l’Italia ha aumentato dell’86% il suo fatturato in armi lascia pensare circa chi ci guadagna, così come il grande aumento delle spese militari nell’UE e dei paesi NATO. L’ho scritto e lo ripeto: si abbia il coraggio di provare a cercare la via di un armistizio e quando lo ripete anche il Papa mi consolo: io non conto niente, lui sì. e speriamo qualcuno ci rifletta, anche nei governi occidentali.

 

VERBANIA FUGURACCIA

La giunta comunale di Verbania (pur con assenze significative) ha LICENZIATO la segretaria generale del comune che aveva accusato mesi fa la sindaco di aver fatto pressioni indebite per “taroccare” un concorso comunale. I fatti, ripresi anche da un recente servizio delle “Iene” e dalla stampa nazionale, non fanno certamente bene alla reputazione della città, così come licenziare la segretaria generale a tre mesi dal voto non mi è parsa una buona mossa politica nè mettere a carico del comune le spese legali per difendere la sindaco Silvia Marchionini.

In attesa che la Procura dica finalmente qualcosa sui fatti, la ormai ex segretaria generale dott.ssa Antonella Mollia si è sfogata sui social in termini inusuali, ma che val la pena di riprendere testualmente: “Il mio destino si è compiuto: per dimostrare a tutta la Città di Verbania che non mi hanno vessato, oggi mi è stato revocato l’incarico di Segretario Generale per punirmi di aver scoperchiato un pozzo su cui nessuno aveva il coraggio di affacciarsi. 3 assessori  (su 7) non hanno partecipato alla votazione e li ringrazio. Questo atto illecito ed illegittimo non fa altro che confermare la fondatezza di quanto da me denunciato. Insieme a me si puniscono tutte le persone oneste e coraggiose che non si piegano al potere malamente esercitato e alle intimidazioni mascherate da conferenze stampa. L’unico modo per aver ragione, per certe persone, è parlare da soli, senza contraddittorio, evitando le domande e gli argomenti critici, ma tentando di screditare chi accende la luce sui misfatti. Un’ ultima cosa: Amministratori onesti, NON abbiate paura di me. Io ho dovuto registrare (i colloqui con il sindaco – ndr) in seguito ad un confronto con gli inquirenti che erano già a conoscenza, attraverso terze persone, di quanto accaduto e che io ho solo dovuto provare per proteggere la mia serietà professionale ed il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Io sono qui, se qualcuno vuole dirmi che i fatti non sono successi, sa dove trovarmi. Tutto il resto, sono chiacchiere!”

A Verbania si vota tra tre mesi: credo che anche per questo motivo sia giusto che nel frattempo la Magistratura faccia chiarezza.

 

STASERA 15 MARZO A STRESA ORE 20.45 INCONTRO A VILLA DUCALE PRESENTANDO “GENTE DI LAGO 3” E CON UN DIBATITO SULLA ATTUALE SITUAZIONE DEL LAGO MAGGIROE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE ED ITTICO.

 

CONTINUANO SU TELE VCO-AZZURRA TV LE MIE TRASMISSIONI SULLA STORIA LOCALE. Visibili sul canale 17 (oppure 617) vanno in onda il sabato alle 13.30 e la domenica alle 18. Le trovate anche sul sito on line dell'emittente  (rubrica "pillole di storia locale")

 

 

Approfondimento: RAZZISMO AL CONTRARIO

Mi ha stupito un articolo apparso sul Corriere della Sera la scorsa settimana: una ricercatrice italiana da 12 anni negli USA che, pur considerandosi “progressista e radicale”, lamenta l’aperta discriminazione razziale che subisce nella sua università (la Columbia University) perché bianca e quindi “oppressiva”.

A furia di “politicamente corretto” anche chi non ha minimamente idee razziste viene ghettizzato perché bianco e quindi formalmente discriminante rispetto ad una minoranza (nera, ma anche per gusti sessuali come le varie sigle LGBTIQ+) che di fatto impone la propria predominanza.

Succedeva già anche da noi decenni fa quando a scuola una minoranza obbligava tutti a scioperare e chi dissentiva era automaticamente “fascista” (chi ha vissuto come me il ’68 da destra se lo ricorda benissimo), ma oggi ogni gesto può essere interpretato in modo decontestualizzato e quindi “razzista” mentre sta crescendo una paura assurda di apparire non solo conformisti, ma in qualche maniera discriminatori anche se non se ne ha assolutamente l’intenzione.

Il predominio di alcune minoranze politiche e sessuali è evidente dalla cultura alla rilettura della storia, all’abbattimento dei monumenti (negli USA ormai una quotidianità) perché considerati razzisti alla cancellazione del “Columbus day” colonialista, alla richiesta di sovvenzioni, indennizzi, riconoscimenti culturali, premi tutti che siano però assolutamente “in linea”.

Personalmente non ho nulla contro i gay ma appare evidente - ad esempio -  il peso sociale, politico, televisivo, mediatico che questa ed altre minoranze di orientamento sessuale hanno nel dibattito pubblico dove l’ex discriminato è ora spesso discriminante.

Leggere – tornando al Corriere – che in una delle più prestigiose università del mondo per accedervi agli studenti bianchi è chiesto di scusarsi con i compagni di corso neri per il razzismo di cui sono portatori oppure che ogni due settimane un bianco deve partecipare a una riunione di White Accountability “responsabilità bianca” trascorrendo almeno due ore per riconoscere le possibili micro-aggressioni verso i neri e chiederne un pentimento.

E quali sarebbero queste mini-aggressioni? «Un lunghissimo elenco di frasi proibite, perché considerate offensive. Per esempio, non bisogna mai chiedere a un compagno di studi da dove viene: può considerarsi un’implicita discriminazione etnica, oppure chiedere il corso di studi perché se lo studente è nero può evocare una piantagione di cotone dove lavoravano i suoi antenati schiavi ecc.”

In parallelo, mentre i bianchi partecipano a queste sessioni di auto-denuncia e pentimento, gli afroamericani si riuniscono nel Black Women o Black Men Safe Space («spazio sicuro»). Si scopre che «È il momento a loro riservato per denunciare le micro-aggressioni di noi bianchi, e mettere sotto accusa la Columbia se non affronta in modo adeguato il privilegio bianco, il razzismo sistemico» perché secondo l’università “Il trauma generazionale è quello ereditato da chi discende da schiavi neri.”

Ci sono poi le questioni politiche che hanno avuto anche un largo seguito sui media e discriminazioni anche dal punto di vista religioso, per esempio verso gli ebrei a seguito della crisi di Gaza. “La regola è che gli ebrei ashkenaziti, di origine est-europea, sono bianchi e quindi oppressori, gli ebrei sefarditi di origine mediorientale hanno invece il diritto a stare nella categoria degli oppressi”. 

Il caso di Harvard dove la rettrice Claudine Gay ha dovuto dimettersi per discriminazioni verso studenti ebrei non sono evidentemente un caso isolato.

Ma c’è un altro aspetti che porta ad altri problemi: le conseguenti reazioni a volte violente di chi non accetta tutto questo. Uno dei motivi per cui Trump trova spazio con le sue provocazioni è proprio perché una parte dell’opinione pubblica americana (bianca, ma non solo) si sente discriminata. A volte immaginiamo che i “wasp” (americani bianchi, anglosassoni e protestanti) siano ancora la maggioranza negli USA ma non è più così, come moltissimi bianchi guadagnano meno dei neri e si sentono defraudati dei sacrifici loro e delle generazioni precedenti. Anche queste sono le radici del vasto bacino elettorale per Trump e che poi trova spazio per episodi come quelli a Capitol Hill. Un motivo in più perché gli USA si sentano sempre più divisi al loro interno, nella politica come nella società.

 

UN SALUTO A TUTTI E BUONA SETTIMANA                                    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 945 del 9 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Scusatemi del ritardo rispetto al solito appuntamento del venerdì, ma sono rientrato oggi da due settimane in Sud America (vi racconterò) e c’è subito occasione per darvi alcune mie valutazioni (diverse dai mega-media) sul futuro delle elezioni americane, sulle quali mi sorprende che (secondo un sondaggio serio) nonostante tutta la retorica e la propaganda gli italiani voterebbero comunque più Trump di Biden. Intanto l’Unione Europea corre al riarmo (nonostante il parere della maggioranza dei cittadini) e in Francia - dopo l’aborto in Costituzione - i negazionisti anti-cristiani lavorano alla grande. Venerdì sera potrete incontrarmi a Stresa mentre il finale è  su VERBANIA: possibile che non si possa avere un po' di trasparenza?

 

USA: E SE ADESSO ARRIVASSE NEWSOM?

Settimana intensa di vigilia elettorale USA: lunedì all’ unanimità (e quindi con il voto anche dei giudici vicini al partito democratico) la Corte Suprema USA ha confermato Trump come candidato presidenziale che (martedì) intanto ha di fatto ottenuto la “nomination” repubblicana. Giovedì Biden ha pronunciato un forte intervento alle Camere sullo “Stato dell’Unione” attaccando ben 13 volte Trump ma dando segni di neo-vitalità.

Esultano i nostri media (in gran parte pro-Biden), ma pensate se Trump avesse fatto lo stesso: lo avrebbero subito accusato di usare il discorso presidenziale per far campagna elettorale. Sarà comunque, quindi, ancora scontro Biden-Trump a novembre?

Io ho qualche dubbio, perché penso che i democratici - sentendo odore di sconfitta e vista la crescita di Trump - vorrebbero tanto cambiare il candidato-Biden.

Ricordando che non possono farlo con la vice-presidente Kamala Harris (che ha perso carisma), crescono secondo me le quotazioni di Gavin Newsom, governatore della California, con un Biden che si ritirerebbe alla convention democratica di agosto cercando così di ribaltare la situazione.

Una ipotesi di cui parlano pochi, ma voi annotatevela: tra qualche mese potreste darmi ragione. Piuttosto, ma com’è mai possibile che Trump abbia un seguito così ampio visti tutti i commenti negativi che pesano su di lui? State attenti: in Italia abbiamo una percezione distorta dei fatti, la gran parte dell’informazione è “democratica” a   prescindere,   l’ex   presidente   è imparabile nell’attirarsi critiche e sospetti, ma la risposta è che alla fine il derby elettorale statunitense è sempre una scelta netta tra due singole persone e Biden appare oggi a molti americani ancora più impresentabile di Trump, questa è la sostanza!

L’ho già scritto altre volte: le elezioni 2024 sarebbero oggi una scelta per il male minore, con   buona   parte   degli   statunitensi scontenti di entrambi. L’abilità di Trump è stata piuttosto di sostenere  e  rendere credibile la sua tesi che la forsennata campagna scatenata contro di lui da giudici “corrotti” e dalla stampa sia esagerata e preconcetta ed effettivamente molti elettori lo stanno pensando.

Giusto o sbagliato che sia questo giudizio, sembra comunque spegnersi la chiamata al voto democratico “per allontanare un flagello” (Trump) e il disinteresse porterebbe a   votare meno americani del passato. In questo caso lo “zoccolo duro trumpiano” sarebbe percentualmente più forte e forse maggioranza.

Anche per questi molti si chiedono perché  Biden non faccia un passo indietro spingendo un candidato democratico più credibile di lui, come Newsom.

Sono ipotesi non solo di facciata anche perchè intanto Trump è stato bravo a portare l’attenzione sui ”suoi” temi  (l’immigrazione, per esempio) e giocare così  di rimessa anche in campo internazionale dove la NATO è vista negli USA con ben altre prospettive rispetto alla guerra fredda e il tema Ucraina è passato in secondo piano dopo i disastri di Gaza che hanno pesantemente  messo  in crisi i rapporti di Biden sia con Israele che i tradizionali alleati che le numerose minoranze arabe USA.

In Europa si sprecano intanto le solite critiche a Trump ed è già partita (anzi, non si è mai affievolita) la campagna contro di lui con accuse di lesa democrazia e rischio di isolamento USA sul piano internazionale.   Anche   da   noi   sono   diventate   così   scontate e quotidiane da perdere di interesse e sfumando alla fine nel prersentare le elezioni presidenziali USA uno scontro tra un Trump definito pazzoide e un Biden “brav’uomo” anche se regolarmente confonde nomi, date e fatti.

Eppure, secondo l’ultimo sondaggio di “Termometro Politico” di pochi giorni, fa il 44% degli italiani voterebbe per Trump, il 35% per Biden e il 20 non andrebbe a votare.

Un risultato che mi ha stupito parecchio, ma teniamolo presente.

ALLE ARMI!

La Presidente dell’Unione Europea Ursula Von der Leyen ha sostenuto nei giorni scorsi la necessità di un forte incremento delle spese militari europee sia per sostenere l’Ucraina, ma anche perché i depositi di armi europei sono vuoti. Entusiasmo nel settore armamenti: arriveranno un sacco di soldi e di contratti.

Premesso che non è mai una buona regola dirsi deboli davanti al nemico, fatemi però capire un aspetto che sfugge al buonsenso: anche se è comprensibile un rafforzamento della difesa europea, perché comunque non si parla nemmeno più di un piano di pace per l’Ucraina?

Se fosse stato negoziato un anno fa, a quei tempi Putin sarebbe stato più debole, sei mesi fa era già più forte, oggi lo è ancora di più, mentre l’economia europea è in evidente difficoltà. Ma a chi conviene continuare la guerra infinita?

Ottimi i buoni principi, però l’Europa dovrebbe temere allora la stessa linea politica in tutti i conflitti, eppure non ce l’ha (vedi medio Oriente). Quindi perché  non cominciare a discutere seriamente con Putin, che resta indubbiamente l’aggressore, ma che – alla lunga – sta disastrando l’Europa, come evidentemente voleva e sperava?

Quanti anni ancora deve andare avanti questa guerra? Due sono già passati, ne serviranno uno, due o altri cinque? Cosa ci ha guadagnato ad oggi l’Europa a continuarla? Putin ha invaso quattro province ucraine (filo-russe) e si è fermato lì, non ha certo più attaccato altri paesi (e forse avrebbe potuto farlo) non perché è “buono” ma perché non gli servono.

Ecco perché sarebbe ora di mettere in campo alcune ipotesi credibili di accordo e intanto stipulare un armistizio pur SENZA riconoscere i successi di Putin. Così (per l’Europa) ci sarà almeno il tempo di “ricaricare le batterie” e anche di chiarire agli europei cosa stia poi succedendo effettivamente in Ucraina perché questo non ce lo dice più nessuno (corruzione, stato dell’opposizione, sospensione dei diritti con la legge marziale, no ad elezioni ecc.).

Vorrei tanto che questi aspetti fossero valutati anche da Giorgia Meloni visto che ben diversamente da due anni fa – secondo gli ultimi sondaggi di “Termometro Politico” - ormai IL 79,8% DEGLI ITALIANI è CONTRARIO a un intervento NATO nel conflitto e solo il 10,8% vuole proseguire nella guerra fino ad ottenere la resa di Putin. Ma se sono vere percentuali di questo tipo, in una democrazia in qualche modo non dovrebbero pur contare qualcosa ?

 

PARIGI, PAR CONDICIO “RELIGIOSA”

Il 26 luglio a Parigi inizieranno le Olimpiadi e dal manifesto ufficiale dei Giochi – creato con un collage dei principali monumenti della città - è stata tolta la croce che sovrasta la cupola des Invalides (dov’è la tomba di Napoleone) per non “offendere” le delegazioni mussulmane.

Siamo alla follia: a parte che, volendo, si poteva decidere per un altro manifesto, ma allora perché allora permettere alle delegazioni di Pakistan, Turchia, Tunisia ecc. di sfilare nella “laica” Francia con le loro bandiere nazionali dove i simboli islamici sono evidenti? Oppure Israele con la stella di Davide, o la piccola Georgia e la Slovacchia che hanno invece la croce cristiana nella loro bandiera? I monumenti sono monumenti, è assurda questa follia del voler negare il cristianesimo di una città che è cristiana da 2000 anni!

Naturalmente è già arrivata la proposta di far sfilare allora tutti con la bandiera della pace che – a mio avviso – sarebbe comunque una evidente allusione politico-sessuale perché di fatto così è diventata e ne è stata strumentalizzata.

Alla fine, in Francia (e non solo) si vuole che la libertà sia per tutti, ma un po' meno per i cristiani. Merci monsieur Macron!

 

A STRESA PILLOLE DI STORIA LOCALE

Mentre è tornata anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617), ricordo che VENERDI’ 15 MARZO A STRESA (c/o salone di Villa Ducale – ore 20.45) con il dr. Alessandro Lupi e l’ittiologo dr. Pietro Volta presenteremo il volume GENTE DI LAGO 3.

 

CONCORSI PUBBLICI A VERBANIA

Dopo le denunce de “Il Fatto quotidiano” la nostra città è andata in scena anche a “Le iene” per le reiterate denunce della ex segretaria generale del comune contro la sindaco per presunti concorsi pubblici truccati. Dal caso iniziale ne sarebbero poi spuntati altri, da molto tempo al vaglio della Magistratura che - una volta tanto - su queste vicende mantiene un estremo ed assoluto riserbo. E’giusto sia così, ma come cittadino comincio a chiedermi quanti mesi di indagini debbano passare prima di avere un minimo di riscontro e di chiarezza. Visto che si voterà a giugno la città ha pur diritto di sapere cosa sia effettivamente successo e quali ne siano le persone responsabili.

 

UN SALUTO A TUTTI, DA SETTIMANA PROSSIMA TORNEREMO  ALL'APPUNTAMENTO DEL VENERDI'!

 

                                                                                 Marco Zacchera  



IL PUNTO    n. 944  del 1 marzo  2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

 

Il PUNTO di questa settimana (scritto dall’altra parte del mondo) a parte qualche pezzetto di colore è ancora una volta dedicato all’Europa visto che la Von der Leyen vuole ricandidarsi alla presidenza con il beneplacito del PPE. Io spero vivamente invece che dalle urne di giugno esca un’altra Europa, meno piegata alle lobby, all'iper-green, alle multinazionali e alle banche e più vicina alle persone. Soprattutto la vorrei meno burocrate e più trasparente. Credo infatti che sia ora di rompere un tabù: la corruzione che sta crescendo a Bruxelles e coinvolge anche i vertici.  

Leggete l’approfondimento sull’acquisto dei vaccini e poi ditemi cosa ne pensate.

 

AUTOSTRADA, PERCHE’ PAGARE ?

Credo che molte tratte autostradali segnalino il progressivo degrado del nostro sistema autostradale spesso vecchio ed insufficiente. Rinnovarlo era secondo me una priorità del PNRR invece si viaggerà ancora a due corsie perfino sull'autostrada del Sole: semplicemente assurdo.

Non si può far pagare così cara un'autostrada quando non è efficiente e nella nostra zona gli utenti della A26 da Voltri a Gravellona Toce credo avrebbero diritto ad uno sconto sul pedaggio visto che un’autostrada terminata neppure 30 anni fa (e dove si pagano circa 20 centesimi al chilometro) già cade  a pezzi tra viadotti cadenti, gallerie perennemente in riparazione, interruzioni e salti di carreggiata continui.

Quante volte è stata rifatta l’illuminazione delle gallerie sul Lago Maggiore, con quali costi e quali responsabilità? Quanti cantieri sono segnalati ma restano deserti e quando finirà la storia infinita di quella piccola nuova rampa all’uscita di Baveno (che si poteva concludere in poche settimane già nel 1995) promessa da sempre, in costruzione ormai da due anni ma che sembra ancora all’inizio? Nel frattempo in India o a Pechino avrebbero costruito un’autostrada nuova, e non scherzo.

Sono le domande che si pone la gente comune constatando lo spreco quotidiano di risorse che si traduce in costanti aumenti dei pedaggi senza avere il diritto di usare un’opera pubblica normalmente funzionante. Da tempo la provincia del VCO chiede sconti e provvedimenti, ma nulla di concreto appare all’orizzonte con Autostrade che se ne frega e fa quello che vuole, nel disinteresse generale.

 

L’ “AFFAIRE” VACCINI:  PUZZA DI MARCIO A BRUXELLES

Ursula Von der Leyen annuncia che vuol fare il bis a capo dell’Europa, ma forse gli europei vorrebbero da lei anche qualche maggiore chiarezza.

Quando si parla di corruzione raramente si pensa a Bruxelles, eppure certi episodi ci dovrebbero insegnare che è ora di controllare meglio cosa succede ai vertici dell’Unione Europea. Tre gli aspetti fondamentali: la scelta politica di privilegiare i grandi colossi della finanza, dell’agricoltura, dell’industria, dell’energia rispetto alla platea delle piccole e medie imprese, l’altra scelta strategica di follie “green” che anche qui vanno a vantaggio solo di alcuni specifici gruppi e ai danni degli interessi dei cittadini (il tutto pur ammantato da vantaggi ambientali a volte discutibili o nulli se non intrapresi a livello globale) e infine la gestione delle emergenze, come quella della pandemia e relativo acquisto dei vaccini.

Questa settimana concentriamoci proprio sui vaccini perché la maledizione del COVIT sembra continuare ad aleggiare sui cieli europei.

Mentre il parlamento italiano ha finalmente votato nelle scorse settimane – suscitando le ire di Conte e Speranza – l’avvio di una commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia, anche a seguito delle indagini della Procura di Bergamo, si riapre la questione vaccini.

Non solo sulle polemiche sull’opportunità delle vaccinazioni di richiamo, ma sui costi di acquisto dei vaccini e soprattutto sugli enormi sprechi che sembrano siano connessi a decisioni europee assurde, sempre coperte da un estremo riserbo che rasenta l’omertà.

In poche parole, centinaia di milioni di dosi devono essere ore distrutte perché in scadenza, dosi inutilizzate ma che erano costate somme imponenti e di cui si è continuato l’acquisto anche quando era evidente che non sarebbero mai servite, tra l’altro poiché non più in grado di combattere i nuovi ceppi di virus man mano scoperti.

Alla luce dei sospetti sulle conseguenze a lungo termine delle vaccinazioni, in molti ora non vogliono oltretutto più vaccinarsi temendo che il vaccino Pfitzer possa essere stato almeno concausa di molte neo-patologie, eppure l’Europa ha continuato a comprarne milioni di dosi sempre più inutili.  

Così i magazzini – come ha documentato in TV una recente inchiesta di Report – sono straboccanti di dosi ormai in via di scadenza.

Qui sta un punto centrale: L’UE aveva obbligato ad acquistare i vaccini Pfizer con contratti rimasti segreti per anni nonostante le pressioni, le proteste e le denunce di diversi parlamentari europei.

Acquisti, appunto, a costo “segreto” e decisi (sembra un film, ma è realtà) direttamente dalla presidente Ursula Von der Leyen tramite SMS ed intese dirette con la Pfizer.

Adesso si pone addirittura il problema di pagare per lo smaltimento delle dosi inutilizzate visto che - per esempio -  in Italia su una platea di 18 milioni di cittadini potenzialmente “fragili” solo 2,1 milioni hanno accettato di vaccinarsi per i richiami

Risultato: 21 milioni di dosi comprate (pagate in media circa 15,5 euro l’una) ma rimaste inutilizzate, da man mano eliminare per scadenza.  

Ma anche solo conservare i vaccini costa e – sempre secondo Report - si parla di 370.000 euro al mese solo per lo stoccaggio e la conservazione, ovvero più di 4 milioni di spese all’anno sostanzialmente per nulla.

Lo stesso sta avvenendo in tutti i paesi dell’Unione in una vicenda che ha tutte le caratteristiche dell’imbroglio visto che l’UE avrebbe acquistato senza gara 4,2 miliardi di dosi che a circa 15 euro l’uno sono 60 MILIARDI, il doppio di una legge finanziaria italiana.

Dal 2021, secondo la testata online Politico.eu, sarebbero già state distrutte circa 215 milioni di dosi, 0,7 per ogni cittadino europeo, anche se alcuni paesi come la Francia non hanno fornito i propri dati e quindi probabilmente le fiale scartate sono state anche di più.

Visto che gli acquisti sono stati una decisione “politica” e non sono mai stati forniti i prezzi effettivi delle fiale per la presunta necessità di segretezza, il parlamento europeo e la corte dei conti europea – dopo molti dibattiti poco pubblicizzati dai media - hanno comunque iniziato le indagini per verificare la regolarità del rapporto UE-Pfizer.  

Una vicenda che assume tutti i connotati del giallo se si considera che la scelta di fondo di eliminare i concorrenti di Pfizer ha un risvolto politicamente piccante visti i passati rapporti personali del marito di Ursula von der Leyen con la multinazionale americana che dall’operazione-vaccini ha guadagnato una montagna di miliardi con contratti e prezzi, sembra, fissati via SMS tra la stessa presidente e la Pfizer, messaggi ora ufficialmente introvabili.

Va ricordato come sia stata proprio la Von der Leyen ad accentrare su di sé le decisioni imponendo la segretezza e sostenendo che pubblicizzare informazioni commerciali avrebbe potuto danneggiare l’azienda americana. Le indagini hanno fatto emergere molte zone d’ombra arrivando alle denunce pubbliche del New York Times all’ Unione Europea accusata di nascondere i fatti.

Chi ha buona memoria ricorderà che la concorrenza a Pfizer fu di fatto azzerata anche per le forsennate campagne di stampa che sottolineavano i potenziali effetti collaterali dei vaccini prodotti dai suoi concorrenti (come AstraZeneca), che peraltro proponevano costi infinitamente inferiore a Pfizer (con rapporti anche di 1/20, ovvero 20 vaccini AstraZeneca costavano come un solo vaccino Pfizer), vaccini usati in tutto il mondo ma non in Europa, diventata monopolio Pfizer.

Mentre ora emergono progressivamente – non più negabili - anche effetti collaterali degli stessi vaccini Pfizer perché si era arrivati a quelle scelte e perché troppe forniture  decise quando l’epidemia stava già nettamente calando e portando così alla beffa finale di milioni di dose pagate ed ora da buttare? Fatti sconcertanti e senza risposta per un tema che, in vista delle elezioni europee, tornerà sicuramente di attualità anche perché - - se la Von der Leyen vuole ricandidarsi alla guida europea non dovrebbe prima chiarire queste vicende ? 

 

PILLOLE DI STORIA LOCALE

E’ tornata anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617).

E’ possibile  visionarle anche sul sito web dell’emittente cercando  “VCO AZZURRATV”,  passando poi dall’ home page  su  “rubriche” e quindi a  “Pillole di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da proporre – contattatemi via mail. Preavviso che VENERDI’ 15 MARZO A STRESA (c/o salone di Villa Ducale – ore 20.45) con il dr. Alessandro Lupi e l’ittiologo dr. Pietro Volta presenterò il volume GENTE DI LAGO 3.

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N.B. sono in viaggio all’estero, questo numero de IL PUNTO è stato scritto il 21 febbraio 2024.

 

ATTENZIONE, il prossimo numero de IL PUNTO uscirà sabato 9 marzo (e non venerdì 8 come di consueto). 

 

UN SALUTO  A TUTTI                                                                    MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 943 del 23 febbraio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Contattatemi se non ricevete più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi), il testo della settimana è comunque pubblicato sul mio sito.

 

Sommario : Commozione per l’uccisione di Navalnt e per il perpetuarsi della crisi a Gaza. Mentre De Luca fa il buffone, l’approfondimento della settimana è dedicato alla protesta “politica” degli agricoltori che ci coinvolge un po' tutti.

 

ONORE A NAVALNT

Molte volte su “IL PUNTO” ho espresso le mie critiche per come l’Occidente affronta la guerra in Ucraina e come debba anche essere considerato  il pensiero dei russi. Nulla può però giustificare o minimizzare l’uccisione di Aleksei Anatolevich Navalny, un eroe dei nostri giorni visto il suo atteggiamento coraggioso contro Putin che - evidentemente – da, despota che è, non riesce a capire come questa repressione violenta del dissenso lo renda impresentabile nel mondo e alla fine ottiene proprio l’effetto di ricompattare la NATO e dà più forza proprio a chi vuole continuare la guerra in Ucraina. Un omicidio vergognoso, inutile ed assurdo.  E’ vergognoso che lo zar russo non abbia il coraggio di affrontare il dissenso interno e che i suoi sgherri ricorrano a questi sistemi per difendere un potere che - tra l’altro -  probabilmente Putin otterrebbe lo stesso. E non si parli di provocazione: se Putin non l’ avesse voluta, questa morte non ci sarebbe stata e - se anche lo avessero “incastrato” - avrebbe potuto andare in TV e spiegare bene perché non c’entrava, mentre invece si è comportato nel solito modo subdolo, insopportabile e senza coscienza. Ricordiamo Navalny come una persona libera, un coraggioso testimone della corruzione in Russia, temuto per le sue idee e le sue denunce.  Da eroe è vissuto, da eroe e con grande dignità è rientrato volontariamente in patria pur sapendo che lo avrebbero condannato ed arrestato, come puntualmente avvenuto. Nonostante i tentativi di ucciderlo nel passato, tra avvelenamenti ed arresti, è morto senza essere stato piegato, è morto da eroe. A lui rendano omaggio tutti gli uomini liberi. 

 

ISRAELE

In molti mi hanno chiesto perché non parlo su IL PUNTO di Gaza e del conflitto tra Hamas e Israele. Rispondo con lealtà: sono profondamente turbato. Da sempre  “tifo” per Israele e mi sento legato profondamente a quella nazione e a quel popolo. Con angoscia ho visto le scene indimenticabili dell’attacco brutale ed ingiustificato del 7 ottobre e capisco la reazione su Gaza dove i criminali di Hamas hanno nascosto armi ed ostaggi sotto gli ospedali, le scuole, perfino gli uffici dell’ONU. 

Credo però che ora bisogna davvero fermarsi, riflettere e ammettere anche a Tel Aviv che dalla crisi si esce solo con la creazione di due entità politiche separate, riconosciute e garantite a livello internazionale, dove i palestinesi possano vivere indipendenti, ma anche loro accettando e riconoscendo  lo Stato di Israele. 

Non ha più senso continuare nella rappresaglia, ma in cambio gli ostaggi (innocenti) vanno rilasciati subito e la comunità internazionale deve appunto garantire la sicurezza di entrambe le realtà, aiutando il popolo palestinese ma emarginando Hamas, Hezbollah e chi ci sta dietro ad iniziare dall'Iran. 

Sbaglia Israele a continuare la rappresaglia, ma è comprensibile che si senta isolato e - colto per la prima volta impreparato - abbia paura, circondato dall’odio di  paesi ostili. Una volta di più infatti, in tutto il Medio Oriente regna il terrore, l'insicurezza, la violenza, l’odio etnico e religioso, esattamente lo scopo dell’attacco del 7 ottobre. In cambio di reciproca garanzie internazionali e sicurezza bisogna però poter fermare sia la guerra che il terrorismo e invece molti che girano co la bandiera palestinese di fatto invece lo accettano in od io alla controparte. La pace è un'utopia? Eppure non c’è altra strada per uscire dal buio, dallo spararsi per sempre a vicenda con milioni di innocenti che ogni giorno soffrono senza colpe perpetuando e moltiplicando vendetta, odio, future rappresaglie.

 

CROZZA FOR PRESIDENT!

Il governatore campano De Luca può far ridere imitato da Crozza ma in versione “nature”  apparire condito da un marcato narcisismo con sprazzi di autentica follia, eppure è tutt’altro che matto. Sta infatti scientemente lavorando per interpretare la protesta del Sud sia in chiave elettorale che in strategia interna PD anti-Schlein, ma soprattutto fa il buffone e il demagogo per togliere a Conte e ai 5 Stelle quei voti ondivaghi di protesta che al sud sono stati nel portafoglio grillino.

Anche gli insulti alla Meloni fanno parte del gioco: bisogna stare sempre in prima pagina facendo “ammuina”. Immaginate - tra l’altro – se quegli insulti fossero stati politicamente opposti: la sinistra sarebbe tutta sulle barricate ululando al “leso femminismo”, invece comodo ed imbarazzato silenzio perchè dare pubblicamente della “stronza” al primo ministro è delicata urbanità delucana.

A proposito dei toni e dei contenuti, però, dopo aver aizzato la piazza invitando alla lotta armata ed aver dato al governo e ai ministri dei dementi (testualmente: “Imbecilli, farabutti, delinquenti politici”), il neo-Masaniello De Luca, al di là delle sue guasconate, non risponde però su un punto fondamentale: perché oltre il 76% dei fondi strutturali destinati alla Campania tra il 2014 e il 2020 – ovvero in anni della sua presidenza – non sono stati spesi e perchè - sotto la sua guida - proprio la Campania è in coda anche per utilizzare i fondi del PNRR. Quindi, di che parliamo?

 

PILLOLE DI STORIA LOCALE

E’ tornata anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617).

E’ possibile  visionarle anche sul sito web dell’emittente cercando  “VCO AZZURRATV”,  passando poi dall’ home page  su  “rubriche” e quindi a  “Pillole di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da proporre – contattatemi via mail. Preavviso che VENERDI’ 15 MARZO A STRESA (c/o salone di Villa Ducale – ore 20.45) con il dr. Alessandro Lupi e l’ittiologo dr. Pietro Volta verrà presentato il volume "GENTE DI LAGO 3".

 

Approfondimento: PROTESTE AGRICOLTORI, CRISI IN EUROPA

Sembra che ci sia un certo feeling naturale tra gli agricoltori che protestano e questo governo: è una specie di empatia, di solidarietà di classe come avviene - secondo i sondaggi - per il 54% degli italiani che considerano giuste le proteste del mondo agricolo e con un altro 18% che critica alcune forme di protesta ma ne condivide le motivazioni.

Questo mondo “verde ma non green” comprende benissimo che la Meloni è in linea con le loro richieste – almeno quelle più ragionevoli – ma tutti sanno che il governo si muove su un terreno difficile, perché Bruxelles è pronta a negare parte di quello che Roma sarebbe anche disposta a concedere.

Una specie di alleanza sociale diventa così anche alleanza politica, cementata dalla difficile gestione concreta della PAC (Politica Agricola Comunitaria) legata a troppi interessi contrapposti sia a livello mondiale che continentale e perfino a livello italiano, visto che le categorie agricole sono moltissime e spesso con interessi palesemente contrastanti.

Lo si é visto anche nella difficoltà di preparare un documento unitario da leggere sul palco di Sanremo, ma soprattutto nei modi stessi in cui sono stati gestiti i blocchi  

Tornando al mondo dei trattori questa generale simpatia scatena anche una specie di gara a chi rappresenti politicamente una categoria che, da ex feudo DC, è ora in maggioranza schierata a destra e quindi utile bacino di voti soprattutto in vista di giugno.

Ecco quindi una corsa ad intestarsi meriti, vedi il gioco al rialzo tra la Meloni e Salvini per le esenzioni IRPEF anche se, diciamocelo chiaro, di imposte gli agricoltori ne hanno comunque sempre pagate pochine.

Si può giocare qualcosa sui costi assicurativi e forse sugli sgravi al carburante, ma poi ci sono altri paletti che a Bruxelles sono ben più difficili da superare.

Innanzitutto il problema della concorrenza extra-UE che si presenta con prezzi inferiori a quelli interni potendo produrre con metodi e costi spesso incomparabilmente minori dei nostri e poi la questione degli incentivi e dei finanziamenti.

In Europa ciascun governo ha sempre giocato in chiave interna e, per esempio, contando di più in termini di voti l’agricoltura centro-europea ha goduto di più attenzione delle culture mediterranee, ma cambiare la rotta degli aiuti è oggi difficile.

Come fondamentale diventa la questione dei finanziamenti: l’ agricoltura impone investimenti (e finanziamenti) a lungo termine ma la terra non può rendere così’ tanto per rimborsare i tassi stabiliti dalla BCE e chi si indebita è perduto.

Ci sono le produzioni di nicchia, certo, ma non possono bastare e la stessa qualità italiana spesso si perde tra le etichette estere abusive, i dazi che pesano sugli ingressi nei mercati altrui e la realtà di un mondo agricolo italiano “piccolo” rispetto alle distese sconfinate delle produzioni intensive.

E’ qui che il governo vorrebbe contare di più, ma in Europa il mondo agricolo è ovunque sul piede di guerra e in tutti i paesi vengono al pettine politiche agricole spesso assurde dove – per esempio – per sostenere i prezzi si distruggono coltivazioni e prodotti perché conviene di più ottenere l’incentivo comunitario che coltivare.

L’agricoltura europea si ribella a una politica agricola comune che costa moltissimo alle casse comunitarie ma non risolve i suoi problemi, anche se il mondo contadino di oggi in Italia (e in Europa) è completamente diverso da quello di mezzo secolo fa.

Eppure l’agricoltura conta non solo economicamente ma anche per identificare un mondo, una civiltà, una cultura che già è in via di potenziale estinzione. Per questo il governo Meloni vorrebbe coltivare un ruolo privilegiato con questo mondo, grimaldello identitario che può contribuire domani a far saltare il banco (politico) a Bruxelles. Si rischia grosso, però, perché - come ogni giorno per la globalizzazione produttiva, l’ambiente alterato e i pesticidi spariscono tante specie di insetti - così altrettante aziende agricole italiane ed europee scompaiono, spesso sommerse proprio da quegli stessi obblighi “green” che dovrebbero aiutarle.

 

UN SALUTO  A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 942 del 16 febbraio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

Contattatemi se non ricevete più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi, il testo è comunque pubblicato sul mio sito).

 

Sommario: Secondo i sondaggi quasi il 65% degli italiani dà ragione agli agricoltori che protestano e nel giudizio si sommano tutte le contraddizioni europee, i costi della filiera alimentare che mortificano i produttori, l’invasione di prodotti stranieri di bassa qualità. Anche per questo il governo ha accettato molte delle loro richieste aprendo un altro fronte verso Bruxelles e dando una specie di voce ai “piccoli” rispetto alle multinazionali. Mentre si parla di “guerre spaziali” qualche commento poi sul post Sanremo e – per Verbania - il silenzio sul mega-porto di Pallanza mentre riprendono le mie trasmissioni in TV sulla storia locale. A seguire “Gente di Lago”. E l’approfondimento dedicato alla “Giornata del Ricordo”   

 

GUERRE SPAZIALI

“Fonti di intelligence” USA sostengono che la Russia stia pensando a guerre spaziali, Putin smentisce. Nessuno sa quale sia la verità ovvero se l’allarme sia concreto o se sia una pressione psicologica della Casa Bianca nel giorno in cui il Congresso USA non vota nuove armi a Kiev. Tutti noi siamo dei turaccioli che galleggiano nel mare della propaganda e si capisce bene come la verità ci sia spesso nascosta.

Per esempio in Italia non si è dato spazio alla lunga intervista di Putin concessa a Tucker Carlson sulla guerra, sicuramente una interpretazione di parte ma che andava conosciuta per almeno farsi una opinione più completa: che senso ha avuto ostracizzarla? Forse il timore di imbarazzanti realtà, come le accuse di Putin per il sabotaggio al gasdotto baltico che ha messo KO l’approvvigionamento energetico europeo?

Se ci consideriamo persone adulte dobbiamo pretendere trasparenza nell’informazione e questo vale sia per le "storiacce" sui vaccini COVID (ne parlerò la prossima settimana) come per le guerre. Ci si dia una informazione onesta e completa, poi ciascuno liberamente ed autonomamente giudicherà.

Il 2024 sarà un anno sempre più difficile, anche perché tra Trump e Biden rischiamo di avere prossimamente la prima nazione del mondo in mano a un presidente comunque inadeguato. 

 

SANREMO

Evito troppi commenti sull'ultima edizione del festival di Sanremo che tutto è diventato tranne che il festival della canzone italiana. Un minestrone del tutto e di più alla disperata ricerca di audience e con tanto gay alla moda dei tempi, concluso con un evidente stravolgimento del risultato finale reso anche necessario - credo - constatando che il testo della canzone di Geolier era del tutto incomprensibile e, per capirlo, ci sarebbe stato bisogno dei sottotitoli. Faccio mio il titolo di "Allora!" - giornale degli italiani d'Australia - che giustamente in prima pagina commenta "Dove il canoro diventa un ricordo lontano". Insomma, hanno capito tutto più a Sidney che a Roma. 

 

PORTO DI PALLANZA: AVVISO AI NAVIGANTI

Mi sembra incredibile che un'opera così mastodontica (e per me assurda) come l'ipotizzato nuovo mega-porto a Pallanza possa procedere perchè nessuno - destra o sinistra che sia - si prende la briga di almeno guardare le carte, eppure bisogna presentare entro il prossimo primo marzo eventuali eccezioni alla valutazione di impatto ambientale...silenzio..

E' comunque incredibile come l'attuale amministrazione cittadina sia stata capace di far procedere il progetto per anni senza sollevare alcun dibattito, osservazione, discussione: tutti zitti anche perchè - in buona sostanza - non lo sa nessuno, nè sembra che la questione sollevi dubbi all'opposizione.

Penso a quando ero sindaco e su ogni questione nascevano polemiche, accesi dibattiti, dichiarazioni infuocate...adesso nulla: calma piatta, disinteresse e silenzio.

Si concretizzerebbe uno scempio ambientale incredibile e sostanzialmente inutile, che non porterà nulla alla città ma sarà uno sgorbio all'intero Golfo Borromeo che si vorrebbe poi pure proporre come luogo tutelato dall'UNESCO. W l'ipocrisia, ma non si dica poi che non erano stati (tutti) avvertiti.

Comunque da Verbania c’è anche una buona notizia: dopo tante proteste, raccolta di firme ecc. l’amministrazione comunale (PD) avrebbe finalmente messo da parte il progetto di sistemazione di Piazza Mercato a Intra da 9.7 milioni di euro. Finalmente una vittoria del buonsenso sulla testardaggine.

 

VCO AZZURRA TV: PILLOLE DI STORIA LOCALE

E’ ripresa anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617).  E’ possibile  visionare le varie puntate anche sul sito web dell’emittente cliccando “VCOAZZURRATV”,  passando poi dall’ home page  a  “rubriche” e quindi a “Pillole di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da proporre – contattatemi via mail.

 

GENTE DI LAGO 3, AFFRETTATEVI!

E’ già in esaurimento la prima edizione di GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”.

 

Approfondimento: LA GIORNATA DEL RICORDO

La scorsa settimana è stata ricordata la “GIORNATA DEL RICORDO” voluta per non dimenticare gli eccidi delle foibe e l’esodo forzato delle popolazioni italiane dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia durante e dopo l’ultimo conflitto.

Una brutta e tragica pagina di storia italiana che per decenni è stata ignorata e volutamente nascosta e che solo per la caparbietà di pochi – e soprattutto dell’allora deputato triestino ed ora senatore di FdI Roberto Menia – divenne ufficialmente riconosciuta.

Visto il poco spazio dedicato dai media, credo sia un dovere ricordare ogni anno quei fatti soprattutto per i più giovani che temo siano del tutto all’oscuro di quanto avvenne.

Pochi sanno infatti degli eccidi delle foibe, le caverne carsiche dove migliaia di italiani furono gettati ancora vivi, oppure degli eccidi a Trieste che per 45 giorni fu occupata nel maggio ’45 dalle bande comuniste titine che sottoposero la popolazione italiana ad ogni tipo di violenza. Oppure dell’infamia del trattato di pace di Osimo quando negli anni ’70 la zona di Capodistria e le terre italiane dell’Istria vennero definitivamente cedute – senza alcuna contropartita – alla allora Jugoslavia.

L’esodo fu contraddistinto da episodi assurdi come quello del 17 febbraio 1947 raccontato da Antonio Di Lello quando un treno carico di profughi istriani arriva alla stazione di Bologna. Sbarcati il giorno prima nel porto di Ancona avevano il cuore a pezzi, lo stomaco vuoto, il futuro incerto.  

La Croce Rossa aveva preparato pasti caldi ma fu impossibile distribuirli perché dagli altoparlanti, una voce intimò al "treno dei fascisti" di andare immediatamente via, in caso contrario, uno sciopero avrebbe bloccato l'intero scalo ferroviario. Non si trattò di un episodio isolato., l’Italia si comportò indubbiamente da matrigna con i quasi trecentomila esuli delle terre adriatiche. A Venezia e ad Ancona vennero anche aggrediti, presi a sputi e a fischi al grido di «fascisti andatevene!». Ostilità dei militanti comunisti era chiaramente fomentata dai vertici di Botteghe Oscure. "Rinascita"; nel 1947, scrisse che gli esuli erano, nella migliore delle ipotesi, degli ingenui che credevano nelle promesse dei «falsi patrioti». Il colmo dell'infamia lo raggiunse un dirigente della Camera del lavoro di La Spezia, il quale, in un comizio tenuto durante l'infuocata campagna elettorale del 1948, così latrò dal palco: «In Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi‑qui abbiamo i banditi giuliani». Non ovunque ci furono episodi di aperta ostilità ma l’atteggiamento più diffuso fu comunque di indifferenza e diffidenza, né la politica dei governi di allora brillò per spirito di solidarietà.

Una buona parte di loro emigrò un'altra volta verso l’Australia o la Nuova Zelanda (dove ho avuto modo di incontrarli, spesso i loro figli ancora 20 anni fa parlavano solo in dialetto veneto…) dove furono bene accolti mentre tanti altri vissero in Italia per anni nei campi profughi, internati e isolati quasi fosse un'etnia nemica. Ancora nel 1963, sedici anni dopo l'esodo, c'erano quasi diecimila perso­ne in "provvisoria" sistemazione.  

Tutti questi drammi sono ricostruiti dallo storico Gianni Oli­va (già assessore alla cultura nell’ ultima giunta regionale di sinistra piemontese, non certo un “fascista”) nel volume, "Profughi‑Dalle foibe all’esodo la tragedia degli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia" (Monda­dori, pp. 221, euro 17,00). Oliva rompe i tabù delle certezze consolidate e la sua tesi sui motivi del­la diffusa indifferenza per le sorti degli esuli e della rimozio­ne della tragedia delle foíbe non chiama in causa soltanto i co­munisti ma anche i governanti democristiani dell'epoca.

Lo studioso giudica «sbrigativo» ricondurre tutto all'«egemonia culturale della sinistra e alla sua volontà di nascondere le ve­rità scomode». Nell'occultamento di quel dramma immane c'è anche dell'altro; c'è un cinico calcolo politico‑ideologico, l’idea che gli esuli e la memoria delle foibe ri­cordino a tutti quello che la classe politica di allora voleva far dimenticare: e cioè la realtà della sconfitta militare e delle conseguenti mutilazioni territoriali.

Grazie a una esagerata valutazione militare della Resistenza l’Italia di allora (e di oggi) vuole in­fatti immaginarsi come paese «vinci­tore», come infatti ci è stato tramandato dalla vulgata corrente. «Questa rielaborazione in chiave assolutoria» poggia – secondo Oliva, ma anch’io concordo -  in primo luogo, sulla «distinzione netta di responsabilità tra "fascismo" e "italiani": il conflitto non è nato dalla volontà del paese, ma è stata una scelta voluta e imposta da Mussolini». Quello che accade dopo l'armistizio dell'8 settembre sarebbe la «storia della vera Italia». E sarebbe questa, appunto, l'Italia che tende di accreditarsi come nazione «vincitrice».

Sul piano internazionale, allora come oggi, una simile tesi non aveva seguito ma sul piano interno, of­friva una solta di legittimazione, così come l’identificazione del movimento partigiano come militarmente decisiva nella lotta ai tedeschi.  

Per il resto, le vicende più comuni assomigliano a quella del­la piccola istriana Marisa Brugna (una delle tante storie nar­rate da Oliva), che giunge a Trieste nel 1949 e che peregrinerà da un campo‑profughi all'altro fino al 1959, anno in cui riuscirà a stabilirsi a Fertilia. Marisa aveva solo sette anni è passerà un'«in­fanzia prigioniera», con la gamella in mano per ricevere «un po' di cibo acquoso», «circondata da sguardi mesti, occhi la­crimosi, voci balbettanti dall'emozione». Nella vita degli esuli che arrivano in un'Italia matrigna c'è il marchio della «diver­sità» e dell'«anormalità».

 

Quell'Italia avrebbe dovuto ricordare che Marisa e gli altri non erano esuli qualunque. Il loro era stato infatti un «andar­sene senza ritorno», uno «sradicamento» in pena regola. Era­no tutti protagonisti di una «migrazione senza destino». Oliva cita uno struggente passo di "Sradicamenti" di Annalisa Vuku­sa , profuga di seconda generazione: «Nessuno ha potuto colti­vare l'illusione di tornare a vivere là. Le vecchie radici sono sta­te sepolte, tutto ci è stato tolto e ora si possono riscoprire solo con la memoria sto­rica». Neppure l’ingresso di Slovenia e Croazia in UE ha cambiato qualcosa ed ecco perché è tanto importante che un'altra Italia, finalmente libera dalle ipoteche di un'odio­sa mistificazione ideologica, abbia deciso di ricordare le sofferenze  di chi avea avuto il solo torto di essere italiano.

 

UN SALUTO  A TUTTI                                                                     MARCO ZACCHERA




IL PUNTO n. 941 del 9 febbraio 2024

di Marco Zacchera

Per contatti, comunicazione nuovi indirizzi, segnalazione di mancati arrivi o proposte, scrivetemi a marco.zacchera@libero.it  IL PUNTO (compresi i numeri arretrati) lo trovate pubblicato anche sul sito www.marcozacchera.it

 

Ai lettori,

si torna al format normale de IL PUNTO e mi scuso per i problemi di impaginazione e stampa nelle scorse settimane. Rientrando nella vecchia Europa trovo i problemi di sempre: proteste, guerra in Ucraina, polemiche di cortile. Vi propongo alcuni spunti sui fatti della settimana con in cima ai pensieri un dubbio angoscioso: ma come sopravviverà l’Italia dopo il festival di Sanremo? Perché proprio il "pompaggio dell'audience" per il festival sembra la più importante notizia – almeno della RAI – da settimane e mesi in qua. 

 

AGRICOLTORI IN PIAZZA

In Europa c’è un aspetto di cui si parla troppo poco, ovvero i rapporti tra UE e i suoi cittadini, soprattutto quegli imprenditori “semplici” che sono la spina dorsale del continenti, ma sfuggono alle logiche dei grandi gruppi e quindi sono emarginati dagli aiuti europei e dai tanti favori concessi alla grande finanza e alle multinazionali che detengono i “poteri forti” e (temo) condizionano le stesse scelte europee.

I cittadini non hanno più voce con questa maggioranza di centro-sinistra con in testa soprattutto il pallino demagogico del “verde”. Eppure uno dei motivi per cui protestano gli agricoltori in tutto il continente è proprio che la gran parte dei contributi non finiscono mai in mano ai contadini produttori, ma di fatto solo alle grandi aziende della catena alimentare.

Oltre l’80% dei contributi va a poco più del 10% delle imprese: come mai?

Ormai a Bruxelles tutto è visto in una logica ecologica che non è sbagliata in sè ma non tiene minimamente conto di quello che succede FUORI dall'Europa (ovvero nel 90% del mondo) così quando poi - a costi proibitivi - agli europei si impongono scelte e sacrifici, la concorrenza esterna seppellisce i produttori europei inquinando e distruggendo in modo infinitamente più grave dei possibili, costosi piccoli miglioramenti climatici che faticosamente riusciamo a raggiungere "dentro" l'Europa.

Ne riparleremo, sottolineando che - come in agricoltura - lo stesso avviene per la finanza: la BCE non fa l’interesse del piccolo imprenditore o del risparmiatore, ma prima di tutto delle banche, ufficialmente in nome della “stabilità” ma in realtà così crescono sempre i mega-profitti di pochi e gli altri sono sempre più in difficoltà.

Va tutto avanti così, come è avvenuto per il COVID con scelte sui vaccini che hanno mosso centinaia di miliardi di euro per alcune (ma solo alcune!) aziende del farmaco. Non è più un’Europa dei popoli ma è diventata quella delle lobby, della burocrazia, degli interessi economici di pochi. Di tutti questi aspetti l’opinione pubblica è però tenuta volutamente disinformata, anche se percepisce che qualcosa non quadra. Per questo dobbiamo lottare tutti insieme per una maggiore trasparenza.

 

RENDICONTI E CORRUZIONE IN UCRAINA

Per esempio l’Europa ha deciso di donare all’Ucraina altri 50 miliardi di euro e con questi siamo ad almeno 134 miliardi di “aiuti” di cui circa 15 italiani (ovvero metà di una legge finanziaria).  Visto che i sondaggi dicono che la gran maggioranza degli europei NON vuole continuare in questo modo, come cittadino europeo penso di avere il diritto (come tutti) di conoscerne almeno un rendiconto sommario di come questi soldi siano stati  e vengano spesi, quanti in armi e quanti in aiuti umanitari ed essere rassicurato che una parte non siano invece spariti per strada.

Inspiegabilmente l’UE non ha però alcuna commissione di indagine, di inchiesta, di verifica e credo che  proprio Giorgia Meloni dovrebbe essere la prima a richiederla.

Perché Putin sarà un dittatore sanguinario e le elezioni presidenziali di marzo in Russia una bufala da lui orchestrata (ma comunque almeno il 30% dei russi – vedrete - saranno liberi di votargli contro), è stato un aggressore e  avrà tutti i torti…

Ok, ma pochi sanno  (perché quasi nessuno ce lo dice) che in Ucraina questa settimana è stata prorogata di tre mesi la legge marziale e quindi ogni dissenso à da due anni vietato. Anche il presidente Zelensky è a scadenza di mandato, ma le elezioni sono sospese sine-die. Aveva una modesta maggioranza parlamentare, ma i 250 deputati dell’opposizione sono spariti (quelli eletti ad est del paese dai cittadini filorussi sono anche fisicamente spariti). Tutte le garanzie costituzionali sono state sospese, appunto, dalla legge marziale e l’entourage dell’ex comico – eletto dicendo che mai si sarebbe candidato la volta successiva – ha preso tutti i posti di potere. Mentre i profitti delle aziende che producono armi sono incommensurabili, la corruzione in Ucraina si sussurra sia spaventosa (negli USA sono usciti molti articoli ben documentati, ma che in Italia sono stati praticamente censurati, ed anche questo è il motivo per cui il Congresso vuole frenare continui nuovi finanziamenti). Dopo due anni di guerra, tanti morti e grandi distruzioni, infinite difficoltà energetiche ed economiche per tutti noi è legittimo che gli europei chiedano almeno di avere una certezza che i “nostri” soldi siano stati utili ai cittadini ucraini e non siano anche finiti nelle mani sbagliate'?  E’ davvero chiedere troppo VISTO CHE L' EUROPA SEMBRA COMUNQUE NON VOGLIA MINIMAMENTE PUNTARE ALLA PACE O ALMENO AD UNA TREGIUA?

 

GRAZIE AD ESSELUNGA

Dopo il video pubblicitario “slow” della pesca è venuto quello della noce ed ora quello della carota: la pubblicità di Esselunga stupisce, interessa, commuove.

Nella babele delle pubblicità stupide, esasperate, monotone, trasgressive questi mini-spot sono carichi prima di tutto di messaggi umani, di dolcezza e inducono alla riflessione.

Prima (lo spot della pesca) sulla sofferenza silenziosa di una bimba di genitori separati, poi l’amore di due adolescenti ai piedi di un noce piantato inconsapevolmente insieme tanti anni prima, ora la risposta struggente dei genitori ad una figlia che lascia la famiglia per spiccare da sola il volo della vita, che belli!

Sussurri sui valori veri, quelli appunto della vita, della famiglia (quella normale!) e in fondo di tutti noi. Grazie Esselunga!

 

Riflessione: DETENUTI ITALIANI ALL’ESTERO

 

La vicenda della maestra Ilaria Salis portata in tribunale a Budapest con “i ferri” ha giustamente suscitato indignazione e sottolineato la davvero poca furbizia del governo di Orban che – se avesse evitato quelle immagini facendo accompagnare in aula la detenuta senza catene e inutili manette -  avrebbe potuto gestire il caso giudiziario senza offrire un punto debole di immagine proprio nel momento in cui aveva bisogno di “sponde” a Bruxelles.

Essendo la Salis un’estremista di sinistra (andata volutamente in Ungheria per far violenze, indipendentemente dall’episodio contestatole) si è comunque subito mobilitata la solidarietà con il coro delle accuse per il comportamento “disumano” e le condizioni nelle carceri magiare.

Il caso ha ovviamente preso così una piega tutta politica e come tale finirà, ma ha anche aperto (forse) qualche interrogativo sulla situazione di tanti detenuti italiani all’estero di cui purtroppo si sa poco o nulla.

Nel 18 anni in cui sono stato parlamentare in Commissione esteri occupandomi degli italiani nel mondo mi sono interessato spesso di nostri connazionali detenuti visitandoli in carcere e seguendone le loro vicissitudini dal Ruanda al Venezuela, dall’India all’ Egitto o nei penitenziari USA, passando da quelli bielorussi alla Turchia.

Spesso ho visto cose agghiaccianti e vissuto avventure pericolose (come in Venezuela dove in carcere sono normali le sparatorie e così i detenuti – riuniti in bande – si barricano nelle rispettive celle) ma – purtroppo – questa tematica è ai margini delle attenzioni diplomatiche e lasciate spesso alla sensibilità personale dei nostri funzionari all’estero.

D'altronde se sei incarcerato in un paese africano passano a volte dei mesi prima che qualcuno sappia di te e ben raramente – e comunque dopo tempi infiniti – un nostro console passerà a trovarti, anche perché (ma questo non lo sa quasi nessuno) in moltissimi paesi del mondo non ci sono nostre ambasciate o consolati, ma al più solo consoli onorari che si occupano di tutt’altro e non hanno ovviamente una immunità diplomatica. 

Sono oltre un migliaio gli italiani detenuti al di fuori dell’ UE ma mentre la notifica di detenzione alle nostre autorità viene rallentata dagli oscuri meandri della burocrazia – che spesso in Africa ha tempi ben peggiori dei nostri - oltre alle consuete violenze fisiche se ti chiudono in un carcere straniero spesso ti ritrovi senza soldi, senza collegamenti, senza difesa. In Egitto sono normali celle con 50-60 detenuti, in Venezuela i penitenziari sono appunto di fatto controllati dalle bande interne, mentre vi sconsiglio la visita a un carcere indiano. Altro che garanzie o assistenza diplomatica: nulla. In Ruanda ho visto carceri che erano semplicemente tendopoli circondate da filo spinato senza neppure l’acqua corrente.

L’iniquità, le violenze e la corruzione sono poi di solito endemiche e più è basso il livello di vita di un paese più i detenuti sono considerati la feccia umana su cui tutto è permesso.

Certo se sei ricco e te lo puoi permettere diventerai il pupillo del corrotto direttore del carcere, ma a volte – se neppure i tuoi sanno che sei in galera – è impossibile perfino collegarsi con l’esterno per chiedere aiuto.

Ricordo l’impegno di don Leonardo, un giovane sacerdote milanese con il quale avevamo organizzato “Soccorso Icaro”, ovvero un’assistenza per gli italiani rilasciati dal carcere in Venezuela in libertà condizionale, ma obbligati a rimanere nel paese fino ai processi di solito per incidenti stradali o piccoli traffici di droga.

Spesso, soprattutto in Africa ed America Latina, lo straniero è tra l’altro accusato ed incarcerato senza alcuna colpa, ma solo per un ricatto economico in vista di una “mancia” ai giudici o ai secondini e così resti detenuto finchè la famiglia non paga un vero e proprio riscatto di solito attraverso avvocati corrotti più dei giudici e che hanno tutto l’interesse affinchè il cliente resti a lungo nel bisogno.

Forse ci si immagina che un italiano detenuto sia in qualche modo aiutato e protetto, ma pochi sanno come siano minime le nostre presenze diplomatiche “sul campo” e spesso passano settimane e mesi prima che un governo africano comunichi all’ambasciata italiana (che di solito è in un altro paese) l’avvenuto arresto di un connazionale che nel frattempo è carne da macello, purtroppo spesso in tutti i sensi.

D'altronde se una nostra ambasciata-tipo da quelle parti ha solo due diplomatici (di solito l’ambasciatore ed un suo giovane vice) e deve coprire molti paesi contemporaneamente, difficile che almeno il “vice” possa arrivare a visitare un italiano detenuto, magari in un piccolo carcere di provincia a centinaia o migliaia di chilometri dalla nostra più vicina sede diplomatica.

Le avventure dei nostri turisti in Madagascar (paese in cui la nostra ambasciata è stata chiusa dipendendo ora da Pretoria, in Sudafrica, che contemporaneamente “copre” sette diversi paesi in tutto il sud del continente e che al Madagascar non è neppure collegata direttamente via aerea) come quelle in altri paesi hanno spesso portato a proteste ed inascoltate interrogazioni parlamentari.

Spesso è poi difficile la cooperazione all’estero tra gli stessi paesi della UE in una sorta di malcelata rivalità, mentre sarebbe molto più logico ed economico che – soprattutto nei piccoli paesi africani o asiatici – una rappresentanza unica ma efficiente dell’Unione Europea segua le vicende di tutti i cittadini europei, compresi quelli detenuti, come già in teoria dovrebbe essere, ma che nella pratica, spesso, purtroppo non avviene.

Tematiche di cui si sa poco o nulla, che raramente vanno sui giornali, ma hanno sconvolto le vite di molte famiglie quando hanno scoperto, spesso dopo lungo tempo, che il famigliare scomparso era semplicemente detenuto iniziando, per cercare di liberarlo, un vero e proprio calvario.

 

Buona settimana a tutti                                                  Marco Zacchera




IL PUNTO   n. 940 del 2 febbraio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

 

per leggere numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Per contattarmi, commentare, segnalarmi nuovi indirizzi o

 

informarmi del mancato arrivo de IL PUNTO prego scrivere a

 

marco.zacchera@libero.it

 

Ai Lettori,

 

purtroppo essendo ancora all’estero incontro molte difficoltà a spedire IL PUNTO e

 

quindi scusatemi se la lettura non è agevole: dalla prossima settimana, al ritorno,

 

cercherò di rimediare.

 

La scorsa settimana vi ho proposto un report da SINGAPORE, questa settimana

 

invece mi concentro sull’ INDIA, grande paese di cui politicamente si parla poco

 

nonostante sia diventata come PIL, tra infinite contraddizioni, la TERZA POTENZA

 

ECONOMICA DEL MONDO.

 

Devo però prima ricordare un amico carissimo che purtroppo ha lasciato, ROBERTO

 

RABATTONI, fondatore del “centro Aiuti per l’Etiopia” che dal 1983 ha aiutato

 

migliaia di persone con iniziative di tutti i tipi, promosso centinaia di adozioni a

 

distanza e avviando e completando scuole, ospedali, iniziative umanitarie. Se esiste

 

un “santo moderno” credo che Roberto ne meriti subito un posto per tutto il bene che

 

ha fatto nella sua vita anche se – da uomo schivo che era – non amava mettersi in

 

mostra.

 

Temo che nessuno gli intitolerà una scuola, ma - visto che a Verbania vogliono

 

revocare l’intitolazione della ex “mia” scuola media al gen. LUIGI CADORNA (che

 

era nato proprio a Pallanza, a pochi passi di distanza) per intitolarla a GINO

 

STRADA credo che - se proprio bisogna farlo - sarebbe molto più saggio e logico

 

intitolarla allora proprio a ROBERTO RABATTONI uno che – mi permetto di dire –

 

non ha mai fatto politica, ma aiutato sul serio.

 

Approfondimento: L’ INDIA CHE CRESCE, ANZI CORRE

 

Una raccoglitrice di the del Kerala, in India, guadagna 470 rupie al giorno, ovvero 5

 

euro, ma è già ben pagata tenuto conto di quanto (poco) di più guadagna un poliziotto

 

o un maestro elementare, ma l’India non è (più)solo miseria.

 

Per ridurre a una sensazione il passaggio dalla Singapore dove già si vive il futuro

 

(vedi articolo su IL PUNTO della scorsa settimana) alla realtà dell’India si potrebbe

 

sintetizzare che da una società digitale si torna a quella analogica, ma sarebbe

 

riduttivo visto che l’India cresce, anzi corre.

 

Si parla poco dell’India salvo che per qualche catastrofe di grandi numeri, eppure

 

questo immenso paese ha superato la Cina per numero di abitanti (gli indiani

 

dovrebbero essere arrivati a circa un miliardo e 428 milioni) ma soprattutto dall’

 

essere la 13° potenza economica mondiale di venti anni fa, raggiunta la 5° posizione

 

nel 2022 l’India è ora balzata al terzo posto dopo USA e Cina superando Germania e

 

Giappone e mantenendo il più alto e costante incremento del PIL al mondo.

 

Dal 2014 l’India è infatti cresciuta del 7% l’anno (del 9% nell’ultimo biennio) e

 

anche se gli oppositori del premier Modi parlano di dati ufficiali più o meno gonfiati

 

il cambiamento in corso è effettivamente immenso.

 

Se pur si accalcano nelle baracche ancora centinaia di milioni di poveri, ormai nessun

 

indiano – salvo calamità eccezionali – soffre la fame e questa è stata la grande vittoria

 

politica ed economica del premier Narendra Modi, un settantatreenne “ganchi “ (casta

 

povera nella società indiana) già leader dello stato del Gujarat ai confini con il

 

Pakistan.

 

In una democrazia sostanzialmente funzionante e che da ormai 75 anni è la più

 

grande del mondo, Modi è il leader del “Partito Popolare” considerato di destra e

 

nazionalista, vicino ai movimenti induisti più tradizionali rispetto al Partito del

 

Congresso (quello della dinastia dei Gandhi) tendenzialmente più a sinistra. I due

 

partiti maggiori rappresentano però solo circa il 70% dell’elettorato e quindi al

 

governo vi è sempre una coalizione con partiti locali e religiosi, fonte spesso di

 

tensioni.

 

Modi ha portato avanti con forza una politica liberista privatizzando molti servizi

 

anche essenziali e rilanciando una economia di mercato che ha rafforzato la classe più

 

abbiente (individualmente anche super-ricca) tagliando – secondo l’opposizione – la

 

spesa sociale, ma comunque elevato nettamente la ricchezza generale.

 

Sempre più spregiudicato in politica estera, Modi si pone come leader della BRICS

 

(Brasile-Russia-India-Cina e Sud Africa) in un rovesciamento globale nei rapporti tra

 

le potenze nel mondo.

 

Come è cambiata l’India di oggi! Anche se arrivando ritrovi gli stessi poliziotti

 

corpulenti e lo scanner dei passaporti elettronici è tenuto insieme dal nastro adesivo,

 

ti accorgi subito che tutto è diverso anche solo rispetto a 10 anni fa. Io poi ricordo

 

bene ancora l’India degli anni ’80 dove le uniche auto erano le nostre obsolete 1100

 

Fiat prodotte con le linee dismesse di Mirafiori e una miriade di biciclette sciamavano

 

ovunque, mentre oggi il traffico è un caos impazzito in uno smog da togliere il fiato

 

nonostante i lavori pubblici imponenti per tentare di migliorare la viabilità.

 

Immutabili sembrano solo i milioni di motocarri Piaggio che – spesso attrezzati a taxi

 

- trasportano tutti e di tutto.

 

E’ difficile spiegare cosa significhi la realtà quotidiana di una città come Nuova Delhi

 

di ormai 31 milioni di persone, oppure di Mumbai (già Bombay) che ne ha “solo” 20,

 

seguita dai 14 di Calcutta o dai 12 di Bangalore: l’idea del formicaio impazzito è

 

riduttiva.

 

La Federazione indiana (28 stati e 8 territori) è un cosmo incredibile di religioni

 

diverse, 22 lingue ufficiali, con una maggioranza induista (79%) ma anche con il 14%

 

di musulmani che in alcune zone del paese sono quasi maggioranza e poi buddisti,

 

animisti, sikh e quasi 50 milioni di cristiani concentrati soprattutto in Kerala, Goa e

 

nel sud del paese.

 

Il reddito medio ufficiale sfiora gli 8.000 euro l’anno, ma è questo un dato

 

controverso e poco significativo se si pensa alle enormi differenze tra le diverse aree

 

del paese.

 

A New Delhi il reddito é cinque volte quello degli stati rurali, con relativo aumento

 

dei prezzi dei prodotti di base. Anche per questo si assiste ad un endemico fenomeno

 

di emigrazione interna e verso le comunità indiane all’estero che da sempre, in Asia e

 

nel mondo, detengono spesso il monopolio del commercio e delle intermediazioni.

 

L’economia indiana cresce robusta e si regge sui consumi domestici e quindi la nuova

 

ricchezza è soprattutto destinata al cibo, agli elettrodomestici e ai veicoli il che

 

comporta però un aumento vertiginoso dei consumi energetici.

 

Qui scatta uno snodo fondamentale dell’India che per crescere ha bisogno di energia

 

e soffre sempre di più per un inquinamento spaventoso. I combustibili fossili

 

producono oltre il 70% dell’energia elettrica e l’aria non solo nella capitale è spesso

 

irrespirabile.

 

I fumi delle industrie, della viabilità e di milioni di fornaci per fabbricare mattoni

 

rendono insopportabile la vita in molti centri urbani e, per esempio, la scarsità di

 

acqua potabile si sta facendo drammatica anche per l’inquinamento delle falde.

 

Una tematica che meriterà un approfondimento a parte (leggerete prossimamente un

 

mio approfondimento specifico), ma che condiziona lo sviluppo che deve sempre di

 

più fare i conti con i limiti di un territorio che anche se grande dieci volte l’Italia

 

subisce una pressione demografica di oltre 450 persone a kmq. pur contando anche le

 

inaccessibili zone himalaiane.

 

Un problema che Indira Ghandi cercò di affrontare con una politica demografica di

 

contenimento forzato che le costò la leadership del paese, ma – anche se il tasso di

 

fecondità si è ridotto di quasi il 50% rispetto al 1990 - gli indiani crescono ancora di

 

quasi l’1% annuo e – migliorate le condizioni igieniche e sanitarie - con la speranza

 

di vita che si avvicina ormai ai 70 anni ci sono sempre più bocche da sfamare.

 

Certamente la società indiana ha infiniti problemi e ai nostri occhi è caotica, spesso

 

assurda, contraddittoria e sempre ai limiti della sostenibilità, ma i caratteri di un

 

popolo si notano anche nella serenità, nel fatalismo. Gli indiani sono alla fine cento

 

popoli diversi ma uniti da una cultura plurimillenaria e sono aperti, moderni, testardi,

 

orgogliosi, ma socievoli e curiosi.

 

Per questo quando incroci l’ennesimo autobus sgangherato strapieno di gente e di

 

bagagli che zigzaga contromano nell’oceano del traffico e dall’interno qualcuno ti

 

guarda, pur nel caldo e sommerso dal vicino una mano ti saluta sempre e - se incroci

 

lo sguardo - si apre comunque a un sorriso.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI ! Marco Zacchera

 




IL PUNTO   n. 939 del 26 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 


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indirizzi, il testo è comunque pubblicato sul mio sito.)
……………………………………………………………………..

AI LETTORI

 

Dovete scusarmi se la scorsa settimana (e temo anche per le prossime) IL

 

PUNTO uscirà a volte in formato inconsueto o ridotto: sono in giro per il mondo

 

ed è a volte complicato connettersi o, meglio, utilizzare il server della

 

distribuzione.

 

Riassumendo…

 

Ci sarebbero infiniti aspetti da proporvi come le elezioni USA che pur

 

coinvolgeranno il nostro futuro, ma con il probabile duello tra due contendenti che

 

giudico assolutamente improponibili come Trump e Biden. Gli USA stanno

 

diventando una nazione vecchia come l’Europa, mentre il futuro sembra disegnarsi in

 

altre parti del mondo come in Asia (leggete il mio report da Singapore) pur tra

 

infinite contraddizioni.

 

La politica italiana vista da lontano diventa poi proprio piccina, condizionata da un

 

paese che non ha il coraggio di scuotersi bloccato anche da troppe normative e norme

 

europee fissate – pensateci - soprattutto dai banchieri che fanno prima di tutto i loro

 

affari condizionando però l’economia e la politica con il controllo di gran parte dei

 

media.

 

Verificate, per esempio: tante chiacchiere e poi la nostra vera palla al piede è un costo

 

spropositato per l’energia rispetto a molte parti del mondo, vittima di sciagurate

 

scelte passate (vedi nucleare), presente (questa mania green tutta europea che in Asia

 

è del tutto inesistente, a parte la pubblicità o le chiacchiere di facciata). Così l’Europa

 

non è più competitiva, è dipendente per gli approvvigionamenti energetici e mentre

 

gli altri producono e consumano, noi veniamo superati quasi in tutto. Ci restano le

 

soddisfazioni green ma i nostri costosi “risparmi” ecologici europei sono ridicoli

 

rispetto agli incrementi complessivi altrui.

 

In generale cresce lo sfruttamento mondiale sia delle risorse che degli esseri umani

 

con ricchezze che crescono per pochi mentre ovunque chi stava già sulla soglia della

 

povertà rischia di scendere ancora più in basso.

 

Realtà amare se si guarda oltre l’orizzonte domestico e quindi - visto che ho invece la

 

fortuna di poter girare e confrontare, chiedere e documentare - cerco di darvi almeno

 

un’idea di quello che (secondo me) sta succedendo confrontandolo - e questa è

 

un’altra fortuna – con quanto ho visto nei decenni passati.

 

Sono stato in giro per il Sud-est asiatico che è “avanti” e sono ora in India un grande

 

paese che per noi è “indietro”, ma intanto è diventata la nazione più popolosa del

 

mondo e un colosso industriale e produttivo, ma questo ve lo racconto la prossima

 

volta…

 

SINGAPORE: DOVE IL FUTURO E’GIA’ REALTA’

 

Avevo visitato Singapore negli anni ’80, poi un’altra volta dieci anni fa, ci sono

 

tornato nei giorni scorsi e per certi versi è stato un viaggio nel futuro.

 

Per esempio sapevo che prima o poi doveva succedere, ma non immaginavo così

 

presto: l’altra sera un robot mi ha servito la cena, nel senso che ha portato al

 

tavolo le diverse portate e raccolto poi posate e piatti da lavare, muovendosi sicuro e

 

veloce in sala schivando ostacoli e clienti rientrando in cucina senza indecisioni.

 

Se aggiungete che l’ordinazione era stata fatta con il telefonino con cui si è poi anche

 

automaticamente pagato il conto, così come il taxi chiamato a distanza che ha

 

risposto subito precisando i minuti di attesa necessari, il percorso da fare, costo e

 

tempo di impiego è facile capire che qui tutto è diverso rispetto a casa nostra.

 

Il “qui” è appunto Singapore, capitale finanziaria del Sud-est asiatico, da secoli

 

crocevia di razze e di traffici, dove non c’è una carta per terra. Se ci fosse – come le

 

foglie - un apposito robottino-spazzino passerebbe a raccoglierle, così come un altro

 

cattura “a vista” le immondizie che quei trogloditi di malesi potrebbero, a monte,

 

gettare nei fiumi.

 

Va aggiunto che la polizia è dotata di robot che possono fare uno screening dei

 

passanti e capire chi abbia la febbre (Covid?) o sia ricercato.

 

Era qualche anno che non passavo da Marina Bay – il centro pulsante di Singapore –

 

e tutto è ancora più alto, lucente, ricco. All’ex Pier (molo) della dogana le foto in

 

bianco e nero testimoniano di quando transitava riverita la regina Elisabetta con

 

Filippo al seguito sbarcando dal “Britannia” e degnandosi di salutare i sudditi, ma è

 

davvero roba di secoli fa.

 

Piuttosto sembra che i ricchi del mondo siano arrivati tutti qui, in questa grande

 

Montecarlo dove le banche sono ben di più di quelle svizzere e in aeroporto ti

 

accoglie una meraviglia di cascata alta 37 metri in un contesto di jungla tropicale

 

(vera) per farti subito capire che il futuro, almeno rispetto alla vecchia Europa, è già

 

decisamente arrivato da tempo.

 

Tutto bene, quindi? Forse per i giovani bene abbienti e che possono permetterselo,

 

ma francamente io mi sono trovato anche a disagio. Innanzitutto se non sei

 

“connesso” non esisti, non puoi muoverti e non solo per prendere la metropolitana

 

(automatizzata) ma per una qualsiasi necessità.

 

Certo la boutique di Luis Vuitton sembra una meravigliosa isola che sorge dall’acqua

 

e nello shopping-mall tra decine di marchi di moda italiani (o ex italiani) circolano le

 

gondole finte tra canali veri e coperti stile Las Vegas, ma devi dimostrare una

 

padronanza assoluta dell’informatica o sei inghiottito nel nulla. La realtà tecnologica

 

e digitale supera la fantasia.

 

Se approfondisci, però, non tutto luccica dietro la facciata e non tanto a Singapore

 

che – relativamente piccola com’è – riesce a soddisfare i bisogni dei suoi abitanti

 

purchè lavorino e “producano” (e pur con prezzi da capogiro per tutto, dall’affitto al

 

cibo, impossibili da sostenere per la gran parte della gente), ma andando in giro per il

 

sud-est asiatico dove tecnologicamente tutto è comunque più efficiente, veloce,

 

pratico, tocchi con mano che tra tanti nuovi ricchi vi sono sempre (e forse di più)

 

legioni di poveri.

 

A Singapore devi allontanarti dal centro per vedere i quartieri-formiche, a Bangkok

 

crescono ovunque i palazzi oltre i 50 piani, ma chi abitava lungo i canali e nei

 

quartieri radicalmente ristrutturati resta senza casa e deve arrangiarsi.

 

Anche in Europa si avvertono questi contrasti ma è proprio nel Sud-est asiatico che si

 

percepiscono di più queste distanze sociali in quello che sarà forse il mondo nei

 

prossimi decenni impostati - mai come ora – sulla moda e l’apparire ma anche

 

sull’economia, il profitto e il consumo.

 

Ovunque si colgono contraddizioni stridenti e incredibili, tra super lusso e miseria, tra

 

onnipresente propaganda “green” e pesante distruzione ambientale.

 

Chai Saman, anziana di età indefinibile, è la mia fornitrice ufficiale di succo di frutta

 

quando passo da Convent Road a Bangkok e per 30 bath (meno di un euro) me lo

 

prepara su misura, ma la centrifuga ce l’ha solo tre giorni la settimana visto che gli

 

altri tre la divide con una collega non potendo permettersi di comprarne una nuova: è

 

l’antitesi del ristorante alla moda a poche decine di metri di distanza, dove i prezzi

 

sono da due stelle Michelin in Italia e i clienti arrivano con l’autista in guanti bianchi,

 

ma anche delle tante tavole calde dove il cibo sembra di plastica eppure la coda è

 

ininterrotta.

 

Nelle città vedi però anche migliaia di negozi chiusi prima pieni di gente perché

 

anche qui si va ormai ad acquistare nei centri commerciali che sono in periferia e

 

ancora più grandi, luminosi e rumorosi dei nostri.

 

Il Sud-est asiatico è fatto così, “avanti” per molti aspetti, ma ancora arretrato per altri

 

e quindi senza mezza misure. Vedi in giro sempre pochi vecchi (e da un po' anche

 

meno bambini) ma una infinità di giovani tutti frenetici e che nel telefonino hanno

 

ormai il prolungamento delle dita.

 

Una società in trasformazione veloce e profonda dove il passato sembra sepolto con i

 

suoi ritmi e le sue tradizioni, tanto che – ne è una conferma - nessuno o quasi segue

 

più il periodo di meditazione del noviziato buddista visto che non c’è tempo, bisogna

 

produrre e il “dio denaro” sembra aver vinto ovunque regnando sempre più

 

incontrastato.

 

UN SALUTO A TUTTI MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 938 del 19 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 


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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi) ricordando che questo testo è comunque pubblicato sul mio sito.
 
Sommario: Mentre dopo Gaza anche nel Mar Rosso si sta complicando, sottovalutata, una situazione pericolosissima per l’Europa, uno sguardo sereno alla Danimarca e a Taiwan con un approfondimento sul “solito” tema che ogni giorno è il mantra dei bravi democratici: il fascismo. Sono passati 100 anni dal delitto Matteotti, 80 anni dalla fine della guerra, ma l’Italia politica (anche alla luce della sentenza di ieri della Cassazione) sembra essere sempre allo stesso punto. 
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DANIMARCA
Mi piace il nuovo re di Danimarca, Federico X°: semplice, diretto, simpatico come la sua moglie australiana e i quattro figli. Ho visto come i danesi lo hanno applaudito contenti, con lui che ha ribadito “Il mio compito è unificare” come peraltro ha fatto per 50 anni esatti sua madre, la regina Margherita, discreta ma sempre “presente” tra la sua gente. 
Meglio questi reali danesi degli inglesi, tutti presi dal non sfigurare nei tabloid e - vedendo la folla incredibile di Copenhagen - mi sono chiesto quanti sarebbero gli italiani presenti, se Mattarella decidesse di apparire al balcone del Quirinale…  

TAIWAN
I 23 milioni di taiwanesi hanno dato una grande lezione di stile e di democrazia a tutto l’Occidente ed al miliardo di “cugini” di Pechino scegliendo liberamente il proprio presidente e volendo difendere la propria indipendenza. Hanno dimostrato con il voto di non temere, ma anche di non volere cedere alla Cina soprattutto non fidandosi di Xi Jinping che ha bellamente violato gli accordi per Hong Kong dove ogni pluralismo è stato soffocato nonostante leggi e promesse (e nella totale “distrazione” occidentale). 

VANDALISMI ECOLOGICI
Tanti anni fa avevo proposto al mio amico ed allora ministro per l’ambiente Altero Matteoli – purtroppo prematuramente scomparso in un incidente stradale - di piantumare gli svincoli autostradali con un milione di nuove piante. Non se ne fece nulla per l’ostruzionismo di Autostrade che sembra continuare in questa scelta devastante dell’abbattimento di ogni albero possibile, anche là dove non disturbano minimamente la visibilità o la sicurezza stradale.
Chi viene dalle parti del lago Maggiore può rendersi conto dello scempio recente perpetrato a Gattico e soprattutto all’uscita di Carpugnino-Stresa dove per imperscrutabili motivi sono stati tagliati tutti gli alberi cresciuti in questi anni, anche se lontano dalla carreggiata. Il risultato è che così il “benvenuto” sul Lago Maggiore è dato dalla spettacolare visibilità di un grande deposito autostradale che sembra un accampamento di zingari e un deposito di macerie. Follia.

Approfondimento: FASCISMO ED ANTIFASCISMO 
So che è un argomento abusato, eppure ogni giorno ci si gira sempre intorno, soprattutto da quando c’è la Meloni al governo. Sono più di cinquant’anni che scrivo e sostengo che un periodo storico e i suoi protagonisti vanno inquadrati in “quel” momento e – soprattutto la dittatura fascista – sia comunque improponibile fuori da quel contesto storico, culturale, economico e sociale. 
Lo stesso giudizio storico su Mussolini è facile farlo “a posteriori” mentre piuttosto andrebbero approfonditi e studiati i tanti suoi errori (ed orrori) per capire semmai i “perché” di quelle scelte trattandosi comunque di una figura unica, irripetibile fuori da quel contesto.
Che poi, dopo tre generazioni (!), una micro-parte di italiani assuma atteggiamenti “fascisti” esteriori (tipico l’andare in giro con la camicia nera, le manifestazioni apologetiche, i saluti romani ecc.) non fa che rinforzare la mia critica sulla superficialità, la demagogia e l’ignoranza di queste persone che del fascismo molto spesso non sanno quasi nulla se non (forse) i ritornelli delle canzoni del regime.
I numeri degli affiliati alle associazioni di estrema destra sono minimi e comunque costanti nel tempo rappresentando una minaccia fisica di singoli esaltati, ma certo non un rischio per la tenuta democratica.
I commenti ai consueti raduni di Acca Larentia ne sono una annuale conferma: anziché aprire un serio approfondimento su fatti, i misfatti, le connivenze, le provocazioni, gli insabbiamenti che hanno contraddistinto quegli anni drammatici in cui siamo cresciuti ci si limita a un aspetto esteriore senza mai un esame storico, documentato e profondo dei perché della “strategia della tensione” e dei misteri che tuttora la circondano.  
Episodi che personalmente leggo nel loro complesso come un tentativo (riuscito) di una parte della classe politica di alimentarli per sopravvivere a sé stessa facendo così credere agli italiani di essere “il male minore” per evitare cruenti e pericolosi “opposti estremisti” e ritardando per decenni una evoluzione politica del nostro paese per la quale si è dovuto attendere i tempi di Fini e Berlusconi.
Questo tentativo continua anche oggi quando l’antifascismo diventa il comodo collante (e la vernice) di chi non ha più riferimenti storici, politici e culturali e lo trasforma in un valore che aveva senso quando i fascisti comandavano (e chi non lo era andava in galera o al confino) ma non ha più senso quando (quasi) tutti gli italiani considerano ridicola una nuova riedizione di quel regime. 
Anche perché allora moltissimi politici e stati nel mondo possono essere considerati “fascisti” da Putin a Xi, ai tanti “presidenti” di decine di paesi di fatto totalitari, come lo sono anche quelli del Golfo - a cominciare dall’Arabia Saudita – ai quali però ci inchiniamo scodinzolando. Ma allora Matteo Renzi, ex leader PD, è “filofascista” perché, lautamente pagato, fa il “consulente” per quella dinastia regnante?
Ribadisco: credo non conti fare o meno il saluto romano o il pugno chiuso, ma come ci si comporta nei confronti del rispetto verso gli avversari politici, la violenza, l’accettazione del pluralismo.
Quando nel mondo alcune multinazionali ipermiliardarie controllano i mercati, i debiti dei paesi in via di sviluppo o le banche mondiali, le produzioni agricole o le estrazioni minerarie fissando i prezzi e sfruttando miliardi di persone si possono considerare “fasciste”? 
La “mondializzazione” rischia di poter diventare il vero nuovo fascismo di questo secolo con una acritica uniformità che fa tacere le voci dissenzienti, le critiche alle scelte economiche od ecologiche che condizionano e sfruttano il pianeta dando tra l’altro poi spazio o giustificazioni all’intolleranza etnico-religiosa che fa scoppiare ovunque conflitti giustificando così le reazioni armate e creando un vortice inarrestabile. 
Ma possibile che la maggiorana della gente e soprattutto dei giovani non capisca questi rischi che si moltiplicano per l’intera umanità?
La mia lettura dei fatti è a volte disperata perché - anziché affrontare queste vere emergenze - ci si ferma a discettare di antifascismo DOC in un teatrino fatto spesso di formule di rito, slogan, frasi scontate che ormai scivolano nell’indifferenza generale in un processo di santificazione (vedi il movimento partigiano) che dovrebbe invece affrontare con più rispetto gli avvenimenti storici e anche una certa obiettività di critica e di giudizio che a volte è nascosta. 
Nel momento in cui gli agricoltori tedeschi ed europei passano in massa a votare per l’estrema destra per protesta contro i loro governi e in ogni paese ci sono gravi problemi economici e di integrazione, mentre nel Mar Rosso si delinea una crisi potenzialmente gravissima con l’Europa assente dai giochi è logico che il parlamento europeo si occupi - su spinta del PD - di Acca Larentia e del pericolo neo fascista in Italia? 
Questo – se ci si ragiona – è totalmente assurdo, ma constato essere la verità.  
Su questo si innesta poi la questione dello scioglimento dei gruppetti neofascisti. 
Materia giuridicamente complessa e ambigua, con la 12a disposizione transitoria della Costituzione che vieta in qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista (ovvero “quel” partito, non uno qualsiasi) seguita dalla legge Scelba del 1952 e la Mancino del 1993 contro i crimini d’odio. Lo scioglimento può avvenire solo con sentenze giudiziarie che prima devono accertare la effettiva ricostituzione di un partito veramente fascista, come nel 1973 per Ordine Nuovo, tre anni dopo per Avanguardia Nazionale, nel ’93 per il “Movimento politico occidentale” e nel 2000 per il “Fronte Nazionale”, due gruppi di cui nessuno più si ricorda visto che non contavano nulla. 
Anche la sentenza di ieri della Cassazione NON è chiara, volutamente (?) sibillina perché vieta il saluto romano solo “Se, avuto riguardo alle circostanze del caso, sia idonea ad integrare il concreto pericolo di organizzazione del disciolto partito fascista” …E quindi? Siamo al punto di prima perché chiunque potrà sostenere di fare un saluto romano SENZA però voler però per questo ricostituire il partito fascista. Lasciamo comunque i cavilli giuridici agli avvocati, non c’è nessun bisogno di fare il saluto romano per esprimere un dissenso, piuttosto sono convinto che i reati di opinione (verso tutte le opinioni, anche quelle diverse dalle mie) non dovrebbero esistere in democrazia: si colpisca la violenza, non le opinioni.

PS. : TROPPO ONORE !
L’articolo su Acca Larentia pubblicato su IL PUNTO della scorsa settimana ha avuto recensioni inattese. Si è scomodato perfino IL SEGRETARIO REGIONALE PIEMONTESE DEL PD, Domenico Rossi, che sul quotidiano “LA STAMPA” ha dichiarato “Non c’è limite al peggio. Zacchera fa accuse gravi ed inaccettabili, difende le adunate neo-fasciste dimostrando di non voler recidere quel legame. Ci aspettiamo una presa di distanza e una ferma condanna da Fratelli d’Italia” Evito i commenti, mi appello all’intelligenza dei lettori e non so perché mai dovrebbe intervenire FdI che non c’entra nulla con quanto liberamente scrivo.  

UN SALUTONE  A TUTTI  !!                                       MARCO ZACCHERA

 





IL PUNTO   n. 937 del 12 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

NB: Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi), il testo è comunque pubblicato sul mio sito poche ore dopo la consueta uscita del venerdì..

 

Sommario: GENTE DI LAGO – SALUTI ROMANI - ONORE AL MERITO – IMBECILLI AL LAVORO - Approfondimento: LA PACE CHE NON SI VUOLE.   

 

PRESENTAZIONE UFFICIALE DI GENTE DI LAGO 3

Domani, sabato 13 gennaio alle ore 17 presso la sala della biblioteca di Baveno (davanti alla chiesa) verrà presentato ufficialmente il volume GENTE DI LAGO 3 di cui è in esaurimento la prima edizione e che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.

I lettori de IL PUNTO possono ancora richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 29.12.23, se lo avete ordinato ed eventualmente non ancora ricevuto per favore contattatemi – grazie)  

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QUEI SALUTI ROMANI…

Gravissimo attentato alla democrazia? Domenica sera alcune centinaia di persone, dopo un minuto di silenzio, hanno levato il braccio teso facendo il saluto fascista e urlato per tre volte "presente" in via Acca Larentia a Roma: la procura indaga.

Deve essere la stessa procura romana che in 46 anni non è stata capace di scoprire nessun componente del "gruppo di fuoco" di cinque o sei persone che si mise a sparare all'impazzata e a sangue freddo davanti ad una sede del MSI uccidendo sul colpo due ragazzi di destra (il terzo morirà poche ore dopo). La strage avvenne la sera del 7 gennaio 1978 e altri tre missini si salvarono solo perchè riuscirono a chiedere alle loro spalle, pur feriti, la porta blindata della sede sotto un diluvio di colpi.

Per la strage non ci fu nessun indagato, nessun colpevole, nessun responsabile e l’anno successivo un altro militante missino fu ammazzato nello stesso posto. 

Solo a dieci anni dai fatti furono accusati, da una pentita, cinque militanti di Lotta Continua ma uno si suicidò, un' altra fuggì in Nicaragua dove rimase tranquilla senza essere mai estradata e gli altri furono prosciolti per insufficienza di prove, con la procura romana che neppure si appellò alla sentenza, cosa inaudita.

Anni dopo si trovò la mitraglietta "skorpion" usata nell'assalto in un covo delle Brigate Rosse e si scoprì che era stata poi utilizzata anche per tre successivi omicidi.

Questioni che non suscitano problemi di coscienza né interessano a chi ogni anno però si scandalizza se, ricordando l’anniversario, vede levarsi i saluti romani.

Quest’anno il M5S ha annunciato un esposto in procura per accertare se sia stato commesso il reato di apologia di fascismo, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha annunciato un’interrogazione al ministro dell’Interno, il leader di Azione, Carlo Calenda, parla di «vergogna inaccettabile in una democrazia europea». Il presidente ANPI Pagliarulo è colpito “Che non ci siano state né azioni repressive né preventive nei confronti di una manifestazione di tipo neofascista sostanzialmente annunciata”

Si scandalizzino pure questi signori, chissà se proprio tra di loro non ci siano ancora anche quelli che uccisero a sangue freddo quei ragazzi e non hanno mai pagato per i loro omicidi o qualcuno di quelli che – pur ben sapendo i nomi degli assassini – non hanno mai avuto il coraggio di denunciarli.

Chi – come il sottoscritto – visse quegli anni sa cosa significava allora essere di destra e (pur non avendo mai colpito o picchiato nessuno) ricorda bene cosa voleva dire rischiare le botte tutti i santi giorni (botte, danneggiamenti, denunce, rischi…) solo perché la si pensava in maniera diversa da quei “democratici” che - ieri come oggi - si considerano “I gendarmi della memoria” e quindi gli unici depositari della verità.

Prendo atto che ad oggi oltre 100 persone sono state identificate e denunciate per apologia di fascismo per aver fatto domenica il saluto romano. Visto che si può ovviamente invece salutare con il pugno chiuso che pur era (è) il simbolo di dittature e violenze comuniste i giudici stabiliranno di quanti centimetri dovranno essere aperte le dita rispetto a un pugno per incorrere nel reato.

In vita mia non ho mai fatto il saluto romano, ma mi sembra che questo modo di procedere sia assurdo, detto con il massimo rispetto verso chi per il fascismo ha subito (80 anni fa!) violenze e mancanza di libertà.

UNA DEMOCRAZIA SERIA NON PUO’ AVERE PAURA SE QUALCUNO FA IL SALUTO ROMANO E, PIUTTOSTO, DIMOSTRA NEI FATTI CHE I SUOI PRINCIPI SONO BEN MIGLIORI DI QUALSIASI DITTATURA. Credo che, proprio perché siamo in una democrazia, ognuno abbia il diritto di salutare e pensarla come vuole: sono semmai le azioni o le violenze quelle che vanno invece sempre denunciate, condannate, represse e colpite.

 

ONORE AL MERITO

E’ doveroso prendere atto che Chiara Ferragni ha ora effettivamente versato il milione di euro promesso all’Ospedale Regina Margherita di Torino a titolo di beneficenza e “scuse” per la presunta truffa del pandoro. Ha mantenuto la parola data, gliene deve essere obiettivamente dato atto.

 

IMBECILLI AL LAVORO

L’agente segreto 007 creato da Jan Fleming ed interpretato da tanti attori (primo tra tutti l’indimenticabile Sean Connery) era “sessista” e come tale gli spettatori devono esserne informati perché i suoi film hanno “contenuti considerati oggi offensivi”. 

Lo stabilisce il BfI (British film institute) che mette in guarda gli spettatori con apposito “bollino rosso” soprattutto per le celeberrime pellicole Si vive solo due volte e “Missione Goldfinger.” Sotto accusa le scene da seduttore interpretate da Connery, come quella in Missione Goldfinger quando si impone fisicamente sul personaggio di Pussy Galore (l’attrice Honor Blackman) o quella di Si vive solo due volte in cui si traveste assumendo dei “tratti orientali”. In quest’ultimo caso il Bfi ha introdotto un’ulteriore avvertenza parlando di “stereotipi razziali obsoleti”. Insomma i cinesi non possono sembrare cattivi neppure al cinema, è “culturalmente offensivo”.

L’iniziativa ha alimentato nuove polemiche nel Regno Unito sul concetto di “politicamente corretto” e sul criterio di intervenire a posteriori censurando film e romanzi che già hanno riguardato diverse opere letterarie, come i libri di Roald Dahl e di Agatha Christie. La madre degli imbecilli – come si vede – è però sempre incinta.

 

Approfondimento: LA PACE CHE NON SI VUOLE

So benissimo che questo testo non sarà condiviso da tutti, ma visto che non mi serve ”audience” ma poter esprimere il mio pensiero credo che in questo mondo martoriato da guerre ed attentati se ogni tanto ci scappa la buona notizia è assurdo che venga nascosta.

Eppure pochissimi hanno saputo – perché quasi tutte le fonti di stampa l’hanno bellamente ignorato - che ai primi dell’anno sono stati liberati, in un reciproco scambio di prigionieri, 248 militari russi e 230 soldati ucraini. Tra di loro anche alcuni civili e – sembra – un militare americano che combatteva per Kiev con il pudico incarico di “addestratore”.

E’ stato questo, mediato dal Qatar, il 49° scambio di prigionieri tra le parti, ma nettamente il più importate per il numero delle persone coinvolte dall’inizio del conflitto.

E’ un segno, un piccolissimo segno che resta comunque un minimo di umanità tra le parti ma questi episodi sono nascosti, quasi vi sia un accanimento reciproco a spingere per la guerra “comunque”

Eppure, mentre si stanno avvicinando i due anni di guerra, il tema della pace si deve riproporre con forza, ma soprattutto con buona volontà nella reciproca convinzione che combattere all’infinito non servirebbe a nessuna delle due parti.

Certamente Putin è stato ed è l’invasore, quello che ha conquistato manu militari un territorio altrui e questo nessuno lo mette in dubbio, così come non si potrà prescindere in qualsiasi conferenza di pace dai diritti ucraini sui territori invasi.

Un cessate il fuoco – magari garantito con la presenza di forze esterne, per esempio da truppe ONU di paesi non aderenti alla NATO –  non sarebbe certo risolutivo, ma permetterebbe intanto di risparmiare distruzioni e vite umane per dare il tempo di affrontare tutte le questioni sul tappeto.

In questo momento, tra l’altro, a dispetto dei proclami bellicosi che si ripetono quotidianamente anche in Europa, un cessate il fuoco converrebbe forse più a Zelensky che a Putin visto che l’ Ucraina vede pericolosamente assottigliarsi le sue riserve di armi con i “paesi donatori” sempre più distratti e preoccupati. Certo: i falchi NATO protesteranno e così i fornitori e costruttori di armi che con questa guerra hanno guadagnato miliardi di dollari, ma non c’è dubbio che l’opinione pubblica occidentale ed i suoi rappresentanti elettivi siano sempre più scettici.

Nessuno vuole premiare Putin ed accettare lo “status quo” prodotto da una invasione, ma appare poco credibile che gli ucraini, pur rafforzati con nuove armi o gli F16 occidentali, siano in grado di danneggiare seriamente un avversario che è stato in grado di far fronte all’ isolamento ufficiale, rintuzzare la controffensiva di quest’ estate e di fatto ritornare ad un assetto offensivo. Concretezze, al di fuori della propaganda: Putin non ha subito grandi effetti dalle sanzioni, ha stretto alleanze ad est, ha moltiplicato i contatti con il mondo arabo e i paesi della BRICS e soprattutto ha messo parzialmente in ginocchio l’economia occidentale che stenta a riprendersi senza il gas russo.

E’ sciocco negarlo anche se – ripeto – non per questo devono accettarsi le conquiste russe sul campo, ma è assolutamente ora di dar fiato alla diplomazia, alla trattativa, alla verifica di ogni ipotesi per creare – ad esempio – una zona-cuscinetto sotto controllo internazionale.

Putin non deve apparire il vincitore, ma nello stesso tempo sarebbe sciocco considerarlo sconfitto perché non lo è, piaccia o meno alla stampa internazionale.

All’obiezione che “Se oggi Putin si mangia l’Ucraina, domani si mangerà l’Europa” stanno i fatti e gli stessi interessi russi che a far questo non avrebbero alcun vantaggio strategico, militare o per la conquista di materie prima.

D'altronde Putin si è ben guardato dal provocare direttamente la NATO nonostante i massicci aiuti che l’Alleanza ha fornito a Zelensky.

Anche perché c’è un’altra, importante questione che prima o poi scoppierà e che comincia a trasparire sui media occidentali nonostante tutto, ovvero l’effettiva trasparenza del potere a Kiev.

Nessun report ufficiale, nessuna inchiesta, ma è difficile poter giurare che una parte degli aiuti e delle armi fornite a Zelensky non abbia preso qualche altra cattiva strada, o che la tradizionale corruzione ucraina sia improvvisamente sparita, mentre qualcuno vorrebbe anche sapere qualcosa di più della situazione democratica del paese dove l’opposizione è stata cancellata e le elezioni rinviate sine-die.

Tra l’altro un armistizio o, intanto, almeno un cessate il fuoco porterebbe a Kiev fiumi di fondi per la ricostruzione, migliorerebbe la situazione della popolazione civile e fermerebbe l’emorragia di troppi caduti su entrambe le parti: è proprio vietato parlarne?

Dov’è il senso di continuare a combattere da due anni su posizioni ormai di fatto cristallizzate: a chi conviene continuare così, se non ai produttori di armi?

Non capisco perché non si comincino a valutare alternative che vadano oltre le accuse quotidiane dove la Russia e Putin sono quasi sempre il “male” e l’Ucraina la parte “buona” il che sarà assolutamente giusto in una visione complessiva di invasore e di nazione invasa, ma che si frammenta poi in mille episodi sui quali è obiettivamente difficile indagare. Ovvia e doverosa condanna se i russi uccidono civili ucraini, ma cosa succede dall’altra parte? Non lo sappiamo perché nessuno ce lo dice e vuole dircelo.

Di fondo resta il concetto che la pace bisogna volerla, a volte sacrificando anche una parte delle proprie legittime aspirazioni e legittimi diritti quando si capisce che può diventare vantaggiosa per tutti.

Giorgia Meloni, presidente del G7, abbia il coraggio di rompere gli schemi, di non temere l’isolamento “ufficiale”: le vite umane valgono di più e “tentar non nuoce”, al massimo i negoziati finiranno nel nulla

Bisogna avere il coraggio di non nascondere i segnali di pace che filtrano anche da Mosca, non vanno subito seppellirli con truculenti messaggi contro l’avversario, perché alla fine – come ha sempre sostenuto Papa Francesco e tanti prima di lui – la guerra è sempre una sconfitta per tutti, anche chi sta dalla parte della ragione.

 

ANCORA BUON ANNO A TUTTI E BUONA SETTIMANA !         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 936 del 5 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi), il testo è comunque pubblicato sul mio sito lo stesso giorno dell'edizioe.

 

Sommario: GENTE DI LAGO – Pover Meloni - Ferragni: aspettiamo l’assegno – Hanno rubato perfino il presepe – Musica Antifascista - Approfondimenti: verso il voto USA  

 

PRESENTAZIONE UFFICIALE DI GENTE DI LAGO 3

Sabato 13 gennaio alle ore 17 presso la sala della biblioteca di Baveno (davanti alla chiesa) verrà presentato ufficialmente il volume GENTE DI LAGO 3 di cui è in esaurimento la prima edizione e che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.

I lettori de IL PUNTO possono ancora richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 29.12.23, se lo avete ordinato ed eventualmente non ancora ricevuto per favore contattatemi – grazie)  

……………………………………….

POVERA MELONI …

Secondo i sondaggi Giorgia Meloni ha un gradimento personale ben superiore a quello del suo governo. In effetti quasi tutte le grane che ha dovuto affrontare nel 2023 (ovviamente subito ingigantite dalla controparte) sono venuti per atti od atteggiamenti discutibili da parte di ministri od esponenti della sua maggioranza. La premier, superati i suoi problemi di salute, è apparsa alla conferenza stampa di ieri particolarmente pimpante rispondendo per tre ore e mezza alle domande dei giornalisti. Speriamo però che il 2024 spieghi a certi personaggi che essere al governo o in maggioranza impone un comportamento etico e di sostanza ben diverso da quando veleggiavano all’opposizione.  I pistoleros sono avvertiti.

 

FERRAGNI/FEDEZ NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA

Con la soddisfazione di aver anticipato l’ondata dei media denunciando su IL PUNTO le “belle imprese” della signora Ferragni, avendo lei annunciato ormai un mese fa una imminente donazione di 1.000.000 di euro all’ospedale pediatrico “Regina Margherita” di Torino a titolo di “riparazione” per la truffa del pandoro, sarebbe interessante sapere se il gesto di “spontaneo pentimento” ci sia stato oppure no, magari mostrando la relativa copia del bonifico. Nel frattempo è iniziata la gara tra le Procure per stabilire chi debba indagare: nell’ordine Milano, Prato e Trento sgomitano per occuparsi del caso, fonte di evidente spettacolarizzazione giudiziaria prossima ventura.

Se infine vi interessa il modello di felpa grigia ferragnana con la quale l’influencer ha annunciato “di essersi sbagliata” - con la lacrima sul ciglio - nel pubblicizzare il pandoro (ma poi sono arrivate anche le denunce per le uova di Pasqua ecc. ecc.) sappiate che è in vendita a “soli” 600 euro e pare che il modello di felpa vada a ruba.

 

TRISTEZZA

Le immagini natalizie dell’Isola dei Pescatori sul Lago Maggiore che in occasione delle festività è stata illuminata insieme all’Isola di San Giulio, sul Lago d’Orta, a cura dell’APT hanno fatto letteralmente il giro del mondo (e manderò il video a chi me lo richiederà), così belle da togliere il fiato. Molti i visitatori fuori stagione, peccato che qualche “anima pia” non abbia trovato di meglio che arrivare a rubare perfino la statua di Gesù Bambino dal presepe di fianco alla chiesa. Se penso che quando eravamo bambini all’ isola nessuno chiudeva a chiave la porta di casa neppure di notte perché un furto sarebbe stato impensabile...beh, forse il mondo non è andato molto avanti in questi decenni!

 

MUSICA ANTIFASCISTA

A Nizza, la direttrice d’orchestra lucchese Beatrice Venezi è stata contestata al concerto di Capodanno al grido: “Non vogliamo fascisti”. La direttrice d’orchestra italiana, accusata di essere vicina a Fratelli d’Italia, è stata contestata poco prima dell’inizio da quattro spettatori che dal loggione hanno gridato “Non vogliamo i fascisti” esponendo uno striscione. La Venezi ha indirizzato uno sguardo ai  manifestanti e ha poi avviato il suo concerto. Nei giorni scorsi una cinquantina di persone aveva già manifestato contro l’evento ma il direttore dell’Opera di Nizza, Bertrand Rossi, aveva però respinto le accuse: “La musica ha il potere di superare gli schieramenti e di riunire gli individui attorno a un’esperienza comune. Bisogna separare l’arte dalla politica.”

 

Approfondimento: GLI USA VERSO IL VOTO

 

Il voto USA di novembre condizionerà anche l’Italia e credo sia utile qualche riflessione che in parte riprendo da quanto ho pubblicato su IL SUSSIDIARIO.NET che consiglio ai lettori de “Il Punto” (cliccando su Il Sussidiario+Zacchera trovate tutti i miei articoli pubblicati)

 

Le elezioni presidenziali americane di martedì 5 novembre hanno tutti gli ingredienti per diventare la più assurda, colorata e forse agitata delle contese.

Da una parte un presidente uscente evidentemente “cotto” come Joe Biden (che Trump chiama “il dormiente Joe”) e che per tutti i sondaggisti ha deluso gli elettori che dovrebbe avere come antagonista il più divisivo dei candidati, quel Donad Trump che ogni giorno riempie le cronache giudiziarie e mondane vivendo di eccessi e polemiche.

In campo democratico c’è imbarazzo e preoccupazione: non si può che candidare un presidente uscente (soprattutto quando anche la sua vice Kamala Harris non ha certo entusiasmato e quindi non può sostituirlo), ma la candidatura Biden è spenta e poco convinta, oltretutto offuscata dai pesanti scandali politico-finanziari del suo entourage famigliare e in particolare i maneggi del figlio Hunter con l’Ucraina tramite la sua società Burisma.

Se un candidato alternativo potrebbe essere il governatore della California Gawin Newson, o Biden si auto-ritira (e ad oggi sembra non avere alcuna volontà di farlo) magari motivando la scelta per motivi di salute o non ci sarà partita: il candidato democratico sarà lui.

Dall’altra parte c’è Donald Trump, il contestatissimo ex presidente che non ha perso un giorno nel quadriennio per dare spettacolo, litigare, accusare tutti ed essere al centro di mille controversie giudiziarie. Un Trump spumeggiante, irrefrenabile, polarizzante, che sommerge ogni altro potenziale avversario interno repubblicano, ma che – candidandosi – darà proprio ai democratici l’unico vero leitmotiv di campagna elettorale: una “chiamata alle armi” per la necessità assoluta di sbarragli la strada “per il bene del paese e del mondo” tentando di richiamare al voto ogni elettore democratico possibile, anche quelli più scettici verso Biden.

Mancano ancora dieci mesi al voto ma la polemica è già totale e, negli ultimi giorni, ha toccato l’apice mettendo in dubbio la possibilità stessa di Trump a candidarsi alle elezioni visto che in alcuni stati (democratici) gli è stata negata la partecipazione già alle “primarie” repubblicane ritenendolo responsabile dell’assalto a Capitol Hill di tre anni fa.

Dopo il Colorado, anche il Maine infatti si è opposto alla sua candidatura e forse altri stati li seguiranno. C’è da dire che mentre in Colorado la decisione (già appellata da Trump) è stata emessa da una Corte statale, nel Maine è stata una scelta personale della segretaria di stato Shenna Bellows (democratica) che si è appellata al terzo comma del 14esimo emendamento costituzionale “squalificando” Trump per presunta cospirazione.

La norma risale al 1868, quando – appena finita la guerra Civile - i legislatori decisero di introdurre una clausola per impedire a “cospirazionisti e insorti” (leggi i “sudisti”) di avere un ruolo pubblico. Per questo in oltre un secolo e mezzo è stata applicata solo per il presidente della Confederazione sudista Jefferson Davis e il suo vice Alexander Stephens, peraltro poi amnistiati.

Dal punto di vista giuridico è probabile che la Corte Suprema degli Stati Uniti alla fine darà ragione  a Trump e non solo perché è a maggioranza repubblicana, ma perché, obbiettivamente, è forse un po' esagerato considerare Trump un cospiratore quando metà America sospetta ancora oggi che il voto del 2020 in alcuni stati potrebbe essere stato effettivamente inquinato e non tanto durante lo scrutinio ma – come sosteneva Trump - per le nuove leggi elettorali legate al voto per corrispondenza poco controllabile e ancor meno “tracciabile”.

Importante e poco noto anche il dettaglio che in Colorado – stato democratico e dove lo è anche la Corte statale – il voto contro Trump sia passato con un solo voto di scarto a sottolineare che anche dei giudici democratici non hanno ravvisato gli estremi per una esclusione di Trump, così come è avvenuto (ma in Italia non lo ha scritto quasi nessuno) anche in Minnesota, Michigan, New Hampshire  e California, stati che - pur democratici - hanno ammesso Trump alle “primarie” rigettando i ricorsi contro di lui.

Trump intanto ovviamente gongola, si tiene stretta tutta la scena gridando allo scandalo e al suo personale martirio, accusando i giudici democratici di essere pupazzi di parte. Nella pratica tiene così saldamente in mano il pallino delle primarie repubblicane dove, peraltro, nessuno sembra più in grado di insidiarlo.

Ma se Trump è fortissimo all’interno del suo partito (e avrà sicuramente in tasca la “nomination” se alla fine andrà alla conta) non avviene lo stesso nell’elettorato GOP (repubblicano) dove solo una parte degli elettori lo vedono come ideale Comandante in capo, ma molti altri lo detestano sia per il carattere e l’estremismo del personaggio sia perché rischia di mettere in forse una vittoria (quasi) certa contro Biden per il conseguente aumento, per reazione, degli elettori democratici e così permettendo un possibile rimescolamento di carte, soprattutto se si astenessero dal voto per protesta anche dei repubblicani anti-Trump.

C’è da dire che i sondaggi danno oggi comunque Trump in testa contro Biden in 5 dei 6 stati-chiave, quelli che di solito condizionano le elezioni, ma – appunto – poiché negli USA quasi metà dei potenziali elettori poi non votano bisogna capire cosa succederà effettivamente il 5 novembre al termine di una campagna elettorale che tutto sarà tranne che noiosa.

C’è ancora aperta anche la questione del sistema di voto che sembra premiare i democratici. Anche questa volta sarà permesso infatti il voto postale, in molti stati anche con schede votate o almeno inviate dopo il 5 novembre. Un altro aspetto fonte di ulteriori polemiche, ma sul punto ogni Stato è libero di applicare una propria legge elettorale e quindi ogni decisione centrale non sarebbe comunque vincolante.

Certo che - Biden o Trump che sia - pensare che la prima potenza al mondo sia domani in mano a uno di questi due quasi ottuagenari e discutibili personaggi non può che lasciare molto perplessi.

 

UN SALUTO E ANCORA UN AUGURIO DI BUON ANNO A TUTTI  !!

 

                                                                                                  MARCO ZACCHERA 






IL PUNTO   n. 935 del 22 DICEMBRE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Natale: piccola storia vera - Gente di lago – Desolazione Ferragni - Fedez (e tanti dubbi sui loro “follower”)   –  Ancora sul porto di VERBANIA – Ricordo di Giordano Bardelli.

 

IL SENSO DEL NATALE (una piccola storia vera)

Domenica sera sul tardi ero solo in studio per una di quelle perizie rognose che impongono di avere intorno solo il silenzio. Me lo avevano già detto altri condomini: "Dottore, stia attento, qui c'è qualcuno che dorme nell'androne del palazzo, bisogna sempre fare attenzione e chiudere tutto!". Suonano, vado ad aprire e ho capito subito che era "lui". Anziano, malmesso, con quell'odore da barbone che sa un pò di sudore e un pò di vino, giaccone strappato e una berretta blu in testa. "Scusi, mi fa entrare? Io stasera dormirei qui, sul pianerottolo tiepido della cantina vicino alla caldaia, ma stia tranquillo che non disturbo nessuno e domani mattina vado via presto...". Solo davanti a una fetta di panettone e un (mezzo) bicchiere di vino è venuta fuori tutta la storia di Giovanbattista M. (che ho controllato). Una storia un pò vera e – forse - un pò di fantasia, tipica di chi non c'è più completamente con la testa, ma che non è ancora matto del tutto e trasforma i fatti con l’immaginazione.

73 anni, solo, senza casa, Giovanbattista ha il letto numero 5 in un ricovero per anziani sulle pendici di Verbania che in zona non gode di buona fama, è saltuariamente assistito dai servizi sociali e non ha fissa dimora. "Ma io là dentro non riesco a starci, soffoco, e allora - visto che non possono obbligarmi a restare - se non piove alla mattina esco e me ne vado in giro, ma la domenica non ho poi la corriera per tornare e, se non mi danno un passaggio, mi arrangio e dormo dove riesco." Alla fine l’ho convinto a farsi riaccompagnare su al ricovero (che pur ufficialmente chiamano RSA) e - nella dozzina di chilometri di strada in salita - è uscito tutto il film, con una nota di fondo che si coglieva subito: la solitudine.

Una figlia lontana, niente più affetti, inserito in una rete di assistenza che in una piccola città ti permette comunque ancora di sopravvivere, ma dato di solito un aiuto senz'anima e senza calore nel moltiplicarsi delle necessità.

Ti viene logico riflettere su tutto quello che abbiamo e che troppo spesso diamo per scontato, ma che invece non è per tutti e comunque – riflettendo - capisci che forse il senso vero del Natale sarebbe dedicare almeno un’ora ai Giovanbattista di cui è pieno il mondo. Un’ora, un’ora sola di ascolto, di condivisione stando vicino a una persona sola, di solito anziana, conterebbe più del fare o ricevere quegli auguri che sanno sempre di finto o di scontato. Per favore, quindi, abbiate il coraggio di condividere, ascoltare, magari aiutare…così sarà davvero un buon Natale per ciascuno di voi.

 

GENTE DI LAGO 3, AFFRETTATEVI!

E’ già in esaurimento la prima edizione di GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.

I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 18.12.23)

 

 

FERRAGNI - FEDEZ TRA PANDORO E UOVA PASQUALI: DESOLANTE

"Chiara Ferragni e Balocco insieme per l'ospedale Regina Margherita di Torino" Brutta faccenda questa dei "pandori d'oro" della Balocco che ha triplicato il prezzo di un pandoro “per beneficenza” grazie alla "influencer" Chiara Ferragni che (previo sostanzioso compenso) avrebbe spinto le vendite dichiarando di voler così aiutare un reparto pediatrico ospedaliero. In realtà all’Ente sarebbero andate solo le briciole (50.000 euro), alla Ferragni un sostanzioso cachet milionario e alla Balocco i profitti generali. L’autorità garante Antitrust ha ora multato di 1 MILIONE la Ferragni e la Balocco di 480.000 euro per “pubblicità ingannevole” avendo suggestionato i consumatori a comprare il pandoro con pesante sovrapprezzo (il triplo del valore) dichiarando uno scopo benefico di fatto inesistente. Fatta la frittata, la Ferragni in abito dimesso e con la lacrima facile ha annunciato che donerà 1.000.000 di euro allo stesso ospedale “per chiedere scusa”.

Certo che - visto che i fatti sono di oltre un anno fa - avrebbe potuto farlo ben prima che scoppiasse lo scandalo lasciando il legittimo dubbio che queste scuse tardive siano arrivate solo perché la questione è diventata di pubblico dominio.

Oltretutto dopo il pandoro, ecco le uova pasquali: è saltato fuori che la Ferragni non era nuova “a fare del bene” avendo curato le campagne nel 2021 e nel 2022 di “Dolci Preziosi” spingendo a vendere (loro dicono senza sovrapprezzo) uova di Pasqua per l’associazione “I Bambini delle Fate”. Peccato che la Ferragni per le due campagne abbia preteso ed ottenuto 1.200.000 euro di compensi e che l’oblazione all’ Associazione sia stata, complessivamente e in due anni, di soli 36.000 euro.

Evito di commentare, ma tacesse per una volta almeno il marito della Ferragni,  quell’insopportabile e tronfio Fedez, che tira in ballo la politica come fossero loro i perseguitati, mentre alla radice c’è solo la loro meschinità e – ovviamente – il “dio denaro” a cui, come sempre, i coniugi Fedez-Ferragni (ovviamente fieramente democratici, progressisti ed antifascisti) sono e si confermano particolarmente legati.

 

…. PIUTTOSTO,  “FOLLOWER” / TRUFFA?

Ma se l’importanza economica di una “influencer” come Chiara Ferragni dipende dal numero dei suoi “follower”, lei quanti veramente ne ha? Ne dichiarava nei giorni scorsi 29.732.266 scesi un po' dopo lo scandalo. In altre parole, addirittura più di un italiano su due la “segue” (o, meglio, la seguirebbe). Ma non vi sembra un po' strano? Ho fatto un esperimento chiedendo a diverse persone che conosco se lo fossero e quali dei loro parenti od amici lo potrebbero essere. Incredibile: pochissimi. Ma allora com’è che metà Italia risulterebbe invece così legata a lei ed ai suoi consigli per gli acquisti?

Fate una prova anche voi, chiedete specialmente tra i più giovani, verificate e poi ditemi qualcosa giusto per curiosità, perché mi è venuto un dubbio: non è che la prima truffa in questo campo sia proprio il dichiarare tanti “follower” fasulli? E la signora Ferragni che ci fa con i dati personali di costoro? L’autorità sulla privacy non ha nulla da dirci?

 

PORTO VERBANIA: SILENZI E COMPLICITA’

La nota sul nuovo porto di VERBANIA apparsa sul numero scorso de IL PUNTO ha suscitato molto rumore (e una mia intervista a tutta pagina su LA STAMPA) il che mi ha fatto riflettere sul perché NESSUNO a Verbania si fosse minimamente preoccupato prima dell’eco-mostro in via di realizzazione. A parte Italia Nostra - che aveva a suo tempo sollevato il problema così come il CNR, più di recente - silenzio tombale da sindaco, amministrazione comunale, consiglieri, ambientalisti, maggioranza ed opposizione: tutti zitti, forse inconsapevoli.

Ed è questo che spaventa: ma come può funzionare una democrazia se anche in una piccola comunità come VERBANIA chi ha conoscenza di questi progetti (sindaco) si guardi bene dal farli conoscere in giro? Ma come si può continuare per anni con questa specie di omertà mentre si sarebbe dovuto avviare da subito (anche per rispetto a chi ci mette i soldi del progetto) un utile dibattito sulla fruibilità del lago e delle sue sponde? In questi anni ho letto decine di arzigogolati ragionamenti sul come preservare, tutelare, programmare…e poi, quando è il momento di occuparsi SUL SERIO delle cose, spariscono tutti. E’un fatto sinceramente disarmante e ben curioso che il sottoscritto – fuori dai giochi politici locali da oltre 10 anni – riesca immediatamente a suscitare scalpore solo semplicemente raccontando le cose. Grazie comunque ai tantissimi cittadini che mi hanno contattato preoccupati e sdegnati, segno che sotto la cenere c’è ancora un po' di buon senso e soprattutto affetto per le bellezze del nostro lago.

 

RICORDO DI GIORDANO BARDELLI

Spesso mi verrebbe voglia di ricordare su IL PUNTO amici che sono “andati avanti” ma credo che spesso i ricordi siano soprattutto una questione personale.

Credo però che sia giusto ricordare qui GIORDANO BARDELLI, uno degli ultimi pescatori professionisti “veri” del Lago Maggiore. Tutta la vita in barca a pescare, ma sempre con uno stile, una competenza, un affetto visibile per tutto quello che è legato alla vita del lago. Attento, scrupoloso, modesto, esprimeva concetti profondi con poche parole.

Rappresentava quelle radici profonde che non possono essere capite da chi va a pescare con la tecnologia e senza una profonda conoscenza dell’habitat naturale.

Giordano mi ha insegnato molto sia a livello personale che come rappresentante della sua categoria all’interno della Commissione italo-svizzera per la pesca e considero un privilegio averlo conosciuto come fu per Guido Gottardi o Ettore Grimaldi, voci di un microcosmo che scompare poco a poco e che temo verrà purtroppo presto dimenticato.

 

LA PROSSIMA SETTIMANA IL PUNTO NON USCIRA’ PER LE FESTE NATALIZIE RIPRENDENDO LE PUBBLICAZIONI VENERDI’ 3 GENNAIO. ANNO NUOVO E VITA NUOVA? SPERIAMO…

 

UN SALUTO E UN AUGURIO A TUTTI                                   MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 934 del 15 DICEMBRE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Gente di lago - Antifascismo d.o.c. alla Scala – XMAS: provocazione? –  Mentre a VERBANIA va in scena l’assurdo, a Dubai dal mare di chiacchiere spunta solo il nucleare

 

GENTE DI LAGO 3

E’ uscito il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 10.12.23)

 

E SE FOSSSE STATO FASCISTA?

Del signor Marco Vizzarelli, che si autodefinisce esperto ippico, nessuno sapeva niente finchè, con impeto di sprezzante coraggio davanti all’incombente pericolo, ha urlato a piena voce dal loggione “Viva l’Italia antifascista” alla “prima” della Scala di Milano. Assunto per questo agli onori della cronaca nazionale è partita la surreale questione non già se dovesse essere punito, ma se il melomane andasse comunque identificato o meno. “Siamo un paese libero, ognuno dice quel che vuole” si è commentato a sinistra, mentre il PD ha ovviamente subito lanciato la chat “Siamo tutti antifascisti”.

Adesso, per un attimo, chiudete gli occhi e immaginatevi se in sala fosse rimbombato un “Viva l’Italia fascista”. Che sarebbe successo? Siete davvero sicuri che il colpevole non sarebbe stato prontamente identificato, ovviamente criticato e denunciato per qualcosa? Concedetemi almeno il beneficio del dubbio. Di sicuro adesso aspettiamoci non solo che qualcuno lo urli sul serio, ma che sul più bello di una qualsiasi cerimonia nascano gli imitatori debitamente ripresi e rilanciati sul web. Forse, più che il contenuto di un grido, conta il momento in cui lo fai e quindi l’opportunità (e l’educazione) se sia corretto farlo.

 

XMAS

Nel delirio collettivo che ormai trascende ogni logica ed intelligenza qualcuno ha letto addirittura intenzioni nostalgiche nelle scritte natalizie “XMAS”, leggendocii “Decima Mas” di fascistissima memoria. Che facciamo adesso, si tirano giù le luminarie o si denunciano i proprietari delle vetrine incriminate? Che dicono l’ANPI e la Schlein? Attendiamo con ansia una presa di posizione ufficiale.

 

VERBANIA: DISASTROSO ED ASSURDO, MA NESSUNO LO DICE

Mi ero ripromesso di non parlare di tematiche legate a VERBANIA, la mia città e dove sono stato sindaco, ma non ne posso più vedendo che nessuno sembra cogliere il senso del ridicolo (o peggio).

Nei giorni scorsi è stata inaugurata in pompa magna (dopo una infinità di servizi TV, articoli, interviste e dichiarazioni che andavano avanti da mesi) l’ “AURORA” barca elettrica green che potrà trasportare 30 persone fortemente voluta dall’amministrazione comunale. Ottima iniziativa, peccato che la stessa amministrazione (di sinistra) contemporaneamente sembra appoggi la costruzione a poche decine di metri di distanza dall’approdo dell’ “AURORA” di un nuovo maxi-porto da 150 barche fino a 22 metri di lunghezza (avremo gli incrociatori sul Lago Maggiore?!).

L’opera si inserirebbe (stravolgendolo) sul lungolago di Pallanza oltretutto SENZA parcheggi, SENZA servizi a terra, accessibile solo con un senso unico strettissimo. Si scopre solo ora che c’è un parziale ok regionale SENZA che ci sia stato un minimo di dibattito, approfondimento o comunicazione pubblica.

La pratica andava avanti da alcuni anni ma non lo ha detto nessuno, tantomeno l’amministrazione comunale: silenzio tombale. Avete idea dell’inquinamento conseguente a un’opera come questa e dei relativi danni ambientali, in acqua e fuori, oltre allo stravolgimento completo della costa? Oltretutto sarebbe il bis del porto di Intra (da costruire di nuovo dove è ingloriosamente affondato il porto regionale precedente), pure  in corso di approvazione.

Altro che “AURORA”!!  Eppure in merito non ho sentito o letto nemmeno un sussurro da parte dalla sinistra ecologista.

 

Approfondimento: CHIACCHIERE A DUBAI, ORA SI INVOCA IL NUCLEARE

Come previsto e sostanzialmente fallito a Dubai l’ennesimo meeting climatico (“COP 28”) che al netto di slogan, chiacchiere, buoni propositi e gridi d’allarme si è spento nel nulla. Si è parlato di “momento storico” perché in qualche frase della risoluzione finale si ipotizza una progressiva uscita dai combustibili fossili, ma è evidente che si tratta di pura “fuffa & propaganda”,

Mentre in Italia adesso va di moda colorare di verde fiumi e lagune, oppure spennellare di arancione i monumenti storici è ora di chiederci il perché il mondo non sappia dare risposte globali.

Sostanzialmente perché ha fame di energia ed il modo più spiccio (ed inquinante) per produrla è continuare a bruciare carbone e petrolio, preferibilmente il primo.

Un po' assurdo – tra l’altro – organizzare il meeting climatico proprio a Dubai, iper-moderna città cresciuta grazie alle royalties petrolifere e allo sfruttamento di milioni di poveri lavoratori asiatici, ma dove l’unica volontà di eventualmente ridurre l’estrazione è legata a mantenere i prezzi del petrolio i più alti possibili.

Saltano all’occhio dati che in Europa ostinatamente ci nascondono. Per esempio che produrre un chilowattora in Italia costa oggi 61 centesimi di dollaro, in Cina 9 (nove!). La Cina arranca, cresce meno di prima ma cresce comunque, anche perché - oltre a salari da fame - produce ed utilizza energia a basso costo. Che poi per produrla si inquini è considerato elemento secondario.

Mentre in Europa si vola nel firmamento degli angeli green, in Cina si continuano ad aprire nuove centrali (a carbone!) e ora i grandi stabilimenti vengono costruiti addirittura “dentro” le miniere riducendo così i costi energetici fino a solo 4 cent di dollaro per kilowatt.

Può mai reggere una acciaieria a Taranto rispetto ad una concorrente cinese? Ovvio che no, ma quando tutto l’acciaio - così come le componentistiche - saranno prodotte in Cina e in pochi altri paesi, chi comanderà il mondo?

Ma come si può mai pensare che un dittatore come Xi Jinping, alle prese con una potenziale crisi economica interna, si possa permettere di ulteriormente rallentare la già incerta crescita del suo paese (almeno rispetto ai nostri parametri) aumentando il costo dell’energia e quindi dei suoi prodotti finiti, rendendoli meno competitivi?

Nessuno – e tantomeno Xi – salvo obblighi stringenti lo farebbe, ma nello stesso tempo lo squilibrio energetico è tale che oggi l’Italia paga l’energia 7 volte di più della Cina e - come buona parte dell’UE - esce di mercato.

Noi siamo infarciti di demagogia e così l’UE è una narcisa fanciulla che si considera la prima della classe e produce leggi su leggi, limiti su limiti, ma di fatto continua ad aggiungere solo costi su costi senza incidere minimamente sull’inquinamento globale.

Perché questo il punto: l’aria si muove e pur con tutti i suoi sacrifici non migliora in Europa se peggiora in India e – globalmente – peggiora e si scalda comunque. Certamente bisognerebbe obbligare tutti a rispettare degli obbiettivi, ma poiché questi limiti non solo non si concordano. ma soprattutto non si applicano è ovvio che alla fine perde chi è debole (noi) e non chi ha il carbone o il petrolio sotto le scarpe.

Il ministro del petrolio kuwaitiano, Saad al-Barrak, ha definito la pressione UE per mettere progressivamente al bando l’energia prodotta con fonti fossili un “attacco aggressivo”, accusando i Paesi occidentali di “Cercare di dominare l'economia globale attraverso le energie rinnovabili (!!)”. Secondo lui si tratta di “una lotta per la nostra (la loro!) libertà e i nostri valori”.

“Dobbiamo dare l’esempio” si sostiene invece a Bruxelles (mi sembra però con voce più flebile), ma ancora una volta Dubai ha clamorosamente smentito che questo “buon esempio” abbia un minimo effetto sul pianeta e soprattutto sia condiviso. 

Gli altri sono più pragmatici: Trump addirittura urla “Trivellare, trivellare!” ma già oggi un kilowatt - che costa appunto 61 cent in Italia-  negli USA ne costa solo 14, contro i 24 della Francia e i 44 della Germania, oppure i 42 della Gran Bretagna e i 12 dell’India dove si brucia alla grande, ma secondo astruse statistiche green gli indiani sarebbero ecologicamente più “avanti” rispetto all’Italia.

Visitando l’India non mi è proprio sembrato.

Ma come mai i nostri vicini europei spendono meno di noi? Perché in Francia buona parte dell’energia proviene da fonte nucleare, con la sublime ed inimitabile nostrana ipocrisia di acquistarla poi proprio dai francesi dopo che abbiamo distrutto con un referendum la nostra produzione interna. Ma anche Svizzera e Slovenia il nucleare se lo tengono stretto, mentre in Germania, Regno Unito o Polonia è il carbone a farla da padrone, piaccia o meno a chi colora di verde il Canal Grande e - chissà perché - non va a fare le dimostrazioni in Germania.

Penso con rabbia a quante centinaia di miliardi di euro ci è costato quel referendum sul nucleare poi caparbiamente difeso per decenni contro ogni logica solo per pura demagogia e cocciutaggine dalla sinistra, senza semmai invece pensare a come realizzare centrali più moderne e sicure, come è avvenuto in tutto il mondo.

E qui la sorpresa – l’unica – che è arrivata da Dubai è stata la rivalutazione ufficiale proprio dell’energia nucleare e la richiesta del suo rilancio generale alla faccia degli antinuclearisti nostrani.

Danno e beffe, insomma, oltretutto mentre Putin può sorridere a 32 denti: non è stato piegato dalle sanzioni, ha nuovi amici nel mondo e - anche dal punto di vista energetico - ha gravemente danneggiato l’economia dei “nemici” europei molto di più che non con le bombe su Kiev.

Qualcuno, in Italia e in Europa, avrà mai il coraggio di scendere a terra dal beato mondo dei sogni e fare finalmente i conti con l’amara realtà?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 933 dell’ 8 DICEMBRE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Le scarpe rosse dell’ipocrisia – Il fisco iniquo che grazia i “grandi” - Gente di Lago

 

GENTE DI LAGO 3

E’ uscito il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale. 

 

LE SCARPE ROSSE DELL’IPOCRISIA

Ieri sera, alla “prima” della Scala, le signore milanesi ingioiellate e radical-chic vestivano di rosso contro i femminicidi.

Sublime ed ennesimo esempio di ipocrisia dopo che per 3 settimane il caso di Giulia Cecchettin ha occupato tutte le cronache. Chissà se qualcuno avrà notato come questa tragedia sottolinei come il controllo dell’opinione pubblica avvenga ormai sulla base di scelte mediatiche per “fare audience”, così come avviene per vendere un leader politico o un dentifricio?

Per montare un caso c’è spesso bisogno di elementi morbosi, eccitanti. Serve una donna giovane e bella, la “suspence” di una scomparsa, un famigliare che la butta in politica (il caso Cucchi ha fatto scuola), una caccia all’uomo e un arresto più o meno sensazionale e allora qualsiasi banalità sarà poi buona per fare titoli in prima pagina (tipo “Il killer incontrerà o meno oggi i suoi genitori?”).  

Una vita umana ha nel mondo delle news ben diversi valori: quanto spazio è stato dedicato a Giulia rispetto a quel povero turista tedesco - pur della sua stessa età - sgozzato a Parigi mentre fotografava la Tour Eiffel? Un esempio per far capire che tutto è solo scelta mediatica e così se gli assassini sono musulmani si tende spesso a sopire le notizie ad evitare potenziali “odi o ritorsioni” (e all’opposto c’è invece chi vorrebbe far passare tutti i musulmani come killer il che è assurdo), così come le migliaia di morti innocenti a Gaza, in Ucraina, oppure bruciati vivi per un attacco di fanatici islamici a una chiesa cattolica filippina (settimana scorsa a Mindanao) o per la siccità in Etiopia “pesano” infinitamente meno di una povera ragazza.

Pensateci: migliaia di manifestazioni per Giulia con tutti che hanno detto la loro, dai vicini di casa ad una turba di politici, sociologhi, commentatori, avvocati, giuristi: tutti a pontificare sui femminicidi con nessuno che spiegasse almeno come - statisticamente - i casi siano molto meno in Italia che nel resto d’Europa.

Così come nascono le mode: nessuno usava il termine “patriarcato” salvo qualche commentatore biblico, ora è sulla bocca di tutti.

La cosa più importante – e speriamo questo sia stato recepito soprattutto dalle donne – non sono però tanto le manifestazioni, i cartelli o le scarpe rosse, ma piuttosto capire che ciascuna di loro deve avere il coraggio di denunciare il fidanzato violento o il marito tiranno, le discriminazioni o la violenza domestica con il diritto di essere aiutate ed ascoltate. Devono imparare a farlo senza nascondersi e senza paura semplicemente perché l’assoluta totalità dell’altro sesso è solidare con loro, non accetta metodi violenti ma quindi neppure di essere catalogato come tale.

La stragrande maggioranza degli uomini non è composto né da satiri né da “cattivi” ma - anzi - da milioni di persone che si sacrificano ogni giorno per la “loro” donna, esattamente come fa l’altro sesso nei loro confronti. Non è la differenza tra i sessi che genera violenza, ma singoli violenti che vanni fermati e condannati.

Soprattutto le statistiche europee sottolineano che non è più o meno violento un mondo “transgender” rispetto alla famiglia naturale, eppure questo è l’implicito messaggio che si vuol trasmettere.

Non credo che a scuola possano o riescano a spiegarti bene lo schianto che avviene in un giovane cuore abbandonato, soprattutto se è la prima volta, ma visto che in Italia ci sono circa 4.000 suicidi l’anno (ovvero circa 30 VOLTE i femminicidi, tra cui moltissimi ragazzi, ragazze e giovanissimi) forse - oltre che andare in piazza - servirebbe dedicare più tempo, risorse, psicologici e affetto per aiutare chi sta male e si sente abbandonato, chi non accetta di essere lasciato.

Parlare, discutere, capire: servirebbe più dialogo tra le persone (e le generazioni) che invece non c’è più perché questa società l’ha abolito per renderlo “virtuale” e anche i raptus di violenza sono spesso collegati a troppe relazioni assurde, più o meno condivise sui “social” o inseguendo i “testimonial” che affrontano queste tematiche soprattutto peri loro personali interessi.

D'altronde si cresce così: avete presente i fanta-film che girano sugli schermi e sui telefonini tra mostri alati, draghi, eroi vendicatori tutto con una violenza inaudita, addirittura sublimata, che è diventato il menu quotidiano di una intera generazione?   

Dietro gli omicidi c’è spesso la morbosità, l’ignoranza, l’impreparazione psicologica a vivere relazioni stabili, anche perché pochi giovani hanno avuto il privilegio di avere dei genitori attenti, disponibili, aperti al confronto.

Ma si ammetta senza ipocrisie che questi sono anche i frutti dell’aver volutamente distrutto il modello di famiglia che era a base della nostra società per spingere verso altri modelli costruiti a tavolino, magari per creare tanti “buoni” cittadini progressisti.

Sono aperto al dibattito, ma non ho forse qualche ragione?

 

Approfondimento: FISCO, SOLO GRANDI E’ BELLO ?

Su “IL PUNTO” avevo condiviso e sottolineato con piacere la scelta della premier Meloni di tassare gli estraprofitti bancari non dovuti a speciali “meriti” imprenditoriali dei banchieri ma automatici per l’esponenziale crescita dei tassi BCE senza però poi riconoscerli alla clientela: facile far soldi così.

Con rammarico prendo atto che la proposta è andata man mano evaporando e alla fine lo Stato di soldi freschi dalle banche ne incasserà pochini nonostante i maxi-profitti.

C’è da dire che tutti hanno giocato “pro banche”: Banca d’Italia, BCE, media, giornali, opinionisti. Tutti (disinteressati?!) a difendere il grande capitale (sinistra compresa) ed attaccando “l’imprudenza” della Meloni che – in fondo – per una volta aveva avuto il coraggio di affrontare il torbido e opaco mondo della speculazione e della finanza.  

Ancora una volta i “grandi” riescono sempre a farla franca, i “piccoli” vengono bistrattati, a parte l’ampia ed eccessiva platea degli evasori per i quali credo si stia esagerando con “sconti & stralci” e sui quali credo sia ora di stringere.

Una buona notizia (se si concretizzerà e la storia non finirà come con le banche) è che sarebbero stati sequestrati 779 milioni di euro a Airbnb, colosso della prenotazione alberghiera on-line per presunta evasione fiscale. Un primo passo per mettere un po' d’ordine nella speculazione – sconosciuta ai più – nel campo delle prenotazioni turistiche.

“Prenotate con il nostro sito, nessuna spesa per voi” Quante volte, prenotando un hotel o un B&B alla ricerca dell’offerta migliore, siamo stati indotti all’acquisto dalle tariffe concorrenziali di un sistema on-line che ha rivoluzionato le prenotazioni per i viaggi a livello mondiale?

In realtà a pagare – e profumatamente – per quelle prenotazioni sono gli stessi albergatori (ma spesso i turisti questo non lo sanno) che sono obbligati a versare poi alle varie catene on line  – come Booking.com, Venere, Trivago, Expedia e Airbnb - percentuali intorno al 18% dell’incasso.

Una percentuale molto alta e che diventa ancora più ingiusta perché queste catene di prenotazione, non avendo sede in Italia ma in paradisi fiscali,  a loro volta non pagano le imposte sui loro profitti con un danno di miliardi di euro per l’erario italiano e di tutti i paesi dove si trascorrono le vacanze.

La sentenza su Airbnb è un precedente importante perché un concetto fondamentale dei principi fiscali europei è che le imposte andrebbero pagate là dove vengono prodotti i redditi che le generano e quindi le percentuali incassate dai vari siti per soggiorni italiani dovrebbero essere tutti sottoposti alle nostre normative fiscali e non dove c’è la sola sede legale.

Più in generale il problema di Airbnb (che ha evaso la cedolare sugli affitti) introduce anche quello della “sparizione” degli appartamenti che prima venivano dati in affitto e i cui proprietari preferiscono rivolgersi appunto ai motori di ricerca sottraendoli al libero mercato. Ciò porta a enormi disastri dal punto di vista sociale, come ben sanno tutte le persone, gli universitari o le giovani coppie che (invano) cercano casa, soprattutto nelle città e nei centri turistici.

Questo fenomeno speculativo ha assunto proporzioni gigantesche: sono diventati “turistici” almeno 32.000 appartamenti a Roma, 25.000 a Milano, 12.000 a Firenze per un totale di oltre mezzo milione di appartamenti a livello nazionale. Questi redditi spesso sfuggono al fisco sia per i proprietari che per le società di gestione di cui Airbnb è la massima espressione, così come si sfugge dai controlli di polizia in un sistema di locazione “in nero” che non solo fa concorrenza sleale agli albergatori “ufficiali” ma crea anche una grande sacca di evasione fiscale.

Il duplice aspetto della tassazione dei redditi dei siti web da una parte e l’emersione dell’evasione dei redditi dei fabbricati “turistici” dall’altra potrebbe portare all’introito per il fisco di molti miliardi di euro che si spera vengano poi investiti nella sistemazione proprio di quei monumenti, strutture e servizi che possano sviluppare e rilanciare il turismo italiano che è in caduta libera nel mondo rispetto alle scelte turistiche mondiali di qualche decennio fa.

Il “Bel Paese” ha bisogno di una bella rinfrescata in tutti i sensi, ecco come trovare i mezzi per finanziarla.

Un ultimo consiglio: prima di prenotare le vacanze, contattate anche direttamente – se possibile – la struttura dove volete recarvi: spesso scoprirete che vi faranno uno sconto maggiore di quello di Booking perchè quel 18% di provvigione “pesa” parecchio sulla tariffa finale!

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 932 del 1 DICEMBRE   2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

..............................................................................................................................................................AI LETTORI: Come ben sa chi mi segue da diverso tempo una volta all’anno verso fine novembre IL PUNTO lascia i consueti temi di attualità per un numero speciale dedicato ad un doveroso “report” sull’attività del VERBANIA CENTER che ho fondato e seguo da ormai 42 anni. Un ringraziamento speciale a chi poi decide di darci una mano: posso solo garantire che sono soldi spesi bene e senza sprechi. Come lo facciamo potete leggerlo qui sotto…  

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“ KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2023 : VERBANIA CENTER   –  RELAZIONE DEL 42° ANNO

 

Cari amici,

Come corre il tempo! Cominciammo 42 anni fa – era il Natale del 1981 – quando nacque prima il Pallanza e poi il “Verbania Center” all’inizio come gruppo di amici e poi da 13 anni come autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del Kenya, e da allora abbiamo realizzato ben oltre 100 progetti in Africa e in America Latina.

Come sempre vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più, insieme a tutte quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che abbiamo raccolto

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Quest’anno le ENTRATE sono state leggermente inferiori all’anno scorso ma sono state comunque raccolti 9.639 euro.  Gli IMPEGNI c

omplessivi nell’anno sono stati pari ad euro 9.800. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è sceso da 3.063 euro a 2.902 euro alla data del 16.11.2023, mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariatoa 73.454,00 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center ha quindi superato come raccolta i  647.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro) che si sono laureate nell’anno (e ringraziano tutti). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto (come sempre!) anche aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle milizie islamiche e in particolare per sistemare i tetti di alcuni edifici scolastici. A questo fine abbiamo inviato 3.000 euro. 

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia e pneumologia ci si è concentrati nel nuovo pronto soccorso, diventato operativo nell’estate 2022.

Nell’ottobre 2022 Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto però una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Appena rimessasi è ripartita ed è tornata alla base dove per ora sta completando alcune opere collegate al nuovo pronto soccorso (rampa di accesso, porte, impianto di illuminazione) per le quali abbiamo versato 2.000 euro. Ho promesso un ulteriore aiuto per fine anno, vediamo se però disporremo dei mezzi per concretizzarlo. 

 

BURUNDI

Già da due anni abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 1.500 euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e tutzi. Stiamo collaborando alla realizzazione del nuovo impianto fotovoltaico perché pur essendo vicino alla capitale Kamenge manca molto spesso la luce elettrica. Abbiamo investito anche 300 euro in una iniziativa di p. Isaie Ntahouni che era il parroco a Kiremba di don Carlo Masseroni. Con questa piccola cifra è stato avviato un allevamento di maiali da parte di una cooperativa di handicappati della parrocchia che quindi possono trarne un loro sostentamento e farne un piccolo commercio.

 

COLOMBIA

Una grande notizia: chi ricorda il giovane (allora!) missionario della Consolata a Loyangallany dove tutto iniziò? Mons. Francisco Munera (che per noi però resta sempre “Pacho”!!) ha fatto carriera e dopo essere stato 20 anni vescovo in Amazzonia è ora diventato arcivescovo di Cartagena de Indias, grande città colombiana sul Mar dei Caraibi e la più antica diocesi del paese. Cartagena – il mondo è piccolo! – è la stessa città dove da alcuni anni collaboriamo con il dr. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie tra i ragazzi di strada ed è originario della nostra zona. E’stata una grande emozione rivedere Pacho quest’estate dopo tanti anni quando è stato di passaggio a Zurigo, lo abbiamo messo in contatto con Chiappo e stiamo lavorando ad un progetto comune per i giovani della città che spero decollerà al più presto. Intanto sono stati destinati 500 euro per una iniziativa sportiva tra i ragazzi dei barrios che inizierà ai primi di dicembre.

 

ETIOPIA

Tra i tanti paesi in difficoltà e di cui si parla poco c’è l’Etiopia in cui si vive un periodo di grande carestia. Quest’anno è iniziata una collaborazione con il CENTRO AIUTI PER L’ETIOPIA adottando a distanza un ragazzo handicappato ospitato in uno dei loro centri.

Un impegno anche per il futuro e per il quale nel 2023 sono stati versati 500 euro.

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LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta
2) Quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.

3) Ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che viene realizzato ad evitare sprechi o cattiva manutenzione perché gli aiuti internazionali sono pieni di fallimenti da “mordi e fuggi”. I soldi spesi vanno impegnati bene e devono servire nel tempo.

 

...CHE PROSEGUE CON IL "FONDO" 

Ormai oltre 13 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “al FONDO VERBANIA CENTER – erogazione liberale per sostegno sua attività” 

 

ATTENZIONE: DA QUEST’ANNO LE OFFERTE AL VERBANIA CENTER VERSATE TRAMITE LA FONDAZIONE SONO DETRAIBILI AI FINI FISCALI

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e -  come per gli altri volumi - ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona parte.  Gli amici del Verbania Center possono richiedermelo direttamente, personalmente o via mail, al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese.

Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center” : PUO' ESSERE UN'IDEA SIMPATICA PER UN OMAGGIO O UN REGALO DI NATALE  CHE POSSIAMO FAR ARRIVARE DIRETTAMENTE A VOSTRO NOME !!

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !

 

P.S. : Ogni tanto mi chiedono da dove venga il motto “Kaba Kuguna andu” che in swahili significa “E’ meglio fare del bene”. Era scritto sul tetto di un camion alla periferia di Nairobi guidato da p. Lorenzo Cometto, missionario della Consolata. Con lui c’era p. Antonio Bianchi, di Pallanza, che quest’anno ha compiuto 101 anni (!!), eppure si dà ancora da fare.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 931 del 24 novembre  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news (con u grazie a chi mi invia nuovi indirizzi di lettori):   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: E’ in  uscita GENTE DI LAGO 3  – Femminicidi tra tragedia, morbosità e politica – troppe altre violenze dimenticate - Nuovo presidente in Argentina, rischio di una crisi annunciata.  

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni arricchito da molte foto d’epoca. Come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione.  I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale. 

 

Femminicidi: DELIRIO COLLETTIVO

Quando un tragico fatto di cronaca nera viene trasformato in uno show mediatico si genera una vera e propria morbosità perdendo le dimensioni umane e sociali del problema.

Il caso di Giulia Cecchettin ripropone un problema che, almeno statisticamente, va ricondotto in termini complessivi corretti.

Per esempio si è detto e ribadito (senza arrivare al delirio di definirli addirittura “delitti di stato”, definizione comprensibile solo per il dolore della sorella della vittima, ma immediatamente sfruttato dai media e vergognosamente da alcune parti politiche) che per ridurre questi crimini occorrerebbe una serie di interventi legislativi e culturali.

A parte la nuova legge passata mercoledì anche al Senato, si è parlato di un delitto di “patriarcato” e la solita Schlein chiede di introdurre nei programmi scolastici la materia “Educazione dalle relazioni”.

Ricordando sommessamente che tutto il percorso pedagogico della scuola dovrebbe puntare proprio a questo, vanno però anche conosciute le dimensioni vere del fenomeno a sottolineare che - se prendiamo le statistiche disponibili a livello europeo in alcuni paesi considerati “progressisti” e pro LGBT+  -  i femminicidi sono, rapportati alla popolazione, molto di più che in Italia.

Quanti sanno che in Lettonia vi è una percentuale di 4,09 casi annui su 100.000 abitanti rispetto allo 0,4 % dell’Italia, ovvero dieci volte tanto? Anche lì c’è un oscuro o bigotto “patriarcato” meloniano? Invece i casi sono molto meno numerosi nel sud dell’Europa che non in Germania, Francia, Croazia, Austria o Slovenia mentre il paese più “sicuro” per le donne è la Grecia con addirittura solo 0,16 casi ogni 100.000 abitanti e le proporzioni non cambiano se ci si limita a considerare i casi legati a conviventi o ex conviventi.

E’ ovvio che i delitti sono sempre tragicamente troppi, ma è difficile pensare che interventi legislativi possano incidere molto sui numeri assoluti del fenomeno, mentre il dato più allarmante è piuttosto che il 46% delle donne uccise nel 2022/23 si sarebbero precedentemente rivolte – evidentemente invano – alle Forze dell’ordine per denunciare violenze o minacce, ma la denuncia non era servita.

Più che il numero dei morti in sé si pone quindi il problema della violenza domestica che è da prendere molto di più in considerazione del singolo omicidio-show tenuto conto che moltissime donne probabilmente sopportano e non denunciano: avere il coraggio di farlo conoscendo i propri diritti e i comportamenti da tenere dopo una denuncia è il vero primo passo per salvarle. 

In generale – come sottolinea una attenta ricerca di Openpolis - nonostante un’opinione diffusa legata a troppi film sulla mafia - l’Italia non è una società intrinsecamente violenta, perché presenta comunque il secondo dato più basso d’Europa per incidenza degli omicidi sul totale della popolazione: 0,48 ogni 100 mila abitanti, ben al di sotto della media Ue (0,89).

Anche per quanto riguarda gli omicidi di donne il dato italiano è inferiore alla media Ue (0,38 contro 0,66) ricordando che in Italia si è passati complessivamente dai 1442 omicidi del 1992 ai circa 700 l’anno all’inizio del nuovo secolo per scendere oggi a meno della metà di cui circa un terzo a danni di donne. Contano evidentemente la netta diminuzione delle stragi di mafia e di camorra con omicidi quasi sempre tra uomini.

Chiaramente vi sono fatti che più colpiscono la sensibilità e l’opinione pubblica, ma anche che “fanno audience” innestando lo show e la speculazione politica.

Anche perché, secondo i dati statistici del 2021, per esempio i giovani tra i 15 e i 24 anni morti in incidenti stradali sono stati più di uno al giorno (e i feriti ed invalidi uno sterminio): non sarebbero allora ben più urgenti corsi di educazione stradale? Eppure tra le vittime della strada nella fascia di età tra i 15 e 19 anni il numero di morti per milione di abitanti si alza a 51, in quella tra 20 e 24 (ovvero i neopatentati) addirittura schizza a 74, valori ben al di sopra delle medie continentali.

In questo triste conteggio gli omicidi rappresentano comunque meno dell’1 per mille delle morti in Italia, meno del 10% rispetto ai morti sulle strade e tutti gli omicidi non sono che un quarto rispetto ai morti sul lavoro (che superano ampiamente il migliaio) tanto da chiedersi se non sia più utile focalizzarsi piuttosto anche sulla prevenzione di queste morti che  troppe volte ricevono ben poca attenzione dai media.

 

ALTRE VIOLENZE, MA DIMENTICATE

Concentrati i media sull’omicidio Cecchettin poco spazio per altri tipi di violenza alle donne che non sono solo episodi, ma quotidianità. Per esempio - come giustamente denucia l'associazione "Aiuto alla Chiesa che soffre"  - le centinaia di sequestrate dagli integralisti islamici di Boko Haram in Africa, perseguitate solo perché cristiane o vorrrebbero studiare, oppure il dramma quotidiano di milioni di donne nei campi profughi del mondo, le violenze in Afghanistan o in Iran. Storie strazianti che non fanno quasi mai notizia, ma che dovrebbero suscitare almeno unanime indignazione.

Chiedo solo un po' di spazio anche per loro, per non dimenticare le loro storie e le loro tragedie.

 

BARATRO ARGENTINO

L’autodefinitosi “anarco-capitalista” Javier Milei è stato eletto nuovo presidente dell’Argentina.

La vittoria di Milei su Massa (l’ex ministro dell’economia dato in partenza come favorito al ballottaggio) alla fine è stata netta, ma molto meno chiare sono le  prospettive argentine anche perché il nuovo presidente è abbastanza indecifrabile come effettivo soggetto politico. E’ sbagliato definirlo di destra o di sinistra: Milei è un misto tra Donald Trump, Bolsonaro e Beppe Grillo, è su posizioni iperliberiste in economia (“aboliamo la banca nazionale e la moneta, rendiamo il dollaro statunitense la valuta nazionale”) ma conservatore nelle scelte etiche (vicino agli spagnoli di Vox, feroce critico di papa Bergoglio) ed ha condotto una campagna elettorale all’insegna di molte contraddizioni e di slogan vulcanici quanto demagogici. Alla fine ha vinto grazie all’appoggio determinante della terza candidata al primo turno, quella Patricia Bullrich che forse sarebbe stata la scelta più “centrista” e in qualche modo più rassicurante per l’incerto futuro del paese. Milei ha di fatto accettato i suoi uomini e il suo programma e già questa è una prima contraddizione di fondo che andrà superata.

La gente ha votato Milei soprattutto per disperazione, sperando in un fatto nuovo, uno stacco sul passato ma sottolineando comunque – almeno nella sua maggioranza – la volontà di uno stop al populismo peronista “di sinistra” di cui Massa appariva come il continuatore.

Un paese in cui il cambio del dollaro varia da 350 a 950 pesos a seconda che si consideri quello ufficiale o quello “nero” (peraltro pubblicato sui giornali) e un cambio con l’Euro crollato del 50% in pochi mesi sottolinea una innegabile verità: ancora una volta l’Argentina è sulla soglia del baratro finanziario, con l’ennesimo fallimento pubblico in vista. Peraltro il cambio “nero” (che è poi quello reale) un mese fa era oltre 1150 pesos quindi – in qualche modo – la vittoria di Milei è stata vista come il minore dei mali dagli ambienti finanziari.

Javier - urlatore nato, scarmigliato, apparentemente matto scatenato, irrispettoso ed irruente - si è presentato come leader del suo nuovo   “partito della motosega” (inteso come chi vorrebbe tagliare corruzione e privilegi) andando in giro fisicamente con l’attrezzo e raccogliendo appunto i voti tra gli argentini delusi, i giovani, i “produttori” rispetto alla sterminata platea di chi vive di soccorso pubblico, ma senza dare – almeno in campagna elettorale -  alternative credibili e limitandosi a slogan roboanti. Francamente sembrava un refrain dell’ “apriremo il parlamento come una scatola di tonno” di grillina memoria che  è finito come si sa.

Una nazione spaccata in due perché in Argentina metà paese vive appunto tra sussidi ed elargizioni varie e – francamente – non sembra avere molta voglia di fare sacrifici. Qui c'era lo zoccolo duro dell’elettorato di Massa che era il ministro dell’economia del governo precedente e quindi è stato giudicato, almeno dai ceti produttivi, come il responsabile del fallimento nazionale. I suoi “amici” – fiutata l’aria – negli ultimi giorni sono passati in massa con Milei determinando la sua vittoria

La situazione economica del paese è infatti il primo problema: nessuno può più permettersi di investire in aziende visto che un esportatore è obbligato poi a vendere in dollari ufficiali e quindi preferisce trasferirsi in Brasile o in Uruguay, ma si campa comunque in qualche modo lavorando e commerciando in “nero” e senza pensare molto al domani, cullandosi nella speranza che comunque qualcuno alla fine ci penserà. Prospera - o almeno sopravvive - chi ha appunto accesso al mercato nero, chi ha esportato capitali e ha il tesoretto all’estero, chi traffica in una condizione di progressiva iperinflazione e dove, chi può, paga in pesos ma vuole dollari in cambio.

Proprio ricorrere ad una iperinflazione programmata potrebbe essere alla fine una strategia per ridurre il peso del pregresso deficit pubblico, ma è evidente che questa mossa sarà comunque attuata mettendo ulteriormente in crisi la sanità, i servizi, i pensionati ed i dipendenti a reddito fisso: un copione già visto che rischierà di portare il paese a tumulti e proteste di piazza anche perché i sindacati (notoriamente corrotti) erano tutti con Massa e non ci staranno certo a perdere il loro potere politico ed elettorale.

L’unica forza per l’Argentina restano e saranno le sue risorse naturali ed agricole (anche se in buona parte ipotecate con i debiti internazionali) con il consueto progressivo ed endemico aumento di differenze sociali nella speranza di non ritrovarsi come vent’anni fa in un nuovo “corralito” (fallimento pubblico) tra turbe di “cartoneros”, le folle di disperati che per mesi hanno campato vivendo di rifiuti e riciclaggio di immondizie.

 

Nb: chi è interessato a maggiori dettagli sulla situazione argentina può contattarmi o leggere anche i miei articoli su IL SUSSIDIARIO.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                            MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 930 del 17 novembre  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Esce GENTE DI LAGO 3 - Non nascondiamo i drammi della guerra e il peso etico di certe sentenze – Grillo non fa più ridere – Sciopero annunciato – Incontro Biden-Xi, l'Europa ai margini - Un ricordo di Franca Olmi  

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e - - come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona parte.  I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”.  UN'IDEA PER UN ORIGINALE REGALO DI NATALE !

 

FATE VEDERE QUEI BIMBI

Non si fanno mai vedere i volti dei bambini per via della “privacy” e a volte questo ha un senso, altre volte la scelta è perché quelle immagini potrebbero sconvolgerci. Forse avremmo tutti bisogno di vedere proprio i volti sfigurati e i corpi dilaniati di tanti bambini che soffrono, uccisi o fatti a pezzi dopo attentati o bombardamenti. Ci aiuterebbe a capire meglio l’orrore e l’ingiustizia della guerra turbando (finalmente) la nostra delicata coscienza. Avrei voluto vedere anche il volto della piccola Indi Gregory che probabilmente sarebbe presto morta comunque, ma per la quale la “giustizia” inglese ha dovuto accanirsi per volutamente farla morire subito. Quando le è stato tolto pure l’ossigeno Indi ha comunque vissuto (soffrendo?) alcune ore.

E’ sempre questione di coscienza: se bisogna togliere la vita ad una bambina di 8 mesi,  allora perché tenere in vita malati o anziani terminali, oppure feriti senza più speranze? Attenzione, perché andando avanti di questo passo - senza più dare un senso etico della vita -  si curerà solo chi “conviene”, “può servire”, "può farcela"  (o ha i soldi per essere mantenuto in vita).  

  

GRILLO NON FA PIU’ RIDERE

Da tempo Beppe Grillo non fa più ridere e mi ha lasciato molto perplesso il suo show un po' patetico e un po' triste dal solito Fazio (a proposito, Grillo ci sarà andato gratis o a pagamento?).

In buona sostanza, a metà tra la sincerità e l’ironia, Grillo ha auto-ammesso di essere politicamente un fallito, di essere stato un cretino nell’assegnare le redini del M5S prima a Di Maio e poi a Conte e di aver fatto del male al nostro paese.

C’è certamente chi ha fatto peggio di lui, ma sicuramente con le sue scelte soprattutto negli uomini e donne chiamate a rappresentare il M5S ha ucciso una speranza, una alternativa, una profonda volontà di milioni di persone che volevano finalmente - e in buona fede - cambiare qualcosa.

Alla fine, a parte Di Maio che si è personalmente ben sistemato con un vergognoso incarico europeo, oggi il M5S è politicamente defunto, rientrerà nell’alveo PD, ha perso attrazione ed appeal. Conte appare come sempre solo un grande narciso pieno di sé, eternamente polemico e regolarmente ansimante. Grillo alla fine da politico non ne ha azzeccata una, è stato una completa delusione e gli va dato atto di essersene (finalmente) accorto. Meglio tardi che mai.

 

SCIOPERO GENERALE

Come poteva non scioperare la CGIL che già a luglio aveva annunciato che lo avrebbe fatto “Contro la manovra” anche se al tempo non c’era ancora? Avanti quindi nonostante che l’Autorità garante degli scioperi lo abbia dichiarato parzialmente illecito a tutela dei servizi essenziali per i cittadini.

CGIL e UIL (non la CISL) si accodano a PD e M5S (o viceversa, ma è lo stesso). Scioperare è un diritto sacrosanto, ma quando si trasforma in atto puramente politico crea danni per tutti e sostanzialmente non serve a niente.

Riflettiamoci: se in Italia si lavora circa 300 giorni l’anno, domeniche escluse (ma in realtà i giorni di lavoro sono di meno) ogni giorno si produce circa lo 0.3% del PIL. Lo sciopero di venerdì 17 (che sfiga di data!) lo abbatte quindi in proporzione. Grazie Landini, adesso siamo tutti più ricchi mentre il capo della UIL Bombardieri merita una citazione super quando dichiara: “Noi siamo sindacati, non siamo sindacati di sinistra, teniamo alla nostra autonomia dai partiti” Bravo,  chi ci crede alzi la mano.  

 

XI-BIDEN, INTERESSA ANCHE A NOI

L’incontro a San Francisco tra il leader cinese Xi e Biden comunque ci riguarda perché segnala un disgelo nel Pacifico, il che potrebbe non essere una buona notizia per l’Europa.

Contava l’incontro in sé più che i suoi contenuti o i suoi improbabili risultati diretti, perché questi  vengono solo successivamente nella fitta serie di meeting che si avviano poi ai vari livelli tra i rispettivi staff.

Entrambi i leader vivono un momento difficile e non possono certo scoprirsi: Xi è alle prese con una grave crisi economica perché il Dragone sta rallentando nel suo sviluppo, ovvero sta continuando a crescere ben di più di Europa ed USA ma non più con i ritmi degli ultimi decenni o anche solo degli ultimi anni.

La ripresa post-Covid c’è stata, ma vengono al pettine molte questioni delicate interne alla Cina a cominciare dalla bolla immobiliare che aveva puntato su un aumento ben maggiore delle richieste, risorse e disponibilità per alloggi e che non si riesce a riassorbire creando un forte malumore sociale.

Joe Biden ha invece spinosi problemi interni: un Congresso che lo frena (due giorni fa per esempio sono state sostanzialmente bocciate le richieste presidenziali per nuovi fondi militari ad Ucraina e ad Israele), mentre la popolarità del vecchio presidente è scesa ai minimi, con sempre più democratici che chiedono un cambio di leader in vista delle prossime elezioni presidenziali e tra i quali cresce, per esempio, l’appeal della figura volitiva del segretario di stato Antony Blinken

L’ obiettivo – raggiunto - del summit era comunque quello di avviare il disgelo, per "capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto", ha ribadito Biden dopo le foto di rito. Frasi che sono interpretabili anche come “ciascuno si faccia gli affari propri, la controparte non si opporrà…”

Frase che a Taipei non dev’essere piaciuta per niente perché infatti in Cina è stata interpretata come una diminuzione di attenzione americana verso Taiwan, da sempre oggetto dei pensieri di Pechino.

D'altronde restano aperti molti scenari di tensione: dall’Ucraina ai reciproci rapporti economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all'export hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità nei costi di produzione.

Nel post-vertice Biden (con un’uscita davvero poco diplomatica, tanto che ci si è chiesto se Biden fosse completamente lucido) ha subito definito pubblicamente Xi un ""dittatore, nel senso - ha tentato poi di sfumare – “che è alla guida di un paese comunista”.  Biden ha sottolineato – per evidenti fini elettorali, ma quanto è credibile? - di aver comunque anche sollevato durante il vertice i suoi timori sugli abusi dei diritti umani in Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.

Se lo ha fatto, Xi avrà annuito e sorriso con accondiscendenza, ma senza spostarsi di un millimetro dalle sue posizioni.

Forse, alla fine, entrambe le parti hanno davvero convenuto per ora solo di mettere dei limiti al commercio del Fentanyl, l'oppioide sintetico prodotto in Cina a basso costo che va di gran moda in America dove miete decine di migliaia di vittime ogni anno.

Poco spazio per i problemi ambientali (conta prima il business!), nella conferenza stampa finale Xi è rimasto nel vago alla richiesta americana di contribuire alla de-escalation sia in Medio Oriente (soprattutto facendo pressione sull'Iran perché non allarghi il conflitto) che per le forniture militari alla Russia per il conflitto in Ucraina (in questo caso il pressing sollecitato da Biden valeva per l’Iran, ma anche per la Corea del Nord).

Il leader cinese continuerà quindi a restare il principale alleato militare e politico di Putin e – anche solo per ovvi motivi di alleanze e investimenti cinesi in Medio Oriente e soprattutto per l’importanza degli scambi commerciali ed energetici con le nazioni arabe – resterà intatto l’appoggio di Pechino alla causa palestinese. Possono sembrano tutte solo chiacchiere scontate, ma la macchina diplomatica si è rimessa in gioco: USA e Cina si riavvicinano.

Sullo sfondo – ignorata e lontana – resta l’Europa, sempre più sola e ai margini di un mondo che ha ormai il cuore sulle sponde del Pacifico più che dell’Atlantico. Europa che non ha più un suo ruolo credibile e conta sempre di meno. Possiamo illuderci con tante chiacchiere “green” o sui massimi sistemi, ma una siamo un continente sempre più vecchio e marginale.

Forse dovrebbero capirlo soprattutto gli europei.

 

FRANCA OLMI

Credo doveroso un breve ricordo della prof. Franca Olmi, scomparsa nei giorni scorsi, da sempre attenta lettrice di queste note (e che non esitava a telefonarmi per lunghi commenti...)

Insegnante e preside, se nel 1992 è nata la nostra provincia del VCO dobbiamo dire grazie anche al suo impegno, così come fu la prima ed attivissima presidente dell’allora neonato Parco Nazionale della Valgrande.

Consigliere ed assessore al Comune di Verbania la ricordo anche per un aspetto personale: quando fui ingiustamente messo sotto processo nel 1989 per una questione squisitamente politica ebbe il coraggio di venire in tribunale a deporre in mio favore. Non era facile - allora - per un assessore di sinistra andare a difendere pubblicamente un oscuro consigliere comunale del MSI, ma Franca non si sottrasse a quello che riteneva essere il Suo dovere per rendere omaggio alla verità.

Anche per questo La ricordo con affetto e tanta commozione.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 929 del 10 novembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Piccole proposte di pace – Albanesi brava gente? – Indi: diritto alla vita -  Povero Soumahoro che paga per tutti – riflessione sull’unità nazionale.

 

PACE, E NOI?

Personalmente possiamo fare poco per ottenere una pace anche provvisoria in Medio Oriente come in Ucraina e in tante altre parti del mondo, però possiamo “fare pace” intorno a noi. Perché questa settimana ciascuno di noi non si impegna per fare una “piccola pace” in famiglia o tra colleghi di lavoro? Una cosa intima, ma che sia vera. Mille piccole paci non risolvono i problemi mondiali, ma ci fanno migliorare tutti e soprattutto ci faranno stare meglio aiutandoci anche a capire come solo questa sia la strada da seguire.

 

IMMIGRAZIONI… VIA ALBANIA

Giorgia Meloni ha spiazzato la concorrenza proponendo un’idea che condivido, ovvero di organizzare il trasferimento direttamente in Albania di chi chiede asilo politico in Italia per essere verificato prima di aver libero accesso nel nostro paese.

Così facendo la Meloni ha rilanciato con una azione concreta ed innovativa l’immagine di un governo che sul tema immigrazione giocava in difesa, subissato dalle critiche per le ondate di sbarchi a Lampedusa.

L’idea di “dirottare” i migranti prima che tocchino il suolo continentale potendo fare un primo screening per le richieste di asilo politico è ottima, tenuto conto che questa motivazione è oggi spesso solo una scusa per coprire invece una migrazione “economica” che, almeno in teoria, dovrebbe viaggiare su altri canali.

Va ricordato infatti che ad oggi quasi tutti i richiedenti asilo “politico” NON ne hanno i titoli e requisiti ed infatti già poche ore dopo lo sbarco spariscono dai controlli.

Lo stop temporaneo in Albania garantisce invece di identificare ed assistere meglio e più velocemente i “veri” perseguitati politici, destinando così le risorse risparmiate all’assistenza dei migranti economici. 

Un accordo che avvicina oltretutto l’Albania all’Italia ma anche all’Europa e sullo sfondo crea le premesse per una progressiva, ulteriore integrazione del piccolo stato balcanico nella UE.  

Così facendo la Meloni ha anche spiazzato l’opposizione che rosica ma non convince visto che il PD - ovviamente critico per dovere d’ufficio – è costretto a giudicare l’intesa “Un accordo che sembra configurarsi come un pericoloso e ambiguo pasticcio” (per me interpretabile con un “…peccato, se ci avessimo pensato prima noi…”). Molto brutta la mossa della Schlein di chiedere l’espulsione del partito albanese del premier Edi Rama dal gruppo socialista europeo per “collaborazione con il nemico”: un ricatto politico molto poco “democratico”.

Tacciono i centristi, ma i satelliti della Schlein come +Europa e il solito Bonelli di “Alleanza Verdi e Sinistra” arrivando a sostenere che “Praticamente si sta creando una sorta di Guantanamo italiana” confermano che l’opposizione non percepisce più minimamente lo stato d’animo dei cittadini che – a torto o ragione – giudicano necessario un ben maggiore filtro agli ingressi.

Infine la Meloni soffia la palla a Salvini che tace ed acconsente, ma è stato di fatto dribblato proprio sul suo stesso terreno e sicuramente mastica amaro.

Tutto bene, quindi? Calma perché se l’idea è buona fin qui è solo tutta teoria visto che i centri decolleranno solo a primavera e quindi vanno prima bene organizzati.

Sicuramente l’accordo rafforza comunque l’asse Roma-Tirana con l’Italia che è da tempo il primo partner commerciale dell’Albania e che in futuro avrà sempre più bisogno di un suo sfogo adriatico. Non è certo un’impresa coloniale, ma un accenno a creare quella zona d’influenza italiana che da tempo era sparita dal Mediterraneo e che proprio in chiave immigrazione ha tutte le necessità di ricostituirsi anche perché se l’idea funzionerà sarà più facile replicare i centri di accoglienza direttamente in Tunisia e in Libia con vantaggi per tutti e finalmente tagliando le unghie ai trafficanti impuniti di carne umana: meglio traversare il Mediterraneo già identificati, con le carte a posto e  in aereo che rischiare i soldi e la vita in mezzo al mare.

Palazzo Chigi ha spiegato che la giurisdizione dei due centri sarà italiana, che i migranti sbarcheranno direttamente a Shengjin e l'Italia si occuperà delle procedure di identificazione realizzando un centro di prima accoglienza e screening mentre a Gjader realizzerà una struttura “modello Cpr” per le successive procedure. L'Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la sicurezza e sorveglianza in un paese che già vede un'importante (dimenticata) presenza di forze dell'ordine e magistrati italiani.

Se andrà in porto quest’idea sarà davvero strategica per affrontare meglio in futuro la problematica dell’immigrazione in Europa.  Vedrete che - se funzionerà - altri paesi seguiranno l’esperimento italiano.

 

INDI DEVE MORIRE !

Non riesco a capire dal punto di vista etico ma soprattutto umano perché la piccola Indi debba morire per volontà di una Corte di giustizia inglese che rifiuta venga trasferita in un ospedale italiano dove possa essere assistita. Forse morirà comunque (se non lo sarà già quando leggerete queste note) ma scientemente negarli il diritto alla vita ed obbligare i medici a staccare la spina quando altri vogliono continuare a curarla lo trovo di una disumanità sconcertante.

 

“POVERO”  SOUMAHORO

Vogliono cacciare l’on. Soumahoro dal parlamento per infedeltà nelle dichiarazioni sulle spese elettorali. Non è giusto, perché allora chissà quanti deputati dovrebbero andare a casa, ma sono stati solo più furbi nel presentare le carte. Non è poi nemmeno sportivo prendersela più con lui per moglie e suocera gaudenti sulla pelle degli immigrati ed ora agli arresti domiciliari: è come picchiare un pugile già KO.

Piuttosto andrebbero perseguiti quelli che hanno chiuso gli occhi per anni sulle sue cooperative truffaldine senza fare controlli e soprattutto colpire i suoi sponsor politici, quella sinistra farlocca e demagoga che lo presentò alle elezioni, facendolo votare definendolo “Un laureato in sociologia. una figura importante, un attivista sociale e sindacale che da vent’anni difende le persone invisibili, i senza voce e le lavoratrici e i lavoratori della filiera agroalimentare e tanti altri dell’era dell’economia digitale. Oltre alle sue lotte sul campo, Aboubakar Soumahoro è scrittore che cerca di concettualizzare le sue lotte per coniugare azione e pensiero in un’ottica della giustizia sociale e ambientale. In Italia, in Europa e a livello globale». Parole testuali pronunciateb dal verde Angelo Bonelli, il 10 settembre 2022 alla presentazione del candidato PD e Verdi a Bologna in posizione “blindata”.

Ad oggi neppure hanno ancora avuto la faccia di chiedere scusa ai propri elettori!

 

Riflessione: ”L’UNITA’ NAZIONALE”

Ricordo bene – ero ragazzo – il 4 novembre 1968. Era il 50° anniversario della Vittoria e molti reduci vivevano ancora. Per festeggiarli gli era stato concesso il titolo di “Cavaliere di Vittorio Veneto” e una modesta pensione (anche per allora) di 60.000 lire all’anno. In casa si festeggiava mio nonno Felice che – caporalmaggiore del genio pontieri – aveva contribuito a far passare il Piave agli alpini ai piedi del Grappa.

Purtroppo lo Stato non fece in tempo a consegnare per l’anniversario né la pensione (che giunse l’anno dopo) né la piccolissima medaglia d’oro con nastrino tricolore che accompagnava la pergamena del cavalierato da consegnare ai superstiti, tanto che i figli  ne comprarono una copia consegnata solennemente al pranzo del 4 novembre tra la commozione di tutti e ancor oggi la conservo come prezioso ricordo di mio nonno.

Da allora il tempo trascorso è più che raddoppiato e la prima guerra mondiale è vagamente ricordata ai ragazzi solo attraverso i libri di storia. Sabato scorso sono passato davanti al monumento ai caduti della nostra città partecipando alla consueta cerimonia.

Guardavo le autorità schierate, il picchetto, labari e gonfaloni, ma dietro non c’era nessuno.

Non c’erano la gente, i ragazzi, neppure qualche scolaresca come quando eravamo bambini e ci davano una bandierina tricolore da tenere in mano: nessuno.

Il 4 novembre è ufficialmente la “Giornata delleFforze Armate e dell’unità nazionale” ma - ridotte le forze armate - dov’è l’“Unità Nazionale” e – soprattutto - come viene coltivata?

Certamente è positivo che nessuno oggi si sogni più di sparare agli austriaci ed abbiamo tutti in tasca il comune passaporto europeo, ma mi sembra si sia anche dissolto non tanto l’aspetto “nazionale” - che salta fuori al massimo per le partite di calcio degli azzurri – ma anche il senso di appartenenza, di coesione, di comunità.

Questo non è un bene, ma il risultato dell’aver confuso per molti anni non solo il concetto di nazione con il nazionalismo, ma anche per aver voluto abbattere scientemente ogni simbolo, ricorrenza, sentimento, principio di appartenenza ad una comunità. Così il senso del dovere, di compartecipazione, di reciproca appartenenza nel bene e nel male ad un popolo, si è volatizzato e si è perso.

Si può dire che ciò è avvenuto forse perché questo era un obiettivo della fu sinistra italiana, cui rispondeva una destra che lo ammantava di eccessivo nazionalismo e quindi progressivamente usciva dal tempo, fatto sta che il concetto di appartenenza si è perso. Cosa in cambio ci abbiamo guadagnato? Forse nulla e quindi ci resta solo la perdita.

Appartenere ad un popolo, ad una società, ad una comunità che abbia radici in un preciso territorio sia cittadino, regionale ma soprattutto nazionale impone non solo di accettarne le leggi, ma anche di sentirsi compartecipe alla sua crescita e alla sua evoluzione e - vocabolo desueto – capire che a volte per ottenerlo servono sacrifici.

Quei nomi scritti su tutti i monumenti ai Caduti d’Italia e d’Europa rappresentano un esempio estremo di sacrifico e di solito non sono nomi di eroi, ma di ragazzi spinti nelle trincee a sparare ad altri ragazzi “con la divisa di un altro colore”, come il Piero cantato da Fabrizio De André.

Certamente c’erano e ci sono tanti altri modi di “servire” il proprio paese, quello che si chiamava “Patria” nome oggi desueto e nascosto, celato quasi con diffidenza, timore, sospetto.

Eppure una comunità cresce e si cementa proprio soprattutto nel momento del sacrificio che – come i doveri – si tenta appunto di nascondere ed esorcizzare all’insegna del futile, del sorriso forzato, dei consumi inutili pur ammantati spesso di pseudo modernità ecologica od ambientale. Siamo strani: si litiga o si discute di riforme costituzionali, di presidenzialismo o premierato, di parlamentari eletti o meno dai partiti ma non si discute di noi, degli italiani.

Pensieri che in un giorno grigio e in una piazza semivuota davanti ad un monumento ai caduti scivolano via come le foglie di quest’autunno arrivato di colpo, eppure ti lasciano in bocca un sentimento amaro, di dubbio e di tristezza.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                              MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 928 del 3 novembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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PREGHIAMO…

Ci stiamo già abituando alle terribili immagini da Gaza, abbiamo già dimenticato i terroristi di Hamas che giocavano al tiro al bersaglio sui ragazzi israeliani al rave party, è scomparso dalle cronache anche il conflitto in Ucraina con Kiev che sostiene di aver ammazzato addirittura 300.000 russi (trecentomila (!) altro che le pietraie del Carso...). Siamo una società strana che gioca ad Halloween ma non ricorda e rispetta i propri morti, che pensa a sé stessa e se ne frega dei drammi del mondo, che parla di “valori” ma poi non li osserva, che consuma e spreca ma si riempie la bocca di green e demagogia. Non può funzionare un “Occidente” così (ed infatti non c’è più) travolto dal voluto, costante abbattimento di ciò che significava impegno, ricordo, coerenza, Fede. Chi ritiene di avere un minimo di senso di responsabilità lo spieghi ai più giovani, ai suoi figli e nipoti che andando avanti così c'è solo l'autodistruzione. Anche il Titanic sembrava bello e sicuro, inaffondabile, ma invece è affondato alla prima occasione.

 

FINALMENTE (ALMENO) IL PREMIERATO

Se ne è parlato pochissimo e non so se il governo di centro-destra riuscirà nell’impresa, ma sarebbe un grosso risultato portare a casa una riforma costituzionale che preveda i vertici dello stato – o almeno del governo – eletti direttamente dai cittadini. Una riforma necessaria se si crede nella stabilità e nell’alternanza facendo in modo che chi viene eletto abbia la possibilità di avere davanti alcuni anni di governo per dare un senso alla propria esperienza e non solo puntare all’emergenza, all’estemporaneo consenso o alla demagogia, come nel recente passato. 

Credo che in una democrazia seria i cittadini dovrebbero poter esprimere sempre più spesso e direttamente la loro opinione senza che poi venga ribaltata con alleanze di governo che accolgano transfughi e traditori del voto ricevuto. La figura del (della) premier è importante ma ancor di più lo sarebbe il Presidente della Repubblica che pure vorrei vedere eletto dal popolo con funzioni di garanzia, ma anche con la autorevolezza necessaria che non può venirgli da un voto parlamentare sempre oggetto di baratti.

 

LE PAROLE SPENTE DI MATTARELLA

Mentre si parla di elezioni dirette del premier è legittimo, con pacatezza e serenità, criticare un presidente della Repubblica? Credo di sì, soprattutto considerando comunque Sergio Mattarella una persona perbene ed onesta, forse un po' troppo appiattita sui luoghi comuni. L’ho apprezzato per molti anni quando sedevamo insieme nella Commissione Esteri alla Camera, ma quello che a volte mi lasciano deluso sono le sue parole che spesso mi appaiono logore, scontate, ripetitive, in definitiva non sbagliate in sé, ma sostanzialmente inutili. Certo che il ruolo di un Presidente in Italia oggi è poco più che simbolico, ma c’è una via di mezzo che Mattarella potrebbe assumere, come fecero  Pertini, Cossiga o Ciampi in passato. 

Per esempio, che senso ha il dichiarare a proposito della UE che “Sui migranti occorre studiare e definire soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà da parte dei governi”?  Una frase così non significa niente, può intendersi che bisogna bloccare le frontiere o - al contrario - aprirle al 100% ed infatti ciascuno le interpreta come vuole.

Così come le sue esternazioni in Portogallo di poche settimane fa al meeting dei capi di stato europei sul conflitto ucraino quando, anziché ricordare l’art. 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) oppure insistere perché l’ Europa si faccia promotrice di vere iniziative di pace (come ad esempio cerca di fare papa Francesco) Mattarella ha sostenuto che vanno invece continuate le forniture di armi “Perché se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un conflitto generale e devastante: per questo serve mantenere altissima la coesione europea perchè solo così si può evitare il rischio di un conflitto mondiale". Poi però, un attimo dopo, lo stesso Mattarella nota “Che in Europa, ma anche in Italia, si allargano crepe, segnali di naturale stanchezza nel sostegno dei cittadini e della politica all'azione del governo di Kiev.”  E quindi, presidente, che si fa? Mi sembravano, al confronto, molto più chiare le contemporanee parole dei presidenti della Polonia e dell’Ungheria, criticatissimi da sempre su questi temi cui a breve si aggiungerà anche la Slovacchia.  

Polonia ed Ungheria (come la Slovacchia) confinano con l’Ucraina, dovrebbero essere le più minacciate, come teme Mattarella, da un ipotetico attacco russo, eppure nello stesso vertice portoghese su questi argomenti è stato molto più chiaro Andrzej Duda (polacco) che sui migranti ha ribadito: "Noi abbiamo subito una guerra ibrida, migranti che sono stati spinti verso i confini dell'Ue e di Schengen che noi dobbiamo proteggere. Noi dobbiamo rendere quindi le frontiere dell'Ue più efficaci. Questo vuole il nostro popolo, questo noi facciamo". Oppure la presidente ungherese Katalin Novak sul conflitto: "Noi supportiamo l'Ucraina, ma io rappresento il popolo ungherese che vuole la pace e che si eviti quindi con altre armi l'escalation del conflitto…”. 

Sui problemi italiani - a parte i messaggi di cordoglio e le commemorazioni, oppure l’antifascismo quotidiano, dato per scontato - c’è spesso un odore di muffa nelle parole presidenziali, mentre si tace su molti problemi concreti. Per esempio: Mattarella è formalmente il capo della Magistratura, ma lo avete mai sentito rimbrottare un giudice, oppure prendere posizioni precise, nette, chiare sulla politica che da anni purtroppo corrode il CSM da lui stesso presieduto?

E nelle stesse commemorazioni, pur passati i decenni, troppi luoghi comuni e mai un pò di chiarezza. A 60 anni dai 3.000 morti del Vajont – per esempio - dovuti di fatto alle complicità e traffici di un potere democristiano che in Veneto aveva molti tratti della mafia siciliana (sia pur con il rosario in mano) non sarebbe stata l’occasione giusta per sottolineare quelle dirette responsabilità politiche e la pavidità di una magistratura che alla fine non ha praticamente condannato nessuno lasciando per decenni migliaia di famiglie nel lutto e senza neppure adeguati indennizzi? Macchè, solo parole di fredda circostanza, nessuna concretezza. Pertini, Ciampi, Cossiga trasformato il Quirinale dandogli un’anima, Mattarella svolge invece con algida compostezza il Suo ruolo, ma non riesce mai a scaldare i cuori di nessuno.

 

FAKE NEWS

Mi arrabbio quando vedo pubblicate sul web notizie palesemente false, esagerate o letteralmente inventate al solo fine di stuzzicare la curiosità dei lettori che -  cliccandoci sopra alla ricerca di dettagli - vengono poi sommersi da una valanga di pubblicità. Su tutti segnalo “Libero.it” (che non c’entra nulla con il quotidiano dallo stesso nome) che quotidianamente inventa balle colossali (la settimana scorsa ha annunciato un ictus per Putin), disastri naturali fortunatamente esagerati, morti strane alla corte d’Inghilterra, oltre a tutti i tradimenti possibili tra star e divi vari). Non è un modo corretto di dare le notizie, ma il pubblico riesce a capirlo?

 

FILM E CONTRIBUTI

Siamo sicuri che i fondi pubblici destinati a tanti film e ad altre forme “culturali” siano spesi beni e non coprano invece spesso interessi politici, spettacoli ideologicamente schierati (di solito a sinistra) con spettacoli di basso livello anche se "firmati" da compagni di grido? Chi stabilisce seriamente se un film meriti o no un contributo? Vedo pellicole insulse ma politicamente ideologizzate precedute dall'avviso di aver goduto di contributi pubblici e penso che sono anche soldi miei. Film sponsorizzati anche se poi non vanno nelle sale, non hanno pubblico, tra l'altro quasi sempre con attori dall'acuto accento romanesco.

Secondo un’inchiesta pubblicata su “Qui Finanza” e dati Adnkronos i contributi  pubblici al settore sono notevolmente aumentati negli ultimi anni passando da 423,5 milioni di euro nel 2017 a 850 milioni nel 2022, circa 745 milioni quest’anno.

Dai documenti pubblicati emerge però anche il vertiginoso aumento dei cachet ad attori e registi coinvolti. Si fa il caso della serie “A casa tutti bene”, diretta da Gabriele Muccino, che è stata finanziata con 2,1 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito d’imposta e per la quale il regista avrebbe dichiarato un compenso di 2,2 milioni di euro, o gli 1,4 milioni per Paolo Genovese, il regista della serie ‘I Leoni di Sicilia’ - uscita sui canali Disney+ nei giorni scorsi - che ha ricevuto finanziamenti per un totale di 8,7 milioni, così come molto ingenti appaiono i compensi per altri film finanziati e diretti da Luca Guadagnino, Edoardo Gabriellini, Saverio Costanzo, Joseph Wright. C’è poi il problema del pubblico visto che alcuni film finanziati avrebbero fatto registrare un clamoroso fiasco. E’ il caso di ‘Prima di andare via’, diretto da Massimo Cappelli, che avrebbe ricevuto un contributo pubblico di 700.000 euro, ma registrando poi solo 29 spettatori in sala. Complessivamente oltre 20 film finanziati avrebbero avuto meno di mille spettatori ciascuno con incassi di poche migliaia di euro, ma con finanziamenti pubblici totali per 11,5 milioni. Come si determina concretamente il livello culturale di uno spettacolo, al di là delle immancabili raccomandazioni? Insomma, chi controlla i controllori?

Per questo comprendo e condivido quindi il disagio pubblicamente espresso dal ministro Sangiuliano, ovviamente criticato dai diretti beneficiati. .

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                MARCO ZACCHERA    





IL PUNTO   n. 927 del 27 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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GRAZIE AI LETTORI CHE MI INVIERANNO ALTRI INDIRIZZI A CUI SPEDIRE "IL PUNTO" !

 

SOMMARIO: Un anno di Meloni – Odio in Medio Oriente – Magistrati chiari e comprensibili -  la buffonata della “privacy” – CGIL in sciopero

 

CORRE IL TEMPO

E’ già passato un anno di governo Meloni. Dovessi dare sinteticamente dei voti ne darei uno buono alla premier, uno discreto a governo e maggioranza,  un’ insufficienza all’opposizione. Secondo me la Meloni è andata meglio del previsto dimostrando di avere capacità, misura, grinta. Un anno fa si pensava a immani disastri e conflitti ideologici, economici e sociali mentre invece “Giorgia” ha tenuto bene il campo anche a livello internazionale ed economico dimostrandosi preparata e di buon senso in una situazione generale estremamente difficile.

In generale il governo si è dimostrato coeso, anche se alcune figure (Santanchè, ed ora Sgarbi) non hanno certo brillato.

Non mi poi ha convinto, in parte, la politica estera per me troppo schiacciata su USA e Bruxelles, ma è stato forse il prezzo da pagare per accreditarsi e non farsi strangolare tra MES e PNRR tentando di avere per l' Italia un nuovo ruolo più autonomo in Africa e nel Mediterraneo dove sul fronte immigrazione il governo si è invece dimostrato spesso insufficiente, ma non solo per la gestione degli sbarchi quanto per mancanza di una concreta strategia futura.

Maggioranza parlamentare complessivamente coesa, ma Salvini è un pò in ribasso e non riesce a ritrovare un suo ruolo, mentre Forza Italia soffre la scomparsa del Cavaliere ed è a rischio liquidazione.

Le recenti vicende personali della premier, infine, credo abbiano suscitato in molti un sentimento di rispetto e comprensione ed anche in questo episodio la Meloni ha dimostrato di avere capacità nel gestire gli eventi e saper esprimere anche un sentimento di profonda umanità.

Sinceramente non è pervenuta invece l’opposizione: tra litigi, quotidiana demagogia spicciola, nullità di proposte alternative, sconfitte elettorali e crisi interne (sarò di parte, ma mi sembra davvero questa la realtà) molto meglio la Meloni rispetto alla Schlein ed a Conte.

Divisioni e crisi infine anche nel Terzo Polo, ma Renzi è un abile furbone e politico navigato: risorgerà.     

 

ISRAELE, ONU, GAZA:  PUNTI FERMI

Nella mattanza in corso in medio Oriente mi permetto ricordare due aspetti:

1) Fate tornare indietro le lancette dell’orologio al 6 ottobre. Non c’era In corso nessuna particolare tensione, in Israele era giorno di festa, al confine con Gaza era in corso un Rave Party con centinaia di giovani, il confine era tranquillo e poco presidiato. C’è stato un attacco improvviso, organizzato, premeditato, violento, con la cattura di centinaia di ostaggi e l’uccisione a freddo di centinaia di persone innocenti, bambini compresi. Un attacco di sorpresa, micidiale, brutale, e - dopo l’attacco - centinaia di miliziani di Hamas sono rientrati a Gaza insieme agli ostaggi. Israele avrà mille colpe pregresse, ma nulla giustificava quello specifico attacco se non la fredda volontà di uccidere, rapire, distruggere, scatenare reazioni e in definitiva far ripartire una nuova guerra, come è infatti puntualmente avvenuto.

2) Gaza è una città assediata dove milioni di palestinesi vivono da sempre tra mille difficoltà e dove migliaia di terroristi di Hamas sono infiltrati da anni nelle case, nei garage, nei palazzi, negli ospedali, nei centri di raccolta. Lo fanno volontariamente, ben sapendo che la contraerea israeliana colpirà esattamente il punto di partenza dei missili (che sono piccoli tubi trasportabili ed occultabili) e quindi obiettivi civili. Se il razzo parte dal balcone di casa tua verso Israele che è a due passi, chi ha lanciato il colpo subito scappa, ma la reazione (automatica, neppure controllata manualmente) colpisce dopo pochi secondi il tuo stesso balcone e la tua famiglia innocente, cosa che Hamas sa benissimo e in definitiva desidera per alimentare odio e terrore.

Israele o non reagisce o coinvolge innocenti, ma secondo voi cosa deve fare?

Questo spiega, però, perché conquistare militarmente Gaza sia impossibile senza una carneficina, che comunque non risolverebbe il problema e quindi per Israele sarebbe una iniziativa suicida. Se si vuole risolvere la crisi palestinese bisogna comunque trovare un accordo, un compromesso, ma come si fa a farlo se ci sono nel mondo “geni del male” che vogliono lo sterminio dei popoli? Se voi foste israeliano, come reagireste? E se voi foste palestinese? Caliamoci nelle realtà, nei problemi, nei drammi personali di chi è involontariamente coinvolto e non può neppure fuggire ! Ma se non c’è via d’uscita salvo il reciproco sterminio totale ecco come solo dialogo, comprensione, tempo, volontà possono portare ad un compromesso ed a una pace - o almeno alla sopravvivenza - ma se si alimentano e si giustificano le azioni come quella del 7 ottobre invece si vuole la guerra e qundi il contrario della pace.

Israele ha mille responsabilità da decenni, ma è grave che un segretario generale dell’ONU non abbia avuto il coraggio di sottolineare con forza chi abbia innestato la “scintilla” del nuovo scontro e in qualche modo l’abbia giustificata.  Se le nazioni del mondo volessero davvero la pace porterebbero truppe ONU a presidiare e garantire Gaza, smantellerebbero Hamas e le altre organizzazioni fondamentaliste  imponendo per contro ad Israele tutta una serie di condizioni. Ma l’ONU non ha la forza di farlo, addirittura alcune nazioni come l’Iran vogliono la guerra per odio viscerale e atavico contro gli ebrei ed i musulmani sunniti: Anche per questo purtroppo si continuerà ad odiare ed a morire.

 

CHIAREZZA

La Giustizia nelle sue decisioni deve sempre essere chiara e comprensibile. Ieri 26 ottobre il Consiglio Superiore della Magistratura ha emesso il seguente comunicato in merito al “Caso Apostolico”, la giudice di Catania nota alle cronache. Lo ripropongo integralmente certo che tutti i lettori capiranno perfettamente il suo significato.

"La verifica circa la pendenza di numerose richieste di apertura di pratica a tutela scaturite da espressioni ritenute dai proponenti lesive della autonomia ed indipendenza della magistratura ha indotto la commissione a deliberare preliminarmente (all'unanimità) la analisi urgente delle stesse per valutarne la riunione alla nuova pratica, ritenendo assolutamente necessario affrontare il tema con la completezza che merita".

Auguri di completa comprensione.

 

PUBLIC PRIVACY (?)

Quanta ipocrisia: compiliamo tonnellate di documenti sulla privacy, paghiamo una inutile Autority che costa milionate (e chissà poi perché questi sostantivi vanno scritti sempre con la y finale, quasi non ci fossero identici termini in italiano), scarabocchiamo tante firme su documenti spesso illeggibili e incomprensibili (avete mai letto il testo di un documento per aprire un conto in banca, andare dal medico o ritirare un certificato?), ma ci dicono che tutto avviene per "tutelarci".

Poi anno in rete i fuori-onda (rubati) dell’ex compagno della premier Meloni e tutto allora diventa lecito perché è “politica”.  Mi chiedo quali siano i limiti concreti dell'informazione e se sia corretto mettere in pubblico immagini rubate a tradimento, volgari quanto volete, ma ricordando allora che sono altrettanto volgari milioni di barzellette triviali, immagini, dialoghi e battute da bar. Dove comincia e dove finisce la privacy? Perchè se si tocca un politico o un presunto VIP la privacy non c'è più, ma a partire da quale livello? Da quale base di reddito o livello di notorietà si può liberamente entrare o meno nel tritacarne mediatico? E perché in una indagine a volte per gli imputati ci sono solo le iniziali e per altri lo sputtanamento completo, salvo poi essere assolti?

Lasciamo perdere il buongusto e le questioni private di una coppia: ma è lecito, corretto, questione di buon gusto o solo per una malcelata volontà di distruzione politica che sono andate in onda le immagini di "Striscia" sull’ex partner della Meloni come tante altre immagine “rubate” che circolano sui social. Mi sembra tutta una grande ipocrisia collettiva dove il "privato" è inteso sempre a piacimento, modello fisarmonica. Smontiamo allora questa inutile pantomina sulla "privacy", oppure si ammetta pubblicamente il fallimento di una normativa che esiste solo per forma e mai per la sostanza.

P.S. Sulla separazione della Meloni ho ascoltato anche la pesante ironia della comica Littizzetto che a “Che tempo che fa” non ha fatto ridere neppure il pubblico in sala, mentre mi sono chiesto come mai “Striscia la notizia” in tanti anni non abbia allora mai minimamente ironizzato sulle “performance” amatorie del fu Cav. Silvio Berlusconi: gossip ed immagini non sarebbero certo mancate...

 

LO SCIOPERO ANNUNCIATO

Essendo la CGIL notoriamente preveggente già da luglio era stato annunciato uno suo sciopero generale contro la “finanziaria” (allora neppure in gestazione) ora messo ufficialmente in cantiere in data da destinarsi. Nessun preconcetto contro il governo, ovviamente.

Il problema è che effettivamente questa legge finanziaria è limitata, bloccata dal deficit e dal buco imponente del bonus 110% edilizio che pesa per tre volte tanto sui fondi dello stato. Eppure allora la CGIL non lo criticava e ancora il M5S insiste oggi a difendere questo mostro legislativo che ha aiutato una minima parte di contribuenti, ma che stiamo pagando tutti. A parte la protesta contro le misure economiche (non giudicate sbagliate in sé dalla CGIL, ma giudicate minime rispetto al necessario) la protesta è perché non è stato ridotto il deficit pubblico. Ottima idea, ma il deficit chi l’ha creato: la Meloni?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO  n. 925 del 19 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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AI LETTORI

Nei giorni scorsi ero in OMAN e venerdì scorso non sono riuscito a far partire IL PUNTO. Mi scuso con i lettori e soprattutto con chi mi ha scritto segnalandomi il mancato arrivo. Rientrato, ripropongo il numero scorso - in parte aggiornato - e venerdi 27 ottobre riprenderemo con l'uscita settimanale. Grazie 

 

Sommario:  Quello che sta succedendo a Gaza ed è avvenuto nin Israele è terribile e mi sento inadeguato a commentare vedendo tante sofferenze. Al confronto tutte le altre notizie che riprendo su IL PUNTO mi sembrano davvero sciocchezze.

Chi è credente preghi, è l’unica cosa che nel nostro intimo possiamo fare.

 

ODIO

Il mondo sembra saper parlare solo di odio. Quanto odio avevano dentro di sé i terroristi di Hamas che hanno massacrato centinaia di ragazzi israeliani dieci giorni fa, oppure quelli che hanno decapitato i bambini ebrei? E quanto odio è stato sparso, ora e nel tempo, dalla rappresaglie israeliane? Quanto odio avevano in corpo i genitori dei terroristi, trasmettendolo ai loro figli spesso nati o cresciuti da disperati in campi profughi e quanto ne nascerà o crescerà tra le centinaia di migliaia di profughi che cercano di scappare da Gaza dove Hamas detta legge peggio di una mafia, ma dove tantissime persone non c'entrano nulla con i terroristi subendone la presenza?

E come hanno vissuto negli anni gli israeliani figli dei sopravvissuti all’Olocausto, spesso circondati ed attaccati da ogni parte, a partire dal giorno stesso in cui è stato proclamato lo Stato di Israele? Senza parlare dell’odio viscerale che evidentemente aveva in corpo chi sterminava milioni di persone inermi per infami ed assurde leggi razziali.

Ogni volta che si apre poi uno spiraglio di pace (come i recenti “Patti di Abramo” tra Israele ed alcune nazioni arabe) sembra che qualcuno cerchi di soffocarla, di provocare una reaziondel violenta della controparte, di alimentare altre reazioni.

Prendo atto che, nel mondo, il terrorismo islamico è una delle peggiori forme di violenza e ricordo che Hamas e le altre sigle terroristiche non sono però rappresentative della maggioranza dei palestinesi.  

Come in ogni conflitto tutti hanno ragioni e torti, purtroppo. Personalmente mi sento profondamente amico di Israele da sempre, capisco le ragioni di tanti amici israeliani, con le loro rabbie ed i loro timori, ma anche che essi stessi comprendono come si debba trovare una qualche soluzione per poter comunque condividere - almeno sopportandosi a vicenda - un pezzo di terra che è di entrambi. I palestinesi non sono tutti complici di Hamas e degli altri gruppi terroristici e i loro bambini soffrono come quelli israeliani, per favore non dimentichiamolo!

L’umanità - che ha tante possibilità di crescere e scoprire meraviglie quando applica scienza ed intelligenza, tanto da poter facilmente rendere migliore la vita per tutti - sembra sia obbligata invece a lasciare sempre dietro di sé anche una lunga scia di odio folle, cieco, assurdo eppure profondamente radicato nel cuori. Dove è il senso di aggiungere lutti a rovine per vendette sempre giustificabili, ma che non risolvono nulla? Eppure l’umanità ha fatto sempre così, spesso distruggendo in pochi istanti la vita, i sacrifici, le opere e perfino i capolavori di tante persone e generando così altra violenza, odio e vendetta tra i sopravvissuti. La vendetta spesso è comprensibile, ma non serve a nulla, è una droga che non risolve e genera sempre altra violenza.

C’è sempre un precedente, una “giustizia” da compiere, una scusa per seminare odio, una motivazione per esacerbare gli animi e chiamare appunto alla vendetta o alla guerra “santa”, in Medio Oriente come ovunque.

Pochi giorni fa era il mio compleanno e - pensando a queste cose - ricordavo bene quando – da bambino – i miei genitori e i miei nonni avevano un timore enorme che tornasse la guerra tra russi ed americani quando una era appena finita con i lutti, le divisioni, la rovina fratricida. Dopo tanti anni nulla è cambiato nel mondo, anzi, sono cresciuti mille focolai di guerra e sono arrivate tante nuove armi micidiali. L’uomo continua ad odiare, non cresce, non ragiona in termini razionali e parla sempre più di vendetta che di pace.

Lo so che sono frasi condivisibili ma senza una loro intrinseca concretezza, eppure sono frasi disperate che, riflettendo, tutti dovrebbero sottoscrivere con l’angoscia intima di riuscire poi a fare però poco o niente, anche solo per cercare di rompere questa spirale infinita.

Cosa volete che contino i fatti che settimanalmente cerco di raccontare in queste pagine davanti ad una umanità che troppo spesso diventa così cieca? Non lo so, tutto mi sembra folle ed assurdo, stiamo per lasciare un mondo peggiore di quello che ci ha accolto e dove i più deboli, di solito innocenti, sono poi quelli che pagano sempre.

Solo la preghiera mi aiuta e sono convinto che la stessa preghiera la recitino in maniera diversa - ma condividendola profondamente - tanti cristiani, ebrei e musulmani. Che il Grande Capo ci ascolti e ci aiuti tutti per evitare un bilancio finale ancor più disastroso per la mia generazione e il mondo intero.

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Approfondimento: NON TUTTI GLI ARABI SONO UGUALI

Come vivono i paesi arabi l’ennesima crisi in Israele? Non tutti i paesi sono uguali, anzi, in politica estera ci sono profonde differenze. Sono stato in questi giorni in Oman, sultanato della penisola Arabica di cui si parla poco e che invece recita da sempre un ruolo importante – anche se discreto – nello scacchiere politico medio-orientale con una sua posizione di tradizionale prudenza.

Monarchia assoluta dal 1971 (prima è stato per lungo tempo un protettorato britannico) l’Oman è un sultanato islamico che per secoli ha vissuto di commerci e traffici (soprattutto con la tratta degli schiavi) e che politicamente è vicino all’Occidente. L’attuale sultano Haitham, al potere dal 2020, ha anche permesso limitate riforme democratiche come la creazione di un parlamento consultivo pur mantenendo di fatto personalmente il potere con peraltro – almeno sembrerebbe – un largo supporto popolare.

Il paese ha avuto un forte sviluppo economico uscendo rapidamente da una situazione di assoluta chiusura verso i paesi occidentali, ma mantiene forti connotati tradizionali.

Per dare un’idea a Nizwa, l’antica capitale del paese cinta tra le montagne del massiccio dell’ Hajar,  a parte la casuale visita di un ufficiale inglese nel 1835, la città era ancora interdetta agli stranieri fino agli anni ’80 del secolo scorso. Un architetto italiano che nel 1985 fu a Nizwa invitato dal governo per compiere rilievi in vista di un restauro delle antiche fortificazioni, Enrico D’Errico, notò nel suo diario di essere l’unico occidentale in città dove la gente viveva come nei secoli precedenti.

In pochi anni il paese è però ora molto migliorato dal punto di vista delle infrastrutture, potete girare comodamente su autostrade modernissime, l’offerta turistica è discreta ed il paese è apparentemente molto sicuro.

Proprio per questa sua apertura lenta ma costante verso l’Occidente vi è molta prudenza nel giudicare il conflitto tra Hamas ed Israele anche se l’appoggio ufficiale ai palestinesi è sincero ed evidente. Sono ammessi tutti i media occidentali e in hotel potete seguire BBC e CNN, ma anche l’unico giornale di Muscat in inglese “Muscat Daily” tende a separare le ragioni palestinesi dalle azioni di Hamas annunciando che l’Oman si è già proposto non solo per aiuti umanitari a Gaza ma anche per sollecitare un “cessate il fuoco” tra le parti.

Non vi sono però mai accenni particolarmente violenti contro Israele che si colgono invece, per esempio, dalla TV iraniana visibile ovunque (l’Iran è a poche decine di chilometri di distanza, appena al di là dello stretto di Hormuz) e che dedica tutto il suo Tg internazionale in lingua inglese ad una furibonda campagna anti-israeliana, mostrando le piazze europee con le manifestazioni pro-Palestina. In argomento i pochi omaniti che, visibilmente imbarazzati, affrontano in privato il problema non escono da posizioni “ufficiali” sottolineando come Israele debba risolvere il problema senza ricorrere alla violenza. Negli ultimi giorni sono apparsi volantini e manifesti inneggiando alla libertà per il popolo palestinese, ma limitandosi a slogan “Noi stiamo con la Palestina”

Il paese è arabo e ha nella struttura sociale islamica la sua forza e la sua costituzione, la polizia in Oman è praticamente invisibile ma deve essere ovunque almeno a giudicare dalla grandezza delle caserme sparse nel paese. “Se non vuoi studiare vai a fare il poliziotto, ti pagano bene e non è necessario essere delle aquile” commenta ridendo l’autista mentre dal nulla del deserto spunta l’ennesima caserma.

L’Oman ha avuto nel petrolio il suo volano economico, ma non ha mai voluto strafare e quindi la produzione è costante ma contenuta cercando di mantenere intatte le riserve, valutate in diversi miliardi di barili. I profitti petroliferi, oltre che finire nelle tasche del Sultano, sono però stati diffusi in tutto il paese con un reddito medio ormai superiore ai 30.000 euro l’anno per i circa 4 milioni di abitanti, oltre ai tantissimi stranieri asiatici (soprattutto indiani, nepalesi, pachistani e provenienti dal Bangladesh) che formano l’effettiva forza-lavoro. Da sottolineare come l’inglese sia insegnato già nelle scuole primarie e quindi largamente parlato (o almeno capito) da tutti i giovani e che il tasso di sviluppo sia costante con un +5% medio nell’ultimo ventennio ed una diversificazione produttiva che tende a migliorare l’agricoltura sfruttando nel modo più moderno la poca acqua disponibile e favorendo anche lo sviluppo industriale e dei servizi.

La donna è soggetta alla legge islamica e quindi assente dalla vita pubblica, curioso – ad esempio – vedere in Tv una specie di nostro festival di Sanremo notando come in platea ad ascoltare ci fossero solo uomini. Da poco le donne hanno avuto il permesso di guidare da sole in auto, ma il loro abbigliamento deve essere sempre conforme alla tradizione variando a seconda della tribù ed area di provenienza.

Il conflitto in Medio Oriente desta comunque molta preoccupazione, è come una nuvola che incombe temendo un allargamento del conflitto, mentre quello in Ucraina non fa notizia ed il paese ospita molti turisti russi che fanno tranquillamente shopping nei modernissimi mall di Muscat (meno opulenti però di quelli di Dubai), nuova versione dei tradizionali “suk” che ormai si sono trasformati in occidentalissimi supermercati.

Una curiosità: il paese non ha grattacieli né case colorate. Per volere del sultano l’edificio più alto non può superare in altezza i minareti della Grande Moschea di Muscat e dev’essere bianco. Ottima scelta per una visione urbanistica meno appariscente ma più ordinata mentre invano, anche nel luogo più desolato, cercherete un rifiuto per terra: gli omaniti hanno lo scrupolo della pulizia. Dovrebbero impararlo tante nostre città.

 

DEDICATA A CERTI GIUDICI:

“Memento” per Iolanda Apostolico, i compagni della ANM che la difendono, i  componenti della sinistra del CSM che si indignano e per tutti quei giudici che non nascondono i loro preconcetti politici, qualsiasi essi siano.

Sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite  sul  principio dell'imparzialità (n. 8906 del 14 maggio 1998): «l'esercizio della funzione giurisdizionale impone al giudice il dovere non soltanto di essere imparziale, ma anche di apparire tale; gli impone non soltanto di essere esente da ogni parzialità, ma anche di essere al di sopra di ogni sospetto di parzialità. Mentre l'essere imparziale si declina in relazione al concreto processo, l'apparire imparziale costituisce, invece, un valore immanente alla posizione istituzionale del magistrato, indispensabile per legittimare, presso la pubblica opinione, l'esercizio della giurisdizione come funzione sovrana: l'essere magistrato implica una immagine pubblica di imparzialità». Appunto…

 

MENO MALE, LA CGIL C’E’ !

Meno male che la CGIL c'è! Dopo 75 anni e rotti, per la precisione 27.676 giorni da quel debutto il primo gennaio 1948 (se non ho sbagliato i conti) la CGIL sabato scorso ha scoperto che "Bisogna cominciare la lotta per l'applicazione della Costituzione!" Cosi ha urlato il leader della CGIL Landini arringando la truppa ivi convenuta nella manifestazione di Roma. Bene, siamo effettivamente un pò in ritardo, ma chi ben comincia è già a metà dell'opera… Ci si rivede per un aggiornamento verso fine secolo.

Peccato, infatti, che i cigiellini di questa necessità non se ne siano accorti prima, magari nel trentennio (almeno) in cui hanno governato anche i compagni della sinistra.

Ma non dite che la manifestazione fosse strumentale contro la Meloni perchè - ribadisce Landini - "Questa non è una piazza della sinistra, ma di chi paga le tasse".

Combinazione passavano di lì la Schlein con tutto lo stato maggiore PD e – sempre per caso – anche il M5S, sinistra ecologista, Verdi & C che così, già che c’erano, dal palco e in TV hanno fatto un salutino. A proposito, ma siamo poi proprio sicuri che i sindacati paghino davvero le tasse? A leggere il libro (non smentito) di Stefano Livadiotti, «L'altra casta» parrebbe proprio di no, o almeno che vi sia una gran bella fetta di evasione, ma lasciamo Landini nelle sue granitiche certezze. 

 

FEDEZ: AUGURI, MA BASTA!

Tanti auguri a Fedez, con la Ferragni e compagnia per il suo stato di salute ma adesso, basta così! Mi spiace abbia le ulcere allo stomaco, ma un po' di rispetto per chi soffre seriamente lontano dai riflettori, dimenticato nelle corsie o nei DEA intasati senza avere intorno i “follower” e le telecamere, così che anche la malattia diventa business. Assurda questa mitizzazione di personaggi “montati” sul nulla, degno specchio di una società senza più logiche, ideali e riferimenti. Positivo che molti fans si siano fatti avanti per donare il proprio sangue per lui, magari neppure sapendo che da decenni l’AVIS ed i centri trasfusionali non aspettano altro, ma per donarlo a tutti. Una buona occasione per diventare donatori abituali.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 925 del 6 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Problema migranti: quanto incide la politica sulle scelte dei magistrati? La sentenza di Catania dimostra che la realtà supera la fantasia, eppure la "Casta" delle toghe può far quello che vuole - Paniere calmierato, una buona idea mentre lo spot di una pesca ci costringe a riflettere  -  De Luca e i test di medicina: irresistibile, Crozza ringrazia.

 

 

(IN) GIUSTIZIA CREATIVA

Da sempre l’immigrazione è un tema divisivo, con il governo che si affanna a mettere toppe ad un sistema complicato in perenne emergenza sotto la pressione degli sbarchi e dell’opinione pubblica. Messa sotto scacco dal moltiplicarsi degli arrivi, se la Meloni li frena è accusata di insensibilità o peggio, ma se non blocca agli arrivi indiscriminati è oggetto di critiche feroci, tenuto conto che - secondo “Termometro Politico” - quasi il 75% degli italiani vorrebbe un ben più forte blocco alle frontiere.

In questo clima già incandescente la sentenza della giudice di Catania, Iolanda Apostolico, è benzina sul fuoco anche perché, rimettendo in libertà tre tunisini temporaneamente detenuti da pochi giorni nell’ hot-spot di Pozzallo, dà una interpretazione prettamente “politica” ai recenti decreti governativi.

Il caso di specie – perché ricordiamoci che ciascuna causa è storia a sé – è legato alle motivazioni con cui il giudice sostiene, innanzitutto che nonostante la Tunisia sia un “paese sicuro” (secondo i parametri europei, non è un giudizio “italiano”!) l'accoglienza era dovuta a motivo di persecuzione di quei singoli individui che quindi potevano essere “a rischio”.

Erano ricercati politici? Macchè: un ricorrente ha dichiarato di sentirsi minacciato dai parenti della propria fidanzata lasciata in patria, un altro perché “perseguitato dai cercatori d’oro del suo paese che, secondo credenze locali, per le sue linee della mano lo ricercano ritenendolo favorevole alle loro attività”, un altro perché inseguito –così ha dichiarato, con ricorso accolto!  – dai propri creditori.

Il caso delle linee della mano appare un po' demenziale: anche se l’immigrato fosse inseguito dai cercatori d’oro del proprio villaggio non poteva trasferirsi in altro luogo? Di sicuro due dei 3 detenuti temporanei erano già stati espulsi dal nostro paese, ma ci sono ritornati infrangendo la legge, ma su questo aspetto la giudice Apostolico sembra sorvolare. dichiarando genericamente “illegittimo” il decreto del Governo. Ma chi le ha dato l’autorità di farlo? Al massimo avrebbe potuto ricorrere per sospetto di incostituzionalità, ma non si decide “un tanto al chilo” se una legge vada bene o no, perché altrimenti cade il concetto giuridico della imparzialità del magistrato e le sue opinioni politiche diventano determinanti.

Per questo colpisce la dichiarazione del presidente della Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, che ha commentato all’ANSA: “Noi non partecipano all'indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia". 

No, caro presidente, proprio l’atteggiamento della ANM può semmai diventare un attentato alla democrazia (e fa comunque decadere lo stato di diritto) perchè un giudice non può essere spinto e difeso ad interpretare con il “suo” metro di giudizio politico se  una legge sia o meno legittima.

Così come è grave che i rappresentanti di sinistra del CSM abbiano presentato in argomento un documento contro il governo: i giudici devono essere indipendenti ed imparziali, non prendere posizioni pro o contro l'esecutivo, non pè il loro ruolo. 

Se poi la giudice di Catania era stata davvero nel 2018 a manifestare contro Salvini (come dal video che hanno visto tutti) in una manifestazione pro migranti dimostra che avesse idee preconcette in argomento, (oltre a quanto scritto e pubblicato da lei online): è legittimo averle, ma allora ci si astiene dai relativi processi perché un giudice deve (dovrebbe) partire sempre imparziale. 

Oltretutto questa sentenza apre la strada ad una voragine di ricorsi, svuota i centri, non tiene conto delle espulsioni precedenti, si arroga il diritto a livello internazionale di giudicare la Tunisia “paese non sicuro” (a che titolo e con quale autorità?) e prende per buone giustificazioni chiaramente risibili. Questa è giustizia? Secondo me questa è solo “politica”, non giustizia.

E pensare che forse al Governo questa sentenza alla fine farà pure un favore perché la Meloni potrà sostenere (come ha fatto) “Io ci provo, ma se poi i giudici liberano tutti…” moltiplicando la distanza magistrati-cittadini.

Nella bolgia europea piena di contraddizioni, interessi nazionali contrapposti e carenze normative comuni cresce intanto il problema dell’accoglienza di centinaia di migliaia di persone che non si sa più dove mettere (respinti anche da quelle regioni rosse che criticano il governo se “filtra” gli arrivi) e in questo senso la sentenza di Catania non aiuta. L’impressione è piuttosto che, una volta di più, la questione migranti sia solo un alibi per condizionare una riforma del sistema giudiziario sempre più urgente che però una parte dei magistrati non accetta e non esita a mettere quindi l bastone tra le ruote” all’esecutivo.

E pensare che quel tunisino che ha “le mani d’oro” potrebbe trovare un eccellente lavoro ovunque. Ci pensate? Un rabdomante dei filoni auriferi…Lo cercherebbero tutti e forse perfino il ministro Giorgetti lo assumerebbe subito al suo ministero.

 

P.S. Ricordo a chi fosse interessato a queste problematiche il mio libro “INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed immigrazione”, ed. Il Borghese, di cui ho ancora alcune copie disponibili. Per richieste contattatemi via mail.

 

PANIERE, CRITICHE E SCONTI

Sarà pure una piccola cosa, ma che circa 30.000 esercizi commerciali abbiano accettato l idea di un patto con il governo per calmierare i prezzi dei beni primari per almeno tre mesi sarà solo un inizio ma e sicuramente una buona idea, che la sinistra in passato non aveva mai avuto. Eppure proprio a sinistra si critica “E’ solo demagogia, è troppo poco!” Forse sarà vero, ma perché loro intanto non c’erano arrivati prima? La miglior risposta sarebbe però proprio comprare quei prodotti con il marchietto del “carrello tricolore” ma soprattutto acquistare quando possibile prodotti italiani. Basta con pomodori olandesi, mirtilli cileni, prugne americane. Meglio scegliere la stagionalità e il “Made in Italy” per aiutare i nostri produttori, ridurre le spese di trasporto e quindi i danni all’ambiente.

 

UNA PESCA CHE FA MEDITARE

E’ stato giudicato negativamente da molti perché ricorda la tristezza di una bimba con i genitori divisi e non inneggia a tutte le forme più o meno “moderne” di famiglie allargate o alternative, ma quella pesca al centro della campagna pubblicitaria di Esselunga mi ha fatto riflettere e quindi trovo sia stato un messaggio positivo, obbligando tutti a pensare ai propri atteggiamenti di vita, al di là del contenuto commerciale appena sussurrato. Uno spot riuscito, ma soprattutto utile per la comunità e non è un caso che sia stato tanto criticato dalle “intellighenzie” progressiste.

Vedetelo e giudicatelo, soprattutto dentro di voi.

 

DE LUCA E MEDICINA

Il governatore campano De Luca sarà pure un tipo eccentrico, ma certamente è molto diretto nelle sue esternazioni per la gioia di Crozza che lo imita alla perfezione, come il suo collega Zaia..

De Luca è uno che parla chiaro e in modo colorito e spesso ha perfettamente ragione inquadrando il pensiero del cittadino medio davanti ad autentiche follie. Nel caso del test di ammissione alla facoltà di Medicina anche se pare che non ci siano (almeno quest’anno) le specifiche domande “pazze” ai candidati riportate dal Governatore campano resta l’esigenza di fondo di permettere a più giovani di accedere alla facoltà vista la carenza di medici a tutti i livelli.  Più che il solo test credo potrebbe servire un “filtro” successivo per esempio imponendo tempestività negli esami e scartando chi non sta al passo con le lezioni. Però, volete mettere quanto sia divertente De Luca in TV? Uno spettacolo da non perdere.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 924 del 29 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Il Punto: Sulla questione immigrazione il governo Meloni si gioca la faccia, anche se personalmente non la considero il primo dei problemi, eppure è un altro esempio di come l’Europa sia tuttora una realtà confusa e controversa e che va avanti in ordine sparso – E’ morto l’ex presidente Napolitano: rispetto, ma anche qualche riserva sulla sua figura politica – Modesta proposta fiscale – Musei: lo sconto ai “proprietari” ?

 

MIGRANTI, EUROPA, FUTURO

Il Governo (che nel frattempo con il decreto-flussi ha permesso la regolarizzazione di molti immigrati irregolari inserendoli nel mercato del lavoro) aveva promesso in campagna elettorale una riduzione degli arrivi via mare. ma di fatto non riesce ad ottenerlo, anzi, si moltiplicano naufragi e sbarchi.

Lo ha ammesso la stessa Meloni ed il tema è divisivo e complesso.

Se il governo intervenisse duramente con un blocco navale sarebbe subito tacciato a sinistra di insensibilità o peggio, mentre contemporaneamente le regioni (a cominciare da quelle “rosse”) non vogliono i centri di raccolta dei nuovi arrivati. Se raccoglie i profughi è accusata di incapacità, se li respinge o non soccorre (vedi Cutro) la Meloni allora è “assassina”. La Von der Leyen va e viene da Tunisi e Lampedusa, chiacchiera e rassicura, ma intanto Bruxelles concretamente non aiuta.

Nessuno vuole accogliere i nuovi arrivi, addirittura Austria, Francia e Germania dicono no agli ingressi e blindano le frontiere. La Germania contribuisce alle ONG che però sbarcano solo in Italia, ma anche sulla Tunisia l’Europa - a parte le belle parole - nicchia e tira a campare. I greci intanto di fatto chiudono, respingono e in definitiva se ne fregano delle critiche, mentre la maltese Metsola, presidente dell’Europarlamento, parla bene ma intanto anche Malta non accoglie. 

La Francia invece rassicura il martedì e il sabato mattina, il mercoledì il suo ministro degli interni dice il contrario e il venerdì Macron rafforza i gendarmi a Ventimiglia: W la coerenza.

Tutti - insomma - a parole sono umanitari, ma possibilmente a casa d’altri: funziona un po' come con le discariche o le centrali nucleari. Intanto gli arrivi si moltiplicano con barchette in lamierino di ferro “usa e getta” che affondano o spesso vengono trainate ed abbandonate in mezzo al mare in attesa di soccorsi, mentre la rotta libica e tunisina è sempre più frequentata.

Il Mediterraneo è diventato così un’autostrada senza regole e un cimitero, ma decidere di non decidere è la scelta più sbagliata, anche perché così il “filtro” lo fanno gli scafisti.

Ricordo che quando era di moda la via albanese la questione fu risolta sostanzialmente affondando i gommoni (vuoti) direttamente nei porti di partenza: forse un intervento mirato in questo senso in Tunisia scatenerebbe i benpensanti, ma sarebbe un tentativo.

C’è ovviamente il dovere di solidarietà umana a salvare la gente in mare, ma la questione è di non farli partire e se per i “migranti politici” veri (pochi) c’è una logica e dovere di accoglienza, i migranti economici che arrivano hanno o no il “diritto acquisito” a restare? Come essere umani sicuramente sì, ma perché accogliere loro e non il loro vicino di casa? Vale il concetto che loro hanno rischiato e gli altri no, oppure perché hanno pagato i delinquenti scafisti/schiavisti ?  Non è una logica ammissibile!

Se in Tunisia e in Libia si predisponessero dei campi di raccolta europei di filtro e di controllo e si imponesse che TUTTI devono passare di lì PRIMA di traversare, pena l’essere respinti e informando di questa condizione tutti i potenziali migranti?

Sarebbe un bel passo avanti tenuto conto che abbiamo bisogno di molte di queste persone se scelte, indirizzate, preparate, coordinate e protette, ma non all’insegna del caos che genera rischi, soprusi, sfruttamento e morti in mare. Chi arriva in regola deve quindi avere diritti certi (come il possibile ricongiungimento famigliare) ma anche obblighi altrettanto certi (ovvero l’accettazione delle leggi del paese ospite). Comportandosi poi bene nel tempo - come peraltro fa la gran parte degli immigrati - si dovrebbero acquisire cittadinanza europea e piena integrazione, tenendo anche conto che spesso – quando delinquono – gli immigrati lo fanno per necessità, emarginazione, ricatto e disperazione. 

Diritti e doveri dopo un ingresso controllato: io punterei su questa linea.

 

A PROPOSITO DI GIORGIO NAPOLITANO

Si deve sempre avere rispetto per la memoria di tutti e quindi censuro assolutamente il tono e gli attacchi pesanti alla memoria del Presidente Napolitano apparsi sui social e negli stadi. Bene ha fatto, ad esempio, il giudice sportivo a multare di 5.000 euro i tifosi all’ Olimpico perché – con totale mancanza di rispetto - nel minuto di silenzio in Sua memoria le curve hanno intonato la canzone “I ragazzi di Buda” dedicato ai giovani di Budapest uccisi dai sovietici nel 1956.

Proprio questo episodio, però, sottolinea come il giudizio storico e politico su Giorgio Napolitano non possa essere solo magniloquente ed assolutorio. Quell’invasione Napolitano, da buon comunista osservante, l’aveva infatti allora approvata e condivisa e non mi risulta si sia mai pentito per questo.

Era stato infatti un comunista DOC, ma dopo il 1944 perché prima – anche questo aspetto è stato poco ricordato – era invece esponente dei GUF (Gruppi Universitari fascisti) quando certo l’adesione non era obbligatoria.

A questo proposito ho fisso nella mente un episodio quando – da Presidente della Repubblica – commemorando i paracadutisti della “Folgore” sacrificatisi ad El Alamein, Napolitano ne ricordò il valore, ma sottolineando che difendevano comunque una dittatura e che – insomma -  erano morti “dalla parte sbagliata”. Quei paracadutisti morirono nel 1942, lo stesso anno in cui Napolitano era fascista dichiarato nel GUF: mentre parlava, non c’era in Lui un po' di ipocrisia?

A proposito di Ungheria, invece, ancora due mesi dopo l’invasione e nonostante i morti per le strade e gli arrestati, Napolitano giustificava l’intervento militare sovietico all’ VIII congresso del Partito Comunista scagliandosi con veemenza contro chi era uscito per protesta dal PCI (come Giolitti) con frasi pesanti che - lette negli anni successivi - andrebbero meditate. Anche su “mani pulite” fu feroce contro Craxi eppure “non poteva non sapere” delle tangenti e sovvenzioni pagate per decenni da Mosca ai vertici del PCI. Anche questa è storia e sono scelte che il Presidente Napolitano non ha mai rinnegato e nessuno gli ha chiesto di farlo. Per questo, da deputato, NON lo votai come Presidente della Repubblica e - se rispetto oggi la Sua memoria - non posso però dimenticare anche questi aspetti della Sua vita.

 

MODESTA PROPOSTA FISCALE

L’ Agenzia delle Entrate (meglio, i computer dell’Agenzia) ove riscontrino qualche irregolarità richiedono ai contribuenti documentazione integrativa su moltissimi atti. Spesso la stessa documentazione è già a mani dell’Ufficio e poi la pratica si chiude constatando la regolarità della posizione e delle dichiarazioni del contribuente.

Per evaderla, però, i contribuenti perdono tempo, risorse, attese. Ma se la “colpa” della richiesta poi dimostratasi ingiustificata è dell’Ufficio perché, a pratica conclusa, non si riconosce al contribuente un “bonus” per l’inutile disturbo arrecato e un rimborso delle spese da lui sostenute (per ricerche, fotocopie, parcella professionisti, recupero degli atti)? Mi sembrerebbe una misura di equità, anche per responsabilizzare gli uffici a valutare il caso prima di emettere richieste inutili o documenti già forniti.

 

MUSEO EGIZIO

Come le onde del mare, puntuali arrivano le critiche di parte della Lega e FdI al direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, “colpevole” di applicare sconti sul biglietto di ingresso agli arabi perché quanto esposto viene dall’Egitto.

Non entro nel merito del personaggio, ma sul concetto dei biglietti differenziati per sottolineare come all’estero sia prassi comune concedere semmai sconti (anche in misura fino al 90%) ai “locali” rispetto ai turisti, considerandoli “ricchi” rispetto ai cittadini del paese ove ha sede il parco nazionale, il monumento o la galleria d’arte oggetto della visita. Non solo ciò di solito non avviene in Italia, ma applicando il concetto caro al direttore Greco, vista l’origine di quanto esposto nei musei di mezzo mondo, gli italiani dovrebbero allora entrare con lo sconto (o gratis) al Louvre, agli Uffizi, alla National Gallery, oppure riavere indietro (dalla Gioconda in giù) molte delle opere d’arte oggi esposte all’estero…   

 

BUONA   SETTIMANA  A  TUTTI !                                                               MARCO  ZACCHERA  



IL PUNTO   n. 923 del 22 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Il Punto:

 Il discorso immigrazione sta raggiungendo un tragico assurdo, così come le incongruenze europee (un approfondimento la prossima settimana), intanto le conseguenze delle scelte BCE gravano su tutti e "distruggono" la manovra finanziaria: ma chi davvero comanda in Europa? Non certo i cittadini europei.  Segue un approfondimento sulla situazione “giudiziaria” USA, in Italia fornita precotta e confusa.

 

TASSI, BANCHE E DISASTRI

Per l’ABI – al netto di spese, perizie e adeguamenti BCE di settembre - i tassi dei mutui per la casa sono ormai vicini al 5% ma in un solo mese c’è stata una contrazione dei contratti del 3,3% che su base annua vuol dire la riduzione di un terzo delle pratiche.

Ancor peggio i prestiti alle imprese, ridotti in un mese del 4% segno che anche le aziende non possono più permettersi di investire.

Interessante notare che l’ABI ammette che i tassi pagati dalle banche alla clientela sui depositi si attestano allo 0.8% medio – ovvero una miseria - senza significativi incrementi e nonostante i dieci progressivi aumenti del tasso di riferimento decisi appunto dalla BCE.

La “forbice” della stretta creditizia non viene quindi immessa nel sistema privilegiando ad esempio finanziamenti mirati, produttivi o di incremento occupazionale ma resta alle banche che festeggiano con profitti da record semplicemente riversando i soldi raccolti quasi gratis dalla clientela nei rapporti interbancari ben rimunerati o comprando titoli di stato, lucrando così una splendida differenza senza rischi. 

Difficile dar torto al governo se si permette di proporre di tassare in modo più pesante questi extraprofitti e non capisco perché l’ipotesi non dovrebbe essere sposata anche a livello comunitario, a vantaggio di spese “mirate” ed applicate da tutti i governi UE.

La BCE insiste con una politica solo sui tassi per frenare l’inflazione (questa almeno la vulgata ufficiale, che pochi si permettono di contestare) quando – nello stesso giorno del report ABI –  Confesercenti sottolinea come la spesa alimentare delle famiglie italiane (primo indice del consumo) si sia ridotto nel primo semestre 2023 di 3,7 miliardi di euro nonostante l’aumento dei prezzi: si compra insomma il 10% circa di meno. Una manovra per combattere l’inflazione sta raggiungendo il risultato di uccidere la crescita, eppure pochi sottolineano questa incongruenza soprattutto quando l’inflazione non è generata da eccessiva domanda a fronte di carenza di prodotti sul mercato, ma dall’aumento di prezzo alcuni beni – come quelli energetici – che non sono un “optional” ma indispensabili per soddisfare bisogni primari o il funzionamento delle imprese che non hanno possibilità di scelte alternative.

Ecco perché appare strano il silenzio dei governi, la rassegnazione della politica rispetto alla BCE, la mancanza di coraggio nell’ ammettere che alla base della spirale inflazionistica ci siano state alcune scelte di campo che si stanno rilevando un boomerang a medio termine, come le decisioni riguardo alla guerra in Ucraina che ha fatto esplodere la crisi energetica e l’aumento delle materie prime.

Una volta di più questo non significa che abbia ragione Putin, ma semplicemente che perpetuare una guerra sta danneggiando pesantemente soprattutto l’Europa e che quindi bisogna far fronte a questa emergenza tentando di risolverla intanto con un armistizio e non solo assistendo passivamente all’andamento della situazione sul campo, di fatto ormai incancrenita, solo progressivamente aumentando le spese militari di cui nessuno dà un rendiconto e spese in un paese sconvolto dalla corruzione.

Troppi paesi extra-UE che non sono legati a queste problematiche nel frattempo crescono e conquistano mercati, spesso insensibili alle tematiche ambientali e con gravi danni per il pianeta, rendendo così nulle scelte europee che però intanto ci auto-danneggiano. Una seria riflessione su questi aspetti dovrebbe essere al centro del dibattito politico ed economico, mentre invece resta solo sullo sfondo,

 

Approfondimento:

USA: TEMPESTE GIUDIZIARIE

Arrivano dagli USA - attutiti dalla distanza, dalla confusione e dai preconcetti politici -  gli echi di una complessa guerra giudiziaria che potrebbe condizionare la prossima campagna elettorale per le presidenziali del novembre 2024.

Per capirli, però, bisogna prima fare un po' di chiarezza per il lettore italiano sul sistema giudiziario statunitense chiarendo tre aspetti fondamentali.

Il primo che la giustizia americana è “politica” nel termine più ampio del termine poiché giudici e procuratori sono tutti di elezione diretta da parte dei cittadini.

Esistono candidati indipendenti, ma di solito tutte le cariche pubbliche – dal preside scolastico al capo dei pompieri di una città, passando appunto per i giudici – sono scelti tra candidati repubblicani o democratici.

L’elettore può votare nella sua maxì-scheda un candidato giudice democratico e un deputato repubblicano, ma di solito vota la “lista” (partitica o, meglio, di schieramento) proposta da un partito per tutti i candidati alle diverse cariche di una specifica tornata elettorale. Avremo quindi procuratori democratici o repubblicani ovviamente più o meno solleciti (o sollecitati) ad accusare un avversario politico

Il secondo è il termine di “Gran Giurì” che da noi viene interpretato come una sorta di giuria processuale, mentre invece è solo un gruppo di cittadini -  estratti a sorte – che devono valutare se le prove raccolte dall’accusa siano o meno sufficienti per procedere in un’azione penale, un po' come il GIP in Italia.

Non si entra quindi nel merito delle accuse, l’imputato o i suoi difensori non sono presenti alla seduta e praticamente i “gran giurì” danno sempre l’assenso a continuare nella causa, anche perché nessun procuratore si presenta senza avere in mano almeno degli indizi.

Terzo aspetto fondamentale da chiarire è il termine di “impeachment”.

E’ l’avvio di un processo a carico di una carica pubblica (ad esempio un presidente) se si ritiene che per gravi motivi debba essere rimosso. Un processo lungo da parte del Congresso e che deve vedere favorevoli sia il Senato che la Camera dei Rappresentanti. Mentre nel tempo queste messe in stato d’accusa erano una rarità, oggi – soprattutto quando una Camera ha una maggioranza diversa dall’altra – sono diventati un motivo di scontro politico, anche se è ben difficile che un Presidente venga destituito perché il quadriennio elettivo scorre veloce.

Più che altro è un’arma di pressione e show a beneficio dell’opinione pubblica, come quella avviata a suo tempo dai democratici contro Trump e che intenderebbero avviare ora alla Camera i repubblicani contro Biden.

Nello specifico contro Trump non si sta ora avviando un impeachment (non è presidente in carica), ma una serie di accuse che potrebbero impedirgli di partecipare alla campagna elettorale e intanto la richiesta di un procuratore (democratico) di impedirgli di parlare dei casi giudiziari a suo carico, ovvero di “silenziarlo” sul principale tema della sua campagna elettorale, scatenando la bagarre.

Donald Trump ha infatti reagito subito alla notizia con il suo solito stile:
"Il procuratore di Biden, lo squilibrato Jack Smith, ha chiesto alla corte di limitare il 45mo presidente e principale candidato repubblicano. In pratica io combatto contro una persona incompetente che ha usato come un'arma il Dipartimento di Giustizia e l'Fbi contro il suo avversario e non mi è consentito commentare?"  Segue l’appello agli elettori: "Sono stato incriminato per voi: i democratici hanno utilizzato le forze dell'ordine come armi per prendermi di mira: quello che il corrotto Biden sta facendo è interferenza elettorale al massimo livello".

Sul fronte repubblicano, infatti, da tempo si accusa Biden di corruzione – direttamente e tramite il figlio Hunter Biden, personaggio di pessima fama – per traffici legati a rapporti commerciali con la Cina e l’Ucraina sui quali l’FBI sarebbe stato reticente e in settimana Hunter è stato effettivamente incriminato, ma per uno strano reato marginale legato all’acquisto di una pistola senza aver dichiarato i suoi precedenti di uso di droga.

Un’accusa – convalidata da un gran giurì, ovviamente - che è un “cavallo di troia” per inguaiare il padre e continuare ad indagare sulla “polpa” dell’inchiesta, ovvero i rapporti commerciali di famiglia quando Biden era il vice-presidente di Obama operando con società-ombra che i repubblicani da tempo accusano di scorrettezze fiscali e politiche.

In questo clima si aspettava in settimana l’avvio ufficiale di una procedura di impeachment direttamente contro Biden avviata dai repubblicani che – alla Camera – contano 10 voti in più dei democratici.

Scontato che al Senato tutto si fermerebbe comunque, ma la mossa sarebbe clamorosa quanto pericolosa poiché non tutti i repubblicani sarebbero favorevoli e - se il voto del gruppo non fosse unanime - una eventuale sconfitta sarebbe catastrofica per la reputazione dello speaker (ovvero il capogruppo repubblicano) Kevin McCarty  e tutto il suo partito. 

Tutto (forse) rinviato e le incertezze sono dovute al fatto che nelle prossime settimane il Congresso dovrà votare il bilancio 2024 (sul tema i democratici, senza maggioranza, sono sotto scacco) e alcuni repubblicani pensano di poter così avere più peso contro Biden.

Di sicuro la reazione della Casa Bianca non si è fatta attendere. "I repubblicani della Camera hanno indagato sul presidente per nove mesi e non hanno trovato alcuna prova di illeciti, la richiesta di impeachment è estremismo politico nella sua forma peggiore".

Battaglia aperta, insomma, e mancano ancora 14 mesi alle elezioni presidenziali!

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 922 del 15 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Il punto del Punto: Con questo numero riprendono le uscite settimanali e  prego i lettori di leggere le righe qui subito sotto.  Intanto arrivano le prevedibili frizioni tra Governo, Europa & Gentiloni, siamo solo all’antipasto menrtre, onnipotente, la BCE decide i nostri destini economici ed aumenta ancora dello 0,25% i tassi europei per la decima volta consecutiva fregandosene dell’opinione dei paesi e dei governi. Questo significa un altro affare per le banche, ma danneggiare l’economia comunitaria ed azzerare gli effetti e le disponibilità di una intera finanziaria italiana. Anche per questo sarà una “finanziaria” magra, eppure c’è ancora qualcuno che rimpiange i superbonus!.

 

DISCORSETTO CHIARO AI LETTORI,

Carissimi, ci avviamo veloci al millesimo numero de “IL PUNTO”, sono infatti quasi vent’anni che ci sentiamo! Per me scrivere è uno sfogo, un segno di libertà di espressione, un tentativo di spiegare le cose con chiarezza, semplicità ma anche lealtà e rispetto per tutti, anche perché ci tengo a non essere etichettato.

Credo che molti apprezzino questo aspetto, almeno leggendo i tanti commenti che ricevo.

Vi chiedo però anche una mano concreta: datemi la gioia di poter continuare inviando IL PUNTO ad altre e nuove persone: amici, parenti, clienti, collaboratori: nessuno vuole disturbare e per cancellarsi basta un “clic” e credo che a molti piacerebbe leggere le note che cerco di proporvi ogni settimana. Mi mandate quindi qualche altro indirizzo mail? GRAZIE!

A proposito, le news le vorreste più succinte o dettagliate? Su quali argomenti: leggeri, politici, economici o di politica estera? Scrivetemi i vs. suggerimenti in un confronto che è sempre stimolante ed utile per entrambi le parti.

Mentre attendo il vostro aiuto con l’augurio di poter continuare a leggerci ogni settimana, ricordo anche che spesso alcuni indirizzi decadono senza apparenti motivi: se non riceveste più IL PUNTO in futuro lo trovate comunque su www.marcozacchera.it ma segnalatemi l’eventuale disservizio ! Grazie!!

 

MELONI, GENTILONI E L’EUROPA

Dopo quasi un anno da premier Giorgia Meloni si sente più forte e sicura di sé. Con i fatti ha subito chiuso la porta alle scontate polemiche “postfasciste” che ne hanno accompagnato la nomina, ha annacquato (fin troppo) il suo programma economico in chiave post-draghiana raccogliendo ovvi consensi ma anche una “tregua” dalla grande finanza, ha imparato a gestire i contatti internazionali arrivando a tenere una linea da “falco” pro USA e NATO sull’Ucraina superando anche molte perplessità interne. Ora che dovrebbe essere arrivato il momento di far emergere finalmente una più netta ed autonoma “sua” linea politica arriva un problema grosso: i sempre più difficili rapporti con l’Europa. 

Da una parte la Meloni vorrebbe forse tenere un atteggiamento più rigido con Bruxelles anche in chiave di contrapposizione e quindi di visibilità elettorale, ma come leader del gruppo “Conservatori e riformisti europei” sa che solo alleandosi al PPE potrà in futuro avere più sponde a Bruxelles e quindi partecipare come forza di maggioranza nella Commissione Europea.

MA IL SUO SUCCESSO NON PUO’ ESSERE BEN VISTO DALL’EUROPA DI OGGI CHE GUARDA A SINISTRA E TEME I “SOVRANISTI” DI DOMANI, COSI’ COME DA QUEI PAESI CHE TEMONO L’ITALIA COME POSSIBILE RIVALE.   

Per questo oggi l’Italia resiste sul MES (sua unica e vera carta di pressione), ma avrebbe però contemporaneamente bisogno di flessibilità di bilancio – e quindi di accordi - per poter varare riforme fiscali e sociali ben più ampie e significative in “finanziaria”, mentre la BCE - con l’aumento continuo dei tassi - sembra far di tutto per complicare i problemi delle imprese e anche dell’esecutivo italiano sul quale pesa come un macigno il maxi-debito pubblico pregresso. Uno 0.25% in più di interessi da pagare sui debiti di fatto cancella ogni possibilità di spesa in più a benefici degli italiani. Molte grazie madame Lagarde: certo questa sua politica economica non rilancia l’economia europea né  - è dimostrato - blocca l’inflazione.  

Ma c’è un altro aspetto del problema: il commissario direttamente coinvolto per le questioni economiche è proprio quello italiano ed è Paolo Gentiloni, già esponente PD e quindi oppositore politico all’attuale governo.

L’ipocrisia declama che un Commissario Europeo è (o dovrebbe essere) indipendente dai partiti e dalla propria provenienza nazionale, che le polemiche con Bruxelles “danneggiano l’Italia”, ma il fatto è che nel 2019 Gentiloni fu piazzato proprio dal PD in questo ruolo-chiave all’interno della Commissione.

Oggi che a Roma il PD è all’ opposizione è ovvio un potenziale attrito politico, soprattutto perché proprio Paolo Gentiloni ha tutte le caratteristiche per diventare il potenziale, prossimo segretario del PD con il quale ha percorso tutta la sua carriera.  

Soprattutto se la Schlein avesse un possibile infortunio elettorale alle europee, difficile che dalle parti del Nazareno non si apra una nuova guerra per la segreteria e Gentiloni sa bene di poter essere un potenziale ottimo papabile, soprattutto se sarà riuscito a bloccare la Meloni e a renderle la vita difficile.

Dimentichiamoci quindi che possa fornire qualche “aiutino” extra per aiutare il governo o si spenda più di tanto su tematiche care all’ Italia (vedi accordi ITA-Lufthansa) malviste in alcune altre capitali europee (Parigi) che difendono da sempre e prima di tutto i loro interessi nazionali. L’Italia va bene solo se tace e subisce.   

E’ insomma fatale che la distanza tra governo e commissario si accentui visto anche che l’Italia ha sulla groppa un deficit mastodontico (cresciuto anche quando Gentiloni era premier a Palazzo Chigi, dovremmo e dovrebbe ricordarselo, perché nessun TG lo ricorda mai!), un PNRR che è difficile da rispettare perché va poi restituito e i tassi sono aumentati in modo enorme grazie alla BCE che così può condizionare o strozzare ogni ripresa.

Per questo anche il MES non convince e sullo sfondo c’è sempre il ricatto del potenziale ritorno a quel patto di stabilità che era e resta un obbiettivo ben difficile da raggiungere e soprattutto da mantenere negli anni.

 

EURO 5 E DINTORNI

Il governo ha rinviato i divieti imposti alla circolazione dei veicoli diesel "Euro 5" considerati inquinanti nelle città e sobborghi. Situazioni surreali (come chi abita in un centro "under 15.000" ma doveva attraversarne uno più grande per poter andare a lavorare) con aspetti di sana demagogia come a Verbania dove la sindaco PD si era scagliata contro l'ordinanza della giunta regionale di centrodestra sui limiti, ma dimenticando di aver emesso lei stessa un'ordinanza identica già due anni fa, come ha sottolineato il segretario della Lega, Enrico Montani.

Sta di fatto che il tutto è motivato dalla dichiarata necessità di adeguarsi alle normative antinquinanti europee.

Nei giorni scorsi ero a BANGKOK che ha 14 MILIONI DI ABITANTI, ovvero QUASI TRE VOLTE DI PIU' DI TUTTI I PIEMONTESI, LIGURI E VALDOSTANI MESSI INSIEME, città quasi MILLE VOLTE più' grande dei centri bloccati dalle norme europee EPPURE A BANGKOK NON CI SONO LIMITI AL DIESEL. 

L'aria è apparentemente molto più pulita di alcuni anni fa e per ottenerla sono stati obbliati solo i taxi a funzionare a gas mettendo sotto controllo le emissioni degli scooter e dei tuk tuk. Inutile cercare auto elettriche, praticamente inesistenti. Il centro però non è chiuso al traffico, non ci sono aree C, i parcheggi sono privati multipiano e il traffico è spesso caotico, ma sostanzialmente tutto funziona anche perché la gente usa i servizi pubblici, efficienti ed economici. Certo usarli impressiona: sono pulitissimi, niente graffiti, niente scritte, niente carta per terra. Se imbratti un muro semplicemente ti arrestano (anche se turista), ti multano, ti schedano, ti rilasciano. Alla seconda volta resti dentro fino al processo senza condizionale.  Sono loro "avanti" o siamo noi rimasti assolutamente ipocriti e "indietro"??

 

SCHIFEZZE SUPERBONUS, TRUFFE E FUGA DALLE RESPONSABILITA’

Se nella vostra azienda sbagliaste le previsioni di bilancio di oltre il 50% licenziereste il vostro dirigente finanziario, ma chi prende le responsabilità alla Ragioneria generale dello stato che approvò, confermandoli, i conteggi – sbagliati e sballati - del “Superbonus 110 %”? per far felice Conte & C.?  

Fortemente voluto – come il Reddito di cittadinanza - da Conte e dal M5S,  la Ragioneria - accettando la normativa - ha “toppato” di DECINE DI MILIARDI visto che al 31 agosto 2023 gli investimenti ammessi a detrazione sono saliti a 85 miliardi di euro rispetto ai 40 ipotizzati e continuano a crescere. Tanto per dare un’idea, la “finanziaria” di quest’anno sarà di circa 30 miliardi mentre solo questa scellerata pazzia ha quindi generato un costo totale di 3 finanziarie lasciando lo stato in mutande o, meglio, ingigantendo il deficit.

I lettori de “Il Punto” vadano a rileggersi per cortesia cosa scrivevo tre anni fa, ovvero che fosse una follia di concedere un “bonus” che andava oltre le spese effettive e l’esponenziale aumento dei costi (leggi: speculazioni) che avrebbe generato sui costi di ristrutturazione. . Se un ponteggio edile è venuto a costare fino a TRE VOLTE DI PIU’ in pochi mesi doveva essere evidente per tutti che qualcosa non “girava” ed è strano che se ne accorgesse e lo denunciasse il sottoscritto e nessuno ai piani alti.

Altro particolare che si tende a nascondere i vertiginosi profitti del sistema bancario che ha lucrato sugli anticipi auto-riducendoli ai beneficiari (“o accetti così o non prendi niente”!) , aspetto spesso poco noto al grande pubblico, così come le colossali truffe che sono state organizzate e permesse visto che era una legge fatta con i piedi, ma truffe che alla fine porteranno a pene risibili con i soldi (pubblici) nel frattempo spariti e dilapidati.

SE VA IN GALERA IL LADRO DI POLLI, A CHE PENE DOVREBBERO ESSERE CONDANNATI I TRUFFATORI DI CENTINAIA DI MILIONI, COMPLICI LE BANCHE E I FURBETTI DI STATO?  

 

IL SUSSIDIARIO + ZACCHERA

Collaboro da tempo al quotidiano on line “Il Sussidiario”: chi fosse interessato a leggermi può cliccare “sussidiario + zacchera” scoprendo così anche una testata informativa che mi sembra attenta ed alternativa.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 921 del 1 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Il Punto: Mentre si preannuncia per il governo un difficile autunno si discute ancora del gen. Vannacci. Intanto il mondo cambia e l’Occidente rischia di rimanere ai margini visto il crescere degli stati BRICS che – per esempio – non impongono sanzioni alla Russia, vogliono emarginare il dollaro facendo nascere valute virtuali, hanno ben diversi parametri ambientali e in definitiva vogliono rappresentare il nuovo “motore” del mondo. Forse faremmo bene tutti a studiare meglio queste grandi novità geopolitiche piuttosto che seguire soprattutto (o solo) l’italica politica spicciola.  

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO IL PUNTO IN ESTATE ESCE OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’. LA CADENZA SETTIMANALE RIPRENDERA’ CON IL PROSSIMO NUMERO, IN INVIO IL 15 SETTEMBRE. )     

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SOLIDARIETA’ A VANNACCI

Non si sono ancora spenti gli echi della vicenda legata al gen. Roberto Vannacci per il suo libro “Il mondo al contrario” e “avvicendato” (destituito) dal proprio incarico dal Ministro della Difesa, Crosetto.

Prima di tutto stiamo ai documenti: l’art. 1472 del Codice Militare recita: “I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione.”

Al di là di ogni ragione politica o di opportunità, quindi, il gen. Vannacci aveva ed ha il DIRITTO DI ESPRIMERE LE PROPRIE OPINIONI. Per questo io credo che il ministro Crosetto abbia SBAGLIATO ad allontanarlo dal proprio incarico, al limite avrebbe potuto SOSPENDERLO in attesa che gli organi disciplinari militari valutassero quanto scritto da Vannacci.

Nel MERITO bisogna aver innanzitutto letto il libro e le frasi contestate, non limitandosi a “commentare i commenti”. Io l’ho letto e - come l’ 87,5% di chi lo ha fatto (fonte: “termometro politico”) - vi ho trovato cose logiche, magari un po' scontare e banali, comunque di buon senso, non offensive e tantomeno triviali.  Tra l’altro è strano (stessa fonte demoscopica) che ben il 69,8% dei contrari a Vannacci ammetta però di NON aver letto il libro né di volerlo fare: piacerebbe sapere sulla base di che cosa esprimono dei giudizi se non per preconcetto.

Forse dovremmo tutti ammettere che – dando proprio ragione a Vannacci - siano davvero i “media” ad influenzare i giudizi di chi raramente va “alla fonte” facendosi una opinione documentata.

Leggendo il libro si sostiene – per me giustamente - di come spesso una minoranza sia riuscita o voglia condizionare l’opinione pubblica, l’informazione, la pedagogia, i gusti e la legislazione obbligando la “normalità” (ovvero la grande maggioranza) a subire condizionamenti assurdi. Questo non vuol dire non riconoscere o condannare quella minoranza (non solo riferita ai gay, ma anche in molti altri campi) ma sollevare appunto il problema di questo conseguente “condizionamento obbligato” a tutti.

Essere fuori della norma non è per sé stesso un insulto. Io sono e sono stato sicuramente “fuori dalla normalità” politica: quando ero giovane il 95% degli italiani non la pensava come me (stando almeno ai risultati elettorali) visto che il mio partito era considerato estremista e il MSI-DN raccoglieva più o meno il 5% dei voti, ma non per questo mi consideravo offeso se mi davano del “diverso”, eppure essere allora di destra era ben più discriminante che non oggi essere un gay (o di altre incerte declinazioni…).

Quindi il caso Vannucci è nato in definitiva sul nulla, ma ha aperto un dibattito molto utile sul concetto CHE IN ITALIA SE NON SI ESPRIME UN’IDEA, UN PENSIERO, UNA TESI “POLITICAMENTE CORRETTA” allora susciti scandalo.  Qualcuno dice “può pensarla come privato cittadino, non come militare”. No, scusate, in merito l’art. 1472 è chiarissimo e Vannacci ha ovunque dichiarato e scritto – anche nel libro – che lui parlava appunto come semplice cittadino e le sue affermazioni d'altronde non c’entrano nulla con il suo essere un militare.

Il grave è piuttosto che se Vannacci avesse scritto “Viva i gay nell’esercito” o qualcosa di simile sarebbe stato probabilmente lodato, coccolato ed il suo libro avrebbe avuto ottime recensioni (anche se pochi lettori), ma solo accennando alla loro “diversità” ecco che allora scoppia lo scandalo.

Così se qualcuno (come spesso mi accade personalmente) scrive in modo “diverso” sul clima, l’inquinamento, la Co2, l’energia nucleare, la politica economica europea, l’immigrazione, le responsabilità USA, il conflitto in Ucraina, Trump o Biden, i rapporti tra i sessi ecc. è subito ostracizzato. Non credo che questo sia giusto quando si affermano opinioni senza offendere, senza modi sguaiati, senza parolacce o bestemmie. In conclusione, quindi, perché destituire Vannacci?

Io vorrei che i suoi detrattori indicassero con precisione un passo, una pagina, una frase, una espressione offensiva del testo anziché stare sulle generali: se c’è discutiamone, se invece NON c’è, allora contro Vannacci è in corso una epurazione ingiustificata.

Più grave ancora che oggi al Governo ci sia il centro-destra, una maggioranza che ha preso i voti proprio perché (credo, spero, penso!) affermi una sorta di ritorno alla “normalità” in una società dove alcune minoranze – e su questo Vannacci ha totalmente ragione – si sono imposte come portatrici del Verbo e nessuno le può quindi più criticare, denunciare o sottolineare gli indebiti spazi che si sono presi a danno di chi non la pensa come loro.

……

Ma c’è un altro aspetto che non fa amare Roberto Vannacci al Ministero della Difesa: la sua lunga battaglia, gli esposti giudiziari e le reiterate denunce da lui presentate sulla vicenda dell’uranio impoverito. In poche parole, migliaia di nostri soldati (quanti italiani lo sanno?) sono stati esposti per anni in Iraq, in Bosnia e in Kossovo alla contaminazione causata da proiettili radioattivi americani (ma usati anche dalle nostre truppe) soprattutto per pezzi anticarro che hanno loro procurato lesioni gravi e in molti casi l’insorgenza di tumori devastanti con centinaia di successive morti sospette.

Parliamo di almeno 369 militari italiani deceduti e più di 4.000 contaminati per questa causa, purtroppo nel disinteresse generale. Una vicenda molto grave e volutamente tenuta “sotto traccia” nonostante le tante condanne a pagare indennizzi per morti ed invalidità. Vannacci da anni porta avanti denunce ed esposti su questa storiaccia, forse o soprattutto anche per questo era ed è diventato estremamente “scomodo” per vertici delle FFAA.

Quanti vi hanno riferito anche questi aspetti della vicenda, spiegando cosa sia effettivamente avvenuto ai nostri soldati usando incautamente questo tipo di armi? Riflettete sul perché di questi silenzi - che pur sono stati oggetto di indagini anche parlamentari - e se scopriste che tra i Ministri della difesa coinvolti in primis c’è anche l’attuale Presidente della Repubblica…

 

BRICS ED OCCIDENTE IN DECLINO

L’ex G8 (ora G7 perché la Russia ne è stata allontanata) ci viene regolarmente presentato come il “summit” dei grandi paesi e delle più importanti economie mondiali. Purtroppo non è così – o, meglio, non è PIU’ così – vista la crescita esponenziale delle nazioni BRICS (Brasile – Russia – India – Cina – Sudafrica), un’altra intesa cui stanno aderendo decine di paesi emergenti nel mondo per un’alleanza di fatto politica oltre che economica a tutto danno del “vecchio” Occidente e che potrebbe avere presto anche dei risvolti militari in chiave anti-NATO.

Di fatto un accordo tra nazioni che crescono ed hanno idee ben diverse da noi (o meglio, dai leader del G7) sul ruolo del dollaro USA, sull’inquinamento, l’economia e lo sviluppo del mondo. Tra l’altro, durante il summit tenuto a Johannesburg il 22-24 agosto, i 5 membri del BRICS hanno annunciato l’adesione di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran mentre una cinquantina di altri paesi sono “in lista d’attesa”.

Forse l’Europa, gli USA e gli ormai pochi altri loro alleati dovrebbero cominciare a rendersi conto che un nuovo ordine mondiale è davvero alle porte: come ci prepariamo?

 

COLDIRETTI MENAGRAMA

Ma la Coldiretti non dovrebbe occuparsi principalmente di difendere e tutelare gli agricoltori? Lo fa, certamente, ma diffonde anche continue news eco-apocalittiche diventando una specie di menagramo terribile tanto che più che sembra pensare soprattutto a mettere sempre le mani avanti sottolineando danni & disastri.

Verificate: non fa tempo ad uscire l'arcobaleno che già arriva su Televideo il dettaglio dei danni targato Coldiretti: se piove perchè piove, se c'è il sole perchè è secco, se tira vento o grandine non ne parliamo. Incredibile poi questa capacità di quantificare immediatamente i (presunti) danni. Ora la Coldiretti ha esteso il suo campo d’azione e a stretto giro ci informa dei prezzi che aumentano, del clima mondiale impazzito, delle temperature estive, dei turisti in transito, di esodo e controesodo, di prezzi (degli altri) che crescono troppo. Se va bene la vendemmia è un dramma per il pomodoro, se le zucchine risalgono crolla il mercato delle patate: è un quotidiano stillicidio di cattive notizie condite con il refrain finale di ogni comunicato: "Gli agricoltori patiscono danni, pregasi rimborsare!" E' brava la nostra Coldiretti che deve avere un eccellente ufficio-stampa specializzato in cattive notizie, mai una buona notizia del tipo “Visto il buon raccolto, i prezzi al consumo diminuiranno un po' ”.

 

SOLO MANCINI MERCENARIO ?

Sarebbe ipocrita dire che Roberto Mancini abbia fatto male a lasciare la guida della Nazionale per intascare i milioni (di dollari) di Riad guadagnando sei volte di più dei soldi della Federcalcio perchè - potendo – forse lo avremmo fatto tutti, ma da uno come lui mi sarei aspettato più chiarezza e più lealtà spiegando subito questa semplice e comprensibile motivazione, senza nascondersi dietro all'ipocrisia di fantomatiche "incomprensioni". Il dubbio è se sia corretto che la FIFA ammetta queste follie economiche, certi ingaggi a vecchi campioni con le conseguenti cittadinanze dei giocatori mercanteggiate a vantaggio di chi le concede solo per poterli schierare nelle rispettive nazionali. Poi però mi è venuto in mente che il presidente della FIFA è proprio Gianni Infantino, quello che si dichiarava "arabo, gay e migrante" per cercare di nascondere gli scandali del mondiale venduto al Qatar e allora Mancini è diventato un angioletto. Come sempre il pesce-calcio puzza dalla testa, soprattutto per faccende di soldi.

 

IL SUSSIDIARIO + ZACCHERA

A parte che  Il Punto e  per altre testate scrivo regolarmente sul quotidiano on line “Il Sussidiario”: chi fosse interessato a leggermi può cliccare “sussidiario + zacchera” scoprendo una fonte di informazioni che mi sembra attenta ed alternativa.

 

BUON SETTEMBRE A TUTTI!                       MARCO ZACCHERA

 

PS: Assentandomi per alcuni giorni dall’Italia, questo numero de “il Punto” è stato scritto il 28.8.2023




 

IL PUNTO   n. 920 del 18 agosto  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Il Punto: In tempi di notizie vacanziere fa ancora discutere la decisione della premier sulla tassazione degli iperprofitti bancari e di limare gli aumenti automatici su alcune tratte aeree. Condivido il tentativo e cerco di spiegare il perché. Seguono altre news

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO IN ESTATE IL PUNTO RALLENTA PER NON DISTURBARE TROPPO USCENDO OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’, CI RIVEDIAMO  IL 1° SETTEMBRE !   

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SERVE CORAGGIO PER ROMPERE IL CERCHIO  !

Chi mi legge sa che spesso sono stato cauto sul governo, ma ho molto apprezzato che la leader, prendendo d’infilata l’opposizione, si sia sbilanciata non poco nei confronti delle banche. E’stato per lo meno un segnale controcorrente e non mi ha stupito la campagna di stampa subito avviata contro di lei per la tassazione degli extraprofitti bancari e la sponda subito offerta da una larga parte della nostra informazione a questa Europa dei banchieri che fanno e disfano a proprio vantaggio.  

Tra l’altro ha fatto bene la Meloni ad agire rapidamente o l’avrebbero bloccata come comunque cercheranno di fare: la “melina” piace tanto a chi alla fine non vuole che cambi mai nulla.

Ricordiamoci che da sola BANCA INTESA ha dichiarato un profitto di 4.2 MILIARDI di euro nel solo primo semestre 2023, iperutile realizzato non per maggior operatività interna ma di fatto solo grazie ai tassi BCE mentre il sistema bancario ha lucrato anche sui Bonus 110%, giusto per ricordarcelo.  

Il problema è politico e strategico: è assurdo che la BCE possa infatti alzare in un anno i tassi dallo 0,5 ad oltre il 4,25%, e gli interessi attivi (per le banche) schizzino di conseguenza aumentando di quasi dieci volte il costo degli interessi per i soldi prestati alle aziende e alla clientela, ma non venga riconosciuto un aumento proporzionale per esempio sui depositi, tanto che la differenza diventa solo un profitto non a vantaggio comune, ma solo delle stesse banche e dei fondi sovrani esteri che ci stanno dietro.

Tutto viene sempre frettolosamente spiegato che la BCE con le sue manovre “Vuole così raffreddare l’inflazione” ma un semplice ragionamento economico sottolinea l’incongruità di ogni manovra se i profitti non vengono reinvestiti almeno in parte nel sistema, in alternativa sotto forma di tassazione forzosa.  

Se un’azienda paga il credito più caro, se si vede ridurre la liquidità e qualsiasi suo investimento diventa quindi più costoso, come non può che scaricare sul prezzo del prodotto buona parte di questi maggiori oneri? Quindi i tassi non riducono da soli l’inflazione, come è invece lo slogan usato dalla BCE per giustificarne gli aumenti, ma sostanzialmente si trasformano solo in (taciuti) enormi profitti bancari.

Ma basta! In argomento la scelta del governo rompe finalmente una specie di atavico tabù e certi commenti – vedi quelli del Financial Times o di Moody’s, una volta di più cani da guardia e d'altronde sponsor dei banchieri – puntualmente lo confermano.

La stessa Borsa, sofferto un giorno, è subito rimbalzata anche per i titoli bancari ed è assurdo che i commenti politici si concentrino sullo schierarsi pro o contro la Meloni e non cerchino piuttosto di spiegare bene ai lettori questi meccanismi che – tra l’altro – consigliano all’ Italia di indebitarsi il meno possibile per PNRR e MES.

Mi auguro che queste scelte del governo siano quindi solo l’inizio e che l’Italia progressivamente smetterà di essere così passiva nei confronti della BCE e sulle sue politiche monetarie, anche perché è veramente tutto da dimostrare che  l’inflazione europea degli ultimi due anni sia dovuta a squilibri tra domanda ed offerta, mentre tutti capiscono che viene soprattutto per l’enorme rincaro delle materie prime a sua volta imposto e causato da scelte politiche (legate alla guerra in Ucraina) in parte discutibili, ma guerra - guarda caso - sempre accolta con applausi proprio dalla BCE.

Credo che la mossa della Meloni potrebbe essere seguita anche da altri governi ponendo proprio il problema “politico” del controllo della BCE.

Non serve la demagogia, ma la concretezza ed abbiamo tutti bisogno di un’Europa più vicina ai cittadini e non schiava della burocrazia di Bruxelles o soprattutto degli gnomi delle banche centrali che a loro volta rispondono, prima che ai propri governi, ai loro azionisti ovvero – come nel caso della Banca d’Italia – alle banche che la controllano. E’ allucinante che la gente non capisca o conosca poco questo sconcertante meccanismo dove sono le stesse banche ad autodeterminarsi i profitti agendo non sull’efficienza e competitività interna ma solo sui tassi di interesse a livello europeo. 

Se chiedete a cento italiani chi controlli la Banca d’Italia quasi tutti sono stati portati a pensare che sia una autorità indipendente ed autorevole, una sorta di baluardo “tecnico” a difesa dell’economia e stabilità del paese, quasi nessuno sa che è invece di proprietà delle banche stesse e che quindi abbia ben chiari interessi “di parte”.  (Banca Intesa e Unicredit sono i primi azionisti di Banca d’Italia, con oltre il 25% del capitale).

Di corollario tutti chiudono gli occhi su altre vicende, per esempio proprio sugli interessi da usura (altro capitolo su cui il governo potrebbe e dovrebbe intervenire con rinnovata fermezza imponendo tetti ragionevoli) applicati da banche e finanziarie sul “pronto credito” o gli sconfinamenti usando le carte di credito.

Si tratta spesso di piccoli importi usati per necessità famigliari minute, ma che si moltiplicano nei momenti di crisi e allora perché non mettere un “tetto” agli interessi su questi crediti almeno fino ad un “gradino sociale” (per esempio applicare al massimo il 10% anziché le attuali punte che superano il 20% fino a sconfinamenti di 5.000 euro). Operazione finanziarie dove anatocismi e costi sono sottaciuti nei contratti e sconosciuti ai più, così come il cittadino non vede chiaramente chi lucra sui costi delle materie prime (vedi ingiustificati aumenti della benzina alla pompa) e di tanti altri prezzi che non vengono controllati o calmierati. Quanti notano ad esempio che i prezzi della benzina sono “a grappolo” per singole aree con un prezzo evidentemente pre-concordato tra gli impianti locali? Eppure non si dovrebbe operare così…

Lo stesso vale per le speculazioni di Ryanair i cui biglietti sembrano costare poco anche perché la compagnia ottiene super sconti usando aeroporti e servizi. Una compagnia iper-speculativa che per sei anni di fila è stata giudicata la peggior linea aerea europea mentre i suoi piloti sono comprensibilmente in sciopero per paghe da fame (tanto i disservizi li paga il cliente). Tranquilli che la compagnia non lascerà l’Italia e in alternativa altre compagnie arriveranno in una logica di concorrenza. E’ sempre il monopolio che infatti fa aumentare i prezzi e va incoraggiato il governo quando faticosamente cerca di muoversi in questo campo, anche se è ovviamente subito criticato da chi rischia i propri interessi e profitti in gioco, palesi o nascosti.

Ritengo però che questa sia comunque la strada giusta a dimostrazione che un governo di destra può (e dovrebbe) essere molto più “sociale” di quelli precedentemente più di sinistra, ammesso che lo fosse – ad esempio – quello di Draghi, esecutivo che aveva imbarcato, ma guarda che strano, anche tutta la sinistra ufficiale compresi PD e il M5S che però allora al “salario minimo” non ci avevano proprio pensato

 

MIGRANTI

I numeri parlano chiaro: l’arrivo di migranti dal “fronte sud” si sta moltiplicando nei suoi numeri enormi di sbarchi e di morti, ma il governo sembra paralizzato, timoroso di fermare gli arrivi per non essere colpito dall’ostracismo politico nazionale ed estero.  Arrivano tutti, giustificati o meno, ma intanto ben pochi trafficanti sono intercettati mentre si moltiplicano i barchini lasciati alla deriva senza motore in mezzo al mare nella speranza che “tanto qualcuno li salverà”, come fanno quotidianamente le navi dei “buoni”. Sono le acclamate ONG battenti bandiera tedesca, spagnola od olandese, stati che però poi i profughi non li vogliono e non li fanno sbarcare. La sinistra denuncia "il fallimento del governo" (ma i migranti non erano "risorse"?) mentre nei fatti la tragedia di Cutro è stata sfruttata come grimaldello per il “liberi tutti”, ma non è una ricetta, sta diventando un disastro.

 

CHIP DIPENDENZE

Buona notizia (?!) dimenticata dai media. L’UE raddoppierà entro il 2030 (dal 10 al 20%) la quota di mercato di produzione interna di semiconduttori per ridurre la dipendenza dalla Cina e dagli altri Paesi asiatici con investimenti di 43 miliardi di euro pubblici e privati. Passo utile ma in ritardo e super-costoso e che soprattutto dimostra la nostra dipendenza e debolezza tecnologica, i pericoli della “Via della seta” e quanto di siamo stati capaci di auto-distruggere la nostra tecnologia e le produzioni europee visto che - se tutto andrà bene – nel 2030 saremo comunque ancora chip-dipendenti dall’Oriente per l’80%.

 

BUON FINE AGOSTO A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 919 del  4 agosto  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Il Punto: Polemiche (scontate) sulla riduzione del Reddito di cittadinanza, idem sui fondi del PNRR mentre il catastrofismo climatico impone che “tutto” sia colpa della CO2 compresa la scelleratezza umana.  In realtà, ad agosto, sono polemiche da ombrellone mentre semmai altre sono le vere crisi come in Niger, fornitore d’uranio alla Francia, o il conflitto ucraino che sta diventando una cancrena, mentre gli italiani sono sempre più scettici sugli aiuti militari e ben il 70,4% sono contrari alle forniture americane di bombe a grappolo a Zelensky.

Da parte mia non posso che condividere l’appello di Papa Francesco a Lisbona che chiede all’Europa (inascoltato) più coraggio per costruire sentieri di pace e di investire meno in armi e più per le persone. Mentre gli USA perdono il rating “AAA” (visto l'incredibile deficit federale forse andava deciso da tempo, ma la è l’ennesima dimostrazione del potere dei gruppi economici che condizionano e comandano la politica mondiale, graziando o deponendo interi governi) godetevi le vacanze e permettetemi un saluto speciale a Gigi Buffon che ha terminato la carriera. Per me è stato il portiere più bravo di tutti e - detto tra noi – quel “Boia chi molla” che una volta spuntò da sotto una sua maglia non era scritto per caso…

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO DURANTE I MESI ESTIVI IL PUNTO RALLENTA NELLE USCITE PER NON DISTURBARE TROPPO E VI ARRIVERA’ OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’ FINO A META’ SETTEMBRE.  

 

Approfondimento 1 / FUNERALE AL REDDITO

Come ampiamente previsto eccoci con le scontate e preconcette polemiche per il progressivo “stop” al Reddito di Cittadinanza. Premesso che era uno dei punti-cardine del programma di governo e che quindi la Meloni sta solo attuandolo chi ha seguito la tematica sa benissimo che – al di là delle sparate propagandistiche o dei programmi auto-celebrativi di “abolizione della povertà” – c’è la desolante realtà di uno strato sociale che in parte lavora in nero e si adatta al suo ruolo furbescamente o per necessità, oppure che semplicemente non ha voglia o non può lavorare.

Un giudizio negativo sulla legge ben diffuso tra gli italiani e trasversale dal punto di vista politico soprattutto per l’evidente ingiustizia di un Rdc pagato a chi NON lavorava rispetto alla misera e spesso inferiore pensione riconosciuta a chi ha lavorato magari per tutta una vita,

Alla base ci sono realtà umane condizionate da abitudini, ignoranza, provenienza famigliare, mancanza di spirito competitivo e più o meno gravi gap culturali e psicologici. Temi che andrebbero risolti ben prima di puntare ad un lavoro e che troppo spesso restano latenti o sconosciuti, così come spesso ci sono obiettivi problemi fisici che limitano le capacità di accedere a un lavoro.

il Rdc era diventato una distribuzione sostanzialmente a pioggia - e particolarmente in alcune zone del paese (vedi il napoletano, che da solo “pesa” come metà Italia Settentrionale) - di una miriade di piccole somme mensili insufficienti per campare, ma abbastanza per “arrotondare”, senza però risolvere il problema lavorativo.

Il Rdc è stato una mancia e non una soluzione, ma d’altronde o si decide di abbandonare una parte della popolazione soprattutto nel Sud e nelle periferie urbane con poche reali possibilità di lavoro, oppure (come è avvenuto) le si passa un più o meno piccolo mensile che permetta di tacitarla e lusingarla politicamente – come fa il M5S - offrendo una sorta di obolo sociale.   

Scontate le polemiche nel valutare tra “poveri” e “nullafacenti” (poco incoraggianti e credibili, a questo proposito, le fisionomie di una parte dei “disoccupati organizzati”) il problema si rinvia ma non si risolve.

Il fatto è che lavori veri, stabilizzanti e decorosamente pagati è difficile trovarli perché richiedono qualifiche, specializzazioni, mobilità e soprattutto volontà di impegno nel tempo, ovvero caratteristiche che mancavano alla gran parte dei richiedenti il Rdc, che in molti casi risultavano poco al di sopra del livello minimo di alfabetizzazione.

Senza dimenticare la grande platea degli immigrati, le cui domande di reddito erano state presentate (ed ottenute) tramite i patronati, ma sovente non dicendo la verità. Persone che avevano auto-dichiarato di essere in Italia da un decennio (circostanza indispensabile per ottenere il sussidio, ma spesso del tutto falsa) e che comunque il reddito l’hanno percepito lo stesso perché tutto si basava appunto su una “auto-dichiarazione” che spesso i dichiaranti neppure capivano non parlando l’italiano. 

Di fatto ogni Regione è andata per conto suo - sostanzialmente in un caos generale - mancando direttive unitarie e tempi di verifica obbligatori.

Tutto questo con il paradosso che i pagamenti dell’assegno erano poi in capo all’Inps, (con il vertice feudo del M5S) ora sotto accusa con minacce di inchieste parlamentari, “un ricatto” tuona la sinistra.

Funerale annunciato insomma di una legge fallimentare in termini di recupero di veri nuovi posti di lavoro, ma utile e a volte indispensabile come provvedimento-tampone ai fini sociali, con ora i dubbi sul futuro degli assistiti che restano con il cerino (bruciato) in mano.  Al netto delle polemiche, infatti, adesso per loro che succederà? Sfoltiti i ranghi da settembre dovrebbe partire l’ “Assegno di supporto alla formazione e al lavoro” (max 350 euro al mese), definizione nuova per problemi antichi.

Il tutto con un maggiore coinvolgimento dei comuni, che peraltro già lamentano di essere senza soldi e senza personale. Nulla di nuovo, insomma, il seguito alla prossima puntata.

 

Approfondimento 2 / CATASTROFISMO CLIMATICO

Sui media ricevi attenzione solo se stupisci e le news sul clima devono sempre essere catastrofiche.

Del clima impazzito si parla ovunque, da Mattarella ai TG alla pubblicità “verde” che imperversa a tutto schermo. D'altronde condividi e accetti sacrifici solo se sei preoccupato e speri così di difendere il clima e l’ambiente, spendi molto di più per un’auto elettrica solo se ti convincono psicologicamente e con una pubblicità martellante che in cambio così salverai il mondo.

Certamente conta anche la CO2 dispersa in atmosfera e scarichi ed inquinamento vanno ridotti, ma ricordiamoci che secondo gli scienziati seri, il nostro pianeta in 150 anni si è riscaldato in media di circa 1,1 gradi centigradi rispetto alla fine del XIX secolo, l'inizio della rivoluzione industriale, che è tanto ma che è già successo più volte nel recente passato della terra.

Da sempre il globo è soggetto a variazioni climatiche: duemila anni fa era ben più caldo di oggi e Annibale traversò le Alpi ad ottobre anche perché non c’era la neve, così come invece prima dell’anno mille fece molto più freddo e successivamente la temperatura terreste risalì bruscamente, tanto che i Vichinghi traversarono l’Atlantico e scoprirono la Groenlandia (“Terra verde”) che oggi nessuno chiamerebbe così.

Dal 1400 in poi la temperatura terreste ridiscese di nuovo fino all’ 800 e da allora ricominciò a riscaldarsi con punte di freddo intorno al 1810-1820 probabilmente legate anche ad una serie di grandi eruzioni vulcaniche ed al loro pulviscolo rilasciato in atmosfera.

Solo ultimamente l’uomo è diventato un evidente e grande perturbatore del clima. D’altronde quando ero bambino nel mondo eravamo due miliardi (un quarto di oggi) e nell’arco di una vita sono state distrutte terre e foreste, inquinate acque di laghi, mari e oceani: ovvio che ne siamo corresponsabili.

Poi la politica che è anche motore di scelte economiche, agricole ed industriali, in un dedalo di interessi contrapposti spesso inconfessabili. Siamo in tanti, l’acqua potabile scarseggia ma viene ancora sprecata, ma intanto permette speculazioni e sarà sempre più fonte di conflitti, così come per il controllo delle materie prime, ma anche per la pesca oceanica e – in generale – tutto ciò che non è facilmente standardizzabile e potenzialmente “globale”.

Attenzione perché spesso gli interessi economici nascondono o modificano la verità e i “nemici” sono difficili da scoprire oltre alle domande imbarazzanti, politicamente scorrette. Per esempio nessuno ammette quanto inquinino le guerre, compresa quella in Ucraina, quando grano russo finisce (finiva) effettivamente in Africa e quanto inquinano le centrali a carbone che si moltiplicano in Cina, India, Vietnam…Paesi che Greta Tumber non ricorda mai.  

Ma è poi così scontato che il riscaldamento mondiale sia tutto -  o quasi -  colpa della CO2 emessa in atmosfera? E se concause fossero anche le macchie solari, le eruzioni vulcaniche, i movimenti del magma terrestre? Bisogna continuare a studiare e non solo “vendere” certezze che non ci sono, ma muovono somme stratosferiche.

In generale l’informazione andrebbe fornita in modo più corretto perchè non è solo “colpa” del clima se un’alluvione spazza via una città costruita lungo un fiume chiuso tra argini sempre più stretti per favorire la speculazione edilizia, così come il 99% degli incendi sono dolosi o voluti (ma i criminali responsabili non li prendono quasi mai) e non c’entra niente il caldo.

Qualcuno si rende conto che gli alberi nelle città cascano lungo le strade anche perché non vengono potati o che i pini marittimi sono naturalmente fragili e con poche radici?  Così come non sono sbagliate in sé, ma diventano nulle nei loro risultati globali certe demagogiche decisioni europee che pesano su tutti noi, ma incidono in modo infinitesimale sull’ambiente globale senza una contemporanea politica ambientale decisa anche negli altri nove decimi del mondo.

Su questo l’Europa è contraddittoria però su queste basi demagogiche è impostata tutta la politica dell’attuale maggioranza PPE-socialisti coprendo intanto scandali, assurdità, contraddizioni e lobby.

 

ORVIETO: RIFLESSIONI INTERESSANTI

L’hanno chiamata “La Destra della Destra” ma è un concetto riduttivo. In realtà ad un convegno organizzato ad Orvieto si sono ritrovate molte persone ed associazioni politicamente di destra critiche  rispetto ad alcune posizioni del governo (che in parte condivido), soprattutto in politica estera.

Chi fosse interessato ad approfondire meglio queste tematiche può contattarmi e volentieri invierò il documento-appello finale, che comunque merita una lettura.

 

INFLUENCER

Ammetto di non sopportare il mondo falso e fuorviante degli “influencer” che condizionano le scelte di tante persone e sono la dimostrazione concreta della scemenza di molti dei loro “follower”.

La coppia Ferragni-Fedez è l’esempio più concreto di come si debba falsamente stupire pur di fare “audience” nel quadro di un ben mirato mix economico-politico-finanziario. Alla fine si dimostrano furbi loro e sciocchi chi li segue. Scrivo questo perché mi ha urtato leggere recentemente una notizia dalla coppia (arrivatami sul telefonino grazie ai soliti trucchi) "Addio alla nostra bambina" - lutto dolorosissimo per Ferragni e Fedez". Per un attimo ho pensato ad una vera tragedia, per scoprire poi  che si trattava di un cane da loro adottato. Certamente colpisce la morte di un animale, ma sarebbe opportuno almeno un po' più di rispetto per chi i lutti in famiglia li subisce sul serio.

 

BUON AGOSTO A TUTTI!                                                  MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 918 del 21 luglio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Sommario: In estate le cronache politiche vanno sempre un po' “montate ” in TV e tra i media inventando polemiche su temi marginali o non c’è molta trippa per gatti, ma quest’anno sui problemi della giustizia ci si sta impegnando a fondo.

Partire per esempio da una (giusta) osservazione di Nordio che chiede chiarezza sul fumoso reato di “concorso esterno di attività mafiose” per tentare di far diventare “filomafioso” addirittura  il ministro è decisamente surreale, ma serve a distogliere l’attenzione su una casta giudiziaria che NON vuole né cambiare né fare autocritica.

Così come il salario minimo (problema mai sollevato per decenni, soprattutto quando governava la sinistra) che ora riempie la bocca di PD e M5S serve solo per dare un po' di colla e respiro alla sinistra, mentre la Meloni incassa il successo politico della grazia egiziana a Zaki.

In sordina passano così le bombe a grappolo fornite da Biden a Zelensky o il moltiplicarsi degli sbarchi.

Infine un risvolto climatico: fa caldo, va bene, ma in fondo è come tutti gli anni…Da qui a trovare quotidiani allarmi parossistici per giustificare le mille pressioni psicologiche ed economiche europee tutte tese a “dimostrare” le tesi ecologicamente più radicali è una sciocchezza, ma la faccenda è venduta alla grande.

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO DURANTE I MESI ESTIVI IL PUNTO RALLENTA NELLE USCITE PER NON DISTURBARE TROPPO E VI ARRIVERA’ OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’ FINO A META’ SETTEMBRE.     

 

Approfondimento: MAGISTRATI: LA VERA CASTA ITALIANA

 

Niente da fare: se qualcuno vuole cambiare qualcosa nell’aristocratico mondo della giustizia in Italia si ritrova immediatamente a lottare contro la “casta” delle toghe, impenetrabile ed inossidabile.

Raramente qualche giudice si è mai assunto le proprie responsabilità a parte gli Eroi come Livatino, Falcone o Borsellino che la mafia l’hanno combattuta sul serio. Per esempio mentre si parla da decenni dei rapporti mafia-politica nessuno è andato ad indagare a fondo sui rapporti tra mafia e Procura palermitana, invano denunciati proprio dai giudici uccisi. 

Pensiamo a tutti i referendum che nei decenni si sono susseguiti sulla responsabilità dei magistrati e non sono mai stati di fatto applicati, a quanti (pochissimi) giudici siano stati portati a giudizio per sentenze dimostratesi apertamente insostenibili o ai casi infiniti in cui - a livello europeo - la giustizia italiana sia stata condannata per discriminazioni o ritardi: i responsabili dei fatti – pensate al caso Tortora - non pagano mai.

La stessa magistratura che negli anni ha sempre rivendicato la propria (doverosa) autonomia non è stata mai capace di strutturare organismi di autogoverno credibili e ben distinti dalle interferenze politiche tanto che – a parte gli scandali conclamati, ma che poi alla fine sono stati tutti più o meno insabbiati – le stesse ”liste” per l’elezione del CSM hanno sempre fatto riferimento a ben chiare aree politiche da cui, implicitamente, si attendono e si offrono adeguate e reciproche protezioni e vantaggi.

Proprio il fallito sistema di autogoverno interno e le sue concrete possibilità di interferire nelle  carriere  ha spinto i magistrati a schierarsi, perché l’appartenenza a questo o quel gruppo era (ed è) l’indispensabile passaporto per passare di grado in una aperta lottizzazione generale, soprattutto per raggiungere quelle posizioni di potere che a loro volta possono condizionare la politica.

Se la nostra Costituzione (sempre richiamata quando fa comodo, subito dimenticata quando nei fatti è violata) ha diviso in tre i poteri dello Stato non c’è dubbio che una repubblica parlamentare come la nostra proprio nel parlamento abbia il suo anello più debole, in antitesi con quelli che erano i desiderata dei Padri Costituenti e nonostante che le Camere siano – o dovrebbero essere, visti i recenti sistemi elettorali – l’unica espressione diretta del volere dei cittadini.

Poi le ipocrisie dominanti, quelle che per i giudici non valgono mai.

Guardate la questione della “privacy” – rigorosamente con la  y – che dovrebbe   difendere   la   riservatezza   degli   italiani.   Varate   leggi   e regolamenti, stampati miliardi di moduli e formulari, studiati programmi informatici, predisposti testi da sottoscrivere tutti sanno che è una gran perdita di tempo perché tanto, quando c’è qualcosa di veramente riservato da preservare o segretare, la norma viene aggirata ed il segreto diventava presto e comunque quello di Pulcinella.

Idem per l’ “Avviso di garanzia”, un’altra riforma che doveva permettere al cittadino-indagato  di  essere  meglio garantito nei propri diritti sapendo per tempo (e   teoricamente prima degli altri) che è in corso un’indagine su di lui e che quindi – se vuole – possa provvedere a difendersi.

Negli anni, però, chi riceve il fatidico “avviso” è rubricato come sostanzialmente già   colpevole.   I nomi degli indagati illustri escono misteriosamente quanto  regolarmente   dalla   Procure  prendendo  la   strada delle redazioni e dei media e gli “avvisi” svolgono quindi una ben diversa missione  pratica,  antitetica  a quello per cui erano stati   voluti,  diventando il killeraggio anticipato dei potenziali indiziati.

Non si ha peraltro sentore di un magistrato, un cancelliere, un avvocato, un brigadiere   o un maresciallo che sia mai stato inquisito e condannato per aver sveltamente passato la “velina” in mani amiche.

Idem per il “Segreto istruttorio”, già parente dell’”Avviso di garanzia”, che imporrebbe a lor signori Magistrati di non rendere pubbliche le inchieste fino al proscioglimento (e allora il silenzio precedente sarebbe stato d’oro) oppure ad un doveroso rinvio a giudizio per far giudicare il presunto colpevole in base alle prove o indizi raccolti.

Anche in questo caso il segreto viene però molto spesso violato e l’inchiesta   teoricamente segreta diventa oggetto di cronaca, scandalo, dibattito o polemica allietando le cronache politico-giudiziarie anche di questa torrida estate.

Non accenniamo solo al caso Santanchè in cui la ministra sostiene di non essere tuttora indagata, né ai soliti casi di intercettazioni sussurrate, ma per esempio alla brutta storia di La Russa Jr. apparsa direttamente sul Corriere della Sera in prima pagina diventato subito un quotidiano prurignoso gossip estivo che infiamma le discussioni da ombrellone, ma anche le cronache politico-giudiziarie.

Casi che purtroppo spesso vengono ignorati e sepolti, ma questa volta l’Apache è “figlio di” e quindi – viva la privacy e il segreto istruttorio -  il suo nome è spiattellato nel mondo intero, del diciannovenne vengono pubblicate foto di lui, fratelli e famigliari, si aprono polemiche ed accuse al di lui padre  di  cui  si chiede il fatidico  (e  consueto)  “passo  indietro” ecc.ecc.Dell’inchiesta giudiziaria si conosce da subito il nome della Magistrata inquirente e i suoi collaboratori (che non si sottraggono ai media), si montano polemiche e vengono forniti piccanti particolari non confermabili nè confermati: il diciannovenne - comunque finirà - avrà a vita un bollo di infamia.

Nessuno si permette di dire e scrivere che siamo davanti a clamorose violazioni di legge, perché altrimenti si passa subito come amico degli Apache, ma avevo la stessa opinione anche per i guai combinati dal figlio di Grillo.

Intanto la Magistrata milanese – assunta agli onori della cronaca – indaga, ma alla fine di questo show mediatico, qualunque cosa deciderà, avrà contro mezza Italia.

Se proscioglierà l’Apache molti giornali lasceranno intendere che si è appiattita al potere e se in futuro avrà una promozione sarà “L’evidente dimostrazione del   favoritismo   a   suo   tempo   concesso”.   Idem,  però,  se lo rinviasse a giudizio con indizi opinabili perché l’altra mezza Italia vedrà nella sua decisione una motivazione politica per azzannare ai polpacci il capotribù degli Apache e - quando la promozione arrivasse - il commento sarà esattamente quello già sopra virgolettato.

E’ mai possibile sperare in Magistrati rigorosi, ma indipendenti e soprattutto riservati?

 

BOMBE A GRAPPOLO

Mi indigna che l’Italia ufficiale sia stata sostanzialmente zitta e non abbia battuto ciglio all’annuncio di Biden che ha deciso di fornire le bombe antiuomo a grappolo in Ucraina, bombe bandite dalle norme internazionali e dal trattato di Oslo, ufficialmente sottoscritto da 110 paesi tra cui l’Italia. Ciascuno la pensi come crede sull’Ucraina, ma credere a uno Zelensky che chiede queste armi micidiali per usarle sul PROPRIO territorio è ridicolo, perché non sono né armi da trincea né da prima linea. ma che per anni si rivelano micidiali per i civili inermi, i bambini, i contadini e chiunque passera per un terreno infestato da questi ordigni inesplosi messi al bando dal mondo civile.

Sono stato personalmente relatore alla Camera su queste vicende e votato l’embargo, ho visto le mutilazioni prodotte a troppi innocenti in Libano, in Laos, in Angola, in Afghanistan e pensare che gli USA (che, come ucraini, cinesi e russi NON hanno sottoscritto il trattato) vogliano fornirle a Zelensky mi riempie di sgomento. Se la giustificazione è che le possono usare i russi non è che - se hai contro un barbaro - devi necessariamente scendere al suo livello per contrestarlo.

E meno male che si parla del “cattolico” Biden, un burattino che ha barattato evidentemente ogni principio morale all’industria delle armi. Quelle bombe non faranno vincere a Zelensky e agli alleati occidentali la guerra, ma creeranno tanti lutti e mutilati inutili.

Circa l'accordo sul grano difficile che Putin lo rinnovi viste queste novità, ma ci sarebbe un modo per annullare le conseguenze del blocco russo: visto che USA e Canada producono buona parte del grano mondiale (e ben di più dell' Ucraina) ne cedano un pò alle popolazioni affamate ad un prezzo calmierato e il ricatto russo non funzionererebbe più.

 

ANDREA PURGATORI: GIORNALISMO VERO

Se ne è andato improvvisamente Andrea Purgatori, giornalista de La 7 di cui spesso non ho condiviso il taglio delle inchieste e le opinioni politiche, ma che sicuramente era un grande giornalista. Dal “Corriere” alla TV a lui il merito di aver sollevato tanti veli inconfessabili, tante omertà, tanti silenzi di stato. Un lutto vero per il giornalismo italiano.

 

 

BUON TUTTO A TUTTI!                                                        MARCO ZACCHERA   






IL PUNTO   n. 917 del 7 luglio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Sulla “rivoluzione dei giovanissimi” in Francia serve una riflessione più ampia del commento di cronaca coinvolgendo anche l’aspetto immigrazione in Europa che l’UE continua a minimizzare e l’Italia a subire.

Se condivido la posizione del governo su MES e PNRR, sarebbe gesto di stile invitare Sgarbi a dimettersi: con i suoi eccessi ed il turpiloquio ha davvero stufato.

Anche per la vicenda Santanchè si pone il problema, ma è assurdo essere indagati da mesi ed ufficialmente neppure saperlo: riecco la disputa politica con i magistrati di Milano.

Intanto, con rabbia e tristezza, prendo atto che chiude “STORIA IN RETE” l’unica rivista storica ben fatta e culturalmente “di destra” in edicola. Incredibile che proprio quando il centro-destra è al governo non si aiuti una voce seria, alternativa e utile, salvo poi lamentarsi dell’egemonia culturale a sinistra. Assurdità, superficialità e menefreghismo… insomma, la solita storia!

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO DURANTE I MESI ESTIVI IL PUNTO RALLENTA NELLE USCITE PER NON DISTURBARE TROPPO E VI ARRIVERA’ PIU’ O MENO OGNI 15 GIORNI (ANZICHE’ OGNI VENERDI’) FINO A META’ SETTEMBRE.       BUONE VACANZE, ALMENO PER CHI LE FA!

 

RIDURRE FONDI PNRR E NO AL MES

La gran parte degli italiani non ha ancora ben capito perché il governo voglia rallentare i fondi del PNRR e dice no al MES, il fondo salva-stati. Con parole semplici va ricordato che non sono soldi regalati ma da restituire con gli interessi e per un paese indebitato come il nostro sono diventati – con i tassi alti imposti dalla BCE, ben diversi da quelli di tre anni fa – un pessimo affare.

Non solo, come più volte ho scritto i fondi del PNRR si stanno usando non per opere importanti e strategiche ma per una infinità di spese “correnti”, soldi spesso spesi male,  sprecati, oggetto di corruzione “perché tanto non costano”. Chi ha visto l’ultimo numero di “Report” ne sarà rimasto sconcertato.  Ancora di più la necessità di risparmio vale per il MES che – una volta sottoscritto – non impone di accedervi, ma in caso di necessità obbligherebbe l’Italia a condizioni-capestro pericolose, vedi la Grecia.

E attenti agli abusi: le “operazioni sospette” di carattere finanziario segnalate da banche, pubblica amministrazione e poste legate al PNRR sono già decine di migliaia.

Morale: se siete indebitati, prima di chiedere altri prestiti ci pensate a lungo: è esattamente quello che deve fare l’azienda-Italia se - per una volta - la politica fosse intesa a lungo termine e non solo guardano a un vantaggio momentaneo.

 

SGARBI E SANTANCHE’, DIMISSIONI?

Vittorio Sgarbi è indubbiamente un grande conoscitore d’arte, ma da troppo tempo urla regolarmente sopra le righe ed offende il prossimo, incurante dei ruoli che occupa. Anche Giorgia Meloni deve rendersi conto che è doveroso imporre un certo lessico e un certo stile ai suoi collaboratori e dare uno stop a chi vive di eccessi. Questo deve valere quindi anche per Sgarbi soprattutto perchè il suo personaggio si auto-alimenta soprattutto dalle polemiche, oltre che dalla assurda contemporanea di incarichi e cariche che riesce a ricoprire.

Più complicato il discorso sulla Santanchè per la quale – almeno per ora – l’opportunità varrebbe più della norma. Inaccettabile però che sia indagata da otto mesi senza esserne informata, mentre la notizia viene comunicata prima a un quotidiano di opposizione. Guarda caso c’è sempre di mezzo la Procura di Milano…

 

Approfondimento: LA RIVOLTA IN FRANCIA

Le notizie francesi sulla “Rivolta dei giovanissimi” in Italia sono state lette soprattutto come fatti di cronaca, ma si fanno pochi sforzi di approfondimento sulle motivazioni profonde di una situazione esplosiva che dovrebbe fare riflettere tutta l’Europa.

Se il pretesto è stata l’uccisione di un giovane di 17 anni (già pluri-denunciato e colpito da un poliziotto dopo aver forzato un posto di blocco), in tutta la Francia sta infatti crescendo una nuova generazione che non riesce e non vuole integrarsi nella comunità e che rifiuta l’omologazione culturale e sociale di un paese che sulla “egalité” aveva ed ha scommesso il proprio futuro.

Sono giovani francesi figli (e nipoti) della grande ondata migratoria che ha riempito la Francia, soprattutto dal Nordafrica e dalle ex colonie francesi, che proprio nella loro “diversità” trovano motivi di aggregazione rifiutando le strutture stesse di uno stato che considerano “nemico” perché non se ne sentono parte. Sono diventati “grandi numeri” che affrontano un disagio fatto di abbandono scolastico, larghe sacche di disoccupazione e difficoltà economiche e costituendo interi quartieri che sono diventati vere e proprie comunità alloctone, spesso in un ambiente visibilmente degradato. Frutti antitetici agli obiettivi (falliti) di una politica francese che da anni come scelta strategica aveva voluto invece cancellare, almeno ufficialmente, proprio tutte le diversità etniche, culturali, sociali e religiose.

Siamo arrivati al paradosso che in alcuni quartieri (o “case-quartiere” visto gli enormi agglomerati residenziali di periferia) non entri e non vivi se non sei originario di un determinato paese africano, ma poi è vietato indicare in un curriculum la tua etnia di provenienza o una scelta religiosa. Appare assolutamente ipocrita non voler riconoscere la realtà di questo fallimento quando – soprattutto nel mondo musulmano – sono invece proprio queste le caratteristiche più importanti e che vengono sublimate soprattutto da chi non ha altri motivi di integrazione. Non c’entra nulla la morte del giovane Nahel con l’assalto a un municipio o con il saccheggio di 800 negozi, ma è la “vendetta” generata da una rabbia profonda ed iconoclasta non per l’episodio in sé, ma di rabbia razziale contro i simboli del potere e della ricchezza negata.

Macron è in forte difficoltà: senza una maggioranza parlamentare stabile, stretto da una estrema destra che gli chiede più rigore e condizionato da una sinistra che lo attacca, oscilla tra appelli e pressioni opposte, mentre ormai non solo le periferie bruciano per una rivolta che si estende e può diventare incontrollabile, con un pericoloso spirito emulativo e dove il rischio di infiltrazione terroristico-religioso è evidente, a rischio di ulteriore degenerazione. Sull’altro fronte si moltiplicano anche i gruppi di “autodifesa” spesso armati e ufficialmente coperti da associazioni di tiro a segno.

Certo fa effetto prendere atto che nel mirino ci sia proprio il ministro dell’interno Darmanin – potenziale successore di Macron e molto pieno di sé  – che solo due mesi fa attaccava la Meloni sulle politiche migratorie italiane e che ora appare manifestamente incapace di controllare la propria situazione interna.

Così come appare surreale che l’ONU sostenga come proprio in Francia la polizia attuerebbe discriminazioni etniche (quando la “Gendarmerie” è un evidente esempio interraziale) e le stesse Nazioni Unite tacciono per gli attacchi in tutta l’Africa di carattere religioso contro i cristiani o intervengono su paesi che praticano abitualmente la pena di morte o la discriminazione femminile. Solo nella stessa Francia in un anno ci sono stati una ventina di attentate a chiese e oltre 800 episodi di violenza anti-cristiana, notizie più o meno tenute sotto traccia, ufficialmente per non alimentare le contrapposizioni ma soprattutto per coprire le responsabilità del governo.

Ipocrisia nell’ipocrisia ci si rifiuta anche in Italia di prendere atto che - superando un limite fisiologico di assorbimento – è difficile integrare chi ha caratteristiche molto diverse dalla comunità ospitante e le conseguenze dell’“entrate tutti!” diventano evidenti, salvo per chi a livello italiano ed europeo non ne vuole prendere atto.

 

CHIUDE “STORIA IN RETE”: OCCASIONE PERDUTA  

Dopo 19 anni e 198 numeri (oltre a 20 numeri monografici) il bel mensile “STORIA IN RETE” cessa le pubblicazioni. Lo fa perché non ha sovvenzioni e mezzi economici per sopravvivere, proprio mentre la destra politica è al potere. Viene così cancellata l’unica rivista storica documentata e seria che in questi anni ha cercato di presentare i fatti storici al di là degli schemi e dei preconcetti, dando chiavi di lettura (e rilettura) importanti. Strana questa destra che non vuole avere radici, disinteressata alle proprie origini, quella stessa parte politica che poi si lamenta se la sinistra detiene il monopolio culturale, informativo e storico, ma che evidentemente non capisce quanto la Storia sia importante.  Un vero peccato e tanta rabbia. Penso ai fondi sciupati – per esempio – dalla “Fondazione Alleanza Nazionale” che anni fa, invece, aveva abbonato alla rivista tutti i suoi iscritti (e se oggi perde queste occasioni, non si capisce a che cosa serva).

Per “STORIA IN RETE” sarebbero bastate poche decine di migliaia di euro per sopravvivere, ma il silenzio politico è stato letteralmente “tombale”…

Grande occasione scioccamente perduta!

 

BUON TUTTO A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 916 del 30 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Sommario: Apprezzo che Giorgia Meloni raccolga le perplessità sul MES e cominci a tenere anche posizioni critiche verso un’ Europa che sembra puntare a diventare soprattutto uno strumento finanziario in mano alla BCE senza possibilità di critica e controllo da parte dei cittadini.

Ne parleremo prossimamente, intanto su questo numero de IL PUNTO una riflessione su quanto la politica abbia perso non solo a livello ideologico, ma soprattutto in senso di appartenenza e di comunità ed a seguire un approfondimento sulla situazione della Schlein a capo di un PD senza bussola e che ha perso nettamente anche in Molise.

Un po' di dati “ecologici” sottolineano intanto la perdurante demagogia europea rispetto al pragmatismo cinese, indiano e degli USA: siamo sempre di più degli autentici autolesionisti! Infine un appuntamento culturale proposto sabato a Verbania

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Cari lettori,

permettetemi in apertura una nota personale che a qualcuno potrà sembrare banale, ma che mi ha portato a qualche riflessione.

E’ morto nei giorni scorsi un caro amico che per tanti anni è stato quello che si diceva un “attivista” politico. Renato Bisesti non mancava mai a un comizio di Alleanza Nazionale, appiccicava manifesti con il suo motocarro ad ogni campagna elettorale, montava e smontava gazebo, palchi, altoparlanti. Una persona semplice ma concreta che apriva e chiudeva la sede, sempre disponibile a dare una mano se c’era bisogno.

Pensavo di trovare un po' di amici di allora al suo funerale, ma di quel mondo non c’era quasi nessuno.

Passano gli anni, certo, e molti sono già andati avanti, ma soprattutto è stata per me una visibile dimostrazione che si è perso completamente quello che una volta – un po’ in tutti i partiti – era nella politica il senso di comunità, di appartenenza.

Chi era di destra era una minoranza, soprattutto in una città “rossa” come la nostra, e militanza voleva dire essere segnato a dito, qualche volta rischiare di brutto, ma c’era questo orgoglio comunitario e quindi l’aiuto reciproco, la volontà di distinguersi – in meglio – da tutti gli altri.

Non c’erano i “follower” ma gli iscritti, la politica non era virtuale ma piena di idee, discussioni, tensioni in presa diretta.

Certo è cambiato tutto, nulla può essere più come prima, ma con il nuovo se ne sono andate non solo le ideologie ma il sentimento, la passione, l’idealità.

Facevi politica perché ci credevi, mai immaginando di fare carriera o che avresti avuto un presidente del consiglio con idee simili alle tue. Per questo non c’erano in giro molti furbastri o convertiti dell’ultima ora, ma c’era la Fede... E questo valeva non solo per la politica, ma anche nella vita, nell’ affrontare i problemi e le tematiche di tutti i giorni.

Siamo pieni di “cose” ma troppe volte abbiamo perso il senso il senso di comunità prima ancora di quello dell’appartenenza, tanto che ai funerali di Renato alla fine l’unico momento vero è stato quando la tromba del gruppo degli Alpini ha suonato il silenzio; quei pochi che lo portavano lo hanno salutato la mano al cappello ed io pensavo che – morti anche loro (noi) – nulla o quasi sarà rimasto di un mondo piccolo che ormai se ne è andato. Un grande patrimonio disperso che i giovani di oggi non    hanno conosciuto, ma soprattutto non vivranno mai.

 

DELUSIONE SCHLEIN

L’ altra settimana Beppe Grillo se era uscito con una delle sue solite frasi ad effetto sulle “brigate con il passamontagna” a difesa del reddito di cittadinanza e - visto che alla manifestazione del M5S era pure presente la leader PD Schlein - è scattata l’immediata polemica dentro e fuori il suo partito.

Mentre in Molise proprio l’alleanza formale PD-5 Stelle è naufragata in una gran brutta figura elettorale è inutile perder tempo con Grillo che ha già dimostrato come la sua politica si riduca alla fine a fare solo queste battute, il vero problema è la Schlein che non sembra riuscire a dare al PD una linea politica, una strategia e soprattutto un po' di chiarezza.

Per esempio, i democratici sono pro o contro il reddito di cittadinanza? Pro o contro l’alleanza con il M5S, pro o contro Nordio per una riduzione delle intercettazioni, pro o contro la fornitura di armi all’Ucraina, pro o contro il MES e – se a favore - perchè?

Questa insicurezza o l’impossibilità di scegliere per la Schlein avviene su tutti i fronti e la base già lo percepisce bene, soprattutto perché l’elettorato storico del partito (che è cosa diversa dai vertici e dalle strutture) comprende “a pelle” come l’anima vera della Schlein sia in quella sinistra radical-chic e sfacciatamente pro” Lgbtqia+ “ (sigla peraltro in continuo adeguamento), ma concretamente distante anni luce dai problemi di quella che fu la classe operaia.

La Schlein si esprime chiaramente solo su alcuni temi dove “sente” la specifica problematica (vedi appunto quella di genere, peraltro divisiva) mentre su altri è portata a sottovalutarli proprio perché non sono né i suoi né di una classe sociale che non rappresenta. Per tenere insieme queste sinistre così diverse tra loro si può convergere  su temi di facciata (antifascismo, anti-melonismo ecc.) ma poco su altri.

Si osserverà che la Schlein è stata votata soltanto pochi mesi fa ( e da poco più della metà dei votanti), ma è stata eletta - al netto di infiltrati -  più “contro” l’altra faccia della leadership democratica che veniva proposta  (ovvero quella propria della continuità, della struttura e della gestione del potere, non sempre limpida nei modi e nei fatti) che per meriti propri.

Diciamo che il popolo votante alle primarie PD (peraltro negli anni sceso alla metà della metà) ha forse preferito il male minore, ma non è già più entusiasta della scelta, rischiando la Schlein di diventare presto solo la settima (!) vittima sacrificale di un partito che usa cannibalizzare la propria segreteria.

Di fondo, infatti, la vera scelta che non si vuol (o non si può) prendere in casa PD è se

puntare al voto di protesta in concorrenza a Conte-Grillo oppure lasciare ai grillini la comoda rendita dell’opposizione - che assicura comunque un bel pacchetto di voti, certi ma sterili – per faticosamente cercare la strada di costruire con altri (chi?) una alternativa seria alla Meloni oggi galoppante.

Per farlo non servono opposizioni preconcette, ma piuttosto posizioni concrete con alternative sostenibili, necessariamente non demagogiche.

Gira e rigira la Schlein - almeno per ora - le scelte però non le fa, limitandosi ad una specie di ping-pong indossando contemporaneamente l’una o l’altra casacca.

Una posizione di mera sopravvivenza che alla fine logora (e infatti la logorerà).

 

CAMBIAMENTI CLIMATICI

Il parlamento europeo ha deciso a larga maggioranza di istituire una “Giornata europea per le vittime dei cambiamenti climatici”.

Ho casualmente ascoltato l’intervento dell’on. Silvia Sardone (Lega) che ha sottolineato la demagogia legata a queste ricorrenze fornendo dati sconcertanti che andrebbero non solo conosciuti, ma soprattutto meditati dai cittadini europei.

Secondo le stime Eurostat (e che sono andato a verificare su internet) nel 2022 l’Europa ha ridotto del 2,8% le emissioni complessive di anidride carbonica, ma nello stesso anno la Cina le ha aumentate del 4,2%, con un aumento di consumo di petrolio del 5,5%, del carbone del 3,6% e del gas dell’1,4%.

Noi ci sentiamo i primi della classe e i salvatori del pianeta, ma Pechino ha autorizzato nel 2022 una maggior produzione elettrica di 105 gigawatt con 82 nuove centrali elettriche a carbone, 4 volte di più rispetto a quelle del 2021. L’Europa produce solo l’8% dell’anidride carbonica globale, condiziona (o distrugge) il suo sviluppo industriale, automobilistico ecc. per ridurre queste emissioni, ma non riesce minimamente ad incidere sulle emissioni complessive nel mondo che aumentano per responsabilità di paesi come la Cina che poi l’Europa ulteriormente arricchisce comprando quei prodotti che per motivi ambientali non può/vuole più produrre al proprio interno.

Inventiamoci pure l’ennesima ricorrenza, ma resta il fatto che nel 2022 la Cina ha superato gli 11 miliardi di tonnellate di anidride carbonica e il suo aumento è stato di circa 440 milioni di tonnellate, l’Europa tutta intera ne ha prodotti 2,7 miliardi riducendone circa 70. Solo l’aumento cinese – che già produce 4 volte più inquinamento che tutta l’Europa messa insieme - ha superato di sette volte il sofferto e costoso “risparmio” europeo.

Vale la pena continuare in questa auto-castrazione economica europea o prima di tutto bisognerebbe cercare di far ridurre l’incremento inquinante cinese, indiano e degli stessi Stati Uniti ?!

 

UCRAINA E DEMOCRAZIA

Sabato 1 luglio alle 18 presso la Società Operaia di Intra (via De Bonis 36 - Verbania) l’associazione “Cultura & Tradizione” ha organizzato un dibattito alla presenza dello scrittore Paolo Borgognone sul tema “Dalla guerra in Ucraina alla democrazia illiberale”. Ingresso libero.

 

Buona settimana a tutti e buone vacanze a chi le comincia!    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 915 del 23 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Sommario: Un numero “difficile” de Il Punto perché ci si abitua a tutto, anche alla guerra, eppure bisogna riflettere perché i caduti non sono solo dei numeri. Così come bisognerebbe riflettere anche sulla pubblicità “green” che spesso distorce la realtà (e nel nome della presunta ecologia fa pagare tutto di più). Infine due note sul ministro  Nordio e gli esami di maturità

 

PACE, ARMI E ARMAMENTI

Leggo sull’ANSA che il governo di Kiev ha dichiarato ufficialmente che le forze ucraine avrebbero ucciso durante il conflitto ben 219.840 soldati russi. Se il dato fosse  vero sarebbe davvero impressionante (in tutta la seconda guerra mondiale l’Italia ebbe 291.000 militari caduti) ma non possiamo immaginare che sia fasullo, perché allora dovremmo implicitamente ammettere che da Kiev giungono notizie spesso non veritiere o completamente false, ma sempre acriticamente prese per buone dai nostri media.

Quando ci si chiede, però, perché non si riescano ad avviare serie iniziative di pace bisognerebbe anche considerare gli interessi di chi - grazie al conflitto - sta facendo grandi profitti e che quindi non ha assolutamente intenzione di favorire seriamente degli accordi.

Mentre Zelensky insiste a ribadire che “La guerra finirà solo con la vittoria dell’Ucraina e soltanto su queste basi si potrà parlare di trattive di pace” l’imponenza degli aiuti militari a Kiev e la continuità del periodo bellico - che ormai si protrae da oltre 16 mesi – ha infatti aperto la questione delle forniture, dei rimpiazzi e dell’integrazione del materiale bellico da mettere a sua disposizione. La nuova tranche UE sarebbe intorno ai 5 MILIARDI di euro.

A parte gli aiuti umanitari e comunque con ben pochi controlli su come vengano spesi i soldi in Ucraina, è una “torta” che vale appunto miliardi di dollari e su cui hanno da tempo messo gli occhi tutte le aziende del settore armamenti sia in Europa che negli Stati Uniti, con il crescere di una “concorrenza” all’interno della NATO che ha evidenti risvolti politici, ma anche economici vista l’importanza che l’industria della difesa ha - e in prospettiva avrà sempre di più - per i diversi paesi componenti dell’Alleanza Atlantica.

Fornire un’arma o un sistema “difensivo” significa anche dover poi predisporre le relative munizioni e parti di ricambio che – evidentemente – non possono poi essere agevolmente fornite da terzi e quindi una scelta d’arma diventa anche o soprattutto una scelta strategica. La lunghezza imprevista del conflitto, dopo aver in un primo tempo più o meno ripulito i magazzini, ha infatti progressivamente aperto il problema del rinnovo delle forniture, con relativi investimenti e contratti preventivi che ne giustifichino il costo. Per questo l’Unione Europea paga e propone armi e piani per armare Kiev anche nella prospettiva di rendere l’industria delle armi europea sempre più efficiente e in grado di rispondere alle nuove esigenze manifestate con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina.

La stessa manovra è in atto però anche da parte del formidabile apparato dell’industria bellica USA (con la sua lobby delle armi capace di condizionare non solo l’opinione pubblica, ma perfino anche l’elezione dei presidenti) e su questo tema controverso per essere il “primo fornitore” si è quindi aperto un serrato dibattito anche in ambito Nato.

Dibattito (meglio sarebbe scrivere “guerra aperta”) anche tra gli stessi paesi europei appartenenti alla NATO, siano essi componenti o meno dell’UE.

Per intanto c’è acuto il problema del munizionamento a Kiev visto che ogni giorno si consumano decine di migliaia di bombe, missili e proiettili.

La Francia, per esempio, vuole garantirsi una buona parte di quanto necessario per fare arrivare subito le munizioni all’esercito ucraino ed è in prima fila per la scelta “europea”. Ma nella NATO -  oltre alla Norvegia e alla Gran Bretagna che non fanno parte della UE -  ci stanno soprattutto gli USA che appunto ci tengono a mantenere la loro “quota di mercato”.

Una produzione di armi in Europa che prima della crisi ucraina era tecnologicamente avanzata ma quantitativamente ridotta, tanto che Washington sostiene come solo le forniture USA possano permettere rapidità nei tempi di consegna e che le richieste UE siano “protezionistiche”.

La partita però non è solo quantitativa o qualitativa, ovvero su quante e quali munizioni inviare a Kiev, ma anche di matrice geopolitica per gli effetti economici positivi sui singoli paesi perché se “tira” l’industria bellica (questa è una triste verità, che va magari poco pubblicizzata a livello di opinione pubblica, ma è di una sconcertante realtà) “tira” l’economia e tutto fa PIL.

E’ chiaro che per chi produce armi la pace è vista come l’ipotesi più negativa, magari da sostenere solo a parole e per “salvare la faccia” ma intanto continuando a produrre ed anzi aumentando la produzione ed isolando chi – come Papa Francesco – invano chiede almeno un cessate il fuoco.

In questo quadro di opposti interessi l’informazione e la contro-informazione, le fake news e i depistaggi sono all’ordine del giorno e d'altronde basta ascoltare il bollettino di guerra quotidiano per capire come sia difficile cogliere segnali veri sull’andamento delle operazioni sul campo, vedi la controffensiva ucraina ipotizzata, promessa, annunciata, iniziata, fermata e ora che non si capisce se sia in corso o meno.

Certamente il tempo corre e la gente riflette poco: per esempio ci era stato spiegato che le sanzioni avrebbero presto distrutto economicamente Putin che però, dopo 16 mesi di guerra, ha tenuto ancora nei giorni scorsi a San Pietroburgo un forum internazionale presenti buyers provenienti da 120 paesi del mondo che evidentemente non hanno alcuna intenzione di applicarle ed anzi hanno sostituito i venditori europei nei rapporti commerciali e di fornitura alla Russia (fornitori spesso rientrati dalla finestra con opportune triangolazioni commerciali, italiani compresi). E’ giusto insistere su questa strada o servono altre mosse politiche ed economiche? Pensate di essere un’azienda che nonostante gli annunci da 16 mesi non raggiunge i suoi obiettivi: continuereste così o cerchereste altre soluzioni?

 

PUBBLICITA’ GREEN, TUTTO FINTO ?!

Green è chic, è di moda, è necessario, è trendy.  La pubblicità - quindi - si adegua. L’acqua minerale per esempio è sempre montana, limpida e super-naturale, così come è dichiarata sempre più riciclabile la sua bottiglia, peccato che spesso anziché bere l’ottima acqua del rubinetto la si fa venire da centinaia di chilometri lontano ed è quindi oltraggiosamente inquinante per il trasporto, ma questo non lo si dice.

Tutta la pubblicità è comunque sempre più green: l’auto deve essere rigorosamente elettrica, come la casa, il sapone, le merendine, il lassativo, il vestito: da neo-salvatori del mondo l’autocoscienza da consumatori così si consola.

Notavo alla Stazione termini di Roma due giorni fa l’esultante pubblicità delle nuove toilettes che “risparmiano il 60% di energia”. Vedere per credere come sono conciate, sarebbe meglio o pulirle meglio o chiuderle, così il risparmio energetico sarebbe...del 100%!

Sono un modesto umano disorientato e colpevolizzato, anche se da almeno 30 anni lotto per salvare il mondo non facendomi cambiare la biancheria in un bagno d’albergo (detto da albergatore, però, questa è stata una gran furbata per risparmiare sul costo della lavanderia!) e fin da bambino spengo comunque la luce se esco da una stanza, perché le bollette erano care anche prima di Putin e - se lasciavo la luce accesa - mio papà mi urlava dietro. Lo so, sono il colpevole membro di una generazione scellerata che ha inquinato, ma anche quella che nel dopoguerra ha imparato a risparmiare, a non sprecare e riciclare gli avanzi. Per questo mi dà fastidio questa pubblicità troppe volte ipocrita che mi sommerge di ecologismo e di green, di autocoscienza e doveri di sostenibilità, ma che poi contemporaneamente mi spinge a comprare sempre di più, a ulteriormente consumare e - soprattutto - mi presenta poi un conto sempre più salato, perché troppe volte il prezzo di quello che compro subisce - con la scusa del “green” o del biologico - aumenti pazzeschi, assolutamente non giustificati.

Vedo frutta e verdure che hanno fatto migliaia di chilometri, magari arrivando in aereo dall’altra parte del mondo: sarà chic, ma perché non ci abituiamo allora a consumare quella (italiana) di stagione? Quando poi non si innestano da sole anche speculazioni belle e buone come per il prezzo della frutta, aumentata alla grande con la scusa dell’ alluvione in Romagna come se tutta l’ortofrutta arrivasse di lì, cosa che non avviene soprattutto in questa stagione.

Perché il green sarà bello, ma troppe volte è appunto solo una scusa per aumentare i prezzi e creare extraprofitti, alla faccia dell’ecologia. Alla fine la scelta “verde” è quella che appunto spesso ti fa restare al verde, alla faccia dei verdi.

 

NORDIO VADA AVANTI !

Mi sembra che il ministro della giustizia Carlo Nordio si stia dimostrando una persona saggia e d’esperienza cercando compromessi per limitare l’abuso delle intercettazioni e lo strapotere dei giudici che infatti l’hanno subito preso di mira. Pongo un problema. È corretto che il potere giudiziario interferisca e condizioni quello legislativo ed esecutivo? L’indipendenza dei poteri e dei giudici deve essere garantita, ma non è giusto lo strabordare del potere giudiziario se si arroga il diritto di farsi potere politico e decidere o condizionare quali leggi o provvedimenti governativi siano o meno opportuni. 

 

MATURITA’

Approfittando per ringraziare i lettori che so aver dato una mano per i soccorsi in Romagna come da mie indicazioni, sono rimasto sorpreso che per i maturandi “alluvionati” siano stati previsti esami solo in forma orale. Posso capire che nelle ultime settimane abbiano avuto altri problemi, ma non vedo la relazione tra i danni alluvionali e saper o meno scrivere un tema d’italiano… 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 914 del 16 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA

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Cari amici,

un numero un po' anomalo de IL PUNTO legato anche ai problemi di LIBERO MAIL che ne rallentano la spedizione. Ci tenevo però ad un doveroso ricordo di Silvio Berlusconi perché quando muore una persona spesso inizia un coro di lodi eccessive, si viene santificati oppure è l’occasione per sottolinearne gli aspetti negativi.

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Credo che davanti alla morte ci debba essere innanzitutto rispetto e che solo il tempo confermi o meno il valore di una persona. Placate le polemiche di parte, solo allora la Storia emetterà un giudizio sereno su Silvio Berlusconi, perché – piaccia o meno – il Cavaliere è stato comunque un cardine della storia politica e sociale italiana, ma anche di profonde trasformazioni di costume della nostra società.

Ricordiamolo come imprenditore prima che politico, un personaggio che con la sua ascesa rampante riuscì a rompere il monopolio RAI facendo progredire l’Italia in molti campi, oltre che aver offerto un lavoro a decine di migliaia di persone. “Pagando tangenti” dirà qualcuno e può darsi, ma avrebbe potuto emergere senza farlo? Lo si è dipinto come “mafioso” e mi sembra francamente esagerato, anche se probabilmente deve essere venuto a patti con poteri forti, o non avrebbe potuto realizzare le sue attività, così come fanno (quasi) tutti. .

C’è poi stato il Berlusconi politico di cui parlo più avanti, un uomo capace di capire prima di altri le novità elettorali, il crollo della prima repubblica, la volontà profonda della maggioranza degli italiani di non essere governati dalla sinistra che trent’anni fa era molto diversa da quella di oggi.

E’ seguito il Berlusconi premier che ha varato riforme importanti nonostante una opposizione preconcetta, viscerale, rallentante, a volte ottusa sia da parte del Quirinale (ricordiamoci di Scalfaro), che della Magistratura oltre che – ovviamente - dell’opposizione. Tutto ciò fa sempre parte del gioco, ma con lui la Legge non è stata “uguale per tutti” perché sicuramente nel suo caso tutto è stato anche strumentalizzato, forzato, esagerato tanto che ha passato la vita a difendersi con mille cavilli, rinvii, tentativi di progetti di legge “ad personam” contro chi lo voleva politicamente morto, spendendo un patrimonio di spese legali. Un personaggio egocentrico ,a volte molto ,imbarazzante ma Berlusconi era anche un uomo coraggioso, diretto, trascinante, generoso tanto che infinite persone ne hanno approfittato in ogni campo e in tante situazioni.

Certamente c’è stato anche il Berlusconi donnaiolo, libertino, eccessivo, ma a ben guardare tutta la sua vita è stata “eccessiva”, perché questa era la caratteristica del personaggio, a volte insopportabile, a volte entusiasmante.

Non esprimo quindi un giudizio, ma certamente se nel 1994 avesse fatto altre scelte non avremmo l’Italia di oggi nella politica, nell’economia e nei costumi.  

 C’è stato poi un Berlusconi “internazionale”, in Italia sottovalutato e volutamente letto troppe volte in chiave negativa e invece molte volte le sue amicizie personali gli hanno permesso contatti virtualmente impossibili. Spesso Berlusconi non è stato “politicamente corretto”, ma è così che  ha costruito (o cercato di costruire) una serie ifinita di rapporti nel mondo.  Ha iniziato partite storiche per una diversa integrazione della Russia nella UE nel momento in cui i rapporti con gli USA grazie a lui erano eccellenti ma – un po' come con Enrico Mattei tanti anni fa - se la piccola Italia diventa protagonista allora dà fastidio e chi cerca di farla crescere va emarginato, magari dando grande spazio ad aspetti piccanti ma marginali, ridicoli o negativi connotandoli come fossero la sostanza. Non era così, ma così doveva apparire.

Questi aspetti di Silvio Berlusconi, spesso dimenticati, hanno fatto di lui un personaggio unico, da valutare non oggi, ma nel tempo.

Qui di seguito un mio un ricordo del Berlusconi politico e, nello specifico, per i suoi rapporti con la Destra di allora e di cui sono stato per molti anni diretto testimone. 

 

Le note che seguono sono apparse su IL SUSSIDIARIO (IlSussidiario.net) quotidiano on line che spesso pubblica miei articoli e di cui raccomando la lettura soprattutto a chi vuole essere più informato anche con interpretazioni  un pò controcorrente. 

 

BERLUSCONI E LA DESTRA DI FINI

Cominciò tutto a Casalecchio di Reno, vicino a Bologna, nella tarda mattinata del 23 Novembre 1993. Silvio Berlusconi aveva appena inaugurato un suo nuovo supermercato   (che   allora   si   chiamava   Euromercato,   ora   è   un   Carrefour)   e   una giornalista della sede ANSA di Bologna, Marisa Ostonali, gli chiese: “Cavaliere, se lei votasse a Roma chi sceglierebbe tra Rutelli e Fini?" Berlusconi rispose “Io credo che la risposta lei la conosca già. Certamente per Gianfranco Fini”.

Una deflagrazione, una bomba. Due giorni prima Fini - complice una DC romana spappolata e dissanguata tra scandali e liti interne – praticamente da solo aveva preso al primo turno delle elezioni comunali 617.000 voti contro i 687.000 del candidato della sinistra, Francesco Rutelli, andando al ballottaggio. Erano le prime elezioni che prevedevano l’elezione diretta del sindaco e con quella risposta Silvio Berlusconi scelse chiaramente una delle due sponde, ma quella che fino a un minuto prima era considerata “la parte sbagliata”.

Da qualche mese si vociferava di una sua possibile “discesa in campo”, ma nessuno aveva ancora capito “il se e il come”, visto che Berlusconi sembrava strettamente ancorato a quel centro-sinistra rappresentato dal PSI di Bettino Craxi, un partito socialista sommerso dai marosi della tempesta di “Mani Pulite”.  

Certo pochi avrebbero scommesso su un Berlusconi a fianco di una destra non ancora sdoganata e che allora era rappresentata soltanto dal reietto Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, roba da 5% o poco meno. Un partito emarginato e ripreso in mano da Fini solo pochi mesi prima dopo la parentesi di Pino Rauti e quasi per scherzo si era candidato a Roma in una “missione impossibile”.

Ma c’era in aria una grande novità che Silvio Berlusconi aveva colto prima degli altri: con la nuova legge elettorale maggioritaria tutti i voti sarebbero stati utili e buona parte del centro ex DC non avrebbe votato per gli ex comunisti.

La “bomba” fu potente: in un secondo Berlusconi rovesciava gli schemi, legittimava un personaggio in crescita (l’allora giovane Fini piaceva come volto nuovo, con picchi di audience in TV) ma facendo crollare quell’ “Arco costituzionale” che aveva emarginato per cinquant’anni la Destra dalla politica italiana.

Alla fine a Roma vinse Rutelli, ma il delfino di Giorgio Almirante conquistò il 47% dei voti.

Partì l’avventura: in poche settimane Silvio Berlusconi fondò Forza Italia con tutte le caratteristiche di un “partito-azienda” e dove i primi quadri furono i suoi manager di Publitalia. Slogan, musichette, inni, minigonne e gadget all’americana: una rivoluzione comunicativa, mentre nel frattempo Fini trasformava il MSI in Alleanza Nazionale e in poche settimane, complice il finissimo mediatore di Fini Pinuccio Tatarella, l’alleanza Fini-Berlusconi si concretizzò.

Il 27 e 28 marzo ‘94 la “gioiosa macchina da guerra” dell’allora leader del PDS Achille Occhetto (data per sicura vincente) finì fuori strada, il Presidente della Repubblica Oscar   Luigi   Scalfaro   sfiorò   l’infarto   mentre   Berlusconi   vinceva   alla   grande conquistando Palazzo Chigi: era cominciata la “Seconda Repubblica”.

Fini piazzò quattro ministri, ma di fatto iniziò un duello con momenti di autentica condivisione alternati a finti sorrisi e coltellate sottobanco.

“Non dura” si diceva dalle parti di AN pensando al Cavaliere e invece non solo Berlusconi durò, ma - quando Bossi piantò in asso la maggioranza - alle elezioni del 1996 Forza Italia  surclassò nuovamente Alleanza Nazionale che, più strutturata, pensava che il partito di plastica del Cavaliere si frantumasse.

Il partito-azienda invece si consolidò e tra alti e bassi continuò una lunga sopportazione reciproca dove il Cavaliere con i suoi colpi di scena squinternava regolarmente gli accordi e gli scenari concordati, con un Fini furioso sempre costretto alla perenne rincorsa.

Un esempio clamoroso fu più di dieci anni dopo, quando – da una portiera semiaperta di un’auto in pieno centro a Milano – una sera (con l’improvvisato “discorso del predellino”) Berlusconi annunciò di fatto la “fusione” di FI con AN nel “Popolo della Libertà”.

Non era vero (quasi) niente, ma a quel punto non si poteva fare altro che confermarlo e fu l’inizio tribolato di un partito mai nato, tra aperti dissidi ai vertici come alla base. Una tensione che divenne pubblica il 22 aprile 2010 quando Fini (allora presidente della Camera) interruppe il Cavaliere che si stava scagliando troppo veemente contro le “toghe rosse” difendendo i magistrati.

Girarono parole grosse davanti alle telecamere, fino al famoso “Che fai, mi cacci?» di Fini che poi se ne andò davvero dal PDL con un gruppo di 33 deputati e 10 senatori fondando “Futuro e Libertà”, partito che guardava al centro ma ebbe una vita meno che effimera.

Una incompatibilità personale tra Silvio e Gianfranco che pesò più del dato politico: Fini non accettava i modi sbrigativi da padrone di casa tipici di Berlusconi e quest’ultimo mal sopportava il ruolo da protagonista di Fini, spesso coccolato dai media in chiave antiberlusconiana.

Le vicende personali si legarono poi a quelle politiche con Berlusconi che considerava quello di Fini un tradimento da figliuol prodigo e Fini che accusava il Cavaliere per le campagne scandalistiche dei media berlusconiani, soprattutto sulla vendita di una casa a Montecarlo a favore del fratello della sua compagna, Elisabetta Tulliani.

Gianfranco Fini - per vent’anni delfino designato alla fine rimasto senza trono -  uscì definitivamente di scena con la sconfitta elettorale del 2013, mentre Berlusconi tenne duro nonostante la “legge Severino”, gli alti e bassi di Forza Italia, le indagini delle procure, gli scandali e il correre degli anni. Ritornato al Senato l’anno scorso fino all’ultimo ha voluto essere lui il protagonista, probabilmente soffrendo del crescente seguito goduto da Giorgia Meloni. 

 

Un augurio di buona settimana a tutti

                                                                                               Marco Zacchera   



IL PUNTO   n. 913 del 9 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SommarioSono in Canada e quindi questo numero de “Il Punto” è un po' precotto, mi scuso con i lettori, ma non mi pare che in Italia stiano succedendo cose stravolgenti. Qui comunque nessuno parla di PNRR o di Ucraina, piuttosto di incendi boschivi. Intanto leggo che è stata fatta saltare una diga al confine russo con disastri ambientali ed accuse reciproche. I servizi segreti USA “Tendono a ritenere che le responsabilità siano russe” Frase più da Ponzio Pilato che sibillina visto che gli americani possono perfino vedere dai satelliti una persona che si soffia il naso, ma ancora una volta non c’è nulla di chiaro. Per esempio dopo nove mesi ufficialmente non sappiamo neppure chi abbia distrutto l’oleodotto russo del Baltico, bloccando “a prescindere” le forniture di gas russo all’Europa. A Washington evidentemente ci considerano ben poco e ci raccontano quello che vogliono, ma hanno ragione visto che l’Europa in campo diplomatico e strategico sembra assente e paralizzata, purtroppo anche per potenziali iniziative di pace.

PS: leggo ricostruzioni assurde e fantasiose sul naufragio di una barca sul Lago Maggiore che a bordo aveva degli 007 più o meno in pensione. Date retta ad uno che il lago lo conosce bene: non c'è nessuna spy story dietro, ma solo l'imprudenza (o l'incoscienza) di non aver tenuto conto di un temporale in avvicinamento e di aver "taroccato" una barca sopraelevandola senza rendersi conto degli effetti del vento. Nessuna ironia perchè ci sono stati di mezzo quattro annegati, ma bisognerebbe scrivere meno sciocchezze...

 

DROGA LIBERA

Venite, venite a vedere in Canada. Visitate la British Columbia e troverete panorami stupendi e una natura meravigliosa come ho la fortuna di vedere da alcuni giorni. Passeggiando per Vancouver però sono rimasto colpito per aver visto per la prima volta in vita mia, in pieno centro e di mattina, due ragazzi sfasciati su altrettante panchine con ancora la siringa piantata nel braccio. Vivi o morti non lo so (il giorno prima uno probabilmente morto era piantonato dalla polizia su un marciapiede a due passi dal bellissimo palazzo del tribunale, tutto aiuole e fontane) certo spettacoli sconvolgenti.

Sono rimasto sorpreso da questi fatti, poi sono andato a controllare ed ho scoperto che la “progressista” e liberal British Columbia (BC), degno specchio del premier Trudeau (quello che il mese scorso ha attaccato la premier Meloni per presunti azioni discriminatorie verso il mondo LGBT+), dopo aver già da alcuni anni completamente liberalizzato la cannabis anche per uso “ricreativo” (testuale) dal 31 gennaio ha completamente liberalizzato anche l’uso e il possesso delle droghe pesanti: eroina, morfina, cocaina, metanfetamina, ecstasy e il fentanyl, l’oppioide sintetico cento volte più forte della morfina che dopo aver travolto gli USA è diventata la droga più diffusa in Canada. Ha spiegato il ministro della saluta della BC Jennifer Whiteside “Siamo convinti che la droga sia un problema di salute, non un problema penale: dobbiamo fare questo ulteriore passo per permettere di superare la vergogna e lo stigma” Venite, venite allora a vedere gli effetti di questa democratico-progressista liberalizzazione e poi qualcuno si farà pur delle domande sulle sue conseguenze concrete. Intanto, secondo i dati ufficiali, le morti per overdose negli ultimi due anni nella sola British Columbia, sono state 4.400, più di quelle dell’intera epidemia di Coronavirus. Ipocrisia nell’ipocrisia - ma a conferma che a proposito di droga c’è una cultura tutta di sinistra sulla libertà di bucarsi – in Canada non potete comprare una bottiglia di vino o di birra in un supermercato, ma solo negli appositi store mostrando la carta d’identità, così se volete comprare un pacchetto di sigarette, ma solo se maggiorenni. Insomma “bucarsi” va bene, fumare “light” o peggio bere un bicchiere di vino assolutamente no…fa male alla salute!

 

L’EUROPA CI RADDRIZZERA’ ANCHE LE BANANE ?

L’Europa ci sta abituando a intervenire su tutto. Purtroppo non ci chiede mai un’opinione sui grandi temi di politica estera, economica o sanitaria, sull’effettiva opportunità del MES o sulle politiche “di genere”, né ci fornisce con un po' di trasparenza i costi dei vaccini e gli affari della Ursula Von den Leyen, ma in quanto alle questioni “green” non la batte nessuno.

E’ di questi giorni l’avvio delle nuove norme europee in materia di imballaggi che stanno creando un putiferio politico ed economico tra le aziende produttive e vedono l’Italia schierarsi – almeno a livello governativo - contro alcune delle nuove norme volute da Bruxelles.

Partiamo da una innegabile verità: produciamo troppi rifiuti da imballaggi e l’obiettivo principale è quindi di ridurli. Per questo, secondo l’Europa, servono contenitori riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per le bevande. Teoricamente è perfetto, solo che conseguentemente saranno progressivamente vietati tutti quelli monouso per frutta e verdura, oltre ai flaconi e contenitori di piccole dimensioni.

Diverse misure mirano inoltre a rendere gli imballaggi completamente “riutilizzabili” (prima ancora che riciclabili, non è una sottigliezza) entro il 2030 con sistemi tra cui l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale obbligatorio per le bottiglie di plastica, di vetro e i contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a tre litri.

Il funzionamento sembra estremamente semplice e bello: acquistando una bottiglia d’acqua, una lattina di birra o di una bibita in vetro il consumatore verserà una cauzione che gli verrà restituita nel momento in cui restituirà il vuoto in appositi contenitori.

Questo in teoria, perché al lato pratico vi sono infiniti problemi organizzativi soprattutto per i negozi che non siano grandi supermercati e molti contenitori di oggi sono di difficile riuso. Pensate ai contenitori della frutta, a una busta di insalata, a una bottiglia di vino. Così come strutturato, il regolamento europeo andrebbe di fatto a colpire soprattutto i settori del vino e dell’ortofrutta, due punti di forza del Made in Italy e più esportati all’estero.

Certamente se il vino verrà venduto invece del vetro in una confezione tetrapack questa avrà componenti riciclabili, ma come riusare una bottiglia di vino senza l’attrezzatura per il re-imbottigliamento, a parte la qualità del prodotto?  Coldiretti chiede dunque di correggere l’attuale proposta eliminando i divieti per il monouso di frutta e verdura sotto il peso di 1,5 Kg.  Pensateci: avete mai comprato una busta di insalata da un kilo e mezzo? Serve per un condominio, non per una famiglia! Di fatto ci sarebbe ben maggiore spreco alimentare e si tornerebbe alle vendite sfuse (con quali garanzie di igiene e qualità?), con merci che andrebbero poi comunque riposte da qualche parte. Certo la vecchia sporta di vimini delle nostre nonne fa molto green, ma spesso è di fatto oggi improponibile. In teoria, però, le norme europee sembrano logiche o almeno tese a ridurre la produzione degli involucri, ma è qui che l’Italia insorge: la gran parte della plastica e del vetro già oggi è biodegradabile o riutilizzabile come materia prima e le aziende italiane ne sono produttrici-leader: eliminare il sistema vorrebbe dire fare tecnologicamente una marcia indietro danneggiando i paesi – come il nostro – dove il riciclo ha ormai una percentuale molto elevata.

Non c’è dubbio che in generale serva una forte coscienza ambientale, così come è assurdo e brutto veder buttar via nell’ambiente a milioni le bottiglie di plastica (che però già oggi vengono tutte riciclate, se opportunamente differenziate) ma l’approccio europeo sembra – come quasi sempre – non voler tener conto delle difformità culturali e storiche, per esempio per le bottiglie di vino in vetro da 0.75 che tutti utilizziamo.

Alla fine una volta di più è una scelta anche politica, di marketing, di aiuto a un certo ciclo industriale rispetto ad un altro e salvo arrivare poi a situazioni al limite dell’assurdo, come tutti possono verificare leggendo già oggi l’etichetta-monstre di un panettone o di una colomba pasquale (che non si fanno né in Svezia né in Finlandia) in vendita nella UE.

Alla luce delle norme già oggi in vigore, infatti, l’europeo ecologicamente conforme dovrebbe suddividerne l’imballaggio come già oggi appare appunto sulle etichette.

Ovvero - mangiato il panettone! - la confezione di cartone andrà gettato nella carta, il sacchetto contenitore nella plastica, lo stampo di cottura nell’organico, mentre il laccetto andrà nel metallo e la maniglietta ancora nella plastica o negli scarti vegetali a seconda di che cosa è fatta.  Assurdo? Facciamoci intanto e comunque anche un onesto mea-culpa: mentre a Bruxelles si disquisisce e si arriverà a voler raddrizzare le banane intanto troppi di noi restano maleducati, ignoranti ed imbecilli, ovvero italianissimi che continuano a buttare i rifiuti lungo le strade, vedere per credere.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 912 del 2 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Il centrodestra si impone ai ballottaggi a conferma dell’apprezzamento alla Meloni e finalmente di un miglioramento - a livello locale - della sua classe dirigente. 

Guai in vista invece per il PD e una Schlein deludente e senza idee chiare. Anche la Spagna svolta a destra e si profilano elezioni europee nel ’24 estremamente importanti.Una nota doverosa su Danilo Toninelli e una riflessione sul terremoto in RAI dove a sinistra c’è una fuga in corso: occasione per una riflessione seria sul servizio pubblico televisivo.

 

AMMINISTRATIVE: SCHLEIN-CRACK

Il centrodestra vince ovunque, salvo che a Vicenza, nei ballottaggi delle amministrative di domenica scorsa con risultati “storici” come il successo ad Ancona, ma soprattutto rivince in città già strappate al centro-sinistra nel 2018 confermando quindi di essere stato capace di amministrare bene e questo per me è l’aspetto più importante.

Bis nelle isole, dove a Catania il mio amico avv. Enrico Trantino (figlio dell’indimenticabile e tuttora attivo Enzo Trantino, parlamentare e principe del foro italiano) ha vinto al primo turno con il 66,1% dimostrando che credibilità, serietà e qualità personali si seminano nel tempo e non si improvvisano.

Risultati complessivamente sorprendenti (e perfino inattesi, visto che di solito nei ballottaggi il centro-destra è perdente), da onorare ora con comportamenti amministrativi seri ed impeccabili.

Il PD è in crisi forse perché sta diventando “né carne né pesce” (in tutti i sensi, anche di genere…) e la neo-segretaria Elly Schlein appare incapace di dare risposte minimamente chiare appiattendosi solo su slogan o posizioni confuse, demagogiche e contraddittorie come sul PNRR o le armi all’Ucraina, forse in attesa di chiarimenti interni. Crolla anche il M5S dove la poco credibile demagogia di Conte evidentemente non paga.

 

E SE ANCHE LA SPAGNA…

Anche la Spagna vira a destra ed è questo il chiaro verdetto delle elezioni amministrative che hanno interessato domenica buona parte del paese, tanto da indurre Sanchez a chiedere al Re di sciogliere le Cortes e andare a votare il prossimo 23 luglio. Anche in vista delle elezioni europee dell’anno prossimo, la sconfitta di Sanchez - personaggio “modello Schlein” (o viceversa) - apre scenari interessanti per futuri governi di centro-destra a Madrid e per la potenziale costruzione di un “fronte-sud” politicamente omogeneo rispetto al centro-sinistra di Bruxelles. Sempre di più l’Italia deve però svolgere un ruolo di catalizzatore dei problemi mediterranei – in primo luogo per la gestione dell’immigrazione a livello europeo -  e il risultato spagnolo, dopo quello greco, va in questo senso. Certamente le prossime elezioni europee assumono un’importanza crescente per invertire l’attuale rotta europea su troppi temi etici ed economici.  

 

MEA CULPA: SORPRESA TONINELLI

Per puro caso ho ascoltato nei giorni scorsi una intervista di Gomez a Danilo Toninelli, ex ministro grillino delle infrastrutture e dei trasporti che - dopo due mandati parlamentari – per coerenza non si è più ricandidato ed è tornato a fare il suo modesto lavoro di assicuratore.

Ho ascoltato parole chiare, dirette, animate da una onestà intellettuale che mi è sembrata sincera, in personaggio incommensurabilmente migliore di altri balordi ex M5S alla Di Maio.  Mi è piaciuto il suo bucare lo schermo con disarmante franchezza ed ho pensato che forse ho fatto male a criticarlo in passato perché – almeno come persona – meritava maggiore ascolto, sia in tema di rapporti con Autostrade che per la gestione dei lavori pubblici, ma anche - e soprattutto - per il suo modo di intendere la politica.

 

Approfondimento: POST FAZIO-FAZIOSITA’, SAVIANO E L’ANNUNZIATA

Lucia Annunziata se ne va dalla Rai non per un fatto preciso, ma perché “non condivide nulla di questo governo”. E chi le ha chiesto qualcosa? Ma da quando una giornalista del servizio pubblico (e che quindi dovrebbe essere indipendente per definizione) dopo aver guadagnato milionate di soldi nostri se ne può uscire così, sottolineando ancora una volta la partigianeria politica del suo ruolo, dopo che per decenni – come Fazio – ha imperversato indisturbata con i SUOI programmi, i SUOI commenti, le SUE interviste, le SUE parolacce, le SUE interruzioni quando era obbligata a convocare (finalmente) un ospite non allineato. Ma un teleutente qualsiasi non dovrebbe avere IL DIRITTO di chiedere conto della faziosità dell’Annunziata, visto l’ OBBLIGO assurdo a pagare il canone ad un’azienda che ha consumato risorse inenarrabili, ha mortificato infinite volte la verità con la sua pseudo-informazione lottizzata propagandata ai tele-utenti che - come bovini - non hanno mai avuto la possibilità di esprimere un parere, una critica, un confronto?

Vada avanti senza indugio il governo a ripulire per quanto possibile questo carrozzone e se qualcuno se ne va per conto suo, ponti d’oro.

Tanto sappiamo tutti che l’Annunziata avrà un prossimo seggio graziosamente offertogli dal PD (già alle prossime europee?), così come avvenne per la Gruber, Sassoli ecc.ecc.

Quello che chiedo al governo Meloni è piuttosto di mettere al posto dei compagni che se ne vanno non dei “camerati”, ma gente in gamba, attenta, simpatica: facce nuove per rinnovare una TV pubblica che per me ha comunque poco senso, ma che – se proprio dobbiamo tenercela – sia allora pluralista vera. Pluralismo non significa bilanciare i secondi per questo o quel partito in nome di una pseudo par-condicio, ma per offrire inchieste coraggiose, indagini serie (su tutti), ospiti pluralisti e dibattiti veri e non precotti.

E’ davvero chiedere troppo? Se la Rai fosse costretta finalmente a campare senza canone imposto, reggendosi con le proprie gambe (così come da sempre le altre TV commerciali della concorrenza, a cominciare dalle reti Mediaset che spesso la battono a costo zero per il contribuente) credo che - per cominciare - taglierebbe i suoi costi spesso esagerati, gli sprechi, le assunzioni pilotate ecc. ecc.

Di questo, per cominciare, ne avremmo molto bisogno.  

Ma se queste cose sono andate avanti per decenni (e non mi illudo che cambieranno) è stato anche per l’incapacità del centro-destra ad occuparsi sul serio della RAI che non deve essere intesa come posto utile per imbucare l’amica-attricetta di turno, ma da presidiare seriamente, quotidianamente, contestando gli sprechi così come le forzature a sinistra che sono andate avanti indisturbate per anni.

Dov’era la “commissione parlamentare di vigilanza” quando c’era da IMPORRE pluralismo e trasparenza proprio all’ Annunziata, a Saviano, a Fazio e compagnia cantando?

Luciana Littizzetto ha concluso il suo show tra gli applausi scroscianti degli astanti (messi lì a pagamento) affermando “Cara Rai, restiamo amici, chissà magari un giorno ci rivedremo, spero in un’Italia un po’ diversa. Un’Italia dove la libertà sia preservata e dove il dissenso sia sempre leale…e non dimenticarti mai che il Servizio Pubblico è di tutti. Di quelli che la pensano come chi governa, ma anche di quelli che pensano il contrario, persino di quelli che non sono andati a votare”

Parole sante, sottoscrivibili, ottime, ma quando mai nella sua trasmissione si è visto un vero pluralismo?

Forse che l’onnipresente Saviano non ha sempre connotato ogni suo intervento in un attento e preconcetto discorso politico? Questi monologhi andavano ed andrebbero controbilanciati, ma nello stesso tempo potrebbero mettere in luce una realtà che spesso a destra non si ha il coraggio di ammettere ovvero l’incapacità a proporre una propria visione e alternativa culturale.

Fino ad oggi la scusa poteva essere quella della mancanza di spazio nella Tv pubblica, ma adesso – se ci si crede veramente in un progetto globale - sono nuovi valori (e volti) che devono emergere, mentre il rischio è di riscoprirsi spaventosamente indietro rispetto alla sinistra, dove la cultura ha fatto “sistema” sicuramente auto-referenziandosi, ma potendo disporre anche di un grande parterre preparato negli anni, esattamente come nel mondo della scuola, delle amministrazioni locali, della magistratura. Questo è il compito immane che ha davanti la Meloni e - tra alleati scomodi e incrostazioni varie-  sicuramente non sarà facile per lei come per tutti uscire dal tunnel e riveder le stelle.

 

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CON L'AUGURIO VERO DI UNA BUONA SETTIMANA A TUTTI               MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 911 del 26 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: La tragica alluvione in Romagna ha sottolineato anche tanti gesti di solidarietà e collaborazione politica che non vanno sciupati. A seguire qualche commento sull’opinione corrente degli italiani (e dei lettori) sulla guerra in Ucraina, sulle sfilate di Louis Vuitton sul Lago Maggiore e per la discesa in campo di DeSantis per le prossime elezioni presidenziali USA. Buona lettura!

 

ALLUVIONE E DINTORNI

C’è stato anche del buono nella disastrosa alluvione che ha colpito le zone di Ravenna, Forlì, Faenza e Cesena e - nella tragedia - dobbiamo anche sottolineare le cose positive.

In primis la spontanea dedizione di migliaia di giovani che, pala in mano, hanno subito cominciato a lavorare concretamente per aiutare la gente e sgombrare le fabbriche inondate. Una bella pagina di solidarietà, a sottolineare che c’è anche tanto di buono, di spontaneo e valido nelle nuove generazioni, troppe volte sottovalutate. Il secondo aspetto positivo è che tra governo e regione c’è stata – almeno per ora - unità di intenti, sottolineata anche pubblicamente dal governatore Bonaccini. E’positivo che sia così, a ricordare che davanti alla catastrofe contano poco (o niente) le divisioni di parte, così come conterà solidarietà ed unione per la ricostruzione. In questa prospettiva – a parte alcune incompatibilità pratiche e amministrative da risolvere – non vedrei nulla di male se il governo Meloni decidesse di affidare il commissariamento per le zone alluvionali (o almeno un co-commissariamento) proprio allo stesso governatore Bonaccini: un modo anche per sottolineare una rottura con i metodi e criteri passati, vedi i vari paracadutati politici messi ad occuparsi di terremoti e sciagure varie, non sempre molto competenti.

Ritengo sia comunque dovere di tutti dare una mano e personalmente credo più nelle concrete iniziative “di base” piuttosto che nelle grandi sottoscrizioni dall’incerto destino (avete mai avuto un minimo resoconto di come siano stati spesi i milioni di euro incassati dalla Protezione Civile per il COVID?!). Per questo suggerisco a chi volesse aiutare di farlo attraverso la Caritas di Forlì  che sta aiutando direttamente centinaia di persone in estrema difficoltà. IBAN: IT46O 03069 13298 1000 0000 7011. Grazie! (a chi vuole posso poi comunicare personalmente i nomi dei responsabili e maggiori dettagli sulle iniziative in corso). Una volta di più i romagnoli si sono comunque rimboccati le maniche e sono esempio di concretezza: grazie a tutti loro per come reagiscono, con tanta amicizia e solidarietà.

 

ARMI ALL' UCRAINA

La settimana scorsa avevo chiesto ai lettori che cosa ne pensassero sull’invio delle armi in Ucraina. Un test assolutamente non scientifico poiché il campione è limitato e non rappresentativo e oltretutto non so cosa votino o come la pensino politicamente i miei lettori. Ho avuto una quarantina di risposte. Due lettori (P.V. e P.P.) sono assolutamente “pro” all’invio di armi in termini intransigenti, tre o quattro sono più tiepidamente favorevoli a continuare ad aiutare Zelensky e altrettanti sono propensi a farlo, ma solo chiedendogli di accettare subito in cambio un accordo, pena la fine degli aiuti. La netta maggioranza si è dichiarata però contraria a continuare nell’invio di armi, alcuni anche con parole sferzanti. In particolare mi ha colpito il numero delle persone che dichiarano di apprezzare la Meloni nel suo lavoro, ma sono assolutamente contrarie all’ attuale politica italiana verso l’Ucraina. Numerosi sono stati infatti quei lettori (in questo seguendo un po' la mia linea) che in termini più o meno aspri sottolineano appunto una eccessiva dipendenza italiana alle posizioni UE e di Biden.

Se la mia è stata una raccolta di idee senza alcun criterio statistico valido, nei giorni scorsi è stata però pubblicata una indagine molto più approfondita effettuata da “Termometro Politico” (andate a leggere i dettagli, si tratta di un campione rappresentativo di 4200 casi). Da questo sondaggio appare come il 58,3% degli italiani sarebbe CONTRO l’invio di armi in Ucraina, mentre i favorevoli sarebbero il 40,3%. Da notare che i contrari sono aumentati – ma non di molto – rispetto all’anno scorso, salvo che tra gli elettori di FdI, più propensi di prima a continuare nelle forniture forse per la posizione assunta dalla Meloni.  Gli elettori di Renzi – con il record di quasi il 92% - sono comunque i più favorevoli alle forniture a Kiev, seguiti in percentuale dagli elettori PD (59%, ma un anno fa erano il 73,7%).  I più contrari sono invece gli elettori M5S (92,8%), della Lega (80,5%), a seguire quelli di Forza Italia (54,1%) e di FdI (50%). Nel partito della Meloni i pro e contro oggi infatti si bilanciano, rispetto al 62% di contrari alle forniture di un anno fa.  

Unico commento: ma conviene alla Meloni non tener conto di una opinione così prevalente dell’elettorato? O, ancor più esplicitamente, è giusto che in una democrazia non si tenga conto del pensiero della maggioranza dei cittadini? Lascio la risposta alla coscienza di ciascuno di voi.

 

LOUIS VUITTON

Grande settimana di eventi sul Lago Maggiore dove Louis Vuitton ha presentato – nel magnifico palcoscenico naturale e storico dell’Isola Bella – la sua nuova collezione 2024. Un evento durato più giorni a cui hanno preso parte molti VIP di quel mondo ricco, rilucente ed opulento che può permettersi di pagare un abito o un accessorio più dello stipendio annuale di una persona normale nel mondo “occidentale” e non parliamo se del terzo e quarto mondo dove si campa (quando ci si riesce) con molto meno.

Certamente una bellissima cartolina promozionale per Stresa e tutto il Lago Maggiore, occasione per un vero e proprio maquillage di strade e giardini ancora più fioriti del solito e diventati una “vetrina” spettacolare, purtroppo un po’ rovinata dal maltempo. Comunque uno scenario fiabesco, rilucente, costato molti milioni di euro e riservato ad un gruppo ristretto di VIP, super-ricchi, super-imbucati e clienti importanti per la Casa parigina.

Con piacere, come residente sul Verbano, ho apprezzato lo show mediatico, la bellezza e la promozione collegata all’evento, ma come persona razionale e sicuramente modesta, esprimo però un mio profondo imbarazzo.

Penso al mondo in guerra o che lotta sotto il fango, a quelle sterminate folle anonime di povera gente che un lusso così non può neppure immaginarselo e - per contro - a chi può spendere invece migliaia di euro per abiti o borse dal valore intrinseco spesso infinitesimale, ostentate come segno di ricchezza.

Osservo e non giudico, ma resto triste, disorientato, incerto. Come può un mondo continuare così, tra super ricchi e super poveri? Pongo il problema alla coscienza di ognuno.

 

USA, DE SANTIS CONTROCORRENTE

Ron DeSantis, governatore della Florida, si è ufficiaklmente candidato alle primarie repubblicane per la "nomination" in vista della campagna elettorale verso la presidenza USA dell'anno prossimo.

In Italia l’annuncio della sua candidatura, tra i pochi che ne hanno parlato, è stato largamente accompagnato da scetticismo, preconcetti ed ironia.

Sky 24 parla di un candidato che "Cercherà di raccattare voti e soldi": un evidente disprezzo preventivo verso chi - se Trump fosse minimamente consapevole dei suoi limiti - potrebbe diventare davvero il prossimo Presidente. Se infatti DeSantis fosse alla fine ufficialmente il candidato repubblicano sarebbe un vero spauracchio per i democratici a rischio di sconfitta opponendo al prorompente e giovane governatore la spenta figura di Biden.

Sicuramente DeSantis (tra l'altro pochi sanno che tutti i suoi nonni e bisnonni, sia da parte di padre che di madre, erano immigrati italiani) è stato capace di trasformare il suo Stato sviluppandolo e ottenendo grandi successi, per esempio opponendosi al lockdown generalizzato ai tempi del Covid e riscuotendo così molte simpatie elettorali non solo tra i repubblicani e anche tra quegli americani non di sinistra ma stufi delle piazzate alla Trump.

Un personaggio da seguire con attenzione, ma il mondo dell’informazione italiana è largamente dominato dai democratici USA ed italici, quindi… Sarà comunque una lunga ed appassionata campagna elettorale

 

UN AUGURIO DI BUONA SETTIMANA A TUTTI                                   MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 910 del 19 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Primo turno delle amministrative favorevole al centro destra, ma i conti veri si fanno dopo i ballottaggi. Intanto Zelensky continua i suoi tour e viene rifornito ad ogni passo di armi: per me è un controsenso, se si vuole veramente arrivare almeno ad un armistizio. Mentre finalmente Fazio lascia la RAI, Di Maio viene sistemato in modo vergognoso. Infine, noto che in Italia si parla molto (male) di Trump ma mai di Biden, eppure quanti traffici suoi e di famiglia ci vengono nascosti!

 

POVERO PAPA FRANCESCO

Immagino lo sconcerto e la tristezza di papa Francesco. Sono mesi che invita, chiede, implora la pace per l'Ucraina o almeno una tregua. Viene suo ospite a Roma il presidente Zelensky e si presenta in Vaticano come un burino di periferia, in maglione girocollo e gli dice che la pace non gli serve e che semmai ci sarà solo come e quando vorrà lui, che non ha bisogno né di consigli né di diplomazia, tanto - avrà aggiunto - di armi ne ho e ne avrò a volontà, me le regalano USA, UE e GB fin quando mi serviranno ed in modo illimitato, quindi non si parli neppure di un armistizio, il Vaticano non mi serve e anche le proposte cinesi vanno rifiutate.

Un'ora dopo - sempre in maglione - viene ricevuto a palazzo Chigi e al Quirinale con tutti gli onori, addirittura abbracciato da una Premier che sembra aver perso al suo confronto ogni logica od autorevolezza. A sera Zelensky è già in Germania e poi in Francia presentandosi sempre come emblema della pace. A Londra addirittura lo riforniscono anche di missili a lunga gittata, strano modo di costruirla visto che sono armi offensive e non certo difensive.

Nessuno che nelle varie tappe gli chieda mai conto di come spenda i fondi, come usi le armi, come venga controllato, che fine abbia fatto l'opposizione interna e come intenda rappresentare in futuro le minoranze etniche, se mai in Ucraina ne esisteranno ancora e, anzi, lo invitano ad entrare in Europa al più presto quando altri paesi attendono invano da decenni.

Domande addomesticate, mai stringenti (vero Vespa?) o tantomeno imbarazzanti: con Zelensky non si usa. Lui, presentandosi come campione della libertà, con la guerra ha comunque fatto l'affare della vita e se intanto gli ucraini (e i russi, ma quelli non contano nulla) muoiono a centinaia… chissenefrega.

So di essere critico su di lui e forse non condiviso, ma mi  piacerebbe chiedere ai lettori de Il Punto se la mia posizione –  nonostante una pressione quotidiana costante e martellante di tutti i media a favore di Kiev – sia così isolata o è invece più diffusa. Perché, a dispetto dei media tutti schierati con Kiev, incontro in giro tanta diffidenza, tanti timori e riserve sulla posizione italiana ed europea nei confronti di Kiev. Possibile che gli scettici capitino tutti a me?  

 

RAI: BELLI CIAO

Ma come potremo mai resistere senza Fazio e la Littizzetto in Rai, con i loro ospiti quasi tutti sempre e soltanto di sinistra nel solito circuito di autopromozione mediatica?  La Littizzetto sarà costretta per vivere a continuare a fare la pubblicità degli strofinacci!!?? A questo siamo finiti per la perfida volontà dei destrorsi fascistoidi antidemocratici, signori & signore che hanno brutalmente preso il potere in Rai con la violenza! Compagni: ora e sempre resistenza!  

 

INTANTO DI MAIO E’ SISTEMATO

Il prode Borrell ce l’ha fatta e finalmente Di Maio è sistemato come “Inviato Speciale” europeo nel Golfo a rappresentarci per energia e sicurezza: una scelta vergognosa perché “raccomandato” (da Draghi e Gentiloni) non certo perchè “il migliore”. Lui (il Di Maio) scrive: “Honoured to be entrusted by HRVP @JosepBorrellF and EU Member States as first EUSR for the Gulf region. It’s a great responsibility. Ready to engage, listen & find together w/ EU Members and each of our regional partners the best ways to jointly deepen our security and prosperity”

Ma questo è un FALSO: Di Maio non sa neppure l’inglese! Quel “our” (nostra) prosperità non si riferisce agli europei, ma evidentemente a lui Di Maio medesimo e alla sua ciurma: per lui stipendio da 16.000 euro NETTI al mese esentasse per 21 mesi, più benefits ed indennità. Ma non c’è da vergognarsi?

 

Approfondimenti:

TRUMP/BIDEN: ESEMPI  ITALIANI  DI  DISINFORMAZIONE

Grande spazio mediatico per la condanna in primo grado di Donald Trump, che dovrà pagare – salvo sicuri appelli e ricorsi – 5 milioni di dollari per aggressione sessuale ai danni della scrittrice Jean Carroll nei camerini di un grande magazzino di New York nel 1996 (!)  e di averla poi diffamata.

Sentenza indubbiamente anche “politica” visto che Trump non è stato considerato colpevole di stupro, che non vi furono denunce 27 anni fa né testimoni e che la “diffamazione” è per l’aver definito “farneticanti” le accuse della Carroll. Sta di fatto che i media mondiali si sono sbizzarriti su questa piccante vicenda tacendo invece le concomitanti conclusioni della Commissione di inchiesta della Camera dei Rappresentanti USA a carico dell’attuale presidente Joe Biden, la cui famiglia è accusata di riciclaggio di denaro per milioni di dollari.  

Una vicenda che negli USA è al centro del dibattito, ma che incredibilmente non ha raccolto spazio soprattutto in Italia, in un evidente doppiopesismo informativo.

La questione è molto seria anche perché chiama in causa la questione ucraina e le pressioni USA esercitate prima del conflitto sulla politica di Kiev che hanno portato al potere Zelensky spiegando anche i motivi dell’attuale posizione americana. 

Secondo la commissione - che ha presentato i suoi risultati il 10 maggio - gli investigatori hanno provato le presunte attività illegali di circa 20 società create dalla famiglia Biden per ricevere pagamenti da clienti privati, società estere e governi stranieri – soprattutto Cina e Romania – durante il periodo della vicepresidenza di Biden ai tempi di Obama. Decine di milioni di dollari che in un gioco di passaggi vengono man mano “ripuliti”, fatti che sarebbero già stati bene a conoscenza del Dipartimento del Tesoro USA che però non sarebbe intervenuto per spinte e pressioni politiche.

In particolare, la commissione del Congresso fortemente voluta dai repubblicani sottolinea che i versamenti ai Biden vengono anche da società legate all’intelligence cinese avanzando ombre sulla figura del presidente. La commissione – presieduta dal deputato repubblicano del Kentucky James Corner – in quattro mesi sembra aver raccolto dati molto gravi, raccolti in un primo dossier di 36 pagine presentato alla stampa.

Biden è sostanzialmente accusato di aver fatto affari (vietati) durante la sua vicepresidenza soprattutto tramite il figlio Hunter Biden, già al centro di complesse indagini dell’FBI sulla sua società Burisma che operava in Ucraina nel campo delle transazioni energetiche pagando il figlio di Biden 50.000 dollari al mese. Appare anche pesante la posizione del fratello del presidente, Jim Biden direttamente collegato al governo cinese, mentre la commissione avrebbe confermato che nel periodo di Burisma per l’affitto di una casa di famiglia nel Delaware Hunter avrebbe pagato al padre (allora vicepresidente) 49.000 dollari al mese.

Questo aspetto era emerso anche il 20 settembre 2020 da un report del Senato USA che denunciava gli stretti rapporti tra Hunter Biden e società del gas russe, ucraine e cinesi, ma l’ FBI – secondo i repubblicani – rallentò le indagini in vista del voto elettorale ed ora i deputati repubblicani chiedono di ritenere colpevole di oltraggio al Congresso proprio il direttore dell’FBI Christopher Wrayche che non ha rispettato il mandato di comparizione per chiarire le nuove circostanze emerse dalle indagini. Secondo i parlamentari, inoltre, da tempo l’FBI ha in mano documenti che complicherebbero la posizione del figlio di Biden, ma i suoi vertici non vogliono comunicarli al Congresso.

Il presidente Joe Biden ha pubblicamente difeso suo figlio Hunter mentre - indipendentemente dall’ inchiesta del Congresso - altri pubblici ministeri federali, dopo un’indagine penale durata quattro anni, stanno decidendo sull’opportunità di accusarlo di violazioni fiscali. Schermaglie giudiziarie, ma è evidente che - comunque andranno le cose - la prossima campagna elettorale per la presidenza USA si giocherà anche sui dossier, i veleni e le carte giudiziarie. Chi non segue direttamente la politica USA avrebbe comunque il diritto di una informazione completa ed obiettiva e non solo legata alle vicende galanti di Trump che peraltro con i suoi atteggiamenti spesso sembra fare di tutto per tirarsi addosso ogni antipatia possibile.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 909 del 12 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Due dati sull’immigrazione tanto per sbugiardare Parigi mentre riprende la corsa (?) verso il presidenzialismo, ma sarà durissima perché tante volte si è cercato in varare questa riforma e purtroppo vincono sempre i veti incrociali. Intanto, apprezzabile lo stile di Cottarelli nel dimettersi dal PD ma di lasciare conseguentemente anche il seggio al Senato, non è un Borghi qualsiasi! Auguri a Michela Murgia nonostante le sue sciocchezze antimeloniane, mentre la giustizia ha dato ragione a Salvini che denunciò lo spaccio al “Pilastro” di Bologna. 

 

IMMIGRAZIONE E DEMAGOGIA

Il signor Macron dovrebbe annotare che l’Italia (dall’inizio dell’anno all’11 maggio) ha accolto solo dal “fronte sud” 45.157 migranti ufficiali rispetto ai 12.324 dell’anno precedente,a parte gli oltre 100.000 “giacenti” nelle varie strutture italiane, quelli arrivati non censiti (una quantità, soprattutto dalla Tunisia) e quelli subito spariti. L’obiettivo europeo era di ricollocarne 6.000 al mese nei vari paesi UE, ma ad oggi in tutto il 2023 non ne è stato ricollocato praticamente nessuno. Se il governo tenta respingimenti allora diventa “cattivo, razzista e fascista”, se li lascia arrivare è “umanitario”, ma è poi è accusato da Parigi e dalla sinistra di non sapere gestire il fenomeno. Per non sbagliare la Francia “umanitaria” chiude le sue frontiere e ributta con la forza in Italia chi passa il confine. Quanta ipocrisia: questa è solo un’Europa che se ne frega del problema, punto e basta.

 

PRESIDENZIALISMO

Il governo di Giorgia Meloni fa bene a giocare ora, ad inizio legislatura,  la carta del presidenzialismo cercando di varare una riforma costituzionale che credo avrebbe l’appoggio della maggioranza degli italiani.

Sarà però difficile riuscirci perchè la sinistra ogni volta che si parla di queste cose sente fumo di totalitarismo e manganello, lo boicotta  e quindi tutto resta com’è.

Conte sostiene che il presidenzialismo non passerà mai, mentre è inquietante sentire la signorina Schlein afferma che le riforme “Non sono una priorità”.

Da sempre sostengo che l’elezione diretta del Capo dello Stato sarebbe un grande segno di democrazia e di responsabilità dell’eletto/a verso tutti i cittadini, anche perché avremmo grande bisogno di un “sindaco d’Italia” (copyright di Matteo Renzi) per cercare di ridurre lo squalificato ruolo dei partiti, usi ai soliti ricatti e veti incrociati. D'altronde proprio l’elezione diretta del sindaco è stata l’unica riforma elettorale che si sia dimostrata convincente per tutti e non ha senso continuare ad eleggere un Presidente solo da una ridotta platea di parlamentari eletti per cooptazione e posti blindati dalle segreterie di partito. Questione di democrazia.

 

W LA COERENZA (COTTARELLI: LEZIONE DI STILE)

Anche Carlo Cottarelli, eletto senatore per il PD, ha deciso di lasciare l’incarico non condividendo la linea della Schlein. Dopo l’abbandono di Fioroni, Marcucci, della Chinnici e del sen. Enrico Borghi un’altra defezione per la neo-segretaria.

In questo caso, però, c’è stata una ben diversa lezione di stile. Mentre Borghi, per esempio, si è trasferito armi e bagagli in Italia Viva facendo fessi gli elettori e nonostante fosse stato “nominato” senatore grazie al capolistato blindato del PD in Piemonte, Cottarelli – dimostrando di essere una persona corretta, di ben altro spessore ed altra pasta rispetto a Borghi – ha annunciato infatti di DIMETTERSI dal Senato affinchè altri potessero subentrargli, non considerando corretto continuare ad occupare il seggio visto che non condivide più le scelte del PD.

Un esempio unico di serietà e coerenza a dimostrare che quando si è seri nella vita lo si continua ad essere anche se eletti e che dovrebbe suggerire una consuetudine: se ti eleggono e poi cambi idea non ti vendi a qualcun altro, ma ti dimetti.

Una scelta che purtroppo non si fa quasi mai, visto che nella scorsa legislatura oltre un terzo dei parlamentari aveva cambiato casacca senza minimamente tener conto del voto “politico” degli elettori. Per non parlare – tornando al caso Borghi – che non solo l’esimio senatore non si è dimesso dal Senato, ma ha addirittura mantenuto anche il suo incarico nel Copasir (servizi segreti) in “quota PD” pur essendo uscito dal partito. Doppia incoerenza, ma è l’Italia dei furbetti. Per questo, un doveroso e sincero apprezzamento per la coerenza di Carlo Cottarelli.   

 

MICHELA VS. GIORGIA

Massima comprensione umana per Michela Murgia, scrittrice queer (ovvero di sesso “diagonale”) di estrema sinistra che annuncia ai media di avere un tumore avanzato augurandosi di morire “Quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio perché il suo è un governo fascista”. Seguono nelle sue varie interviste un bel po' di frasi per me decisamente farneticanti che leggo più come una sua disperata volontà di farsi notare che opinioni di senso compiuto. Mi lasciano sbigottite le idee della Murgia, soprattutto che una persona al dichiarato avvicinarsi alla morte provi questo odio verso il prossimo ed abbia come pensiero predominante il presunto governo “fascista”. Bene le ha risposto Meloni sui social con frasi di comprensione, ma anche con ironia: “Le auguro lunga vita, perché io ho intenzione di restare premier a lungo”. Vedremo chi vincerà, ma sarebbe neglio vincessero entrambe

 

SPACCIO

Vi ricordate le ultime lezioni regionali in Emilia, quando Bonaccini vinse per un soffio? Un successo del PD grazie alle Sardine (poi sparite nel mare del nulla, salvo il seggio assicurato dal PD al loro leader) caratterizzate dalla forsennata campagna contro Salvini che citofonò a una famiglia del quartiere Pilastro a Bologna davanti alle telecamere "Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevo che lei la smentisse. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere", disse testualmente il leader della Lega che finì nel tritacarne mediatico con l'accusa di aver violato la privacy di quella onorata famiglia. Personalmente avrei comunque evitato il gesto provocatorio, ma certamente Salvini toccò un nervo scoperto, ovvero lo “spaccio libero” e tollerato dalla amministrazione di sinistra in quella zona della città. Sono passati tre anni e adesso (non certo per colpa di Salvini) tutti componenti di quella famiglia sono stati effettivamente condannati per spaccio di stupefacenti e reati collegati: tutti, ovvero genitori e figli, per un totale di 14 anni di reclusione (che purtroppo probabilmente non sconteranno mai). Valeva più la forma o la sostanza? Forse più di tutto l’amara realtà: lo spaccio al Pilastro intanto continua indisturbato.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 908 del 5 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: E’ passato il solito “Concertone” del primo maggio a Roma in pluri-diretta RAI stavolta anche con la concorrenza di un suo clone a Taranto. Il tutto mentre il governo Meloni, nello stesso giorno, presentava un concreto pacchetto di aiuti, andato di traverso ai sindacati cui ha un po' rovinato la festa. Capita, con una sinistra imballata e concertara, ma che sembra ormai in mano agli “armocronisti” dei radical-chic e allora non basta il soccorso-rosso de LA STAMPA che deriva sempre più a sinistra. Resta un dato di fatto: il “pacchetto” governativo di aiuti è sicuramente positivo, ma non è una rivoluzione e deve essere solo un inizio. Tra l’altro rischia di essere vanificato se la BCE aumenterà ancora i tassi. Questa scelta mi sembra premiare soltanto le banche: non fa rallentare l’inflazione, ma aumenta il costo del debito pubblico e dei mutui, Vanifica  così gli aiuti danneggiando le imprese per il conseguente rincaro del costo del denaro.

Ragione in più per “rallentare” sul PNRR e sui fondi MES che rischiano di diventare un capestro per l’Italia. -  A seguire una riflessione sulle troppe campagne pubblicitarie per accaparrarsi i soldi dei contribuenti e un ricordo, breve ma sincero, di Andrea Augello, amico di tante battaglie.

 

I COLORI DELLA SINISTRA

In principio fu il rosso: unitario, proletario ed inequivocabile. Da “Bandiera rossa la trionferà” allo sventolio di mille bandiere rosse nelle piazze per i comizi PCI e soprattutto il primo maggio. Rosso identitario come le immancabili salamelle al Festival dell’Unità.

Vennero poi i giorni del dubbio, prima quelli delle “Brigate Rosse” con i compagni che sbagliano e poi i tempi delle querce e degli ulivi, delle margherite e degli arcobaleno con il rosso che “si vede e non si vede”, più che altro che si accenna.

Lo stesso primo maggio si trasformò progressivamente da appuntamento politico a un “Concertone” che - sotto l’ala protettrice dei sindacati – riempiva la piazza e vedeva salire sul palco il mondo della musica più che della politica, dove chi partecipa alla kermesse contando non tanto su un cachet sostanzioso quanto per godere di visibilità e futura protezione, un lasciapassare indispensabile ed ambito per contratti generosi e tante presenze in TV. 

Le bandiere rosse progressivamente sparirono, rivedendosi solo nelle manifestazioni sindacali, ma anche qui diventando progressivamente fuori moda a parte la declinazione CGIL.

Poi ecco il PD con i suoi tormenti, le giravolte e le scissioni, fino all’ultima edizione Schlein, quella degli “armocromisti”.

Sarò terribilmente vecchio e fuori moda, lo so, ma a me il primo maggio colpiva proprio per quelle piazze piene di bandiere rosse e al canto dell’“Internazionale”, che – peraltro - continua ad avere pur dopo tanti decenni una musica bellissima e trascinante.

Mi viene quasi nostalgia a pensare che la sinistra di oggi si affidi a una leader italo-american-svizzera che dedica la prima sua intervista a Vogue Italia, informandoci di avere perfino una propria “consulente d’immagine” (oltre che “personal shopper e armocromista”) a 300 euro l’ora – o forse di più, la cosa è restata nel vago - che sceglie per lei perfino il colore dei vestiti.

Non mi permetto di dire che curare il look della Schlein sia comunque un’impresa disperata, anche perché tanto lei non è interessata alle attenzioni maschili, ma la ricerca del “colore adatto” diventa quasi la metafora di chi non si ritrova più neanche sulla linea politica, ben più importante della scelta modaiola.

Lo si è capito nelle conferenze-stampa dove la neo-segretaria ha imbarazzato perfino le testate amiche con le sue “non risposte”. Gli interventi della neo-segretaria sono infatti ancora piuttosto confusi, a parte lo scontato l’antimelonismo ed antifascismo. Per esempio uno potrà giudicare “insufficienti” gli interventi del governo, ma definirli “vergognosi” quando riducono il cuneo fiscale appare eccessivo.

Circolano intanto impietosi sui social i suoi interventi, come uno recente in cui la Schlein si lancia “Verso un futuro che anche grazie alle nuove norme europee sempre di più investa e costruisca dei cicli positivi della circolarità, uscendo dal modello lineare” Frase che non solo non significa niente, ma che sottolinea un ragionamento – se c’è - piuttosto contorto.

Visto che tutto oggi finisce sui media e l’inventiva non manca, ecco servita quindi l’immaginaria "Nuova scuola di formazione politica PD Frattocchie 4.0" dove tra le lezioni siano previste anche "Il diritto all'eleganza per gli stagionali immigrati dell’Agro Romano" avente come relatrice Lady Soumahoro, proseguendo con "Il fenomeno dell'infeltrimento. Differenze tra lana merino e cachemire" a cura di Fausto Bertinotti, passando poi all’ '"Antifascismo ai Parioli. Analisi e prospettive suonando i campanelli" di Carlo Calenda e Concita de Gregorio. Infine, il tanto atteso intervento finale "Armocromia. Le sorti progressiste da Engels ai Ferragnez" tenuto della stessa Schlein.

Un po' ci si scherza su, ma soprattutto ci si interroga su una sinistra per cui oggi vale contemporaneamente tutto e il suo esatto contrario. Per questo, alla fine, ho quasi nostalgia delle bandiere rosse.

 

LA DERIVA DE “LA STAMPA”

A volte nella lettura cartacea è un’evidenza che sfugge nel girare le pagine, ma se guardate il sito tutto vi colpirà con più evidenza: LA STAMPA di Torino è diventata sempre di più una testata “di sinistra”, organo ufficioso del PD, ferocemente antigovernativo e superando nella sua deriva perfino LA REPUBBLICA.  

Eppure il suo signore e padrone John Elkann, tramite la GEDI, a 20 anni dalla scomparsa del nonno Gianni Agnelli, tirando le somme può costatare il suo disastroso fallimento editoriale. Pur dichiarando “Che La Stampa ha mantenuto e manterrà la sua tradizione laica, liberale e progressista” (e chi gliela tocca?), ai tempi dell’ “Avvocato”  il giornale torinese era il secondo quotidiano italiano dopo il Corriere della Sera mentre ora è solo quinto e con appena 97 mila copie, incluse quelle digitali (dati settembre 2022).  LA STAMPA in Piemonte conta per le sue pagine locali e quindi viene letto spesso “per dovere d’ufficio” ma purtroppo sempre meno sono i reportage originali o anticonformisti, anche delle sue firme più prestigiose. L’appiattimento su temi come la guerra in Ucraina, l’Europa, il W Biden, la critica al governo, la transgenia ecc. sono spesso addirittura imbarazzanti. 

 

EVASORI, MA SEMPRE…“DI BUON CUORE”

Si avvicina la scadenza per la dichiarazione dei redditi e su tutti i media piovono martellanti le richieste per avere la “firma” dei contribuenti per i vari 5, 8 o 2 per mille. Dalle più variegate (e sconosciute) confessioni religiose alle ONLUS, dai bambini morenti di fame al club di paese è tutto un fiorire di inserti, pubblicità, testimonial: tutti vogliono la nostra fettina contributiva.

Molti la meriterebbero indubbiamente, ma – soprattutto non potendo accontentare tutti – servirebbe più trasparenza e per esempio che in ogni pubblicità, inserto o spot pubblicitario dovrebbe esserci sempre per legge un indirizzo, un recapito, un link per poter vedere (prima di donare) il bilancio del singolo ente, anche per capire come siano stati spesi i contributi ricevuti gli anni precedenti.

Chi non si commuove davanti a un bimbo che muore di fame? Eppure pochi sanno che ci sono grandi ONLUS internazionali che spendono fino all’80% in spese generali (campagne pubblicitarie comprese) e per stipendi interni, con risultati concreti che troppe volte restano opachi.

“Vedere per donare”, insomma: questa dovrebbe essere la regola ed a pretenderlo prima di tutto dovrebbe essere proprio il MEF.

 

CIAO, ANDREA!

Se ne è andato dopo una lunga malattia Andrea Augello che - con suo fratello Tony, anche lui prematuramente mancato nel 2000 - per anni sono stati anima della Destra romana. Andrea ha avuto una militanza lunga, coerente, con “Forza ed Onore” come amava ricordare. Consigliere regionale per tre mandati con Alleanza Nazionale, poi sottosegretario e ora senatore di FdI, Andrea era una bella persona seria, competente, corretta ed apprezzata anche dagli avversari. Lo ricordo una mattina presto sul lungolago di Verbania (la sera prima aveva tenuto una conferenza) con una lunga camminata piena di ricordi comuni, commenti, gioie e tristezze. E’ il tempo che corre…

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 907 del 28 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Troppe polemiche e retorica per il 25 Aprile che dopo 78 anni non hanno più senso, visto che dovrebbe la data-simbolo della libertà di tutti. Intanto, come Nostro Signore, Giggino Di Maio è risorto grazie all’UE che lo salverà dai creditori. Finalino piemontese: il “nostro” senatore PD Enrico Borghi ha cambiato (ancora) casacca ed approda ora alla corte di Matteo Renzi: auguri!

 

25 APRILE E DINTORNI

Niente da fare: anche quest’anno permil 25 Aprile fiumi di polemiche, accuse e richieste di DNA antifascista pena la “scomunica” politica. Giorgia Meloni è nata 32 anni DOPO il 1945 eppure mai come quest’anno vi è stata un' alluvione di retorica resistenziale tra dibattiti scontati, servizi TV e titoloni dei giornali, mentre la gran parte degli italiani pensava soprattutto alle vacanze del “ponte” di fine aprile.

Negli anni la troppa retorica ha quasi portato all’indifferenza e questo NON è un bene perché la libertà e la democrazia non sono automatiche e scontate, dovremmo ricordarcelo sempre.

Il 25 aprile 1945 finì una guerra maledetta voluta dal fascismo e dal sacrificio fiorì la libertà per tutti: questo è il suo significato vero ed importante.

Se poi invece si vuole discutere di Storia, allora lo si deve fare con onestà intellettuale e senza luoghi comuni, anche perché “la storia la scrivono sempre i vincitori” e c’è allora il rischio che quella tanto mitizzata NON sia sempre trasparente e veritiera, soprattutto quando, raccontandola, non si ha neppure il coraggio di ammettere che - comunque - l’Italia la guerra la perse e non la vinsero i partigiani (che erano molto diversi e divisi tra loro stessi, dimenticarlo è un altro grosso errore storico), così come la mattanza della guerra civile – a parti invertite – purtroppo non finì il 25 aprile e bisognerebbe avere allora il coraggio di ricordare anche quella. 

Ma basta polemiche, non servono più: onoriamo con rispetto e gratitudine chi allora offrì la propria vita per la libertà di tutti e, soprattutto, cerchiamo di esserne degni. 

 

L'ALTRA RESISTENZA

Chissà se gli italiani hanno capito davvero che Il "Piano Nazionale di Resistenza (!) e Resilienza" (PNRR)  non ha nulla a che vedere con il 25 aprile e soprattutto che non sono soldi REGALATI dall'Europa ma da RESTITUIRE CON GLI INTERESSI.

Non solo, questi interessi ora sono TRE VOLTE più alti rispetto a 3 anni fa e continuano a salire perchè legati a tassi liberamente decisi dalla BCE che quindi potrà in futuro condizionare e strangolare le economie degli stati europei. Il PNRR sarà  insomma per l’Italia in gran parte un nuovo debito pubblico costoso e non certamente un regalo.  

Più ci indebitiamo più dovremo (dovremmo) restituire e quindi sprecare i fondi del PNRR è un insulto all’intelligenza, meglio prendere di meno ma per spese selezionate. Di queste cose però in TV con chiarezza non se ne parla mai, mentre credo che bisognerebbe spiegarlo molto meglio ai cittadini visto che deve essere un calcolo di convenienza ed una scelta che ipotecherà il futuro soprattutto delle nuove generazioni, ce ne rendiamo conto? 

 

DI MAIO: VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA

Quel simpaticone di Borrell (il "ministro degli esteri" europeo) doveva venire in Tv a dirci: “Italiani, parliamoci chiaro: noi siamo la Commissione UE e siamo di sinistra, voi non siete un c… (tipo Marchese del Grillo). Quindi sappiamo benissimo che Di Maio è una nullità, ma Draghi ci aveva chiesto un piacere e quindi nominandolo “Inviato speciale dell’Europa nel Golfo Persico” l’abbiamo fatto come scelta politica e per assicurargli un buon stipendio, dopo la sua recente trombatura elettorale, quindi fatevene una ragione!” Ecco, questo sarebbe stato un discorso comprensibile, magari criticabile, ma onesto.

Invece Borrell ha avuto la sfacciataggine di sostenere che “Di Maio è la scelta migliore”, quasi che uno che non sa quasi nulla della materia, non parla l’inglese e non ha una laurea sia migliore dei suoi “concorrenti” tutti ex ministri, plurilaureati e specialisti e/o già inviati speciali nell’area per conto dell’UE  e comunque con una lunga esperienza internazionale: un insulto all’intelligenza di tutti.

Forse non hanno ricordato a Borrell che il suo nuovo “inviato speciale” è proprio il personaggio che sosteneva i gilet gialli contro Macron ed è lo stesso Di Maio che da ignorante confondeva pubblicamente Pinochet come dittatore del Venezuela anziché del Cile e la Siria con la Libia.

Ma se queste sono le balle che conta Borrell, allora lui stesso non è più credibile anche per le cose importanti come l’essere il più strenuo difensore della escalation della guerra in Ucraina che sta portando l’Europa al disastro.  

Dietro alla nomina c’è però anche un altro aspetto politico ancora più grave.  Ricordiamoci che durante il suo incarico da Ministro degli Esteri, Di Maio ha avuto con la Cina rapporti gravi ed ambigui contro la stessa linea politica europea: la “Via della Seta” da lui sostenuta rischia di essere un guaio per la stessa Europa, come può rappresentarci quindi proprio Di Maio nel Golfo Persico? Già solo questo aspetto avrebbe dovuto fermare la scelta di Borrell.

Una scelta che è però anche un’offesa al nostro governo che non vuole questa nomina e soprattutto ai cittadini-elettori che hanno fatto fare a Di Maio una figuraccia pazzesca bocciando in maniera inequivocabile e pesante la sfacciataggine di questo pulcinella abituato a cacciar balle e vivere di slogan, un populista che come il vermetto della mela si mangia tutto quello che può.

Ricordiamoci il Di Maio apparso al balcone di palazzo Chigi annunciando di aver abolito la povertà, dopo aver peraltro pronosticato che lui e i suoi avrebbero “Aperto il Parlamento come una scatola di tonno” salvo poi diventare proprio lui l’emblema della “Casta”, alla faccia di tutti quelli che gli avevano creduto. Un acchiappa-poltrone che ha cambiato cavallo e casacca a sfinimento, che nella sua carriera è stato sempre “nominato” e mai eletto e che spudoratamente – rimasto temporaneamente in mutande - corre adesso dietro solo ad un (super) stipendio e relativi benefit.

Conosco personalmente almeno 50 diplomatici italiani che sarebbero stati molto più esperti di lui, altro che essere “il migliore d’Europa”! Non è più accettabile essere trattati come Nazione in questo modo, non è accettabile che Gentiloni sia lì a (mal) rappresentarci “nella vigna a far da palo” e stando zitto su queste decisioni. In generale  non se ne può più di questa Europa scriteriata, falsa ed ipocrita, oggetto di ricatti morali e scandali finanziari nascosti dai suoi vertici e che calpesta la volontà democratica dei suoi cittadini. Tutto ciò è vergognoso e spero che il governo Meloni abbia il coraggio di opporsi strenuamente e senza ambiguità a questa nomina farlocca, assurda e soprattutto offensiva per tutti.

 

ENRICO BORGHI HA CAMBIATO CASACCA

Il senatore piemontese del PD Enrico Borghi, già mio “successore” alla Camera (e con il quale ebbi diversi scontri sulla sua “trasparenza” quando era sindaco di Vogogna), poi piazzato al Senato da Enrico Letta in posizione blindata (niente collegio, troppo rischioso…) ha cambiato casacca e dal PD é passato all’Italia Viva  di Matteo Renzi. Da ex DC e declinando poi tutta la serie dei passaggi verso sinistra ora si sta riconvergendo al centro. Non richiamo la coerenza verso gli elettori (è inutile, anche perché  è ormai merce rara e scaduta, anche se il voto è solo di pochi mesi fa), piuttosto noto che le sue parole pesantissime sul PD e la Schlein dovrebbero essere meditate dagli elettori di quel partito.

Il suo passaggio permetterà a Italia Viva di fare gruppo al Senato e questo significa un bel bottino economico, Intanto per non sbagliare Borghi annuncia che non si dimetterà dal Copasir. Coerenza, appunto.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                                       MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 906 del 21 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: C’è una gran confusione sul tema “immigrazione” che ha anche aspetti poco conosciuti. Intanto Calenda ha divorziato da Renzi, il Parlamento Europeo  ci dipinge come feroci discriminatori sessuali e l’Italia continua la sua guerra in Ucraina senza che si vedano vie d'uscita. 

 

CONFUSIONE

Ma la sinistra davvero vuole che non ci sia alcun filtro all’ondata di migranti che si è abbattuta sul nostro paese? Dopo Cutro il governo sembra timoroso nel prendere una liea chiara, di fatto siamo al “arrivino tutti” e gli scafisti applaudono. L’Europa chiacchiera e poi come sempre sparisce, i centri di accoglienza scoppiano, ma soprattutto  non c’è solo il problema “arrivi” perché poi bisogna mantenere tutti, leggete l’approfondimento più avanti.

 

IL DIVORZIO

Calenda ha divorziato da Renzi: più che un matrimonio politico era stata insomma una sbandata, un flirt elettorale. Certamente è difficile stare insieme quando non si vuol costruire qualcosa in comune e la convivenza con Matteo Renzi è da sempre davvero difficile. Intanto, però, grazie al flirt  un po' di gente ha mantenuto il posto in Parlamento con liste blindate e questo (per loro) era l’importante.

Restano quegli elettori illusi, quelli che speravano in un terzo polo moderato per creare qualcosa di diverso rispetto al PD sempre più demagogico della Schlein. Dimenticati? Semplicemente imbrogliati, ma – come sempre - chissenefrega…

 

RETORICA E ANTIRETORICA

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione “per la depenalizzazione universale della omosessualità” nella quale “Si deplorano gli attuali movimenti retorici anti-diritti, antigender, anti-Lgbtqia+ a livello globale” e si “Condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi dell’UE come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.

Approvando questi testi credo che ci sia anche molta “Retorica dell’anti-retorica” per evidente preconcetto politico. Sono poi andato a vedere che cosa significhi esattamente “Lgbtquia+” sigla che man mano si allunga, scoprendo (dalla Treccani) che risulta essere l’acronimo di “lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, queer, intersessuali e asessuali” dove il + finale (testuale) “Fa riferimento a ulteriori specificità di genere per orientamenti sessuali non eterosessuali e non binari che non rientrano nella sigla”. Complimenti, chiarissimo, così come risulta evidente che il Parlamento Europeo non abbia altro da fare.

 

UCRAINA

La guerra in Ucraina è scivolata tra le notizie “brevi”: dopo 14 mesi non fa più notizia, ma si continua a morire ed a sapere troppo poco sulla verità dei fatti.

Trovo inaccettabile che l’Italia mandi armi e non chieda almeno un armistizio, una tregua, anche solo un transitorio “cessate il fuoco” che non riconosca nuovi territori a Putin, ma permetta almeno l’avvio di una trattativa di pace. L’Europa dovrebbe volere questo prima ogni altra cosa insistendo per cercare di avviare qualche trattativa concreta e invece nulla: eutanasia della sovranità di un intero continente.

Sommessamente, inoltre, proporrei che l'UE promuovesse un pò più di trasparenza sulla situazione politica in Ucraina ed avviasse finalmente un controllo sull'uso dei finanziamenti che a miliardi di euro arrivano a Kiev. Il presidente Mattarella ha dichiarato ieri a Bratislava  che UE e NATO “devono contrastare la disinformazione alimentata dalla Federazione russa” ma secondo me servirebbe uno sforzo di trasparenza informativa anche sul versante occidentale.

 

Approfondimento: L’ALTRA FACCIA DELL’IMMIGRAZIONE

Da un paio di mesi il capitolo “migranti” è tornato in evidenza. Il dramma del naufragio di Cupro ha riproposto, molto alimentato dai media, la gestione del sempre più imponente flusso di arrivi, mentre il governo Meloni - che in avvio sembrava spingersi verso una linea più dura - ha assunto di fatto una posizione attendista, temendo di essere accusato di insensibilità.

Ne approfittano scafisti & C. per moltiplicare i trasporti cui si è aggiunta un’ampia e nuova componente tunisina alimentata dalla crisi economica di quel paese.

La situazione sembra sfuggire di mano, mentre in termini concreti ed operativi l’Europa si sta ancora limitando a frasi incoraggianti e scontate ma a pochi, pochissimi interventi concreti. Soprattutto i “ricollocamenti” europei sono assolutamente sporadici, ben lontani da quelli cui si era accennato.

Ci sono poi tanti altri aspetti concreti che vengono però ignorati dai media.

Un conto è infatti l’arrivo, lo sbarco, l’alloggio in un centro d’accoglienza di solito superaffollato e in periodica crisi di spazio, ma poi resta la realtà quotidiana di come gestire questa massa sempre più imponente di persone. Insomma fa “figo” raccogliere i naufraghi, ma nessuna ONG pensa che il “sistema” si carica ogni giorno di altri migliaia di casi spesso senza sbocco.

Già pochi giorni dopo l’arrivo moltissimi migranti evaporano, spariscono dalle statistiche. Bene o male molti di loro si infilano in qualche angolo europeo sperando in giorni migliori, spesso aiutati da una rete di contatti personali, oppure – purtroppo – reclutati dai racket di diversa etnia ed estrazione che li porteranno senza documenti e senza diritti allo sfruttamento in agricoltura o a quello sessuale, costretti quasi sempre in situazioni abitative ed economiche disperate e comunque “debitori” per anni verso chi aveva organizzato il viaggio.

Chi invece tenta la via “legale”, inizia un lungo percorso burocratico che durerà per sempre, finché (ma ci riescono solo in pochissimi) dopo una lunghissima attesa qualcuno di loro otterrà la cittadinanza italiana.

Per ottenere questo traguardo passerà comunque almeno un decennio e nel frattempo sarà stato un lungo calvario di visti, documenti, permessi, proroghe e certificati negati, ogni volta con il cuore in gola temendo di essere espulsi. Anche se concretamente questo non succede quasi mai, di fatto ciò alimenta nuovamente il mercato clandestino. 

Ecco un limite vero di chi predica la demagogia delle “porte aperte” per tutti: l’integrazione vera è lunga, difficile e spesso diventa impossibile nei fatti.

Perché vi è poi anche una realtà legale e burocratica di cui il grande pubblico non ha la minima idea. Sarebbe molto utile – soprattutto se adolescenti, perché sarà questa la nostra società nel futuro – passare anche solo qualche minuto osservando ed ascoltando i problemi reali di chi sta in fila davanti agli sportelli degli uffici immigrazione di una qualsiasi Questura d’Italia. Una babele di lingue, vestiti, odori (!) di una umanità dolente. Il travestito brasiliano che si mischia con la famiglia del Bangladesh, il nordafricano “inserito” e un po' strafottente dal vistoso orologio d’oro al polso (probabilmente taroccato) che con  evidente disagio condivide la fila con neri di altre etnie, oppure l’italo-argentino che - in uno strano slang italo-castigliano - è alla ricerca dei documenti per la sua cittadinanza, mischiato agli asiatici che devono rinnovare i permessi.

E’ difficile capirsi nella bolgia, tra le lingue e - a volte - le urla, ma istruttivo osservare per esempio la faccia disperata dell’immigrato a cui una poliziotta correttamente comunica (ma urlando, nel rumore generale, e dopo che il poveretto era in coda da un paio d’ore): “Non posso accettare questa carta, mi serve pirma l’autenticazione del documento mediante una traduzione giurata e premia certificazione e vidimazione degli atti allegati. Ripassi!”. Ovvio che l’interessato non ha capito nulla della richiesta, ma ha subito compreso che qualcosa non va, mentre il bambino che ha in braccio si mette a piangere aumentando la confusione generale.

Una “umanità dolente”, appunto, ma nessuno sembra aver pensato che ad ogni sbarco corrisponde poi un aumento infinito di queste nuove trafile burocratiche, visti, permessi, conferme, espulsioni. La “macchina” burocratica non ce la fa più a star dietro alle nuove ondate di arrivi che generano problemi molto più complessi che gestire uno sbarco. Eppure di tutte queste problematiche si parla poco dimenticando che sono invece realtà quotidiane, l’altra faccia dell’immigrazione.

 

STORIA IN TV

RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRATV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE PUNTATE DI STORIA LOCALE, SUI CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING. Gli appuntamenti sono il SABATO alle ore 13.30 e in replica la DOMENICA alle ore 18.00

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                            MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 905 del 14 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: PLAGIO SCOLASTICO – SILENZI PD - FERMIAMO IL PNRR ? – RICORDO DI GIUSEPPE PENNISI -  STORIA IN TV

 

 

RIFLESSIONI SCOLASTICHE

Il caso di cronaca è stato silenziato, ma è clamoroso: Marisa Francescangeli, insegnante supplente alla scuola elementare di San Vero Milis (Oristano) è stata sospesa per 20 giorni dall’insegnamento e privata dello stipendio perché prima di Natale aveva fatto realizzare ai bambini un braccialetto-coroncina con delle perline rappresentanti il rosario e (orrore!) fatto recitare in classe l’Ave Maria e il Padre Nostro.  “Colpa” l’aver così cercato di “inculcare” la religione cattolica ai bambini.

Il “Fatto Quotidiano” non ne è stato contento, ritenendo la sospensione una pena troppo lieve e arrivando addirittura a chiedere il licenziamento dell’insegnante accusandola di “plagio delle coscienze”. Testuale a firma di un certo Alex Corlazzoli che si auto-dichiara giornalista: “La maestra andava licenziata perché ha manipolato le menti dei bambini obbligandoli a fare un atto contro la loro volontà e abusando della sua libertà di insegnamento per imporre la propria ideologia cristiano-cattolica…”

A parte dover purtroppo notare l’eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che, appunto, forse una parola di commento e maggior solidarietà potevano esprimerla, personalmente sottolineo non solo la mia totale solidarietà alla docente, ma mi ribello a questo modo di pensare.

Mi volete spiegare – se è “plagio delle coscienze” far recitare una preghiera -  come e quanto “plagiano” allora migliaia di insegnanti che trasformano le loro lezioni in dottrina politica, dalla prima elementare alla tesi di laurea? Vale per tutte le ideologie, ma mi darete atto che la stragrande maggioranza dei docenti politicizzati non è di estrema destra (anche perché quando salta fuori qualche “pecora nera” viene additata al pubblico disprezzo ed emarginata), ma un gregge di opposto colore politico che si allinea in modo assolutamente conforme alla linea “politicamente corretta” ovvero quella resistenzial-democratico-progressista.

So benissimo che tantissimi insegnanti svolgono con impegno, dedizione ed orgoglio il proprio lavoro con scrupolo e coscienza, ma proprio per questo credo che molti di loro siano anche stufi, arcistufi di come vanno le cose e ben sapendo che nessuno sembra avere il coraggio di affrontarle.

Non parlo solo della Storia ricostruita a senso unico, della mancanza di pluralismo nei dibattiti e nelle ospitate di “esperti”, ma del “plagiare” le coscienze dei più piccoli per esempio con tutte le cretinate “gender” di diverso ordine e grado. Temo che spesso un/una insegnante – per paura di essere schedato/a come “normale” (e quindi “anormale”) - debba attenersi al più sfacciato conformismo e alle più imbarazzanti interpretazioni della libertà sessuale stravolgendo l’ordine naturale delle cose. Non sto assolutamente dicendo che un insegnante debba emarginare o ghettizzare un/una “diverso/a”, ma ci sono dei limiti prima di tutto di buonsenso che ormai vengono puntualmente dimenticati.

Perché è così che si detta la linea: la maestra sarda che fa recitare in classe l’Ave Maria va sospesa dall’insegnamento, così state tranquilli che tutti gli insegnanti si guarderanno bene dal proporre  ancora una cosa simile, il tutto nel nome della “laicità”, ma soprattutto per paura dell’ostracismo.

No, signori, torniamo al buonsenso e alla logica  o dalle nostre scuole usciranno studenti sempre più disadattati, confusi e complessati. Ovvio che poi diventa “normale” che un insegnante venga preso a sberle da un genitore per aver “osato” dare un brutto voto. Così come se ti droghi non sei che un “povero ragazzo senza guida ed impreparato ad affrontare le difficoltà”.  Sarò “antico”, ma nessuno mi toglie dalla testa che “educare” significa anche imporre scelte, sacrifici, ragionamenti, rinunce.

Questo ai propri figli così come ai propri studenti, altro che “plagio delle coscienze".

Dalla terza alla quinta elementare ho avuto un maestro severo, laico, socialista, che faceva recitare in classe (in piedi) solo il Padre Nostro “Perché è l’unica preghiera seria” (diceva) e in classe crescevano insieme il figlio del borghese come del più umile operaio, ma ci trattava tutti allo stesso modo, così come tutti venivamo a scuola con lo stesso grembiule (eliminarlo è stata anche questa una sciocchezza) e tutti ci alzavamo in piedi, in silenzio, quando lui entrava in classe. Un po' di rispetto e severità? Sissignore, ma credo che così siamo cresciuti tutti  bravi cittadini e persone per bene, perché “educare” è anche e soprattutto creare persone consapevoli, mature e responsabili.

 

LA SCHLEIN DEL SILENZIO

Acclamata segretaria da (metà) dei simpatizzanti del partito e generosamente sospinta dai media, Elly Schlein è ormai da due mesi segretaria del PD. Auguri, ma sarebbe ora di capire la nuova linea del partito (se c'è) sui temi più importanti e per ora invece c’è stato solo silenzio. Criticato pesantemente il governo per il naufragio di Cutro, per esempio, che dice il PD su questa nuova ondata di sbarchi? Oppure, visto che sono aumentati i tassi di interesse, il PD è d’accordo o meno per insistere su MEF e PNRR indebitandoci sempre di più? Due esempi fra i tanti che attendono risposte.

 

E SE ABBANDONASSIMO IL PNRR ?

Non è una provocazione, ma un ragionamento che andrebbe seriamente affrontato: credo che all’Italia più che firmare nuovi debiti europei convenga progressivamente ridurre invece gli interventi del PNRR, rinunciando ad una parte di questo nuovo indebitamento e selezionando molto più drasticamente gli interventi finanziati e finanziabili con i soldi europei.

Oggi la situazione è ben diversa da tre anni fa. C’è un po' di ripresa, l’occupazione è cresciuta così come la fiducia, ma il PNRR crea debiti che vanno restituiti e sui quali si pagano interessi, oggi molto più onerosi di qualche anno fa.

Soprattutto il PNRR (e i lettori de Il Punto ricorderanno che l’avevo scritto subito) NON è stato finalizzato solo per lavori pubblici importanti, strategici, decisivi per il rilancio del paese, ma purtroppo quei fondi si stanno prosciugando in una miriade di bonus e lavori pubblici forse utili, ma certamente non indispensabili e soprattutto non strategici.

Con il PNRR si dovevano fare autostrade, ferrovie, ospedali, interventi energetici importanti, mobilità urbana… Rinforzare il muro di un cimitero di campagna è sicuramente utile, ma non porta lavoro o modernità indotte, così come non è strategico rimodernare un asilo infantile quando non ci sono più bambini che lo frequentano oppure costruire uno stadio nuovo, soprattutto quando la squadra che l’utilizza non è più nemmeno in serie A.  Il caso di Venezia è lampante: ci sarebbero tantissime iniziative strategiche da studiare per salvaguardare, rilanciare e tutelare questo luogo unico al mondo e che può generare enormi vantaggi con il suo indotto turistico per tutta la nazione, ma la “priorità” veneziana è diventata il nuovo stadio di calcio.  Pensando ai debiti che graveranno sui nostri nipoti mi viene spontaneo pensare che sia meglio fermarci o almeno rallentare in questa assurda corsa alla spesa.

 

ADDIO A GIUSEPPE PENNISI

Ogni settimana, purtroppo, qualche lettore de IL PUNTO ci lascia, ma nei giorni scorsi è mancato a Roma non solo un lettore, ma un vero maestro e un grande amico: Giuseppe Pennisi. Pochi forse l’hanno conosciuto di persona tra il grande pubblico, ma certamente lo conoscevano bene in campo economico e finanziario dove con grande saggezza, trasparenza e capacità di analisi spiegava con parole semplici i problemi della finanzia mondiale. Giuseppe Pennisi era nato a Roma nel 1942, Grand’Ufficiale all’Ordine al Merito della Repubblica. Ha avuto una prima carriera negli Usa (alla Banca mondiale) sino alla metà degli Anni Ottanta, poi è stato direttore generale ai ministeri del Bilancio e del Lavoro, docente di economia in diverse università, consigliere del CNEL. Ha scritto per decenni sul Il Sole-24 Ore, Il Messaggero, su Avvenire e Il Corriere della Sera, oltre che sui fogli on-line Il Sussidiario e Formiche. A parte l’economia, la sua grande passione era la musica di cui era fine conoscitore tenendo diverse rubriche di critica musicale. Giuseppe mi ha insegnato tante cose, era un cristiano autentico e un vero, grande amico sempre vicino anche in iniziative di solidarietà come il “Verbania Center”. “E’ stato un uomo dal pensiero libero e aperto sul mondo” scrivono le figlie, ed è proprio vero. Un saluto particolare alla moglie Patrice e a tutta la sua famiglia.

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO  E BUONA SETTIMANA  A TUTTI                           MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 904 del 7 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: PASQUA - IN EUROPA (FORSE) SI CAMBIA – SOROS E TRUMP – LA STRAGE DI VIA RASELLA - STORIA IN TV

 

E' PASQUA

Durante la settimana, quando penso a cosa scrivere su IL PUNTO, spesso mi riprometto di fare meno polemiche e di commentare i fatti con un punto di vista più “positivo”. Poi vedo la TV e le rassegne stampa e mi chiedo come si possano raccontare certe frottole alla gente… E ricasco con la polemica.

Ma domenica è Pasqua e per tutti i cristiani deve essere un’occasione di riflessione profonda per “rinascere” davvero, cercare di capire gli altri senza preconcetti  e soprattutto nell' impegnarci di più a rinnovare il mondo. Nel fare gli auguri a tutti, spero che questa necessità di riflessione ci accompagni e ci illumini, ne abbiamo davvero bisogno!

 

IN EUROPA (FORSE) SI CAMBIA

Forse, con il voto dell’anno prossimo, l’Unione Europea potrebbe uscire dal controllo politico della sinistra visto che domenica scorsa anche la Finlandia ha virato a destra, così come la Svezia solo pochi mesi fa.

Più che scelta “di destra” sarebbe meglio sottolineare come anche in questi paesi sia cresciuto il nazionalismo e soprattutto il “senso di appartenenza” che si caratterizza con maggiore diffidenza verso Bruxelles e chiusure soprattutto sul tema immigrazione, bioetica, difesa delle proprie radici culturali.

Fatto sta che a vincere in Finlandia sono stati il partito Conservatore e quello dei “Veri Finlandesi”, movimenti che hanno entrambi superato i socialdemocratici della premier uscente Marin, già “cocca” di Draghi.

Una situazione che dovrebbe mettere in allarme la sinistra e il PPE visto che si sta nettamente assottigliando il loro margine di consensi in vista delle elezioni europee dell’anno scorso.

Nella stessa domenica in cui anche la Bulgaria ha confermato una maggioranza di centro-destra problemi e temi come l’immigrazione, la crisi economica e il deficit dell’Unione si fanno sempre più attuali e determinanti per le future scelte elettorali.

La vera forza del connubio attuale tra sinistra, verdi e popolari che guidano Bruxelles è comunque la debolezza altrui: i tanti nazionalismi, le chiusure, le diversità di opinioni in campo conservatore su troppi temi rendono per ora problematica – ma forse speriamo solo per ora – una rivoluzione alla testa della Commissione Europea, ma certamente l’anno che ci separa dal voto europeo sarà decisamente interessante.

Intanto da Bruxelles un altro schiaffo all’Italia con la signora Ursula Von der Leyen che  ha accompagnato il presidente Macron in visita ufficiale a Pechino insieme ai massimi esponenti economici francesi. Se il signor Macron vuole andare in visita a Pechino padronissimo, ma se ci va accompagnato dalla presidente della Commissione UE allora la signora Ursula conferma che l’UE è a servizio di Parigi e dei suoi affari...E questo non mi piace per niente.

 

TRUMP E I SOLDI DI SOROS

Per favore, basta con Donald Trump! Basta a questo gioco di specchi che serve solo al disperato tentativo democratico di mantenere alla Casa Bianca per altri quattro anni un vecchietto debole, influenzabile e ricattabile come Joe Biden.

Trump non è una persona trasparente e quindi c'è ampio spazio per le inchieste giudiziarie, ma che nel suo caso vengono gonfiate e portate avanti con evidente partigianeria politica, il che poi gli permette di fare brillantemente la "vittima".

Più Trump viene accusato (lui dice "perseguitato") più crescono forse i suoi sostenitori all'interno del Partito Repubblicano vista l’assurdità delle inchieste, ma se Trump è forte all'interno del partito è molto più debole tra gli elettori americani (moltissimi dei quali lo detestano) e così - se sarà lui il candidato repubblicano - è molto probabile che alla fine vinca di nuovo il candidato democratico, Joe Biden appunto.

Su questa recente indagine giudiziaria contro Trump a New York diventa comunque difficile dare torto all'ex presidente visti i metodi dell'accusa, rappresentata dal procuratore di Manhattan Alvin Bagg, un democratico (i procuratori in USA si eleggono) sponsorizzato direttamente da George Soros che gli ha versato almeno 500.000 dollari attraverso la sua fondazione "Color of Change". Soros  ha come obiettivo  di "cambiare" la giustizia americana e vuole imporre il suo personale punto di vista economico e politico al mondo, una volta di più dimostrandosi uno dei massimi corruttori del pianeta.

C'è solo da sperare che alle primarie repubblicane prevalga un candidato alla presidenza più credibile di Trump e che a quel punto potrebbe vincere più facilmente le elezioni contro Biden, come i democratici sanno perfettamente e Soros non vorrebbe mai. 

 

LE (SCOMODE) VERITA’ SU VIA RASELLA

Un vero peccato che il mio amico e presidente del Senato Ignazio La Russa abbia banalizzato con una frase infelice quanto successe in Via Rasella, a Roma, il 23 marzo del 1944, con l’attentato che portò poi allo spaventoso eccidio delle Fosse Ardeatine.

Una volta di più si è persa così l'occasione di ricordare invece nei dettagli - soprattutto ai più giovani - questo episodio inutile e criminale compiuto da un gruppo di partigiani comunisti. Nella solita lettura demagogico-retorico-resistenziale, si evita innanzitutto di ricordare che Roma era stata dichiarata "città aperta" e che quindi - sotto l'auspicio vaticano - non ci dovevano essere attacchi e azioni di guerra.

Non ci fu nulla di eroico nel far scoppiare una bomba al passaggio di una compagnia di soldati italo-tedeschi (erano delle province di Bolzano, Trento e Belluno) che con le armi scariche tornavano a piedi in caserma. Erano persone anziane richiamate, non forze combattenti nè SS o ipso-facto "nazisti". Ne furono uccisi 33, oltre ad alcuni civili (compreso un ragazzo di 12 anni) che semplicemente passavano di lì.

Soldati obiettivamente inermi perchè l'attacco non fu appunto contro un comando militare o uccidendo degli alti ufficiali oppure prendendo di mira un deposito di armi o per creare un qualsiasi vantaggio dal punto di vista bellico.  No, fu solo un’imboscata per scatenare la rabbia tedesca, una scelta "a freddo" voluta e compiuta del Partito Comunista Italiano (di cui il leader Giorgio Amendola nel dopoguerra si assunse la responsabilità morale e politica) e che portò a una rappresaglia spaventosa, inumana, drammatica, assurda, ma che era già stata annunciata e che non ci sarebbe stata senza l’inutile attentato che alla fine portò a morte 370 persone innocenti. 

Nessuno dei “coraggiosi” responsabili  si presentò per evitare la rappresaglia e così il PCI in un colpo solo sfruttò la situazione non solo per l’indignazione della gente, ma sapendo bene che i tedeschi avrebbero ucciso per rappresaglia prima di tutto i detenuti politici che in quel momento a Roma erano quasi tutti delle altre varie forze della Resistenza, a cominciare dai 57 militanti del Partito d'Azione, al leader dei partigiani monarchici - il colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo - e i 44 appartenenti a "Bandiera Rossa", frazione  partigiana che il PCI ufficiale non gradiva per niente.

La bomba di Via Rasella fu un’azione duramente criticata anche da molti ambienti antifascisti e che portò a fratture gravissime sul fronte partigiano, eppure giudicata così "eroica" che nel dopoguerra agli attentatori fruttò encomi e medaglie.

Carla Capponi - una delle attentatrici - ricevette addirittura la medaglia d'Oro al valore militare (!) e fu eletta due volte al Senato per il PCI. Pensare di equiparare la Capponi a un Salvo D'Acquisto (l'eroico carabiniere che offrì volontariamente la propria vita perchè i tedeschi risparmiassero altri condannati a morte dopo un rastrellamento) è un insulto alla memoria storica, eppure è andata proprio così. 

Non posso che sottolineare come ci sia ancora oggi un mondo retorico-resistenziale che ad ormai 80 anni dai fatti non ha avuto ancora il coraggio di ammettere le proprie responsabilità, le proprie nefandezze che si mischiano e macchiano tanti atti gloriosi ed eroici dell'antifascismo vero, quello idealista e "pulito" di decine di migliaia di persone che lottarono e soffrirono per la libertà del nostro paese.  Gente per fortuna ben diversa dai GAP (Gruppi di azione patriottica) del PCI che in tutta Italia come in Via Rasella puntarono invece solo ad uccidere, a diffondere l'odio, le divisioni, le vendette, le rappresaglie. Certo non si può voler scrivere e raccontare la storia d'Italia e dimenticare questi loro misfatti.  

Tra due settimane sarà il 25 aprile con le consuete manifestazioni troppo spesso retoriche, ma temo che anche quest’anno nessuno ammetterà l’inutile violenza che fu volutamente alimentata per mesi dal partito comunista che aveva ben altri fini – ovvero la rivoluzione sovietica – piuttosto che la libertà del nostro paese.

Così come quasi nessuno credo ricorderà anche quegli “altri” italiani, quelli massacrati in decine di migliaia nei giorni e nei mesi successivi al 25 aprile del ’45, spesso solo perchè avevano scelto e si erano ritrovati "dalla parte sbagliata".

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO E BUONA PASQUA A TUTTI                    MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 903 del 31 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: IN SALITA - EUROPA BLOCCATA – LA GODURIA – DUE RICORDI -  STORIA IN TV

 

LA SALITA

Giorno per giorno la strada per Giorgia Meloni si fa sempre più in salita nonostante l'evidente impegno e le obiettive capacità della premier, una positiva sorpresa rispetto alla vigilia elettorale.

Superata di slancio la temuta crisi economica di autunno e la crisi energetica, nonostante l'ovvia antipatia mediatica di gran parte dell'informazione nostrana ed estera, pur con una sostanziale unità dell'esecutivo si nota però che nodi da anni irrisolti vengono al pettine, soffocano e non sarà facile scioglierli.

Sullo sfondo c'è poi un sempre più chiaro boicottaggio europeo che su tutto (migranti, energia verde, tempi PNRR, spiagge, posizioni su famiglia, gender ed affini, biodisel, alimenti sintetici ecc.) si mette regolarmente di traverso perchè la maggioranza di centrosinistra a Bruxelles "vuole" danneggiarci visto che siamo un paese dove i cittadini hanno chiaramente indicato una maggioranza politica difforme da loro.

E' uno dei motivi perchè l'Italia deve tener duro su tutto almeno fino al voto del 2024 a cominciare dal  MES, unica arma di pressione che abbiamo e - forse - cominciando a minacciare di differenziarsi anche in politica estera (condizionando la fornitura di armi all' Ucraina ad un credibile piano di pace) perchè se l'Europa ci danneggia è forse ora di cominciare a distinguerci in questo campo scoprendo, credo, che diversi paesi ci verrebbero dietro. Oltretutto c'è poi il nostro commmissario europeo Gentiloni (espressione PD) che non si capisce da che parte sta: lavora per l'Italia o per il "nemico"?

 

UN’EUROPA INCARTATA (O INCATENATA?)

Quando ci si allontana anche solo per qualche giorno dall’Europa si ha la possibilità di guardare le cose con maggiore distacco e dare un’occhiata al nostro vecchio continente magari con affetto, ma anche con maggiore obiettività.

Se passate per Dubai e con il pensiero andate a quanto succede a Bruxelles non potete che fare confronti purtroppo sconsolanti. L’Europa si è incartata, incantata o incatenata: fate voi, il risultato è che come continente   siamo   drammaticamente   fermi   davanti ai cambiamenti del mondo e mentre gli altri corrono purtroppo noi europei non ce ne rendiamo conto.

Dubai è oggi quello che duemila anni fa poteva essere Roma, ovvero il centro del potere, una città sviluppatasi in pochi decenni e che solo trent’anni fa era un deserto di sabbia. Dubai ancor più di Londra o New York perché è qui – allargando lo sguardo   altri Emirati del Golfo e alla penisola arabica - il nuovo centro propulsore dove si incontrano etnie e razze, lingue ed economie e dove si costruisce più velocemente il futuro, in un derby serrato con il sud-est asiatico e la Cina. Non è solo la questione del petrolio, ma dell’uso politico e finanziario che si è fatto di questa risorsa.

In Arabia Saudita stanno costruendo (sarà ultimata entro il 2025) una città del futuro, Neom, lunga 250 chilometri sulla costa del Mar Rosso. Sarà - secondo i progettisti - del tutto autosufficiente per gli iniziali 400.000 abitanti dal punto di vista energetico, senza auto e ecologicamente perfetta. In quanti lo sanno in Italia?

Quanti hanno capito che se c’è accordo tra Arabia Saudita ed Iran, ovvero tra sciiti e sunniti - addirittura sotto la regia cinese - per l’Europa vuol dire essere tagliati fuori?

Intanto che a Bruxelles si discute di immigrazione, sanzioni e biodiesel a Dubai si incrociano famiglie russe che vanno e che vengono perché i voli bloccati in Europa verso l’ex impero sovietico – qualcuno ci ha pensato? - passano adesso tutti di qui (e per Istanbul). Insieme ai tanti russi che non sembrano minimamente preoccupati dalle sanzioni sciamano cinesi e indiani, americani e (pochi) europei. Il Golfo Persico è strategicamente diventato centrale perché è a poche ore dall’Europa, dall’Africa, dai grandi mercati asiatici. I prezzi sono accessibili e la qualità della vita ad alto livello, almeno per i cittadini emiratini.

Certamente tutto è basato anche sullo sfruttamento di milioni di immigrati dal subcontinente indiano e dal Nord Africa ma che comunque qui stanno molto meglio che a casa loro. Una forza-lavoro immane e a basso costo, schiavi moderni copia-conforme di quelli che duemila anni fa puntellavano l’economia romana, solo che questi vi arrivano per scelta, sia pur di necessità.

La discriminazione è visibile, a volte insolente, ma così va il mondo e se per noi europei è bello pensare di essere invece “diversi” e più “politicamente corretti” va notato che qui non ci sono centri di immigrazione rigurgitanti di disperati, nè immigrazione clandestina perché si arriva solo con il passaporto ed un contratto di lavoro, però le porte sono aperte per tutti.

L’Europa è lassù ad accapigliarsi sulle questioni energetiche, le sanzioni e la guerra in Ucraina (che da queste parti non interessa a nessuno) mentre qui siamo già al “post petrolio” fatto di solare, ma anche all’acqua desalinizzata e riciclata a volontà che irriga il deserto (ma il mare non ce l’abbiamo anche noi?) e trasforma la città in un giardino tra mille palazzi e la siluette del Burj Khalifa che - con i suoi 828 metri - è ancora, per ora, il grattacielo più alto del mondo.

Ma colpiscono soprattutto i centri commerciali con una babele incredibile di umanità.

C’è di tutto, con i muezzin che (registrati) chiamano alle preghiere del Ramadan anche se incontri sempre meno donne velate in un mix di società laica e religiosa, sicuramente tollerante non fosse perché indù indiani, cristiani filippini e musulmani sciiti e sunniti devono pur convivere.

La città è immacolata e sicura: non una carta per terra, un’aiuola fuori posto, un buco nell’asfalto   anche   nell’estrema   periferia   tra   svincoli   autostradali   e   monorotaie

sopraelevate. Un paragone con Roma e Milano è decisamente imbarazzante.

Per   due   secoli   l’Europa   aveva   esportato   colonialismo   ma   anche   illuminismo   e bagliori di democrazia, ma oggi è quasi assente ed anche i marchi più prestigiosi, dalla moda alle auto, hanno proprietà e cuori asiatici.

Siamo piccoli, contiamo sempre di meno eppure non vogliamo crederlo, pensiamo di essere l’ombelico del mondo e non lo siamo più, sovrastati e incalzati da un’Asia ben più numerosa, potente, giovane. Forse dovremmo rifletterci un po' di più e smetterla di considerarci i primi della classe: non serve e soprattutto non è vero.

In realtà questa diventerebbe una riflessione pericolosa perché allora potremmo essere tentati dal pensare che solo con un rinnovato rapporto con la Russia potremmo tornare protagonisti per materie prime, superficie, possibilità di sviluppo mentre il rapporto con gli USA, altra grande potenza in obiettivo declino, sembra più guardare verso il passato. Passato importante, struggente, sicuramente positivo ma che sullo scacchiere mondiale conta sempre di meno. Tra l’altro un rapporto da sempre squilibrato, ma che adesso ci sta dissanguando sempre di più. Utile un viaggio a Dubai, vedere per credere.

 

LA GODURIA

"Quanto mi fa godere la Cassazione francese...". Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all'estradizione dei 10 ex brigatisti assassini degli anni di piombo in Italia. Galmozzi è stato condannato per gli omicidi dell'avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta. Conoscevo personalmente Enrico Pedenovi, consigliere provinciale del MSI-DN a Milano, persona mite e per bene, mai coinvolta in situazioni violente. Ucciso “per dare un esempio” da gente che non si è mai pentita, vigliacca e coperta nella loro latitanza dorata da una nazione europea che dovrebbe vergognarsi per questo modo d’agire dei suoi “giudici”.

Se in Italia fossero stati arrestati gli autori di stragi terroristiche sul suolo francese, la Francia non ne pretenderebbe forse l’estradizione? Anche perché è doloroso prendere poi atto delle motivazione dei giudici francesi “Dopo tanti anni – sostengono – estradarli ora in Italia sarebbe ledere il loro essersi integrati professionalmente e socialmente, violando in modo sproporzionato il diritto al rispetto della loro vita privata e famigliare”. Giudici vergognosi: andate a raccontare di questi “diritti” ai parenti delle vittime... 

   

DUE RICORDI

Due ricordi per persone speciali che ci hanno lasciato nei giorni scorsi.

Il primo è per il dott. Michele Ricci di Verbania, mio amico da sempre (e fedele lettore de IL PUNTO) che per decenni si è impegnato silenziosamente in tanti Enti e fondazioni cittadine dando un contributo importante - quanto riservato - nell’ aiuto al prossimo e particolarmente agli anziani in difficolta. Il secondo è per Gianfranco Falzoni, l'uomo che con il suo impegno e la sua opera di sensibilizzazione nei confronti del mondo culturale e politico ha salvato – mobilitando poi tanti altri - la Reggia di Venaria (Torino), uno dei complessi monumentali oggi più frequentati d'Italia che era finito in uno stato di totale abbandono e degrado. Il “miracolo” di Venaria è l’aver visto lavorare insieme, per anni, enti ed amministrazioni di diverso ed opposto colore politico restituendo così al mondo questa memoria storica di grande valore architettonico e culturale. In modo diverso, un “grazie” ad entrambi per quanto sono stati capaci di realizzare nella loro vita mettendosi entrambi al servizio di tutti. 

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                     MARCO ZACCHERA   





IL PUNTO   n. 902 del 24 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: CASE GREEN – DELEGATO ALLA RESISTENZA – UTERO IN AFFITTO – STORIA IN TV – Approfondimento: LUDOPATIA PIAGA SOCIALE.  

 

CASE GREEN

Dopo lo stallo sulla forsennata volontà di cancellare le auto diesel e a benzina gli euro-green che a livello politico ricattano il continente hanno puntato su di un’altra partita, ovvero costringere tutti gli europei a mettere “a norma” le proprie abitazioni, le aziende, gli uffici e gli edifici pubblici cercando di imporre nuove norme “green” per contenere il consumo energetico.

Posso capire di imporre queste norme per le nuove costruzioni, ma mi sembra assurdo pretenderlo per le case esistenti, soprattutto quelle nei centri storici ovvero la gran parte degli immobili italiani. Ma come sarebbe mai possibile spendere cifre folli per ristrutturarle e contemporaneamente rispettare i vincoli paesaggistici ed ambientali esistenti, sia nel pubblico che nel privato? E’una norma che non tiene conto che l’Europa non è fatta solo di nordiche villette unifamiliari con il giardinetto davanti e condomini a schiera. Se poi passasse questa legge europea tutto il patrimonio immobiliare che si trovasse “non a norma” sarebbe invendibile o  perderebbe gran parte del proprio valore.

Ma perché l’UE si ostina a queste misure demagogiche? Per arrivare a “emissioni zero” nel 2050 che per noi europei sembra essere la questione più importante del continente. E’ sicuramente un fine apprezzabile, ma - quando anche ciò avvenisse in Europa a costo di sacrifici immani - oltre il 90% del globo non procederebbe comunque su questa strada rendendo nulli i benefici energetici, ma portando alla rovina l’economia ed i risparmi di un continente. Noi possiamo dare il buon esempio ma in Cina, India e negli stessi Stati Uniti queste (purtroppo) NON sono priorità e se non c’è un percorso globale impegnativo e definito tutto diventa demagogia.  Tornando alle case, il buon senso imporrebbe di stabilire norme per i nuovi edifici e le ristrutturazioni programmate, ma senza insistere con quell’estremismo green che - su troppe materie - si dimostra non solo inattuabile, ma assolutamente un controsenso.

 

DELEGATA ALLA RESISTENZA

Grandi novità in casa PD. Nella nuova segreteria reginale piemontese è stato infatti nominata una responsabile con "delega alla Resistenza" perché, spiega il comunicato ufficiale, “Non si devono mai dare per scontati i valori antifascisti della Costituzione, la carta fondamentale contro il fascismo". Sono passati ormai 80 anni da quei giorni, 101 dalla marcia su Roma, ognuno è ovviamente libero di pensarla come crede ma è significativo che nel fu PCI-PDS-PD non ci avevano mai pensato prima, ma - indubbiamente - con il nuovo corso se ne è subito avverita l' inderogabile urgenza. 

 

UTERO IN AFFITTO

Quello che è grave non è il dibattito sul “diritto” alla trascrizione degli atti di nascita dove una coppia gay possa auto-dichiararsi “padre” o “madre” di un bambino, ma piuttosto l’evidente volontà dei media di forzare la mano su queste situazioni facendo passare i “diritti” di un’infima minoranza “LGBT+ “(se non ho sbagliato a riportare la sigla) come se fossero quelli di una maggioranza genitoriale.

Non mi indigna quindi il “cazzo” pronunciato in diretta TV da Lucia Annunziata, ma che la TV pubblica - una volta di più - non permetta in una trasmissione da lei condotta di lasciar parlare la Ministro alla famiglia Eugenia Maria Roccella per dieci secondi filati senza interromperla affinchè possa esprimere il parere non solo del governo ma (credo) della maggioranza dei cittadini. Genitori che comunque – oltre al parere delle coppie gay – hanno anche il diritto di ascoltare, con calma e responsabilità, altri punti di vista. Per l’Annunziata questo invece non è possibile:è  il mondo che gira intorno a lei e lo stesso avviene con altre ormai stagionate presentatrici alla Lilli Gruber. Una Annunziata che il giorno prima “moderava” al congresso CGIL e che poi può invitare, dire, sostenere alla TV pubblica quello che vuole senza possibilità di contraddittorio.  

Ma il governo Meloni riesce o no a far cambiare l’aria in questo baraccone-Rai insopportabile e fazioso?

 

STORIA IN TV

A proposito di RAI. Prendiamo un giorno qualsiasi e chi si interessa di storia non mancherà di ascoltare su "Rai Storia" il consueto almanacco quotidiano su alcuni fatti successi nello stesso giorno durante il correre degli anni. Sono - come sempre -  ricordati avvenimenti di molti anni fa o della storia recente. Purtroppo i brevi servizi su fatti accaduti nell'ultimo secolo sono tutti letti non solo in termini antifascisti e resistenziali, ma soprattutto molto spesso in un’ottica di estrema sinistra.

Alcune ricostruzioni degli eventi - secondo me - sono completamente travisati e se un ragazzo ascolta notizie date così, senza averle vissute od approfondite, come mai potrà avere una informazione storica obiettiva?

Queste cose, minimali, sono l l'esempio più calzante di come la sinistra abbia "infiltrato" la Rai e giorno per giorno riesca a ricostruire, rimodellare i fatti in modo assurdamente di parte, purtroppo nel silenzio generale. Ecco come il "servizio pubblico" troppo spesso non dà garanzie di pluralismo 

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A PROPOSITO DI STORIA IN TV RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRA TV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE CHIACCHIERATE DI STORIA LOCALE. CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING.

 

APPROFONDIMENTO: LA LUDOPATIA,  UNA  PIAGA SOCIALE

Si è fatto un gran parlare della recente grande vincita al Superenalotto dipingendola come la fortunata svolta nella vita dei vincitori, ma pochi hanno pensato a quante centinaia di milioni di euro ha incassato l’Erario – e tutta la sua filiera – in attesa della combinazione vincente, né di quante decine di milioni di persone ci hanno rimesso co le loro inutili giocate durante la lunga attesa. 

La prossima volta che entrate in una tabaccheria osservate gli altri clienti. A parte qualche ormai raro fumatore, scoprirete che la gran parte delle persone sono lì per giocare: lotto, superenalotto, gratta e vinci, “turista per sempre”, tanti altri giochi in cui in pochi istanti si possono impegnare somme notevol,i perché gli italiani giocano sempre di più, ma l’incasso facile per lo Stato sta diventando una piaga sociale.

Secondo   il   Ministero   della   salute   sono   circa   1.300.000   i   malati   patologici   di ludopatia, anche se solo 14.000 di loro nel 2022 hanno avuto il coraggio di ricorrere alle cure mediche e psicologiche, spesso dopo essersi rovinati economicamente ed aver fatto sprofondare nel baratro le loro famiglie.

Numeri impressionanti e in costante crescita. l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli stima nel 2022 un nuovo record dei giochi legali: “Risultati eccellenti sono stati conseguiti nel settore del Gioco Pubblico – si legge nella Relazione del Direttore Generale – e secondo stime preliminari, nel 2022 tale aumento dovrebbe attestarsi intorno al 30 per cento, per un controvalore complessivo di circa 135-140 miliardi di

euro record assoluto nella storia dell’Agenzia”.

 Se poi il “Superenalotto” ha per lo meno un suo “lento” ritmo settimanale, sono i “gratta e vinci” che contano di più.

Oltre al gioco d’azzardo on line gli italiani hanno speso in media solo per il “gratta e vinci” 523 euro nel 2004, 1.023 nel 2011, circa 1800 l’anno scorso. In totale si è giocato nel 2021 per circa 165 miliardi, il 18% in più dell’anno precedente e - solo di imposte sul gioco - lo Stato ha incassato 8 miliardi e 413 milioni, somma equivalente

agli investimenti previsti dal PNRR per gli interventi di ristrutturazione ospedaliera. Poi ci sono i giochi on-line illegali di cui sfuggono i contorni e le garanzie, con una impennata delle giocate contestualmente al periodo Covid.

Complessivamente è davvero un affare per le finanze pubbliche? Dipende, perché dall’altra parte c’è il disastro sociale di milioni di famiglie in difficoltà, il ricorso all’usura che prospera sul “nero” e sui debiti di gioco, mentre manca completamente

un   approccio   culturale   e   informativo   su   queste   problematiche   tra   le   giovani generazioni, anche se il “gratta e vinci” coinvolge gente di tutte le età, soprattutto anziani che a colpi di 5 e 10 euro si giocano in poche ore la pensione, come sanno bene gli assistenti sociali di tutta Italia.

Non   basta   scrivere   l’invito  “gioca   consapevolmente!”,   la   realtà   è   che   non   si comprendono (o non si vogliono comprendere) le radici psicologiche del fenomeno.

Tutto viene impostato sull’idea positiva del “colpo grosso” che cambia la vita (ma che   purtroppo   non   arriva   mai)  ma  che   psicologicamente   giustifica   i   fallimenti personali di chi non ha più fiducia in sé stesso, dà la colpa al destino avverso e intanto non vuole impegnarsi a cambiare.

L’offerta poi è subdola: quanti sanno – per esempio - che con “Turista per sempre”, l’agognato “gratta e vinci” che con 5 euro (certi) di costo a biglietto distribuisce l’illusione di guadagnare 300 milioni subito, 6.000 euro al mese per 20 anni e poi un premio finale c’è però un solo biglietto vincente ogni 4,5 MILIONI di tagliandi distribuiti?   Fosse   scritto   almeno   questo   rapporto   sul   retro   del  cartoncino,   forse qualcuno capirebbe quante minime siano le sue probabilità di vincita, così come pochi sanno che al Superenalotto solo il 45% delle giocate finisce in montepremi.

Il problema fondamentale è che molto spesso il ludopatico non ammette mai di avere un problema, tende sempre a minimizzare o a negare l’evidenza e comunque non riesce a chiedere aiuto nel modo corretto, neanche con il supporto di amici e familiari. Se per caso uno vince rigioca subito, se perde (ovvero quasi sempre) penserà immediatamente a come giocare di nuovo per “rifarsi” e a dove trovare nuovi soldi per giocare.

Contro   la   sua   volontà   non   potrà   attivarsi   -   per   legge   -   neppure   il percorso terapeutico mirato a farlo uscire da tale situazione, perché solo se l’interessato è consenziente si possono muovere i meccanismi di tutela civile attraverso i quali anche   persone   diverse   dal   giocatore   problematico   possono   intervenire, affinché vengano almeno presi una serie di accorgimenti diretti a contenere i rischi a cui il ludopatico espone sé stesso e la propria famiglia.

Tra l’altro uno dei motivi del massacro è la velocità di gioco, sempre più spinta. Una  volta  i numeri  del  lotto  venivano  estratti  una  volta  la  settimana  il  sabato pomeriggio, così   come   il   pronostico   Totocalcio   era   legato   alle   partite   della domenica, oggi invece è tutto on-line, le giocate si susseguono a distanza di pochi secondi, si possono comprare numeri infiniti di tagliati gratta e vinci con concorsi dai nomi più esotici favorendo le possibilità compulsive. Un tema dai grandi risvolti economici ed etici ma di cui troppo spesso non si ha il coraggio di parlare, ma una vostra   prossima   volta   in   tabaccheria (nel   vostro   interesse,  senza   giocare!)   sarà comunque molto istruttiva.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                                 MARCO ZACCHERA     






IL PUNTO   n. 901 del 17 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: DIFENDO IL “MIO” OSPEDALE - IPOCRISIE COLLETTIVE – SERIETA’ PER COSPITO –  DEMOCRAZIA ALLA CINESE  – STORIA A TELEVCO

 

DIFENDO L’OSPEDALE DI VERBANIA

E’ uscita nei giorni scorsi una nota di “Nanopress” che indica l’ospedale di Verbania come il peggiore ospedale d’Italia. Il tutto basandosi su un solo parametro, ovvero la mortalità a 30 giorni dal ricovero in cardiologia. Un risultato davvero sorprendente (ma anche assurdo: bisognerebbe allora almeno anche valutare chi viene ricoverato e tener conto che la ns. ASL ha due ospedali e quindi vi sono poi spesso trasferimenti a Novara o Torino per i casi più gravi, o a Domodossola), ma anche una inaccettabile umiliazione per chi ci lavora con impegno ed abnegazione.

Oltretutto a Verbania ci sono molti reparti, specializzazioni e servizi: ha senso prendere un solo  parametro, quando peraltro - notoriamente – tra l’altro la nostra cardiologia lavora bene?

Verbania è una piccola città e certo non può avere un ospedale da grande capoluogo, ma mi sembra che l’umanità, i servizi, la velocità di intervento, la qualità di arredi e macchinari, la pulizia ecc. siano assolutamente positivi, comunque infinitamente migliori di molti altri ospedali in giro per l’Italia.

Certamente ci sono carenze, ma pensiamo anche al personale insufficiente, ai reparti divisi a metà con Domodossola, alle difficoltà economiche e logistiche ma – complessivamente – è assurdo dire che la sanità piemontese e nello specifico quella di Verbania siano le peggiori d’Italia.

Come si possano diffondere statistiche così assurde lascia perplessi. Più volte ho dovuto ricorrere alla nostra sanità di provincia e personalmente mi sono sempre trovato bene, così come chi ha avuto modo di frequentare il DEA o altri reparti in molte altre città italiane può ben rendersi conto delle differenze, ma a tutto vantaggio della nostra sanità locale.

Esprimo quindi solidarietà, vicinanza ed affetto a tutte quelle persone che operano con impegno e professionalità nel “nostro” ospedale, ingiustamente ed assurdamente umiliate.

 

SIAMO DIVENTATI MATTI, IPOCRITI ED ASSURDI

Prosegue l'auto-demolizione della coscienza degli italiani e il condizionamento politico-culturale che la sinistra vorrebbe imporre per tutti.

Due esempi che dovrebbero far meditare, anche sul presunto “nuovo corso” del PD.

Metropolitana di ROMA: essendo in corso una raffica di borseggi, l’altoparlante richiama l’attenzione dei viaggiatori terminando con un “Attenti agli zingari”.

Ne è nato un putiferio perché l’annuncio – che personalmente ritengo provvidenziale e comunque utile a richiamare l’attenzione dei viaggiatori – è stato definito “razzista”.

Sono seguite le (ipocrite) prese di posizione politiche e a farne le spese è stato il malcapitato operatore che si è permesso di fare l’annuncio. “Una volta appreso che in una stazione c'è stato un annuncio discriminatorio e offensivo” – si apprende sull’ ANSA - “ l’ ATAC (l'azienda capitolina che (mal)gestisce il trasporto pubblico nella Capitale), si è subito attivata ed  ha   individuato   il responsabile”.

Individuato il reo, Atac insiste: "L'annuncio non era ovviamente registrato. Si è trattata di una iniziativa personale che l'azienda giudica inaccettabile. Il responsabile, quindi, sarà sottoposto a provvedimento disciplinare". Immediato anche l'intervento del sindaco Roberto Gualtieri (PD) che su twitter condanna senza mezzi termini l'accaduto. "È inammissibile e inaccettabile. Bene ha fatto l'Atac a prendere immediatamente provvedimenti nei confronti di chi si è reso responsabile di un gesto così offensivo e discriminatorio".

Il sindaco Gualtieri è - come il suo collega milanese Sala - di quella "upperclass" sinistrorsa radical-chic che evidentemente non prende mai la metro, soprattutto quella romana, perché altrimenti Gualtieri si renderebbe conto dello stato di degrado del servizio pubblico della sua città con ritardi, scale mobili divelte, sporcizia, bivaccamenti, stazioni chiuse per mesi e lavori infiniti. Gualtieri non pensa alla situazione di incuria cittadina – dalla pulizia, alle buche, alla metro - che Roma mostra tutti i giorni ai suoi cittadini e a milioni di turisti, ma al gesto “offensivo e discriminatorio”!

Lo avessero borseggiato una volta forse non la penserebbe così... Ma ci rendiamo conto in che baratro di cretinaggine collettiva siamo caduti con questa ipocrita ed assurda volontà “antidiscriminatrice” ?

Lo stesso è avvenuto a MILANO poche settimane fa quando “Striscia la notizia” documentò le  operazioni   di   una   banda   di   giovani   ragazze   slave   che   avevano “assaltato” un intero vagone della metropolitana e - quando erano state catturate dai viaggiatori e dalla stessa troupe e portate dai vigili urbani  - erano state subito rilasciate, tanto che immediatamente avevano iniziato a “ripulire” un tram sotto gli occhi delle stesse telecamere, poi assalite dalle stesse ragazzine.

Da allora molti cittadini hanno cominciato a filmare i borseggiatori, e questo ha scatenato la consigliera comunale milanese PD Monica J.Romano che non chiede al suo sindaco Sala di intervenire (finalmente!) per una maggior sicurezza in città e nella metro, ma se la prende con i cittadini che filmano  e testualmente scrive “ La smettano quelli che realizzano questi film di spacciare la loro violenza per senso civico, perché non è senso civico. Le cittadine con vero senso civico alzino la voce e invitino a spegnere le telecamere perché non è così, trasformando le persone in bersagli, che si ottiene giustizia. Di violenza e di squadrismo ne abbiamo già avuti abbastanza davanti al liceo di Firenze e nelle acque di Cutro". Milanesi, ribelliamoci a questa pessima pratica”.

A parte la cretinata di fare un minestrone di questioni del tutto slegate tra loro (c'erano gli squadristi in mare a Cutro ??!!), mi pare che questi atteggiamenti siano non solo un aperto favoreggiamento a chi delinque, ma fanno crescere VERAMENTE il razzismo tra la gente, poi comprensibilmente esasperata davanti al costante non intervento delle forze dell'ordine e specialmente dei vigili urbani responsabili della sicurezza nelle aree ATM.

Mi appello agli italiani di buon senso - questo sì è un appello alla "resistenza"! - ma mi piacerebbe sapere anche che cosa ne pensi di queste vicende la nuova leader del PD, perché - se questo è il nuovo corso del suo partito - più che politica è una questione di demenza generalizzata.

 

SERIETA’ PER COSPITO

L’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani ha inviato allo stato italiano una richiesta scritta chiedendo che siano rispettati gli standard internazionali di detenzione per l’anarchico Alfredo Cospito, soprattutto ai sensi dell’ articolo 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti) e  all’ art. 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata  della libertà personale) del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

Vi   sembra   che   lo stato italiano stia sottoponendo Cospito a torture? Forse è disumano il 41 bis per l’impossibilità di avere diretti contatti con l’esterno, ma allora lo stesso vale per tutti i mafiosi soggetti a questo obbligo cui Cospito è stato condannato tenuto conto dei suoi comportamenti tenuti IN carcere.

Il vero problema è che la Magistratura (e non la politica) deve decidere su di lui e la questione si trascina da troppo tempo e questo non è giusto, è la vera una ingiustizia nei confronti di Cospito.

Non si imputi però allo Stato se l’anarchico  ha la VOLONTA’ di non mangiare: nessuno glielo impone, anzi, in tutti i modi si cerca di sostenerlo pur davanti al RIFIUTO dell’interessato.

Bene, comunque, l'interesse dell’Alto Commissario ONU, che speriamo trovi anche il tempo, però, per denunciare ed intervenire CONCRETAMENTE anche sui milioni di casi di detenzioni arbitrarie, torture, violenze, pene di morte ingiuste, fustigazioni, mutilazioni ecc.ecc. che sono purtroppo la quotidianità delle carceri (soprattutto in quelle islamiche) in molte parti del mondo.

 

SUSPANCE (?) IN CINA

Dopo una grande attesa sull’imprevedibilità del risultato, Xi Jinping è stato rieletto per la terza volta presidente della Repubblica Popolare Cinese dal Congresso nazionale del Popolo, proseguendo nel suo secondo decennio di mandato. E’ stata una vittoria conquistata sul filo di lana: 2.952 voti favorevoli su 2.952 votanti (quindi è votato anche lui stesso, non si sa mai) che gli permetteranno di stabilire il record di durata alla guida del paese. Per buon peso era stato rieletto anche alla guida suprema del PCC (Partito comunista cinese) nell’ottobre scorso, anche qui per la terza volta dopo che i rispettivi congressi avevano eliminato la norma costituzionale del limite a due mandati consecutivi. Il Congresso nazionale del popolo ha anche nominato Xi presidente della Commissione militare centrale, il massimo organismo del paese che guida le forze armate, per altri cinque anni.

Ovviamente nessun commento degli organismi internazionali a sottolineare il “democratico” sistema elettorale cinese che si è cristallizzato anche sulle scelte di contorno. Stupenda comunque la scenografia di questi mega-congressi che iniziano (e in pratica già finiscono prima ancora di incominciare) al suono dell’ “Internazionale”  e con l’ingresso in sala in ordine gerarchico di chi dovrà essere eletto alla fine dai “delegati del popolo”. Impressionante la marea di bandiere rosse,  i fondali e  gli stessi vestiti dei delegati (tutti uguali, perfino le cravatte).

Lo stanco pugno chiuso con cui Xi ha salutato alla fine fa parte di rituali che sempre sorprendono, ma soprattutto perché appaiono fuori dal tempo e di pura scenografia. Quanta violenza, però, dietro a queste parate, quanti milioni di persone in galera, quante violenze politiche, religiose, umane, etniche troppo spesso dimenticate da chi pensa sono al “business”. Saranno questi i nostri padroni di domani?

 

STORIA IN TV

Sono tornate anche quest’anno le mie trasmissioni di storia locale su TELE VCO-AZZURRA TV. Vanno in onda il sabato pomeriggio alle 13.30 e la domenica alle ore 18. La TV è visibile anche in streaming e su You Tube. VCO trasmette sui canali 17 e 617 (Piemonte).

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 900 del 10 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  NUMERO 900 ! – TRAGEDIE - COL SENNO DI POI - GREEN: CAMBIANO GLI SCENARI EUROPEI – IPOCRISIA AL CUBO - SABOTAGGI.

 

Cari lettori,

questo è il 900° numero de IL PUNTO. Vent’anni di commenti, di sfoghi, di spiegazioni – spero che almeno siano parole chiare, sicuramente vorrebbero essere obiettive - su come io intenda la politica, il mondo e il futuro della nostra Italia. Speriamo di arrivare al millesimo ”Punto” e poi vedremo, intanto grazie per la vostra pazienza, l’amicizia e la comprensione. A PROPOSITO: QUALUNO HA CONSERVATO IL PRIMO NUMERO? MI PIACEREBBE TANTO RILEGGERLO…

 

TRAGEDIE E SPECULAZIONI

E’ solo una mia impressione o sulla tragedia dei migranti naufragati a Crotone da dieci giorni è in corso una strumentalizzazione politica ossessiva ed assurda? Se i migranti irregolari non si bloccano alla partenza, gli scafisti tenuti dentro a vita e non si creano corridori umanitari per dare asilo a quelli che veramente scappano dalle guerre o dalle persecuzioni (mentre quelli “economici” vanno selezionati) non riusciremo mai ad evitare queste tragedie. Le decisioni assunte ieri dal governo mi sembrano corrette e logiche, sperando sempre che l’Europa, dopo tante chiacchiere, faccia finalmente la sua parte.

 

COVID... CON IL SENNO DI POI

Sono perplesso su come la Procura di Bergamo abbia condotto l’indagine sulla diffusione del Covid nella Bergamasca. Ad esempio per aver scelto come perito tecnico della Procura proprio il dott. Andrea Crisanti, già tuttologo televisivo e ora senatore del Partito Democratico, uno che non ha mai nascosto una sua viscerale contrapposizione alle autorità regionali e di governo.  

Auto-proclamatosi “Esperto capo di tutti gli esperti d’Italia”, onnipresente in TV e litigando ogni sera con mezzo mondo, conoscendo il suo narcisismo e lo spasmodico suo voler "apparire" è legittimo pensare che la sua perizia sia stata influenzata anche da fattori personali.

Trovo discutibile prendersela “a posteriori” con Conte, Speranza o Fontana per non aver ordinato la “zona rossa”. Oggi noi valutiamo i fatti tre anni dopo, sappiamo ormai quasi tutto del virus, sono stati scoperti vaccini e cure, ma in quei giorni  chi avrebbe mai potuto immaginare l'evolversi della pandemia? Allora c’erano incertezze profonde su come affrontare l'emergenza. Come fa Crisanti a dire “per colpa dei politici ci sono stati 4.000 morti!” ?

E se fossero stati di più o di meno? Non si scherza sul dolore delle persone anche perché oggi è facile criticare e dire "bisognava subito chiudere tutto". Io stesso, su IL PUNTO, scrivevo che certe misure apparivano eccessive e nessuno era contento della quarantena, del dover stare in casa bloccando le aziende, il lavoro, il commercio, gli spostamenti mentre il panorama economico era spaventoso.

La stessa OMS – tacitamente complice di Pechino, ricordiamocelo perché è un  particolare che è evaporato nel tempo - minimizzava i rischi ed ha parlato di “pandemia” solo molti giorni dopo lo scoppio dell’epidemia che nessuno sapeva come affrontare.

Denunciare i ritardi per non aver aggiornato un piano pandemico dal 2006 è un conto, dire “ora per allora” che si imponeva la zona rossa è cosa diversa. Tra l’altro perché sotto accusa solo i politici e non allora tutta la filiera dei dirigenti ministeriali, comitati, esperti tecnici o consiglieri? Piuttosto, perché non si vanno a vedere allora anche gli acquisti governativi di tamponi e mascherine, con conseguenti traffici di Arcuri & C.? E i banchi a rotelle, le forniture non a norma, le primule sui gazebo, gli affari di Di Maio con la Cina, le incredibili scelte ad personam della Von der Leyen che abbiamo pagato tutti senza alcuna trasparenza per miliardi di euro?  Queste sì che sarebbero indagini che gli italiani si aspettano di veder concretizzate (e concluse) oltre che sui vertici dell’ OMS e dell’Unione Europea.  

 

IN EUROPA SI CAMBIA?

La decisione UE che di fatto ha rinviato ad imprecisati tempi migliori l’idea di mettere al bando dal 2035 le auto a diesel e benzina è forse un segnale  che la maggioranza rosa-rosso-verde che di fatto domina la Commissione Europea stia cominciando a dare segni di sbandamento. Se ne è parlato poco perché è una sconfitta evidente della sinistra, ma è una interessante realtà.

La scelta del “green” esasperato era ed è una battaglia politica prima ancora che economica, identitaria prima che logica e - come per altri provvedimenti sul filo dell’assurdo (da quelli etici alle norme sulle costruzioni o per gli alimenti) - nell’immaginario collettivo della sinistra europea cominciano ad esseri dei miraggi che si allontanano sotto la spinta  della  “realpolitik” di governi sempre più scettici sul diventare magari delle icone del mondo ecologista, ma mettendosi contro la gran parte dei propri cittadini, mentre si avvicina veloce il voto del 2024.

Sul tema è stato determinante (finalmente!) l’attivismo italiano che si nota dopo anni e quello polacco, cui è seguito quello ungherese, bulgaro e della Repubblica Ceca, ma anche una scelta più prudente della corazzata tedesca che insieme hanno prodotto l’inevitabile “stop”.

In Italia grande soddisfazione è espressa dalla Meloni, da Salvini e dai ministri Urso e Pichetto Fratin, che parlano di successo politico, mentre a sinistra è sceso il silenzio, tombale.

Invano si è atteso un commento da Elly Schlein, alle prese con la prima vera grana nel dover prendere una posizione chiara tra la teoria e la realtà, che non è venuta..

Palpabile l’imbarazzo generale, ne è prova “Repubblica” che il giorno dopo la fondamentale scelta europea non ne ha dato nessuna notizia in cronaca, limitandosi solo a un richiamo a pagina 32, nelle rubriche economiche.

Certo a sinistra pesano le parole di Romano Prodi che nelle scorse settimane aveva espresso duramente e con forza una sua posizione nettamente contraria al procedere su questa linea, sottolineando i rischi di un’auto elettrica con troppi componenti “made in China”, il dramma occupazionale che ne verrebbe, l’assurdità di posizioni francamente poco difendibili. Per esempio, che una capitalistica Ferrari avrebbe potuto continuare ad andare a benzina ed una utilitaria invece no, oppure che sarebbe parso davvero bizzarro permettere ancora la produzione di auto endotermiche destinate però solo all’esportazione extra UE, quasi ci fosse un mondo diverso appena fuori l’Europa.

La decisione di rinvio sulle auto elettriche è però anche un segnale politico, ovvero che le opinioni pubbliche ed i governi nati dopo il 2019 sembrano di caratura e indirizzo progressivamente diverso rispetto al voto che aveva portato all’elezione del parlamento europeo.

Il rischio era che il provvedimento, uno dei più simbolici e importanti della legislatura, ricevesse un'imbarazzante bocciatura. Proprio per evitare questo scenario (ma anche perché a Stoccolma da qualche mese c’è un governo di centro-destra), la presidenza svedese dell'Ue ha optato per il rinvio, di fatto consegnando il cerino acceso ai suoi prossimi successori spagnoli.

Finalmente ci si comincia a chiedere se oltre all’elettrico non si debba puntare su altre scelte, come i nuovi combustibili più puliti (e in parte sintetici) piuttosto che imporre divieti che rischiano di essere un disastro, visto anche che ad oggi le ricerche sull’uso dell’idrogeno sono ancora lontane da soluzioni convincenti.

 

IPOCRISIA AL CUBO

I Fatti. Un mese fa durante un volantinaggio davanti ad un liceo fiorentino c’è stata una scazzottatura tra giovani di destra e di sinistra. Non sono mai riuscito ad ascoltare  una chiara ricostruzione dei fatti, ma mettiamo pure che ogni responsabilità sia stata dei ragazzi di destra. Grazie al cielo nessun ferito, ma è comunque montata una forsennata campagna “antifascista” al culmine della quale sabato scorso hanno sfilato per Firenze alcune migliaia di persone (subito “montate” a 40.000!) convocate da CGIL, CISL, UIL, PD, Verdi, Socialisti, Radicali, M5S, gruppi “titini” (sì, a Firenze ci sono ancora i sostenitori dell’ex dittatore jugoslavo Tito, l’infoibatore di migliaia di italiani) oltre ai “collettivi” e agli anarchici con striscioni inneggianti a Cospito in un mare di bandiere rosse, pugni chiusi, falci e martelli e ovviamente al canto di “bella ciao”. Partecipavano tutti i leader della sinistra – Schlein e Conte in testa - a beneficio delle telecamere, al grido che “il fascismo non passerà”.

Proprio nelle stesse ore della manifestazione fiorentina, a Torino gli anarchici mettevano a ferro e fuoco il centro cittadino con verine ed auto distrutte, lacrimogeni, lancio di petardi, incendio di cassonetti, cariche della polizia nel solito scenario di guerriglia urbana. Non una parola di condanna anche su questi episodi dai leader “antifascisti” cui evidentemente la violenza di anarchici e dell’estrema sinistra non dà fastidio, al più saranno i soliti “compagni che sbagliano”. Diciamoci la verità: “strumentalizzazione” significa prendere un pretesto ed usarlo. Bene, a Firenze si è preso a pretesto un modesto fatto di cronaca per impiantare una manovra politica con comportamenti che per me sono la “ipocrisia al cubo”, ovvero la più becera e ipocrita demagogia che - di fatto – giustifica poi la violenza con la foglia di fico di un antifascismo surreale, di facciata, falso e fuori dal tempo. La violenza va condannata in sé e per sé, sempre, da chiunque sia causata. La preside fiorentina che passa ormai per repressa dal ministro “fascista” Valditara e che ha così ben spiegato ai suoi  studenti che “il fascismo nasce dall’indifferenza” avrà mai scritto ai propri alunni come però la violenza vada sempre condannata, anche se viene dall’altro fronte? Temo proprio di no.

 

GASDOTTI SABOTATI, MA GUARDA GUARDA…

Perfino secondo il New York Times (come su IL PUNTO avevo scritto tante volte in tempi non sospetti) dietro al sabotaggio dei gasdotti russi nel Baltico nell'estate scorsa ci sarebbero stati gli USA che avrebbero usato “manovalanza” legata a Norvegia ed Ucraina. Utilizzando come copertura un’esercitazione navale delle forze marittime Nato denominata Baltops 22, una squadra di sommozzatori della U.S. Navy avrebbe piazzato degli esplosivi C4 per danneggiare i tubi del gasdotto; esplosivi che sarebbero stati fatti poi detonare al momento opportuno. Di fatto quelle esplosioni bloccarono l’afflusso del gas russo obbligando l’Europa a trovarsi altri fornitori, dandole una pesante spallata economica, mettendola in crisi sui prezzi dell’energia e facendo un grande piacere a Washington e Kiev spingendo così la UE a schierarsi ancora di più con l’Ucraina.

Zelensky dice che non è vero, che lui non ne sa niente, ma  allora sarebbe ancora più  interessante sapere ufficialmente chi abbia fatto il “lavoro sporco" tutto a suo favore.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO N. 899  del 3 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA – UNA “RADICAL CHIC”  LEADER PD – COMPROMESSI IMBARAZZANTI

 

Cari Lettori,

vi piace leggere IL PUNTO? Se apprezzate le mie news per favore mandatemi qualche indirizzo di lettori potenzialmente interessati (ad oggi il Punto arriva a circa 15.000 persone) e grazie per l’attenzione!

 

MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA

Penso a quel pelouche rosa sbattuto a riva dalle onde, simbolo del disastr, e a tutte le polemiche inutili e scontate che ci stanno dietro. Tra l’altro se a bordo del barcone naufragato a Crotone c’erano davvero solo siriani, curdi, afghani e somali avevano diritto di asilo in Europa, nessuno glielo avrebbe potuto negare. Ma perché allora non andare in Grecia con un viaggio di 2 ore e invece stare in giro per 4 giorni? Perché non sbarcare regolarmente e chiedere asilo? Perché pagare 6.000 euro a testa per essere in balia di mercanti di carne umana? Sono domande che non sento porre da nessuno. Circa le ONG, se vi dicono di imbarcarvi perché tanto ti aspettano al largo (e lo sai perché lo vedi in TV) o invece sai che la strada è chiusa e di rischiare, tu – migrante – che cosa scegli? I morti in mare non ci saranno più solo se non si parte, se chi vi costringe a partire finirà finalmente in galera e lì resterà, ma soprattutto se l’Europa vorrà finalmente trovare un modo serio di selezionare chi emigra valutando le persone nel proprio paese o alla partenza, non abbandonando poi esseri umani  e i singoli paesi al loro destino.

 

Mentre i TG grondano lacrime ed accuse per il disastro umanitario di Crotone (banale il debutto della Schlein, anche lei già con il solito ritornello “dimissioni dimissioni”) è indubbio che quando succedono tragedie come quelle di domenica cresce un profondo di senso di colpa collettivo tra tutti gli italiani.

Poi, mercoledì sera,  “Striscia la Notizia” fa passare un servizio da Milano dove, in metropolitana, cinque ragazze extracomunitarie dell’est - che non dovrebbero più essere nel nostro paese perché già in possesso del “foglio di via” e “presumibilmente incinte” - si producono in un folle saccheggio e borseggio violento a danno dei passeggeri rubando tutto il possibile.

Inseguite dalle telecamere, tra lo sconcerto dei controllori ATM e gli applausi dei passeggeri, è la stessa troupe di Striscia la Notizia a fermarle consegnandole - tra sputi, insulti e diti medi contro i cameraman e la troupe TV- a un presidio della polizia municipale.

Poco tempo dopo le cinque delinquenti (non trovo altro modo di chiamarle) sono rilasciate però in pompa magna, libere e ancora più agguerrite, perché consapevoli che a carico loro non si può fare nulla. Immediatamente si rimettono “al lavoro”, questa volta su un tram, ricominciando con i borseggi, e gli atti di vandalismo, prendono a calci e a pugni l’inviato di Striscia la Notizia, gli rompono la telecamera, il tutto sotto gli occhi terrorizzati dei passeggeri.

La prima domanda è cosa commenterebbe su questi episodi la gentile new leader del PD Ms. Elly Schlein. Che cosa proporrebbe di fare e come si comporterebbe? Chiederebbe le dimissioni del sindaco Sala? A seguire qualche domanda proprio all’ineffabile sindaco di Milano Giuseppe Sala, radical-chic ma che evidentemente in metro non ci va mai, perché se lo avessero assalito o borseggiato almeno una volta forse si renderebbe conto di cosa accade nella “sua” città, perfino in pieno centro e in pieno giorno, visto che il servizio di “Striscia la Notizia” documentava i borseggi tra le fermate di San Babila e Cairoli.

Eppure è questa la verità quotidiana di una qualsiasi metro d’Italia dove i cittadini pagano il biglietto e qualcuno invece scavalca impunemente i tornelli davanti ai guardiani che - se intervengono - sono picchiati. La Milano dove si butta tutto per terra alla faccia del “green”, dove la piccola delinquenza, lo spaccio, il borseggio sono la realtà quotidiana e dove i controllori se ne stanno blindati nei loro box perché altrimenti  rischiano pure di essere brutalmente aggrediti, come ho personalmente costatato alla stazione MM di Lampugnano.

E noi, con il macigno dei nostri sensi di colpa, che cosa siamo in grado di dire se non “Poverine” a queste delinquenti straniere che arrivano qui solo e soltanto per delinquere e non possono poi essere di fatto perseguite, arrestate, detenute, espulse?

Sono convinto che la gran parte dei migranti morti a Crotone fossero brava gente desiderosa solo di lavorare e di scappare dalla guerra, ma c’è anche l’altra faccia dell’immigrazione di cui non si vuole mai parlare perché non è “chic” ed invece colpisce la gente che poi dice “basta” e quindi diventa cinica anche davanti ai naufragi. Siamo pronti ai sensi di colpa, ma qualcuno sta davvero approfittando, politicamente e moralmente, di una situazione sempre più esplosiva. Dirlo, però, è “qualunquismo” .

Perché alla fine troppe volte il cittadino “normale” passa per colpevole e il delinquente, invece, ha ancora ragione

 

UNA RADIOSA (?) RADICAL CHIC ALLA GUIDA DEL PD

Facendo i doverosi auguri alla sua nuova segretaria, il PD non cessa di stupire e l’elezione di Elly Schlein ne è una conferma.

Premesso che trovo comunque positivo il ricorso alle “primarie” perché permette di capire il pensiero dei (presunti) simpatizzanti ed elettori, si pone però il problema di che cosa contino allora gli iscritti al PD visto che solo il 34,8% di loro l’aveva scelta e soprattutto che logica ci sia se – come pare – solo il 50% dei votanti alle "primarie" sarebbe stato effettivamente un elettore del PD e che quindi il voto sarebbe stato fortemente condizionato dall’esterno.

Esempio calzante di radical-chic, Elly è comunque espressione di quella sinistra che la rivoluzione la fa sempre a parole soprattutto quando è all’opposizione, scordandola quando è maggioranza dove non disdegna di fare affari nel solco delle migliori tradizioni capitalistiche di cui proprio la Schlein ne è fulgido esempio.  

Ben sistemata economicamente, nata vicino a Lugano in una famiglia ebrea svizzera “bene”, appoggiata da buona parte della nomenklatura PD (soprattutto da quelli che avevano fiutato l’aria) con Franceschini, Prodi e Zingaretti in testa e soprattutto spinta dai media che negli ultimi giorni ne hanno indubbiamente tirato la volata, la Schlein gode di ben tre nazionalità diverse (statunitense, svizzera ed italiana: un perfetto pedigree per una leader di sinistra!), è apertamente bisex (e quindi “à la page”) e si è reiscritta al PD soltanto 15 giorni dopo essersi candidata alla segreteria del partito.

Con lei il PD penso riscoprirà il movimentismo delle “sardine” e una maggiore vicinanza con il M5S mettendo in difficoltà la sua ala cattolica e moderata – quella della “fu” Margherita, insomma – il cui leader Fioroni, infatti, se ne è subito andato.

Un partito che credo aprirà alla sinistra di “Articolo Uno” e a quella più radicale.

Sicuramente la Schlein sarà una bella spina per la Meloni perché spariglierà le carte, farà rumore – stando all’opposizione, ovvero non rischiando nulla – e avrà tempo e modo di scuotere tutta la sinistra soprattutto quella intorpidita e delusa. Sarà un inedito duello fra fanciulle e le tensioni vedrete che non mancheranno.

Elly me la vedo un po' come il sindaco Sala a Milano, tutto infervorato per le zone green e a circolazione limitata, plaudente in smoking nel palco d’onore della Scala, ma che evidentemente non passa mai per Lampugnano o Via Padova oppure che trovi il tempo di visitare il degrado delle case popolari occupate. Se lo avesse mai trovato sarebbe diventato forse meno green e magari si vergognerebbe di essere sindaco.

Altro aspetto da sottolineare la partecipazione al voto, poco oltre il milione. Sembrano tanti, ma sono altri 500.000 votanti in meno rispetto al 2019 quando venne eletto Nicola Zingaretti e sideralmente lontani dai 3,5 milioni di elettori votanti al debutto del PD, se poi metà di loro non l’ha neppure votato il a settembre…  

In fondo, per il (presunto) elettore Pd domenica si trattava di scegliere tra due identità diverse, una più massimalista e una più riformista di un partito che vorrebbe attrarre consensi pescando tra sensibilità diverse - per non dire opposte – su ogni argomento, ovvero tenere insieme sia il cattolico che il gay più estremo, l'operaio e l'imprenditore.

Ha vinto l’ala sinistro-massimalista, ma ricordando che i voti presi dalla Schlein (587mila) sono praticamente gli stessi di Cuperlo e Civati nel 2013 (510mila), o di Vendola. Solo che allora con 500mila voti eri minoranza, oggi si vince.  

Certamente la sconfitta di Bonaccini riavvicina ora i democratici al M5S e apre invece spazio per passaggi di quadri ed elettori verso Calenda e Renzi, felici del risultato “estremista”.

Per il Pd sarà un nuovo inizio o il definitivo inizio della fine? Sarà sicuramente un PD diverso da prima, più oppositore e di sinistra, con verdetto alle europee 2024.

 

COMPROMESSI IMBARAZZANTI

Venerdì 24 febbraio alla trasmissione "Fratelli di Crozza" il (bravissimo) comico genovese ha passato mezza puntata a ironizzare – come è suo mestiere – sui vari esponenti politici, soprattutto (ovviamente) quelli di centro-destra. Dopo aver “demolito” Bonaccini (anche così si è costruita la vittoria della Schlein), nel prendere pesantemente in giro il senatore Fazzolari (Fratelli d’Italia, consigliere della Meloni) per una sua proposta di legge sulle armi, ha mostrato una mega-foto del "Gruppo Azof" (definiti “gli amichetti del Fazzolari”) ovvero gli ucraini filo-nazisti di cui non si parla quasi mai, forse perché rovinerebbero l’icona costruita su Zelensky & C.

Il bello è che la mega-foto apparsa come sfondo su La7 portava in basso a destra - tra svastiche varie e saluti nazisti – anche una grande bandiera ucraina, pudicamente coperta però – chissà perché ?!- da una striscia grigia, quasi non la si volesse far troppo vedere. Chissà perché…

 

Buona settimana a tutti!                                                          MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 898 del 24 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BONUS - GIUSTIZIA, COSPITO & DELMASTRO - A BRUXELLES SI NASCONDE DEL MARCIO  – PACE IN UCRAINA.

 

Cari Lettori,

vi piace leggere IL PUNTO? Siamo arrivati quasi al 900° numero, ma qualche volta sono un po' sfiduciato vedendo il disinteresse generale sulla situazione politica e sociale non solo italiana, ma mi rinfranco quando ricevo commenti – positivi o critici non importa -  perché allora si ha l’illusione di portare almeno qualcuno a fare qualche riflessione. Se apprezzate le mie news per favore aiutatemi mandandomi qualche indirizzo di lettori potenzialmente interessati (ad oggi il Punto arriva a circa 15.000 persone) e grazie per l’attenzione!

 

BONUS

Ci vuole coraggio a togliere benefit consolidati, ma il governo Meloni dimostra di averne perché sulla questione dei “bonus” era ora di dirci scomode verità.

Arbore direbbe detto che “La vita è tutta un bonus” anziché un guiz, resta il fatto che moltiplicarli come negli ultimi anni ha drogato prezzi e mercato. Quelli al 110%, per esempio, sono serviti anche per organizzare speculazioni incredibili, sia a vantaggio di (molte) imprese poco serie che delle banche, che hanno abbondantemente lucrato sui crediti fiscali. Se il costo di un ponteggio è passato da 9 a 25 euro al metro quadrato proprio in concomitanza con il “bonus 110%” significa che questa manovra ha appunto drogato i prezzi di mercato e alla fine ha dato man forte all’inflazione con un danno per tutti gli italiani. Forse non ce ne siamo accorti, ma il deficit dello stato solo per questo bonus edilizio è aumentato di 2.000 euro a cittadino. 

 

C’E’ DEL MARCIO (PURTROPPO) ANCHE IN EUROPA

Pochi anno saputo (la censura sulla notizia è stata quasi totale) che nei giorni scorsi il New York Times ha denunciato la Commissione Europea per non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra la presidente Ursula von der Leyen, e il CEO  di Pfizer Albert Bourla, relativi al contratto che ha portato all'acquisto del vaccino Covid da parte dell’Europa.

Il quotidiano (di solito citatissimo ogni volta che parla male di Trump e dei repubblicani, sempre ripreso in TV e sui giornali italiani) sostiene che la Commissione aveva l'obbligo di rendere pubblici i messaggi, in nome della trasparenza, visto che hanno portato ad un contratto per miliardi (non milioni!) di euro.

Le accuse alla Von der Leyen per il suo rapporto privilegiato con Pfizer (il cui vaccino è costato all’ Europa 10 VOLTE di più rispetto ad AstraZeneca) risalgono ad aprile del 2021, quando il New York Times, sulla scorta di un'inchiesta di neztpolitik.org, rivelò che i due avevano trattato direttamente tra loro tramite “chiamate e sms” una fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti Covid. Da qui l’intervento della mediatrice europea, Emily O’Reilly (la “mediatrice europea” è la garante sulla trasparenza delle operazioni della Commissione Europea), che invano ha chiesto di avere accesso alle conversazioni confidenziali. La Commissione tramite la ceca Vera Jourovà – commissaria alla trasparenza - aveva spiegato che i messaggi potevano essere stati cancellati, a causa della loro "natura effimera". (bel modo di fare inchieste…)  Nella vicenda si è ora inserito anche il Parlamento europeo con molti  eurodeputati che hanno chiesto alla Von der Leyen e a Bourla di comparire in audizione, ma finora nessuno dei due ha accettato di farlo.

Lo scorso ottobre, la Procura europea aveva annunciato di avere aperto un'inchiesta sull'acquisto dei vaccini anti Covid dopo che una relazione della Corte dei conti dell'Ue aveva sollevato non poche perplessità sulla gestione della trattativa tra Bruxelles e Pfizer. La presidente UE avrebbe infatti trattato personalmente con la casa farmaceutica senza neppure coinvolgere il gruppo negoziale in cui sono rappresentati gli Stati, rifiutandosi inoltre di rispondere alle richieste di chiarimento della Corte.

E’ inammissibile che una politica “tratti in proprio” questioni di questo tipo, soprattutto quando è tuttora senza risposta l’altra indagine sul coinvolgimento di Heiko von der Leyen (il marito della presidente!) in un progetto di ricerca sui vaccini a mRna, la tecnologia usata dalla tedesca BioNTech e da Pfizer per il loro farmaco contro il Covid. Il progetto è finanziato anche dall'Italia con 320 milioni di euro provenienti dal Pnrr (cioè lo paghiamo tutti) e prevede la partecipazione della società biotech statunitense Orgenesis, di cui Heiko von der Leyen era direttore scientifico. Dopo le polemiche, il marito della leader Ue si è dimesso dall'incarico all'interno del progetto, ma resta aperta la questione di un pagamento esorbitante a Pfizer per i vaccini se poi vengono pagate dalla UE anche le ricerche scientifiche. 

Ma queste non vi sembrano notizie importanti e degne di dibattito? Eppure il “Corriere della Sera” non mi risulta abbia pubblicato una riga, così come molti altri quotidiani italiani, a parte “La Verità” che dei vaccini ne ha fatto una campagna quotidiana. Ursula è santa per definizione, ma mi sembra che invece ci sia davvero del possibile marcio a Bruxelles a livello anche di Commissione (ovvero di governo) e dovremmo cominciare tutti a farci delle domande su forniture, vaccini, armi, gestione delle risorse che fanno impallidire perfino il “Qatargate”.

 

PACE IN UCRAINA

Berlusconi è stato accusato per aver sostenuto che – pur continuando ad aiutare l’Ucraina – bisogna tentare di avviare anche colloqui di pace. Non lo avesse mai fatto: addirittura il PPE (Forza Italia al parlamento europeo fa parte del gruppo Partito Popolare Europeo) ha cancellato un incontro a giugno in Italia per “sanzionare” le parole di Berlusconi. Mi sembra un atteggiamento folle salvo che si voglia continuare la guerra per sempre ad ogni costo e dopo che perfino il Capo di Stato Maggiore americano ha confermato che salvo ricorrere al nucleare questa guerra potrebbe non finire mai perché nessuno ne uscirà vincitore.

Dopo che Europa ed USA hanno investito miliardi di euro, ad un anno esatto dall’inizio del conflitto nessuno ritiene sia giusto abbandonare l’Ucraina, ma perché non si deve cercare  con ogni via anche un percorso di pace e intanto muoversi almeno per chiedere un armistizio provvisorio? La nostra Costituzione, tanto invocata perfino con le pagliacciate di Benigni, “ripudia la guerra” eppure parliamo solo di armi, missili, morti…avanti, avanti!  Nessuno vuol cancellare le responsabilità di Putin, ma possibile che l’Europa non pensi minimamente anche a qualche iniziativa per cercare un minimo di pace? Eppure quotidianamente si parla solo di nuove forniture belliche, con il segretario NATO Stoltenberg (quello che già dalla faccia mi inquieta, non vi sembra assomigliare a un generale tedesco, ma di quelli spietati?) o il commissario europeo Borrell che sono solo capaci solo di invocare nuove armi e chiedere guerra.

E poi, diciamocelo una volta per tutte, chi controlla l’Ucraina e la gestione degli aiuti? Dov’è la trasparenza delle forniture in uno dei paesi da sempre tra i più corrotti e infiltrati dalle mafie? Zelensky ha cacciato un paio di vice-ministri di secondo piano, ma non ci sono davvero altri profittatori della situazione? Di tutto ciò, per,ò non si ha mai minimamente il coraggio di parlare e se uno avanza dei dubbi immediatamente è bollato come schiavetto di Putin. 

 

GIUSTIZIA, COSPITO & DEL MASTRO

Credo che chi sta al governo abbia particolari obblighi di riservatezza, così come quando si è deputati di maggioranza è opportuno evitare polemiche che hanno più senso stando all’opposizione. Ciò premesso, il sottosegretario Del Mastro è stato accusato dalla sinistra di aver diffuso notizie riservate, tramite l’on. Donzelli, sul caso Cospito, che in aula a Montecitorio aveva comunque detto solo la verità, ovvero raccontato della imbarazzante visita dei deputati del PD all’anarchico, riferendo dei contemporanei contatti tra Cospito ed i mafiosi detenuti come lui a Sassari con il 41bis.

Del Mastro non ha fatto nulla di male, ma è notevole che le polemiche sono servite per cercare di far dimenticare questa visita inopportuna (con chi sta il PD, con l’anarchico o con lo stato?). Dopo l’isteria collettiva giovedì scorso Del Mastro è stato sentito da ben quattro pubblici ministeri della Procura di Roma (non avevano altro da fare?) e la notizia della convocazione per l’interrogatorio è stata pubblicata dalle agenzie addirittura prima che lo sapesse l’interessato. Dovendo procedere su problemi di segretezza, magnifico esempio di “segretezza” proprio del Palazzo di Giustizia romano! Non solo, non ci si lamenti della lentezza giudiziaria: l’esposto del PD e Verdi contro Del Mastro è stato affrontato in pochissimi giorni, raro esempio di super efficienza. Un interrogatorio non significa di per sé incriminazione, ma per il “Corriere della Sera” già durante le stesse ore “Per i PM le carte non si potevano condividere”, ovvero il quotidiano più importante d’Italia avrebbe conosciuto i fatti e diffuso l’opinione dei Magistrati ad interrogatorio ancora in corso! Altro che talpe…

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA






IL PUNTO   n. 897 del 17 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Destra-Sinistra 2 a 0 (1-1) – Moratti KO – Ruby -  Incoerenze green  – Servizi Segreti

 

POST ELEZIONI

Il centro destra ha vinto in Lombardia e Lazio, un 2 a 0 (rispetto al precedente 1 a 1) per un voto scivolato via nel disinteresse quasi generale, ma che comunque segnala alcune tendenze interessanti.

Innanzitutto pochi votanti: scetticismo e scarso “appeal” del voto regionale, ma ovviamente anche la non concomitanza con altri turni elettorali per un mix che ha  condizionato il numero degli elettori scesi a un minimo storico, peraltro in linea – per esempio – con i ballottaggi comunali. 

La penisola è piena di sindaci eletti con meno del 40% dei votanti, anche se di solito in questi casi a star lontano dalle urne sono soprattutto elettori di centro-destra con conseguenti spesso clamorosi ribaltoni rispetto al voto del primo turno, mentre questa volta l’astensionismo è stato trasversale, spia comunque del crescente disinteresse collettivo. Risultato: otto anni fa solo Lombardia e Veneto stavano a destra, oggi il quadro è ribaltato con solo 4 regioni al centro sinistra.

Ricordiamoci che la politica è sempre una ruota che gira, ma in questo quadro - già per loro difficile - le tre forze politiche di opposizione schierate in campo (PD - Calenda/Renzi - M5S) hanno fatto di tutto per sbranarsi e sparlarsi a vicenda, senza un minimo di coerenza tale da convincere l’elettorato.

Su Milano hanno giocato molto la personalità e le ambizioni della Moratti ma anche la sua capacità di condizionare (o circuire?) completamente Calenda e Renzi.

Già in passato ho avuto modo di sottolineare la forte distanza tra la percezione che Letizia Moratti ha di sé stessa rispetto al parere e all’apprezzamento dell’elettorato.

Chi ha buona memoria ricorderà la sua stroncatura da sindaco di Milano quando volle ad ogni costo ancora candidarsi nonostante gli allarmi dei sondaggi, salvo essere poi travolta da una sconfitta bruciante.

A molti sembrava azzardata la scelta morattiana di lasciare Fontana da assessore alla sanità (ovvero il più importante) per schierarsi direttamente contro di lui, cosa che la gente non ha evidentemente apprezzato facendo scivolare la Moratti sotto il 10% e lasciandola fuori dal Consiglio regionale, ma trascinando nella sua sconfitta personale anche chi l’appoggiava.

L’infortunio di Calenda (e di Renzi, che però – furbescamente come al solito - si era tenuto un bel po' più defilato in campagna elettorale) potrà ora avere delle conseguenze già a breve sulla unificazione dei loro due movimenti, ma sull’unificazione incombe come un macigno il tema dei rapporti con il PD.

Un rapporto difficile, rancoroso, fatto di sgarbi personali e antichi rancori, ma anche – ed è la cosa più importante – che rischia (se accettato) di trasformarsi ora in un potenziale abbraccio mortale proprio visto che il PD perde il Lazio ma comunque tiene i suoi voti, mentre Calenda e Renzi colano a picco, nonostante non abbiano perso un briciolo della loro supponenza (sanno tutto loro, gli altri sono pere cotte). I due erano convinti solo qualche mese fa di poter attrarre a sé buona parte dell’elettorato PD in crisi di identità, oggi – soprattutto se sarà Bonaccini il nuovo segretario PD, leader sicuramente moderato – mi sembra più probabile che una stretta collaborazione tra i gruppi scatenerebbe invece un’ondata contraria, dissanguando ulteriormente chi - sia verso destra che verso sinistra - si ritrova in un vicolo cieco e che più di prima è a rischio di perdere il ruolo aggregante per cui era stato pensato come “terzo polo”.

Il centro-destra incassa il successo e prosegue, ci pensa Berlusconi ad agitare un po' le acque e, dopo l’assoluzione per il Ruby 3, adesso chi lo ferma più?

 

RUBY

Ho perso il conto di quanti anni di indagini e quanti processi siano stati collegati al “Caso Ruby”: mai nella storia italiana una serata di presunti balletti rosa è stata così oggetto di indagini.

Alla terza assoluzione Berlusconi adesso gode, ma non è finita e vedrete altri ricorsi, appelli ecc.ecc. L'Italia a livello planetario ha fatto una figuraccia cosmica, Ruby – ormai matura trentenne - si è ora scoperta addirittura scrittrice, il Berlusca ci ha rimesso milionate, le procure hanno buttato via inutilmente anni di indagini. Pensate a quanti altri processi sono stati ritardati, a quanti colpevoli (e innocenti) che non sono stati indagati o processati perché procure e tribunali di mezza Italia erano intasati con la presunta nipotina di Mubarak nei vari "filoni" delle indagini..

Mai in aule di tribunale sono comunque apparse a deporre belle ragazze come le “Olgettine” e metà maschi italiani hanno invidiato il Cavaliere. (Anche quelli in quota trans, visto la sfilata dei/delle personaggi)  L’ultima news  – incredibile - è che a far assolvere Berlusconi sarebbero stati errori procedurali della procura milanese. Un boomerang, insomma… E adesso, chi paga?

 

INCOERENZE GREEN

Il Parlamento europeo con 340 voti favorevoli, 278 contrari e 21 astenuti ha deciso di mettere al bando dal 2035 le auto a benzina e diesel. FdI, Lega e Forza Italia hanno votato contro, a favore la sinistra.

Secondo me è una decisione folle, che non solo ci mette nelle mani dei cinesi che controllano la produzione dei motori elettrici e relative materie prime, ma che distrugge la nostra industria in nome di un ecologismo scientificamente non basato su dati di fatto e frutto di pura demagogia pseudo-ecologista. Oltretutto l'energia elettrica viene vengono largamente prodotta con materie inquinanti e nessuno spiega quante emissioni concretamente producano le auto a combustione, se ben manutentate e moderne.  Per coerenza allora bisognerebbe allora vietare anche i camion, le navi con motori diesel per tornare ai velieri, gli aerei per tornare a dirigibili e mongolfiere. Scelte folli, come la messa al bando dal 2029 delle caldaie a gas. L'Europa si auto-distrugge per pura demagogia e non migliora le sorti del pianeta perchè oltre il 90% del mondo non adotterà mai queste decisioni.

Il dato però è politico: se tutti i partiti di maggioranza italiana sono contro questa normativa innanzitutto si spieghi a chiare lettere che queste scelte europee sono responsabilità della sinistra e - visto che il nostro rappresentante a Bruxelles è sempre Gentiloni, esponente  ufficiale del PD - e che su troppe questioni (energia, green, cibi, immigrazione) la sua posizione è opposta a quella della maggioranza politica italiana NE SI CHIEDA LE DIMISSIONI. O Gentiloni si adegua a chi rappresenta oppure se ne deve andare, visto che è politicamente un abusivo.

 

SERVIZI SEGRETI

Citare i servizi segreti come “fonti” più o meno veritiere sono da sempre un ottimo sistema per far trapelare notizie più o meno reali e nascondere le verità quando sono imbarazzanti.

I “servizi” sono chiamati in campo quando si vuol accusare qualcuno in modo più o meno anonimo o montare l'opinione pubblica sfruttando timori e speranze. Giustificare l'aumento delle forniture di armi perchè i "servizi" sostengono che l'avversario si stia riarmando (e nessuno ne ha la prova contraria) fornisce un ottimo alibi per una escalation bellica. Il caso Ucraina è da manuale.

Al contrario, i servizi vengono tacitati quando scoprono cose scomode o se è meglio non farle sapere in giro. Per esempio, possibile che tutti insieme i servizi segreti europei non abbiano ancora capito chi abbia fatto saltare gli oleodotti russi nel mar Baltico interrompendo comunque la fornitura di gas russo all'Europa?

Eppure è stato un piano così tecnicamente impegnativo che è follia pensare che non sappiano benissimo come sia andata. E allora, chi è stato? L'opinione pubblica europea, furbescamente anestetizzata da migliaia di news pilotate, non se lo chiede neppure né ricorda il fatto, ma quelle esplosioni ci sono costate miliardi di euro in termini di costi energetici. E se fossero stati proprio gli stessi servizi segreti - magari quelli britannici - a compiere il "servizietto"? Ce lo si dica con un minimo di chiarezza, oppure bisogna avere il coraggio di ammettere che in stati che si auto-proclamano liberi e democratici è vietato sapere la verità.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 896 del 10 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Terremoto – Europa - Domenica al voto – Sanremo – quanto vale Di Maio?-  Digiuni light - Il Giorno del Ricordo

 

I terremoti sono una cosa tremenda, imprevedibile, sconvolgente. L’ultimo sisma in Turchia e in Siria ha colpito una regione povera e già disastrata da 12 anni di guerra, dimenticata dai media per la crisi in Ucraina. Davanti a queste tragedie mi sembra che tutte le nostre questioni diventino piccole, insignificanti, futili. Eppure leggo che nonostante il disastro l’infinita guerra civile siriana non si è fermata neppure per il terremoto e che i “governativi” avrebbero continuato a cannoneggiare i ribelli a pochi chilometri da Aleppo neanche due ore dopo le scosse, insistendo perché non vengano aiutati i “ribelli”. Follia umana, siamo peggio delle bestie.

 

EUROPA A DUE VELOCITA’

Il rapporto preferenziale economico, energetico e militare tra Francia e Germania è una realtà che non viene più nemmeno nascost,a ma contraria ai principi fondativi dell’Unione ed è un aspetto che sottolinea la necessità di come sia davvero ora che l’Italia e altri paesi mediterranei ripensino seriamente al loro ruolo in "questa" Europa che mi piace sempre di meno.

Purtroppo - grazie a decenni di malagestio politica -  siamo in grandi difficoltà, “incravattati” dai debiti e ricattati dalla BCE, dobbiamo sopportare e subire l’asse franco-tedesco, dobbiamo accettare idiozie pseudo-ambientali e una linea di politica estera ed energetica che ci danneggia, tacere sul problema immigrazione con la Francia che fa la sbruffona ma con la coscienza sporca, accettare politiche agricole assurde e avanti di questo passo.

No, non ci siamo, anziché perdersi dietro a cretinate e dibattiti sul nulla, tutta la politica italiana ma soprattutto il centro-destra deve riaprire con coraggio un discorso serio sui nostri rapporti in Europa cominciando ad apertamente sottolineare pubblicamente una certa insofferenza.

Su con la schiena, cominciamo a parlarne… e se solo Gentiloni ci rappresenta ufficialmente, ricominciamo a valutare se non sia ora di riconsiderarne il ruolo, l’Italia non è solo PD!

 

DOMENICA AL VOTO

Ne parlano in pochi – c’è Sanremo!!! – ma domenica le due più importanti regioni italiane vanno al voto e si parte dal pareggio (1 a 1) tra i due schieramenti in campo. Un test per la Meloni e il suo partito, un’occasione per capire meglio l’aria che tira e quindi indirettamente anche un primo di bilancio per la popolarità del governo.

A quasi quattro mesi dall’esordio l’esecutivo non ha fatto la rivoluzione, il catastrofismo si è dissolto, l’onda nera antidemocratica non c’è stata ed è rimasto solo Calenda a considerare la Meloni “semifascista”. Noto che il governo non è attaccato su cose importanti, ma piuttosto con polemichette quotidiane incentrate sulle dichiarazioni più o meno opportune di personaggi della maggioranza. Qualcuno non ha evidentemente ancora capito che stare al governo impone di non correre dietro alla visibilità di un giorno, ma armarsi di silenzio e di pazienza: è un po' diverso che vivere all’opposizione. La Meloni l’ha capito subito, altri un po' meno.

 

MA QUANTO VALE GIGGINO ?

Ma quanto vale – in termini politici, ma anche di qualità – l’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio? Aspetta con ansia una nomina in Europa per recuperare lo stipendio che - se confermata - sarebbe un oltraggio alla pubblica decenza essendoci migliaia di persone più indicate di lui per occuparsi di politica energetica nei Paesi del Golfo. Il tutto con l’aggravante di un falso pseudo “concorso” bandito dall’Europa che poi sceglie in chiave squisitamente politica e non certo meritocratica.

Intanto Di Maio bussa alla porta del PD dove credo non porterebbe nulla se non il voto di alcuni parenti (pochi, la sua famiglia una volta era vicina ad Alleanza Nazionale) riproponendo una domanda: ma cosa serve al PD tirarselo in casa? Cosa porta in dote visto che è stato sfacciatamente umiliato alle elezioni nonostante tutti i suoi traffici per aggirare la legge elettorale ed inventarsi un partito all’ultimo secondo. Tabacci docet, ma l’inossidabile ex DC è più sgamato di lui e almeno si è fatto rieleggere, per una volta un lombardo si è dimostrato più furbo di un napoletano.

Ma perché Di Maio non può semplicemente tornare (pardon, cominciare) a fare un lavoro qualsiasi, o magari studiare un pò e finire le scuole? Eppure vedrete che un posto glielo trovano...

 

DIGIUNI LIGHT

Il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico “non pentito” temporaneamente condannato all’ergastolo con il 41 bis per aver “gambizzato” un dirigente Ansaldo ed aver fatto esplodere due bombe contro una caserma dei Carabinieri a Fossano è da manuale sulla trasformazione mediatica di un colpevole certo in un possibile martire.

Ricordato che a condannarlo non è stato certo la Meloni ma i giudici di vario ordine e grado (compresi i soliti pasticci di competenze e rinvio a ping pong per anni delle sentenze tra Roma e Torino, la prossima puntata va in scena il 7 marzo) non sta a me dire se il 41 bis - ovvero il carcere duro - sia nel suo caso giusto, necessario o meno, ma prendo atto che dopo anni di condanna l’anarchico ha iniziatolo sciopero della fame proprio quando il centro-destra è andato al governo.

Mentre la piazza si agita e la violenza cresce, forse dall’opposizione ci vorrebbe più chiarezza.

Mi faccio infatti un paio di domande: come mai la sinistra il “Caso Cospito” l’ha scoperto solo adesso e non lo ha eventualmente risolto quando era al governo? E poi, come può uno che fa lo sciopero della fame da ben oltre 100 giorni avere ancora la forza di parlare con i mafiosi (debitamente intercettato) di una “battaglia comune contro il 41 bis” e lo stesso giorno incontrare i deputati del PD che lo vanno a trovare? Sopravvivere a 100 giorni di digiuno volontario (non dimentichiamocelo, ma evidentemente è light) mi sembra un oltraggio alla scienza medica, ma è sicuramente un buon canale di propaganda visto il clamore suscitato.

 

SANREMO

Ogni anno l’appuntamento di Sanremo già “Festival della Canzone Italiana” è sempre peggio e non parlo delle musiche o delle canzoni perché contano sempre di meno ma del contorno, ovvero lo "spettacolo" (spesso indecente pur di stupire) e lo show politico (spudoratamente di parte), Un’occasione perché “mamma Rai” paghi inconfessabili cachet ad artisti tutti politicamente dichiarati (a sinistra, è ovvio) per produrre un mega show che per mesi ne occupa il palinsesto e dove la presenza del Presidente Mattarella quest’anno mi è sembrata inutile e forse indecorosa.

Non abbiamo bisogno di Benigni per difendere la Costituzione, né dei continui richiami al fascismo, né vedere persone in mutande o che spaccano di tutto pur di far parlare di sé, o di chi ci viene a raccontare che siamo razzisti. A Benigni – tra l’altro - ricordo che se adesso la Costituzione per lui è diventata “intoccabile” nel 2016 proprio lui era con Renzi per cambiarla in occasione del referendum bocciato dal 60% degli italiani: gli hanno fatto cambiare idea le centinaia di migliaia di euro che la Rai gli ha nel frattempo corrisposto?

Ce lo spieghi, e comunque protesto di dover pagare con il mio/nostro canone obbligatorio uno spettacolo di questo tipo e quindi non vale il “Se non ti piace, cambia canale”: lo si paga lo stesso!.

Spero che finalmente il governo abbia il coraggio di affrontare il tema della TV pubblica faziosamente di parte non tanto o non solo nei TG ma soprattutto sui canali storici, culturali, di intrattenimento, nelle interviste e nelle ricostruzioni, nei palinsesti e negli autori, nelle “comparsate” e nei cachet.

Sanremo non è più un festival canoro, ma un show-porcheria e - se tutto fa “audience” - allora la prossima volta vedremo qualche Presidente arrivare in canottiera?

 

10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO

Oggi è la "Giornata del Ricordo" quella degli italiani massacrati e infoibati in Istria e Dalmazia, dei 300.000 nostri connazionali scappati da quelle terre dopo la guerra per le minacce delle bande comuniste di Tito, accolti spesso i patria come nemici e non come esuli, in tanti riemigrati subito all’estero perché per loro non c’era posto.

Dimenticati dalla storia ufficiale, nascosti perché davano fastidio alla coscienza collettiva, pagina indelebile che si vuol far dimenticare.  Io ricordo.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 895 del  3 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Riflessione: IL NODO MIGRANTI

Non è il più importante problema del continente e dubito che comunque sarà la volta buona, ma al vertice europeo del prossimo 9 febbraio si dovrebbe affrontare (finalmente) il nodo dell’immigrazione clandestina, tema caro ai paesi del sud Europa mentre per ora Bruxelles ribadisce che non vuole prendersi in carico una sostanziosa quota-parte degli arrivi al di là di generici “impegni condivisi”.

Ci sono state infinite polemiche in Italia quando oltre due mesi fa fu respinta una (una sola!) delle tante navi in arrivo nel nostro paese, ma pochi hanno poi notato che quando la Ocean-Viking è approdata a Tolone non fu considerata ufficialmente attraccata in territorio francese e così ben pochi migranti furono accolti.

Lo stesso Macron che tanto aveva accusato l’Italia, sommerso dalle critiche della Le Pen, respinse infatti buona parte di quei migranti che, dopo un breve periodo di detenzione sono stati ammanettati, imbarcati di forza sugli aerei e rispediti al paese d’origine nel silenzio dei progressisti europei.

Un atteggiamento che se fosse stato fatto dall’Italia avrebbe probabilmente scatenato una polemica generale, ma che invece in Francia è stato liquidato in pochi giorni.

Eppure, a pensarci, la violazione delle norme internazionali è totale: il primo “paese sicuro” che i migranti da sud incontrano sulla loro strada di solito è Malta che però da sempre rifiuta gli sbarchi (eppure è a tutto titolo in Europa, gode della presidenza del parlamento europeo ed economicamente non è certo in grandi difficoltà), le navi delle ONG ne tengono conto e si presentano così davanti alle nostre coste.

Ascoltare pure le prediche europarlamentari della presidente Roberta Metsola è un po' scocciante, soprattutto questo l’atteggiamento del suo paese, ma anche perché i numeri ufficiali del Ministero dell’Interno aggiornati a fine anno sottolineano la crescente gravità della situazione.

A parte i clandestini non intercettati o prevenienti da est, ci sono stati 34.154 sbarchi nel 2020, 67.677 nel 2021 e ben 105.140 l’anno scorso (la punta nel mese di agosto). A gennaio c’è stata una nuova moltiplicazione di sbarchi: una emergenza che segue a quella di dicembre (10.770 sbarchi ufficiali rispetto ai 4.554 dell’anno precedente.

Il “sistema” degli scafisti funziona insomma alla perfezione con un giro d’affari impressionante cosa che evidentemente a Bruxelles non crea alcun imbarazzo.

Ma c’è un altro dato da tenere d’occhio: al netto di quanti sono più o meno ufficialmente “spariti” dai punti di raccolta, al 31.12.2022 i centri di accoglienza avevano in carico 107.269 persone (pari, in pratica, alla totalità dei migranti ufficiali dell’anno scorso) a significare che chi arriva viene sì soccorso ma poi, sostanzialmente, è “parcheggiato” senza un futuro.

Nello stesso periodo l’assorbimento ufficiale degli altri paesi europei è stato praticamente nullo e quindi i migrati restano nel circuito italiano o – molto più probabilmente – escono dal nostro paese in modo clandestino e tali si ritroveranno nel nuovo paese raggiunto con varie peripezie: massa d’urto per problemi sociali tremendi,  e fornitura di manodopera disperata al mondo per lavoro nero e delinquenza.

Non c’è dubbio che una barca alla deriva vada soccorsa per un concreto pericolo di vita, ma quante persone in mare sono effettivamente migranti politici o fuggono da guerre o carestie e quante invece sono lì dopo aver comprato il proprio viaggio – biglietti aerei inclusi - e quindi sono l’oggetto di commercio da parte delle organizzazioni scafiste che pianificano tutto?

Le fredde cifre ufficiali ci dicono che degli oltre 100.000 arrivi del 2022 quasi il 20% (20.542) vengono dall’Egitto, 18.147 dalla Tunisia, 14.877 dal Bangladesh - paesi dove la guerra proprio non c’è - e bisogna arrivare agli 8.594 siriani o ai 7.241 afgani per trovare cittadini di paesi in guerra o comunque dove vi sia un concreto problema di rischio politico.

In totale oltre l’80% dei richiedenti asilo sono quindi “economici” e tutti hanno pagato profumatamente per imbarcarsi e finire in mezzo al mare. Sono così gli scafisti che fanno la scelta sulla base delle possibilità di pagamento e questa è la scomoda verità che dovrebbe essere ammessa da tutti, ad iniziare dalle ONG che di fatto aiutano per ragioni umanitarie solo l’ultimo tratto del un lungo e complesso traffico internazionale di esseri umani.  Al di là di ogni interpretazione politica e di ogni motivazione ideologica il fallimento europeo è proprio nel non riuscire a bloccare le partenze.

E’ evidente che ci sia una aperta connivenza tra autorità politiche degli stati costieri del Nord Africa e gli scafisti che intercettano il flusso, ma passano gli anni e su questo aspetto l’Europa non riesce (o non vuole?) prendere atto della situazione, forse perché imporrebbe decisioni drastiche.

D'altronde più passano gli anni più si chiariscono le responsabilità di chi ha spinto – come la Francia, per chiari interessi petroliferi – a destabilizzare la Libia che in qualche modo teneva sotto controllo il fenomeno dopo gli accordi sottoscritti con l’Italia.

Sono situazioni e numeri che andrebbero tenuti maggiormente in considerazione da chi si straccia le vesti per i rallentamenti imposti dal governo Meloni alle navi ONG senza però risolvere il problema.

Certo che senza soccorsi si rischiano più morti in mare e questo è umanitariamente catastrofico, ma se quei poveracci non fossero partiti certamente non si sarebbero messi in pieno rischio.

Come ho scritto nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” – chi fosse interessato può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it) la partita va giocata in altro modo: l’Italia (e l’Europa), prendano atto che l’immigrazione è un fenomeno mondiale, ma anche paradossalmente utile alla stessa Europa se si passasse dal “subire” il fenomeno a finalmente gestirlo permettendo una maggiore elasticità di ingressi tramite corridori umanitari con adeguati “filtri” in partenza.

A tutti converrebbe che i migranti arrivassero in Italia e in Europa in modo organizzato, corretto, predeterminato, passaporto alla mano, esattamente come avvenuto per decenni all’emigrazione italiana nel mondo.

Un aiuto importante e concreto potrebbe venire anche dalle Conferenze Episcopali di molti paesi africani perché è evidente che è più facile integrare un cattolico nigeriano che parla inglese rispetto a un musulmano integralista che parla solo arabo.

Non ammetterlo è un atto demagogico (la demagogia è comunque la evidenza più importante di questa problematica), eppure da anni ad ogni TG vediamo solo le solite immagini di disperati alla deriva con un’Europa incapace di prendere (finalmente) decisioni credibili di fatto lavandosi le mani del problema e si arrangi chi ci resta in mezzo.

 

(causa mia assenza dall’Italia questo articolo de IL PUNTO è stato scritto il 24 gennaio)

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                               MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 894 del 27 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BRAVO NORDIO – ARRIVEDERCI A DAVOS – GRILLI A COLAZIONE  – GRETA L’IDEALISTA (?)  

 

BRAVO NORDIO

Ho sempre considerato Carlo Nordio un ottimo magistrato, equilibrato e deciso, così come oggi è un ministro competente e di valore, uno dei migliori della squadra della Meloni.

Soprattutto stimo Nordio per la sua coerenza: sta cercando di riformare quella bolgia che è la Giustizia italiana esattamente come ha sempre indicato, anche prima di diventare ministro. Anche la sua posizione sulle intercettazioni mi sembra assolutamente coerente: vanno mantenute quelle per i reati gravi e ad esso connessi senza abusare, ma soprattutto le intercettazioni devono rimanere comunque riservate e bisogna combattere e finalmente punire chi è responsabile della loro diffusione, spesso indebita e strumentale visto che troppe volte sono  usate solo per demolire persone che magari  poi non vengono neppure imputate.

E’ poi davvero l’ora di arrivare a una separazione netta tra politica e magistratura, così come tra giudici e pubblici ministeri: due ruoli diversi con diverse carriere. Per questo è assurdo che qualcuno chieda le dimissioni di Nordio, mentre apprezzo che anche parte della opposizione sia concorde su questi concetti di serietà, trasparenza e tutela delle persone. 

 

ARRIVEDERCI A DAVOS

A Davos, amena ed elegante (ma soprattutto costosa) località turistica svizzera si incontrano ogni anno i ricchi della terra e i banchieri “à la page” per decidere di speculazioni, strategie e tendenze economiche. Anche quest’anno c’è stato uno stuolo di VIP e aerei privati, chiacchiere e vertici più o meno riservati mentre viene confermato che l’1% della popolazione detiene oltre il 66% della ricchezza del mondo. Pensate che mezzo miliardo di donne africane (tutte insieme!) hanno meno ricchezze di 22 persone tra le più ricche del mondo e la crisi Covid ha aumentato le disuguaglianze.

Nel biennio connotato dalla pandemia, l’1% della popolazione mondiale più ricco ha visto aumentare infatti il proprio patrimonio di 26mila miliardi di dollari. Tradotto in termini percentuali, significa che il 63% dell'incremento complessivo della ricchezza globale del mondo (ovvero dello sfruttamento delle risorse già esauste del pianeta) è andato a quell' 1% mentre al restante 99% della popolazione mondiale (tra i quali tutti noi) solo il 37%.  

Ma a Davos tutto ciò non fa mai scandalo si parla di dazi, scambi, prezzi, bonus, diritti doganali, reciprocità ecc.ecc. MAI che si indichi, si auspichi e soprattutto si attui un minimo intervento di solidarietà sociale a livello mondiale. Mai che esca una proposta sensata di tassazione per portare ad un minimo di riequilibrio, di equità, in fondo di giustizia. Alla fine diventa una soddisfazione morire: almeno quel giorno anche i ricchi  si ritroveranno nudi e soli.

 

ALLA TAVOLA DELLE SCHIFEZZE

Benvenuto al tenebrione mugnaio, meglio noto come “verme della farina”, benvenuto all’ aketa domesticus (volgarmente noto come grillo), due insetti che - insieme ad altri - dai giorni scorsi sono diventati ufficialmente alimenti accettati dall’Unione Europea per il consumo umano e saranno quindi utilizzati ad uso alimentare.

Potrete mangiarli secchi, fritti, affumicati e - se la cosa vi fa schifo - non preoccupatevi perché molto probabilmente non saprete mai di mangiarli.

Gli insetti, infatti, serviranno soprattutto per creare farine da utilizzare per gli alimenti e quindi per fare poi pane, pasta, pizza, biscotti, siero di latte, minestre ecc.ecc.

Oh, state tranquilli, saranno assolutamente indicati negli “ingredienti” a tutela del consumatore che sulle confezioni, di solito in carattere millimetrico, indicheranno “farine animali e vegetali”. Così sarà tutto in regola perchè naturalmente voi mangiate un panino, non vedete la farina con la quale potrà essere fatto.

Gli insetti d’altronde fanno parte dell’alimentazione di molti popoli, in Europa non si usava ma – si sa - noi siamo “open” e “green”, quindi buon appetito.

Quello che però mi dà fastidio è che a motivazione della scelta c’è soprattutto l’aspetto “ecologico” ovvero - secondo la UE - mangiare insetti inquina di meno il pianeta rispetto ad altri cibi.

Visto che i grilli non saranno catturati uno ad uno e per farne un chilo di farina ne servono migliaia vedremo quanto inquineranno poi gli allevamenti industriali di queste specie mentre - sotto sotto - questa decisione europea è stata spalleggiata dalle varie catene di supermarket a basso costo, industrie alimentari ecc. che così potranno disporre di altre materie prime sottocosto. Grazie, mamma Europa!

 

GRETA L’IDEALISTA

Da un po' non si sentiva più parlare di Greta Thunberg, ma è riapparsa per le proteste contro le nuove centrali a carbone in Germania: dieci minuti di notorietà mentre i poliziotti – con molta delicatezza – la trasportavano via da una area vietata davanti a decine di telecamere.

Questa volta Greta non aveva però tutti i torti: proprio nel momento in cui l’Europa ha la fantastica pensata di voler obbligare TUTTI gli europei a sistemate TUTTI gli edifici per attenersi a più rigorosi standard energetici e mette al bando le auto non elettriche per – ci si dice - difendere il clima e salvare il pianeta, in Germania viene riaperta ed ingrandita una miniera di lignite (ovvero il carbone più sporco e impuro che c’è) di ben 25 km quadrati.

Ma per una volta non parliamo solo delle proteste ecologiste di Greta, ma di come sia difficile verificare le notizie diffuse sul web, per esempio sui suoi presunti patrimoni e redditi.  

Stando ai suoi fan Greta si impegna gratuitamente e dona in beneficenza i profitti legati alla sua immagine, mentre per la rivista People With Money, Greta guida invece la lista annuale delle “100 attiviste più pagate” (come pubblicato domenica 1 gennaio) grazie a sorprendenti guadagni di 82 milioni di dollari tra dicembre 2021 e dicembre 2022. 

Nel compilare questa lista ogni anno la rivista prende in considerazione fattori come le retribuzioni anticipate, la partecipazione agli utili, il supporto e il lavoro pubblicitario. L'attivista svedese avrebbe un patrimonio netto stimato di 245 milioni di dollari per gli intelligenti investimenti azionari dei suoi genitori, oltre a proprietà, diritti d’autore, accordi lucrativi di collaborazione con la linea di cosmetici “Cover Girl”.

Vero o falso? Verità oppure maldicenze per screditarne l’immagine? Spero che si tratti di cifre esagerate, altrimenti verrebbe ulteriormente meno – almeno per me – la credibilità personale della pasionaria ecologista. Sta di fatto che queste somme vengono smentite dai suoi fan sostenendo che è tutta disinformazione a cura delle società che promuovono i combustibili fossili, mentre i denigratori sostengono che dietro a Greta ci sono anche e soprattutto gli interessi delle società “green” che ne hanno fatto una loro icona pagandola per questo.

Di sicuro Greta è intanto scesa in politica: offesa per la recente vittoria della destra in Svezia è intervenuta a sostegno di una manifestazione di protesta davanti al nuovo parlamento svedese e pubblicando sul web: “Non possiamo essere neutrali quando la politica mette in gioco la vita. Chi è al potere va sconfitto, i gruppi emarginati diventano capri espiatori. Resistere. Difendi l’antifascismo, l’antirazzismo e la giustizia climatica” Anche il clima è quindi ufficialmente diventato una questione antifascista, questo mi mancava.

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 893 del  20 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MAFIA SCONFITTA – VERGOGNA SUPERCOPPA - RIFLESSIONE UCRAINA – URSS & CGIL A CONGRESSO     

 

MAFIA

La mafia non può ammettere di essere sconfitta perché perderebbe il proprio potere e ricordiamoci soprattutto di questo quando subito sono cominciate a girare le “voci” – non disinteressate - su un Matteo Messina Denaro che si sarebbe “auto-catturato”.

Se la mafia ammettesse che neppure il boss dei boss è al sicuro non avrebbe più la forza di imporre ricatti ed ha quindi tutto l’interesse a far girare simili notizie.

Un convinto grazie quindi ai Carabinieri, alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati “limpidi” che con i fatti dimostrano che anche i padrini-assassini, alla fine, perdono sempre.

 

VERGOGNA A RIYADH

Sono un deluso tifoso milanista, ma mercoledì' sera mi sono vergognato e non già per i tre gol subiti dall' Inter ma per il desolante spettacolo di una finale di  "Supercoppa Italiana" giocata a Riyadh in Arabia Saudita, davanti a spalti desolatamente  semivuoti e inneggianti a Ronaldo (??!!) solo due giorni dopo che il governo saudita (quello che detiene il record mondiale di 81 condanne a morte eseguite in un solo giorno il 12 marzo 2022) aveva condannato a morte anche Awad Al-Qarnim, 65 anni, cittadino anglo-saudita "colpevole" di aver scritto un tweed contrario al governo.

Pensate per un attimo se Milan ed Inter - dimostrando di non correre solo dietro ai soldi, ma di avere anche un minimo di coscienza - avessero per protesta rifiutato di giocare a Riyadh optando per disputare la partita semplicemente al Meazza a San Siro (cosa peraltro logica e giusta), magari offrendo in beneficenza una parte dell'incasso.

Sarebbe stato uno schiaffo ai soldi dei sauditi (che hanno anche loro invaso lo Yemen “alla Putin” ma fa figo non ricordarlo) e magari qualcuno nel mondo avrebbe potuto notare "Guarda questi italiani che hanno anche un pò di coerenza e spina dorsale..." Macchè, davanti ai soldi ci inchiniamo tutti...

 

Approfondimento: RIFLESSIONI SUL DRAMMA UCRAINO

Ci mancava l’invito di Zelensky al festival di Sanremo per rischiare di trasformare il dramma dell’Ucraina in una vera pagliacciata, tutti alla rincorsa dell’“audience”.

La presenza del presidente ucraino allo show mi sembra davvero una sciocchezza, ma soprattutto una mancanza di rispetto per le migliaia di morti della guerra.  

Anche per questo vorrei tentare un ragionamento sulla situazione in Ucraina sapendo in anticipo che  riceverò ogni sorta di critiche.

Ci avviamo infatti al 12° mese di guerra e la situazione sul campo è – sostanzialmente - quella di una settimana dopo l’invasione russa, un atto inaccettabile e che ha posto Putin contro il diritto internazionale, la logica e perfino il buonsenso.

A Kiev c’è però un personaggio salito agli onori del mondo come mai avrebbe potuto immaginare, questo Zelensky che oggi è appunto una star, mentre il suo paese è aiutato a tutti i livelli, può controbattere militarmente colpo su colpo e – con il sostegno quasi unanime dei media mondiali - sa di avere alle spalle una riserva inesauribile di armamenti. Ma che interesse avrebbe mai Zelensky a volere una pace?

Quando Biden annuncia (19.1.2023) l’invio di nuove armi per 2,5 MILIARDI di dollari l’affare per Zelensky è di continuare ad oltranza, soprattutto se Biden pare che ora appoggi anche gli attacchi “preventivi” sul territorio russo.

Incidentamente, ricordiamoci che con questa somma i 500 MILIONI di esseri umani che rischiano la fame mangerebbero per più di una settimana.

Un anno dopo l’avvio della guerra la Russia non sembra però economicamente prostrata, la gente - volente o no - ubbidisce agli ordini e tira avanti senza grandi restrizioni economiche, visto che in guerra ci vanno soprattutto i contadini, la vera “carne da macello” di tutte le guerre e le sanzioni non si sono dimostrate particolarmente efficaci.

Nello stesso periodo l’Europa, già provata dal Covid, è invece precipitata in un grave crisi soprattutto energetica e l’inflazione che ne è venuta in conseguenza ha scardinato i bilanci statali, ha indebitato i governi (soprattutto quelli che non hanno alternative energetiche), ha fatto crescere i prezzi colpendo soprattutto i ceti più poveri.

Il problema è adesso decidere se e come uscirne.

Ci sono sostanzialmente due strade: una è continuare quella attuale armando l’Ucraina con ogni difesa possibile in attesa che riconquisti il Dombass e ci provi con la Crimea, l’altra è considerare lo stato di fatto, spingere davvero le parti a negoziare, imporre un armistizio magari dichiarando ufficialmente russa la Crimea (come è nella storia…) e trovando formule di ampia autonomia per l’est Ucraina, rendendo “conveniente” il cessate il fuoco anche per Putin.

Certamente la prima scelta è quella più giusta dal punto di vista dell’etica e del diritto, ma la seconda è decisamente la più “umanitaria” per le popolazioni coinvolte e soprattutto converrebbe anche per noi. Sarebbe forse l’unica scelta realistica visto che di fatto entrambe le parti possono crescere in armamenti e missili causando morti innocenti, rovine e alla fine – Dio non voglia – un pazzo potrebbe schiacciare il grilletto atomico.

Si dirà che così Putin avrebbe vinto, ma non è vero perché avrebbe comunque sacrificato il suo paese per un controllo indiretto di pochi territori. Quello che più mi mette in imbarazzo, però, è soprattutto che – a parte Papa Francesco che quando parla di queste cose non viene minimamente ascoltato (soprattutto dal “cattolico” Biden) - nessuno in Europa sembra volere provare a tessere un minimo di rapporti di pace e - anzi - i toni, le discussioni, i vertici, le minacce sembrano costruite apporta per allontanare ogni speranza di negoziato.

Al di là di frasi di circostanza concretamente non si vuole fare nulla. Ascoltate il segretario generale della NATO Stoltemberg, oppure il ministro degli esteri europeo Josef Borrell: perfino il loro tono di parlare è una quotidiana provocazione a Putin, sembra ci sia il desiderio di rendere ancora più isterico e rabbioso l’avversario.

Mai uno spiraglio concreto, una proposta di tregua d’armi, una offerta per aprire una possibile trattativa: solo escalation di armi, missili, contraerea e carri armati.

Ed è qui che mi nasce un dubbio profondo: ma a chi conviene continuare in una guerra umanamente dissennata? E’evidente: ai “falchi”, a chi commercia in armi, a chi specula e commercia in materie prime, a chi ha voluto eliminare un qualsiasi accordo o alleanza strategica UE-Russia per i tempi futuri, a chi ha sabotato i gasdotti sottomarini e fatto schizzare i prezzi dell’energia speculandoci sopra.

Tutti in Europa sembrano essere contro Putin ed è giusto, ma allora perché contemporaneamente si resta silenziosi verso tante altre dittature, governanti sanguinari, repressioni evidenti: perché questa assordante disparità di comportamento? In Iran si muore se non porti il velo, in Arabia Saudita se usi un twitter contro il governo, in Afghanistan si torna al medioevo, in Africa milizie ammazzano, invadono e distruggono, milioni di profughi sono stati creati da “nostre” guerre folli e vagano disperati nei deserti… Ma per l’Europa queste cose contano poco o niente.

Conta solo l’Ucraina, ma anche perché è diventata un mega-business e d'altronde da sempre la guerra fa nascere e crescere gli affari, i “danni collaterali” sono sempre un optional sulla pelle della gente.

Cerchiamo allora di essere rigorosamente logici: se le “sanzioni” servissero davvero a qualcosa Putin sarebbe allo stremo da tempo ed invece non lo è, segno che servono a poco o a niente, anche perché lo Zar si approvvigiona ad oriente. Qualcuno vuole cominciare ad ammettere – dopo 11 mesi - che questa strategia è sostanzialmente fallita e quelle sanzioni hanno soprattutto danneggiato alcuni paesi d’Europa e in particolare alcuni settori che purtroppo erano quelli di punta per l’Italia, dai mobili alla moda, oltre alla terribile bolletta energetica che ci abbatte, mentre non colpisce Gran Bretagna, Olanda, Norvegia ecc.ecc. ?  

Perche dopo un anno la guerra è sostanzialmente in stallo, non siamo certamente all’ultima spallata come sperava Cadorna mandando i fanti a morire sull’Isonzo e piuttosto ricordiamoci che a Verdun dopo tanti mesi di massacri non aveva vinto nessuno.

Intanto il debito pubblico sale, i governi (non solo il nostro) debbono indebitarsi per sostenere l’economia, ma così salgono gli interessi sul debito in una spirale senza fine. L’autonomia politica delle nazioni europee decade e cresce il controllo economico della BCE che ha di fatto ormai un potere di veto assoluto, altro che i risultati elettorali…  Ma se tutto è nuovamente una questione economica, come la mettiamo allora con il “diritto umano e dei popoli” per difendere il quale eravamo partiti?

Dopo 11 mesi di guerra è legittimo e vero poter dire che effettivamente gli USA ci hanno spinto e mantenuti ad una “guerra per procura” per la gioia dei loro (e nostri) fornitori di armamenti dipinti come grandi difensori della libertà, ma forse anche per più profani profitti.

 Io, “occidentalista” e filo USA da sempre, mi trovo spiazzato dalla attuale assurda politica americana e da un’Europa che vi corre dietro senza ragionare.

 

Anche perché nessuno ci spiega con chiarezza quale sia veramente la situazione interna in Russia e in Ucraina dove i deputati dell’opposizione sono spariti, i religiosi ortodossi russi espulsi, milioni di ucraini “russofili” (che ci sono, è una realtà storica, non li ha inventati Putin!!) sono considerati traditori. Così come non credo che la tradizionale e ben radicata corruzione ucraina sia stata messa all’angolo, anzi, e nessuno sa bene (o ci dice) dove finiscono le armi e i contributi italiani.

 

Approfondimenti di questo tipo sulle nostre TV non se ne ascoltano mai.

Sullo sfondo restano poi i tanti misteri sulla salita al potere proprio di Zelensky, i maneggi della famiglia Biden, il ruolo degli oligarchi (non ci sono solo quelli russi!).

Ma possibile che alcuni paesi europei - compreso il nostro - non debbano cominciare a discutere anche di queste cose? Non per abbandonare l’Ucraina il giorno dopo, ma per cominciare a valutare i pro e i contro di una guerra infinita e all’obiezione che se ci fermassimo adesso Putin pian piano si mangerebbe l’Europa come Hitler nel ’38 obietto che se Putin lo avesse veramente voluto, in una settimana – almeno all’inizio della guerra – sarebbe arrivato a Kiev.

Ma non aveva – allora come oggi – alcun interesse a farlo e forse adesso ha giusto solo le forze per mantenere lo status quo, ma anche per difendersi ad oltranza.  

Se gli alleati rafforzeranno ancora l’Ucraina lui farà salire di un’altra tacca il terrore missilistico e se arriveranno i patriot e la nuova contraerea (italiana e NATO), salirà di due tacche e così via: è una partita a poker, con continui rilanci di terrore.

Se non diciamo “vedo” e fermiamo il gioco, però, se non facciamo nulla di concreto per rompere il cerchio alla fine questo gioco sarà un disastro per tutti.

 

URSS A CONGRESSO

Finiamo con un po' di sana allegria... Si è svolto a San Lazzaro il XX congresso della CGIL di Bologna che è terminato al suono del potente inno dell’Unione Sovietica diffuso a tutto volume a far da corona ad abbracci e pugni chiusi finali.

Ognuno suona quello che vuole, l’inno della fu URSS (che è poi tuttora quello della attuale Federazione Russa, visto che sono state cambiate alcune parole, ma non la melodia) ha una musica bellissima e travolgente, ma - suonato proprio nel giorno in cui l’Italia annunciava l’invio in Ucraina delle più moderne batterie antimissili disponibili - lascia un pochino perplessi. Si sono scusati dicendo di aver confuso l' inno russo con l’Internazionale ma è una balla: se volevano sfumavano subito la musica e la cambiavano, invece…"avanti, compagni"! Che ne dicono di questa piccola incongruenza gli altri sindacati e dalle parti del PD?

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 892 del 13 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: ADDIO A PAPA BENEDETTO - MELONI DONNA DELL’ANNO ? – BRASILE: VERITA’ NASCOSTE - ERRORE GASOLIO – RINNOVATO IL SITO WEB  

 

ADDIO A PAPA BENEDETTO

C’ero anch’io in Piazza San Pietro il giorno che lo elessero Papa, quando Lui si presentò alla folla ricordando gli operai della vigna del Signore. Benedetto è stato un papa serio, severo, timido, preciso. Lo hanno attaccato in molti perché non era un “progressista” e perché diceva le cose come stavano, senza indulgere nella demagogia. Per esempio quando parlò a Ratisbona non voleva offendere nessuno, ma disse semplicemente la verità, ovvero che l’Islam può arrivare a stravolgere la libertà e quanto avviene ogni giorno - dall’ Iran all’Arabia Saudita - non fa che confermarlo.

Dopo morto improvvisamente ne parlano tutti bene, ma “prima” era diverso: Benedetto non ha mai raccolto il plauso dei media, come avviene invece con Papa Francesco ma solo quando parla di temi cari alla sinistra. Se lo stesso Francesco "stona" rispetto alla vulgata corrente, magari sulla guerra in Ucraina o il commercio delle armi, allora anche lui è di fatto tacitato, perché “disturba”.

Benedetto credeva nell’Europa con salde radici cristiane, nella dottrina della fede anche quando è dura o scomoda da accettare. Riposa in pace Papa Benedetto, resterai nei nostri cuori e prega per noi, per la nostra comunità che ne ha molto bisogno.

 

MELONI “DONNA DELL’ANNO”  ?

Se c’è una persona che in Italia l’anno scorso ha meritato il titolo di “donna dell’anno” è stata sicuramente Giorgia Meloni alla quale un anno fa nessuno avrebbe pronosticato un successo elettorale così travolgente, ma soprattutto una decisa conduzione di governo che - almeno fino ad ora -  lascia abbastanza stupiti.

Inutili le piaggerie o le critiche preconcette: piacciano o meno le sue idee, obbiettivamente la Meloni ha affrontato il “mestiere” di Premier con piglio sicuro concedendosi, ad oggi, ben poche sbavature e dimostrando una conoscenza dei problemi bel oltre il previsto, così - quando afferma di voler durare - comincia a trovare molti italiani che se lo augurano.

In effetti nessuno parla più di pericoli democratici o derive autoritarie, le polemiche nostalgiche si sono stemperate in banalità, lo staff di governo appare abbastanza coeso e l’opposizione piuttosto divisa ed incerta.

Un aspetto ancora da verificare è invece l’immagine che la Meloni ha offerto a livello internazionale e le decisioni che vorrà prendere in termini europei. Al di là dei sorrisi istituzionali la continuità con la politica di Draghi è apparsa evidente, rassicurante, in linea con una tradizione italiana molto (troppo?) ossequiente nei confronti di Bruxelles.

Certamente molti sono i condizionamenti economici e politici in un’agenda dettata dalle politiche della BCE, ma personalmente credo (e spero) che – dopo questa opportuna lezione di continuità - la Premier inizierà presto a mutare il tiro, perché altrimenti rischierà non tanto all’esterno quanto all’interno del proprio elettorato che credo sia in buona parte più critico di lei nei confronti della UE.

Un’avvisaglia, l’annunciato “no” all’obbligo sui motori elettrici per le auto dal 2035.

Stupisce anche che Giorgia Meloni si sia adeguata esattamente sulla linea UE in politica estera e per il conflitto ucraino (e quindi sulle posizioni di Washington) senza avanzare qualche riserva, ma è appunto troppo presto per capire se questa sia effettivamente la sua volontà o se questa scelta vada a porsi in una strategia più a lungo termine con distinguo progressivi che inizieranno magari sulle politiche migratorie per spostarsi man mano sulla politica estera per portare l’Italia ad essere potenzialmente uno stato-guida dei paesi mediterranei e di parte dell’est europeo.

Quello che è invece emerso dalla conferenza stampa di fine anno è la asserita volontà di mettere le mani al più presto ai progetti di riforma costituzionale.

Un tema che sarà contrastato dall’opposizione, ma la Meloni sa che troverà attenti (e consenzienti) molti elettori anche al di fuori della sua maggioranza.

C’è da sempre nel paese una volontà presidenzialista o semi-presidenzialista e grazie all’ampiezza della sua maggioranza parlamentare è forse il momento di intervenire ora perché è una riforma che può effettivamente essere utile, visto anche che questi suoi primi mesi di governo sottolineano un governo tornato “politico”, nella mani di una figura rappresentativa e “forte” e – tra l’altro - stupisce che sia stata proprio la prima donna a Palazzo Chigi ad aver dato questa impressione.

Il problema sarà coniugare un premierato più volitivo con la richiesta di autonomia che la Lega da tempo sostiene e che va canalizzata – e non sarà facile - come utile contraltare ai maggiori poteri che verrebbero assegnati al premier. Presto per parlarne, ma effettivamente il mix che ne uscirà potrebbe dare all’Italia quella nuova veste costituzionale di cui si parla da decenni, ma senza mai riuscire a concludere nulla.

D'altronde non sono ancora trascorsi neppure i tradizionali 100 giorni di “luna di miele” di ogni esecutivo e quindi è presto anche per i primi bilanci, ma se la Meloni pensa già a riforme strutturali significa che intende proseguire in velocità su un piano di riforme istituzionali che pur troveranno cento ostacoli sul loro cammino.

Ad oggi il grande vantaggio della Premier è piuttosto di parlare in molto spigliato (magari un po' troppo romanesco) immedesimandosi facilmente con la “pancia” degli elettori che se ne sentono rassicurati ed amano quel contatto diretto. Un credito di simpatia non fa mai male, anche perché il lavoro e le difficoltà non mancheranno.

 

ERRORE GASOLIO

Credo sia stato un grave errore da parte del governo non prorogare lo sconto sulle accise dei carburanti, mantenendole – eventualmente man mano a scalare - almeno per il gasolio, tenuto conto di quanto i trasporti pesanti incidano sull’inflazione e in generale sull’economia.

Ma, soprattutto, credo servano iniziative ancora più incisive di quelle annunciate di controllo sugli abusi e le speculazioni sui prezzi da parte delle compagnie petrolifere (oltre di quelle energetiche, bancarie e farmaceutiche) che in pratica operano in condizioni di “cartello”. E’ un problema grave che tocca diversi settori dove la libertà dei prezzi viene aggirata con accordi di oligopolio e questo non è né giusto né tollerabile: costi bancari, energetici, autostradali, medicine di base: il governo tenga dritta la schiena,denunci con forza gli speculatori e non si pieghi a questi veri e propri ricatti da parte delle grandi strutture finanziarie.

 

Approfondimento: BRASILE, LE COSE CHE SI NASCONDONO

Da domenica tutte le fonti di stampa denunciano l’assalto ai palazzi del potere di Brasilia paragonato – ovviamente – a quello di Capitol Hill,  ma pochi raccontano altri particolari che sono invece importanti nel panorama politico brasiliano, prendendo atto che al momento in cui scrivo queste note su Rai News ci sono 35 commenti alla crisi brasiliana TUTTI con una sola versione e NESSUNA che dia spazio ai “Borsonaristi”, ovvero (almeno) al 48% dei brasiliani che hanno votato per l’ex presidente, decine di milioni di persone  la gran parte assolutamente non violente, ma di cui nessuno sembra interessato a conoscere il parere.

Premesso che per me la condanna di ogni violenza deve essere inappellabile e sincera, i fatti di Brasilia si inquadrano però in una situazione torbida perché se Lula ha vinto (ma ad oggi non si è ancora espressa la Commissione di vigilanza sulla regolarità dei risultati) è altrettanto vero che la maggioranza dei deputati e degli Stati gli è contraria e il risultato delle elezioni per il Parlamento brasiliano ha sancito che la maggioranza dei seggi è tuttora nelle mani del PL (quello di Bolsonaro).

Eppure la vittoria di Lula, contestata e comunque risicata nei voti, è stata proclamata immediatamente, senza neppure aspettare la proclamazione ufficiale. Attore della scelta (contestatissima, ma da noi nessuno lo dice) Alexandre De Moraes, ministro del Tribunale Supremo del Brasile (TSB), la persona più potente, politicamente, dell’intero Paese, Lo stesso che ieri ha subito chiesto l’arresto dell’ex ministro della giustizia, del capo della polizia ecc.ecc. De Morales ha sempre favorito il PT di Lula anche con decisioni apertamente discutibili. Attenti quindi perché prendendo per scusa alcune centinaia di violenti facinorosi (questi sì che vanno arrestati) ci si è subito accaniti contro decine di migliaia di dimostranti che in pace chiedevano in tutto il paese correttezza nelle elezioni.

Il rischio è che si voglia sfruttare l’episodio per forzare le cose in una specie di “contro-golpe preventivo” che rischia di spaccare ancora di più il paese pur di bloccare l’opposizione a Lula che ha la maggioranza in parlamento.

Anche perché - per esempio - il neo-presidente non è quel santo che si vuol fare apparire: non è stato assolutamente prosciolto dalle accuse di corruzione, ma alla fine le condanne sono state annullate solo perché si è sostenuto che la corte competente fosse Brasilia e non Curitiba… Ma chi sa queste cose in Occidente?   Attenzione anche perché se Lula ha vinto, tutti gli stati brasiliani “produttivi” del centro e del sud (il Brasile è una Federazione, ricordiamocelo) gli hanno comunque votato contro e – se esistesse un controllo sul “voto di scambio” – non ci potrebbero essere dubbi che Lula ha vinto proprio in questo modo, dopo aver distribuito per anni decine di milioni di “pacchi dono” ai poveri sia per alleviare la loro spaventosa crisi economica, ma anche per riceverne poi i voti, mentre il deficit statale saliva alle stelle.

Per questo la situazione brasiliana sta diventando caotica ed è a rischio di una escalation di violenze inarrestabili che possono portare ad una disintegrazione dello Stato, con una divisione profonda del paese che si allarga sempre di più.

 

ULTRAS E RESPOSABILITA’ OGGETTIVA

C’è un solo modo concreto e convincente per spegnere la violenza degli ultrà violenti come nel caso di domenica scorsa sull’Autostrada del Sole ad Arezzo: condanne penali - sollecite e severe - per i diretti responsabili e immediate penalizzazioni in classifica con multe salate alle società di cui questi “tifosi” sono gli esagitati e violenti supporter.

State tranquilli che a quel punto proprio le stesse società sarebbero le prime a denunciarli, cosa che purtroppo non avviene, isolandoli ed impedendo loro di frequentare gli stadi. Provare per credere, intanto a poche ore dagli arresti tutti sono già tornati in libertà, pronti a ricominciare.

 

 

Il mio sito web: wwwmarcozacchera.it è stato recentemente rinnovato, dategli un’occhiata !

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 891 del 23.12. 2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: RIFLESSIONI DI NATALE UN PO' FUORI DAGLI SCHEMI - LO SCANDALO CHE (finalmente) APRE LA PATTUMIERA DI BRUXELLES - I MEDIA SU TRUMP - COSI' GIRA IL NUOVO MONDO.

 

ED E’SUBITO NATALE

Facendo gli auguri ai lettori de IL PUNTO avrei voluto scrivere parole un po' diverse dal solito. Non tanto per buonismo pre-natalizio quanto perché forse bisogna ammettere che il mondo cambia poco, chiunque governi e che troppo spesso sembrano sempre vincere i “cattivi”.

Ad esempio, per molti anni ho tenuto una rubrica settimanale sul quotidiano “La   Prealpina” di Varese e stavo rileggendo il mio pezzo del Natale 2002, scritto esattamente 20 anni fa.

Se lo avessi riprodotto interamente qui oggi quasi nessuno avrebbe scoperto che era “datato” perché descriveva una situazione di disordine mondiale e di sostanziale ingiustizia planetaria esattamente allora come oggi.

Sembra proprio che nessuno voglia imparare dalle esperienze passate, che pochissimi vogliano seriamente mettersi d’impegno per costruire e non solo distruggere.

Ma forse non è vero: vent’anni sono tanti per ciascuno di noi, ma un nulla rispetto alla storia eppure – se non volete arrendervi alle banalità - vi consiglio di leggere il bel libro “Factfulness” di Hans Rosling (sottotitolo: “Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo e perché le cose vanno molto meglio di come pensiamo”). Scoprireste che, a dispetto di mille crisi, il mondo in questi 20 anni è andato decisamente avanti nonostante tutte le auto-distruzioni umane e i grandi numeri ci dicono che il livello di vita è generalmente migliorato anche nei paesi “poveri” nonostante epidemie e guerre.

Forse un bilancio vero non andrebbe però fatto solo su statistiche mondiali più o meno tranquillizzanti per quanto riguarda salute, istruzione, clima o vita media anche se, al di là dei catastrofismi, è per fortuna la verità.

Quello che non entra nella statistica - e invece dovrebbe “pesare” soprattutto in questi giorni natalizi - è piuttosto il bilancio di ogni singola vita, quello dei rapporti umani che ciascuno di noi ha e vive con il prossimo.

QQQui non c’entrano proprio le statistiche visto che ciascuno è arbitro di sé stesso e le conclusioni deve trarle da sé con bilanci che forse vengono più facili proprio a fine d’anno, ma che dovrebbero coinvolgerci anche (o soprattutto) per quell’“incidente” che siamo abituati a festeggiare – malamente, nel senso che troppe volte ne tradiamo il senso - una settimana prima di Capodanno, ovvero quello  che chiamiamo Natale.

Non so come effettivamente siano andate le cose in quel di Betlemme ai tempi del fu Cesare Augusto, so che da lì è nato (o continuato) un grande discorso che coinvolge tutta l’umanità, anche se quasi sempre facciamo finta di non pensarci, occupati da tutt’altro.  

Solo qualche volta, magari nei momenti tristi o in quelli – come a fine d’anno - in cui più facilmente si fanno bilanci, ecco che ci accorgiamo che il discorso dentro di noi è sempre incompiuto, ma che comunque da soli non ce la facciamo perché il “prossimo” - quello che sta appena là fuori - comunque ci interroga, ci impone di non pensare solo a noi stessi se siamo minimamente logici con principi non tanto religiosi quanto intimi, istintivi nella vitaumana.

Per chi ci crede (io “ci spero”) la testimonianza che è nata in quella stalla è particolarmente aperta, spalancata verso “il prossimo tuo” tanto da costringerci a pensare non sono alle statistiche del mondo ma piuttosto a quel nostro bilancio intimo, unico, personale.

Possiamo non farlo, girarci intorno, far finta di dimenticarlo, ma prima o poi siamo comunque costretti a farlo perché in fondo - a quegli strani atomi che compongono la

coscienza del nostro corpo e danno linfa al nostro spirito - questo bilancio diventa una specie di necessità e sale dal di dentro come un tappo di sughero che risale verso la superficie dell’acqua e che nessuno può fermare: prima o poi riemerge in piena luce.

Se ci fermiamo a pensare un po’ su questi nodi ecco che allora la luce delle luminarie di questi giorni conta davvero poco mentre vale ben di più quella luce che ciascuno di noi può accendere dentro di sé.

Alla fine per festeggiare il Natale “vero” – al di là dei “seasonal greetings”, formula

ipocrita di auto-assoluzione per chi non ha più nemmeno il coraggio di dirsi cristiano -   dovremmo soprattutto pensare seriamente a questi aspetti, senza nasconderci dietro a regali più o meno riciclati, obbligati o banali solo perché “si usa” scambiarseli.

Riflettendo scopriremo che ci serve assolutamente una luce, ma soprattutto la “nostra” luce, quella che riceviamo quando arriviamo in questo mondo ma che poi un giorno dovremo restituire. Ed è comunque bello, alla fine, distribuirla intorno a noi.

Potremo farlo in mille modi e in tutta libertà, magari cominciando a rifletterci un po’ e poi visitando chi è solo, perdonando un torto, aiutando un poco di più chi ha bisogno.   Distribuire un po’ di quella luce è il regalo più bello che potremo fare ed è fantastico che possiamo costruirlo da noi prima di tutto proprio per noi stessi.

Anche questo è rinascere, ed è davvero Natale.

 

QATARGATE, MA NON SOLO

Il disinvolto atteggiamento di un gruppo di europarlamentari di sinistra beccati con le valige piene di contanti ha aperto (finalmente) un velo sulla corruzione che gira per Bruxelles.

Temo però che la corruzione con coinvolga solo singoli deputati o commissari europei, ma sia ben più profondamente insita nel “sistema”, vertici compresi.

Da quanti mesi sottolineo su IL PUNTO la mancanza di trasparenza dei leader e loro famigliari, delle procedure di appalto e forniture (vedi vaccini), dei rapporti stretti con grandi aziende che condizionano la politica energetica, quella sanitaria e le scelte economiche dell’Unione?

Ma com’è mai possibile che non ci sia un controllo di trasparenza sui “grandi numeri” europei? Come possono mai i cittadini avere fiducia nelle Istituzioni se queste non rispondono a nessuno, se i Commissari vengono decisi dall’alto e non cambiano neppure se non rappresentano più politicamente nessuno?

Dov’è un serio controllo contabile sugli appalti, le spese. gli sprechi e le forniture?  Se non arriva più trasparenza l’Europa muore e non per una valigia di soldi gestita da dei ladri, ma perché sta diventando una corrotta burocrazia senz’anima. Questo al di là di tutte le chiacchiere, le parole, gli asseriti principi “progressisti” che ci vogliono imporre e che invece nascondono soprattutto la “polpa” degli affari e – purtroppo – anche la corruzione.

Cominci Lei, cara Von Der Leyen, ci spieghi cosa combina suo marito nel mondo farmaceutico, quanto ha speso l’Europa per i vaccini COVID, chi ha fatto gli appalti e perché si siano sceltiproprio  quelli incredibilmente più costosi. Forza, Ursula, apra i cassetti…

Oppure, visto che i corrotti sono nella “sua” maggioranza, cominci a valutare se non sia più opportuno pensare ad elezioni europee anticipate. In caso di Sue dimissioni, invece, forse un tale Mario Draghi avrebbe qualche titolo in più proprio rispetto a Lei per dirigere la “Commissione”.    

 

TRUMP

Ho scritto più volte quanto Donald Trump mi stia antipatico, che sarebbe un danno per i repubblicani se si presentasse ancora alle elezioni presidenziali e che sarebbe molto meglio per loro se candidassero invece un giovane, come il governatore della Florida Ron DeSantis.

Ha fatto clamore in questi giorni la scontata accusa a Trump da parte della “Commissione d’Inchiesta della Camera” che - a seguito dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 - chiudendo i suoi lavori ha denunciato “all’unanimità” presunte gravissime responsabilità a carico dell’ex presidente chiedendo in pratica alla magistratura americana di intervenire per bloccarne la possibile ricandidatura.

Pochi media italiani hanno però spiegato che la “Commissione d’Inchiesta” (18 mesi di lavoro, centinaia di audizioni, esito scontato) era in pratica COMPOSTA SOLO DA DEPUTATI DEMOCRATICI in quanto i repubblicani (che ora sono la maggioranza al Congresso) non hanno mai voluto farne parte.  Quindi la “Commissione” era di fatto una espressione solo del Partito Democratico USA, non dell’intera Assemblea e oltretutto non aveva e non ha nessun valore giuridico. Se non si spiega questo, difficile che il pubblico italiano possa capirci qualcosa, ma è un elemento utile per sottolineare il livello di disinformazione diffuso da gran parte dei media italiani. 

 

DOVE VA IL MONDO

Per rendersi conto di come siano cambiati i rapporti economici e le comunicazioni nel mondo, basta dare un'occhiata all'aeroporto di Istanbul dove il tabellone delle partenze in un’ora soltanto - per esempio  tra le 8 e le 9 del mattino - segnalava tre giorni fa  la partenza di 38 voli internazionali.

Se passate da Fiumicino o Malpensa, date un'occhiata e  fate un confronto.

E mentre gli altri corrono, in Italia (e in Europa) andiamo avanti a discutere per settimane sui 60 euro pagabili o meno via POS....siamo ridicoli!

 

COME DI CONSUETO PER LE FESTE NATALIZIE “IL PUNTO” SI PRENDE UNA PAUSA, ARRIVEDERCI A DOPO LA BEFANA.

BUON NATALE “VERO”, AUGURI PER UN ANNO NUOVO ALMENO DISCRETO E GRAZIE DELL’AMICIZIA (E DELLA SOPPORTAZIONE) CHE SPESSO MI AVETE DIMOSTRATO.

 

                                                                                            MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 890 del 16 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Come ogni anno, nel mese di dicembre, dedico un numero speciale de IL PUNTO non a temi politici ma per fornire il doveroso rendiconto di una iniziativa che seguo ormai da 41 anni ed alla quale hanno contribuito molti lettori.  Si tratta del VERBANIA CENTER che – come potete leggere più sotto – opera in diverse parti del mondo. Credo che sia un modo serio e soprattutto concreto per “fare” e non solo per “dire”.

La prossima settimana IL PUNTO uscirà regolarmente il venerdì con l’ultimo numero pre-natalizio. Grazie ai lettori che anche quest’anno vorranno darci una mano.     

                                                                                      Marco Zacchera

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41 anni  di  “ KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2022  : VERBANIA CENTER   –  RELAZIONE DEL 41° ANNO

 

Cari amici,

come in pochi possiamo ormai ricordare personalmente, 41 anni fa – era il Natale del 1981 – nacque il “Verbania Center” prima come gruppo di amici e poi da 12 anni come autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del Kenya, e da allora si è fatto davvero tanta strada sia in Africa che in America Latina.

Come ogni anno vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più insieme a quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che abbiamo raccolto. Anche il 2022 è stato un anno difficile per il post-Covid e la guerra in Ucraina, ma abbiamo comunque continuato nelle nostre attività, particolarmente in Mozambico.

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo come ogni anno che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Quest’anno le ENTRATE sono state inferiori all’anno scorso, annata un po' eccezionale, ma sono stati comunque raccolti 11.288 euro, compresi gli interessi attivi sul fondo patrimoniale. Gli IMPEGNI complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 10.800. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è salito al 30.11.22 a 3.063 euro mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariato a 73.454,00 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center in 41 anni ha quindi superato come raccolta i  637.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle milizie islamiche. A questo fine abbiamo per ora inviato 3.000 euro, un altro invio si spera prima della fine dell’anno .

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia, pneumologia quest’anno ci si è concentrati a finire i lavori del pronto soccorso, diventato operativo nell’estate scorsa.

Ultimati anche i lavori per il pozzo e la distribuzione ai reparti dell’acqua potabile oltre alla costruzione di punti pubblici di distribuzione. Durante l’anno, oltre a quanto già versato, sono stati inviati 4.000 euro che hanno permesso di completare le opere. Purtroppo in ottobre Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Nell’augurarle una pronta guarigione abbiamo quindi sospeso i progetti per la sistemazione del reparto di ginecologia che erano stati fortemente richiesti dalla comunità locale ed erano n via di progettazione. Vedremo di riprendere tutto quando Luciana si ristabilirà.  

 

BURUNDI

Già dall’anno scorso abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 500 euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e tutzi.

 

COLOMBIA

Continua l’attività del nostro amico dott. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie di  Cartagena ed è originario della nostra zona. Ha creato delle squadre di calcio giovanili per i ragazzi di strada, ciascuna delle quali intitolata ad un club italiano: Juventus, Torino (Chiappo è sfegatato torinista!) e anche… Verbania (ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!). E’ un modo originale ma concreto per stare vicini a ragazzi spesso sbandati e per aiutarlo abbiamo inviato 1.000 euro.

 

SIRIA

Pochi ricordano il dramma dei profughi cristiani in Siria e in Libano dove essere cristiani significa soprattutto crescere emarginati. Tramite l’associazione AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE sono stati destinati 300 euro per l’assistenza medica nella zona di Aleppo dove sono presenti anche cristiani profughi dall’ Iraq e dal Libano.

 

 

LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta
2) le iniziative finanziate debbono prevedere il coinvolgimento di gruppi o popolazioni locali che devono co-partecipare mettendoci almeno il lavoro materiale. Inoltre, quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.

3) ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che viene realizzato.

 

L'AZIONE DEL ”FONDO”

Ormai oltre 11 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione:

Sul conto IT94 L 03069 22401 1000 0000 2801 (Banca Intesa Sanpaolo) intestato Zacchera Marco indicando come causale “ FONDO VERBANIA CENTER ”

Oppure direttamente sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “FONDO VERBANIA CENTER” 

 

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !

 

 

Verbania,  dicembre  2022                                                               MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 889 del 9 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: DONNE IRANIANE – LEGGE FINANZIARIA – CASO JUVENTUS - BRAVO NORDIO, Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA.

 

Dedicato alle donne..

Quello che sta avvenendo in IRAN sarà forse fondamentale per il futuro di tutta l’area Medio Orientale. Credo che dobbiamo essere grati alle donne iraniane che hanno avuto il coraggio di rompere gli schemi di una società assurdamente tornata indietro nella storia. L’Iran (come l’Afghanistan) 60 anni fa era un modello di libertà religiosa e di emancipazione femminile: dobbiamo essere solidari e vicini a chi lotta rischiando la vita non solo per la propria libertà, ma per quella di miliardi di donne che ancora oggi sono senza diritti, vittime nelle proprie società.

 

FINANZIARIA: LE TRAVI E LA PAGLIUZZA

Noi italiani siamo proprio strani. Commentando una legge finanziaria che “gira” oltre 30 miliardi non si vanno a vedere le questioni principali, ma le pagliuzze: aiuta l’evasione aumentare l’uso del contante? La scorsa settimana ho ribadito che mi auguro che NON venga estesa eccessivamente questa possibilità, ma sono davvero dei dettagli minimali, eppure tutta la polemica politica ruota solo su questi spiccioli. Pochi ricordano che il “grosso” della manovra è la necessità (a debito) di aiutare famiglie ed imprese a pagare le bollette (ovvero prevedere sussidi).

Passa così in silenzio la presa d’atto che il governo Draghi NON ha raggiunto la grande maggioranza degli obiettivi europei di quest’anno e che quindi bisogna lavorare per raggiungerli, ovvero tirare – e far tirare - la cinghia. Così come pochi ricordano che il costo dell’energia è di fatto condizionato da politiche europee che a volte ci strozzano.  

Di fatto (e di diritto) è quindi l’Unione Europea che detta la linea economica su tutto o – meglio ancora – la Banca Centrale Europea che di fatto comanda e può obbligare ai suoi desideri la politica dei vari paesi senza concreta possibilità di obiezioni.

E’giusto secondo i principi etici europei? E quanto conta allora la volontà dei popoli, degli elettori, dei cittadini? E’ diventata un optional, nei fatti stiamo andando dritti dritti verso una “democrazia per procura” affidata alle banche. Non mi sembra un grande successo democratico, mentre il PNRR (somme enormi, ma in gran parte da restituire) ci sta legando sempre di più mani e piedi a Bruxelles e condizionerà sempre di più il nostro futuro, chiunque governi. Ma chi “controlla i controllori”, chi li nomina?  Parliamo di questo – che è il centro del problema -  piuttosto al mantenere o meno i 60 (sessanta) euro di limite per l’obbligo del POS! Intanto va segnalato che ad ascoltare il dirigente della Banca d’Italia che su questo ha criticato il governo alle riunioni congiunte delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato erano presenti solo 7 (sette!) parlamentari su oltre 50. Non sono passati neanche due mesi da quando deputati e senatori sono stati eletti, è primo bilancio da esaminare… non si parte bene!

  

IL CASO JUVENTUS

Potete o meno essere tifosi juventini, certo lo scandalo dei bilanci della società bianconera lascia perplessi soprattutto perché la Juventus è quotata in borsa e – se questi sono i pasticci di una società quotata - mi chiedo cosa combinino le altre, ma soprattutto che controlli operi la CONSOB, così come la società di revisione interna, la FIGC e gli altri organismi preposti a certificare la trasparenza dei conti.

Mentre il “mondiale” si trascina tra indifferenza e rimpianti (ma quanto costa alla Rai seguire i campionati, a parte i diritti TV?) nessuno sembra sottolineare l’assurdità di un calcio italiano che non fa crescere i giovani di casa e spende invece centinaia di milioni per raccattare i più o meno presunti campioni, soprattutto nella parte povera del mondo. Di fatto si favoriscono così speculazioni ed imbrogli mentre anche la FIGC non investe che solo una minima parte nei centri giovanili o nello sport dilettantistico.

Non lamentiamoci poi per l’eliminazione della nazionale azzurra dai “mondiali”.

 

BRAVO NORDIO

Ci si lamenta sempre che i politici non parlino chiaro e invece il neo-ministro della Giustizia, Carlo Nordio (ex pubblico ministero) ha il coraggio di farlo e per questo va

apprezzato. Certo che ogni volta che si cerca di cambiare qualcosa le “caste” protestano e i magistrati si sono infatti subito schierati in prima fila per bloccare tutto.

Forse dimenticano che i cittadini italiani sono profondamente delusi e scettici sulla gestione della giustizia in Italia e che quindi cambiamenti si impongono, così per l’uso distorto delle intercettazioni che dai palazzi di giustizia filtrano troppe volte in tempo reale sui giornali. Patetico che immediatamente il PD (che pur aveva sostenuto il contrario) per paura di essere superato a sinistra si sia immediatamente accodato alle toghe. Forse...non si sa mai?!

 

Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA

Il reddito di cittadinanza, fiore all’occhiello dei programmi del M5S, proprio per questa sua forte caratterizzazione politica è stato da sempre oggetto di grandi polemiche. Vediamo di affrontare il discorso con meno ipocrisie e più concretezza cominciando a ricordare che da diversi anni in Italia funzionavano programmi simili come il REI (Reddito di Inclusione) e soprattutto il SIA (sostegno per l’inclusione attiva) che avevano scopi analoghi, ovvero soprattutto di tamponamento sociale.

Chi ha lavorato come “navigator” sa benissimo che - al di là delle sparate propagandistiche o dei programmi auto-celebrativi di “abolizione della povertà” - c’è la desolante realtà di uno strato sociale che in parte lavora “in nero” e si adatta al suo ruolo furbescamente o per necessità, oppure che semplicemente non ha voglia o (soprattutto) non può lavorare. La “voglia” è spesso carente per abitudini, ignoranza, provenienza famigliare, mancanza di spirito competitivo ma anche per pessimismo, delusioni passate con più o meno gravi carenze psicologiche e problemi di tossicodipendenza, ex detenuti, alcolisti ecc.

Vi sono poi spesso anche problemi fisici perché una persona non ha magari riconosciuta una percentuale di invalidità, ma se ha effettivi limiti fisici non può svolgere concretamente mansioni manuali, ricordando che la gran parte dei percettori del RDC non riceve i teorici massimali di legge (ovvero oltre i mille euro per reddito famigliare) ma una miriade di piccole somme mensili insufficienti per campare, ma sufficienti per “arrotondare”, senza però risolvere il problema lavorativo.

Non credo siano quindi molte le persone che abbiano effettivamente rinunciato a un lavoro stabile (e correttamente pagato) per percepire il reddito: le (poche) offerte di lavoro sono comunque di solito per mansioni manuali o specializzate cui non può accedere una manovalanza parzialmente invalida o anziana o che per qualche motivo non è all’altezza di un minimo di istruzione e autonomia lavorativa.

Il “Reddito di cittadinanza” è stato insomma una mancia, non una soluzione, ma d'altronde o si decide di ghettizzare una parte della popolazione che – soprattutto nel sud e nelle periferie urbane – non ha possibilità concrete di lavoro oppure (come è avvenuto) le si passa un piccolo mensile che permetta di tacitarla e arrotondare il minimo vitale. Ovvio che i grillini, assumendosene il merito “in proprio”, lo abbiano poi furbescamente trasformato in uno scambio elettorale.

I “navigator” non hanno quindi trovato posti di lavoro (né erano in grado di trovarli) ma - almeno quelli che hanno lavorato con criterio – hanno piuttosto spiegato ai “convocati” come avrebbero potuto “tentare” una ricerca di lavoro stendendo per loro almeno un curriculum e fornendo informazioni generali, in pratica poco di più.

Il fatto è che lavori veri, stabilizzanti e ben pagati, è difficili trovarli perché richiedono qualifiche, specializzazioni, mobilità, volontà di impegno nel tempo, ovvero caratteristiche che mancano alla gran parte dei richiedenti il sussidio, che in molti casi risultano poco al di sopra del livello di alfabetizzazione.

Senza dimenticare la grande platea degli immigrati, le cui “domande” di reddito sono state presentate (ed ottenute) per tramite dei patronati, sovente non dicendo la verità e questo è un aspetto che è rimasto colpevolmente in ombra.

Gente che ha auto-dichiarato di essere in Italia da un decennio (quando la circostanza – indispensabile per ottenere il sussidio -  era del tutto falsa) ma d'altronde tutti i dati forniti si basavano sempre su una “autodichiarazione” spesso di dubbia comprensione per l’interessato, talvolta neppure in grado di leggere in italiano. Immaginatevi come potevano essere compresi dei quesiti stesi in burocratichese!

“Navigator” diventati più assistenti sociali, dunque, che veri tecnici del lavoro e comunque all’interno di un riferimento normativo contraddittorio e con situazioni regionali assurde, basti pensare che ad oggi, a “fine legge”, i concorsi per potenziare i Centri per l’Impiego di oltre 10.000 unità in molte Regioni non sono ancora terminati. 

Ogni Regione è d'altronde andata per conto suo, sostanzialmente in un caos generale, mancando direttive unitarie e tempi obbligatori. Il lavoro d’altronde è – come la sanità – materia di competenza prevalentemente regionale e quindi ci si trova di fronte a scenari, meccanismi e organici spesso molto differenti da un territorio all’altro; tutto questo con il paradosso che norme nazionali come il RDC, finiscono con l’essere gestite in modo uniforme dall’INPS a livello di erogazione del sussidio, ma in modo del tutto differente dal lato delle politiche attive del lavoro.

Complessivamente, quindi, una legge fallimentare in termini di recupero di veri nuovi posti di lavoro, ma utile e a volte indispensabile come provvedimento-tampone ai fini sociali. 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 888 del 2 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  SOGNO UN PAESE NORMALE - MISERIE ALLA SOUMAHORO –  IL GIRO DEL GAS - CONTANTE -

 

UN PAESE NORMALE

Vorrei vivere in un Paese “normale” dove l’opposizione - oltre che protestare - proponesse anche alcuni spunti concreti e condivisibili in occasione di leggi importanti come la “Finanziaria” (indicando anche credibili coperture) e che la maggioranza di governo li accettasse, oppure motivasse bene il perché respingerli.

Uscire dalle logiche bloccate e contrapposte sarebbe atto di buon senso e per questo non credo che Calenda e Renzi pensino solo ad avere spazi di sottogoverno nell’offrire una potenziale collaborazione al governo Meloni creando irritazioni soprattutto a Forza Italia che teme di perdere la “golden share” per condizionare la premier in caso di necessità.

E’ comunque ancora presto per giudicare la Meloni che per ora – a mio avviso - si sta posizionando con credibilità interna ed internazionale varando una finanziaria “normale” e condizionata dai costi energetici che ha ereditato.

In generale mi sembrano emergano posizioni governative di buon senso, piuttosto fin troppo poco “rivoluzionarie” rispetto al recente passato.

Vero è che - nell’ ottica di potenziali 5 anni di stabilità - contano molto le fondamenta ovvero prendere in mano l’apparato per costruire poi un effettivo cambiamento.

Il tempo ci dirà, per ora apprezzo una condotta attenta e prudente della leader che non si è fatta ancora prendere in castagna ed ha sicuramente aumentato il suo prestigio personale superando molti preconcetti. Spero però che presto l’Italia cominci a marcare differenze e discontinuità, magari cominciando e prendere le distanze dai vertici europei.

Mi sembra che Bruxelles stia diventando sempre più un giocattolo politico-economico totalmente in mano al centro-sinistra ricattando con i fondi del PNRR diverse nazioni europee. Chiarezza e più trasparenza sulla gestione dei fondi dell’Unione e sui suoi costi di funzionamento non sono più rinviabili, soprattutto perchè la Von Der Leyen (e la sua corte) temo sia molto meno trasparente di quanto sembri seguendo le cronache che la dipingono sempre come una bella e brava fatina bionda.

Vediamo anche come finisce la vicenda Di Maio

 

LA TRISTE STORIA DI SOUMAHORO  & C.

Dell’ ”onorevole” Abounakar Soumahoro resterà l’immagine – diventata subito icona della sinistra - del suo debutto davanti a Montecitorio con gli stivali infangati e salutando con il pugno chiuso. Qualcuno disse subito che sarebbe stato un ottimo segretario del PD per “marcare la differenza” poi - man mano che uscivano le notizie dei traffici loschi delle cooperative di famiglia - la vicenda ha assunto connotati sempre più squallidi derubricandoli alla solita truffa e allo sfruttamento degli immigrati.

Così della potenziale candidatura ai vertici del PD per carità di patria non ne ha parlato più nessuno, anzi, Soumahoro è stato perfino allontanato dal gruppo parlamentare della sinistra-verdi.

Ma ci sono complicità del sistema che non si possono sottovalutare, perché temo che ci siano in giro molte altre “cooperative” (altra ipocrisia diventata truffa di sistema, quando diventano società di comodo ai danni di quelle serie) che in Italia hanno abusato dei fondi destinati ad assistere i disgraziati che sbarcano sulle nostre coste.

Porcherie di bandi rinnovati automaticamente e mai controllati, di prefetture assenti, di uno Stato che concede o promette soldi senza verificare i precedenti e soprattutto i rendiconti.

Eppure proprio la suocera dell’ “onorevole” (quella che viene ora indicata come la responsabile della truffa) nel 2018 venne addirittura premiata come «Imprenditrice immigrata dell'anno», con tanto di consegna solenne del riconoscimento da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini.

Non basta: nonostante le truffe già da tempo sotto la lente della Guardia di Finanza ancora in aprile sarebbe entrata nelle tasche della famiglia Soumahoro – con le cooperative Karibu ed Aid, entrambe risultate vincitrici di bandi nonostante le indagini in corso - la somma di circa un milione di euro per l'assistenza ai rifugiati ucraini. Truffatori e soprattutto sfruttatori della miseria, eppure la mini alleanza dei “+ Europa-socialisti-sinistra verdi e PD” non ha esitato a candidare l’onorevole dei miei stivali e a farlo eleggere, segno che nessuno ha controllato le carte, i precedenti, la fedina penale e non lo ha fatto neppure l’apposita “commissione Etica” che dovrebbe denunciare pubblicamente i casi dei candidati impresentabili.

La vicenda riapre così anche il capitolo delle ONG che operano nel Mediterraneo e che a volte sono connesse direttamente agli schiavisti che organizzano il trasporto.

Surreale leggere che l’organizzazione Ecchr (con sede a Berlino) in appoggio alla ben nota “Sea Watch” anziché chiarire questi suoi rapporti denunci addirittura per “Crimini contro l’Umanità” alla Corte Internazionale dell’Aja Matteo Salvini e - per buon peso - anche il suo predecessore Marco Minniti (PD) per “Complicità con la guardia costiera libica per privazione della libertà”.

Stupisce che analoga denuncia non venga allora presentata contro i dittatori e gli schiavisti che causano e dirigono il traffico di carne umana, soprattutto perché la gran parte dei migranti NON è spinta da motivazioni politiche ma economiche e quindi paga profumatamente il viaggio a questi mafiosi che spesso - di fatto - diventano “soci” delle ONG.

Restando in argomento, pochi hanno ripreso la notizia che nei giorni scorsi a Napoli, durante il “Festival dei diritti umani”, sia stata interrotta da urli e tumulti la proiezione del docufilm “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini che documentava proprio questi contatti. Solo “Libero” ne ha parlato diffusamente nel gelo della grande comunicazione che in argomento è molto reticente. Cattiva coscienza?

 

Su questo tema ricordo infine ai lettori di aver scritto un libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? - Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” , edizioni il Borghese. Chi fosse interessato a leggerlo me lo richieda (marco.zacchera@libero.it) ricordandosi di comunicarmi il proprio indirizzo postale. Al di là della stretta attualità. credo sia una lettura di interessante riflessione.

 

IL GIRO DEL GAS

La nazionale di calcio tedesca protesta in Qatar per la mancanza di diritti umani nel paese, ma nelle stesse ore il governo di Berlino ha firmato un mega contratto di 2,8 MILIARDI di metri cubi di gas  all'anno per 15 anni proprio con il Qatar.

Alla faccia di unirsi e di firmare accordi europei e continuando a boicottare la scelta di fissare un prezzo massimo a livello UE, la Germania fa - come sempre - gli affari suoi.

Curioso che il Qatar venderà il gas ufficialmente ad una società USA, la  Conoco Phillips, una multinazionale degli idrocarburi statunitense che rivenderà poi il gas ai tedeschi, in difficoltà dopo lo stop al gas russo. Ancora più ipocrita che in Germania al governo ora ci siano i Verdi che ufficialmente il gas non vorrebbero più usarlo e che alla fine il contratto sia stato indubbiamente favorito dalle "manine ignote" che hanno distrutto i gasdotti russi del Baltico. Sono sempre più convinto che la guerra in Ucraina sia un colossale affare per "qualcuno" , vero mr. Biden ?

 

IL GOVERNO E I CONTANTI

Non condivido la volontà del governo (soprattutto su spinta della Lega) per l’allargamento dell’uso del contante, andando in controtendenza con le ormai progressivamente consolidate abitudini degli italiani e il conseguente obiettivo aiuto al reddito sommerso (ovvero il “nero”) che è una delle piaghe del nostro sistema economico e pesa su tutti in campo fiscale.

Anziché elevare l’uso del contante e i limiti degli obblighi ad usare il POS si azzerino piuttosto le commissioni bancarie che oggi gravano in maniera a volte spropositata sulle piccole transazioni: mi sembrerebbe più logico e trasparente. 

 

   Buona settimana a tutti!   

                                                                                                        MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 887 del 25 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  LA VERGOGNA DI MAIO – CORRUZIONE E SCANDALI DIETRO AI MONDIALI - ADDIO A MARONI, LEGHISTA SIMPATICO

 

Di MAIO, UNA VERGOGNA EUROPEA

Tante volte m chiedo se ci sia un limite al peggio o – almeno – al ridicolo.

Nominare “Giggino” Di MaioInviato speciale europeo per il medio Oriente” oltre a fare sghignazzare l’intero continente (i francesi hanno già cominciato) pone un problema di fondo: ma come può essere  credibile un’Europa conciata e diretta così? Eppure il rischio c’è, visto che il nome di Di Maio è stato “selezionato” addirittura dallo European External Action Service, un panel esterno alle istituzioni Ue (LAUTAMENTE PAGATO) che valuta i profili (!!!) e poi li presenta alla Commissione europea che ha l’ultima parola.

Penso ai blog esilaranti con un Di Maio incapace di dire quattro parole in inglese, che ha confuso nazioni una con l’altra, che in Libia ha “ravanato” con tutti e concluso niente, che ha dimostrato di non contare nulla politicamente, personalmente e culturalmente  non è neppure laureato). “Inviato speciale” proprio lui?

Ma allora mi candido io, per la metà dei 12.000 euro mensili netti di tasse oltre a benefit vari, rimborsi spese e staff a carico di Bruxelles e sfido Di Maio sulla base di un test con 100 domande (in English, of course!) sulla situazione nell’area e vediamo chi risponde meglio, così come molto meglio di me potrebbero rispondere migliaia di persone solo in Italia: diplomatici, studiosi, ricercatori, esperti “veri” del mondo medio orientale. Ma com’è possibile a livello europeo selezionare proprio  un “quaquaraqua” come Di Maio? Sembrerebbe matematicamente impossibile!!... Eppure a tanto arriva la spudoratezza politica.

Un ultimo regalo targato Draghi? Può darsi, ma la scelta è obiettivamente indifendibile.

Il rappresentante in Italia della Commissione Europea ,Antonio Parenti, ha testualmente dichiarato che Di Maio "E molto stimato sia in Europa che fuori" (ma da chi?!) e che se sarà chiamato a diventare inviato speciale "Avrà sicuramente molto lavoro da svolgere con i Paesi dell’area del Golfo per discutere e determinare la questione dell’approvvigionamento energetico nei prossimi anni. Nel brevissimo termine l’area è importante come fonte di gas naturale liquefatto, ma in futuro giocherà un ruolo molto rilevante con riguardo all’idrogeno verde, vista l’esposizione al sole". 

Ma vi immaginate il futuro energetico italiano ed europeo affidato a Di Maio?!

E adesso ci vengono anche a dire che l’Italia non può rinunciare ad un posto importante in Europa. Scusate, ma se il posto era importante perché non è stato pubblicizzato adeguatamente il concorso, magari selezionando un altro italiano effettivamente capace e con un minimo di preparazione specifica?

Se poi tutto serve solo per indennizzare Di Maio con un lauto stipendio dopo la trombatura elettorale mi girano ancora di più le p… Semplicemente perché Di Maio non ha fatto NULLA per meritarselo, un presuntuoso fallito politicamente e più o meno nullafacente in tutta la vita.  

Sottolineato che l’attuale governo italiano - pur non avendo responsabilità dirette - ha però il dovere di opporsi dandone mandato formale anche al nostro esimio Commissario europeo Gentiloni, Di Maio torni a vendere bibite allo Stadio San Paolo, oppure si trovi finalmente un lavoro adeguato e magari – lui che ha “abolito la povertà” e “aperto il parlamento come una scatola di tonno” - si vergogni un po'.

 

DRAMMI E CORRUZIONE DIETRO AI MONDIALI

E’ in corso il grande show dei mondiali di calcio in Qatar, ma pochi sanno quanti drammi umani siano avvenuti durante la loro preparazione, rimasti negati e coperti dagli scintillanti palazzi di Doha e dalle imponenti strutture che ospitano le gare, mentre solo in parte è emersa la scandalosa corruzione che è stata messa in atto per organizzare la manifestazione in questo assurdo paese.

Ricordiamoci che l’intero “board” della FIFA è finito in manette dopo che sono state documentate le dazioni per milioni di dollari ricevute dai singoli suoi componenti per votare questa sede, mazzette che hanno poi portato all’azzeramento dei vertici.

Il Qatar è un paese anomalo, dove i diritti dei lavoratori e la stessa democrazia sono un optional e ne ho parlato a lungo in un mio libro “INTEGRAZIONE IMPOSSIBILE- Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed immigrazione", ed. Il Borghese. (Chi fosse interessato a leggerlo può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it ) scoprendo le infinite sfaccettature di queste teocrazie emiratine che piacciono tanto soprattutto a chi ha nascosto i soldi da quelle parti.

Ricordiamoci che secondo Amnesty International e Human Rights Watch (e come documentato da una serie di inchieste apparse l’anno scorso sul Guardian di Londra) sarebbero stati circa 6.500 i morti solo tra i lavoratori edili addetti alle costruzioni e di fatto deportati nel paese senza diritti ed oggetto di un inaudito sfruttamento.

Allettanti infatti da un guadagno molto al di sopra del povero livello di vita dei loro villaggi, centinaia di migliaia di persone provenienti da Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, India, Nepal e da molti paesi africani sono arrivati in Qatar scoprendo subito che la realtà era ben diversa da quella che era stata loro promessa. Per tutti la solita storia: un “reclutatore” che passava nei villaggi e prometteva soldi senza sottolineare troppo che a carico dei lavoratori restano le spese di viaggio, il vitto e l’alloggio e che quindi – arrivando – si sarebbero trovati già indebitati fino al collo.

Anche perché, nonostante le promesse della teocrazia al potere in Qatar – paese di cui Gianni Infantino, presidente della Fifa, è talmente innamorato da esserne diventato cittadino – non è mai stato abolito il sistema della kafala (“garanzia”) che permette ai datori di lavoro di requisire all'arrivo i passaporti dei lavoratori migranti – dichiarati subito ufficialmente “debitori” - che restano così senza documenti e la possibilità di lasciare il paese, ma anche di cambiare padrone o mestiere.

La Kafala concretizza un concetto preso a prestito dall’Islam, una specie di tutela per gli esseri inferiori che dovrebbe valere per donne vedove o rimaste senza marito e bambini minori, ma che in questo caso è stata adottata per gli immigrati. Un sistema che ha funzionato in milioni di casi, con il “kafil” che comandava senza sconti e spesso con la violenza e con l’immigrato che senza documenti non solo non poteva più espatriare o cambiare lavoro ma che non poteva neppure affittare una casa, avere un conto in banca e visto che non parlava – ovviamente – la lingua locale, non poteva nemmeno protestare o rivolgersi alla polizia o a un sindacato (peraltro vietati nel paese), né aver accesso a servizi sanitari o diritto ad adeguate assicurazioni sul lavoro.

Su internet si possono leggere storie incredibili di persone segregate per mesi, fustigate per “disobbedienza” o morte di stenti in un clima da medioevo.  Gente trattata come animali condividendo “a ore” un letto con turni di 60 ore di lavoro settimanali senza giorni di riposo e - ricordiamoci - lavorando in un clima bestiale, estremamente caldo. 

Quello che poi tutti si chiedono è se la corruzione nella FIFA sia stata effettivamente cancellata o se tuttora imperversi.

Il dubbio c’è, viste anche le dichiarazioni demagogiche del nuovo presidente FIFA Gianni Infantino che - sommerso dalle critiche per il perdurante mancato rispetto dei diritti umani in Quatar - ha avuto l’indecenza di affermare nella conferenza stampa di apertura che "Per quello che noi europei abbiamo commesso negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci almeno per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri paesi. Queste lezioni morali sono solo pura ipocrisia". Ipocrisia? Preso atto che per la FIFA il Qatar è un paese felice, Infantino ha detto di sentirsi "arabo", "gay", "lavoratore migrante" e intanto ne ha preso pure la cittadinanza, chissà se facendo un pensierino alla mancanza di trattati di estradizione verso questo piccolo stato del Golfo, se mai saltassero fuori sue future indebite ingerenze.

Perché non si tratta solo di diritti negati ai lavoratori, in Qatar non si possono professare in pubblico altre religioni oltre l’Islam, non è ammessa l’omosessualità, le donne sono oggetto di “vestiti adeguati”, non si devono bere alcolici (pensate alla gioia delle ditte di birra sponsor del mondiale!) e perfino per le turiste c’è stato l’obbligo di non indossare pantaloncini corti o magliette senza maniche, ma solo vesti che coprano ginocchia e spalle.

Perché - alla fine - resta poi la questione di fondo: ma senza una adeguata corruzione, chi mai avrebbe pensato di organizzare dei “mondiali” in un paese dove praticamente non si era mai giocato a calcio?

 

ADDIO A ROBERTO MARONI, LEGHISTA SIMPATICO

Se ne è andato a soli 67 anni Roberto Maroni, non solo “un leghista simpatico” ma soprattutto uomo corretto, ottimo ministro dell’interno e governatore della Lombardia, milanista. Lo ricordo con amicizia ed affetto perché scherzava e sorrideva sempre ed aveva un buon rapporto con tutti, ma dimostrando con coerenza un profondo senso del dovere e dello Stato.

Un esempio di persona per bene nel mondo politico e che avrebbe potuto ancora dare molto, alla Lega e all’Italia. Peccato che se ne sia volato via, davvero ci mancherà.

 

   Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 886 del 18 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MISS OTTO MILIARDI – MIGRANTI – IL REGALO DI TRUMP – SANZIONI A’ LA CARTE – IL DRAMMA DI MASSIMO GIORDANO – MONTESANO E LE IPOCRISIE RAI

 

BENVENUTA, MISS 8.000.000.000 !

Nei giorni scorsi siamo arrivati ad otto miliardi di esseri umani su questa terra. Quando frequentavo le elementari il maestro ci raccontava che eravamo due miliardi.

L’ottomiliardesima inquilina del mondo (voglio pensare sia una bimba) è probabilmente africana o indiana, aree con il più alto indice demografico e dovrebbe morire – se fortunata - all’inizio del prossimo secolo, quando secondo le proiezioni saranno (non “saremo”!) di meno perché sarà iniziata una fase di discesa demografica.  Intanto oggi la terra è comunque in grado di sfamare tutti, anzi, quasi un terzo del cibo viene buttato mentre due miliardi di terrestri soffrono di gravi problemi alimentari e alcune centinaia di milioni sono letteralmente alla fame. Quello che è insostenibile è il cattivo uso delle risorse, a cominciare da quelle naturali.

Questo anche perché l’1% della popolazione del globo ha la maggioranza delle ricchezze del pianeta e il 20% (noi) consuma l’80% delle risorse.

Una terra sconquassata per colpa dell’animale-uomo, ovvero per colpa nostra. Ci pensassimo un attimo forse avremmo un po' più di cervello nell’organizzarci la vita e capiremmo che solo un po' di pace reciproca ci permetterebbe (tutti) di vivere meglio.

 

MIGRANTI

Il “trattato del Quirinale”, misterioso e molto demagogico patto di Draghi sui rapporti Italia-Francia recita all’articolo 4: “le Parti s’impegnano a sostenere una politica migratoria e d’asilo europea e politiche d’integrazione basate sui principi di responsabilità e di solidarietà condivise tra gli Stati membri”.

Come pubblicato sul “Punto” della scorsa settimana, l’Italia – dati aggiornati al 16 novembre, ore 8 -  ha accolto nel 2022 ben 93.502 persone dal “fronte sud” (dei quali solo il 16% sbarcati da navi ONG) ma l’Europa – che a giugno si era impegnata di “ridistribuirne” 8000 - dall’Italia ne ha ricollocati solo 112, 38 in Francia e 74 in Germania. Un po' pochini…

Va bene che Macron è in minoranza in parlamento e deve far viso feroce o la Le Pen gli soffia i voti, ma anche la demagogia ha un limite e la silente Europa dovrebbe decidere con un po' di grinta che cosa fare: è scandaloso che la Germania plauda alle navi ONG che battono la sua stessa bandiera ma poi non accolga nessuno degli sbarcati a Lampedusa e dintorni e si arroghi anche il diritto di criticarci. Che il governo italiano alzi un po' la voce: per una volta siamo dalla parte della ragione.

 

IL REGALO DI TRUMP

Donald Trump torna in campo e annuncia la sua candidatura presidenziale per il 2024. Il miglior regalo possibile per i democratici che con Trump candidato rischiano di vincere un’altra volta le elezioni, magari anche riproponendo il sempre più spento Joe Biden. Mi auguro –  sono un convinto “repubblicano” – che in qualche modo si riuscirà ad arginare la candidatura dell’impresentabile Trump e che gli iscritti al GOP riescano a trovare nomi più credibili (e vincenti), magari cominciando dal governatore della Florida Ron DeSantis.

 

SANZIONI

Alcuni lettori mi accusano di essere diventato troppo “filo-russo” ma credo sia una sciocchezza: cerco di vedfere i fatti con obiettività, percepisco una informazione troppo sbilanciata e a volte preconcetta e piuttosto mi sento da sempre “filo-europeo” denunciando come ci stiamo facendo economicamente danneggiare dagli USA, anche se va dato atto a Biden di aver subito detto che i razzi ucraini caduti “per errore” in Polonia non fossero russi.

Sulla sempre più equivoca posizione di Zelensky ne riparleremo, rimaniamo un attivo sulla questione “sanzioni”.

Per esempio proprio il Wall Street Journal dava notizia di un “buco” nelle sanzioni americane che permette al petrolio russo di arrivare tranquillamente negli Stati Uniti dopo essere stato raffinato fuori dalla Russia. Nel caso specifico la raffineria era quella di Priolo e il petrolio russo arriva sotto forma di benzina sulla costa est americana. Questo perché le raffinerie di quell’area degli States producono la metà della benzina rispetto al 2018 e vi è crisi di approvvigionamento dell’area. La benzina insomma serve, va quindi importata e allora – con una “furbata” – gli USA fanno finta che non sia proveniente da petrolio russo.

L’Europa è in una posizione molto peggiore di quella americana perché non ha molte risorse petrolifere e non ce le avrà mai per una questione fisica e geologica.

Noi europei che siamo così fieramente contro la Russia e applichiamo (o dovremmo applicare) alla lettera  le “sanzioni” rischiamo però di saltare sotto il peso della crisi (e dei prezzi) visto che sostituire la Russia come fonte energetica si dimostra costoso e complicato. In questo gli Stati Uniti - che dipendono da Mosca infinitamente meno di noi - sono un esempio di realismo, ma soprattutto di assoluto menefreghismo sui “principi” quando fa loro comodo. Perché da noi queste cose non si dicono (e non si discutono apertamente)?

 

IL CALVARIO DI MASSIMO GIORDANO

Assolto con formula piena. È finita con l’esclusione di qualsiasi addebito la vicenda giudiziaria dell’ex assessore regionale e già sindaco di Novara (per 10 anni) avv. Massimo Giordano, già esponente di punta della Lega in Piemonte. La sentenza della Corte d’Appello di Torino ha visto confermata l’assoluzione in primo grado e respinto l’appello inutilmente proposto dalla Procura, dopo che Giordano era già stato assolto in primo grado.

Una vicenda assurda e surreale durata dieci anni iniziata sulle “voci” che Giordano avrebbe favorito come amministratore il gestore di un bar (!) e poi allargate (ad arte?) ad altre vicende che nulla c’entravano e che mi sono sembrate più che altro una scusa per tenere comunque aperto un procedimento che si è concluso con una doppia assoluzione, MA DOPO DIECI ANNI DI CALVARIO.

Un procedimento iniziato con perquisizioni in piena notte della Guardia di Finanza in casa e negli uffici dell’esponente leghista a sirene spiegate, titoli enormi sui giornali, servizi in Tv anche sulle reti nazionali, dimissioni inevitabili, rovina economica e politica E ALLA FINE… NULLA!

Chi risarcirà mai Massimo Giordano per il danno subito, le spese giudiziarie e di difesa che ha dovuto sostenere, la vergogna di cui è stato ingiustamente oggetto? Parliamo di assoluzioni con formula piena perché i fatti non sussistono: non dubbi, ma certezze e a questo punto perché il PM ha interposto appello dopo la prima assoluzione se era già venuta con formula piena? Giordano ha intanto perso il padre, gli è morta la moglie, si è vista rovinata la vita personale, professionale e politica: chi mai appunto lo risarcirà?

Possibile chi ha montato l’inchiesta e soprattutto l’ha voluta proseguire anche se non vi erano evidentemente indizi sufficienti non debba pagare nulla, in termini economici ma almeno di carriera? E quanti altri “casi Giordano” avvengono in Italia?

Perché nessuno mi toglie dalla testa che vi sia stata una evidente volontà persecutoria per distruggere l’immagine dell’esponente politico leghista allora più in vista in Piemonte, riconfermato sindaco a Novara dopo il primo mandato già al primo turno e con il 61% dei voti. Uno che oggi probabilmente sarebbe al governo, visto come era stato apprezzato a Novara e in Regione, ingiustamente distrutto.

Responsabilizzare anche la pubblica accusa mi sembrerebbe un dovere in un paese civile.

 

MONTESANO: L’IPOCRISIA SUBLIME

Stop alla partecipazione di Enrico Montesano a “Ballando con le stelle”: è la decisione della Rai, che definisce "inaccettabile" che l'attore abbia indossato durante una prova della trasmissione una maglietta con i simboli della Decima Mas e “Chiede scusa a tutti i telespettatori" (che peraltro non hanno visto nulla perché appunto era una sessione di prove). “E’ inammissibile – tuona la Rai - che un concorrente di un programma televisivo del servizio pubblico indossi una maglietta con un motto e un simbolo che rievocano una delle pagine più buie della nostra storia. Chiediamo scusa a tutti i telespettatori e, in particolare, a coloro che hanno pagato e sofferto in prima persona a causa del nazifascismo a cui proprio quella simbologia fa riferimento.”

Ricordato che il motto “Memento Audere Sempre” era semmai quello dei Mas che parteciparono con D’Annunzio alla “Beffa di Buccari” nella prima guerra Mondiale e che la X Mas - prima di diventare una forza armata della RSI - compì imprese eroiche contro gli inglesi durante la seconda, è evidente che in Rai non conoscono la Storia.  

Trovo però inaudito che un cittadino italiano venga sanzionato per una maglietta, peraltro neppure mostrata in trasmissione. Se Montesano fosse venuto con la maglietta dell’URSS, di Mao o di Stalin o Che Guevara allora andava bene? E chi indossa una felpa con il nome di una università mai frequentata in vita sua è forse accusato di falso o di plagio? Fino a prova contraria esisterebbe una Costituzione sulla libertà di pensiero e poi comunque Montesano ha chiarito bene che ha in casa centinaia di magliette e non era certo lì per fare propaganda “fascista”, ammesso che qualcuno ancora sappia cosa sia stata la Xa Mas.  Oltretutto proprio Montesano è stato consigliere comunale di Roma per il PDS (ora PD) e addirittura per tre anni eurodeputato proprio per gli ex comunisti!

Questa è quindi pura discriminazione politica, con la demagogia interpretata nel senso più idiota e semmai conferma la solita partigianeria del pseudo servizio pubblico RAI (che ad esempio non è stata indipendente nei giudizi sulle recenti elezioni USA ma spudoratamente schierata con i democratici in tutti i commenti). Mi auguro che Montesano tenga duro e con i suoi avvocati faccia causa alla Rai per indebita revoca del contratto: ha tutta la mia solidarietà, solo che poi a pagare dovrebbero essere “in proprio” i discriminatori, non la collettività che è obbligata a pagare il canone.

 

   Buona settimana a tutti!        

                                                                                                                      MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 885 del 11 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: ELEZIONI USA - VOGLIA DI PACE - MIGRANTI - LETIZIA SUPERSTAR

 

 

RON DESANTIS, RICORDATEVENE

Per le TV e i media nostrani le elezioni di martedì in USA hanno fatto scoprire Ron DeSantis, riconfermato governatore della Florida.

I lettori de IL PUNTO questo nome invece dovrebbero già ricordarselo bene perché è da molto tempo che scrivo che potrà essere un prossimo presidente americano.

Lo diventerebbe sicuramente già nel 2024 se Trump non si mettesse in mezzo a voler rovinare tutto con il suo egocentrismo e rischiando così di far perdere ai repubblicani le prossime elezioni.

Se Trump annuncerà la sua candidatura già la prossima settimana, saranno per gli USA due anni di divisioni, polemiche, inchieste, mobilitazioni collettive, veleni incrociati e da noi vi saranno migliaia di articoli, programmi, inchieste su Donald, il “cattivo” che vuol portar via il potere ai santi democratici che - come nelle fiabe a lieto fine – alla fine trionferanno sul male e che comunque se mai perdessero sarebbero sconfitti solo da elezioni truccate, magari da Putin.

Se il candidato repubblicano sarà invece DeSantis o qualche altro moderato, il GOP vincerà le elezioni alla faccia di Biden, sempre più rintronato.

Tornando a DeSantis: è un repubblicano di lontane origini italiane, è giovane e di destra, sta governando bene la Florida, è stato rieletto alla grande con un mare di voti rilanciando il proprio Stato ed affrontando il COVID con determinazione ma anche senza ipocrisie. DeSantis non ha (ancora) in mano il partito, ma certo è più presentabile di Trump che - se si candiderà - sarà il più grande alleato dei democratici. Mancano due anni, ma visto l’inesorabile declino dello spento Biden che ha portato i democratici a perdere il Congresso la partita è già aperta, nonostante i contorcimenti e i mal di pancia dei progressisti commentatori nostrani che monopolizzano i dibattiti TV.

 

VOGLIA DI PACE

L’ imponenza delle manifestazioni di sabato scorso per la pace in Ucraina sottolineano la credibilità dei sondaggi che hanno sempre sottolineato l’esistenza in Italia di una ampia minoranza politicamente trasversale del paese (che sta diventando aperta maggioranza) che chiede uno stop ai combattimenti e non vuole l’invio in Ucraina di altre armi italiane.  

Diciamoci le cose senza ipocrisia: fino all’altro ieri il governo “di larghe intese” imponeva di fatto un divieto politico a manifestare, con il PD da sempre il più spinto a scegliere la linea dura e armaiola contro Putin, mentre il M5S - pure al governo - si adeguava con pochi distinguo. Oggi, cambiato scenario, i Grillini scelgono la sponda del pacifismo e riprende subito forza quella sinistra anti-NATO che tenderà ad identificare sempre di più la guerra come una scelta del governo Meloni.

Il PD intanto gira come una trottola sbandando qua e là cercando soprattutto di far dimenticare le posizioni tenute fino ad oggi.

Stesso paradosso a destra, dove c’erano sempre state più o meno visibili riserve sull’intervento italiano e che oggi si trova spiazzata dalle manifestazioni di sabato della sinistra con il rischio di ritrovarsi a rappresentare da sola le posizioni NATO ed europee più estreme in una giravolta di posizioni per lo meno curiosa.

Presa dalla necessità di non dare spazio a critiche atlantiche prima delle elezioni, la Meloni ha voluto e dovuto scegliere la strada della continuità, pur sapendo benissimo che una buona fetta dei suoi elettori sarebbero i primi ad applaudire ad un progressivo sganciamento da posizioni di adesione acritica alla linea “dura e pura” fin qui seguita dall’Europa e dai suoi alleati. Vorrà marcare un prossimo distinguo? In molti lo sperano, anche perché di fatto le piazze sono state comunque un avviso italiano a Zelensky di cambiare i toni con invito a sedersi a un potenziale tavolo di pace perché l’appoggio alleato non è infinito e sempre di più le opinioni pubbliche chiederanno uno sganciamento controllato.

In questo senso forse proprio la Meloni potrebbe essere – progressivamente e senza stappi – la portatrice di una posizione nuova dell’Europa che si avvii ad aiutare l’Ucraina con impegni futuri sulla ricostruzione piuttosto che continuando con una acritica fornitura di altre armi.

E’ un momento in cui anche Putin è debole ed ha interesse ad una tregua perché dopo nove mesi questa guerra sta diventando una sconfitta anche per lui, soprattutto perché i due blocchi hanno capito che l’avversario è teoricamente insuperabile salvo usare armi non convenzionali, con il fronte di fatto bloccato, ma bisogna uscirne innanzitutto con una volontà di arrivare ad una conclusione.

Le parole vigorose e per me assolutamente condivisibili espresse anche in Bahrein da Papa Francesco – che ha assunto in maniera forte questa posizione già dall’inizio del conflitto, purtroppo non ascoltato – partono dal presupposto che occorre innanzitutto una volontà di tregua per cominciare a valutare la situazione e, soprattutto in vista dell’inverno, concedersi una pausa umanitaria.

Putin ha sì assunto il controllo di alcune province storicamente russe, Zelensky non può prescindere dall’ammettere questa realtà e su questo si può avviare una riflessione seria sui desideri delle popolazioni coinvolte non solo tramite referendum garantiti nella loro correttezza, ma anche aperti a chi è fuggito e vorrebbe tornare a casa.

Difficile pensare a eventuali formali rettifiche territoriali, ma si potrebbe spingere per creare una zona di larga autonomia garantita a livello internazionale, dove si possa costruire un’area smilitarizzata con la presenza di truppe neutrali a garanzia di tutti.

Ci si crede in queste possibilità? Le piazze dicono che è ora di insistere su questa strada e – aspetto importante – mettono anche in crisi la posizione oltranzista che la NATO ha assunto su questa vicenda a volte di aperta e inutile provocazione alla Russia.  

La NATO è una alleanza difensiva, ma è apparsa in mano più ai “falchi” che alle colombe, quasi volendo trovare in Ucraina una sua stessa ragion d’essere, visto che da decenni il “nemico” sembrava sempre meno pericoloso (e quindi la NATO contava di meno).

Al di là dell’ovvia ma confusa speculazione politica interna, le piazze di sabato chiedono di aprire uno spiraglio e di riflettere sull’incongruità di continuare in un assoluto muro contro muro.

 

MIGRANTI: SI RICOMINCIA (MA SI CAMBIA)

Tutto secondo copione: le ONG raccolgono migranti su prenotazione, cercano porti sicuri, Malta e l’Europa dicono di no, le navi battenti bandiera tedesca, norvegese, olandese ecc. stazionano per più giorni nel Canale di Sicilia (di imboccare Gibilterra e sbarcare a casa propria o nella progressista Spagna chi è a bordo non se ne parla neanche) e intanto cresce il dibattitto e la polemica tra i “buoni” e i “cattivi”.

La sinistra è “buona”, la destra è rude, insensibile e quindi “cattiva”, mentre l’Europa dà alte lezioni di moralità ma – salvo la Francia – non c’è stato uno straccio di governo che si sia offerto di prendersi in casa una quota di questi derelitti.

Ieri (giovedì) la Francia ha comunque tuonato “L’Italia è inumana!”. Dai dati ufficiali del Ministero dell’Interno si apprende che dall’inizio dell’anno al 9 novembre l’Italia ha accolto 89.826 persone sbarcate, 4.713 solo dall’1 al 9 novembre, ovviamente contando solo gli arrivi  “ufficiali”. Giudicate voi chi dovrebbe vergognarsi.

 

AAAA CANDIDATA OFFRESI

E volevate che Letizia Maria Brichetto Arnaboldi vedova Moratti salutata la giunta regionale lombarda e persa l’occasione di fare la ministro con la Meloni non stesse cercando un incarico, fosse anche dalle parti di Calenda & Renzi, almeno come futura candidata presidente del centro-sinistra-centro alle prossime elezioni in Lombardia?

Detto e fatto: lasciato un posto se ne prepara un altro e in quarantotto ore opplà la frittata è capovolta con Letizia Maria pronta a correre per il fronte progressista.

Senza offesa ed anzi con simpatica cordialità, la Signora Letizia - figlia e nipote di casate illustri, costellate di lombi nobili rigorosamente dai doppi nomi e dotata per stirpe di un patrimonio impressionante - non ce la fa a stare ferma un minuto e tantomeno a restare in seconda fila, né si pone il problema di un minimo di coerenza politica.

D'altronde - nella disperata ricerca di posti e visibilità – negli anni ha messo insieme un curriculum impressionante. Già presidente della Rai, di UbiBanca e di una infinità di altre società, ministra della Pubblica Istruzione, sindaco di Milano (poi pesantemente bocciata al secondo mandato, invano glielo avevano spiegato di non ricandidarsi), è una che “ci mette del suo” (in termini di milioni) quando gli servono per la campagna elettorale perché comunque ne ha quanti ne vuole.

Insomma, la Moratti era alla ricerca di una collocazione visibile: “AAAA candidata esperta, massimamente curriculata con patrimonio cospicuo, disponibilità immediata anche in anche casa altrui,  offresi.”  Assunta. 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 884 del 4 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: BAROMETRO MELONI – RITORNO DI FINI? – RAVE PARTY – SPECULAZIONI SUL GRANO – LULA IN BRASILE – FOIBE DIMENTICATE.

 

Ringrazio i lettori che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente interessati alla lettura de IL PUNTO. E’ un modo concreto per renderlo più diffuso e quindi per “contare”-  tutti insieme - un poco di più!

 

BAROMETRO MELONI

E’ sempre interessante ascoltare “Circo Massimo”, il commento quasi quotidiano del direttore del “La Stampa” Massimo Giannini che – ovviamente – è da sempre contro “la signora Meloni” ma, a seconda del livello di astio quotidiano, fa ben capire il barometro di inc… dell’opposizione.

Per ora stiamo tranquilli: il decreto per i Rave Party è “la legge del manganello”, la Germania, dicendo di prenderci noi i migranti imbarcati sulle proprie navi umanitarie (che loro non accolgono) “Ci dà una bella lezione di umanità” mentre la Meloni “provoca”. Vabbè… Prendiamo atto non da oggi che i gruppi editorial-finanziari della sinistra sono contro il centro-destra, non è certo una novità.  Non sostengano però di essere “indipendenti”, perché allora proprio non sono credibili.

 

IL RITORNO DI FINI

Prima l’intervista alla stampa estera, poi il ritorno in TV dall’Annunziata, in molti si chiedono se Gianfranco Fini non stia meditando un suo rientro in politica dopo un decennio di totale oscuramento. Personalmente non credo ad un suo rientro e tantomeno che si schiererà esplicitamente con un singolo partito, ma non c’è dubbio che il nuovo scenario a guida Meloni abbia riportato interesse su un personaggio che – comunque giudicato – aveva dimostrato per vent’anni la volontà e la possibilità concreta di rinnovare profondamente la destra italiana.

Mai come in questo governo (e lo conferma anche la lista dei sottosegretari) quella che fu Alleanza Nazionale è tornata ad occupare con proprio uomini (e donne) molte caselle nei dintorni di Palazzo Chigi, ma non è questo il punto.

Il percorso politico di Fini è stato infatti una progressione politica che è partita fondando Alleanza Nazionale dalle ceneri del fu Movimento Sociale (1995) ma poi, negli anni, ha assunto posizioni a volte contrastanti con il cliché di una destra tradizionalista, conservatrice e in qualche modo “convenzionale”.

Chi ricorda il percorso politico di Fini - prima ancora di lasciare Berlusconi per fondare “Futuro e Libertà”, spinto anche da alcuni amici che aveva intorno che si sono poi mostrati delle autentiche serpi - ricorderà che su diversi temi “civici” od etici la linea di Fini era diversa perfino da quella del proprio partito, si pensi a quella sui referendum sulla procreazione assistita, e non è un caso che ad un certo punto con lui si schierarono persone che oggi – come Della Vedova – sono riapprodate su posizioni radicali o di +Europa, nei diretti paraggi del PD.

L’ex presidente della Camera ha più volte ribadito di non voler dare consigli a nessuno, di non voler porsi come un grillo parlante alle spalle della premier (con cui però non ha smentito di aver ripreso i rapporti) ma piuttosto di continuare a pensare che la destra italiana debba andare non solo oltre alla polemica fascismo-antifascismo, ma soprattutto  muoversi più spedita sul campo dei diritti civili, dell’integrazione, forse anche di una maggiore visibilità ed indipendenza dell’Italia nella politica internazionale.

Fini penso sia ben consapevole – credo con amarezza – di essersi “bruciato” anche per colpe proprie, e soprattutto per aver sottovalutato la continuità di Berlusconi di cui legittimamente si sentiva il successore (ma il Cavaliere sembra tuttora inossidabile, anche se a volte in maniera perfino patetica), ammettendo pubblicamente di aver sbagliato facendo confluire Alleanza Nazionale del “Popolo della Libertà”.

La storia non si costruisce con i “se”, piuttosto (anche perchè chi ha rappresentato per cinque anni la terza carica dello Stato non può certo accontentarsi di fare un sottosegretario qualunque) Fini ci tiene correttamente a dimostrarsi e confermarsi come il “padre nobile” (o almeno lo zio) di una destra che alla fine ha ora concluso la sua traversata oceanica dopo che lui stesso – e questa è una verità – per primo si mise a scioglierne le vele.

Non credo quindi che Fini voglia tornare “in politica” ma penso che lo ascolteremo più spesso, anche perché intervenendo dall’Annunziata si è confermato sobrio, concreto, propositivo almeno per i molti italiani che in lui avevano visto un suo futuro da premier e ne erano rimasti profondamente delusi e tristemente disillusi dieci anni fa.

In qualche modo il tempo ha rimarginato certe ferite, ed ecco che si percepisce la classe di un personaggio che resta comunque al di sopra della media politica italiana.

Come per Almirante nei suoi confronti a fine anni ’80 è forse scritto che tocca ad altre generazioni gustare il successo, comunque tenendo accesa quella fiamma di continuità ideale della destra italiana che – al di là del facile gioco di parole legato al simbolo di FdI – è però comunque una realtà.

 

RAVE PARTY: FINALMENTE !

“Buona la prima” per il nuovo ministro dell’interno Matteo Piantedosi che - senza violenza, ma con fermezza - ha fatto liberare l’area del non autorizzato “Rave Party” di Modena dove si stavano radunando almeno 3.500 partecipanti da mezza Europa. Chissà perché quello che non riusciva mai ai governi precedenti e soprattutto all’ex ministra Lamorgese (ricordiamoci gli episodi di Torino e nel viterbese l’anno scorso) si è dimostrato subito praticabile e - per il futuro - non mancheranno finalmente delle regole per organizzare questi pseudo convegni “musicali” abusivi con relativo sballo e spaccio di droga.

PD e Grillini hanno poi iniziato un fuoco di sbarramento e polemiche sul successivo decreto varato dal governo urlando alla “libertà” conculcata, ai rischi per la democrazia ecc.ecc. Posizione legittima, ma credo assurda e per provarlo si dovrebbero mostrare a lungo le immagini della “fauna” presente a Modena e dintorni, tanto difesa dal PD: vedere com’era conciata certa gente sarebbe la migliore pubblicità per le decisioni di Meloni & C. ricordando a Letta che "rave" in inglese significa appunto "delirio"

Se è comunque “libertà” lo spaccio di droga libera e di sostanze di ogni tipo insista pure il PD a difendere queste posizioni, ma governo e maggioranza vadano avanti!

 

IL PREZZO DEL GRANO

Afferma Joe Biden: “La sospensione dell'accordo sul grano da parte della Russia (dopo che nel porto di Sebastopoli erano state danneggiate da droni 4 navi russe - ndr) è scandalosa, la Russia sta nuovamente cercando di usare la guerra da lei iniziata come pretesto per usare il cibo come arma, colpendo direttamente le nazioni bisognose e i prezzi alimentari globali, e aggravando le già' gravi crisi umanitaria e l'insicurezza alimentare".

Forse non tutti sanno che l’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano (circa il 3% della produzione mondiale) contro i 93 milioni di USA e Canada. Il giorno dopo il blocco russo, il prezzo del grano sul mercato mondiale è di colpo aumentato del 7,7%.  Chi ci guadagna di più per questi aumenti?  E – soprattutto – chi ha fornito e mandato i droni a Sebastopoli, così come chi ha sabotato i gasdotti russi nel Baltico?

I russi sostengono le responsabilità della Gran Bretagna, ma se non mostrano prove è mera propaganda, mentre invece – se effettivamente le prove ci fossero – andrebbero ben valutate perché allora UE e NATO dovrebbero ripensare l’opportunità di continuamente inviare armi a Kiev. Mai come ora servirebbe trasparenza, purtroppo non c’è.

 

LULA VINCE IN BRASILE

Con meno di due milioni di voti di vantaggio e quasi 5 milioni di schede bianche o nulle (particolare poco ricordato dai media italiani, tutti schierati con Lula a cominciare dalle corrispondenze RAI)  Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto il ballottaggio ed è stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. Lula ha battuto l'attuale presidente Jair Bolsonaro, che ha vinto però in 14 dei 27 stati brasiliani e ad oggi non ha ancora riconosciuto la sconfitta.

Non credo sia stato facile scegliere per i brasiliani: Bolsonaro non ha convinto durante il suo mandato e – complice anche il Covid - solo in parte ha migliorato la situazione economica dimostrando molta poca attenzione all’ambiente e ai più deboli, mentre Lula ha cementato il suo successo nelle classi popolari che con lui hanno goduto in passato di “bonus” di ogni tipo ed ovviamente lo hanno votato in massa, soprattutto nel nord del paese più povero e dove decine di milioni di persone in pratica vivono di sussidi pubblici.

La spaccatura del paese è stata evidente: con Bolsonaro i ceti produttivi, gli stati più sviluppati e le classi più ricche, quelle povere con Lula. Chi è stato recentemente in Brasile avrà notato come milioni di persone non lavorano, letteralmente accampate ovunque e con esasperate differenze economiche e sociali che nessuno dei due presidenti ha voluto od è riuscito a colmare.

Intanto la corruzione è pazzesca e Lula ne è stato a lungo espressione di vertice, anche se una scelta politica della corte suprema gli ha permesso di concorrere alle elezioni.

Il rischio è ora di un pronunciamento delle forze armate e di un ulteriore crollo dell’economia. Certamente la situazione brasiliana resta esplosiva.

 

FOIBE

I resti di oltre 3.200 persone, trucidate al termine della seconda guerra mondiale, sono state riportate alla luce da una foiba nella località di Kocevski Rog, in Slovenia. Si tratterebbe della più grande fossa comune scoperta fino a oggi: le vittime del massacro sarebbero in gran parte slavi, uccisi dai partigiani comunisti di Tito, impossibile sapere se tra di essi vi siano anche italiani deportati o residenti nelle terre italiane “liberate” dai titini. Ad oggi – va ricordato – nessuno sa con precisione quanti italiani siano stati infoibati e le autorità slovene hanno sempre fatto di tutto perché questa verità non emergesse mai.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 883 del 28  ottobre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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ATTENZIONE:

La scorsa settimana ero all’estero e il mancato collegamento internet mi ha impedito di inviare IL PUNTO (già pronto!). Me ne scuso con i lettori e ringrazio quelli che mi hanno scritto segnalando il mancato arrivo, così come quelli  – numerosi – che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente interessati alla lettura.

 E’  un modo concreto per rendere IL PUNTO più diffuso oltre le migliaia di indirizzi che già raggiunge  e quindi per “contare”-  tutti insieme - un poco di più!

 

MELONI AL DEBUTTO

E’ partito il governo Meloni nonostante le difficoltà al momento di varare la lista dei ministri soprattutto per le resistenze e le prese di posizione berlusconiane. Adesso inizia il momento dei fatti e su questi andrà giudicata la nuova premier.

Per ora bene la “grinta” nelle sue dichiarazioni e negli interventi, buona la lista dei ministri e positivi certi piccoli particolari come l’aver scelto un’Alfa Romeo rispetto a una AUDI o aver ricordato l’assoluta necessità di tutelare l’Italia in Europa. Mi lascia invece perplesso il possibile aumento a 10.000 euro per l'uso dei contanti (5.000 sarebbe stato un limite più logico) con il suggerimento al governo di passare subito, piuttosto, a togliere le commissioni bancarie sulle transazioni minori. Buon lavoro!

 

BERLUSCONI ? UN NARCISISTA EGOCENTRICO

Come dicevo in premessa, la scorsa settimana è “saltato” l’invio de IL PUNTO e forse è stato un bene perché avevo scritto un pezzo forse fin troppo duro nei confronti di  Berlusconi che sembrava voler sabotare la nascita stessa del nuovo governo.

Considero il Cavaliere tutt’altro che stupido, ma è un egocentrico, vecchio narcisista che si è circondato da una coorte di yesmen (e “yesgirl”) che da anni gli succhiano il sangue, lo lusingano, fanno finta di idealizzarlo mentre invece pensano soprattutto ai propri interessi e - appena sarà possibile - a spartirne le spoglie.

D'altronde un ex premier e il grande imprenditore che ha il merito di aver permesso la svolta del 1994 e che tuttora si ritiene addirittura il leader più intelligente del mondo non poteva essere così sciocco da non capire che indicare personaggi di basso livello a livello ministeriale (caso Ronzulli) non fosse controproducente prima di tutto per la sua stessa immagine.

Proprio invece i capricci per la Ronzulli, i veti su La Russa oppure le dichiarazioni su Putin (“riservate” ma pronunciate davanti a decine di testimoni!) denunciano quantomeno una superficialità che superano la logica, così come le parole sul conflitto in Ucraina potevano  anche essere in parte credibili, ma non esprimendole in quel contesto e in quel momento.

Se poi fosse vero il suo perdurante rapporto privilegiato con Putin (e non solo millantato credito) allora la cosa più saggia sarebbe stato proprio non parlarne, ma piuttosto lavorare nell’ombra per spingere lo zar e l’UE verso una soluzione negoziata e solo “dopo” - eventualmente - annunciarlo in pubblico come proprio merito, ma solo a cose fatte, suscitando sicuramente credibilità internazionale per sé e per l’Italia.

La riservatezza è l’ABC della diplomazia, possibile che proprio lui che si ritiene il “leader maximo” non lo capisca?

Oppure (ed è invece la cosa più probabile) Berlusconi tutto questo lo capisce benissimo, ma la sua è solo malcelata invidia verso la Meloni e gli altri partner più giovani di lui, quelli che nell’attuale momento - che è forse il più difficile nella storia della nostra Repubblica - ne hanno offuscato l’immagine. .  

Speriamo che Berlusconi la smetta di indossare i panni di un divo ormai fuori tempo massimo e si metta davvero al servizio del Paese. Gliene saremmo tutti molto grati.

 

FATEMI CAPIRE

Un po' di conti… Ci hanno detto che ormai siamo “quasi” indipendenti da Mosca per le forniture energetiche, ma senza dubbio l’energia nucleare non è aumentata di costo e neppure quella idroelettrica, così come l’eolico o il “solare”.

Dovremmo essere già arrivati a coprire con queste forme “green” il 40% delle necessità elettriche mentre (a parte la svalutazione dell’Euro verso il dollaro) il petrolio sul mercato internazionale non è aumentato - in un anno - in una misura così rilevante. Come mai l’energia elettrica ha invece raddoppiato, triplicato, a volte quadruplicato il proprio prezzo? Perché è tuttora collegata al prezzo del gas.

Ma proprio per il gas ci hanno raccontato per mesi che c’erano le forniture alternative, che gli USA erano pronti ad aiutare l’Europa fornendo gas liquefatto a prezzi competitivi: dove sono arrivate queste forniture e a quali prezzi?

Dopo settimane di discussioni l’Europa è intanto arrivata (forse) a un “mini accordo” sui prezzi del gas, ma quasi mai sui media si accenna al capitolo-chiave del discorso, ovvero la speculazione incredibile in atto da mesi proprio su questi prezzi.

Speculazione sulla pelle della gente, tollerata (se non protetta) a Bruxelles dove le autorità europee non si capisce “da che parte stanno” dovendo scegliere tra gli interessi dei cittadini e quelli delle multinazionali. Addirittura la scorsa settimana la Commissione Europea si è espressa negativamente rispetto a un esplicito voto del Parlamento Europeo sui prezzi dell’energia. Ma quale democrazia si sta instaurando ai vertici del nostro continente?

Diciamo intanto no alla Russia per i noti motivi, ma se domani mai volessimo anche tornare ad accordi con la Russia i gasdotti del Baltico non ci sono più perchè "qualcuno" li ha sabotato impedendo comunque le future forniture.

Domandina: ma CHI è stato a sabotarli? Possibile che tutte le forme di intelligence europeo non siano in grado di dirci chi può aver piazzato questi potenti esplosivi a pochi chilometri dalle coste polacche, svedesi e danesi (ma a centinaia di chilometri dalla Russia) bloccandoli per mesi, indebolendo l'Italia dal punto di vista energetico come tutta l'economia europea?

Il tutto rendendo così ancor più indispensabili – guarda caso - le forniture attraverso l’Ucraina e i nuovi gasdotti che passano nel Mar Nero.

Ma è mai possibile che Putin sia stato così stupido da auto-distruggersi i propri gasdotti che ora necessitano di costosi lavori di ripristino pagati dalla Russia?

Che dietro i sabotaggi ci sia invece una manina da oltreoceano, allora? Non si sa, non ce lo dice nessuno, nessuno sembra chiedersi queste cose pur fondamentali in termini di alleanze e che pur stanno pesantemente indebolendo l’Europa e le nostre scelte energetiche. Chi tocca il business petrolifero muore, ricordiamoci di Enrico Mattei ucciso proprio 60 anni fa da una “ignota” bomba collocata sul proprio aereo esattamente come avevano pronosticato le “sette sorelle” Made in USA e GB.

 

LO SCANDALO VACCINI

Ci si può scherzare sopra quanto si vuole sul siparietto del premier albanese Edi Rama che tranquillamente spiega - ridacchiando - di aver organizzato l’anno scorso una operazione di “contrabbando” di vaccini COVID tra Italia ed Albania, visto che la Pfizer si rifiutava di fornirli al paese balcanico, ma Rama – forse involontariamente - ancora una volta ha sollevato il problema: quanto sono costati e costano i vaccini COVID e con quali contratti europei sono stati comprati?

Lui parla - scherzando - della “sponda” avuta dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio che favorì l’operazione chiamando in causa i servizi segreti, ma la questione scandalosa e drammatica è che ad oggi - in piena somministrazione della quarta dose e in vista della quinta - ancora non si sa quanto l’Europa abbia pagato e paghi i vaccini a Pfizer e Moderna, con quali contratti siano stati comprati, con quali clausole e quali siano stati i dirigenti europei coinvolti nelle forniture.

Di sicuro è notizia di oggi che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza contestano a Pfizer una evasione fiscale per l’astronomica somma di 1,2 MILIARDI di euro evasi solo per i profitti “italiani” dirottati dal nostro paese al Delaware, lo stato USA di Biden dove le imposte sono ridicole.

Risposte che sono state negate non soltanto al grande pubblico, ma perfino a quei numerosi deputati europei che più volte lo hanno chiesto a Strasburgo, ma a cui si è concretamente risposto soltanto con uno scandaloso silenzio.

Il caso dell’Albania, tenuta ai margini delle forniture perché i vaccini aveva difficoltà a pagarseli, ha nuovamente scoperchiato uno dei più brutti “affari” cui la Von der Lyener non vuole rispondere e che chiamano in causa suo marito (collaboratore della società farmaceutica Orgenesis) e tutta la Commissione che ha scelto alcuni vaccini bocciandone altri e quindi coinvolge anche l’Agenzia Europea del farmaco (EMA) che ne ha avallato le mosse.

Fuori dall’ Europa mezzo mondo si è vaccinato con i vaccini russi e cinesi che – pur considerati leggermente meno sicuri – di fatto costavano molto meno, mentre l’Europa ha scelto Pfizer e Moderna dopo la “squalifica” di AstraZeneca.

Una “gara” a colpi di indiscrezioni giornalistiche che ha demolito il prodotto della multinazionale anglo-svedese facendo vincere a mani basse il ben più costoso prodotto americano con aziende che hanno goduto di enormi profitti.

Ancora non si sa se il comportamento europeo sia stato effettivamente basato su dati corretti o se abbiano contato molto anche le spinte e controspinte politiche e finanziarie di chi ha realizzato un profitto colossale sulla pelle di centinaia di milioni di europei, con margini paragonabili solo alle successive speculazioni sul prezzo del gas, ma sempre nel tacito assenso o perlomeno l’assoluta impotenza dei vertici europei.

Giusto per dare un’idea, secondo i dati non ufficiali raccolti da OCPI (l’osservatorio sui conti pubblici italiani) e ANAC pubblicati il 22 febbraio di quest’anno, un vaccino AstraZeneca sarebbe costato all’ Europa intorno agli 1,79 euro contro i 22,82 euro (ventidue!) pagati -  si presume, perché ufficialmente non si sa  – a Pfizer e Moderna. Con tutta la cautela del caso circa la raccolta dei dati – difficile proprio per l’evidente boicottaggio a fornirli – siamo davanti ad una problematica di 2,8 miliardi di euro, ovvero 10 euro per europeo!

Sarebbe ora che ci fossero quindi indagini serie a rassicurare tutti sui traffici più o meno sussurrati che sono girati e girano a Bruxelles e dei quali spesso si colgono solo le punte degli iceberg. Intanto la stessa Procura Europea ha ammesso di aver aperto finalmente un’inchiesta, ma sarebbe interessante sapere come proseguano le indagini.

Perché non arriva – anche (e soprattutto) dall’Italia - la richiesta formale di chiarimenti su tempi, prezzi, fornitori, concorrenza e personaggi coinvolti? L’occasione di un nuovo scenario politico italiano può anche essere per esercitare una forte pressione su Gentiloni per questa richiesta di trasparenza che sale dal basso.

Il tempo è maturo: siamo arrivati alla quarta e quinta dose (venduta carissima pure questa), ma stavolta non c’è più l’emergenza e i vaccini vengono tuttora venduti a 15-20 volte il loro presunto costo industriale, altro che il corretto ammortamento delle spese di studio a suo tempo sostenute!

Questa trasparenza è necessaria, ne va non solo della credibilità dei vertici dell’Unione, ma anche per convincere milioni di persone che il vaccino sia non solo sicuro, ma soprattutto effettivamente utile e non serva solo per rimpinguare un grande business cresciuto dietro la pandemia.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                                    MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 882 del 14  ottobre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Allora datemi una mano… vi chiedo solo di mandarmi qualche altro indirizzo mail di amici o conoscenti che potrebbero apprezzarne la lettura: un modo per renderlo più diffuso e quindi per “contare” un poco di più!

 

DALLA SEGRE A LA RUSSA

Giuliana Segre ha presieduto la prima seduta del Senato cedendo poi la presidenza ad Ignazio La Russa. Credo che nessuno lo avrebbe mai immaginato, ma è successo.

La Segre non ha mancato nel suo intervento di ricordare la marcia su Roma, Matteotti, le leggi razziali, la shoah, il nazismo, la resistenza, l’antifascismo. L’aula ha ascoltato, applaudito, approvato… E poi ha eletto La Russa. Non sembri irriverente: quei fatti, quelle tragedie, sono ormai scolpite nella storia ma – appunto – sono “la Storia” quindi non vanno dimenticati, ma sono passati. Quel mazzo di fiori che La Russa ha offerto alla Segre sia un definitivo segno di riconciliazione. Adesso è ora che gli italiani, possibilmente uniti, guardino al futuro, sia perché certi fatti non si ripetano più, ma soprattutto perché bisogna andare faticosamente avanti, tutti insieme. 

 

AUGURI E CONSIGLI A GIORGIA MELONI

Insediato il nuovo Parlamento tra pochi giorni Giorgia Meloni riceverà l’incarico di varare il nuovo governo. Vorrei darle un consiglio (non richiesto): sia soprattutto sé stessa, non tema di rompere qualche schema e non si lasci distrarre da più o meno interessati “consigliori”.

Attraversa un momento positivo in termini di popolarità e quindi un (breve) periodo politico di relativa tranquillità, ma all’interno di una coalizione insoddisfatta e soprattutto in una situazione economica che esploderà – temo – a tempi brevi. Meglio si attrezzi da subito all’emergenza.

Entro una settimana dovrà proporre il suo nuovo e primo governo: scelga il meglio, “a naso”, a buonsenso, senza “totoministri” e sulla base di rapporti diretti e personali, senza lasciarsi troppo distrarre dalle logiche di partito e senza leggere i giornali, nel senso che non deve aver paura di rompere anche con il passato, perché se la continuità è importante lo è anche la diversità visibile su alcune scelte, il che passa anche attraverso i volti che le declinano. Vorrei fosse finito il tempo in cui si fanno ministre le “amichette”: discontinuità! Credo che la maggior parte degli elettori che l’hanno votata chieda infatti freschezza, cambio, volti nuovi coniugati alla competenza, non importa se siano persone più o meno gradite agli apparati (o "nipotine" del Cavaliere).

Il momento è economicamente difficile, la “tempesta perfetta” più che essere in agguato è già ben netta all’orizzonte, visto che ci stiamo infilando a testa bassa in un periodo turbolento e che per l’Italia rischia di diventare critico non solo perché il “sistema paese” è logorato e sarà messo alla prova, quanto perché molti saranno tentati  – all’interno e all’esterno – di sparare da subito a palle incrociate sulla premier e la sua nuova maggioranza sperando di abbatterla il più presto possibile, come avvenne con Berlusconi nel 1994.

Al di là dei sorrisini, Giorgia Meloni non può risultare molto gradita agli apparati speculativi, alle solide (e a volte torbide) alleanze politica-potere incrostatesi nel tempo a Roma come a Bruxelles.

Dall’altra parte, la gente l’ha votata perché spera, magari considerandola come ultima spiaggia, oppure per protesta, o “perché il resto è anche peggio”. In definitiva tutti hanno un grande senso di aspettativa.

Vale sul fronte interno dove avrà ostili la maggior parte delle fonti di stampa, i partiti avversari, sicuramente la struttura “alta” della piramide che la politica ha messo in piedi nei decenni e che teme di essere a rischio di emarginazione.

All’esterno, il “boccone Italia” è già stato abbondantemente spolpato, ma un po' di buono c’è ancora e il forte richiamo ai valori nazionali non è stato da subito una bella musica per chi è abituato a considerare l’Italia una realtà debole, piagnucolosa, indebitata e quindi nella “fascia bassa” tra i partner europei più credibili, certamente non tra i VIP dell’Unione.

La Meloni è troppo furba per cadere invece nel tranello del fascismo-antifascismo anche perché è la dimostrazione pratica di una problematica politicamente superata, che no “tira” più alla vigilia del centenario della Marcia su Roma, anche se qualcuno (per ora tacitato) faceva finta di temerlo in campagna elettorale.

Le prime settimane saranno quindi delicate e pericolose, ma necessarie per impostare un nuovo ritmo, se Giorgia sarà capace di darlo al paese a cominciare dal timing di governo. Una squadra da inventare a dispetto dei leader concorrenti che vorrebbero sistemare prima di tutto i propri fedelissimi (e fedelissime!), insomma Giorgia dovrà averte il coraggio spesso di dire di no e questo sia nel segreto dei palazzi che a livello di opinione pubblica.

Cominciano già le agitazioni di piazza e le proteste per le bollette, giustificate ma – guarda caso – evitate finchè il PD è stato al governo.

Mille i problemi, a cominciare dal PRNN che non è a posto e comunque siamo ancora agli acconti, non alle verifiche di conformità che libereranno il grosso delle risorse. Temo che avere un facile ok da Bruxelles sia una pia illusione.

Nell’infinita serie delle priorità ci sarà infine la scelta degli amici internazionali e il mercato non offre molto all’Italia. Scontate le distanze da Orban gli eventuali alleati europei di prima fascia sono tutti da inventare, potenzialmente infidi perché tutti vivono male la crisi che colpisce tutti e ciascuno.

Poi la guerra, dove la Meloni ha assicurato continuità, anche se sa benissimo che all’interno di FdI più d’uno è scettico e il dissenso rischia di diffondersi dentro e fuori il partito.

Per schivare le imboscate l’unico vantaggio potrebbe essere allora la velocità nel varare il governo, fissare paletti, avere dalla propria parte (almeno) il Quirinale, ma senza perdere la propria identità.

 

GUERRA E PROPAGANDA

Continuo a non capire come si possa pensare di costringere Putin alla pace aumentando le forniture delle armi all'Ucraina. Avrebbe un senso se la Russia fosse sfinita e sull'orlo del baratro per darle una spallata definitiva, ma se Putin dimostra invece di essere in grado di scatenare rappresaglie continuerà l'escalation, non ci sarà la pace.

Sorprendente poi che in Italia stiano iniziando le manifestazioni di piazza “per la pace”: comprensibili se sono svolte da chi era ed è contro la guerra o da chi – come il M5S - è da sempre scettico sulle sanzioni,  ma cosa c'entra il PD che è stato ed è il più convinto assertore della fornitura degli armamenti a Kiev, tanto che per mesi ha attaccato il centro-destra sostenendo che fossero dei pro-Putin travestiti?

Sono angosciato per quanto sta avvenendo: non c’è alcun dubbio che quella di Putin sia stata una guerra di aggressione, ma dobbiamo venirne fuori e una mano potrebbe darla anche una informazione meno di parte. Ma possibile che se truppe russe avanzano fanno del “terrorismo”, se indietreggiano si lasciano scrupolosamente alle spalle fosse comuni, camere di tortura e così via. Manca solo che segnalino con cartelli luminosi tutte le testimonianze della loro efferata crudeltà. Vediamno ogni giorno scene sconvolgenti di civili (ucraini) coinvolti nel conflitto, ma gli altri non li vediamo mai. Quando avanzano le truppe ucraine i filmati di carri armati russi in fiamme vengono presentati come eventi gioiosi. Eppure, dentro a quei carri c’erano dei soldati che saranno andati arrosto, ma in questi casi non ci si indigna, neppure quando Zelensky si vanta di 34.000 soldati nemici ammazzati.

L’escalation è sempre solo colpa della Russia, ma se ogni giorno l’Occidente spedisce armi in Ucraina in modo colossale. Per esempio da quattro mesi non venivano colpiti obiettivi a Kiev e nelle varie città ucraine fuori dall’area degli scontri, ma è vero o no che i russi li hanno lanciati DOPO che si è voluto colpire il ponte con la Crimea, ovvero una azione di (inutile) sabotaggio a un simbolo della loro presenza in Crimea? 

Secondo i nostri media Putin si auto-distrugge i gasdotti, i ponti, vuole imporre la Russia agli abitanti del Dombass che però – a parte i referendum, più o meno taroccati - sono e restano effettivamente in maggioranza russi per etnia, religione, lingua e non ucraini, ma soprattutto lo sono sempre stati. Quante cose non ci vengono raccontate, a cominciare da cosa pensino effettivamente gli ucraini del loro presidente. Comunque sia, adesso dobbiamo in qualche modo venirne fuori: non è logico, umano, possibile continuare con questa escalation ma se a parlare sono solo i “falchi” la pace resta lontana e l’escalation continuerà. Un’ idea? L’Occidente offra a Putin un armistizio in cambio di sospendere le forniture di armi… e intanto ci si parli, magari tenendo un referendum “vero” per capire cosa ne pensino le popolazioni coinvolte.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                               MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 881 del  7 ottobre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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VI PIACE LEGGERE IL PUNTO?

Allora datemi una mano… vi chiedo solo di mandarmi qualche altro indirizzo mail di amici o conoscenti che potrebbero apprezzarne la lettura: un modo per renderlo più diffuso e quindi per “contare” un poco di più!

 

SOMMARIO: QUALE VERITA’ SUL SABOTAGGIO DEI GASDOTTI ? – FINI E LA “NIPOTINA” GIORGIA – ISLAM, IRAN E LE RADICI CRISTIANE

 

SERVE VERITA’ SU GUERRA E GASDOTTI

Vorrei avere maggiore trasparenza sulle informazioni relative alla guerra in Ucraina e sul caso del gasdotto sabotato nel Baltico, perché è un nodo fondamentale per il futuro europeo.   

Riassumiamo: l’arma di pressione di Putin verso l’Europa è (era) il gas che vendeva  (centellinandolo e a caro prezzo) trasportandolo soprattutto attraverso i 2 gasdotti del Baltico e - con i guadagni realizzati - di fatto la Russia finanziava la guerra in Ucraina.

Secondo alcune voci il premier russo sarebbe stato così stupido da far introdurre nei due gasdotti (uno fermo per manutenzione, l’altro già bloccato dalla Germania a pochi mesi dall’inaugurazione sotto forte pressione politica di Washington) dei robot che - con 500 kg di esplosivo ciascuno! – li avrebbero evidentemente percorsi per centinaia di chilometri e - arrivati vicini alla costa danese - avrebbero fatto esplodere i due gasdotti dall’interno (!) bloccando per mesi le forniture.

Mi sembra che se proprio Putin voleva interrompere il flusso di gas poteva semplicemente chiudere o ridurre il rubinetto alla partenza (come fa da tempo) o ancor più facilmente bloccare anche il vecchio gasdotto che passa per l’Ucraina, tra l’altro privando così il “nemico” anche di una bella fetta di diritti di transito e danneggiandolo direttamente, tanto che adesso la Russia dovrà pure pagarsi le riparazioni, oltre ad aver buttato via gas per decine di milioni di euro. Verità o fake news?

Resta l’altra possibilità – ben più logica  –  ovvero che dietro ai sabotaggi ci sia  invece la “manina” statunitense, magari con la manovalanza della vicina Polonia, per distruggere economicamente  la Russia, ma anche - di fatto – indebolire ulteriormente l’Europa togliendo al nemico russo ogni possibilità politica di pressione energetica e  mettendo contemporaneamente in crisi anche la “concorrenza” industriale europea, oltre a far guadagnare ancora di più chi specula sul prezzo del gas togliendo dal mercato il concorrente russo, mentre l’UE è incapace di darsi una linea di azione comune.

Avanzare questa seconda ipotesi trasforma però chi la sostiene in un potenziale “filo Putin” perché si ammetterebbe che USA e NATO usano l’Europa come dei burattinai, la danneggerebbero volontariamente senza averne il permesso sostenendo una guerra parallela (non autorizzata) lontano dal fronte. Insomma, incrinerebbero pesantemente la loro immagine “buonista” e di strenui “difensori della libertà”.

Sta di fatto che anche per questo episodio l’Europa è intanto economicamente stremata, l’energia è in mano alla speculazione più folle mentre ovviamente si approfondisce il solco tra Russia e UE, con evidente vantaggio strategico per gli USA .  

Intanto gli americani sommergono l’Ucraina di aiuti militari: 1,1 MILIARDI di forniture belliche solo questa settimana. Se poi la Russia, incalzata dalle armi USA, accenna alla tremenda possibilità di usare il nucleare “tattico” la NATO minaccia Mosca di ulteriori rappresaglie, ma intanto moltiplica appunto gli invii di armi convenzionali (ma modernissime) a Zelensky che ha addirittura firmato un decreto che vieta per legge qualsiasi trattativa di pace.

Ma è utile per l’Europa sostenere questa posizione in un modo totalmente acritico ed assistere ad un crescendo della crisi senza tentare - o almeno proporre - uno straccio di piano di pace?

Inoltre, siamo sicuri che in Ucraina tutti la pensino come il loro presidente?

Perché a Kiev non esistono più elezioni, parlamento, opposizione: nessun media occidentale riesce (o vuole) darci un’idea onesta su che fine abbiano fatto i parlamentari ucraini contrari a Zelensky, né se una parte degli ucraini non vorrebbe almeno discutere una qualche forma di armistizio, o anche solo una breve tregua umanitaria.

Guerra, guerra forever: non sono d’accordo, ma a Kiev (come a Washington e a Bruxelles) piace così, dove a parlare sono sempre e solo i “falchi” e a guadagnare l’industria bellica, con l’informazione che ovviamente ci va dietro.

A parte ogni scrupolo morale, ma agli europei – intesi come semplici cittadini, non i ricchi vertici della UE - conviene davvero che le cose continuino in questo modo?

 

LA NIPOTINA GIORGIA

Ma quali sono i veri rapporti tra Gianfranco Fini e Giorgia Meloni? Si può o meno definire la giovane leader di Fratelli d’Italia una continuatrice della sua linea politica?

E’ un quesito interessante soprattutto dopo che nei giorni scorsi Fini ha preso le difese della Meloni davanti alla stampa estera.  

Tra i due c’è un lungo e consolidato rapporto, anche perché non va dimenticato come Fini la volle leader di Azione Studentesca, poi coordinatrice e presidente di Azione Giovani, prima ragazza a capo di un'organizzazione giovanile di destra.

Soprattutto, fu proprio Fini a candidarla nel 2006 facendola subito eleggere a vice-presidente della Camera della Camera e poi promuovendola a Ministro della Gioventù nel governo Berlusconi del 2008 (la Meloni divenne la ministro più giovane dell’Italia repubblicana e in assoluto il secondo ministro più giovane dall’Unità d’Italia).

Certo, seguirono anni di profonda freddezza per l’affare Montecarlo (con un “gelo” non solo a livello pubblico), quello che portò alla rovina politica di Fini oltre alla SUA parentesi politica con “Futuro e Libertà” cui la Meloni non aderì nonostante dovesse a Fini la sua crescita ai vari livelli.

La freddezza continuò anche dopo il 2013 e l’insuccesso elettorale del movimento finiano, ma va ricordato che in quegli anni la Meloni doveva per forza marcare una distanza o sarebbe stata travolta con il suo nuovo partito ancora in fasce e tutto da consolidare e far crescere.

Nel tempo però le cose sono cambiate e se negli ultimi mesi Fini ha ostentato in pubblico un assoluto riserbo il feeling è ripreso, qualche consiglio importante non è mancato e intanto più di un esponente di “Futuro e Libertà” ha trovato casa proprio in FdI - e non da oggi - come Adolfo Urso e Roberto Menia.

Sono tasselli, piccole reciproche cortesie, consigli privati con Fini che vuole e deve restare sullo sfondo per non oscurare o mettere in imbarazzo la giovane leader che è indubbiamente cresciuta del suo, ma che in qualche modo è stata e resta una sua “creatura”.

Certamente la sera del 25 settembre mentre Giorgia Meloni celebrava il suo trionfo in molti avranno pensato proprio a Fini che per primo “sdoganò” la destra italiana, ma non riuscì mai a superare Berlusconi nel suo ruolo di leader della coalizione. Un obiettivo che invece è stato raggiunto dalla sua “figlioccia”, anche se oggi il Cavaliere è decisamente ridimensionato rispetto a una dozzina di anni fa. Rammarico e forse tanta nostalgia in Fini per le occasioni perdute, ma la storia – come sempre – non si costruisce quando è ormai passato l’attimo fuggente. In questo senso può restare però a Fini almeno la soddisfazione di aver visto nella Meloni una leader già diversi anni fa, quando nessuno l’avrebbe scommesso.

 

IRAN, ISLAM E LE RADICI CRISTIANE

Quello che sta succedendo in Iran meriterebbe maggior attenzione visto che è in atto – duramente repressa – una vera e propria rivoluzione giovanile contro la teocrazia islamica che da 40 anni è alla guida del paese.

Gli studenti invocano maggiore libertà, mentre Khamenei insiste “Sono proteste organizzate da USA ed Israele”, per giustificare gli almeno 120 giovani ammazzati dalla polizia e dalle “milizie morali” che puntellano il regime.

Mi illudevo che qualche organizzazione islamica italiana protestasse e scendesse in piazza per condannare le decine di morti nelle strade iraniane, invece nulla.

E pensare che in Iran vi è una larga maggioranza sciita mentre quasi tutti i musulmani italiani sono sunniti, quindi qualche loro protesta ci poteva anche stare. Poi - però - qualcuno potrebbe ricordare anche le libertà vietate in Arabia Saudita (nazione leader sunnita) e allora è forse meno imbarazzante mantenere un assoluto silenzio.

Il tutto per sottolineare la necessità di affrontare un serio ragionamento sui rapporti da tenere – in un quadro di correttezza e libertà – nei confronti dei musulmani italiani o di quelli immigrati verso i quali deve esserci il massimo rispetto, ma dai quali dobbiamo pretendere altrettanto. Non dobbiamo solo chiederci se sia giusto togliere dai menu delle nostre scuole il prosciutto per non offendere gli alunni islamici, oppure negare le celebrazioni natalizie con il loro nome per non urtarne la suscettibilità, ma ragionare sul futuro della “nostra” civiltà.

Se una ragazza italiana va in Iran e non si mette il velo viene arrestata (e peggio), eppure ogni occasione da noi diventa pretesto – in nome della “accoglienza” e della “diversità” - per negare le nostre radici europee cristiane, per nasconderle quasi timorosi di mostrarle, per non voler capire che sono il cemento di una comunità e che quando viene frantumato la comunità stessa si dissolve.

In questo senso mi viene anche qualche dubbio su un eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che tacciono o minimizzano troppo spesso il continuo martirio dei cristiani in Africa, gli incendi delle chiese, la discriminazione legale anticristiana operata dalle autorità o la distruzione sistematica della presenza cristiana in Medio Oriente.

Non si deve odiare nessuno, né dividersi in nome di Dio, ma almeno l’atto di testimonianza e di appartenenza mi sembrerebbe dovuto, insieme all’ovvio rispetto per le opinioni religiose degli altri.  

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 880 del 30 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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AUGURI A GIORGIA

Ci vorrà più di un mese per varare il nuovo governo, si scatenerà intanto il solito “totoministri” con relative tensioni, polemiche e forse pressioni europee o del Quirinale, ma questa volta sul tavolo ci sono alcune chiarezze che sarà difficile cancellare.

Il centro-destra ha vinto domenica in maniera chiara, limpida, inequivocabile così come il successo è stato prima di tutto di Giorgia Meloni che quindi ha tutti i titoli (e i numeri) per governare.

Il momento è però drammaticamente difficile, la BCE adesso vede nero (ma non andava tutto bene?!), l’UE è (sarà) fredda con l’Italia, c’è la guerra in Ucraina, le bollette che salgono come le materie prime, il PNRR è da rinegoziare, il deficit pubblico mostruoso con tassi in aumento e siamo nelle mani (e nei ricatti) di Bruxelles, con i media internazionali preconcettamente contrari alla “postfascista” Meloni.

Non solo: stipendi e salari non corrono come l’inflazione (sulla quale l’ISTAT ha comunicato negli ultimi mesi dati fuori dalla realtà dei supermercati) e quindi una tensione sindacale è in arrivo, soprattutto perché adesso non c’è più il PD da tutelare.  In generale, quindi, una “tempesta perfetta” per mettere in difficoltà il nuovo governo fin dalle prime battute.

Resto convinto che Mario Draghi non è stato dimissionato, ma che LUI STESSO ha deciso di fasi dimissionare per non legare il suo nome ad una crisi economica imminente di grande portata e che costringerà a tagli e sacrifici in un gioco del cerino la cui fiamma adesso sarà nelle mani della nuova, giovane leader.

Scontata la battuta che alla fiamma la Meloni possa essere abituata, sta di fatto che nonostante la situazione bisognerà comunque cercare di rispondere alla richiesta di rinnovamento che è arrivata dal paese.  

La Meloni ha convinto raccogliendo non solo voti di protesta, ma adesso dovrà dimostrare nei fatti di saper gestire una svolta. Ha subito parlato di “unione” e di “responsabilità” in modo asciutto, sobrio e senza slogan. Auguri, perché ne avrà molto bisogno.

 

VINCITORI & VINTI

Una campagna elettorale con vincitori e vinti, con la personale soddisfazione di veder buttati giù dalla torre alcune tra le figure più antipatiche da sempre, ma non tutte.

Due pesci relativamente piccoli - ma abili anguille - per esempio hanno rivinto, nel senso che hanno riportato le loro preziose natiche a Montecitorio: Bruno Tabacci e Benedetto Della Vedova, di cui avevo sottolineato il passaggio attraverso ogni area parlamentare cambiando regolarmente casacca pur di rimanere sempre a galla.

Mentre in molti si sono candidati per coerenza sapendo che la rielezione sarebbe stata una missione inpossibile (e meritano comunque risopetto), con molta abilità questa volta i nostri due furboni hanno fregato il povero Enrico Letta e così nonostante la sconfitta sia di “+Europa” che di “Impegno Civico” (partiti rimasti fuori dalla Camera con il conseguente impallinamento di Emma Bonino e Luigi Di Maio) eccoli rientrare in campo a spese del PD cui hanno soffiato gli unici due posti nei collegi lombardi, per la gioia dei “compagni” della base.

Anche Fratoianni, Speranza e Bonelli sono stati eletti, sempre a spese del PD: se Letta sarà cacciato dai vertici del partito potrà sempre fare il presidente onorario dell’AVIS, viste le sue tante donazioni.   

Soddisfazioni? Isabella Rauti che ha battuto nella ex Stalingrado d’Italia (Sesto San Giovanni) Emanuele Fiano, il tronfio esponente PD che con arroganza la sapeva sempre più lunga di tutti (sia chiaro che non c’entra la sua religione ebraica, anzi, ma è per l’antipatia della persona che si riteneva onnipotente) mentre Luigi Di Maio si ritrova a 36 anni a dover nuovamente cercare un lavoro. Alla Farnesina non sarà rimpianto, se non dalla legione di “fedelissimi” che intanto aveva sistemato.  

Torna Silvio Berlusconi che ha risistemato la quasi-moglie e tutta la sua corte, ma ad essere sinceri tutti i leader hanno piazzato i propri fedelissimi grazie alla legge elettorale.

Con la riduzione dei parlamentari sono rimasti fuori due amici della mia zona: Enrico Montani (Lega) e Mirella Cristina (Forza Italia): a loro un “grazie” sincero per l’impegno che hanno dimostrato, mentre sono stati confermati - come previsto - i due candidati del centrodestra all’uninominale Gaetano Nastri (FdI, al Senato) e Alberto Gusmeroli (Lega, alla Camera). Con loro tornano tanti amici ed ex colleghi di AN tra i quali voglio ricordarne due particolarmente cari come Maurizio Gasparri e Roberto Menia.

 

QUEL FILO SOTTILE

Ci sono molti modi di commentare le elezioni e raramente un leader ammette di aver perso mentre quando vince esulta a volte in modo esagerato. Giorgia Meloni è stata molto sobria, ma nel suo primo ringraziamento pubblico dopo aver vinto le elezioni, prima ancora di ricordare collaboratori e famigliar,i ha pronunciato alcune frasi che sono scivolate via senza destare molta attenzione nella maggior parte dei commentatori, ma che hanno sicuramente toccato il cuore di chi si sente legato ad una destra antica, negletta e dimenticata.

L’ accenno “A questa notte, che per tanti di noi è una notte di orgoglio, di riscatto, di lacrime, di abbracci e di sogni”, ricordando “quelle persone che non ci sono più ad avrebbero meritato di vederla”.

A chi si riferiva Giorgia Meloni? Nella notte della sua consacrazione a leader, non credo proprio che facesse un riferimento al fascismo o a una ideologia, ma piuttosto a quella comunità umana nella quale è nata, che in qualche modo è sopravvissuta negli anni, strettamente legata a quella fiamma tricolore che del resto è restata nel simbolo di Fratelli d’Italia e che aveva causato tante polemiche ed ironie nell’ultima campagna elettorale, quasi che qualcuno la vedesse come oscura minaccia per la prima volta, quando invece è stata su tutte schede elettorali italiane fin dal 1947.

Il simbolo di quella comunità che fu prima del Movimento Sociale e poi di Alleanza Nazionale, una comunità alla quale la Meloni non ha potuto appartenere per ragioni anagrafiche, ma alla quale ha mostrato di sentirsi legata in una sorte di continuità spirituale con un filo sottile che non è ideologico, ma identitario.

La Meloni non ha fatto in tempo a vivere la discriminazione, la violenza, gli anni di piombo e dell’immediato dopoguerra con le difficoltà incontrate dalle due generazioni che l’hanno preceduta dopo che il fascismo era già morto e sepolto, ma – soprattutto nei suoi anni passati alla guida dei giovani della destra italiana - ha per lo meno potuto raccogliere le testimonianze di chi aveva tenuto stretto quel filo di continuità ideale e politica.

Anni in cui la discriminazione era evidente, ma non solo nella politica quanto soprattutto nelle scuole, sul lavoro, sulla stampa, nei diritti negati a chi era considerato emarginato e quindi “out”, silenziato.  Episodi per fortuna inimmaginabili nella realtà di oggi a sottolineare quanto il nostro Paese si sia evoluto almeno nella tolleranza e rispetto reciproco.

Non è certo la prima volta che la destra vince: Alleanza Nazionale già dal 1994 era andata al governo quando con Fini era stata “sdoganata” e grazie anche a Tatarella aveva sottolineato la sua presenza ad ogni livello, ma quella destra era in qualche modo sempre rimasta sopportata ed “ospite” nel salotto buono della politica, dove da sempre impera quella “intellighenzia” sinistrorsa che vive tra giornalisti di regime, capitalisti dandy, gay alla page, radical chic e antifascisti di mestiere.  

Non si deve santificare nessuno, Meloni compresa, credo però che con la sua vittoria abbia finalmente legittimato anche una comunità che oggi spesso è divisa e dissolta eppure ha dei caratteri incancellabili di intendere la politica e la vita, opponendosi da sempre a una retorica di sistema sui soliti temi, giocati con preconcetto, retorica e formalismo. Forse gli italiani hanno superato ogni post-fascismo non riabilitandolo ma  sostituendolo piuttosto con il concetto del “no” convinto ad ogni autoritarismo e dittatura che può oggi concretizzarsi a ogni latitudine.

La Meloni sarà probabilmente anche la prima donna a capo di un governo italiano, con le femministe che “rosicano” perché capiscono che non è una di loro, eppure –anche qui - l’essere una donna e una mamma “normale” è stato uno degli aspetti vincenti che le hanno permesso di raccogliere simpatie, a dimostrazione che non è questione di “genere” o di “quote rosa”, ma di valore, capacità e credibilità delle singole persone.

 

VOTO DI SCAMBIO

Se chiedo un voto offrendo in cambio 10 euro è “voto di scambio”, penalmente perseguibile. Se il M5S e Conte prendono i voti al sud al grido “Votateci, vi daremo ancora il reddito di cittadinanza, guai a chi lo tocca!” invece, che cos’è?

 

Buona settimana a tutti, grazie per domenica scorsa!

                                                                                                                       MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 879 del 23 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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ATTENZIONE: IL PUNTO ha ripreso le sue normali uscite settimanali (di norma il venerdì), ma molti lettori mi segnalano che le mie news ora finiscono in SPAM, non si capisce perché. Controllate anche voi, se a prima vista un numero non vi arrivasse…  

 

AUGURI, ITALIA !

Domenica si vota, giunti al termine di una campagna elettorale senza grande mordente. Come ho già scritto ritengo i miei elettori assolutamente in grado di scegliere da soli e senza il mio consiglio.

Personalmente mi auguro che vincerà il centro-destra, conscio che da lunedì un potenziale nuovo governo verrà comunque attaccato da tutte le parti nel tentativo di bloccarne l’azione.

Spero quindi in una vittoria netta, perché di fatto il grande capitale, le banche, l’Europa, la speculazione internazionale “tifano” a sinistra ma - se ci pensate – visto che nessuno muove la coda per niente gli italiani hanno invece il sacrosanto diritto di alzare un po' la testa, anche nei rapporti europei.

Negli ultimi anni il debito pubblico è molto peggiorato e qui sta il punto debole: qualsiasi governo può essere obbligato da Bruxelles ad allinearsi, la nostra sovranità è già di fatto limitata.

E’ un bene o un male? Ci sono vantaggi e svantaggi, solo chiedo che ci venga detta la verità, senza essere condita da altri interessi. Non mi faccio molte illusioni, ma non è vietato sperare in un cambiamento, sapendo che il nostro Paese ha un assoluto bisogno di una guida ferma ma anche rinnovata, possibilmente  con un salto di generazione.

E’ ora di rinnovamento, non solo di compromessi e sono significative alcune scelte, come quella di Letta che proprio a fine campagna elettorale è andato invece a cercarsi il plauso della SPD tedesca, partito leader di quella Germania che ci dice no perfino ad imporre un tetto europeo al prezzo del gas e quindi ci danneggia apertamente.

Se gli italiani ragionassero dovrebbero almeno chiedersi che senso abbia avuto quella visita e votare quindi di conseguenza comprendendo che chi fa gli interessi dei tedeschi calpesta i nostri..

Se vincerà, il centro-destra sarà all’altezza di governare? Mi auguro di sì, ma – dico a me stesso - almeno lasciamolo provare!

 

LA QUESTIONE UNGHERIA

Un po' monocorde, la gran parte dei media italiani plaude a Bruxelles che, in nome della “democrazia”, ha sanzionato il governo di Budapest e vuole tagliare i fondi europei all’Ungheria considerandola “una minaccia sistemica" ai valori fondanti dell'UE, una "autocrazia elettorale". Così - con 433 voti (sinistra e PPE) contro 123 (conservatori, liberali e per l’Italia FdI e Lega) – per la prima volta il parlamento europeo si è preso il diritto di giudicare governanti comunque liberamente eletti in un paese membro.

E’ un principio pericoloso, perché se a giudicare il tasso di democrazia altrui non è una corte di giustizia ma sono i rappresentanti politici di partiti avversari, il confine tra libertà e sopruso diventa molto sottile.

Si sostiene poi che in Ungheria ci sia troppa corruzione e sarà pure vero, ma allora cosa succede a Malta dove chi scriveva di queste cose è stata perfino uccisa, che succede nei paesi finanziariamente opachi come Olanda, Lussemburgo, Cipro?

Cosa succederà se in altri stati – magari da domenica in Italia, così come la settimana scorsa è successo in Svezia – a vincere fossero partiti euroscettici? Da una parte lo stritolamento economico della BCE, dall’altra la possibilità di ricatto politico: dove sta scivolando l’Europa, se il dissenso politico di chi non è di sinistra è sempre meno tollerato?

 

FEDEZ, IL PEGGIO

A 18 anni Fedez definiva i carabinieri 'infami figli di cani' ma l’Illustre Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione nel procedimento contro di lui per vilipendio delle Forze armate dello Stato “perché è passato troppo tempo dai fatti”.

Ci inchiniamo alla Giustizia, di cui da sempre la Procura di Milano è un alto esempio di virtù, ma certamente Fedez e la moglie Chiara Ferragni da sempre sono l’emblema di un certo modo di intendere la sinistra che mi è difficile sopportare. Eppure per i media questi sarebbero gli “influencer” delle nuove generazioni, quelli che sembrano i guru vincenti di parte dei giovani italiani.

Ma sono ancora libero di dire che queste due super ricchi balordi per me sono non solo una coppia insopportabile, ma anche dei manipolanti (e manipolati) autentici cretini?

 

PUTIN

Pericolosa l'escalation minacciata da Putin e sdegnate le reazioni in occidente. Putin è indubbiamente l'aggressore in Ucraina e quindi il responsabile della guerra, ma se dall'occidente si moltiplicano gli invii di aiuti militari quale può essere la sua reazione se non armarsi ancora di più?

Credo che insieme agli aiuti all'Ucraina l'Europa e gli USA debbano anche offrire anche una via di uscita politica e diplomatica alla Russia. Per esempio, i prossimi referendum in Dombass andrebbero controllati a livello internazionale e giudicati obiettivamente circa la volontà delle popolazioni locali, non respinti in anticipo. Se una popolazione si sentisse russa e non ucraina è giusta obbligarla  a stare con Kiev?  

 

RAZZISMO?

Non so se abbiate notato come quasi tutte le pubblicità siano diventate multietniche.

I messaggi devono essere infatti “politicamente corretti” e quindi in ogni spot vedete gente di colore anche se forse improbabili acquirenti. Si giunge anche a situazioni un pò paradossali come - ad esempio - la pubblicità della nuova Alfa Romeo che viene guidata per le vie di Milano da una splendida modella mulatta. Ma l' "Alfa" non dovrebbe essere nel mondo uno degli emblemi dall'italianità? Eppure, come per quasi tutte le automobili, sembra che un bianco o una bella ragazza bianca alla guida sia diventato un show politicamente scorretto...

 

UN SALUTO A TUTTI, ANDATE A VOTARE  E BUON (POST) 25 SETTEMBRE ! 

 

                                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 878 del  16 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: INTERFERENZE USA-RUSSIA -  PRESIDENZIALISMO ED EUROPA – SPUDORATI - PRESENTAZIONE NEROZZI

 

INTERFERENZE

Da 10 anni i democratici USA accusano Mosca di “interferenze” nella politica internazionale, di condizionare elezioni negli USA e nel mondo e di “comprare” politici e media per diffondere poi “fake news” in favore di Putin.

Questa storia delle presunte interferenze russe è iniziata in concomitanza a quando sono emerse le inconfutabili porcherie combinate in Ucraina dal figlio di Joe Biden ai tempi in cui quest’ultimo ero vice di Obama, sono servite per accusare Trump e – senza mai con un riscontro concreto o una sentenza – vengono sempre tirare fuori, come gli analgesici, “a necessità”.

“Vocine” che cercano sempre di depistare e dare un po' di fiato alla cerchia dei “partiti-parenti” del PD americano sparsi nel mondo, soprattutto quando sono in evidente difficoltà.

Infatti - guarda il caso - pur essendo legati a presunte news del 2016 saltano fuori solo adesso, a una settimana dal voto italiano, ma restano sempre impalpabili, corrosive, mai chiare.

Che dietro le quinte l’attuale amministrazione USA non sia molto contenta di un potenziale nuovo governo di centro-destra in Italia, nonostante abbracci e sorrisi ufficiali, non è un mistero: meglio avere alleati “alla PD” sempre silenti e consenzienti rispetto a gente che magari si dimostrasse più indipendente nei propri giudizi.

Tra l’altro proprio questa settimana gli USA hanno potenzialmente perso i loro rapporti privilegiati con la Svezia che, dopo quasi un secolo, pure lei ha virato politicamente a destra e non si sa mai che l’Europa cominciasse a cambiare direzione...

Concludendo: se i fatti di corruzione ci sono, l’amministrazione USA li tiri fuori subito con date, circostanze, nomi e dimostrando gli importi pagati senza giocare a nascondino come è abituata a fare, cercando di dar corpo alle nebbie per potenzialmente inquinare il voto.

Anche perché colgo una forte contraddizione: Putin è accusato di “interferire” all’estero, ma queste presunte “mezze notizie” americane che escono a puntate, che cosa sono se non esattamente la stessa cosa, aggravate dal fatto che le interferenze russe restano “presunte”, mentre questi atteggiamenti USA sono invece sotto gli occhi di tutti.

 

PER IL PRESIDENZIALISMO E UNA NUOVA ITALIA IN EUROPA

In una campagna elettorale abbastanza piatta e dove i protagonisti sembrano scambiarsi solo battute su temi un po' scontati, emergono però due elementi di netta diversità tra il centro-destra e la sinistra: il presidenzialismo e l’opportunità di un diverso rapporto con l’Unione Europea.

La sinistra è per mantenere lo status quo: qualsiasi riforma costituzionale è vista come l’antidemocratica anticamera di un ritorno a un regime, il PNRR è dichiarato immodificabile e per il PD se l’Italia cambiasse maggioranza di governo rischierebbe di essere messa al bando in Europa.

Premesso che ogni cambiamento istituzionale ha un proprio iter con i tempi necessari, credo che questi due temi siano invece (o possano essere) i due veri “cavalli di battaglia” per un’alternanza di governo e – a parte gli aspetti dell’attuale crisi energetica ed economica – mettono in luce la necessità per l’Italia di un vero cambiamento.

Da sempre ritengo che un Presidente eletto direttamente dal popolo abbia più autorevolezza, credibilità ed in definitiva permetta una maggiore democrazia in un paese senza il filtro dei partiti, mentre i rapporti con l’UE devono avere un deciso cambio di marcia.

Certamente Draghi è ben visto a Bruxelles e chiunque si insediasse a palazzo Chigi sarebbe - per il “gotha” finanziario europeo - un profondo rischio di disturbo, ma sono convinto che se oggi fossero vivi De Gasperi, Adenauer, Spaak, Monnet e gli altri padri fondatori del dopoguerra europeo inorridirebbero vedendo cosa è diventato il baraccone della burocrazia europea e le manovre economiche che ci girano intorno.

Il ruolo dell’Italia non deve essere più quello della ruota di scorta che – indebitata fino al collo – va in buona sostanza solo a pietìre aiuti e scostamenti di bilancio autorizzati, ma vorrei diventasse il caposaldo dei paesi mediterranei.

Quelli, per intenderci, che a Bruxelles contano poco rispetto all’asse franco-tedesco e conterebbero ben di più soprattutto se fossero capaci di “allearsi” con i paesi dell’Est Europeo, quei paesi che erano stati accolti (troppo) alla svelta nella UE soprattutto perché considerati sbocchi di mercato per Berlino e che oggi sono visti con sospetto solo perché chiedono altre politiche, compresi diversi atteggiamenti con Mosca.

L’Italia deve essere un paese serio, ma non succube e deve imparare anche a fare maggiormente i propri interessi sui temi che per noi sono importanti. Parlo delle culture agricole mediterranee come di una gestione comune dell’immigrazione, ma anche della gestione dell’energia e della politica estera.

Non bisogna solo essere credibili dal punto di vista finanziario, ma anche nei comportamenti, compreso il rigore da auto-imporci gestendo le risorse comuni.

Solo il futuro dirà se – in caso di vittoria - la destra sarà capace di farlo, per ora mi pare evidente che la sinistra non abbia inciso a Bruxelles più di tanto e soprattutto difeso gli interessi italiani nonostante le tante dichiarazioni demagogiche: dal piano-sbarchi al prezzo del gas basta guardare i fatti.

Il primo cambiamento e segno di discontinuità da pretendere, se il centro-destra vincesse, sarebbe comunque il chiedere le dimissioni al nostro “commissario” Gentiloni: non può continuare a galleggiare come un turacciolo con qualsiasi maggioranza: abbiamo bisogno di qualcuno che difenda i nostri interessi, non di un passacarte, anche perchè non si capisce come mai – ormai da decenni – a rappresentare l’Italia debba esserci sempre un esponente PD. 

L’aspetto “politico” della UE diventa ancora più importante visto le posizioni che l’Europa sta prendendo contro gli stati – come l’ Ungheria – che vengono definiti “antidemocratici” perché non in linea con i desideri di Bruxelles. Un tema che va approfondito molto seriamente, visto i suoi sviluppi clamorosi che potrebbero portare perfino alla auto-secessione degli stati “disallineati” e a una crisi generale dell'Unione. 

 

SPUDORATI

Non mi ha colpito il fatto in sé – ovvero proporre di togliere il “tetto” di 240.000 euro l’anno come massimo stipendio dei burocrati italiani – ma l’insensibilità sul momento che attraversiamo. Alla vigilia di uno degli inverni più difficili di sempre, con milioni di italiani e di aziende in crisi e mentre l’Italia non riesce neppure a far approvare in Europa un “tetto” al prezzo del gas, “loro” pensano che non bastino 20.000 euro/mese? Inquietante, ma anche spudorati.  

 

PRESENTAZIONE

Sabato 17 settembre alle 18 presso il salone della Società Operaia di Verbania Intra in Via De Bonis a cura dell’associazione “Cultura e Tradizione” verrà presentato il volume “Nascosti tra le foglie” di Franco Nerozzi, presente l’autore. Nerozzi è un reporter indipendente che negli ultimi decenni ha seguito decine di conflitti e crisi nel mondo ed illustrerà le sue esperienze, alcune delle quali raccolte nel volume.

 

 

UN SALUTO A TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !

 

                                                                                                                    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 877 del  9 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Bisogna avere il coraggio di cominciare a discutere sulle sanzioni – voto all’estero – disinformazioni - libertà dimenticate.

 

SANZIONI: IL CORAGGIO DI DISCUTERNE

Tema esplosivo e dividente anche in campagna elettorale, ma credo che si dovrà chiedere al nuovo governo di verificare se conviene mantenere “queste” sanzioni contro la Russia o invece cominciare a discuterne in sede UE per verificare se non ci possano anche essere altre strade per portare la Russia a trattare, viste le ripercussioni negative che le sanzioni a Putin stanno creando, di riflesso, anche per l’Italia e Europa.

Capisco come Giorgia Meloni debba essere estremamente prudente in argomento per rassicurare l’Europa e gli alleati internazionali su una necessaria continuità ove diventasse premier visti i continui attacchi del PD alla sua persona, sono contro gli "strappi" , ma credo che l'Europa debba cominciare a riflettere in argomento e per questo condivido la posizione di Matteo Salvini che con determinazione sta da qualche giorno sollevando il problema.

Cerchiamo di essere chiari: nessuno mette in dubbio le responsabilità russe per l’aggressione in Ucraina, non sono certo “filo-russo” nè mi paga il Cremlino, ma constato che dopo sei mesi di guerra la situazione è ormai sostanzialmente in stallo.

Il fronte è fermo, Kiev resiste solo grazie agli enormi aiuti militari europei e soprattutto americani, nessuno pensa più seriamente a un negoziato di pace e l’Europa anziché costruire tentativi di mediazione  insiste – soprattutto con i toni esagerati del suo “ministro degli esteri” Borrell – a sfidare quotidianamente Mosca

I russi saranno i “cattivi”, siamo d’accordo, ma perché allora – per cominciare - l’Europa mostra il muso feroce solo contro Mosca e non anche contro le tante (troppe) nazioni del mondo che usano gli stessi criteri di oppressione nei rapporti interni ed internazionali?

Se i principi non sono negoziabili, allora il metro di giudizio europeo da seguire dovrebbe essere uguale per tutti, ma invece non è assolutamente così, mentre circolano notizie e omissioni che non sono certo “fake news” moscovite.

Ci raccontano per esempio che siamo “quasi” capaci di affrancarci dal gas di Mosca, ma se Putin è davvero più debole per le sanzioni non ci converrebbe allora trattare almeno un armistizio in Ucraina in attesa dell’auspicata nostra autonomia energetica, piuttosto che adottare il muro contro muro? “Dopo” saremo più forti, oggi siamo estremamente deboli.

Proprio perché Mosca non sta comunque vincendo la guerra forse oggi è più disponibile (vedi la trattativa sul grano) a fare concessioni, a discutere, a trovare una mediazione che permetta all’Europa di rimanere fieramente al gelo durante l’inverno, ma almeno non comprometta la propria industria e le tante attività produttive che corrono dritte al fallimento non solo energetico spiazzandoci dal mercato mondiale, cosa che invece non avviene – e la cosa andrebbe ben più sottolineata dai nostri media – per Cina, USA e tanti altri paesi a cui la guerra ucraina non crea gravi danni economici.  

E’ ovvio che bisogna mantenere le sanzioni per quanto riguarda gli armamenti e le loro parti di ricambio, ma siamo sicuri che in altri campi non stiano danneggiandoci più dei russi? Sarebbe diverso se Putin fosse “circondato” e senza possibilità di acquistare altrove beni essenziali, ma le sanzioni NON le applicano la Cina, l’India, tutto il Sud est asiatico, gli Emirati arabi, l’intera Africa, tutto il Sud America, il Messico, l’Iran ecc.. Alla fine sono in pratica solo i paesi “occidentali” che le impongono (peraltro con molti trucchi), ma a rimetterci è sostanzialmente soprattutto l’Europa.

Dicono che se noi stiamo male in Russia stanno peggio, vorrei poter controllare e invece non si può, ma intanto sicuramente interi settori industriali e commerciali nel nostro paese hanno perso un’ottima clientela (vendere mobili o moda italiana in Russia rafforza Putin?!), come certamente non erano oligarchi i turisti che arrivavano a Rimini in volo charter. 

La Turchia delle vacanze ringrazia, forse è più realista di noi, sicuramente è più furba.

Soprattutto ci stanno venendo a mancare non solo il gas, ma tanti altri prodotti russi – a cominciare dai minerali – di cui l’Europa ha bisogno e che è costretta ad acquistare su altri mercati a prezzi folli, con paesi che dalle sanzioni guadagnano a nostro danno.

Prova ne è che - nel disinteresse generale - l’Euro ha perso contro tutte le valute mondiali (ovvero siamo più deboli e più poveri), il nostro debito pubblico aumenta, i prezzi al dettaglio sono esplosi, la BCE è costretta ad alzare i tassi di interesse con aumenti dei mutui per famiglie ed imprese, il gas è oggetto di una speculazione inaudita (ma per mesi tollerata da Bruxelles): davvero tutto è sempre colpa di Putin o l’Ucraina è diventata anche occasione di un grande business internazionale?

I sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani è critica sulla utilità delle  sanzioni, ma non si ha il coraggio di ammetterlo pubblicamente e aprire un dibattito serio sul loro futuro perchè (soprattutto se esponenti politici) si è subito dipinti come filo-russi.

Tra l’altro sul tema il PD è diventato il partito più oltranzista e militarista di tutti, a conferma di essere evidentemente il partito di riferimento e garante della speculazione internazionale e dei relativi “poteri forti”, altro che sinistra del tempo che fu... Piuttosto, ma quante balle ci raccontano tutti i giorni?

Guardate il problema del grano che ha tenuto banco per settimane, con la Russia dipinta come “affamatrice” dei paesi poveri dell’Africa e del mondo. Raggiunto un accordo - grazie a Erdogan - da un giorno all’altro la questione è sparita dai media che però ben poco avevano sottolineato come l’Ucraina rappresenti solo poco più del 10% dei paesi produttori. La guerra è stata una bella scusa per nascondere le speculazioni sui prezzi del grano da parte delle altre nazioni produttrici, soprattutto nord-americane, alla faccia dei paesi poveri.

Chiunque richiami l’umanità alle proprie responsabilità è tacciato di essere “filo-russo” compreso Papa Francesco che invece quotidianamente insiste sulla necessità del dialogo e di un reciproco e vero disarmo, ma va contro proprio al business della guerra e quindi viene tacitato, minimizzato od addirittura strumentalizzato come è avvenuto nei giorni scorsi.

Tutti abbiamo un disperato bisogno di pace: milioni di profughi innocenti, decine di migliaia di famiglie che hanno perso i loro cari, popoli stremati a cui il futuro del Dombass interessa poco o nulla.

L’opinione pubblica si sta purtroppo assuefacendo alla guerra e se ne disinteressa, anche perché i commenti dei vari TG, del “Corriere”, “La Stampa”, “Repubblica” ecc. sono quasi tutti monocordi, scontati, così come le chiacchiere sulle presunte “influenze” russe sul voto che a me sembrano ben poco credibili.

Proprio il non voler affrontare il tema “sanzioni” sottolinea invece come l’Europa non ha capacità di sostenere un proprio dibattito interno, non sa e non vuole fare politica continentale, non è capace di autocritica né tantomeno ha una strategia. A chi conviene continuare così, agli europei o ai nostri “concorrenti” nel mondo?

Temi che il nuovo governo italiano – se sarà di centro-destra – mi auguro sappia affrontare con realismo,  cominciando a far maturare in Europa una profonda riflessione sul futuro del nostro continente.

 

DISINFORMAZIONE

Non c’è come conoscere personalmente abbastanza bene un argomento per vedere come venga manipolato da buona parte dell’informazione nostrana. Due esempi, per “addetti ai lavori”.

In Cile è stato eletto l’anno scorso un presidente di estrema sinistra, Gabriel Boric (anche perché al ballottaggio il suo avversario era esageratamente di estrema destra e in pochi sono andati a votare) che – come promesso - ha fatto predisporre un nuovo testo costituzionale progressista, ecologista, difensore dei gender e dei “nativi”, abortista... Commenti al miele nelle settimane scorse da tutta la sinistra varia italiana, grandi speranze e radiosi destini sull’immancabile vittoria del “nuovo corso” cileno.  

Domenica scorsa il Cile con quasi due terzi dei voti ha clamorosamente BOCCIATO il testo della nuova costituzione preferendo lasciare in vita quella votata nel 1980 ai tempi di Pinochet! Tra l’altro hanno votato 12 milioni di cileni, un terzo in più rispetto alle “presidenziali”. Ci credereste? In Italia tutti zitti, praticamente nessun commento... Santiago non pervenut!.

Secondo esempio il solito Donald Trump cui hanno sequestrato “documenti segretissimi” da lui nascosti nella sua villa in Florida. L’imbecille, l'impresentabile, il violento e sostanzialmente “fascista” ex presidente avrebbe insomma asportato dalla Casa Bianca segreti nucleari, dossier ecc.ecc.  Chi ama seguire le vicende con un po' di serietà avrebbe poi scoperto che molto di ciò che è stato detto e scritto NON è vero, che l’ FBI ha in buona sostanza fatto una perquisizione “politica” e che il giudice competente NON ha ancora neppure dichiarato legale la stessa perquisizione. Ma perché secondo la stampa italiana (che copia solo quella della sinistra americana) chi è contrario a Trump e ai democratici deve avere sempre e preconcettamente torto?

Comunque, tra due mesi si voterà negli USA per rinnovare metà parlamento: vedremo il successo di Biden, e questa volta non sarà colpa di Trump, che peraltro ritengo sia ora che lasci la scena a qualche esponente repubblicano più giovane e presentabile, come il governatore della Florida Ron De Santis

 

LIBERTA’ IN ARABIA

Ci sono tanti paesi nel mondo con i quali manteniamo stretti rapporti che se ne fregano dei diritti umani come di quelli delle donne. A parte le dimenticate e abbandonate donne afghane tornate al medioevo, la 34enne saudita Salma al-Shehab - che frequenta un dottorato di ricerca all'università britannica di Leeds ed è madre di due bambini - tornata per una vacanza nel suo paese è stata arrestata e condannata a 34 anni di reclusione per aver aperto in Inghilterra un profilo Twitter ed aver seguito e diffuso notizie di dissidenti al regime saudita, governo recentemente visitato ed omaggiato da Biden. Un’altra donna saudita è stata invece condannata addirittura a 45 anni di carcere per lo stesso reato, lo fa sapere l'ong per i diritti umani Democracy for the Arab World Now (Dawn), gruppo con sede a Washington fondato dal giornalista Khashoggi (quello fatto ammazzare dal principe ereditario saudita) che ha pubblicato le copie delle condanne. Non risultano proteste femministe, mentre all’ Arabia Saudita si continuano a fornire armi italiane usate in Yemen anche contro i civili, ma neppure di questi nostri “affari” sporchi si ha il coraggio di parlarne.  

 

ELEZIONI ITALIANE ALL’ESTERO

A differenza degli elettori che votano in Italia, gli italiani residenti all’estero votano per corrispondenza E POSSONO ESPRIMERE IL VOTO DI PREFERENZA per il candidato preferito.

In tutte le circoscrizioni il centro-destra si presenta con un unico simbolo “Salvini-Berlusconi-Meloni”.

Segnalo alcuni candidati miei amici personali che conosco da tanti anni e che mi auguro riceveranno i voti di preferenza dei lettori de “IL Punto”. Al Senato per il NORD-CENTRO AMERICA è candidato VINCENZO ARCOBELLI, mentre alla Camera la deputata uscente FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. In Australia-Asia-Africa alla Camera si presenta JOE COSSARI, di Melbourne, e al Senato ENRICO NAN. Ricordo che il voto va espresso al più presto e i plichi subito inviati per posta al consolato di residenza. Attenti agli imbrogli!

 

UN SALUTO A TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !

 

                                                                                                                     MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 876 del  31 agosto  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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ATTENZIONE:

Dal prossimo numero -  previsto in uscita per venerdì 9 settembre - IL PUNTO, dopo il periodo estivo, tornerà con la consueta cadenza settimanale. Grazie dell’amicizia e della pazienza! - Marco

 

 

ELEZIONI: ISTRUZIONI PER L’USO

Credo che i miei lettori siano tutti sufficientemente liberi, intelligenti e vaccinati per votare il 25 settembre come meglio crederanno, senza che sia io (od altri) a doverglielo suggerire.

Quello che può essere utile è semmai spiegare non solo questa forma di “democrazia limitata” che ci viene imposta (dopo il “tatarellum, il “porcellum”, il mattarellum” è arrivato il “rosatellum” ) e più sotto spiego il perché del mio disappunto per le scelte sul sistema di voto.

Io sono di Destra, personalmente voterò quindi centro-destra e – limitandomi alla mia zona, perché è ovvio che i lettori di altre parti d’Italia o residenti all’estero troveranno altri nomi – devo dire che a, dispetto del sistema elettorale, nel Piemonte Orientale siamo comunque “caduti in piedi” perché i candidati di centro-destra sono validi.

Alla Camera il candidato unico del centro-destra nel collegio di Novara e Verbania-VCO è ALBERTO GUSMEROLI, della Lega, già sindaco di Arona, collega commercialista e deputato uscente che ha lavorato bene, con impegno e buona volontà, soprattutto nel settore economico e fiscale. Lo conosco personalmente da sempre, si è dato da fare per il territorio e lo considero una brava persona. Per votarlo si deve scegliere uno dei partiti che lo sostengono e così si darà una mano sia a lui che alla lista del partito prescelto. Da questa scelta ne deriveranno automaticamente altre. Per esempio votando il simbolo della Lega (a seguito delle varie opzioni che spiego nell’articolo seguente) in concreto si darà spazio ad ENRICO MONTANI, parlamentare uscente, mio ex assessore in giunta a Verbania e volto noto nella zona, votando Forza Italia si aiuterà l’avv. MIRELLA CRISTINA di Verbania, anche lei deputata uscente.

Votando Fratelli d’Italia si aiuterà il partito di Giorgia Meloni, ma non ci sono candidati locali.

Al Senato il candidato del Collegio (province di VCO-NO-BI-VC) è invece GAETANO NASTRI di Fratelli d’Italia. Gaetano lo conosco bene, è stato anche per diversi anni deputato con me alla Camera, è un apprezzato politico novarese e anche lui si è dato molto da fare. A seconda del partito scelto a suo sostegno, si daranno spazio ai vari candidati, ma nella nostra zona mi risulta solo una candidata locale, la geom. GIOVANNA PELLANDA, ossolana, per Fratelli d’Italia.

Dal canto suo il PD ha invece “blindato” l’on.le Enrico Borghi spostandolo dalla Camera al Senato dove non avrà problemi di elezione essendo capolista, ma – faccio notare – Borghi si è ben guardato dal candidarsi nel collegio del suo (nostro) territorio, credo a scanso di una sconfitta e brutte figure.

Se ho dimenticato qualcuno mi scuso in anticipo, ma ne riparleremo comunque nelle prossime settimane, intanto cerchiamo di capire meglio i notevoli limiti del “rosatellum”…

 

LA DEMOCRAZIA LIMITATA

Il cosiddetto  “rosatellum” (da Rosati, deputato renziano, propugnatore della legge) è una norma lunga, contorta e complicata: 26 pagine, 13.013 parole, 35 articoli e un mare di note allegate per arrivare alla conclusione che le possibilità di scelta dei cittadini sono minime, limitandosi solo a scegliere un simbolo elettorale e stop.

Pochi lo sanno, ma essendo tutti i nomi dei candidati già prestabiliti dai partiti è già possibile sapere in anticipo il nome e cognome di oltre il 90% degli eletti a Camera e Senato.

Quel 10% in bilico è solo legato al gioco dei resti che possono più o meno variare tra questo o quel partito e una o l’altra circoscrizione, ma – pur considerando logiche discordanze del voto “vero” rispetto ai sondaggi – tutti i posti (anche quelli di riserva) sono già comunque più o meno “blindati” e quelli in bilico assegnati a pluri-candidati proprio perché non ci siano margini di errore.

Non solo, un po' tutti hanno candidato le stesse persone in più collegi circoscrizionali (fino a 5) garantendosi quindi anche per gli eventuali subentri in caso di doppia elezione, con il ripescaggio preannunciato del successivo candidato in lista, spesso “blindato” fino alla terza o quarta posizione ad evitare sorprese.

Tutti i leader saranno eletti in diverse regioni (Conte, per esempio, è capolista in 4) e così potranno a loro volta decidere (ma dopo il voto) per quale collegio optare recuperando non solo il secondo ma spesso addirittura il terzo candidato. Questo perché una donna (questo avviene di solito, per la Meloni varrà il contrario) sarà posizionata seconda ma, opportunamente indicata anche lei in altre circoscrizioni e potendo eventualmente essere eletta in una soltanto, si auto-eliminerà da tutte le altre dove dovesse mai subentrare al proprio leader, superando così anche la questione del genere.

Trucchetti del sistema, come l’annunciata sfida Calenda-Bonino a Roma che finirà probabilmente 0 a 0, ma con entrambi i contendenti che saranno comunque eletti da un’altra parte nel proporzionale, provare per credere.

C’è di più. Le circoscrizioni elettorali prevedono (salvo che per le micro-regioni come Molise e Valle d’Aosta che di candidati ne hanno uno solo e quindi c’è già poco da scegliere) dai 4 agli 8 seggi da assegnare e quindi - soprattutto in quelle piccole - si sa già, nella pratica, quali partiti conquisteranno i seggi. Solo i partiti molto piccoli, quelli che sfioreranno appena il 3% su base nazionale e quindi eleggeranno soltanto un pugno di candidati e tutti con i “resti” possono dubitare oggi dove “usciranno” i loro eletti, ma - per non sbagliare - i leader si sono appunto candidati in più regioni e la matematica spiega che quei pochi seggi saranno più facili da conquistare nelle circoscrizioni più grandi dove, a parità percentuale di voti, il “resto” diventa automaticamente più elevato e quindi più sicuro. Difficile da spiegare per iscritto tutto il meccanismo di calcolo, ma fidatevi che è proprio così.

E’ evidente che c’era quindi già in partenza la volontà del legislatore di permettere un controllo totale degli apparati e dei leader su chi sarà eletto, ma “fatta la legge trovato l’inganno” i partiti ne hanno approfittato ancora di più.

Si poteva impedire tutto questo (bastava permettere di candidarsi in un solo collegio o circoscrizione), ma evidentemente ciò non si voleva avvenisse.

Per questo un eventuale candidato di valore sarà eletto non in base alle proprie capacità ed esperienza o per i suoi titoli, ma solo e soltanto grazie alla sua posizione di lista (salvo che nella circoscrizione estero, dove invece contano le preferenze personali) e questo spiega anche la drammatica caduta della qualità degli eletti e la loro totale dipendenza dai vertici. In pratica ci siamo ridotti ad una specie di una “democrazia limitata”, ma questo non lo ammette nessuno…

 

IMPOTENZA E SILENZI

Tutti sappiamo che il prezzo del gas NON dipende dalla quantità disponibile ma dalla speculazione al rialzo sui prezzi, tollerata (comincio a pensare “favorita”) dalle autorità europee, mentre le tassazioni sugli “extraprofitti” non vengono di fatto applicate. Tutti sappiamo che NON è vero che il prezzo dipende solo dai minori rifornimenti russi che ne sono la “scusa”, così come tutti sappiamo che il prezzo del greggio sul mercato mondiale è ormai più basso di quanto fosse all’inizio della guerra in ucraina.

Eppure nel frattempo l’Euro si è deprezzato sul dollaro complice la crisi economica ed energetica di cui si dà colpa a Putin, ma non si vuole neppure accennare al fatto che le “sanzioni” alla Russia si stanno dimostrando un boomerang visto che NON vengono applicate da Cina, India, Africa, Emirati Arabi, Sud est asiatico, America Latina, Turchia ecc.

Tutti prendiamo atto che l’Europa NON vuole mettere un freno né ai prezzi né alle speculazioni perchè evidentemente a Bruxelles va bene così.

Siamo però più o meno tutti anche vittime di una grande ipocrisia “pseudoecologista”: tutti chiediamo prezzi più bassi per il gas (importato), ma non si vogliono usare le riserve di gas italiano, non si vogliono trivellare pozzi in Adriatico o in Lucania, non si vogliono i degassificatori (Piombino ecc.).

Immagino che appena si comincerà seriamente a parlare di nucleare verrà giù il mondo.

Ma, insomma, non si può avere il barile pieno e la moglie ubriaca, ma quando si deciderà finalmente qualcosa e soprattutto si comincerà a pensare sulla effettiva utilità e convenienza delle “sanzioni” a Putin?

Questo delle sanzioni è un tema delicato, ma come cittadino protesto che nessuno sembri porsi il problema, che si costruisca un “tabù” su questo clamoroso autogol europeo (almeno sui prodotti petroliferi) giustificando tutti i nostri disastri dando colpa solo alla Russia: ne parleremo a lungo sul prossimo numero.

 

GORBACIOV 

Credo che il mondo debba ricordare con gratitudine Mikhail Gorbaciov, uomo di realismo e di pace, che ebbe il coraggio di permettere la caduta dei muri e la libertà per l'Est Europeo. Ce lo siamo dimenticati, ma con lui, Reagan e Giovanni Paolo II l'umanità parve uscire dal lungo dopoguerra portando la Russia alla soglia della democrazia.  Se oggi c'è una guerra in Ucraina non è solo colpa di Putin, ma anche di un Occidente che non volle capire che "quella" Russia andava aiutata ad entrare a pieno titolo nelle nazioni democratiche per diventare una importante alleata europea senza essere umiliata. Gorbaciov ha avuto più coraggio di noi, di una Europa  che ha perso una grande occasione di rilancio continentale a tutto vantaggio di USA e Cina, come forse studieranno e comprenderanno gli studenti dei prossimi decenni. 

Intanto l'oscar delle stupidaggini se lo merita in Italia il leader comunista italiano Marco Rizzo, quello della crapa pelata, che ha dichiarato «Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo…» per festeggiare la morte del "traditore". Immaginatevi se Gorbaciov non avesse avuto allora il coraggio di cacciare dal Cremlino quei decrepiti personaggi veterocomunisti alla Rizzo e permettere la liquidazione dell'URSS, oppure usare solo una piccola parte della potenza nucleare sovietica.. 

 

UN SALUTO A  TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE                                            MARCO ZACCHERA






IL PUNTO  n. 875 del  19 agosto  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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ATTENZIONE: Da due settimane uso un nuovo sistema per spedire IL PUNTO.

Diversi lettori che nei mesi scorsi risultavano cancellati e se ne lamentavano con me, dovrebbero ora nuovamente ricevere le news. Se ciò avviene, grazie per un cenno di avvenuto ripristino.

Con l’occasione ricordo che sono molto graditi nuovi indirizzi cui spedire IL PUNTO (e grazie quindi a chi ha la cortesia di inviarmeli) mentre se ci si vuole cancellare basta cliccare sul punto indicato in calce alla mail. Fino a settembre IL PUNTO non uscirà regolarmente ogni settimana, ma sarà condizionato dall’ attualità.

Ricordo che comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .  Grazie dell’amicizia e(soprattutto) della pazienza!

 

 

TABACCI & PAGLIACCI

La presentazione delle liste è occasione per fare un bilancio di attori e pagliacci della politica. Per esempio per l’uso furbesco dei regolamenti elettorali, il passaggio irriverente da gruppo a gruppo, il voler stare sempre a galla creando legittimamente il dubbio che il bene pubblico non interessi molto rispetto agli interessi personali.

Vale per i candidati “paracadutati” nelle più disparate parti d’Italia in vista di un seggio “sicuro”. Poi ci sono i casi da manuale, per me insopportabili.

Cosa pensare vedendo il lungo “curriculum” di BRUNO TABACCI, uno che come un’anguilla si aggira da 50 anni nella politica italiana?

Tabacci “nasce” come DC, consigliere comunale nel mantovano fino ad approdare nel 1985 alla regione Lombardia di cui nel 1987 ne diviene presidente.

Nel 1992 approda in parlamento, ma con la crisi DC aderisce al PPI. Sfiorato da Tangentopoli nel 1994 esce per un po' dalle luci della politica amministrando intanto cosucce come ENI, SNAM, Autostrade ed Efibanca.

Nel gennaio 1998 torna in politica come vicesegretario dell'UDR di Cossiga, ma uscendone in ottobre per aderire al CCD di Casini.

Nel 2001 viene rieletto deputato con la “Casa delle Libertà” (AN-FI-UDC) aderendo al gruppo UDC, ripresentandosi nel 2006. Il 30 gennaio 2008 lascia l' UDC e fonda il movimento politico “Rosa per l'Italia”, noto come “Rosa Bianca” ma partecipa  comunque alle politiche del 2008 con la lista “ Unione di centro - UDC”

Rieletto, il 9 novembre lascia l'UDC e la Rosa per l'Italia per fondare il suo nuovo partito “Alleanza per l'Italia”. Intanto il 10 giugno del 2011 è contemporaneamente nominato assessore al bilancio al comune di Milano nella giunta di sinistra del sindaco Giuliano Pisapia (Rifondazione Comunista).

Nel settembre 2012 (era stato eletto deputato di centro-destra!) si candida alle primarie del centrosinistra per la premiership del PD contro il segretario Pier Luigi Bersani,  l’allora il Sindaco di Firenze Matteo Renzi, Nichi Vendola (SEL) e una consigliera regionale del Veneto.  

Tabacci ottiene ben l’1,4% dei voti piazzandosi all'ultimo posto tra i 5 candidati. Il 28 dicembre 2012 annuncia la nascita di un nuovo partito: “Centro Democratico”, che aderisce alla coalizione di centrosinistra con la quale (all’uninominale e quindi con i voti di tutta la coalizione di sinistra) nel 2013 Tabacci viene rieletto alla Camera. Nel 2014 fonda “Per l'Italia - Centro Democratico”.

Il 17 aprile 2014 viene ufficialmente candidato, alle elezioni europee come capolista del nuovo gruppo  “Scelta Europea”, ma non viene eletto raccogliendo solo lo 0.77%.

Verso fine legislatura, di fronte al rischio per Emma Bonino di non partecipare con la sua nuova lista “+Europa” alla coalizione di centro-sinistra dovendo raccogliere le firme e vedendo a rischio il suo seggio, il 4 gennaio 2018 Tabacci “offre” agli ex radicali il simbolo del suo “Centro Democratico” e così grazie alla coalizione di centro-sinistra viene rieletto a Milano. Il 23 giugno 2019 è presidente di “+Europa”, ma il  27 settembre dello stesso anno lascia il movimento tornando al “Centro democratico”..

Il 25 novembre 2020 cambia quindi la denominazione del “suo” gruppo parlamentare (nel senso che il gruppo è praticamente formato solo da lui stesso) e dopo l'ingresso di alcuni fuoriusciti del M5S, parte con il “Centro Democratico-Italiani in Europa”, poi ancora trasformato in “Europeisti-MAIE-Centro Democratico”.  Finita l'esperienza del governo Conte, con la nomina di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, Tabacci viene addirittura nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento della politica economica, carica che mantiene tuttora. 

Il 19 marzo 2021 ottiene anche la delega alla gestione delle politiche per lo spazio a cui deve rinunciare il 5 agosto a seguito di uno scandalo che vede coinvolto il figlio Simone  “sistemato”  in Leonardo-aerospazio spa.

Due mesi fa ecco il bis del 2018 con il  "dono" a Luigi Di Maio il simbolo del Centro Democratico, fondamentale per formare al Senato il Gruppo Parlamentare composto da 11 senatori "dimaiani" scissi dal M5S (e quindi non dovendo raccogliere firme per presentare le liste) riunitisi nella formazione “Insieme per il Futuro". Ora l’adesione al “cartello” di Enrico Letta per correre insieme al Partito Democratico il prossimo 25 settembre. Il resto alla prossima puntata, per la felicità questa volta di chi vota PD.

 

LOTTI & CASINI

Polemiche per l’esclusione di LUCA LOTTI dalle liste PD con il deputato che accusa (insulta) Letta di averlo “fatto fuori” per la sua vicinanza con Renzi. Nessuno che abbia piuttosto sollevato un altro aspetto, secondo me ben più grave: ma è moralmente ricandidabile un parlamentare quando viene pescato ed intercettato a comprare e vendere candidature di Magistrati, come è avvenuto proprio per Lotti? Uno che è stato indagato e rinviato a giudizio per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio in un'inchiesta su appalti Consip oltre che essere accusato di finanziamento illecito continuato e rinviato a giudizio solo quattro mesi fa? Il problema non è politico, ma prima di tutto di decenza, eppure non se lo pone nessuno.

Altra nemesi storica la candidatura di PIER FERDINANDO CASINI a Bologna sempre per il PD e l’estrema sinistra. Secondo Letta, Casini  “Rappresenta una "voce" a difesa della Carta Costituzionale che il centrodestra potrebbe volere cambiare” Ma come, anche Casini era per il presidenzialismo – quando gli conveniva – ovvero quando era un leader della “Casa delle Libertà”… Che incongruenza!

 

BENEDETTI (DE)

Mai finora avevamo vissuto il rischio di uscire dalla nostra collocazione internazionale, di rompere le nostre alleanze storiche. Corriamo il pericolo più grave nella storia della Repubblica. La vittoria della destra alle prossime elezioni sarebbe una catastrofe. La nostra destra è biecamente fascista e nazionalista. Salvini è un personaggio da bar. La Meloni ha detto in sostanza: abbasso Bruxelles, viva le nazioni. Il suo modello è Orbán. Con lei alla guida, l'Italia diventerebbe come l'Ungheria. So per certo, dalle mie fonti nel Dipartimento di Stato, che l'amministrazione americana considera orripilante la prospettiva che questa destra vada al governo in Italia». (Carlo de Bendetti- Corriere della Sera)

Mi sa che certa gente abbia una fifa blu di finire con il sedere per terra, anche perché poi magari non ci saranno per sempre i soliti Magistrati a correre in soccorso. Leggetevi su Wikipedia il curriculum del Maestro (nel senso massone del termine) e - se comunque votate a sinistra – riflettete un secondo su questi ingombranti compagni di viaggio…

 

PIROMANI

Per una volta, finalmente, l’hanno beccato: un drone silenzioso ha permesso di individuare dal cielo, in Calabria, un tizio che in sandali e maglietta accendeva accuratamente alcuni falò ai margini di una pineta che di lì a poco prenderà fuoco.

Immagini inequivocabili, uomo denunciato, ma subito a piede libero.

Innanzitutto non si capisce perché di questo delinquente non debba esserne date pubblicamente le generalità: la “privacy” non regge quando serve a tutelare uno dei tanti (troppi) responsabili del disastro dei nostri boschi: deve valere per tutti i reati quando gli autori sono colti in flagrante: la vergogna sociale è una doverosa ed equa pena accessoria alla spesso aleatoria condanna penale.

Sui piromani, poi, il nostro codice è assurdamente tollerante e lo spiattellare in pubblico nomi e cognomi sarebbe un deterrente ben maggiore dalla (lieve) pena che viene di solito comminata per i pochissimi colti sul fatto. E i danni ambientali? I piromani dovrebbero sempre rispondere non solo penalmente, ma anche patrimonialmente dei danni da loro volutamente provocati: anche questo sarebbe un deterrente se effettivamente venisse applicato. L’omertà non paga, l’ambiente distrutto sì, mandando in fumo un patrimonio di tutti.

 

SUSSIDIARIO E FORMICHE

Vengono spesso pubblicati dei miei articoli sui quotidiani on line IL SUSSIDIARIO e FORMICHE. Se siete interessati, cercatemi come “ilsussidiario+zacchera” e “formiche+zacchera”: dove potrete leggere i miei articoli più recenti oltre quelli precedenti.

 

UN SALUTO A  TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !                                 MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 874 del 8 agosto  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi usate sempre la mail:  marco.zacchera@libero.it mentre per leggere i numeri arretrati de IL PUNTO e altre news le trovate sul mio sito :  www.marcozacchera.it

 

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Con l’occasione ricordo che sono molto graditi nuovi indirizzi cui spedire IL PUNTO (e grazie quindi a chi ha la cortesia di inviarmeli) mentre se ci si vuole cancellare basta cliccare sul punto indicato in calce alla mail.

Fino a settembre IL PUNTO non uscirà regolarmente ogni settimana, ma sarà condizionato dall’ attualità, d’altronde anche la politica quest’anno  non va in vacanza.

Ricordo che comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .  

Grazie dell’amicizia  e(soprattutto) della pazienza!

 

A.A.A. ALLEANZE CERCASI ? CITOFONARE ENRICO

Certamente l’attuale sistema elettorale impone di costruire alleanze per vincere nei collegi uninominali, ma servirebbe sempre anche un minimo di coerenza politica tra alleati, altrimenti - prima ancora di cominciare -  sarebbe garantita l’ingovernabilità del Paese. L’aver messo insieme dall’estrema sinistra a Calenda poteva essere considerata una genialata politica di Enrico Letta, ma credo che alla fine sarebbe stato comunque un boomerang per il PD.  

Calenda si è dimostrato coerente a rinunciare all’accordo (per lui molto conveniente in termini di seggi) e a questo punto è più logico arrivi a un’intesa con Renzi. 

Vedremo alla fine, ho dubbi comunque sulla tenuta della “base” democratica: come possono gli elettori PD trangugiare tutti e tutto, usati e mai ascoltati?

Il risultato finale dipenderà molto dal centro-destra, vedremo se sarà in grado di dimostrarsi unito e coerente, senza correre a rubarsi voti a vicenda ma piuttosto puntando a raccogliere consensi soprattutto tra quell’elettorato che spera nella governabilità ed ha dei punti fermi, valoriali e di coerenza. Voti che potrebbero essere intercettati anche da un accordo Calenda – Renzi che non prenderà seggi uninominali, ma sul proporzionale diventare una alternativa ai due poli.

 

COERENTI...O MENO

Nell’abbuffata delle alleanze chi è il recordman del trasformismo politico? Di questi tempi sono in tanti a concorrere, ma oltre che a Bruno Tabacci (ineguagliato top record, ne parliamo la prossima volta) un posto d’onore spetta a Benedetto della Vedova.

Della Vedova parte nel 1994 quando è segretario nazionale del Club Marco Pallella – Riformatori, diventando dirigente dal 1997 al ’99 della Lista Pannella.

Intanto, il 26 ottobre 1997, viene eletto nel “Parlamento del Nord” (elezioni indette dalla Lega Nord: erano i tempi nudi e puri di Umberto Bossi) per la lista “Lista Pannella antiproibizionista e referendaria”. Un parlamento velleitario, a metà tra il serio e soprattutto il faceto: meglio farsi eleggere quindi (1999) al Parlamento Europeo con la Lista Emma Bonino e restarci fino al 2004.  Rimasto senza seggio, nel 2005 Berlusconi lo nomina al CNEL. A seguito di scelte giudicate troppo “a sinistra” dei Radicali, Della Vedova resta nel “Partito Radicale Transnazionale”, ma con Tadarash e Calderisi fonda il movimento dei “Riformatori Liberali” che aderiscono alla “Casa delle Libertà”.

All’elezione successiva (2006) viene quindi eletto deputato con Forza Italia.

Successivamente aderisce al “Popolo delle Libertà”, unificazione politica tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale. Nasce in quegli anni una sua spiccata simpatia con Gianfranco Fini e nel 2009, quando i due big del centro-desta cominciano a litigare, Della Vedova lascia il PDL e aderisce a “Generazione Italia”. Quando Fini abbandona Il Cavaliere e cerca di abbatterne il governo, Della Vedova lo segue diventando capogruppo alla Camera di “Futuro e Libertà” .

Nel 2013 si candida quindi al Senato nella nuova formazione in coalizione “Con Monti per l’Italia”. Dimostra di aver fiuto politico (e un pizzico di fortuna) perché alla Camera Futuro e Libertà si ferma ad un passo dal quorum e resta senza seggi, mentre ci riesce al Senato e Della Vedova entra quindi a Palazzo Madama.

Quando, l’anno dopo,  F&L si scioglie ufficialmente, il buon  Benedetto trasloca nella neonata “Scelta Civica” di cui diventa portavoce politico.

A seguito di una scissione nel gruppo (che in parte aderisce al PD) Della Vedova passa poi al Gruppo Misto.

Intanto, il 28 febbraio 2014, era stato nominato Sottosegretario agli Esteri con il governo di Matteo Renzi.

Noto difensore dei diritti omosessuali e LGBT l’11 febbraio 2017 lancia il nuovo movimento “Forza Europa” che il 23 novembre 2017 si trasforma in “+Europa”, attuale sua casa politica fino all’annuncio di questi giorni dell’alleanza organica con il Partito Democratico, che pare resisterà con o senza Calenda.

Se ho dimenticato qualche pezzo (o ulteriore trasferimento) il lettore mi scuserà…

 

UN GRAZIE A SILERI

“Tornerò a fare il chirurgo, che è la mia passione e il mio lavoro”. Pare non si ricandiderà il sottosegretario alla salute dr. Pierpaolo Sileri, già vice-ministro M5S ai tempi del Covid poi “degradato” a sottosegretario con Draghi.

In un mondo politico pieno di persone senza spessore e alla caccia di posti, durante l’epidemia Sileri ha dimostrato di essere una persona seria, documentata, precisa, mai sopra le righe, uno che è stato intervistato mille volte, ma che non ha partecipato allo show mediatico di chi la urlava più grossa.

Evidentemente era un bravo medico prestato alla politica e che ora - forse un po’ disgustato - ringrazia, prende il cappello, saluta e se ne va.

All’opposto di Della Vedova o Tabacci per me Sileri è stato un esempio di serietà e anche lo stile della sua uscita di scena me ne conferma il valore. Anche per questa sua sobrietà l’ho apprezzato e - da cittadino – veramente lo ringrazio.

 

RIFLESSIONE : PROFITTI ED EQUITA’

Se tutto va bene l’Italia dovrebbe complessivamente ottenere circa 200 MILIARDI di Euro dall’Europa per la crisi post Covid (in gran parte da restituire) e se la cifra ci sembra enorme pensate che nel solo secondo trimestre di quest’anno  Exxos, Chevron e Shell grazie  alla speculazione sui prezzi petroliferi hanno realizzati profitti record per 46 MILIARDI: vuol dire che in un solo anno i loro utili saranno superiori a tutto il  nuovo debito italiano.

Nel suo “piccolo” la sola ENI in 6 mesi ha prodotto un utile netto di 7,4 MILIARDI ovvero pari a quasi la metà del “Decreto Aiuti bis” del morente governo Draghi che punta ad aiutare famiglie ed imprese da inflazione e carovita.

Una inflazione generata in gran parte proprio dall’aumento del costo di gas e carburanti che hanno permesso gli extra-profitti delle aziende energetiche.

Ma ai lettori non sembrerebbe più corretto calmierare i prezzi petroliferi o almeno tassare in modo straordinario questi profitti che nascono solo e soltanto dalla speculazione, potendo aumentare liberamente e senza effettivo controllo le bollette per milioni di cittadini?

Ma il governo Draghi (come l’UE) su questo non ha mai preso una chiara posizione.  Che senso ha offrire piccoli bonus di qualche decina di euro ai cittadini meno abbienti - a spese dello stato - se alcune aziende da sole possono continuare ad accumulare profitti così giganteschi, quasi al di là quasi della comprensione “fisica” dei numeri?

Eppure a livello europeo da mesi su questo non si combina nulla (e proprio il “nostro” Gentiloni è il Commissario europeo all’economia!!), nessuno infatti sembra avere la forza e il coraggio di bloccare o almeno controllare i prezzi petroliferi dando libero spazio alle speculazioni.

La BCE deve intervenire aumentando i tassi di interesse per cercare di frenare l’inflazione, ma anche rallentando così l’economia perché i prestiti diventano più cari per le aziende produttive. Inoltre lo stato (e soprattutto l’Italia) va a rimetterci somme folli per i maggior interessi da pagare sul debito pubblico, legandosi sempre di più al capestro del controllo del “cravattaro” europeo.

Assistiamo ancora una volta ad una nuova sudditanza totale di Bruxelles verso le multinazionali come era già avvenuto per gli acquisti dei vaccini COVID, ma senza (quasi) suscitare scandalo.

Se non bastasse questa assoluta follia, pensate che grazie all’aumento di gas e petrolio (che peraltro sul mercato internazionale ora è ritornato quasi alle basi di partenza, ma la benzina costa più cara lo stesso) chi fa grandi affari è proprio la Russia e così Putin può finanziarsi la guerra in Ucraina addirittura a “nostre” spese: follia su follia, eppure non ne parla nessuno.

E’ una situazione incredibile, ingiusta, inumana (come inascoltato continua a ripetere papa Francesco, che è ricordato solo quando fa comodo dal mondo “progressista”), che dovrebbe generare reazioni politiche scandalizzate e soprattutto portare a decidere qualcosa: nulla.

Mentre si sprecano convegni, commenti e tanta demagogia sull’importanza del “green” (altra speculazione) si parla così poco di queste autentiche follie finanziarie tanto che viene da pensare come sia la stessa informazione ad essere manipolata e controllata dalle stesse “grandi sorelle” che controllano il mercato dell’energia ai danni di tutti gli abitanti del pianeta. Già, ma chi se non costoro governano effettivamente il pianeta?

Chissà se il prossimo governo avrà finalmente un minimo di coraggio in questo senso e se - per cominciare - questo aspetto sarà ricordato nei famosi “programmi” delle coalizioni, siano di destra, di centro o di sinistra.

 

CI RISENTIAMO DOPO FERRAGOSTO,

UN SALUTO  A  TUTTI, BUONE VACANZE E BUON 25 SETTEMBRE !

 

                                                                                                                                          MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 873 del 29 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

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Diversi lettori che nei mesi scorsi risultavano cancellati e se ne lamentavano con me, dovrebbero ora nuovamente ricevere le news. Se ciò avviene, grazie per un cenno di avvenuto ripristino.

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Durante il mese di agosto l’invio de IL PUNTO non sarà rigorosamente di venerdì, ma condizionato dall’ attualità, d’altronde anche la politica quest’anno  non va in vacanza.

Ricordo che comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .  

Grazie dell’amicizia e della pazienza!

 

CENTRODESTRA: REGOLE PER VINCERE (O ALMENO NON PERDERE)

Giornate convulse per alleanze elettorali, simboli, collegi da assegnare e per tutti i partiti – comunque la si giri – la situazione è difficile, anche perché la riduzione a 600 parlamentari lascerà al palo buona parte dei papabili, degli speranti e degli uscenti.

Fioriscono i sondaggi: sulla carta ci sarebbero addirittura fino a 17 punti di distacco tra la coalizione del centro destra (Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia e cespugli) ed il PD che - pur “arruolando” altre formazioni politicamente vicine - sarebbe quasi ovunque sconfitto nei collegi uninominali (148 alla Camera e 74 al Senato) che in teoria dovrebbero ancora fare la differenza sul risultato finale nel complicato sistema del “Rosatellum”.

Ma mancano ancora 60 giorni alle elezioni, un conto sono i sondaggi e un altro i voti effettivi anche perché oltre un terzo degli intervistati (ammesso che dicano la verità nelle risposte) poi non vanno effettivamente a votare.

Segna comunque un punto a suo favore l’alleanza di centro-destra che si è messa subito d’accordo sull’indicazione del potenziale premier e sulla divisione dei collegi per ora sospendendo il fattore AUTOLESIONISMO di cui a destra sono/siamo specializzati. Mi sembra quasi un miracolo, ma bene così.  

Va detto che ogni divergenza viene ingigantita dai media che devono trovare pur il modo di seminare zizzania, peraltro seminandola su terreno fertile.

Il caso della leadership era un esempio: sono anni che passa il concetto che il premier viene espresso dal partito più forte, cambiare le regole solo temendo FDI è una sciocchezza, anche perché Giorgia Meloni è l’unica “novità” sul mercato elettorale e - piaccia o meno -  raccoglierà consensi soprattutto da quella fetta di elettori da sempre ondivaga che rappresenta il partito della protesta (o della speranza). “Proviamo anche lei come ultima spiaggia, tutti gli altri ci hanno deluso” è il coro che credo tutti sentiamo in giro in questi giorni. Sciupare l’appeal della giovane leader di FDI può non piacere agli altri partner della coalizione, ma è il “valore aggiunto” che può far vincere la coalizione: vedreste qualcosa di nuovo nel volto di Taiani ?

Suona intanto a piene note la musica dei sinistro-benpensanti dal mal di pancia facile: da De Benedetti ai giornaloni di sinistra, dai (ben pagati) intellettuali DOC di aria PD ai commentatori di professione, dall’Annunziata su Rai 3 alla Gruber su La7. E’ una incessante una litania di “ombre nere”, “neofascismo”, “populismo”, “sovranismo”, “deriva autoritaria”, “trame oscure”, “democrazia a rischio”, ora anche “manovre russe”.  Il New York Times ed il Guardian (che in Italia starebbero politicamente a metà tra Repubblica e il Manifesto) vengono invocati per la “preoccupazione americana” se mai vincesse la destra. Non credo sia questo il rischio, piuttosto una preconcetta ritrosia europea a riconoscere l’eventuale risultato elettorale e quindi un sostanziale preconcetto politico contro l’Italia che andrà affrontato con fermezza.

Intanto ampio spazio sui media ai ministri di FI che lasciano il partito, non tanto per nobili ideali quanto soprattutto perché a settembre perderebbero il posto. Posso capire Brunetta che ha dei meriti e valori personali, ma mi spiegate per quale grazia divina la Carfagna e la Gelmini abbiano ancora qualcosa da lamentarsi? Osannate a vita, sempre “nominate” (e mai elette) con posti e incarichi sicuri, riverite ed invidiate: dov’è il loro percorso di “gavetta” tale da far loro meritare qualcosa di più di tutto quello che hanno avuto?  Ma ovviamente sono ora strumentali ai media avversari e quindi diventano le voci “democratiche” e in chiave anti-cdx.

 

PROGRAMMI

Ma adesso proviamo a rovesciare il gioco: per vincere, infatti, non servono solo i voti – soprattutto quelli dati per disperazione o rassegnazione – ma i programmi, ed è qui che un minimo di serietà nel cdx è necessario.

E’ infatti già cominciato lo show delle proposte mirabolanti a colpi di mille euro di pensione al mese: signori, basta show, non è il caso!

Un centro destra credibile deve smetterla con gli slogan e deve scegliere persone serie con alcuni punti precisi e concreti (soprattutto realizzabili) proponendoli come coalizione (vedi flat tax) e non per singola visibilità di partito. Non deve vendere illusioni irrealizzabili, soprattutto tenendo conto di una situazione economica che dall’autunno sarà tremenda e di cui si darà la colpa al governo uscito dalle urne.

TV, giornali, Unione Europea, BCE: se il cdx vince sarà un mitragliamento contro l’Italia perché il REGIME DI BRUXELLES (è ora che cominciamo a chiamarlo così) non può ammettere che qualcun altro si dissoci (dopo Ungheria, Polonia ecc.) da una linea “politicamente corretta” su temi importanti o si romperebbe questo tacito patto del sempre più evidente gruppo di potere che è al vero comando della UE. Un accordo  non è solo economico ma anche di una lettura “laica” delle cose distruggendo e violando principi che - prima che naturali o religiosi – sono, almeno a mio avviso, soprattutto di buon senso. 

Chi ha seguito “Report” sullo scandalo delle vicende europee del gas (domenica sera su Rai 3), ne sarà uscito inorridito, eppure temo sia la realtà con Germania, Bruxelles ed UE alle prese (e nelle mani) della speculazione, dell’alta finanza, delle truffe, dei prezzi drogati del gas e delle materie prime. Sono argomenti che tutti i cittadini cominciano ad intuire, ma che non possono percepire chiaramente soprattutto perché di queste cose si parla troppo poco e da Bruxelles si preferisce non parlarne.

Per questo, se vincerà il centro-destra, l’Italia dovrà in qualche modo distinguersi sia su alcune scelte etiche fondamentali che su linee politiche).

Utile sarà per esempio cominciare a chiedere l’allontanamento di Gentiloni che - come un turacciolo - è sempre lì a galleggiare ed a rappresentarci “tutti” a dispetto di ogni maggioranza di governo. Come sempre (e da decenni) c’è infatti solo un esponente del PD a parlare a nome dell’Italia, un’altra anomalia non più sopportabile.

In fondo – pensateci – lo stesso avviene però quasi ovunque e su tutti i temi, dalla cultura all’economia alla giustizia. I PD è infatti essenzialmente “il partito del potere” ed è questa la sua grande forza che schiererà anche questa volta, sperando di vincere o almeno di non perdere sapendo che anche quando perde (ovvero quasi sempre) riesce comunque poi a restare al governo – e soprattutto nel sottogoverno - soprattutto per incapacità altrui nel scegliere donne e uomini di qualità.

Quanti collegi a destra sono stati assegnati nei decenni alle “amiche” del Capo o agli amici di merenda? Mamma mia… Ecco, che miracolo sarebbe se questa volta le scelte nel cdx seguissero oggettivi criteri di qualità, anche se non mi faccio troppe illusioni.  

Insomma: invece della solita la minestra riscaldata del dibattito tra “sovranisti” contro “moderati” cominciamo a parlare di onesti o disonesti, di capaci ed incapaci che non hanno mai un singolo colore politico, ma sono sempre trasversali.

Per esempio a destra si cominci ad annunciare di voler contrastare l’apparato burocratico europeo che sta diventando peggio di quelli nazionali, insistendo per tagliarne i costi. Ecco un primo spunto per un programma coraggioso, vedremo se il centro-destra avrà il coraggio di sostenerlo.

 

ANARCHICI

Verbania (allora Pallanza) sul Lago Maggiore è stata la patria della famiglia Cadorna, dal “generalissimo” Luigi (quello della prima guerra mondiale) al figlio Raffaele leader del CNL ma - prima ancora – di Carlo, presidente della Camera dei Deputati, ministro sabaudo e poi del neonato Regno d’Italia. Nottetempo un imbecille (poi già identificato) ha lordato di slogan e sigle anarchiche il monumento a Cadorna sul lungolago, ma – nella sua abissale ignoranza – ha perfino sbagliato monumento e così, anziché prendersela con il mausoleo del generale, se l’è presa con quello dello zio Carlo (già morto a fine ‘800) che certo non è mai stato un militarista.

Non ci sono più in giro gli anarchici di una volta!

 

UN SALUTO  A  TUTTI, BUONE VACANZE E BUON 25 SETTEMBRE !               MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 872 del 22 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ultimo numero de IL PUNTO ad uscire con la cadenza settimanale del venerdì prima del consueto “rallentamento” estivo, ma - vista la situazione politica - forse interesserà ai lettori una maggiore continuità. Vedremo, intanto auguri di buone vacanze a chi avrà il piacere di trascorrerle e un consiglio a chi non le fa: non prendetevela troppo, anche le vacanze sono spesso uno stress !

……..

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

DRAGHI: I CONTI CHE NON TORNANO

Nessuno mi toglie dalla testa che Draghi avesse già deciso di programmare la sua progressiva uscita dal   governo   il   giorno   dopo   la   sua   (mancata)   elezione   a Presidente   della Repubblica e che abbia continuato con il motore sostanzialmente “in folle” fino alla scorsa settimana, quando le dimissioni le ha date sul serio approfittando dell’ennesima crisi in casa 5 Stelle.

Dopo le tante speranze in avvio il suo governo si stava progressivamente esaurendo, così come la pazienza del leader davanti a dispetti quotidiani tra partner tutti tesi alla rispettiva visibilità e così, quando Mattarella lo ha rinviato alle Camere,  lui - grazie anche ai media che ne hanno rafforzato l’immagine del “buon papà-leader contro i cattivi partiti” - ha giocato con abilità, ma anche da furbetto, per scaricare le colpe sugli altri e in primis quel centro-destra oggi dipinto come un’associazione di traditori.

Ricordato che Draghi ha fatto il premier gratis rinunciando al proprio appannaggio (anche questo va ricordato visto che succede raramente) ho ascoltato e riascoltato il suo discorso al Senato, soprattutto quando chiede ai partiti della sua ex maggioranza  “Ma voi ve la sentite di rinnovarvi?” ma poi non fa votare un documento FI-Lega che dice esattamente questo, facendo mettere ai voti un odg a firma soltanto di un eletto nel PD come Casini, finito nella parrocchia ex comunista dopo innumerevoli contorsioni politiche. Cosa non è questo atteggiamento se non un chiaro segno di voler rompere a destra, ma salvando la propria immagine? Da sempre un dibattito sulla fiducia viene chiuso infatti con un voto su un documento finale firmato da tutti i leader parlamentari di una maggioranza, non da uno soltanto. 

Quindi non è del tutto vero che Draghi sia stato abbattuto da “fuoco amico” quando invece, a voler vedere, il voto al Senato gli ha dato comunque una maggioranza, perché astenersi dal votare non significa voto di astensione (che per regolamento al Senato significa voto contrario). Sembra un gioco di parole ma il regolamento è chiaro anche se pochi lo conoscono e così è partita la vulgata che Draghi sia stato abbattuto da quei cattivi sovranisti di Berlusconi & Salvini, mentre il M5S - con Conte causa prima della crisi di governo – è letteralmente sparito di scena.

Grande vittoria d’immagine per il premier cui non è spiaciuto andarsene ora, perché Draghi sa benissimo che l’Italia è in un “cul de sac”, che l’autunno sarà orribile, che i debiti contratti per il PNRR saranno in buona parte da restituire, che non è vero che lo stesso   PNRR   sia   davvero   partito   bene   finendo   invece   per   finanziare   spese   di ordinaria manutenzione e poche grandi opere, regolarmente bloccate dai veti M5S, vedi l'inceneritore di Roma.

Draghi furbetto? Certamente non è da premier – dopo una truffa di almeno cinque miliardi per il bonus 110%, la più grande truffa della storia repubblicana - sostenere che “la colpa è dei tecnici”. Che cosa ha fatto Draghi negli ultimi 5 mesi per bloccare questa mega-truffa che adesso lascia in mutande milioni di imprese, condomini e cittadini italiani? Anche perché è stato proprio lo stesso Draghi a scegliersi dirigenti   e funzionari “di fiducia” per gestire il PNRR con incarichi e nomine spesso senza concorso.

Si assuma quindi le sue responsabilità.

Draghi è un bravo banchiere, uomo competente e sicuramente rappresentava il meglio sul mercato, ma si è dimostrato anche furbo, così come non c’è dubbio che, politicamente, negli ultimi tempi abbia strategicamente privilegiato il rapporto con Letta ed il PD, lasciando in secondo ordine gli altri alleati.

D’altronde, per ricucire, sarebbe bastata qualche sua parola - in sede di replica al Senato - su immigrazione, cittadinanza, flat-tax o qualche altro tema nel cuore di FI o della Lega, invece nulla.

Bisognerebbe riflettere anche su questo facendo il bilancio di un governo sempre alle prese con un duro periodo di emergenza, ma che negli ultimi mesi è vissuto soprattutto a colpi di bonus per  tutto, dallo psicoterapeuta alla benzina, senza una strategia economica od ecologica precisa.

Tante parole di “transizione ecologica” - per esempio - ma nulla di chiaro sui gassificatori, il nucleare, le priorità, le riforme, né tantomeno il coraggio di chiedere sacrifici veri rimandando le castagne bollenti a future mani altrui.

Certamente è molto grave che l’Italia si fermi proprio adesso su temi e riforme che molto faticosamente venivano avanti, ma – pensiamoci – quelle riforme avrebbero davvero resistito all’impatto parlamentare?

Draghi ha indubbiamente ben manovrato per arrivare al “dopo di me il diluvio” soprattutto riuscendo a gettare la croce sul centro-destra che così ne esce “colpevole” agli occhi di una parte dell’opinione pubblica, esattamente come voleva il Partito Democratico, anche se il costante calo di appeal del premier sottolineava che i nodi stavano venendo al pettine.

Ottima comunque la sua strategia di immagine: “pro Draghi” si sono mossi tutti, dal Vaticano a Confindustria,  da   Bruxelles   ai   sindacati,   dalle   associazioni   delle casalinghe al sempre più claudicante Joe Biden. 

“Draghi Santo subito”:  la beatificazione  è in atto, il seggio a  vita  al Senato lo premierà presto e comunque Supermario è stato capace di passare la mano al momento giusto.

Anche questo è un merito, il tempismo in politica è sempre un grande valore, soprattutto quando tempi straordinariamente duri si avvicinano oscuri all’orizzonte.

 

LE OCCHIAIE DI GIGGINO, L’IPER-AGITAZIONE DI CONTE

Pochi hanno notato che per misurare il peggiorare della crisi politica bastava guardare il colore delle occhiaie di Giggino Di Maio, sempre più cupe. Nelle foto vecchie sono distese, poi diventano sempre più nere fino ai colori funebri degli ultimi giorni, sembrando quelle di una seppia. Fanno il paio con la crescente agitazione di Conte, questo sconosciuto ex professore fiorentino che cinque anni fa non era nessuno (né tantomeno era stato eletto da qualcuno) eppure è improvvisamente diventato premier, poi ha rifatto il bis con una maggioranza opposta sfruttano Covid e pandemia, apparendo quotidianamente in TV a diffondere terrore, ma intanto privilegiando gli affari con gli amici di sempre, dai parenti agli Arcuri di turno.

Quello stesso Conte che prima diceva di essere super partes e poi si è inventato leader di un partito, poi di metà partito, poi della metà della metà del partito fino a perdersi per strada aprendo la crisi. Neanche il tempo di sciogliere le Camere e lui ha già annunciato che si candiderà al Parlamento (non avevamo dubbi!): un narciso alla disperata ricerca di visibilità.

 

CRISTIANI IN PRIMA LINEA

Nessuno ne parla perché difendere i cristiani non fa notizia, ma soprattutto in Africa è dura vivere la propria fede. Chiese bruciate, attentati, morti. Solo in Nigeria sono almeno 18 i sacerdoti rapiti quest’anno, cinque nella sola prima settimana di luglio. L'Associazione dei sacerdoti cattolici diocesani nigeriani ha diffuso tramite l’ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) un comunicato nel quale afferma «E’ davvero triste che nel corso delle loro consuete attività pastorali, i sacerdoti stiano diventando una specie in via di estinzione, nel disinteresse del mondo». Nello Stato nigeriano di Benue, nei soli mesi di maggio e giugno, almeno 68 cristiani sono stati uccisi e moltissimi sono stati rapiti. Ben 1,5 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case per i persistenti attacchi dei terroristi islamici della tribù Fulani ai danni di comunità agricole, in gran parte cristiane, residenti nella Nigeria centrale.

Temi sconosciuti ai più e che non sollevano campagne di stampa, anche se dovrebbero suscitare interesse almeno per L’AZIONE CATTOLICA, associazione religiosa importante nell’Italia del secolo scorso e che pensavo fosse di fatto scomparsa dopo la morte dell’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, suo emblema permanente.

Bella notizia apprendere che invece esiste ancora, solo che per scoprirlo ci sono volute le dimissioni di Draghi visto che a gran voce proprio l’Azione Cattolica ha insistito perché venissero respinte, schierata in batteria tra le tante associazioni e sigle arruolate dal  PD sui media in difesa di Supermario.

Forse sarebbe meglio che “lasciando a Cesare quel che è di Cesare” l’Azione Cattolica pensasse innanzitutto ai cristiani che soffrono nel mondo.

 

UN  SALUTO  A  TUTTI,  BUON 25 SETTEMBRE !                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 871 del 15 luglio  2022
di
MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)
i
nfo e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”. 
Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
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E' CRISI, MA NON E' UNA COSA SERIA 
Il momento è drammatico, ma la crisi generata dal M5S era del tutto prevedibile e la responsabilità è anche di chi (Mattarella) nel segno della continuità "obbligatoria" non ha voluto far votare a tempo debito gli italiani permettendo governi e ribaltoni, senza alcun rispetto per il voto elettorale. 
Risultato: il partito che (2018) era maggioranza relativa, fallito negli uomini e nei programmi, dopo aver perso una infinità di pezzi e da ultimo la corrente Di Maio, capace di maggioranze variabili e antitetiche, dotato di demagogia infinita e con ben poche capacità politiche (leggere articolo qui di sotto) ha portato L' iTALIA a una crisi che rischia di sfasciare tutto. Rischio od opportunità? Se si votasse oggi lo si farebbbe ancora con la vecchia legge elettorale (parzialmente maggioritaria) che obbliga ad alleanze, ma con posti bloccati a disposizione dei sudditi dei leader. Molti sono però pronti ad approvare una nuova legge elettorale proporzionale - non si sa se con nomi bloccati o meno - con la prospettiva di mesi con litigi fra tutti e ciascuno a difendere la propria bandiera. 
Nulla di buono all'orizzonte, ma anche nulla di serio.
Draghi - che sarebbe stato il jolly per una intera legislatura se a capo di una maggioranza politica coerente, anche se personalmente lo vedo troppo dipendente da UE, USA e grande capitale - rischia ora di essere bruciato. Il rischio è che il prossimo premier lo faccia subito rimpiangere.

 

DISASTRO 5 STELLE, FALLIMENTO PER TUTTI
La crisi conclamata del M5S che oltre a mettere a rischio il governo Draghi in un quinquennio è passato dall’essere il primo partito italiano ad una percentuale al di sotto del 10% può essere commentata con sarcasmo ed ironia (e non ne mancherebbero certo gli argomenti), ma alla fine è anche una sconfitta per tutti.
Sembra ieri quando il Movimento prometteva di aprire il Parlamento come “una scatola di tonno”, annunciava più avanti “la fine della povertà” e che comunque avrebbe dimostrato un modo rivoluzionario “dal basso”  come affrontare la politica.
E’ passato meno di un quinquennio e l’aspetto più triste della mancata rivoluzione grillina è proprio il vedere come non solo i protagonisti si sono velocemente adeguati all’andazzo generale, ma soprattutto come un’altra volta sia fallita la possibilità di un vero ricambio della classe politica italiana e almeno l’avvio di riforme coerenti e strutturali.
Causa principale di questa rivoluzione mancata è stata soprattutto il mediocre (o peggio) livello della classe dirigente del M5S che - alla prova dei fatti - si è dimostrata qualitativamente del tutto insufficiente non arrivando neppure al “livello minimo sindacale” per occuparsi della cosa pubblica, dimostrandosi troppo spesso senza esperienza e capacità, ma anche senza l'umiltà di voler imparare.
A parte la continua emorragia di eletti che si sono accasati in altri e a volte opposti schieramenti politici senza minimamente porsi un problema di coerenza rispetto all’elettorato, è evidente che anche la pattuglia ministeriale grillina – pronta a continui cambi di maggioranza – è stata complessivamente incapace di andare oltre agli slogan e ad alcuni provvedimenti-facciata come il reddito di cittadinanza. Gli esempi poi di ministri come Toninelli o Azzolina hanno fatto il giro del mondo sottolineando la loro inadeguatezza. 
Falliti rovinosamente a livello amministrativo locale con le poche persone serie che se ne sono andate appena possibile (una per tutte la sindaco di Torino, Chiara Appendino, o il sindaco di Parma Federico Pizzarotti) oppure che sono state cacciate dagli elettori al loro primo rinnovo (come a Roma Virginia Raggi che da sindaco uscente ha raccolto solo il 19% dei voti), anche a livello politico il movimento ha dimostrato di non avere radici.
Alla fine questa fine ingloriosa è però una sconfitta non solo del M5S ma di tutto il sistema politico italiano, perché il voto ai pentastellati, soprattutto al sud, era stata anche l’ennesimo tentativo di cambiamento da parte di una quota consistente dell’elettorato, sfiancata e sfiduciata dalle delusioni e dagli insuccessi in serie accumulati nei decenni da tutto l’arco politico. Era stata una apertura di credito, una speranza di rinnovamento, un ultimo appello prima di rifugiarsi – come si è visto anche recentemente – nel limbo grigio del “non voto” 
Una grande occasione persa di “democrazia diretta”, perché era stato effettivamente rivoluzionario e innovativo proporre metodi di consultazione on line dei simpatizzanti per prendere le decisioni importanti, così come per la scelta dei candidati ai diversi livelli, anche se spesso con poca partecipazione e trasparenza.  
Fine precoce ed ingloriosa di un Movimento nato dal basso che aveva potenzialità enormi, ma le ha sciupate tutte. 

 

CHI PAGA LA GUERRA

Vorrei sommessamente far notare che siamo ad un buon 10% minimo di inflazione, che le aziende sono in crisi per il caro materie prime, le borse a picco mentre il Dollaro USA si è rivalutato di oltre il 10% sull'Euro in pochi mesi, Euro che oggi vale meno anche  di un Franco Svizzero (cosa mai avvenuta).

Incombono le sanzioni che - prima e forse più di Putin - però colpiscono essenzialmente  l'Europa visto che gran parte del mondo non le applica. Ma allora, chi se non soprattutto l'Europa sta pagando la guerra in Ucraina? Intanto il maxi-debito USA detenuto dai risparmiatori esteri grazie alla rivalutazione del dollaro si è ridotto in pratica del 10% cioè NOI paghiamo, riducendolo, anche il debito americano.

Nessuno sembra avere il coraggio di sollevare questi aspetti che dovrebbero farci riflettere sulla incomprensibile (?) pochezza europea e sul conformismo dell'informazione.

 

NUCLEARE OK: E  ADESSO L’ITALIA?
Nella sua ultima giravolta energetica, sotto la pressione politica della Francia e a seguire della Germania e dell’Est Europa, il gas e l’energia nucleare sono state definite come “green” dall’Unione Europea e quindi potranno essere sviluppate anche nei prossimi anni in alternativa a petrolio e carbone.
Per chi – come me – ha sempre sostenuto l’assurdità tutta italiana di un “no” preconcetto al nucleare (“no” cresciuto nei decenni per ignoranza, condizionamento dei media, atavica paura di fantomatici disastri) è sicuramente una buona notizia.
Resta però il fatto che il nostro paese - che era in testa agli studi in questo settore ed aveva per tempo avviato un programma per produrre energia nucleare – è ora fanalino d’Europa, tagliato fuori dal mercato e sconterà un costo pesantissimo in termini di decenni e di costi economici immani per il ritardo accumulato.
Raramente come in questo settore ci si è nutriti di demagogia stupida, con l’ENEL costretta a chiudere gli impianti in Italia ma producendo energia atomica in centrali all’estero, con energia elettrica importata a caro prezzo da Francia, Svizzera (e ora anche dalla Slovenia) anche se di produzione nucleare e una bella corona di centrali atomiche costruite appena al di là delle Alpi, quasi che le eventuali nubi radioattive rispettino i confini nazionali.
In realtà di incidenti nucleari importanti nel mondo non ce ne sono più da decenni e le nuove tecnologie hanno aumentato ogni margine di sicurezza con interventi automatici di spegnimento dei reattori in caso di necessità e stoccaggi sicuri oltre – soprattutto – a costruire centrali atomiche di diversa e ben più moderna concezione.
In Italia, invece, un po' come per gli inceneritori dei rifiuti urbani il problema non viene mai risolto perché tra veti incrociati e paure inconsce nessun governante accetta di prendersi le proprie responsabilità, timoroso di perdere “appeal” presso l’opinione pubblica. Quindi niente stoccaggi sicuri, fusti di materiale radioattivo potenzialmente pericolosi in giro, nessuna programmazione per il futuro.
E adesso, che fare? Se qualcuno si svegliasse proponendo di costruire qualche centrale nucleare verrebbe tuttora lapidato in pubblico eppure o vogliamo ridurre il nostro deficit energetico o non ci sono altre vie, salvo coprire l’Italia di pannelli solari e le nostre colline di pale eoliche. Eppure il PNRR dovrebbe servire proprio per decisioni lungimiranti (e sicure) anche in questo settore, soprattutto perché il futuro del nucleare non sono più i grandi impianti impattanti sul territorio, ma centrali di ben più modeste dimensioni capaci di produrre energia “locale” a costi competitivi.
Chissà se finalmente ci sarà una informazione chiara su vantaggi e costi di queste decisioni o se, ancora una volta, si continuerà con la consueta demagogia.

PS: chi volesse aggiornarsi sul tema con dati, documentazioni e confronti si legga (o rilegga) il volume “Il futuro dell’energia nucleare” di Celso Osimani e Ivo Tripputi, edizioni IBLlibri – euro 20) 

VACCINI
Ricrescono i casi di Covid e il sempiterno ministro Speranza ha ripreso gli appelli per la campagna vaccinale rivolta ai “fragili” e agli Over 60. “Vaccinatevi, anche se solo tra settembre ed ottobre ci sarà il nuovo vaccino contro Omicron!”. Ma con questo tipo di annunci, quanti italiani andranno mai a vaccinarsi? 
Nessuno mi toglie dalla testa che bisogna soprattutto far fuori scorte di vaccini superati pagati a caro prezzo, nel grigiore e nella corruzione che in argomento ha sottolineato il muoversi dell'Europa. 
Piuttosto, se si ritrovano insieme decine di migliaia di persone stipate per un concerto sia pur all’aperto, non sarebbe logico imporre l’uso della mascherina (se fosse davvero utile) almeno in occasione di questi assembramenti?

 

COERENZA
Un pubblico plauso va dedicato a ELIO VITO, parlamentare di Forza Italia e già leader radicale che dopo otto legislature si è dimesso dalla Camera perchè non più in linea con alcune prese di posizione del proprio partito.
In un mare di voltagabbana ecco una persona seria, coerente, che non cambia bandiera. Onore al merito e "doppio onore" perchè la maggioranza degli altri deputati sono stati doppiamente scortesi e pusullanimi. 
Quando un deputato infatti si dimette per motivi di opinione è prassi e "bon ton" che le sue dimissioni siano respinte con il voto segreto, salvo accettarle la seduta successiva, se riconfermate.
Questa volta una maggioranza di persone piccole piccole ha invece subito accettato le dimissioni a maggioranza, segno di scarso livello istituzionale ed inutile scortesia. Tranquilli: la grande maggioranza di loro finirà a casa presto, credo con pochi pubblici rimpianti. 


UN  SALUTO  A  TUTTI                                                             MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 870 del 8 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

N.B. IL PUNTO è a disposizione dei lettori per essere diffuso tra amici, web e giornali, ma con preghiera di citare la fonte e mantenere il senso di quanto viene scritto.

Un sincero grazie a chi mi comunicherà indirizzi di potenziali nuovi lettori interessati a leggerci. 

 

RIASSUNTO: Un saluto a Caterina “nata in barca”, parentesi gioiosa tra assurdità del mondo e disinformazione. Erdogan passa da essere “dittatore” a “amico, partner ed alleato”: è la sagra dell’ipocrisia. A proposito di libertà dell’informazione, ma chi controlla i controllori? Continua intanto la crisi M5S con un Conte patetico, ma è tutto show: da sempre i grillini minacciano oggi, ma si dimettono domani. Si segnala intanto che da Strasburgo giunge notizia che il gas e il nucleare per l'Europa sono ufficialmente diventati “green”: ennesimo giro di walzer, ma adesso come la mettiamo con quello che si è promesso, deciso e dichiarato nel recente passato? Mal di pancia in arrivo per ecologisti & C.

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Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

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UN SORRISO: FIOCCO ROSA PER CATERINA  “NATA IN BARCA”

Quando ero piccolo, all’Isola Pescatori, mia nonna Olga - se lasciavo aperta una porta - mi diceva sempre “Chiudila, non sei mica nato in barca!” Ma Caterina Sofia Barbalace potrà lasciare le porte aperte per tutta la vita, visto che è nata sabato 2 luglio alle 5.10 del mattino proprio sul traghetto Intra-Laveno, attraversando il Lago Maggiore. Parto veloce ed imprevisto, ma finito tutto bene con il solo aiuto di papà, mamma e di un marinaio del traghetto “Ticino” che arrivato a Laveno, 20 minuti dopo la partenza, aveva… una passeggera in più!  Fossi la Navigazione Lago Maggiore offrirei a Caterina almeno una tessera di libera circolazione “a vita” sui battelli del lago!

 

ERDOGAN E DRAGHI: W L’IPOCRISIA

C’è un limite alla demagogia, alla farsa, alla “realpolitik”? La visita di Draghi ad Ankara a “baciare la mano” ad Erdogan forse l’ha superato.

Erdogan, quello che per Draghi un anno fa era – parole sue - “un dittatore” con cui adesso “siamo partner, amici ed alleati”. Eppure è quello stesso Erdogan che solo l’anno scorso negava una sedia ad Ursula Von der Leyen perché donna, quello che ha messo in galera migliaia di   oppositori,   arrestato   centinaia   di   giornalisti,   imposto   la   censura   alla   stampa, espulso dalla magistratura turca avvocati e giudici non allineati, quello che discrimina i cristiani e invoca apertamente la distruzione dell’etnia curda, quello stesso Erdogan che fino a pochi mesi fa eseguiva il “lavoro sporco” in Siria certo dell’impunità nel mondo.  Come Putin, meglio (peggio) di Putin.

Un Draghi obbligato ad essere ipocrita superstar e che fa il paio con il leader PD Enrico Letta che 14 mesi fa twittava “È grave la scelta di Erdogan di ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Un altro passo che allontana la Turchia dal rispetto delle regole fondamentali.”

Forse che Erdogan si è ravveduto o ha fatto un passo indietro verso le “regole fondamentali”? Assolutamente no, ma da buon levantino sta con tutti e contro tutti a seconda   del   proprio   tornaconto.   Uno     che   vent’anni   fa   –  come   Putin  -   si   era presentato come innovatore liberale e adesso obbliga al velo le donne, il furbastro che dalla guerra Russia-Ucraina ha subito cominciato a guadagnarci di più.

La Turchia, un paese cui adesso si promette che entrerà in Europa, che sta nella NATO ma non applica le sanzioni alla Russia, che approfitta del conflitto per sparare a zero (per ora solo a parole) contro la Grecia, paese “nemico” da sempre, che non ha mai riconosciuto il genocidio armeno e che si è annessa un pezzo di Cipro (altra faccenda dimenticata).  Erdogan, quello che incassa milioni di Euro annualmente dall’Europa per tenersi i profughi siriani che però poi li lancia verso ovest a colpi di rubinetto e a seconda delle proprie convenienze e del proprio tornaconto.

Ieri dittatore squalificato, oggi “partner, amico ed alleato”: che figura!

Si inchina e lo ossequia tutto il mondo demo-green-eco-paci-progress-antifascista: “Un’ alleanza necessaria”. Perché mai “necessaria”? In chiave anti-Putin, ovviamente, perché Erdogan “E’ un autocrate, non un dittatore” chiosa il solito Letta, abituato a dover saltare da un campo all’altro pur di tenersi stretti alleati e potere.

Cerchiamo per una volta di essere un po’ meno ipocriti: Erdogan è esattamente come Putin, solo che adesso fa comodo avercelo come allegato e allora tutto va bene, può fare di tutto, tutto gli viene promesso, tutto si dimentica o si fa finta di dimenticare.

Ma siamo seri: se Putin è insopportabile allora Erdogan lo anche di più e non solo per gli evidenti limiti della sua democrazia, ma perché è più sfuggente, cinico, mellifluo, calcolatore. E noi (Italia-Europa-NATO-G7-USA), ipocriti come sempre, gli corriamo dietro. Ma non siamo davvero dei pagliacci?

 

LIBERTA’ DI INFORMAZIONE, CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?

Cerchiamo di liberarci da ogni preconcetto. Secondo voi le reti televisive di Rai1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Sky, Rai News 24 ecc. sono “filo russe” nel dare informazioni? Passando alla carta stampata, vi sembrano russofili o pro-Putin giornali come il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, il Messaggero, i Quotidiani Nazionali ecc. ma anche Libero o il Giornale? E così le agenzie di stampa ANSA, AGI ... A me francamente pare di no.

Che quindi si adombri che da Mosca ci si muova per “strategie pianificate per una sistematica alterazione della corretta informazione e del processo democratico” come dichiara Antonello Giacomelli, l’ex deputato PD ora responsabile dell’AgCom (ovvero la costosissima Agenzia Garante per le Comunicazioni) lo trovo del tutto inverosimile. Allo stesso modo quando Giacomelli sostiene “Trovo necessario e doveroso che le strutture della sicurezza dei governi democratici europei, a partire da quello italiano, si occupino di fronteggiare questo rischio.”

Ma quale rischio? Quando si dichiara il timore “che le fake-news russe facciano breccia nell’opinione pubblica” ci si dimentica che se oggi una fetta importante di italiani ha una posizione critica sulla situazione in Ucraina non credo che ciò dipenda da false informazioni russe, quanto – al contrario – proprio perché l’informazione ufficiale è così monocorde da suscitare qualche sospetto, tenuto anche conto che – unanime – è anche il coro dei grandi Network americani ed inglesi oltre alle principali testate giornalistiche del mondo, tutte sempre e comunque schierate ad applaudire Biden, la NATO, i vertici europei e Zelensky.

Certamente nel mondo web ci sono fonti russofile, ma nessuna persona di buon senso si lascia abbindolare così facilmente dalle tesi putiniane o terrapiattiste, soprattutto se poco credibili e ben poco documentate.

Piuttosto il tema è drammaticamente un altro: il silenzio che accompagna moltissime questioni che partono dall’Ucraina e sconfinano nel campo economico e in generale nella gestione europea e mondiale dell’economia, del clima, della cultura, dell’informazione.

Penso alla poca trasparenza o visibilità di inchieste serie sulle speculazioni finanziarie, sugli arricchimenti scandalosi di poche migliaia di persone rispetto a miliardi di poveri, alle speculazioni sulle materie prime, i farmaci, la sanità, l’approvvigionamento alimentare, il controllo dell’acqua.

La sostanziale “verità ufficiale” non spiega mai – sono esempi concreti – che le sanzioni rischiano di incidere ben poco sulla Russia se non vengono applicate da buona parte del pianeta (paesi della Brics, Sudamerica, Messico, Turchia, Stati del Golfo, sud est asiatico ecc.).  Pochi hanno ricordato il “prezzo” che la NATO paga per assicurarsi l’appoggio di Erdogan in termini di diritti civili, così come pochissimi hanno affrontato con serietà lo spinoso tema dei rapporti tra Unione Europea (ed in primis quelli personali di Ursula von der Leyen ) con le grandi aziende farmaceutiche o – soprattutto in Italia – la grande opacità su quelle operazioni bancarie che in buona sostanza hanno distrutto il risparmio dei “piccoli” e permesso affari colossali ad alcune banche, oppure le truffe sui “bonus” e i prezzi amministrati, così come nessuno affronta seriamente la questione del rapporto di dipendenza europeo dagli USA.

Su questi temi servirebbe quindi davvero più trasparenza e libertà di informazione (il che sarebbe proprio il compito dell’AgCom, anziché correre dietro alle farfalle) vista una libertà che “ufficialmente” c’è sempre, ma poi – nella pratica – spesso si dissolve dietro le parole scontate e soprattutto la rarissima volontà di fare effettiva trasparenza sui fatti.

 

DISASTRI UGUALE COLDIRETTI

Lo avete notato? L’ufficio-stampa migliore d’Italia è quello della Coldiretti che ad ogni evento atmosferico quantifica i danni in tempo reale. Siccità? Tot danni, ma anche se piove o tira vento, grandina, nevica o arrivano gli insetti cinesi. E’ uno stillicidio di brutte notizie con un quotidiano tariffario dei disastri che vengono quantificati in tempo reale (chissà come) e subito ripresi dai media. In un mondo affamato di tragedie pur di andare in prima pagina Coldiretti è un alleato prezioso per fare comunque aumentare i prezzi, soldi che però raramente restano nelle mani dei produttori a tutto vantaggio della troppo lunga filiera della disrtribuzione "made in italy" .

 

PREAVVISO: SETTIMANA PROSSIMA CI SALUTIAMO CON IL NUMERO DEL 15 LUGLIO, poi IL PUNTO - come ogni anno - prendera' la consueta cadenza estiva di uscita quindicinale fino a meta' settembre

 

UN SALUTO, BUONE FERIE A CHI LE FA... E BUONA SETTIMANA A TUTTI             MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 869 del 1 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

RIASSUNTO: Il centro-destra dove era diviso ha perso i ballottaggi, mentre credo che nella Lega e nel M5S in molti cominciano a chiedersi se valga la pena continuare a sostenere Draghi.

Ucraina: le “sanzioni” a Mosca possono essere inutili e trasformarsi un boomerang, ma nessuno lo ricorda nei tanti vertici e nei commenti, mentre al Monte dei Paschi di Siena è una apoteosi dei “furbetti”. Lo ribadisco: troppe volte vince la disinformazione, come per l’aborto negli USA.

 

KARAKIRI A DESTRA

Era difficile, bisognava proprio mettercela tutta, ma dimostrando massimo impegno e altrettanta fermezza il centro-destra ce l'ha fatta a suicidarsi e a perdere alcune città - come Verona - amministrate da decenni.

Invano l'esperienza ha sempre dimostrato che quando si va divisi al primo turno poi regolarmente si perde anche al ballottaggio, perché conta di più ammazzare il "cugino" interno che battere l'avversario politico. La controprova solo due settimane fa dove invece – unito – il centro-destra aveva vinto in molte città, da Genova a Palermo.

Ma finché i leader nazionali ed i ras locali non vorranno capire che alle elezioni amministrative per vincere servono le PRIMARIE tra gli elettori di area per trovare i candidati giusti (non paracadutati) e poi che i prescelti dai cittadini vanno appoggiati dall'intera coalizione si continuerà regolarmente a perdere. Amen.

Dopo le batoste amministrative delle stagioni scorse e le divisioni per il Quirinale, domenica scorsa ci sono state le prove generali per perdere anche le prossime elezioni politiche: andiamo avanti così!  Letta e il PD - commossi - ringraziano.

 

PS: mi auguro che Lega e Forza Italia comincino a chiedersi seriamente se davvero vale la pena di sostenere Draghi quando è il PD a menare tutte le danze e che anche FI sostenga con chiarezza che il parlamento e il governo hanno (avrebbero) altre priorità che non discutere di cannabis libera e di jus scholae. Se si tengono posizioni unitarie tra FdI – Lega – FI forse gli elettori se ne ricorderanno, se ci si divide anche su queste cose l’intesa (e il voto) saranno sempre più difficili. 

 

 A PROPOSITO DI SANZIONI

Nei giorni scorsi ci sono stati quattro importanti appuntamenti internazionali: il 14° incontro tra i leader della Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), il vertice UE che ha detto “no” a Draghi per bloccare il prezzo del gas e dove il problema immigrazione è perfino uscito di scena, pur con 7.300 nuovi arrivi in Italia solo questo mese ( + 30% sul 2021, + 400% sul 2020) e ben 2.200 nell’ultima settimana. E’ seguito il G7 degli “scamiciati” in Baviera dove è stata ribadita la necessità di nuove sanzioni a Mosca e nuove armi a Kiev,  il tutto ribadito al vertice NATO di Madrid.

Per quanto riguarda l’Europa si applaude al potenziale ingresso di Ucraina, Moldavia e Georgia nella UE (tutti paesi ricchi e senza problemi, un successone…) mentre nessuno sembra voler prendere atto che l’Italia dimostra ancora una volta di contare poco o nulla a livello europeo nonostante Draghi presunto superstar.

Questo è un aspetto vero, ma antipatico e quindi nascosto, così come credo che neppure un italiano su cento sappia poi cosa sia la “Brics” che rappresenta però una crescente intesa politica ed economica sempre più stretta tra paesi che da soli “pesano” il 40% della popolazione mondiale e un quarto del PIN del globo. 

In concreto e al di là delle chiacchiere significa che Brasile, Cina, Sudafrica ed India, i paesi da loro controllati e poi il Messico, tutto il Sudamerica, l’Asia Centrale, l’ Africa e tutto il Sud est asiatico, oltre a Turchia, Medio Oriente e Stati Arabi non applicano e non applicheranno sanzioni a Putin.  Il G7 può confermare quello che vuole davanti alle TV, ma tutti questi paesi rappresentano oggi una clientela enorme per Mosca che ha solo da completare i gasdotti verso sud-est per avere a disposizione una umanità affamata di gas e petrolio, pronta già oggi a rifornirla - in cambio - di tutte quelle infrastrutture e prodotti che il mercato europeo e USA ufficialmente rifiuta alla Russia.

 In questo quadro parlare di sanzioni a Putin significa non voler (o saper) tener conto di questi aspetti globali, il che è perlomeno bizzarro e demagogico, al di là di ogni logica politica, militare o di doveroso sostegno a Kiev.

Nessuno – ovviamente – sottolinea o risolve il dramma delle ricadute dirette ed indirette che le sanzioni significano per la nostra economia, già azzoppata dal Covid, con la conseguente crescita dei prezzi, dei costi energetici e del deficit pubblico.

Così - mentre il mondo corre - noi in Italia e nella “vecchia” Europa parliamo soprattutto di diritti gender, di omotransfobia, di clima, di jus soli o jus scholae e di massimi sistemi, auto-evirandoci nella produzione industriale ed automobilistica, nei commerci internazionali, nei consumi ecc. sepolti da mille normative restrittive che dall’altra parte del mondo si minimizzano, quasi non abitassimo tutti in una casa globale.  

Tra l’altro siamo e saremo sempre più dipendenti proprio dai paesi extra-UE per carenze di materie prime e quindi sempre più soffocabili con un embargo o in una suicida battaglia dei prezzi.  

E’ un giro vizioso in cui l’Europa può anche avere ragione sui principi, ma è del tutto perdente e sempre più debole nel mondo, guidata dalla demagogia e tenuta per mano dagli USA che -  pure loro - oggi sono senza una guida chiara e con mille problemi, aspetto di cui non si ha però il coraggio di parlare perché - prima di tutto - siamo tutti vittime di una pseudo “informazione globale politicamente corretta” che detta legge su tutto e censura chi non si adegua nascondendo le questioni imbarazzanti.   

Mentre esplode l’inflazione e l’economia europea va a picco è meglio insomma sfornare vertici su vertici, paradiso dei “bla bla bla” e seguiti poi da interviste scontate e precotte, oltre che per mostrarsi - sempre sorridenti - ai media nelle consuete e sempre più affollate foto di gruppo dove (notate?) le grandi risate ed abbracci di Biden e Johnson con Erdogan lasciano perplessi: ma il ras di Ankara  - in termini di libertà e democrazia - è poi molto diverso da quello di Mosca?

 

MPS: PERDITE PUBBLICHE E PROFITTI PRIVATI

Il nuovo CdA del Monte dei Paschi di Siena ha illustrato il nuovo piano industriale che dovrebbe riportare in utile la banca senese nei prossimi anni, al prezzo di altri 4.000 esuberi e la chiusura di 150 filiali.  «Mps fa parte del patrimonio culturale e sociale del Paese. Può tornare ad avere un ruolo nel sistema bancario italiano ed europeo» ha dichiarato Luigi Lovaglio, il Ceo che a febbraio ha preso le redini dell’istituto.

E’ bello sperare in un potenziale roseo futuro per la più antica banca italiana che però metterà ancora una volta a carico del “pubblico” esuberi e licenziamenti dopo aver massacrato soci e investitori con – di fatto – nessun responsabile pur avendo accumulato uno stock di crediti deteriorati di 4,1 MILIARDI.

Altro che “patrimonio culturale e sociale” … Sono soldi dati a gente che non li meritava e che non li ha restituiti (e presumibilmente non li restituirà mai) sempre nell’ottica del concetto che tanto “qualcun altro” pagherà. Tra “suicidi” misteriosi e sentenze discutibili, immaginate che MPS - anziché la ex cassaforte del PD, per decenni fonte di clientelismo e crediti facili - fosse stata in mano a qualche banchiere amico del centro-destra o di Berlusconi. Secondo voi sarebbe finita tra assoluzioni, benefit, pre-pensionamenti e buonuscite?

 

ABORTO, ANCHE DELLA VERITA’

L’ennesimo esempio di disinformazione globale è arrivata per la recente sentenza della Corte Suprema americana sull’aborto. Con maggioranza di 6 a 3 (quindi andando ben oltre i giudici messi da Trump che ne ha nominati solo 3) la Corte non è entrata nel merito dell’aborto, ma si è limitata a dire che è materia di competenza statale e non federale perché dell’aborto - ad oggi - non si parla nella Costituzione americana e che quindi il Mississippi aveva diritto di mettere un limite ad abortire entro le 15 settimane (in Italia tra l’altro è di 12). I media hanno parlato di oscurantismo, La Stampa addirittura di ritorno al Medioevo dando la colpa ovviamente a Trump. Se Biden (con Obama, la Clinton e la Pelosi) sono così convinti dell’aborto free, perché non varano una legge federale facendola votare al Congresso? Hanno la maggioranza… Ma in realtà anche molti democratici vorrebbero mettere comunque dei limiti all’aborto che resta per tutti sempre una scelta difficile e spesso drammatica.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 868 del 24 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

RIASSUNTO: Di Maio si fonda un partitino personale pur di restare al governo, mentre l’Italia conferma il suo impegno per la pace fornendo armi in Ucraina. Sono perplesso, e mi chiedo perché non debba contare nulla l’opinione di milioni di persone che vorrebbero invece posizioni diverse.

Intanto servirebbe a tutti un rapido ripasso di storia, per esempio quella della  Crimea. Avete intanto notato com'è l'informazione secondo il Corriere della Sera e la novità romana della residenza agli abusivi?

 

L’ITALIA E’ COME DI MAIO

Quanto mi piacerebbe poter intervistare Luigi Di Maio, neo leader di “Insieme per il futuro”.

Non una intervista politica ma una interrogazione precisa, come a scuola quando dovevi dare risposte vere e non giri di parole.

Credo che se l’Italia oggi per molti sia un paese disastrato lo è perché si è affidata a persone come lui, che ha un curriculum impressionante in quanto a cariche, ma alle spalle il vuoto.

Vorrei chiedergli quanto costa un litro di latte al supermercato e quale sia la capitale del Bangladesh (in italiano, per carità…) e poi magari il perché di certe sue incredibili giravolte che ne hanno fatto un personaggio unico, un guitto diventato d’alto bordo soprattutto per inconsistenza altrui e dabbenaggine nostra.

Un furbetto già iscritto ad ingegneria, poi a giurisprudenza, poi ritiratosi dagli studi.

Uno che ha campato (o ha tentato di farlo) come giornalista sportivo, tecnico informatico, assistente alla regia, agente di commercio, steward allo Stadio San Paolo e manovale nell’azienda di famiglia.

Indubbiamente una gran buona volontà, ma poi la folgorazione per la “mission” politica sostenendo il neonato M5S da lui tenuto a battesimo.

Parte male: dopo 3 anni alla guida dei grillini locali, solo 59 preferenze alle “comunali” di Pomigliano d’Arco e viene trombato, ma da allora basta voti, meglio solo “nomination”: grazie a soli 189 (centoottantanove!) voti on line nelle “parlamentarie” del M5S nel 2013 viene candidato – blindato – nella circoscrizione “Campania I” e da allora nessuno lo ferma più, a conferma della follia di questo sistema elettorale.

Pensate: diventato deputato nel 2013 viene subito eletto vice-presidente della Camera (il più giovane da sempre) ed è e capo del M5S dal 2017 al 2020.  Vice-premier con il Conte I e contemporaneamente Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro (!), dal 2019 è il nostro Ministro degli Esteri (!!).

Idee politiche chiare, chiarissime, oppure no, forse un po’ confuse. Come leader grillino aveva “giurato” lo stop dopo il secondo mandato così come “Chi lascia il partito dove è stato eletto dovrebbe dimettersi”, facendo invece l’esatto contrario.

Come ministro ha sostenuto ferocemente il blocco alle trivellazioni di gas e petrolio in Italia, se oggi dipendiamo da Mosca è anche merito suo. Intanto la Croazia ringrazia e il nostro gas lo trivellano loro.  Dopo aver voluto il reddito di cittadinanza è apparso al balcone di Palazzo Chigi proclamando alla folla “Abbiamo abolito la povertà”, come tutti ben sanno.  Coerente anche in politica estera: nel 2019 incontra a Parigi i “gilet gialli” anti-Macron salvo poi baciarlo ed abbracciarlo nel più recente passato. Ha una particolare ammirazione per la Cina cui ha steso tappeti rossi per “la nuova via della seta”, il progetto geo-economico  contestato dagli Stati Uniti ed ha quindi osannato la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia del marzo 2019 e proprio alla Cina siamo ricorsi per le forniture COVID a prezzi fuori mercato e a danno delle nostre imprese (indagini su Arcuri? Mah, dimenticate…)  Di Maio in politica estera ha sempre simpatizzato per i chavisti venezuelani di Maduro mettendo il veto al riconoscimento di Juan Guaido come presidente del Venezuela, come invece volevano l’intero occidente e L’Unione Europea.

E’ a favore delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e dell' “adozione del configlio” però «Da cattolico penso che la famiglia sia quella con il papà e con la mamma”.

Come documentato da Le Iene con la trasmissione “Pomigliano Boys” e da molte altre fonti di stampa “tiene famiglia” e ha quindi favorito la carriera di molti suoi ex compagni di scuola. Wikipedia è spietata e ne fa un lunghissimo elenco, ma di “voto di scambio” per lui non ne parla nessuno.

Sostenitore dell’ambiente, ma anche dei condoni edilizi ad Ischia, è riuscito nel record di fa finta di stare contemporaneamente con Tripoli e con Bengasi, schierandosi con la dittatura egiziana ma chiedendo  “verità per Regeni” (e i famigliari dell’ucciso gliela hanno giurata). Adesso è per la pace in Ucraina e contemporaneamente sostiene gli aiuti militari. mentre il suo millantato “piano di pace” - già annunciato in TV-  non lo ha mai visto né conosciuto nessuno, tantomeno le parti in causa assumendo i contorni di una barzelletta.

Di Maio - soprattutto - ha imparato che quando hai una carica non la molli mai, a costo di mollare il proprio partito e fondarne un altro a propria immagine e somiglianza.

Questo è Giggino Di Maio, degna fisionomia di un’Italia da burla, poco credibile e sempre con il piede in tutte le staffe, perché non si sa mai.  Non è una cosa seria, ma appunto per questo ci rappresenta alla perfezione.

 

 

STATISTICHE

Secondo pressochè tutti gli istituti di statistica, a proposito della GUERRA IN UCRAINA, l’87% degli italiani si dice “preoccupato” e il 30% ritiene che vi siano responsabilità della NATO per lo scoppio del conflitto avendo in qualche modo minacciato la Russia di “accerchiamento”.

Quasi il 50% è contro l’invio di armi italiane in Ucraina, il 40% ritiene che i media siano troppo sbilanciati a favore di Kiev e si ritiene insoddisfatto del livello di obiettività delle informazioni. Specificatamente sulle SANZIONI  la percentuali di chi vuole o non vuole applicarle ha un margine (a favore del mantenimento delle sanzioni) di meno del 10% del campione.

Se questi sono i numeri e fossi il premier Draghi mi preoccuperei non poco quando dalla “guerra lampo” immaginata da Putin si passa alla “guerra lunga” con un coinvolgimento della UE che - ad andar bene - continuerà per molti mesi, con i prevedibili disastri per la nostra economia.

EPPURE - NONOSTANTE CHE L’INFORMAZIONE SIA TUTTA A FAVORE DI KIEV - CRESCONO I DISSENSI SULLA POSIZIONE UFFICIALE ITALIANA ED EUROPEA.

Intanto il governo è lanciatissimo sul fronte degli aiuti militari, delle sanzioni, dell’appoggio “senza se e senza ma” a Zelenskyj che – da parte sua – non apre alcun spiraglio di pace, anzi, con le sue dichiarazioni rifiuta ogni tipo di dialogo.

Difficile che inizi ora, ricevendo proprio oggi dagli USA centinaia di nuovi missili e con lo stesso Biden che ha ricordato la lista delle nuove forniture: missili anticarro Javelin, missili antiaereo Stinger, elicotteri Mi-17, droni, radar, artiglieria e altri sistemi missilistici di precisione.  

Non capisco perché il centro-destra non debba prendere un po' le distanze da questa situazione soprattutto nel momento in cui le sanzioni si stanno ritorcendo contro chi le ha decise e l’Europa sembra in mano ai “falchi” di Washington e Londra che annunciano altre armi ed aiuti a Kiev.

Una volta di più tutti sappiamo tutti benissimo che Putin è l’aggressore, ma credo che si debba trovare il modo di venirne fuori per esempio riconoscendo autonomia concreta alle popolazioni russe nell’est dell’Ucraina, ma sembra che Zelenskyj chiuda ogni porta sia per l’est del paese che per la Crimea.

 

PER ESEMPIO, LA CRIMEA…

Chissà quanti sanno (i nostri media non lo ricordano mai) che - per esempio -  la Crimea era da secoli terra russa e fu “regalata” all’Ucraina solo nel 1954 personalmente da Nikita Chrushew.

Allora si usava così: se il segretario generale del partito comunista sovietico lo voleva, tutti ubbidivano. In ogni caso Russia e Ucraina erano sempre parte dell’ URSS  e quindi, a quel tempo, i confini interni contavano poco. Nessuno poteva immaginare che sarebbero poi nate repubbliche indipendenti e nemiche e che quei confini fossero motivo di conflitto.  

Al censimento del 2001 il 58,5% della popolazione in Crimea era comunque ancora di lingua ed etnia russa, il 24,4% ucraina e per il 12,1% composta da tatari di Crimea. Nel 2014 la Crimea è stata occupata militarmente dalla Russia (atto sicuramente contrario al diritto internazionale). A seguito di un referendum popolare avvenuto il 16 marzo 2014, non seguito da osservatori occidentali, il 95,4% dei votanti ha però votato per l'annessione alla Russia con una partecipazione al voto dell’83,1%.

Unione Europea e NATO, così come la stragrande maggioranza degli stati membri ONU, non riconobbero l'annessione della Crimea adottando sanzioni politiche ed economiche nei confronti della Federazione Russa, ma è difficile sostenere che questa adesione non sia la liberà volontà della maggioranza degli abitanti locali.

Perché l’Italia non sostiene un nuovo referendum - controllato e garantito a livello internazionale - per far decidere agli abitanti (tutti, sia quelli scappati in Ucraina che quelli scappati in Russia, se erano residenti in Crimea o nel Doimbass ad una certa data) da che parte vogliano stare? Sarebbe giusto e democratico che nei distretti dove eventualmente ci fosse una forte adesione alla Russia si ammettesse un passaggio territoriale o si stabilissero forme serie di autonomia. Credo che questo sarebbe un modo corretto e democratico di procedere e forse anche uno spiraglio di pace.

 

CORRIERE DELLA SERA

Vi elenco in serie di tutti i titoli presenti alle ore 21 di mercoledì’ 22 giugno sull’edizione on-line del Corriere della sera, in stretto ordine di pubblicazione:

Intervista a Boris Johnos; “No a Una cattiva pace in Ucraina, per l’Occidente non è il momento di fermarsi, Putin deve fallire” – La Finlandia: “pronti a combattere se Mosca ci attacca” –  Kaliningrad: il rischio dell’avamposto nucleare russo in Europa – Putin e il super missile pronto entro l’anno – Raid russo a Izyum, uccise 5 donne - A Kiev le armi tedesche – Dombass: la situazione è critica, ma la resistenza ucraina contrattacca a nord – Bugie come strumento di lavoro: perché negoziare con Putin è impossibile…

Credo che tutti abbiano capito come si sia schierato il Corriere della Sera,  ma a questo punto mi pare evidente perche molte persone si chiedano se ci vengono dette effettivamente delle verità o solo delle opinioni, più o meno di parte.

 

OCCUPAZIONI

Soprattutto a Roma è diffuso il fenomeno della occupazione abusiva delle case altrui magari lasciate libere anche solo per poche ore dagli inquilini. Pare che i casi siano più di 12.000 e ci sono quartieri dove il rischio è così concreto da creare “turni” di sorveglianza condominiale perché se la casa ti viene occupata liberarla è poi quasi impossibile e comunque lungo e difficile. Il caso di un anziano sbattuto fuori casa con la violenza da una famiglia abusiva rom è andato sui giornali, ma succede tutti i giorni.

Incredibile che il PD romano abbia fatto ora approvare una mozione in Campidoglio perché si possa concedere la residenza a chi occupa le case anche senza titolo. “Abbiamo dato dignità alle persone”, sostengono, alla faccia di chi si ritrova la casa occupata.

Possono esserci casi in cui abitazioni pubbliche restano vuote per anni e vanno invece utilizzate, ma seguendo delle norme, il “liberi tutti” generale comporterà ripercussioni pesanti e di fatto accettando abusi, soprusi e violazioni di legge, comprese le occupazioni di immobili da parte dei centri sociali, clandestini, rom ecc. ecc. Insomma il sindaco Gualtieri “paga dazio” a chi lo ha appoggiato in campagna elettorale.  

 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 867 del 17 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

RIASSUNTO: pochi votanti al referendum che rischia di scomparire come metodo di democrazia diretta mentre  nel voto per i comuni il Centro-destra dove è unito va meglio del previsto. La Meloni cresce e diventa ( diventerà) il “nemico” e quindi oggetto delle prossime manovre di demolizione politica e personale. Continua intanto la guerra in Ucraina ma soprattutto la guerra delle parole, con dubbi su news e fake-news, sanzioni e ritorsioni: chi ha il deposito della verità? Finale con un po' di esempi concreti di demagogia su Covid e “green” con fregature autostradali

 

RIFLESSIONI POST REFERENDARIE

Dove è andato unito il centro-destra ha vinto o può vincere le elezioni amministrative, dove è diviso perde e speriamo che qualcuno se ne accorga. Intanto l’annunciato flop della partecipazione popolare al voto referendario credo abbia purtroppo  definitivamente affossato questo sistema di democrazia diretta nel nostro paese.

Certamente ha pesato la poca informazione, il disinteresse generale, ma anche la consapevolezza tutta italiana che le cose tanto non cambiano mai, soprattutto quando c’è di mezzo la magistratura.

Restano però aperte alcune questioni di fondo che non si possono dimenticare.

In primo luogo si prenda atto che non ha più alcun senso pretendere una partecipazione sopra il 50% per dare validità ad un referendum quando a votare ormai va comunque solo una minoranza degli elettori perfino per le elezioni “normali”, come confermato dal voto di domenica.

E’ evidente che - se si crede nella democrazia diretta - bisognerebbe avere altri parametri per legittimare un voto referendario, per esempio collegandolo ad una percentuale minima di votanti rapportata a quella delle ultime elezioni politiche e soprattutto passando a referendum “propositivi” e non solo abrogativi.

In secondo luogo bisogna prendere atto che, come sempre, milioni di cittadini all’estero sono teoricamente essenziali per raggiungere il “quorum” ma in pratica non possono votare neppure volendo. Sembra una questione marginale, ma o il voto all’estero viene escluso dal “quorum” o bisogna far votare in modo più semplice e trasparente chi è iscritto all’AIRE.

C’è poi da chiedersi perché - nel momento in cui la raccolta delle firme referendarie può essere ora effettuata anche per via informatica - non si possa votare almeno per i referendum tramite PEC od altro sistema on-line di voto, ovviamente verificato.

Fin qui il “flop” referendario, ma pur non raggiungendo il quorum il voto ha comunque chiaramente indicato quale sia il pensiero degli italiani rispetto ai quesiti che erano stati loro posti e di questo bisognerebbe lealmente tenerne conto.

Interessante per esempio sottolineare che le percentuali tra SI e NO non sono molto diverse tra le città dove si è votato per i soli referendum o anche per le amministrative e dove quindi c’è stata una platea di elettori sufficientemente vasta e trasversale. Ovunque il SI è stato maggioranza confermando che i cittadini italiani vorrebbero effettivamente i cambiamenti proposti con i referendum e soprattutto che una larga maggioranza chiede un diverso sistema di elezione del CSM e boccia l’interscambio delle carriere tra PM e giudici.

Al di là della loro validità giuridica questa chiara indicazione popolare dovrebbe essere  quindi ammessa da tutti – in primis dai magistrati – con governo e parlamento che dovrebbero tenerne conto nelle scelte legislative. Pia illusione? Temo di sì.

Intanto – visto il suo buon risultato elettorale – si è aperta da sinistra la “caccia alla Meloni”, sport che prenderà piede nei prossimi mesi in vista delle elezioni politiche con vivisezionamento di ogni frase pronunciata dalla leader di FdI alla ricerca della percentuale intrinseca di fascismo, mentre non mancheranno indagini per la scoperta di presunti scandali finanziari, pseudo inchieste giornalistiche e magari qualche opportuno rinvio a giudizio nei tempi giusti. Vedrete se mi sbaglio: la sinistra ha bisogno di un “nemico” per unirsi e tentare la rivincita, ormai azzoppati Berlusconi e Salvini ecco arrivare il turno della Meloni.

 

PS: i lettori che votano nelle città dove la prossima settimana ci saranno i ballottaggi e si sentono di centro-destra riflettano che la sinistra vince sempre quando c’è una bassa affluenza: fate un sacrificio, ma domenica prossima andate a votare!

 

DISINFORMAZIONE, FAKE NEWS E LIBERTA’

Se il Papa accenna alla guerra in Ucraina dicendo pubblicamente "Non sono un sostenitore di Putin, ma in guerra non ci sono solo buoni e cattivi" secondo me è una notizia importante perchè sottolinea come non si possa giudicare a senso unico, ma la notizia "disturba" e quindi perfino il Papa viene censurato da buona parte dei media.

Nelle stesse ore si diffonde la notizia che Gazprom ha tagliato le forniture del 40% alla Germania e del 18% ad ENI. Russi "cattivi" ed affamatori di energia verso l'Europa? No, semplicemente l'UE non lascia ritornare in Russia le turbine per il gasdotto che sono in manutenzione in Canada e gli impianti di pompaggio così non possono essere messi in pressione. Tutti i dettagli su Bloomberg - che è una primaria agenzia stampa americana  - ma pochi lo spiegano in Italia (Televideo Rai – per esempio – assolutamente no) anche perchè allora bisognerebbe ammettere che - in nome delle “sanzioni” - come europei siamo da una parte così ipocriti da escludere le forniture energetiche russe dal blocco (perché del gas russo ne abbiamo bisogno), poi inventiamo demagogie finanziarie per “far finta” di non pagare in rubli. Ma soprattutto siamo così “furbi” da auto-danneggiarci da soli impedendo in parte la fornitura.

Il risultato è che così cresce ulteriormente il prezzo dell'energia, con i russi (ma anche i petrolieri nostrani) che guadagnano di più: danno e beffa, ma la faccenda va benissimo per gli speculatori.

Un atteggiamento UE miope (o complice) che aiuta infatti la speculazione soprattutto perché il prezzo del gas non lo blocca nessuno, tantomeno lo impone Bruxelles e mentre i paesi produttori fanno i loro super-affari, quelli che lo consumano (come l’Italia e la Germania) vanno economicamente a rotoli.

Tutte queste cose, però, non vengono appunto mai spiegate bene ed anche questa è disinformazione, così come quando ci si auto-applaude (vedi Di Maio e Draghi) per le possibili forniture di gas proveniente dall'Egitto. Ma l’Egitto è un paese-regime (vedi caso Regeni) dove la democrazia non è certo nelle mani del popolo sovrano, è piuttosto una democrazia  “alla russa” che quando fa comodo dimenticano tutti, nostro governo compreso.

Esempi per sottolineare come in Italia e in Europa c’è una informazione spesso di parte e filtrata da Bruxelles che adesso ha stabilito che bisogna agire contro le “Fake news” sanzionando anche i media che le diffondono.

Ma chi stabilisce come e quando una notizia sia vera, falsa o solo parzialmente vera/falsa? Deve essere un terzo, non chi si auto-assegna il diritto di sanzionare!

NON VA BENE COSI’, E’ GRAVISSIMO: SI VIOLA IL CONCETTO DELLA LIBERTA’ DI PENSIERO E CI SI AVVICINA AL CONCETTO DI  ”CENSURA”.

Una persona dovrebbe essere in grado di decidere da sola dove sia la verità ascoltando fonti diverse e confrontandole, altrimenti si rischia di IMPORRE una verità “ufficiale” che però potrebbe essere falsa o parziale, come i casi prima citati.

E’ pericolosissimo mettere un limite alla libertà di pensiero, mentre vanno piuttosto denunciate le singole notizie false, ma con dati alla mano e con specifiche denunce penali, non con una censura preventiva. Se però chi documenta la demagogia UE è tacitato o se le notizie più o meno false sono diffuse proprio dai vertici della UE che ne nascondono altre, dove vanno a finire i “sacri” principi europei ? 

 

 IPOCRISIA COVID

140.000 (centoquarantamila!) persone hanno assiepato a Roma il Circo Massimo per i due appuntamenti romani di Vasco Rossi. Rigorosamente tutti senza mascherina, stipati in ogni angolo possibile, i fans in delirio hanno assicurato il “sold out” per tutta la tournee estiva dell’artista.

Perfetto, segno che evidentemente il Covid è ormai circoscritto, ma spiegatemi allora perché i ragazzini di terza media che si presentano agli esami devono indossare la mascherina d’ordinanza, mentre i dipendenti pubblici ne sono esentati, ma non i dipendenti delle imprese private (bar e ristoranti) a contatto con il pubblico che -  invece - devono ancora indossarla. A parte il caos normativo c’è una evidente ipocrisia al Ministero della Salute.

 

IPOCRISIA CO2

Non se ne può più con le emissioni di anidride carbonica accusate di tutti i mali del pianeta e che adesso viene usata anche (e soprattutto) in campo pubblicitario.

Riflettete sulla pubblicità “bevi la tua acqua a CO2 zero” di una nota marca di acque minerali che sostiene come la sua acqua non sia inquinante e anzi “aiuta la natura”.

Ma non solo la bottiglia di plastica - pur “riciclata” - va comunque prodotta e quindi produrla comunque inquina, ma soprattutto è demagogico e assurdo che quella bottiglia “ecologica” venga poi trasportata in camion per centinaia di chilometri lontano dalla fonte o dallo stabilimento di imbottigliamento. Alla fine quell’acqua “minerale” è più che inquinante, è assurda. In molti paesi anziché le bottigliette di plastica ciascuno ha la propria borraccia personale e le bottiglie di plastica si usano molto meno. Ecco un vero salto di qualità ecologica.

 

I PUNTI BLU

Nel disinteresse generale sono stati chiusi 46 “Punti Blu” (uffici informazione) sulle autostrade italiane, pochissimi quelli superstiti. Nessuno se ne è accorto, nessuno ha protestato, ma l’utente che si vede recapitare a casa un pedaggio “salato” e del tutto folle (per esempio perché non ha funzionato un punto di entrata telepass e così gli viene conteggiato ingiustamente un percorso di centinaia di chilometri) non riesce più a risolvere il suo problema.

Inoltre gli orari dei pochi “Punti blu” aperti sembrano costruiti apposta per impedire  di fatto un comodo accesso: chiusi il sabato e la domenica, aperti solo poche ore il mattino, poi sosta per un necessario pranzo ristoratore e chiusura definitiva alle 16.30. Ma se una persona viaggia o lavora, quando mai può farsi riconoscere un proprio diritto?

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

 

BUONA SETTIMANA  A  TUTTI                                                                  MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 866 del 10 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

PER FAVORE, ANDATE A VOTARE

Per favore, domenica andate a votare. Sappiamo già tutti che non si raggiungerà il quorum ai referendum, ma una democrazia vive di partecipazione e il “non voto” sarebbe anche segno di disprezzo verso chi si è sacrificato perché il nostro paese fosse una nazione libera. Prendiamo atto intanto del clamoroso boicottaggio che in tutti i modi si è cercato di operare verso il voto di domenica: non solo per il “minimo sindacale” dell’informazione, ma soprattutto per il voler negare l’evidenza, ovvero la profonda crisi della nostra Magistratura politicizzata che è incapace di riformare sé stessa. Certamente i referendum non sono una soluzione – soprattutto se sono solo “abrogativi” – ma almeno un segnale e più i cittadini si asterranno più tutto continuerà come prima.

LA SINISTRA HA TUTTO L’INTERESSE A CONTINUARE NEI SUOI RAPPORTI PRIVILEGIATI CON UNA LARGA PARTE DELLA MAGISTRATURA ITALIANA ed è stata questa la prima motivazione dell’evidente boicottaggio referendario.

 

INSULTI DIPLOMATICI

Inqualificabili gli insulti di Medvedev (vicepresidente russo) all’Occidente che lui “odia e vorrebbe vederlo sparire” visto che siamo dei “bastardi e degenerati”.

Spero che la traduzione sia stata corretta, ma comunque è un fatto gravissimo, però… Però bisognerebbe anche ricordare che il nostro ministro degli esteri Di Maio aveva precedentemente qualificato Putin “E’ peggio di un animale”, che Boris Johnson e il segretario generale della NATO Stoltenberg insultano la Russia quotidianamente, che le affermazioni all’ONU del presidente del consiglio europeo Charles Michel sono state di una pesantezza incredibile. Mettiamoci d’accordo: insultarsi a vicenda non aiuta a costruire la pace, quindi – visto che gli USA e l’Europa sono i “buoni” e i russi (ovviamente) i “cattivi” - non continuiamo in una inutile escalation di provocazioni, salvo poi sostenere quotidianamente che “vogliamo la pace”. Se la si volesse davvero avrebbe senso organizzare manovre militari NATO in paesi neutrali a due passi dal confine russo se non per alimentare la tensione?  

Intanto lunedì il “Corriere della Sera” ha pubblicato una lista di persone considerate “filo-putiniane” in Italia: di fatto una specie di lista di proscrizione alla faccia dell’art. 3 della Costituzione.

Conseguenze? Per esempio che l’altra sera al milionesimo dibattito in TV sulla crisi ucraina (su La7) quando un partecipante si è permesso di cominciare a spiegare (non a giustificare!) anche le ragioni russe, dopo pochi secondi è stato interrotto dalla conduttrice urlante “Lei non può parlare così, in Russia non l’avrebbero mai invitata e lasciata parlare” Appunto: “Zitto e a cuccia!”... Ma noi siamo “diversi”, ovvero “democratici” e ovviamente siamo sempre quelli “buoni”.   

 

EUROPA

Sono sempre più disgustato dalla politica europea. Parliamoci chiaro: siamo un continente amministrato e diretto da una minoranza politica “presunta green” ma in realtà “demagogico-sessual-progressista” che fa quello che vuole.

Quando leggo che si è deciso di non produrre più auto a benzina e diesel dal 2035 (la Cina sentitamente ringrazia, questo sarebbe il tema per un bel referendum!) mi chiedo perché lo si decida senza almeno sentire il parere gli europei. E' solo una “cupola” che infatti decide la politica estera, le scelte finanziarie, i regolamenti, la politica monetaria o quella dell’immigrazione. Poche persone - espressione di una ristretta elite - che non risponde a nessuno.

Nessuna trasparenza contabile, decisioni (vedi l’acquisto di centinaia di milioni di vaccini per miliardi di euro da multinazionali USA) senza concorrenza e senza poterne conoscere i responsabili, senza bandi o appalti trasparenti. Ma quando mai – per esempio - i cittadini europei hanno potuto scegliere i loro “ministri” europei? Perché l’Italia deve essere rappresentata soltanto da uno come Gentiloni (presidente del PD) indicato da un partito minoritario che non mi piace, da un governo che non c’è più e che comunque era allora presieduto da un leader (Conte) che neppure si era presentato alle elezioni e oltretutto sostenuto da una maggioranza opposta a quella uscita dalle urne.  

C’è stata forse per l’Europa qualche elezione diretta, candidati alternativi, possibilità di scelta? Assolutamente no. Gentiloni (come la sua predecessora Mogherini, sempre del PD) lo ha forse votato il nostro Parlamento? Assolutamente no, così come non sono stati i cittadini europei a votare Ursula Von der Leyen, Charles Michel e tutto il resto della combriccola.

Quando poi quando qualcuno dissente (vedi Ungheria) allora è messo al bando e coperto di insulti.

No, questa non è più la “mia” Europa.

 

DALLA SICILIA AL PNRR

La politica insiste che “non si può perdere l’occasione” dei fondi europei del PNRR ma un aspetto misterioso resta quello dei controlli sulle opere che verranno finanziate con il rischio di mille rivoli di spesa che si concluderanno (complici progetti carenti, inflazione, mancanza di verifiche e certificazioni finali) in opere incompiute. 

Se un imprenditore o una famiglia ottengono un prestito sanno di doverlo rimborsare o ci rimetteranno in proprio ma nel “pubblico” i soldi si prendono, spesso si sprecano quando non vengono semplicemente rubati, tanto i debiti li pagheranno i nostri successori.

Come ho già scritto, avevo accompagnato la scorsa settimana una coppia di amici cileni in Sicilia. 

Dopo il benvenuto a Palermo all’aeroporto di Punta Raisi (ora Falcone e Borsellino) in perenne ristrutturazione e dove - da decenni - si procede nel consueto slalom tra le transenne arrugginite, nei giorni successivi ho rivisto quella terra meravigliosa e dai monumenti unici, ma sepolti tra cumuli di immondizie, sporcizia, degrado, strade a pezzi, palazzi puntellati, disordine.

Una umiliazione profonda come italiano (e con gli amici cileni sbalorditi) quando mi facevano notare gli onnipresenti cumuli di rifiuti perfino ai margini della Valle dei Templi, tra mancanza di servizi e parcheggi polverosi. In giro per tutta l’isola strade (“autostrade”?!) gratis ma fatiscenti e con decine di deviazioni stradali, ponti sconnessi, soprattutto ovunque una sporcizia ostentata e sconcertante.

A simbolo un materasso bruciato appoggiato al cartello che - salendo da Porto Empedocle - informa che siete quasi arrivati al tempio di Giunone, meraviglia di 2600 anni fa.

Non è certo solo la Sicilia ad essere conciata così, basti pensare ai rifiuti e ai cinghiali per le vie di Roma, ma anche – spesso – alle aree di servizio intorno alle “nostre” autostrade del nord, ma certamente al sud il fenomeno è moltiplicato.

Colpisce soprattutto la sciatteria e l’incuria che in tutta Italia accompagnano spettacoli e panorami unici tra il disinteresse, il senso di abitudine e di sopportazione di chi non si indigna nemmeno più, forse auto-dichiarandosi impotente.

Non tutto – per fortuna – è cosi: il parco archeologico di Selinunte, per esempio, è tenuto molto bene e anche un disabile può spostarsi con dei mezzi accessibili, la stessa Catania mi è sembrata una città rinnovata e vivace, a Monreale il duomo (di proprietà e gestione diocesana) è un esempio di visita organizzata e razionale, mentre Palermo appare decisamente abbandonata a sé stessa. 

In giro per l’isola – come in tutta Italia - si notano tante piccole iniziative di rilancio, di evidenti tentativi di riscatto, ma sembrano naufragare nell’indifferenza. Ma perché ridursi così?

Eppure mille cartelli sottolineano come la specifica opera (purtroppo di solito già cadente o semidistrutta) era stata pagata o cofinanziata dall’Unione Europea e che quindi non è vero che già in passato non si abbiano avuto a disposizione somme enormi per tentare un riscatto che però alla fine non si è visto.

Sembra infatti che nessuno sia mai responsabile. Per esempio le “autostrade” siciliane sono gestite dall’ANAS, ma possibile che non ci sia un responsabile per i cantieri infiniti, il cemento che si sbriciola, i parapetti scannati? Alla fine la soluzione è chiudere, deviare, sospendere il passaggio. Come per altre mille strade ed autostrade italiane da Catania a Palermo ci sono decine di cantieri (fermi) e decine di viadotti chiusi al traffico: perché? Nessuno ha collaudato quelle opere, nessuno le ha verificate, nessuno è impegnato al loro ripristino in tempi certi?

Di qui un diretto riferimento al PNRR mi sembra evidente: che garanzia c’è che “questa volta” i soldi verranno spesi meglio e con quali priorità? I Purtroppo nessuna.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                             MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 865 del 3 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

RIASSUMENDO Sostanzialmente niente di nuovo in Ucraina: al di là delle notizie vendute tra le mura domestiche, l’Italia conta d'altronde  poco o nulla sul piano diplomatico, gioca a mettersi in mostra e spera che qualcun altro risolva i problemi per una pace che purtroppo sembra sempre più improbabile a tempi brevi. Intanto le recenti stragi in USA sottolineano lo strapotere della lobby degli armamenti dentro e soprattutto fuori il paese, mentre noi viviamo alla giornata sperando nel quotidiano “bonus” emolliente. Circa i referendum chissenefrega, tanto ci pensa la Littizzetto a spiegarci che tanto siamo tutti cretini e forse ha perfettamente ragione. Finalino con questioni energetiche e soprattutto la tristezza che mi ha accompagnato durante una visita-lampo in Sicilia…

 

TRISTEZZE

Ho accompagnato una coppia di amici cileni in Sicilia. Da 20.000 chilometri di distanza volevano finalmente vistarla, affascinati della sua storia ed ho così rivisto con loro una terra meravigliosa e monumenti unici, ma tra cumuli di immondizie, sporcizia, degrado, strade a pezzi, palazzi puntellati, rottami, disordine.

Una umiliazione profonda come italiano, con cumuli di rifiuti perfino ai margini della Valle dei Templi, tra mancanza di servizi, rovi e parcheggi polverosi. A dare il benvenuto all'area archeologica - salendo da Porto Empedocle - un materasso bruciato al lato della strada proprio sotto l'indicazione del tempio di Giunone,

Una Palermo tragicamente sciatta, sporca, puntellata e cadente - ho trovato invece migliorata Catania - con strade (“autostrade”?!) in giro per l'Isola gratis ma fatiscenti e con decine di deviazioni stradali, ponti sconnessi, viadotti impraticabili e sovrastante a tutto una sporcizia ostentata e sconcertante.

Ma perché ridursi così? Ma cosa a mai serve il PNRR quando la priorità sarebbe mantenere bene almeno quello che abbiamo avuto gratuitamente in dono dai nostri antenati, “vendendolo” agli occhi del mondo, potendo così smuovere somme enormi e creando milioni di nuovi posti di lavoro con un turismo rispettoso, integrato, aperto?

Invece continuiamo a buttar via le risorse che abbiamo ed evidentemente non sono serviti a nulla neppure decenni di sfruttamento del suolo tra abusivismo, distruzioni, abbandoni, incuria e saccheggi.  

Quanta profonda  tristezza...  

 

MOSCA E DINTORNI

Matteo Salvini non andrà a Mosca sommerso dalle critiche per l'annuncio del suo possibile viaggio, ma vorrei capire chi abbia però allora il diritto di andarci o meno, per che cosa fare e aspettandosi chissà quali risultati. Parliamoci chiaro: la mossa del leader della Lega mi era sembrata semplicemente demagogica ed auto-pubblicitaria (come lo era stato andare per qualche ora in Polonia, due mesi fa, a salutare i profughi).

Allo stesso modo è altrettanto demagogico raccontare però continuamente che l’Italia “vuole la pace” e poi fornire armi all’ Ucraina o straparlare di piani di pace "alla Di Maio" quando tuttora non si sa neppure come e con chi la Farnesina si inventi chissà quali mosse internazionali. Punto e a capo: credo che per Putin l’opinione dell’Italia sull’Ucraina conti ben poco e - a livello di amicizia personale -  forse l’unico che avrebbe potuto parlare amichevolmente con lui spingendolo a desistere dagli attacchi poteva essere Berlusconi (e credo che in privato ci abbia anche provato).  Il resto conta poco o nulla, salvo che l’Italia avesse assunto in chiave UE una posizione di effettiva diversità, come sta facendo l’Ungheria.

Roma ha scelto invece di stare graniticamente con Bruxelles (anche perché stretta tra i debiti) e se questo può rafforzare l'Europa è certo però che non ha avuto un segno di ringraziamento comunitario neppure in campo energetico. Alla fine così stiamo prendendo botte da tutti, non contiamo niente e paghiamo per gli altri: un gran bel risultato!

 

ANCORA ENERGIA

Ho ricevuto molti commenti alle mie note della scorsa settimana sull’ ENERGIA VERDE (o presunta tale) a sottolineare di come molto spesso la demagogia si impadronisca di un argomento e sia censurato perfino il dibattito, per esempio quello sull’ENERGIA NUCLEARE o anche sulle controindicazioni all’utilizzo generalizzato delle auto elettriche.

Sono temi controversi, ma su cui la pubblica opinione è volutamente poco informata, così come pochi sanno che nel 1954 (parliamo di 68 anni fa!) l’Italia estraeva quasi 3 miliardi di metri cubi di gas dall’ Adriatico e dalla pianura padana. Una estrazione salita negli anni fino a quasi 20 mld di mc arrivando a coprire un terzo dei bisogni nazionali. Oggi è tornata ai livelli anni ’50 importando però contemporaneamente 76 mld di metri cubi e quindi dipendendo per il 95% dall’estero. A parte il problema del gas russo, resta il fatto che noi “ecologicamente” non estraiamo quasi più gas, pur avendo riserve stimate di almeno 350 mld di metri cubi. Bravi, così siamo "ecologi" e Greta ringrazia. Peccato che al nostro posto estrae invece la Croazia che pompa dagli stessi “nostri” giacimenti adriatici e quest’anno coprirà così quasi il 40% del gas che gli serve.

 

I BONUS  “PSICOLOGI”

Credevo che Draghi - andando al governo - fosse in grado di finalmente razionalizzare la spesa pubblica ed il prelievo fiscale con la giusta austerità non dovendo guardare in faccia a nessuno per la sua autorevolezza. Sedici mesi dopo mi chiedo invece dove sia una sua strategia dietro alla quotidiana politica dei “bonus” che sono solo le classiche pezze messe alle toppe per ridurre le proteste e aiutare questa o quella categoria.

Bonus che ormai arrivano per (quasi) tutto, a seconda del peso delle lobby: dalle auto alle facciate ai monopattini, adesso anche per gli psicologi post-covid. Ma ci rendiamo conto che questa è ancora una volta solo una politica economica miope, tesa solo al consenso immediato?

Se neppure Draghi è riuscito a cambiare in modo minimamente serio il nostro sistema burocratico e fiscale temo che davvero non ci sarà mai nessuno in grado di farlo e questa è una pessima costatazione, perché vuol dire che il nostro Paese forse non si riformerà mai, soprattutto perché NON VUOLE riformarsi.

 

LOBBY DELLE ARMI

L’ennesima strage di bambini in una scuola del Texas ad opera di un diciottenne che aveva legalmente acquistato armi da guerra in negozio è l’ennesimo esempio di come sia contraddittoria l’opinione pubblica americana che piange i morti innocenti, ma continua a sostenere la necessità di auto-armarsi.

Si dice (giustamente) che la politica e l'opinione pubblica americana siano manovrate dalle “lobby delle armi” che blocca ogni riforma e finanzia - dollari alla mano - la politica americana, democratici compresi.

Pochi considerano che quella stessa lobby è iper-potente anche per armi di ben maggiore costo e capacità di distruzione e che sapientemente riesce a manovrare la Casa Bianca anche in politica estera.

Nessun progressista italiano - pronto a piangere e stracciarsi le vesti per i mitra liberamente venduti in bottega – sembra chiedersi però come mai Biden insista nelle forniture di armi nel mondo (sempre per difendere i “buoni”, ovviamente!), Ucraina compresa.

 

REFERENDUM DIMENTICATI 

Ricordo che il 12 giugno si voterà per i REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA, promossi da Lega e Radicali (personalmente voterò SI a tutti i quesiti), ma il tema non tocca l’interesse dei più.

Ci voleva comunque quella che per me è una persona di particolare antipatia come Tiziana Littizzetto a sottolineare ancora una volta la partigianeria di mamma Rai.

La comica (?) iper-progressista torinese (e che comunque viene da tutti noi ben pagata, perché i progressisti ricchi sono più chic) ha potuto infatti tenere un monologo in TV contro i referendum sostenendo che gli italiani non vanno disturbati per queste questioni, anche perché tanto sono più o meno cretini e quindi incapaci di decidere: tanto vale quindi astenersi dal voto.

Ma com’è mai possibile che una persona possa permettersi di offendere le gente dalla TV pubblica, gestirsi una trasmissione senza alcuna “par-condicio” e dire, fare e disfare quello che vuole senza un minimo di contraddittorio? Soprattutto senza far ridere, vista che sarebbe pagata per questo.

Ma ci rendiamo conto da questi episodi in fondo marginali come sia mafiosa (non trovo altri termini) gran parte dell’informazione in Italia?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 864 del 27 maggio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

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Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

Riassunto: I media italiani parlano di un fantomatico “piano di pace” che Di Maio avrebbe presentato a Russia ed Ucraina. Ottima iniziativa, solo che per ora nessuno sa di che cosa si tratti, interessati compresi. In diplomazia quando si vuole veramente costruire un accordo meno se ne parla prima meglio è, non si fa l’esatto contrario. Spiegatelo a “Giggino” che quando parla di intese a “doppio binario” rischia di far ricordare il caos interno al M5S dove – appunto – c'è il tutto contro tutti e si tengono binari ed atteggiamenti del tutto contrapposti e divergenti tra loro.

Intanto su ENERGIA, REFEENDUM E MAGISTRATURA alcuni spunti di riflessione.

 

L’IPOCRISIA DELL’ENERGIA

Il dibattito sull’approvvigionamento del gas russo ha rilanciato il problema delle energie rinnovabili e Ursula Von der Leyen è stata chiara: l’Unione Europea vuole che tutti i tetti europei siano coperti da pannelli solari per la produzione di energia elettrica ed entro il 2029 (ovvero dopodomani) lo siano - per cominciare - tutti gli edifici pubblici. Fantastico affare per le imprese del settore ricordando che Ja Solar, Jinko, LONGi Solar, Trina ecc. sono alcuni dei marchi più presenti sul mercato mondiale ed hanno in Cina, Taiwan e Corea le loro principali aree produttive.

A parte i tetti e l’economicità dei pannelli per produrre acqua calda evitando il consumo di gas, il grosso dei consumi si rivolge al grande mercato delle auto elettriche che è in piena espansione e sostenuto da forti inventivi pubblici. Il mantra del dover fuggire alle energie fossili è quotidiano, ma forse qualche numero andrebbe spiegato all’opinione pubblica, come fanno Celso Osimani e Ivo Tripputi in un loro recente testo controcorrente ma zeppo di dati e riferimenti. 

Per esempio in Italia circolano circa 40 milioni di auto ad uso privato. Prendendo un’auto media elettrica come la Tesla che percorresse 12.000 km/anno avremmo bisogno di 2.800 kWh per quell’auto, ovvero di 112TWh/anno (fonti ACI) per il parco-auto nazionale. Come produrre questa energia abbandonando i combustibili fossili e rifuggendo dall’ energia atomica, vista come la peste del secolo? Nel 2020 in Italia con l’eolico si sono prodotti 18,5 TWh e quindi l’attuale parco eolico dovrebbe essere moltiplicato per sette solo per far funzionare le auto private in circolazione: colline punteggiate di pale oppure – più opportunamente – servirebbero grandi parchi eolici in Adriatico, l’unico mare italiano non troppo profondo.

Se invece passassimo al solare consideriamo la più grande centrale d’Italia (a Troia, in provincia di Foggia) che ha una superfice di 1,5 Kmq (più o meno 18 campi di calcio uno vicino all’altro) e 275.000 (!) pannelli in funzione con una potenza installata di 103 MW. La centrale   – a regime ottimale – produce 150 GWh ed avremmo quindi bisogno di 750 (settecentocinquanta!) impianti come quello di Troia per soddisfare SOLO la domanda privata automobilistica. Significherebbe occupare 1.125 km. (millecentoventicinque chilometri quadrati!) con pannelli solari in aree prevalentemente di pianura, senza boschi, senza coltivazioni, senza abitazioni. Ricordando che l’Italia ha un territorio di circa 300.000 kmq significherebbe coprire di pannelli solari una intera provincia: è mai pensabile?

Attenzione, però, perché resterebbe comunque fuori dai conteggi tutto il traffico pesante (camion, bus ecc.) ovvero i mezzi più inquinanti e la ricarica dei mezzi avvererebbe prevalentemente di notte, quando la produzione solare è al minimo. Quante decine di milioni di batterie sarebbero necessarie per le auto e per conservare l’energia nel tempo? Come produrre, usarle, smaltirle e con quale sforzo di materie prime (tutte da importare in Europa) è una sfida che non è stata ancora risolta.

E qui, sommessamente, riemerge un’altra possibilità energetica che le autorità europee fanno finta di dimenticare, che quelle italiane aborriscono e che l’opinione pubblica è stata indottrinata a considerare come un disastro: l’energia nucleare.

In Italia parlarne è tabù anche se quasi il 10% dell’energia elettrica consumata nel nostro paese già oggi è di produzione nucleare (importata a caro prezzo dalla Francia, dalla Svizzera e prossimamente anche dalla Slovenia) ma è un dato che non va pubblicato troppo o, giustamente, ci si comincerebbe a chiedere perché mai l’Italia abbia abbandonato un percorso tecnologico che cinquant’anni fa la vedeva all’avanguardia e che oggi rappresenta il 79% dell’energia prodotta in Francia e cosa significa avere un ”rischio” appena al di là del confine anziché in casa nostra.

In Cina, in Asia, nell’Europa dell’Est sono in costruzione nuove centrali. Solo in Cina ci sono 12 nuovi centrali in costruzione incomparabilmente più moderne, sicure, automatizzate di quella già allora obsoleta di Cernobyl, ma quel disastro nucleare di ormai 36 anni fa - dovuto ad una serie incredibile e colpevole di errori umani - resta ancora un blocco psicologico e politico enorme.

Un lungo discorso – soprattutto sulle nuove prospettive delle centrali nucleari di “quarta generazione” – che andrebbe affrontato in Italia con prudenza ma senza ritardi e preconcetti, eppure se appena un ministro ne accenna è immediatamente a rischio di impeachment. Andiamo avanti quindi con tante nuove auto elettriche che così ci sentiamo tutti “green”, anche se buona parte della loro energia è tuttora prodotta proprio con i fossili o con energia nucleare importata dall’estero: quanta italica ipocrisia!

 

REFERENDUM SCONOSCIUTI

Il 12 giugno si voterà per i REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA, promossi da Lega e Radicali, ma ancora oggi – praticamente - nessuno lo sa. Nessun dibattito, pochi spazi, niente comitati, pochi banchetti, niente manifesti: il fallimento è garantito, nel senso che vinceranno i SI alle abrogazioni (con dubbi sulla riforma della legge Severino), ma tanto non si raggiungerà il quorum e, sapendolo in anticipo, a maggior ragione molti non andranno a votare. Sarà già un gran risultato se voterà il 30% degli elettori.

E’ veramente strano questo paese che si lamenta sempre, ma poi si dimentica di andare a votare.

Ancora più vergognoso è comunque il silenzio delle TV e dei giornali che dedicano all’evento il “minimo sindacale” dello spazio in orari più o meno assurdi e nel disinteresse generale. “Servizio pubblico” della RAI”? Ma per carità: su “Televideo” a 15 giorni dal voto non ci sono neppure i quesiti referendari proposti!

Poi non lamentiamoci del perdurare di una Magistratura che non riesce ad auto-riformarsi, di una giustizia spesso “politica” (vedi da ultimo anche lo show del processo a Berlusconi "Ruby Ter") dove il vero potere è in mano ai Pubblici Ministeri: la colpa è del disinteresse generale e quindi “nostra”.

 

FALCONE E BORSELLINO

E’ davvero incredibile che a 30 anni di distanza non solo non si sia riusciti ad attribuire le responsabilità precise sugli omicidi dei due Magistrati, ma si debba continuare ad ascoltare sempre più inverosimili ricostruzioni a metà tra lo scoop giornalistico e il depistaggio.

“Report” è una bella trasmissione che parla chiaro, ma se si cimenta su ricostruzioni di fatti sempre più lontani nel tempo rischia di perdersi nei veleni e nelle nebbie palermitane a tutto involontario (?) danno della verità.

Credo che la ricostruzione più seria sui “perché” delle stragi sia legata al coraggio di Falcone e Borsellino che indagavano seriamente sugli appalti delle cosche e sui loro contatti con la politica locale che in tutti i modi voleva fermarli.

Indagine difficile e resa ancor più impossibile dai veleni interni alla magistratura che non vedeva di buon occhio la visibilità e la crescita di due magistrati fuori dagli schemi e controcorrente che quindi andavano emarginati o quantomeno rallentati.

Questo il concetto delle cose, poi nella salsa ci si può mettere di tutto, dalle “trame nere” (ci mancavano…) ai servizi segreti deviati, alla P2, la Gladio ecc.ecc. La verità dei rapporti stato-mafia non si è mai capita (o si è volutamente nascosta) così come i contatti che la mafia aveva non solo con la politica, ma anche con parti della stessa magistratura.

Resta solo un aspetto da ricordare in questo grande letamaio: la levatura e il coraggio di due Magistrati che sono diventato un simbolo e un rimpianto per tutti gli italiani per bene.

 

IRENE MAGISTRINI

E’ mancata a Verbania la prof. Irene Magistrini, già esponente politica di sinistra e presidente della “Casa della Resistenza”. Non condividevo parte delle Sue idee, ma La ricordo per un episodio che Le va ad onore. Era il giugno 2009, ero stato appena eletto sindaco di Verbania e la prima cerimonia ufficiale cui partecipai con la fascia tricolore fu la commemorazione al sacrario dei 42 partigiani fucinati a Fondotoce. Grande tensione, urla ed insulti quando presi la parola. Irene allora sali sul palco, ottenne  silenzio e con parole semplici ricordò che ero appena stato eletto sindaco democraticamente dalla maggioranza dei cittadini e che quindi –  proprio in segno di rispetto al luogo in cui eravamo – quello stesso rispetto mi era dovuto.

Sul prato scese un grande silenzio e portai a termine serenamente il mio intervento, ovviamente senza offendere nessuno: Irene avrebbe potuto tranquillamente stare zitta, ma invece parlò: non l’ho mai dimenticato.

 

BUONA SETTIMANA   A  TUTTI                                                                             MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 863 del 20 maggio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

ATTENZIONE: Ogni settimana qualche lettore si lamenta di non ricevere più il Punto. Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail perché non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi e che di volta in volta cerco di sistemare. Grazie!

 

Riassunto: Flop dello sciopero delle toghe italiane mentre si continuano ad ignorare sui media i prossimi referendum sulla giustizia sperando che gli italiani (schifati) restino a casa e non vadano a votare, facendo così mancare il “quorum”.

Anche il centro-destra sta facendo le prove generali per PERDERE le prossime elezioni politiche esercitandosi intanto in quelle amministrative alle cui sconfitte si è ormai abituato.

Ho intanto l’impressione che alcune certezze generali sulla guerra in Ucraina comincino ad incrinarsi e mi auguro che l’Italia la smetta di fornire armi pesanti limitandosi ad azioni e forniture umanitarie. Così come dobbiamo assolutamente garantire la sicurezza di Svezia e Finlandia – verso le quali Putin continua a ripetere di non avere aperto alcun contenzioso - e lo si può fare con accordi bilaterali, ma senza per questo provocare la Russia con la loro adesione ufficiale alla NATO.

Attenti, perché ci stiamo sempre più avviando a un disastro economico e sociale europeo e non si ha il coraggio di spiegarlo alla gente, anche se poi (vedi caso ENI che pagherà il gas in rubli) si fa ipocritamente l opposto di quello che si dice.

Continuo a notare una informazione poco obiettiva e spesso preconcetta, la “cancellazione” delle notizie se escono dalla linea ufficiale, i “due pesi e due misure” nel commentare i fatti, Zelensky che appare ovunque come una superstar e forse è soprattutto un furbo showman che approfitta della situazione. Così diventa “atto ostile” l’allontanamento di personale diplomatico italiano dalla Mosca dimenticando di ricordare che UN MESE FA  lo stesso aveva fatto l’Italia nei confronti di Mosca.

Non hanno mai ragione i “falchi” di qualsiasi parte, ma per costruire la pace – come invano continua a ricordare il Papa, di fatto zittito dai media - bisogna avere la volontà di farlo, non dando spazio ad una continua escalation di guerra. Che senso ha chiedere “un immediato cessate il fuoco” (Di Maio) e poi fornire altre armi italiane?

Ci pensino anche Draghi e il suo governo, con FI e soprattutto il PD che sembrano i più accaniti sostenitori di Zelensky: stiamo facendo una guerra per procura soprattutto a vantaggio degli USA che in Ucraina hanno mastodontici interessi economici e militari. Tutto con gravi danni per l’Europa.

Io – almeno – continua pensarla così e scopro che è anche il pensiero di circa il 63% degli italiani (stando a tutti i sondaggi) ma non bisogna dirlo troppo in giro perché la faccenda disturba  i manovratori.   

 

W GLI ALPINI

Raramente mi è capitato di assistere ad una strumentalizzazione come quella sollevata contro gli Alpini da alcune associazioni femministe che si sono sentite “violentate” in occasione della recente adunata nazionale a Rimini.

“Mi hanno detto di avere un bel paio di gambe, faccele vedere” cinguettava davanti alle telecamere - in massa convenute ad intervistarla - una signorina ventinovenne (l’unica testimonianza che sono riuscito ad ascoltare) aggiungendo “E’ stato molto limitante e brutto perché io per non arrivare a sentirmi molestata verbalmente mi sono chiusa in casa.”  

Da un apprezzamento pesante e sicuramente inopportuno, ai dichiarati “centinaia di casi” che poi però - alla prova dei fatti - sono ritornati praticamente al nulla, ma denigrando intanto centinaia di migliaia di persone.  

Da ex artigliere da montagna - che con piacere ed orgoglio porta appena può il proprio vecchio cappello da alpino con la penna che mi sono cucito il secondo giorno di naja in caserma a Pontebba - chiedo ovviamente scusa a chi è stata offesa, ma certe denunce dei collettivi femministi avrebbero avuto più senso se gli/le/? (? Sta per x, ovvero status incerto) si fossero viste/i almeno qualche volta (anche una volta sola!) a dare una mano nelle mille occasioni in cui gli alpini hanno per esempio lavorato duro magari anche per loro rischiando la pelle ed impegnandosi senza risparmio durante le alluvioni, i terremoti, gli incendi boschivi, le frane che spesso devastano il nostro paese.

Questo non per “machismo” stupido, ma perché "gli/le/?"  avrebbero capito meglio la situazione e il lessico di chi sarà magari maleducato ma è comunque generoso, pratico e soprattutto concreto quando c’è da dare una mano e ha quindi piacere a ritrovarsi rumorosamente una volta all’anno per stare un po' insieme.

Ai colleghi giornalisti che hanno montato il caso ricordo (visto che lo dimenticano sempre) che cosa piuttosto succede in mille concertoni serali in giro per la penisola, oppure durante i “Rave party” tollerati per giorni e giorni dove accade di tutto (e gira di tutto, a cominciare dalla droga liberamente declinata) nella beata indifferenza della Ministro dell’Interno e dei capi della Polizia. Oppure in quelle feste in piazza dove certi atteggiamenti di violenza (ma quella vera!) sono all’ordine del giorno.

Le stesse associazioni femministe e di gender non mi pare abbiano mai sollevato in questi casi grandi e pubblici clamori. 

Media pronti a sputare veleno contro gli Alpini, ma che per esempio hanno dimenticato di raccontare per giorni interi quanto era successo ancora lo scorso Capodanno quando - in piazza del duomo a Milano - un branco di nordafricani ha usato violenza fisica a tante ragazze indifese. Notizia censurata per giorni dalla stampa “per bene” nonostante le continue denunce de “Il Giornale” perché l’atteggiamento dei magrebini non doveva incrinare la candida e pacifica immagine del sindaco di Milano (organizzatore dell’evento “multietnico”), o turbare le  coscienze innocenti degli italiani creando magari poi “tensione”, “reazioni” e “difficoltà all’integrazione” nei confronti dei violentatori alcuni dei quali – si è poi sottolineato – “erano però immigrati di seconda generazione” quasi con questo a minimizzare la portata dei loro atteggiamenti.

Ecco i due pesi e le due misure, autolesioniste e cretine, proprie di un popolo rincoglionito dalle chiacchiere e dalla demagogia, infarcito quotidianamente di scemenze con tutte le declinazioni sessiste possibili salvo quelle normali, un popolo che non ha più nemmeno una propria coscienza e un minimo di capacità a dimensionare i fatti e le situazioni inserendole nel loro contesto.

Ha fatto benissimo il sindaco di Trieste a “mandare in mona” in diretta (turatevi le orecchie, prodi benpensanti!) tutti i commentatori da strapazzo o le isteriche reazioni di quelle attiviste che alla fine, dimenticate l’annunciata pioggia di denunce in questura, hanno precisato che a Rimini “Si è trattato di “fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie che hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città. Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che vuole donne, persone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto”.

Ecco, ci mancavano proprio anche i “gender non conforming”!  Rispetto per tutti ma per me siamo diventati invece un popolo ricattato proprio da una infima minoranza sessualmente “particolare” che - grazie ad un mondo politico succube - vuole inculcare a livello nazionale ed europeo questo disastro di assurdità già dall’infanzia e nelle scuole. Una demolizione progressiva della normalità, la voluta frantumazione di ogni riferimento storico e culturale che proprio negli Alpini hanno una visibilità concreta e che quindi vanno denigrati. Insisto: siamo all’assurdo e meno male quindi che ci siamo ancora noi, modesti “normali”. Insisto: W gli Alpini (e gli Artiglieri da montagna, soprattutto!!).

 

IL FLOP DELLE TOGHE

Siamo da tempo al surreale nei rapporti tra i poteri dello Stato fissati dalla Costituzione, è così lunedì scorso – mi è sembrato nel disinteresse generale - le associazioni di categoria (meglio, di corporazione) dei magistrati italiani hanno dichiarato uno sciopero contro il governo Draghi e il Parlamento per aver varato (per ora solo alla Camera) la mini-riforma Cartabia e - in particolare – contro la proposta di mini-divisione fra le carriere.  

Premesso che più della metà delle toghe non hanno scioperato - sconfessando quindi apertamente l’ANM già moralmente distrutta dal caso Palamara e dintorni - siamo davvero all’assurdo con la magistratura che osa scioperare contro il parlamento e il governo: un oltraggio costituzionale.

Anche per questo si deve andare a votare ai referendum del 12 giugno nonostante il colpevole e ignobile silenzio dei media: gli italiani sono stufi che i magistrati siano esempio di “casta” chiusa e non riformabile.

Incombe su questa diatriba così esasperata, il solito silenzio del “prode” Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che – ricordiamocelo – è anche formalmente il capo della magistratura italiana.

Un silenzio colpevole, incomprensibile, inconcepibile di una persona che è stata santificata dai media, ma che non sta svolgendo il suo doveroso ruolo di difensore “super partes” delle Istituzioni.

 

LETTURE

A chi è interessato a conoscere meglio la figura di Putin segnalo il numero di aprile di LIMES, estremamente interessante e documentato

 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                             MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 862 del 13 maggio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Riassunto:  Sono sempre più colpito dalla opacità dell’informazione corrente.

Vale quotidianamente per i fatti in Ucraina, ma anche per i censurati referendum sulla giustizia del prossimo 12 giugno.

Anche per questo propongo settimanalmente alcune letture che possano arricchire intellettualmente chi non si accontenta della “vernice” imposta sui fatti.

Speriamo che Draghi a Washington abbia avuto il coraggio di sottolineare alcune scomode verità all’ingessato Joe Biden almeno in privato, ma non ne ho troppa speranza nonostante un fiume di chiacchiere al miele.

Ho davvero l’impressione infatti che USA e NATO vogliono sostanzialmente continuare la guerra senza costruire alternative. Ferma la necessità di garantire a Svezia e Finlandia ogni aiuto in caso di aggressione (che però Putin non ha mai minimamente minacciato) accoglierli ora nella NATO sarebbe per esempio una grande provocazione contro Mosca, con la possibilità di vedersi schierare truppe “nemiche” NATO lungo oltre 1000 km. di confine: perché voler aumentare la tensione?

Cosa faremmo noi se a Malta o in Albania fossero schierate forze militari ostili?

Già, l’Italia… Dice sempre di “volere la pace” ma mi pare stia facendo nulla per crearne i presupposti, e questa è una gran brutta realtà.

 

REFERENDUM: IL 12 GIUGNO BISOGNA ANDARE A VOTARE !

Manca meno di un mese al 12 giugno, giorno in cui gli italiani dovrebbero votare i referendum sulla giustizia e sui quali pende il “rischio quorum”. Qualcuno può dissentire su alcuni particolare dei testi proposti, ma il vero ed autentico “peso” politico sarà nel vedere se gli italiani avranno finalmente il coraggio di uscire dall’apatia per sottolineare almeno con il voto la propria insoddisfazione nella gestione complessiva della giustizia nel nostro paese. Una bassa affluenza e quindi il fallimento referendario favorirebbe il conservatorismo delle toghe, rallentando la strada verso riforme serie ad un “sistema” che non vuole cambiare.

Da sottolineare che per ora c’è stato il gelo dell’informazione (RAI compresa, ovviamente) sull’iniziativa promossa da Radicali e Lega. Tre giorni fa anche il presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza ha parlato di «servizio pubblico radiotelevisivo che sta venendo meno clamorosamente alla sua funzione». Lamentarsi sempre e poi non andare neppure a votare è una sciocchezza, quindi votate e fate andare a votare il 12 giugno: è importante.

 

CENTRO DESTRA

Tra meno di un anno ci saranno le elezioni politiche e tra un mese si voterà – oltre che per i referendum - per le amministrative anche in molti comuni capoluogo. Il centro-destra sta facendo di tutto per perdere perchè non sembra che soprattutto i suoi leader diano particolari segni di vita in chiave di alleanza politica, anzi: ogni occasione sembra utile per sottolineare le divisioni più che la concordia spesso proponendo candidati in lite tra loro.

Peccato, perché è il miglior regalo che si può fare alla sinistra che è anche lei in fase di sbranamento interno tra le sue componenti, ma che almeno ha il potere e la furbizia di non parlarne troppo.

Ecco perchè poi un partito come il PD che oscilla sul 20% dei voti esprime (pensateci!) il Presidente della Repubblica, un pattuglione di ministri, il nostro rappresentante a Bruxelles e infiniti posti di comando e sotto-comando oltre ad indirizzare e controllare spudoratamente la magistratura, la cultura, la scuola, i giornali e le TV. Merito loro o demerito altrui? Propendo sempre di più per la seconda ipotesi, come certificato dalla recente riconferma di Mattarella.

 

MA QUALE "PACE" ?!

Lo ammetto: ascolto solo i titoli dei TG e poi spesso cambio canale, perché le notizie sono monotone con Zelensky sempre benedetto e il solito Putin aggressore assassino.

Lo è sicuramente stato, purtroppo, ma intanto l’Europa corre verso il suicidio economico e politico con scelte che vengono solo osannate e con quasi nessuno che suggerisca altre soluzioni più negoziate.

Mi chiedo dove sia spesso il buonsenso, la logica, la volontà di capire meglio le cose uscendo dalle ricostruzioni a senso unico.

Esempi? Se la Russia minaccia il blocco del gas allora Putin è un criminale, se lo fa l’Ucraina nessuno si scandalizza, mentre a Kiev vanno e vengono capi di stato, leader politici, attori, cantanti (ma non era assediata?) in cerca di pubblicità.

Solo spulciando tra le note si scoprono notizie potenzialmente sorprendenti.

Per esempio che chi esce vivo dai sotterranei dell’acciaieria di Mariupol corre in Russia e non in Ucraina e solo dopo giorni si scopre che a trattenere i civili come ostaggi non erano i russi, ma il battaglione Azov,. Oppure che Zelensky si è vantato (dati al 10 maggio) che gli ucraini avrebbero già ucciso oltre 26.000 russi (però... sono cifre da generale Cadorna!) distruggendo 1170 carri armati, 2808 mezzi corazzati, 519 sistemi d'artiglieria, 185 lanciarazzi multipli, 87 sistemi di difesa antiaerea. Le forze russe avrebbero perso anche 199 aerei, 158 elicotteri, 1980 autoveicoli, 12 unità navali e 380 droni… E questa sarebbe una “guerra difensiva”, quella che il nostro parlamento ha quasi unanimemente autorizzato e gli USA e la NATO (Italia compresa) adeguatamente armato e finanziato?!

Chiediamoci se Zelensky racconti balle propagandistiche o dica la verità.  Visto che la star ucraina non può mentire per definizione (media e “Porta a Porta” dixit!), se fossero numeri veri noi italiani ed europei siamo così stupidi da armare ulteriormente gli ucraini e poi dire che siamo per la pace?

Ma ci rendiamo conto che stiamo contribuendo ad una escalation pericolosissima della guerra mentre economicamente stiamo andando in pezzi, l’Euro si svaluta sul dollaro e cresce l’inflazione?   

Perfino Carlo De Benedetti – che si definì “la tessera numero 1 del Pd” – in un’intervista al “Corriere della sera” ha criticato Draghi e proprio la posizione del Pd.

Va bene che siamo indebitati fino al collo e che Mario Draghi per sopravvivere ha bisogno dei fondi europei del PNRR (spendendoli come? Grande mistero!) e che quindi deve sostanzialmente obbedire ad Europa ed USA, ma non esageriamo. 

Ungheria, Svolacchia, Bulgaria dicono “no” a Bruxelles sul blocco del petrolio russo, se anche l’Italia cominciasse a puntare i piedi (come sta facendo la Germania) forse si muoverebbe qualcosa verso una apertura delle trattative di pace cui anche l’Italia sta volutamente chiudendo la porta.

Per esempio: se la maggioranza di ucraini filorussi in Crimea e Donbass volesse autonomia da Kiev in alcune zone orientali del paese è legittimo o antidemocratico dire loro di no? Chi conosce la storia sa la complessità delle situazioni. Per questo bisogna trovare dei compromessi e ha ragione Macron quando sostiene che  Putin non va umiliato o non tratterà mai. perchè dietro di lui il popolo russo purtroppo è compatto. Bisogna parlarsi e lavorare su garanzie reciproche, ma quando sei tu a sparare (o a pagare per farlo) come fanno l'Italia e l'Europa, come fai ad essere “super partes”!

 

DIFENDERE LE RADICI

Vi invito caldamente a spendere 19 euro ed a leggere il libro di Federico Rampini “SUICIDIO OCCIDENTALE, perché è sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori”

Un libro edito da Mondadori che sta vendendo bene perché l’autore è di sinistra (e quindi non preventivamente censurabile) ma che dovrebbe essere un best-seller della Destra come la intendo io, fatta di serietà e non di slogan. Una critica documentata ed appassionata alle mode dilaganti che stanno distruggendo non solo gli USA ma anche tutto l’Occidente in nome della demagogia più insopportabile in campo culturale, ecologico e sessuale.

Una parte ben documentata del libro riguarda le fonti di informazione americane dove è palese e quotidiana la disinformazione e la voluta alterazione della verità, soprattutto per alcune ex testate illustri (come “Il New York Times”) ormai nelle mani di redazioni estremiste, ma fonti che poi - da noi - sono riprese come oracoli della verità.

L’autore, ripeto, è un bravo giornalista di sinistra e probabilmente per questo è riuscito a superare l’omertà della censura che avrebbe normalmente oscurato il volume. Ovviamente non condivido tutto, ma è assolutamente un testo da leggere e soprattutto (purtroppo) da meditare!  

 

GRAZIE CAPUOZZO

Ospite del sindaco di Casale Monferrato, l’amico Federico Riboldi, ho potuto ascoltare e dibattere con Toni Capuozzo, grande giornalista sul campo e mente acuta (e libera) sui conflitti che insanguinano il mondo. Ha presentato un bellissimo documentario sulle sue esperienze a Sarajevo e il suo ultimo libro “Giorni di guerra”. Uno straordinario esempio di informazione vera e documentata, spesso ben diversa da quella “ufficiale”.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI   !                                                    MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 861 del 6 maggio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Riassunto:  L’ISTAT ci comunica che in Italia l’inflazione sta diminuendo.

Bella notizia, ma mi sembrano dati francamente sballati. Ma “Tutto va ben madama la marchesa” e soprattutto non bisogna che la piazza si agiti: sinistra e PD al governo impongono pace sindacale e niente proteste, anche perchè se la gente ragionasse di più sulla realtà e sulle conseguenze economiche e non solo energetiche della nostra posizione ufficiale sull’Ucraina, l’Europa e Draghi non vivrebbero giorni felici.

E’ quindi in atto una deformazione incredibile dei fatti, dove perfino Papa Francesco passa per sotterraneo “supporter” di Putin solo perché sottolinea delle ovvietà: se l’Occidente vuole davvero la pace non deve comportarsi così e se serve un negoziatore allora deve essere super partes, altrimenti la pace non arriverà mai.

Cercate sempre di documentarvi, ci sono sempre tanti aspetti della verità.

 

L’ISTAT CHE VIVE SU MARTE

Sorprese del venerdì: secondo l’ISTAT l’inflazione in Italia è in diminuzione passando dal 6,4% di marzo al 6,2% di aprile.

Un raffreddamento ufficiale dovuto essenzialmente ai prezzi energetici che su base annua da un + 50,9% scendono ad un + 42,4 %, frutto un po’ a scoppio ritardato del contenimento delle accise deciso dal governo il mese scorso.

Vedendo le bottigliette di Coca Cola negli Autogrill a 3,30 euro, i panini a 7 euro e 90 (oltre 15.000 lire!), i prezzi degli alimentari nei supermercati, i menu dei ristoranti, il balzo di ogni fornitura, i prezzi del grano e delle materie prime, il dato ISTAT sembra decisamente anomalo e mi sembra giusto avanzare qualche perplessità.

Chiunque di noi chieda un preventivo per qualcosa scoprirà che rispetto a un anno fa ci sono stati incrementi del 20-30% non del 6%, ma evidentemente è una realtà che l’ISTAT non percepisce, pur essendo evidente a tutti gli italiani.

I primi segnali si vedevano già nell’autunno scorso, subito dopo la pandemia e ancor prima della guerra in Ucraina, con prezzi che all’ingrosso aumentavano a due cifre per una tensione sui trasporti e le materie prime causate anche da un effetto speculativo bene avvertibile.

L’Occidente si è scoperto nudo dopo anni di tregua avendo lasciato in mani altrui – soprattutto cinesi – gran parte dei trasporti intercontinentali, ma anche la filiera delle materie prime e dei semiconduttori. La speculata crisi energetica ha fatto il resto e la guerra ucraina ha poi ulteriormente complicato le cose.

L’aumento dei prezzi è un fenomeno mondiale con la Federal Reserve americana che si appresta a rialzare i tassi, ma l’inflazione si è poi avvitata in Italia più che altrove anche per gli effetti distorti di alcune normative che in apparenza sembravano positive.

Per rilanciare gli investimenti nell’edilizia “green” si è insistito da due anni sulla politica dei “bonus” (in Italia è tutto un bonus estemporaneo, dai monopattini alle vacanze, alla faccia di una declamata strategia economica “virtuosa”) ma visto che ciò è avvenuto in un momento di aumento dei prezzi-base, ecco che alcuni servizi sono aumentati a livello proibitivo e i loro effetti cominciano solo ora a scatenarsi sui prezzi al consumo.  

Gli sgravi per ristrutturare le facciate degli edifici, per esempio, hanno portato ad un aumento fino a 3 volte (300%!) dei costi di affitto dei ponteggi, ma sono comunque saliti tutti i componenti dell’edilizia, mediamente ben oltre il 20%: fatevi fare un preventivo! Quel facile slogan “la caldaia te la cambiamo noi” ha praticamente raddoppiato il loro prezzo, dando vita – aspetto più o meno minimizzato –anche a grosse speculazioni con vere e proprie truffe ai danni dello Stato. Si è parlato di 4 miliardi (quattro miliardi!!) di truffe legate ai “bonus”, poi sulla vicenda è calato un ovattato ed omertoso silenzio perché sotto accusa sarebbero dovute finire leggi mal fatte e/o controlli inesistenti.

Ad aumentare i prezzi di tutta la filiera v’è poi come sempre “l’effetto annuncio”.

In altre parole aumento i prezzi del mio prodotto prima ancora che mi arrivino addosso gli aumenti altrui, per salvaguardare comunque il mio profitto.

E’ stato il caso delle compagnie petrolifere con lo scatto dei prezzi dei carburanti alla pompa, anche quando le riserve erano state acquistate prima degli aumenti internazionali.

Gli unici rimasti al palo sono i salari e le pensioni. E’ un momento di grande debolezza sindacale e la presenza del PD e della estrema sinistra al governo garantisce tranquillità all’esecutivo, ma il dato è oggettivo e la protesta sarebbe ben motivata.

In altri momenti il Paese sarebbe sceso in piazza facendo montare la protesta, invece adesso tutti zitti e “Non disturbate il manovratore”.

Bloccata a suo tempo la “scala mobile” proprio per contrastare l’aumento in automatico delle retribuzioni e delle pensioni, il potere d’acquisto delle famiglie sta diminuendo in modo concreto e presto se ne vedranno i contraccolpi anche in termini di consumi.

Ciò dovrebbe rallentare l’inflazione, ma anche portare ad una stagnazione del mercato.

Pur in un sistema di informazioni spesso condizionato dalla politica, leggere che nel primo trimestre del 2022 le vendite di auto sono crollate di oltre un terzo - pur rispetto ai dati certamente non esaltanti di un 2021 e 2020 condizionati dalla pandemia - accende ad esempio un ulteriore segnale di crisi che non può essere sottovalutato. Se a tutto questo si aggiungono gli effetti indiretti della guerra in Ucraina è evidente che dei problemi veri fa comodo non parlarne, ma certamente non si risolvono da soli.

 

LE VERITA’

C’è una verità “ufficiale” che va ossequiata e un’altra sotterranea e nascosta.

La vulgata ufficiale impone di dire che l’Occidente è schierato unanime con l’Ucraina, che gli USA e la NATO sono i “buoni” gendarmi del mondo, che l’ Europa è unanime al loro fianco e sfiderà il diabolico Putin anche a costo di passare l’inverno a pancia vuota e al freddo, sprezzante delle privazioni. In quest’ottica è delittuoso anche solo ospitare il ministro degli esteri russo in TV (che ovviamente racconta la sua versione, che non per questo è quella vera) ed è “provocatorio” lasciarlo parlare, mentre il presidente ucraino in canottiera è il quotidiano depositario del Verbo.

Se invece si ascoltano poi con più calma gli esperti, allora affiora pian piano un’altra lettura dei fatti più critica e diversificata. Quella che accenna alle incongruenze europee, alle conseguenze energetiche, ai timori di una escalation, ai rischi di un’Europa perenne “yesgirl” degli USA. Parlo di esperti veri, di chi le cose le conosce a fondo e da tempo, non dei tuttologi “alla Covid” dell’ultimo minuto, quelli che straparlano nei talk show spesso senza alcuna vera esperienza.  

In ogni caso è legittima una pluralità di pensiero, altrimenti diventiamo tutti come Putin ad impedire il pensiero degli altri e quindi è sempre utile ascoltare anche i commenti più diversi.  

Diventa però allora cosa aberrante – per esempio – chiedere le dimissioni del sen. Petrocelli (5 Stelle) da presidente della Commissione Esteri del Senato solo perché sul tema specifico dell’Ucraina ha un parere diverso dal governo, visto che finora la Costituzione ha sempre ribadito il concetto che un parlamentare esercita il proprio ruolo senza vincolo di mandato (ovvero può ragionare di testa sua).

Vorrei avere il tempo e lo spazio di proporre ai lettori in rapida successione i titoli di prima pagina del “Corriere della Sera” di aprile, giorno dopo giorno: leggeteli uno dopo l’altro e rimarrete stupiti di come interpreta i fatti in maniera assolutamente monocorde il maggior (e una volta più autorevole) quotidiano italiano.

 

DOCUMENTI: LEGGETE LIMES !

Si parla tanto di guerra, ma se volete conoscere meglio i fatti della storia leggete il numero monografico di LIMES “La fine della pace” uscito alcuni giorni fa.

Una raccolta di opinioni diverse molto documentate ed attente, utili per chi voglia veramente saperne di più.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                             MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 860 DEL 29 APRILE 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Riassunto:  Passano i giorni ma dall’Ucraina nessuna sostanziale novità se non l’impressione che il filtro delle notizie sia piuttosto opaco, mentre aumentano i pericoli  di allargamento del conflitto. Continuo a pensare che sia un grave errore strategico dotare Zelensky di armi offensive e comincio a chiedermi se il presidente ucraino rispetti lui stesso i canoni democratici, visto i suoi atteggiamenti con l’opposizione interna.

Stiamo comunque facendo una sorta di “guerra per procura” per conto degli USA, ne subiamo le conseguenze dirette – umane ed economiche – e l’ Europa rischia lo schianto nonostante il mantra del “Siamo tutti uniti contro quel criminale di Putin”.

Lo è stato per il suo attacco insensato all’Ucraina, ma ricordo anche le responsabilità “occidentali” di questi anni nei confronti della Russia.  Prendo atto che sempre più persone cominciano a farsi seriamente delle domande su questa crisi e la sua gestione da parte dell’UE, della NATO e degli USA che sembrano fare di tutto per continuare il conflitto.

E’ intanto mancata a cento anni di età Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante, il leader missino che ha segnato la giovinezza (allora) per noi militanti della Destra Nazionale. Anche la sua morte è stata occasione per polemiche idiote.

Polemiche simili – ma ormai consuete – per la celebrazione del 25 Aprile con la novità di duri scontri dialettici all’interno dell’ANPI e del sindacato sulla guerra in Ucraina. A proposito del 25 Aprile pubblico un vecchio scritto di Gianpaolo Pansa che potrebbe portare ad una riflessione.

 

ASSURDA ESCALATION DI GUERRA

Ma si vuole davvero la pace in Ucraina?

E’ un tema ricorrente e sul quale scrivo da tempo, ma il correre dei giorni mi conferma che l’Europa e quindi anche l’Italia non dimostrano di avere una seria volontà di costruire la pace in Ucraina.

La condizione preliminare è il ritiro immediato “sic et simpliciter” dei russi dai confini ufficiali del paese? Allora lo si dica allora chiaramente, avendo la consapevolezza – però – che Putin è indubbiamente l’aggressore, ma ben difficilmente si ritirerà pacificamente nei propri confini se non dopo una sconfitta militare che ad oggi appare improbabile e con un serio rischio di coinvolgimenti mondiali.

Una soluzione negoziata potrebbe essere il concedere spazio ed autonomia alla minoranza russa, che però è predominante in alcune parti orientali ucraine. Questa potrebbe essere forse una credibile base di discussione, ma se il presidente ucraino si oppone “a prescindere” e l’Europa gli va dietro anziché spingerlo al dialogo allora torniamo al punto di partenza.

Il problema è anche dove e come debba intendersi l’autodeterminazione. 

Stalin inserì volutamente nel territorio della repubblica socialista sovietica di Ucraina zone a prevalenza russa per lingua, religione, tradizioni storiche. Se si facesse oggi un referendum nel Dombass  e in Crimea - controllato e garantito da osservatori neutrali – e l’esito fosse pro Mosca (come molto probabile) che farebbe l’Ucraina?

Soprattutto, cosa succede veramente in quel paese? Da tre mesi ogni giorno vediamo il premier Zelensky in perenni maniche conte che incita (comprensibilmente) i suoi connazionali alla resistenza e chiede all’occidente armi di supporto, ma quanti sanno che il principale partito di opposizione “Per la vita” (43 deputati) il 22 marzo è stato dichiarato illegale e così il blocco di opposizione formato da altri 11 partiti, mentre altri 26 seggi sono peraltro “vacanti”? Avete mai sentito di una attività parlamentare a Kiev, un’altra voce rispetto al presidente?

Sono tematiche che vengono poco sfiorate dai talk-show quotidiani.

Altra cosa che non mi convince: come mail Zelensky chiede solo e soltanto armi? Se il paese è alla fame servirebbero soprattutto cibo, materiale sanitario, plasma, invece la richiesta è di armi offensive, prontamente fornite dagli USA a colpi di 700/800 milioni a settimana. Che strana guerra: ci hanno raccontato che i russi dopo pochi giorni erano a 20 km. dal centro di Kiev, però poi si sono fermati in tutto il paese e dalla capitale vanno e vengono un po' tutti i leader mondiali, funzionano le ferrovie e l’aeroporto, la luce elettrica, gli approvvigionamenti: ma che razza di offensiva ha scatenato Putin? Una follia strategica visto migliaia di carri armati che - ci è stato detto - hanno invaso l’Ucraina con colonne fino a 60 km. di lunghezza. Ma i carri armati o sono riforniti di carburante o si fermano: possibile che i generali russi non ci hanno pensato? E che fine hanno fatto gli invasori, come mangiano, come si spostano?

Ci sono decine di domande che restano senza risposta.

Allo stesso modo si annunciano per giorni la scoperta di tragiche fosse comuni con migliaia di cadaveri, poi improvvisamente non ne parla più nessuno: ma i morti c’erano sul serio, oppure fortunatamente no? Ogni TG parla sempre al condizionale, le fonti sono incerte se non contraddittorie. Ho l’impressione che l’informazione sul conflitto sia zoppa, partigiana, poco verificata. Vorrei notizie certe e documentate, solo allora ci si potrebbe fare una opinione meditata.

 

ASSUNTA ALMIRANTE: POLEMICHE ANCHE DA MORTA

E’ morta a 100 anni di età “donna” Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante, indimenticabile segretario del Movimento Sociale Italiano.

Donna volitiva, a volte non mi stava molto simpatica perché le sue parole diventavano involontario strumento polemico della stampa avversaria le strumentalizzava. E’ stata comunque una testimone importante di un’epoca politica ormai passata e compagna di un leader indiscusso ed unico che ha segnato la mia come l’esistenza di tanti altri giovani degli anni ’70. Anche da morta ha causato polemiche a conferma della pochezza degli imbecilli che girano oggi. Grande bufera sui social, infatti, contro Ettore Rosato (capogruppo di Italia Viva, i renziani) che ha inviato un telegramma di condoglianze alla famiglia e tweettato "Con Assunta Almirante scompare una testimone di rilievo dell'eredità morale e politica del marito Giorgio Almirante e del Movimento Sociale Italiano". Sull’onda delle polemiche Rosato “cuor di leone”, accusato di insensibilità antifascista, ha poi cancellato il messaggio.

 

QUANDO PAGA LA RAI 

Un piccolo fatto di cronaca, ma visto che tocca direttamente un mio amico lo racconto volentieri ai lettori. Stefano Andrini era un mio collaboratore al dipartimento esteri di AN che il 6 marzo 2011 era stato etichettato nella trasmissione “Presa Diretta” su RaiTre di essere non solo un estremista di destra ma un ex picchiatore, detentore abusivo di armi, un ex naziskin ecc.ecc. Il tutto quando Andrini era nel frattempo diventato dirigente di un’importante azienda romana e cui si voleva scopertamente far perdere il posto.

Andrini querelò la RAI e tenne duro nonostante tutti i tentativi di insabbiamento e prescrizione finchè con fulminea sentenza (11 anni e 8 mesi di attesa!) finalmente la Magistratura, con sentenza del tribunale civile di Roma, ha condannato la Rai al pagamento di 15.000 euro per diffamazione, oltre alle spese legali.

Andrini ha la testa dura, tanti nel frattempo avrebbero chiuso la vicenda con la solita transazione, ma adesso che la Rai ha pagato, perché il conto di una trasmissione faziosa deve essere messo a carico dei teleutenti? Perché i responsabili del servizio infame e diffamatorio non dovrebbero pagare in proprio?

Anche perché ci raccontano che la RAI esprime il meglio del “servizio pubblico” ?!

 

25 APRILE: COSA SCRIVEVA GIANPAOLO PANSA

“I vinti non dimenticano, ho smesso di essere manicheo, di dividere il mondo in due, di qua i buoni di là i cattivi. La mia pietas verso il genere umano è cresciuta molto. Ho scoperto che tutti, bianchi, rossi e neri soffriamo nello stesso modo e spesso senza averlo meritato.

Con il Partito Comunista Italiano la guerra di liberazione è diventata anche una guerra rivoluzionaria per la successiva conquista del potere in Italia. Questo progetto ha autorizzato un succedersi di errori, menzogne, intrighi, soprusi, delitti e misteri: tutta robaccia occultata da una storiografia succube degli interessi di quel partito.

Istria, Dalmazia, Fiume, Pola, Zara, l’esodo di 300.000 persone che non volevano vivere sotto il comunista Tito, il loro arrivo in Italia tra gli insulti e gli sputi degli attivisti organizzati dal PCI… Di queste e di tante altre tragedie è inutile parlare ai “Gendarmi della Memoria”. Loro danno via libera solo ai ricordi che gli fanno comodo, mentre la Memoria li mette in difficoltà e allora preferiscono tenerla sotto chiave, zittirla, fingere che non esista. Il revisionismo è pericoloso, ma la Storia è una talpa che scava. Prima o poi uscirà fuori la verità, ammesso che si abbia ancora interesse a cercarla”   (Gianpaolo Pansa)

 

BUONA SETTIMANA    A TUTTI                                               MARCO ZACCHERA

 

 

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IL PUNTO   n. 859 DEL 22 APRILE 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Riassunto:  Continua la guerra in Ucraina e purtroppo non si vedono vie d’uscita. L’Europa non sembra capace di mediare né di volere un accordo, anche perché con gli USA e la NATO si è schierata con Kiev fornendo non solo assistenza umanitaria ma anche armi sempre più “offensive”.

Non sono in dubbio le responsabilità di Mosca, ma piuttosto la strategia europea, con la UE che rischia di rimanere la più colpita dalla guerra non solo per i problemi legati a milioni di profughi incolpevoli, ma anche per la montante crisi economica ed energetica (leggete qualche dato) facendo in fondo un gran piacere agli USA dove a condizionare uno spento Biden sono evidentemente i falchi del Pentagono.

Non è solo la mia opinione: un sondaggio conferma che questo lo pensano la maggioranza degli italiani, anche se nessuno – o quasi – osa ammetterlo.

Intanto la Gran Bretagna chiude ai profughi e agli immigrati, dirottandoli in Ruanda, mentre in Francia Emmanuel Macron succederà domenica a sé stesso nel ballottaggio delle “presidenziali”.

Si pone un problema, che riprenderemo: il presidente francese risponderà comunque ai propri elettori grazie alla sua elezione diretta, perché invece gli europei devono essere rappresentati dalla Von der Leyen, che non è stata votata da nessuno, esattamente come Draghi?

 

DEFAULT RUSSO, MA ANCHE CRISI EUROPEA

La sempre gioiosa signora Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, appare in TV tutta contenta: “Ci sarà anche il blocco del petrolio nel sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, il fallimento russo è solo questione di tempo!”. Intanto è di giovedì 21 aprile la notizia che Biden darà altri 800 milioni di dollari in armi sofisticate USA all’ Ucraina.

Qualcuno informi la giuliva miss Ursula, diretta esponente dell’asse Berlino-Parigi-Bruxelles, che se fallisce la Russia l’Europa quantomeno tirerà abbondantemente la cinghia visto che - a parte il gas, il petrolio, le forniture alimentari e le conseguenze per aziende che lavorano con la Russia, ora al tracollo -  la sola esposizione “italiana” di Unicredit nei confronti di Mosca è di 7,8 MILIARDI, quella di Intesa-Sanpaolo di “solo” 5,1 MILIARDI e la stessa BERS (Banca di Ricostruzione Europea) è esposta per 25 MILIARDI. Conviene così tanto all’Europa – e soprattutto all’Italia - il fallimento della Russia? Ognuno rifletta da sé, ma possiamo anche arrivare alla conclusione che con i tiranni, gli antidemocratici e gli invasori non si fanno affari e tantomeno sconti: da Palazzo Chigi e a Bruxelles si ripete: “Prima di tutto viene la democrazia e la libertà, sono principi che non hanno prezzo!”.

Perfetto, però allora per coerenza sospendiamo anche le forniture di petrolio dall’Arabia Saudita visto che di democrazia e di libertà (magari anche di quella religiosa…) lì non se ne parla, e che pure i sauditi fanno la loro bella guerra in Yemen, costata più di 20.000 civili morti ammazzati o sotto le loro bombe, tra l’altro fornite anche dall’Italia. Vanno allora anche sospese le forniture petrolifere dagli Emirati Arabi, dove non ci sono nè partiti né elezioni. Stop anche nei rapporti con l’Egitto - visto non solo il caso Regeni - e lo stesso dovrebbe valere per la Libia (anzi, “le” Libie, visto che sono in perenne guerra tra loro) che non sono certo esempio di democrazia.  Per far contento Di Maio potremmo insomma avere solo rapporti con la Cina, nota campionessa di democrazia, pluralismo, libertà e trasparenza. Povera Europa…

 

SONDAGGI SILENZIATI

Pensavo di essere un pesce fuor d’acqua a chiedere più riflessione sulla presa di posizione italiana ed europea in Ucraina, ma scopro invece di essere in buona compagnia. L’agenzia demoscopica Index Research ha elaborato per “Piazza Pulita” (trasmissione di La 7) un sondaggio sulla guerra. Ci credereste? Alla data del 13 aprile per il 52,7% degli italiani è controproducente continuare a fornire armi a Kiev, in quanto ciò allontanerebbe gli sforzi per arrivare alla pace. Per stoppare il conflitto, il 56,3% ritiene utile che Usa, Cina e grandi potenze spingano Russia e Ucraina ad un compromesso e non viceversa. Il 45,7% degli intervistati boccia la gestione della guerra da parte di Biden e della Nato mentre solo il 35,4% la promuove.

“Il cessate il fuoco in Ucraina non è stato ancora raggiunto perché gli Usa non hanno interesse a fare finire le ostilità, anzi, hanno lavorato anni per farle nascere”: a pensarlo è il 42,7% degli italiani nel sondaggio di “Termometro Politico” del 12/14 aprile (solo il 39% pensa che la mancata tregua sia per responsabilità di Putin, il 10% ne dà la colpa a Kiev, il 5,6% direttamente all’Europa). Quasi un italiano su due preferirebbe che l’Europa prendesse una posizione diversa da quella degli Stati Uniti.

Visto che né la Von der Leyen né Draghi sono stati eletti direttamente dai cittadini italiani od europei, dovrebbero forse anche tener conto di questi punti di vista.  

 

NONNI FASCISTI

Se il prof. Orsini dichiara su Rai 3 che suo nonno durante il fascismo era un bambino contento scatena un finimondo, ma anche mio padre mi diceva la stessa cosa e – guarda caso – lo ripetono o lo ripetevano quelli che erano bambini negli anni ’30, così come tutti hanno sempre ripetuto che la guerra è stata invece una cosa tremenda e assurda, oltre che una scelta profondamente sbagliata di un dittatore che ne è poi stato travolto.

Non vedo nulla di scandaloso né di demagogico nell’affermare tutto questo, perché evidentemente è solo la verità.

Demagogico (e ridicolo) è molto di più chi OGGI è così stupido dal non voler ammettere queste cose e che approfitta di ogni dichiarazione di chiunque per scatenare polemiche e per etichettare come “nostalgico” (ma va là!..) chi lo possa anche solo pensare. 

 

PROFUGHI ILLEGALI?  LONDRA LI MANDA IN RUANDA…

“Basta profughi!” lo sostiene il premier inglese Boris Johnson e il governo britannico ha infatti tutta l’intenzione di inasprire le proprie politiche sull’immigrazione, anche con una scelta che appare senza precedenti: trasferire i richiedenti asilo in Ruanda, indipendentemente dalla loro località di provenienza e prima ancora di aver preso in esame la motivazione che li ha spinti a fuggire. Londra pagherà infatti il Ruanda per fargli accogliere i richiedenti asilo e ha sottoscritto un accordo con Kigali il 14 aprile u.s. per 120 milioni di sterline.

“Il nostro paese - ha dichiarato Johnson - non può non può più sostenere un così forte flusso migratorio: la nostra compassione potrà anche essere infinita, ma la nostra capacità di aiutare le persone non lo è”. Almeno 5.000 persone hanno infatti attraversato La Manica illegalmente nel 2022, decisamente troppi per Londra.

Giusto per memoria, in Italia l’anno scorso hanno attraversato il canale di Sicilia o sono stati raccolte da navi di ONG ben 67.040 persone rispetto alle 34.154 del 2021 e alle 11.471 del 2020. (dati ufficiali del Ministero dell’Interno) mentre gli altri sbarchi clandestini - proprio perché tali - non entrano nel conteggio. Come siamo bravi! Siamo così bravi che non riusciamo neppure a dirottare una quota di migranti all’interno della UE verso altri paesi (che pur lo avevano promesso), né ad ottenere che siano trasferiti almeno quelli raccolti dalle ONG battenti bandiera tedesca o olandese e “scaricati” in Italia.

Un clamoroso fallimento per Draghi e l’ intoccabile ministro Lamorgese.

E adesso, un necessario, caloroso benvenuto ai profughi ucraini.

 

FRANCIA

Credo proprio che Emmanuel Macron succederà a sé stesso domenica al ballottaggio per l’Eliseo perché Marine Le Pen ha indubbiamente cercato di rendersi più accattivante liquidando lo storico “Front National” e fondando il rinnovato “Rassemblement National”, ma non credo abbia la capacità di raccogliere intorno a sé la maggioranza dei consensi.

Funziona sempre così quando in un ballottaggio c’è un candidato considerato schierato nettamente da una parte e l’altro giudicato più moderato.

Colpisce che Macron - dopo cinque anni di presidenza - abbia intercettato meno del 20% complessivo dell’elettorato francese, ma al presidente può bastare anche così.

Certamente questa volta (il ballottaggio contro i Le Pen padre e figlia sono ormai una consuetudine d’oltralpe) il divario non sarà di 66 a 33 come nel 2017, ma più ristretto e comunque resta il fatto che Marine le Pen è stata la più votata - al primo turno - in 41 dipartimenti francesi su 96.

Contro la Le Pen giocano ovviamente anche tutti i media, l’Europa, la grande finanza, gli USA, l’intellighenzia progressista, la sinistra e la magistratura francese. Con tempismo perfetto la Procura di Parigi ha ampiamente pubblicizzato proprio pochi giorni fa un’inchiesta relativa alla gestione dei fondi dell’ex partito della Le Pen partita ben 18 (diciotto!) anni fa. Forse è un record, ma certamente una provvidenziale (per Macron) “Giustizia a tempo” che mi ricorda tanto quella di un altro paese vicino alla Francia, quello che come bandiera ha un tricolore molto simile a quello francese.

 

BUONA SETTIMANA    A TUTTI                                                                               MARCO ZACCHERA

IL PUNTO di Marco ZACCHERA dal 20 aprile 2022


IL PUNTO   n. 858 DEL 15 APRILE  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

Cari lettori,

un numero in formato molto ridotto per IL PUNTO di questa settimana, solo per augurare a tutti una Buona Pasqua che sia veramente di resurrezione.

E’ un momento particolarmente triste e difficile per il mondo, l’Europa e l’Italia, così come per tanti altri paesi dove la guerra, l’egoismo umano, il disinteresse per il futuro naturale del pianeta spingono a temere un domani pieno di incognite e difficoltà.

Non riusciamo più a capire dove sia la Verità, le notizie si accavallano tra violenze e futilità, superficialità e contraddizioni.

Sembra che si sia persi un po' tutti la bussola, forse anche perché mancano certezze e serietà perfino nell’approccio ai problemi.

In questi momenti così difficili la cosa migliore è allora fermarsi a riflettere, a parlare un po' di più con noi stessi per cercare un po' di luce dentro e fuori di noi.

Il venerdì santo è la notte della paura e della tristezza, ma per il credente al buio segue, deve seguire comunque la luce dell’alba, di un’alba di Resurrezione.

Vedere questa luce e saperla costruire è l’augurio che faccio agli amici che mi seguono da tanti anni, così come ai lettori più recenti, perchè si deve “comunque” sperare, bisogna “comunque” impegnarsi, non si può e non si deve gettare la spugna, magari chiudendoci ancora di più in noi stessi con menefreghismo e – spesso – troppo egoismo.  

Ciascuno di noi è quindi invitato a riflettere per cercare di riscoprire invece in noi stessi e negli altri valori veri per la nostra vita.

La speranza è di riuscirci -  sia come individui che come comunità -  idealmente vicini a chi in questi giorni soffre di più per le devastazioni della guerra, le ingiustizie, le violenze, le rivalità troppo spesso assurde che dilaniano il mondo.

 

 

BUONA PASQUA A TUTTI                                                                MARCO ZACCHERA




IL PUNTO N. 857 dell’ 8 APRILE 2022

di Marco Zacchera (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

In questi giorni sono negli USA e da qui le vicende europee sono viste con tutt’altra prospettiva rispetto all’ Italia. Questo numero de IL PUNTO è quindi un po' diverso dagli altri, ma ci tenevo a trasmettere ai lettori alcune impressioni sulla guerra in Ucraina colte dall’ altra parte dell’Atlantico. Note che trascendono dalle notizie dell’ultimo minuto e che volutamente non si soffermano sugli orrori e la violenza che ha segnato anche questo conflitto. Non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’aggressione di Putin, ma cerchiamo di vedere le cose anche in modo strategico per il futuro dell’Italia e dell’Europa, non facciamoci confondere da notizie non sempre documentate e certe, visto che in ogni guerra la verità è spesso manipolata agli interessi di parte.

 

GLI INTERESSI DI BIDEN

A oltre quaranta giorni dall’inizio del conflitto, qui negli USA le notizie della guerra in Ucraina tendono a scivolare via velocemente dai titoli di testa dei TG con gli americani molto più preoccupati per l’inflazione e il costo dei carburanti che non per il lontano fronte europeo.

E’ infatti molto più commentata la decisione presidenziale di attingere un milione di barili al giorno dalle riserve strategiche fino alla fine dell’anno pur di bloccare il prezzo della benzina che era schizzato in molti Stati oltre i 5 dollari al gallone. La mossa ha stabilizzato il prezzo intorno a 4,20 dollari, equivalenti a 99 centesimi di euro al litro, un prezzo che a noi sembra da favola, ma per gli americani è comunque uno shock.

Un esempio per sottolineare come la partita Ucraina si giochi negli USA principalmente sul fronte interno sostenuto da una borsa dove corrono soprattutto i titoli legati alla difesa, grande business americano di cui in Europa si parla pochissimo.

L’opinione pubblica guarda preoccupata al prezzo della benzina, ma anche perché deve prende atto che l’inflazione ufficiale, già prima della guerra, era salita al 7,9%, record negativo dal 1982, mentre la Federal Reserve pompa quotidianamente nel sistema una somma imponente di liquidità (si parla di 300 miliardi di euro al mese, ovvero in un solo mese tutti i fondi italiani del PNRR) per sostenere i consumi e – indirettamente – le traballanti fortune di Biden chiamato a novembre ad un difficile turno elettorale.

Dietro il paravento degli aspetti politici ed umanitari del conflitto, gli USA si stanno indebitando sempre di più, ma grazie alla loro rafforzata leadership economico-finanziaria, scaricano una parte dei propri guai sull’Euro e le alte economie straniere con il dollaro che comunque si e rafforzato confermandosi come valuta centrale del mondo.

 

“Combatteremo la guerra in Ucraina fino all’ultimo europeo” E’ uno slogan ipotetico, ma che rende l’idea: l’America vende armi, tiene alta la tensione, fa i propri affari e scarica rischi, profughi e “danni collaterali” sugli alleati e le loro economie.

Dopo l’abbandono dell’Afghanistan che ha significato una figuraccia immensa per la Casa Bianca, l’amministrazione Biden sta puntando tutto su un rilancio economico interno nel tentativo di affrontare al meglio il voto di novembre. Di qui la necessità di tenere basso il costo del denaro offrendo liquidità delle famiglie (si stanno ripetendo le situazioni pre-2008, quando esplose la bolla dei mutui sugli immobili che come un terremoto sconvolse l’economia del mondo) e puntando a nuovi posti di lavoro. Il prezzo da pagare è un aumento astronomico della liquidità circolante che genera inflazione, ma accettabile se appunto viene parzialmente “spalmata” all’estero nel momento in cui la guerra indebolisce soprattutto le cncorrenti economie europee.

Parliamoci chiaro: l’America non risente economicamente del conflitto, non impiega propri uomini in prima linea, non ospiterà una quota significativa di profughi, ma ha tutto l’interesse a mantenere alta la pressione perché controllerà sempre di più le fonti energetiche mentre fa grandi affari in campo militare anche in Europa.

La Germania, per esempio, ha acquistato nelle scorse settimane nuovi armamenti USA nel quadro di un piano di rinnovamento delle sue forze armate con un budget di 100 miliardi di Euro. Applaudono Lockheed, Martin, Raytheon, General Dynamics, Boeing e Northrop Grumman, i giganti della difesa USA sempre in prima fila – guarda caso - a sostenere Biden.

 

Soprattutto, sul piano strategico, gli USA al di là delle dichiarazioni ufficiali sono ben contenti del solco profondo che la guerra in Ucraina sta creando tra UE e Russia che - ove fossero invece paesi tra loro alleati -potrebbero insieme diventare un formidabile antagonista all’America.

Un’Europa debole dal punto di vista energetico è poi un’altra manna per Washington che invierà gas – così almeno è stato promesso – ma ad ottimi prezzi (per gli USA) mentre la sospensione dei lavori per il gasdotto Nord Stream 2 chiuderà per anni i rubinetti ad Est per un’Europa affamata di energia: la quadratura di un cerchio perfetto in cui l’UE è però la parte perdente.

Anche se si pone l’accento soprattutto sulle tematiche umanitarie per giustificare la reazione all’attacco di Putin, di fatto la crisi ucraina sta quindi diventando un formidabile mezzo per gli Stati Uniti per controllare in modo economicamente e militarmente molto più forte un’Europa divisa su molti aspetti e già zoppicante per aver perso la Gran Bretagna.

 

Si spiegano così anche alcune mosse di Biden che sembrerebbero scriteriate, se davvero alla Casa Bianca ci fosse una concreta volontà di costruire la pace. Se vuoi la pace non provochi e insulti gli avversari, non spingi per esasperarli quando sai che buona parte delle forze armate russe non sono (ancora) coinvolte in Ucraina. Soprattutto rifletti prima di armare l’Ucraina perpetuando il conflitto e insisti invece per una mediazione credibile mentre – anche sulle sanzioni – cerchi di non scegliere quelle che danneggiano soprattutto gli alleati europei, come invece è stato fatto.

 

E l’Europa, l’Italia, Draghi? Ho l’impressione che (a parte tutti i consueti appelli alla pace, democrazia, libertà, diritti umani  ecc.ecc.) una volta di più a Bruxelles comandino quelle lobby che non sono sempre dalla parte dei comuni cittadini europei. Conta soprattutto il business, così dopo il Covid ora si guadagna con la guerra: ieri si speculava sui vaccini venduti a prezzi esorbitanti senza controlli sui contratti (dopo due anni i contratti pubblici europei con le americane Pfizer e Moderna per centinaia di milioni di dosi e miliardi di euro sono ancor segreti!), oggi si permettono aumenti dei costi energetici che uccidono l’economia europea, ma portano profitti scandalosi alle multinazionali. Quanti riflettono anche su questi aspetti, quali media ne parlano?  Spero che qualche italiano in più cominci a farsi delle domande.

 

Buona settimana a tutti                          ……                                Marco Zacchera 




IL PUNTO   n. 856 del 1 APRILE  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: Prima il COVID poi la guerra in Ucraina: l’attenzione di tutti è concentrata sempre su alcuni temi monopolizzanti, ma anche altre problematiche non dovrebbero essere dimenticate.

In campo politico, per esempio, eletto Mattarella tutto è caduto sotto silenzio per il CENTRO-DESTRA che sembra incapace di darsi una linea comune, ma le elezioni si avvicinano.

Tornando invece all’attualità del conflitto ucraino, una lettura dei dati sulla SPESA PER GLI ARMAMENTI nel mondo imporrebbe almeno una riflessione e credo giustifichi pienamente la posizione di PAPA FRANCESCO che insiste a considerare la guerra una follia. Notate: il Papa viene citato dai media e invitato in TV quando parla in termini “umanitari”, di immigrazione ecc. perché fa molto “progressista” ma se - come nei giorni scorsi - chiama i governi ad un freno delle spese militari allora viene di fatto censurato perché evidentemente dà fastidio a chi campa sulle guerre e ad una sinistra  che dal “pacifismo” antiamericano si è convertita al pro-militarismo anti russo, anche se quasi nessuno sembra volerlo notare. Intanto passano i mesi e non si conoscono ancora le priorità del PNRR, mentre Draghi punta sull’extra-deficit per tirare a campare.

 

C’ERA UNA VOLTA IL CENTRO DESTRA....

La data non si sa ancora e della questione non ne parla nessuno, ma tra il 15 aprile (data ormai impossibile) e il 15 giugno si andrà a votare in 977 comuni italiani tra cui 26 capoluoghi di provincia e 143 comuni oltre i 15.000 abitanti. Nella stessa giornata si dovrebbe (forse) votare anche per i referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali.

Si voterà in città importanti da Palermo a Padova, da L’Aquila a Verona, da Taranto a tutti i capoluoghi del sud del Piemonte, da Messina a Genova. Un test elettorale di milioni di elettori a meno di un anno dalle elezioni politiche ma che per ora sta passando sotto traccia.

Nel  centro-destra tutto tace ed è significativo perchè – reduce dalla infausta tornata delle amministrative dell’autunno 2021 e dalla sconfitta alle “supplettive” di Roma  – l’alleanza dovrebbe in qualche modo prepararsi a un turno elettorale che si preannuncia molto divisivo e a rischio di nuovi disastri, complice - una volta di più – la superficialità  ed il disinteresse dei leader che vanno avanti ciascuno per conto proprio, al più incontrandosi solo al “quasi-matrimonio” di Berlusconi, cui però era invitato soltanto il “fido” Matteo Salvini, quasi come una incoronazione di potenziale successione all’onnipresente ed inossidabile (anche se per molti decisamente patetico) Silvio Berlusconi.

Pare che la Meloni e Salvini non si sentano dal 28 gennaio quando – improvvido – l’ascensore del leader della Lega “salto” il quinto piano del palazzo dei gruppi a Montecitorio, là dove era atteso (invano) da Giorgia Meloni per concordare le mosse.

Era il giorno in cui si doveva decidere sul Mattarella-bis e che finì come si sa, compreso il siluramento (ed affondamento) politico di una alleanza di centro-destra che per la partita Quirinale era partita con i favori del pronostico.

Da allora le tensioni tra i gruppi sono aumentate con scortesie collaterali: le reti Mediaset (“indipendenti”?!) hanno di fatto cancellato le presenze di esponenti di Fratelli d’Italia, la Meloni non è stata invitata al “quasi matrimonio” di Berlusconi e soprattutto in periferia è in corso una serrata guerra di posizioni che in vista di   elezioni amministrative non promettono mai nulla di buono.

E pensare che la guerra in Ucraina era stata occasione di un forzato riavvicinamento di FdI al governo, occasione che sta evaporando anche per le difficoltà di Draghi a chiudere in maniera soddisfacente il “pacchetto energia” dando spazio alle proteste dell’opposizione per il perdurante caro carburanti.

Colpisce questa mancanza di volontà a correre insieme, pur ripetendo il mantra che una alleanza “naturale” ci sarebbe nei fatti. La realtà è ben diversa ed anche questi atteggiamenti fanno pensare che salgano le quotazioni di un nuovo sistema elettorale   proporzionale dove la visibilità dei singoli partiti sarebbe il “valore aggiunto” che ciascuno, alla fine, narcisisticamente attribuisce a sé stesso.

In un momento in cui la sinistra è profondamente divisa il centro-destra non solo sembra incapace di riannodare i propri nodi, ma permette a Letta di ricucire tra i suoi e il M5S: una “grazia ricevuta” di impensabile valore.

 

NUMERI TERRIBILI (CHE NON TORNANO)

La Camera ha approvato a grande maggioranza un ordine del giorno che impegna il governo ad "avviare l'incremento delle spese per la Difesa verso il 2% del Pil”. Passando in pratica dai 25 miliardi l'anno attuali a 38 miliardi l'anno.

Stando all’ ANSA, i 27 Paesi dell’Ue, - secondo i dati del SIPRI di Stoccolma, uno dei più accreditati ed indipendenti istituti mondiali di analisi - già oggi spendono 233 miliardi di dollari all’anno in spese per armamenti, più del triplo di quanto spende la Russia. Gli Stati Uniti (un altro paese NATO) sono in testa in termini di spesa con oltre 766 miliardi di dollari, che rappresentano il 3.74% del loro PIL: da soli gli USA spenderebbero oggi più di UNDICI VOLTE rispetto alla Russia.

Anche la Cina spende di più che nel passato: +76% nel decennio 2011-20, come India e Russia. Mosca è cresciuta costantemente fino al 2016, ha investito molto negli ultimi tre anni, raggiungendo ad una spesa stimata di 67 miliardi di dollari, comunque meno di un decimo degli USA E’ “SOLO” TRE VOLTE L’ITALIA.

L’Ucraina si trovava al 34esimo posto mondiale, con quasi 6 miliardi. Un valore che significa il 4.13% del suo GDP nazionale. Il suo trend di spesa è in crescita: 10 anni fa la spesa era di poco più di due miliardi, ma Kiev prima della guerra spendeva comunque un decimo rispetto alla Russia.

In termini complessivi La Nato (USA compresi) spende complessivamente circa 1.103 miliardi di dollari, pari al 56% della spesa militare globale. Tra i primi 15 Paesi per spesa militare nel mondo, sei sono membri della Nato: L'Italia rimane nella top 5 europea per spesa e all’undicesima posizione globale. 

Quindi Mosca spende “solo” 67 MILIARDI e la NATO ben 1.103 MILIARDI: 18 VOLTE PIU’ DELLA RUSSIA.

O i numeri sono sballati o Putin è un suicida a mettersi contro la NATO, oppure (terza ipotesi, da non scartare) la NATO spende male i suoi soldi, ma allora - prima di aumentarli - andrebbe verificato se non sia il caso di spenderli meglio, ammesso che ci sia un “meglio” nelle spese militari.

Un aspetto che andrebbe verificato anche per le spese militari italiane.

Sono argomenti che però danno fastidio: dopo decenni di input e proclami pacifisti – soprattutto se si dovevano criticare gli USA – ora siamo al corto/contro circuito informativo: perfino se Papa Francesco dà dei “folli” ai governanti (compresi quelli europei) per queste spese eccessive viene di fatto censurato. Chissà se qualche italiano si renderà conto che anche questo è un chiaro indizio di assoluto controllo dell’informazione, oltre a sottolineare quanto meno importante sia diventata la Chiesa - rispetto a solo qualche decennio fa - nella sua capacità di influenzare le scelte politiche dei governi. 

Pensate se l’umanità destinasse queste somme - anziché per potenzialmente uccidersi a vicenda - a migliorare invece le condizioni del pianeta e di chi ci abita…

 

NOTIZIE DEL PNRR ?

Non riesco a capire quali siano le CONCRETE priorità dei miliardi spesi e da spendere per il PNRR, argomento che è totalmente sparito dai radar dell’informazione. Possibile che gli italiani non abbiamo il diritto di conoscere chiaramente quali siano i principali obiettivi da raggiungere e quali le opere pubbliche prioritarie? Probabile che l’Europa rimanderà tempi e procedure per l’emergenza ucraina, oltre che allargare i margini dei deficit pubblici, ma un po' più di chiarezza mi sembra comunque  indispensabile.

 

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                            MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 855 del  25 MARZO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: Ma gli attori in campo vogliono VERAMENTE la pace in Ucraina? Putin è l’aggressore, ma BIDEN e ZELENSKY come si stanno comportando?

Se devi trattare con Putin non devi provocarlo come ha fatto Biden, altrimenti è ovvio che insisterà nella sua aggressione.  Ma quanto “vale” davvero Biden? Questo è il dubbio che deve porsi il mondo e soprattutto l’Europa che si trova in prima fila in un conflitto molto pericoloso e per il quale continuo a pensare che l’Italia NON debba armare l’Ucraina. Intanto dobbiamo prendere atto che l’informazione di guerra non coincide spesso con la verità che viene così manipolata, mentre il vero dramma sono i milioni di persone inermi che si trovano coinvolte nel conflitto. Credo che le parole del Papa siano illuminanti: forse andrebbero almeno lette e meditate / In AFGHANISTAN intanto i talebani (nonostante le promesse) hanno ufficialmente vietato l’accesso a scuole medie e università alle ragazze: l’oscurantismo islamico è un nuovo medioevo che avanza, ma al mondo questo non interessa.    

 

MA BIDEN (E ZELENSKY)  VOGLIONO DAVVERO  LA PACE?

Che Putin sia colpevole dell'aggressione ed invasione dell'Ucraina è fuori di dubbio, ma se il presidente degli USA Joe Buden lo definisce ufficialmente in TV "Criminale di guerra, dittatore assassino e delinquente" significa che la stessa Casa Bianca non vuole costruire la pace, perché provocare l'avversario - per colpevole che sia - significa solo voler alimentare una sua reazione che, conoscendo Putin, non potrà che essere violenta.

Ma Joe Biden è davvero in grado di comandare la più grande nazione del mondo (ammesso lo sia ancora)? Oppure è un vecchietto un pò stordito che deve leggere ogni riga che gli mettono davanti perché incapace di un pensiero proprio, così come deve assolutamente guardare fisso il "gobbo" che sta dietro ad ogni sua telecamera TV per lo stesso motivo? O è diventato semplicemente un burattino nelle mani di chi anche negli USA vuole moltiplicare gli effetti della guerra che - come sempre - permette di fare ottimi affari, soprattutto se a rischiare e ad andare in crisi è soprattutto l’Europa?  

Comportandosi in modo così sprovveduto temo che Biden non sia un portatore di pace, forse perchè - facendo la voce grossa – spera di far dimenticare al mondo le porcherie che suo figlio ha combinato in Ucraina o, più semplicemente, è alla disperata ricerca di consensi in vista del voto americano di mezzo termine che a novembre rischia di polverizzarlo. Di sicuro è un personaggio non all'altezza del ruolo nonostante gli osanna (sempre più forzati) di tutti i progressisti del mondo.

Immaginate per un attimo se a provocare così Putin fosse stato Trump: minimo sarebbe stato indicato come un ignorante in politica estera, provocatore e guerrafondaio. Ma Biden è "democratico" e - come i suoi mentori Obama e Clinton - deve essere accompagnato sempre dal plauso preventivo e preconcetto, anche se sembra sempre di più un vecchietto sostanzialmente incapace di affrontare le responsabilità del suo ruolo.

 

L’INFORMAZIONE E LA VERITA’

Ho l’impressione, riguardo alla guerra in Ucraina, che spesso ci sfugga la verità per finire nella propaganda. Giorno per giorno appaiono (e spariscono) numeri inverosimili, seguono smentite spesso altrettanto inverosimili o minacce catastrofiche che poi (per fortuna) vengono ridimensionate. Ma soprattutto ci sono troppi silenzi, omissioni, commenti pilotati. I “vecchi del mestiere” (come Tony Capuozzo) sono molto più cauti nelle loro analisi rispetto alla legione dei nuovi “esperti” che hanno conquistato le prime file nei talk-show rubando il posto a quelli del Covid.

Le responsabilità di una invasione sono chiare, ma chi stia lavorando veramente per la pace è molto meno chiaro, così come anche tra i “buoni” ci sono cose che non mi quadrano. Zelensky, per esempio, ottiene una “standing ovation” a Montecitorio dopo aver messo fuori legge solo poche ore prima 12 partiti di opposizione tutti dichiarati “filorussi”: qualcuno l’ha notato e si è posto qualche domanda?

La realtà è che forse la verità ha molte facce, angolazioni, giudizi diversi ed è soprattutto molto più complicata, così come la storia dell’Ucraina che geograficamente è una “fusione a freddo” di genti molto diverse tra loro.

Continuo personalmente a pensare che sia un errore armare l’Ucraina, che l’Italia e l’Europa dovrebbero continuare concretamente ad aiutare dal punto di vista umanitario ma NON inviare armi, anche perché è contraddittorio o perlomeno curioso esporre poi le bandiere della pace.

La scusa per bombardare Hiroshima fu che era l’unico mezzo per costringere il Giappone alla resa, altrimenti avrebbe resistito ancora per mesi con grandi perdite di vite umane, ma ad oggi la Russia ha dispiegato in Ucraina solo una parte della sua forza: se armiamo e rafforziamo l’avversario sarà una continua escalation senza mai arrivare ad un armistizio con morti e disastri da ambo le parti. Solo la diplomazia può portare ad una tregua: se le “condizioni minime” chieste da Putin sono ragionevoli e l’Ucraina può essere garantita dall’ Occidente nella sua sovranità, perché non spingere su queste basi? Questo è il punto che va affrontato, ma se si spara soltanto non si ragiona, mai.

 

Io non conto nulla, ma proprio ieri il Papa ha detto: «La vera risposta» alla guerra non sono altri armamenti, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un'altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti». Il Papa si è «vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l'acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!». Per il Pontefice è «ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, no, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo, penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica». “La storia degli ultimi settant'anni lo dimostra – ha osservato Bergoglio - guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo nella “terza guerra mondiale a pezzetti”, un po' dappertutto, fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero». Ma il «problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri."

 

AMEN

Con una decisione a sorpresa – ma in fondo prevedibile – e violando gli accordi sottoscritti a Doha con gli USA la leadership dei talebani che dall’agosto 2021 ha ripreso il controllo dell’Afghanistan ha deciso di non ammettere più le ragazze a scuola dopo i 10 anni di età, senza comunicare se e quando il divieto verrà mai revocato.

Da quando hanno preso il potere i talebani la maggior parte degli istituti e le università erano già di fatto vietate a donne e ragazze, ora il divieto è totale ed ufficiale.

L’Alto Commissario Onu per i diritti umani, la cilena Michelle Bachelet, ha espresso la sua «profonda frustrazione e delusione… ecc.ecc.»

E’ immaginabile quanto gliene freghi ai talebani della “frustrazione” della signora Bachelet, ma tanto il mondo è distratto e i diritte delle donne afghane non sono più - da tempo - argomento da trattare in TV.

 

RICORDATEVI CHE...

se non ricevete più il Punto contattatemi: ogni settimana "spariscono" molti indirizzi dagli invii effettivi che finiscono in spam o inavvertitamente respinti, ma non posso saperlo preventivamente. Grazie anche a chi mi segnala gli indirizzi mail di potenziali nuovi lettori. 

 

 

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                                MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 854 del 18 MARZO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: Troppe altre guerre dimenticate – Il governo “scopre” (in ritardo) le speculazioni sul prezzo dei carburanti, ma intanto recupera somme enormi ai danni dei consumatori alimentando l’inflazione e non ha il coraggio di imporre un calmiere – Due incredibili storie di epurazioni (cretine) nel nome dell’antifascismo – storia in TV.  

 

GUERRE

No, non vi parlo di Ucraina perché ne parlano tutti. Prima era il Covid a monopolizzare le informazioni, ora si parla solo del conflitto, in un tragico talk show quotidiano. 

Guerre? Come il Covid è improvvisamente sparito dai media, così abbiamo dimenticato tutte le altre guerre che purtroppo impestano il mondo.

Nessuno parla più di Afghanistan, velocemente cancellato dopo la maxi-figuraccia USA ed occidentale, ma dove si continua a morire. Sparite totalmente dall’attenzione le donne afghane: “Non vi dimenticheremo” era stato detto loro e invece centinaia di ex giudici donne ed ex giornaliste sono sparite nel nulla, milioni di donne sono tornate al medioevo e neppure l’8 marzo sono state ricordate. Vivono nascoste, forse morte, forse fuggite: nessuno lo sa, nessuno ci informa. Così come sul destino dei circa 4.000 collaboratori afghani della nostra missione militare che dovevano essere “salvati”: partito l’ultimo aereo ad agosto non si è più visto né sentito nessuno.

Spariti (anzi, mai apparsi) i video sui disastri della guerra saudita in Yemen (conflitto benedetto dagli USA e combattuto anche con armi italiane), come "no news" dalla Somalia dove si muore da anni, dalla Birmania, dal Corno d’Africa, dal Sud-Sudan e da una incredibile serie di paesi – dall’Egitto all’Iran, dalla Cina a Cuba – dove i diritti umani sono negati. Guerre dimenticate, senza “appeal”.

In che tragedia di mondo stiamo vivendo!

 

PETROLIO TRA PREZZI E SPECULAZIONE

Considero Mario Draghi come un premier autorevole, ma ho l’impressione che “Supermario” sia molto, troppo attento agli interessi delle grandi multinazionali prima ancora di considerare i loro effetti per i  comuni cittadini italiani.

Prima gli interessi delle case farmaceutiche che si sono gonfiate con i profitti Covid senza lo straccio di un calmiere europeo, poi il tappeto rosso alle banche che hanno fregato milioni di risparmiatori, adesso i prezzi petroliferi sui quali si sta intervenendo con grandi ritardi e dopo aver permesso profitti scandalosi.

Ne avevo scritto la settimana scorsa, colpito dai silenzi ufficiali e proprio il giorno dopo si è svegliato il ministro Cingolani che ha parlato di speculazioni, truffe, extraprofitti, manco avesse letto “Il Punto”. Comunque Cingolani è un ministro davvero sconcertante dichiarando pubblicamente : “Non capisco come ciò sia possibile”.

Il signor ministro non capisce?! Si chiama speculazione, quella che arriva puntuale quando un governo interviene con lentezza, permettendo utili stratosferici alle multinazionali senza scrupoli ma anche alle aziende para-pubbliche che pur dovrebbero fare gli interessi dei cittadini.

Servono poco i viaggi di Di Maio in Algeria a implorare gas se la nostra diplomazia e quella europea non riescono a convincere i paesi del Golfo ad aumentare significativamente la produzione. Paesi arabi che ringraziano Putin per l’enorme regalo portato loro dalla guerra in Ucraina e non è un caso che gli Emirati Arabi si siano astenuti anche in sede di votazioni ONU a condannare la Russia.

L’altro aspetto emblematico (e speculativo) è che i prezzi sono schizzati non appena USA e Gran Bretagna hanno parlato di embargo alla Russia. Facile per questi due paesi parlarne perché hanno una quasi assoluta indipendenza estrattiva rispetto a Putin, ma lasciando nei guai tutti gli altri, ad iniziare dai paesi europei.  

Il problema è acuito anche dalla ipocrisia del nostro governo: il costo del petrolio incide per circa il 35% sul prezzo alla pompa, le altre componenti fiscali, IVA e accise superano invece il 50% e – soprattutto – viene oggi raffinato petrolio che non è stato acquistato agli attuali prezzi correnti, ma stoccato a prezzi molto inferiori, senza contare che tutte le imprese petrolifere si assicurano forniture a prezzi calmierati o sono contro-assicurate rispetto alle fluttuazioni del mercato.

Per avere un’idea dell’imponenza delle speculazioni che Cingolani “non capisce” basta guardare al 2013-2014 quando vi fu una fiammata mondiale dei prezzi petroliferi.

Il 16 giugno 2014 il prezzo di greggio al barile raggiungeva il prezzo-record di 112,83 dollari, prezzo che oggi – dopo una settimana di alternanti diminuzioni, ma non se ne è accorto quasi nessuno – è intorno ai 100 dollari, ma con un prezzo medio alla pompa (fonte ministeriale del 16 marzo) di 2,18 euro al litro, mentre nel 2014 la benzina toccò il prezzo-record medio di soli 1,72 euro al litro. Una differenza alla pompa di quasi mezzo euro frutto di pura e semplice speculazione che infatti – appena si è cominciato a parlarne – per incanto si è “raffreddata”.

Comunque, se rispetto a 3 mesi fa oggi il prezzo del greggio è aumentato del 30% significa che alla pompa il prezzo della benzina dovrebbe essere aumentato di non più del 10% (un terzo del 35% di incidenza del costo del greggio sul prezzo alla pompa) a parità di “guadagno” dello stato.

I carburanti sono però aumentati molto di più e la differenza è tutto maggior profitto della “catena”, dove però per oltre il 50% la catena si chiama “Stato”.

Lo Stato sta quindi generando inflazione che erode i risparmi e gli stipendi “guadagnando” molto dai rincari, oltre agli strabilianti profitti di aziende para-pubbliche come ENEL ed ENI. Si parlava di tassare almeno questi extra-profitti, ma poi tutto è evaporato e non è certo una risposta rateizzare le bollette (che prima o poi vanno comunque pagate) o ridurre di un poco le accise, visti gli extra margini.  

Lo stesso vale per gli aumenti dell’energia elettrica che per quasi il 40% è fornita da energia rinnovabile che non ha avuto aumenti di prezzo, eppure con la scusa dell'aumento del prezzo del gas tra IVA, accise e balzelli vari le bollette sono più che raddoppiate.

Se lo stesso governo ha imposto lo stato di emergenza, Mario Draghi deve ora dimostrare coraggio e coerenza imponendo prezzi equi e controllati per energia e carburanti.    

D'altronde non c’è libera concorrenza se di fatto un cartello di produttori (e raffinatori) fissa i prezzi a proprio piacimento, in un reciproco interesse di pochi e nel disinteresse delle inutili Autority pubbliche. Draghi dimostri insomma la sua autorevolezza ed indipendenza da quei grandi gruppi economici che troppo spesso si delineando alle sue spalle e che sembrano dettare le regole del gioco con il compiacente placet di Bruxelles.

 

IDIOZIE ED EPURAZIONI

Nel centenario della traslazione del Milite Ignoto al Vittoriano, il comune di Guidonia Montecelio (Roma) aveva deciso di intitolare una via a Maria Bergamas, friulana, la madre che cento anni fa scelse ad Aquileia l’ignota salma del caduto che oggi riposa all’Altare della Patria, simbolo di tutte le madri che avevano perso i loro figli nella prima guerra mondiale.

“Contrordine compagni”: la giunta PD-M5S ha ora innestato infatti la marcia indietro avendo “scoperto” che la signora in questione sarebbe poi stata “fascista”. Attenzione, la Bergamas non ebbe mai nessun incarico, nessun ruolo, nessuna nomina, ma “di fatto” - sostiene ora la giunta della cittadina laziale - divenne “un emblema fascista” e quindi va epurata.

Ipocrisia, soprattutto facendo notare che il comune di Guidonia – che oggi ha 86.000 abitanti - è stato fondato il 15 dicembre 1935 proprio per volontà del Duce, in ricordo del generale dell’aeronautica Alessandro Guidoni, dopo imponenti lavori idraulici che debellarono la malaria che colpiva quella zona. Ma si sa, anche le bonifiche del ventennio erano conquiste antifasciste.

 

In questa gara epurativa anche il governo, in settimana, ci ha messo del suo.

Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, on. Nicola Fratoianni, ha infatti pure lui “scoperto” che un aereo dell’aeronautica militare – udite udite! – è tuttora intitolato ad Italo Balbo chiedendo di epurarne il nome. Il Ministro della Difesa, rispondendo a Montecitorio ad una sua interrogazione, ha comunicato che si procederà prontamente in tal senso.

Invano andrebbe ricordato che Italo Balbo fu il fondatore - di fatto - della nostra aeronautica moderna (e fu il primo ministro dell’aeronautica), quello che per primo volò in formazione per mezzo mondo con i suoi idrovolanti conquistando popolarità per l'Italia e record ineguagliati: siccome tutto è ipocrisia, la Memoria deve essere oggi una cosa negata.

Forse Fratoianni non sa neppure  non solo che Italo Balbo era contrario alla guerra a fianco della Germania, ma soprattutto che fu l’unico gerarca ad opporsi alle leggi razziali come risulta dal verbale della riunione del Gran Consiglio del fascismo nella seduta del 6 ottobre 1938, morendo poi alla guida del suo aereo nei primi giorni di guerra, colpito (per effettivo errore?) dalla contraerea italiana in Libia.

 

STORIA IN TV

Alcuni lettori mi chiedono come sia possibile ascoltare le mie settimanali chiacchierate di storia locale su VCO-AZZURRA TV. Ricordato che sono visibili (canale 853 e altri) il venerdì alle 22 con replica il sabato alle 13.30 – 14.30 – 17.30 e il martedì alle 12, ricordo che le puntate restano poi sempre visibili sul sito di VCOAZZURRA TV -  You Tube.  

 

 

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                            MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 853 del 11 MARZO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: UCRAINA: Non credo che sia una buona idea che l’Italia (e l’Europa) “armino” l’Ucraina, il rischio è di allungare la guerra. Bisogna piuttosto garantire l’Ucraina imponendo la sua neutralità: la guerra diplomatica si vince cedendo reciprocamente qualcosa, altrimenti la guerra continuerà.  PETROLIO: i prezzi volano, ma soprattutto volano profitti e  la speculazione visto che il greggio per gasolio e benzina venduti oggi sono stati acquistati  a prezzi molto più bassi nei mesi scorsi, eppure il governo non interviene con ripercussioni pesanti su inflazione, automobilisti, autotrasportatori, pescherecci. Una volta di più a guadagnare sono le grandi compagnie del settore che stanno facendo profitti immorali ed inauditi. MEZZOBUSTI: Spariti da un giorno all’altro medici ed esperti virologi, infettivologi, cattedratici ed affini tutti espertissimi a litigare parlando di COVID è adesso l’ora dei generali: in Italia ne abbiamo 485 in servizio, quindi c’è un teleschermo per tutti. Infine un ricordo di ANTONIO MARTINO, persona e seria e soprattutto competente.

 

L’ITALIA FORNISCE ARMI? UN ERRORE STRATEGICO

Non credo che l’Italia compia una buona mossa strategica contribuendo ad armare l’Ucraina e – oltre  ad accogliere i profughi e ad aiuti umanitari  – credo sarebbe meglio inviare aiuti militari solo di carattere difensivo.

Non è dando forza militare a Kiev che si avvicina la pace, anzi, se illudiamo l’Ucraina di difenderla militarmente si sentirà più forte per combattere i russi e sarà sempre più difficile trovare un accordo.

Sia ben chiaro che è Putin l’aggressore ed il responsabile principale della crisi, ma ora serve una tregua, un armistizio, una reciproca serie di garanzie, non altre armi da impegnare sul terreno.

Aiutare l’Ucraina significa per esempio inviare cibo e materiale sanitario, ma anche “militare” di difesa passiva (giubbotti, tecnologia difensiva, tende, ospedali da campo, cucine, mezzi di trasporto) ma NON materiale bellico o munizioni e non tanto o non solo per ragioni costituzionali, ma perché in questo modo la guerra sul terreno rischia di allungarsi.

A questo proposito non mi piace l’equivoca posizione di Biden che fa il “furbo”. Vende armi e lancia proclami, ma per gli USA conta poco l’embargo energetico russo visto che vale meno del 10% dei loro consumi, per noi è ben diverso con punte del 43% delle forniture di gas. Così come l’economia USA non commercia con la Russia mentre per l’Europa è un partner importante e interi settori italiani (dalla moda ai mobili, dalla alta gamma agli elettrodomestici) sono in crisi per l’embargo.

 

Per uscire dalla crisi ucraina servirebbe piuttosto un colpo di scena: per esempio offrire alla Russia la possibilità di nuovamente bussare in Europa.

Detto così può sembrare assurdo mentre i tank girano per Kiev, eppure sarebbe la logica conclusione di un conflitto atroce ed assurdo, ma che sta mettendo a nudo anche tutte le contraddizioni interne al regime di Putin dove la credibilità del leader penso stia crollando di pari passo all’impantanarsi della situazione.

Un’ Ucraina garantita nella sua neutralità dalla UE, una ampia autonomia alla parte russofila del paese con una striscia di sicurezza tra le parti, il libero accesso russo alla Crimea (com’è già) e - in cambio del ritiro delle forze russe in modo almeno progressivo – anche una immediata apertura europea proprio al “nemico” del Cremlino, ovviamente obbligandolo ad alcuni passi-chiave non solo sulla via della pace, ma anche dell’accettazione dei principi europei di democrazia e pluralismo.

Impossibile? E perché mai?

Entrambe le parti avrebbero solo da guadagnaci: l’Europa blinderebbe le sue necessità energetiche, la Russia ritornerebbe ad essere aperta al commercio internazionale con una garanzia dovuta di tranquillità ai propri confini tornando a guardare ad Ovest e non ad Est dove l’abbraccio della Cina è un rischio anche per loro.

La realtà di due settimane di guerra ha messo a nudo i limiti delle forze russe in termini logistici e di combattimento recitando un copione che è già più volte andato in scena. Quando una dittatura è fragile deve inventarsi un nemico esterno per tentare di cambiare le carte sul tappeto, ma significa che ha i giorni contati o almeno il fiato corto.

Nella storia è sempre stato così e forse anche Putin ha rischiato al tavolo da poker del conflitto convinto che l’Europa e la Nato non avrebbero rilanciato, ma – quando il piatto sale – è sempre più pericoloso stare al gioco e si rischia di perdere tutto. Forse lo Zar si è reso conto che alla fine il bluff rischiava di travolgerlo e soprattutto per questo ha cominciato (forse) a trattare.

Delineare almeno all’orizzonte una strategia di riapertura a Mosca sarebbe utile, anche perché l’Europa deve sinceramente ammettere di avere delle responsabilità nella crisi ucraina e non solo dopo il 2014 ma soprattutto prima. Di fatto si è tirato in lungo quando la Russia veniva incontro con il cappello in mano ad inizio degli anni 2000 ed è trascorso invano il “momento magico” in cui Mosca avrebbe forse accettato più miti condizioni e più serie riforme in cambio dell’accesso al “salotto buono” europeo. L’Europa ha aspettato troppo, ha minimizzato, ha forse pensato di vincere facile di fatto umiliando l’avversario ed è stato un disastro per tutti.

Ricordo bene quei viaggi in delegazione a Mosca (allora ero vice-presidente della UEO, l’unione interparlamentare di difesa e sicurezza dell’Europa Occidentale) e i russi ci sembravano malmessi, un po' disperati, ma comunque disponibili ad integrarsi: non li abbiamo filati molto, anzi, pensavamo ormai fossero ai margini del gioco.

Li abbiamo sottovalutati e con il senno di poi è stato un errore gravissimo dimenticare la storia, la mentalità, il nazionalismo di un popolo orgoglioso ed abituato a stringere i denti nelle difficoltà e che della democrazia non ha ancora fiducia, anche perché troppe volte è più rapida la soluzione d’imperio, dentro e fuori le mura di casa.

Non commettiamo atti potenzialmente sbagliati: quanti sanno che la Russia fa parte del Consiglio d’Europa di Strasburgo? Ora è stata logicamente “sospesa”, ma forse c’è da chiedersi se non si stia chiudendo una delle poche possibilità di incontro e di confronto. In fondo anche la Russia ha diritto di esprimere il proprio punto di vista, non certo con i carri armati ma in sede diplomatica, anche perché la presenza di popolazioni russe in Ucraina è una realtà che non si può nascondere e per la quale va trovato un equo compromesso.

Già il Consiglio d’Europa ha negato l’accesso alla Bielorussia perché “antidemocratica” ma – anche qui – come si può discutere con una controparte se la si allontana e si chiudono i rapporti?

Non ripetiamo gli errori di qualche anno fa che in qualche modo hanno poi contribuito a creare il clima che ha portato alle bombe su Kiev. Non si tratta solo di ricordarci che abbiamo bisogno della Russia anche in chiave di rifornimenti energetici, è ovvio che prima dell’economia conta la libertà ed il rispetto delle persone. Per questo la critica e la censura a Putin per i suoi metodi deve essere chiara ed inequivocabile, ma poi bisogna avere la forza di almeno tentare un minimo di dialogo.

Se si apre una fiammella di pace alimentiamola e non soffiamoci sopra per spegnere tutto: una Russia più vicina è negli interessi di tutta l’Europa, oltre che per i popoli che ci stanno in mezzo e sono le vere, innocenti vittime accerchiate dalla violenza.

 

LE CONSEGUENZE SUI PREZZI E L’INERZIA DEL GOVERNO

Mentre la crisi ucraina scuote il mondo, il prezzo dei carburanti è oggetto di aumenti ma anche di speculazioni inaudite e in parte ingiustificate, con il governo che sembra del tutto assente.  

Ricordiamoci che il carburante venduto oggi alla pompa non è stato comprato o raffinato ieri, ma parecchio tempo fa quando i prezzi mondiali erano ben più bassi di oggi. La differenza è tutta speculazione e profitto incalcolabile, eppure nessuno sembra pensarci, né il governo pone un tetto ad aumenti ingiustificati. Siamo alle solite: aumenti istantanei guardando ai prezzi correnti e non di acquisto,  ma ribassi molto più lenti, in un “libero mercato” dove di fatto poche società operano in regime di monopolio. Credo che in tempi anomali come questi dovrebbe esser lo Stato a fissare i prezzi come è stato in Italia fino a qualche anno fa. La concorrenza fa risparmiare ma solo se è libera: se di fatto c’è un “cartello” tra produttori non lo è più!  

Altro aspetto che non suscita pubblico dibattito è che la percentuale fiscale che incide sul prezzo finale alla pompa e quindi anche lo stato sta guadagnando perfino su questa crisi, il che è per lo meno singolare.

Oltretutto il gasolio pur più “povero” è aumentato molto di più della benzina, dimenticando che l’Italia si muove su gomma e quindi l’aumento dei costi del trasporto fa da grave “effetto leva” sull’inflazione e sull’aumento dei prezzi al consumo, aspetto che però sembra del tutto disinteressare il mondo politico.

Come possono resistere gli autotrasportatori che avevano concordato prezzi al chilometro che oggi si dimostrano del tutto in perdita? Mi aspettavo uno sciopero generale della categoria che per ora dimostra invece molta pazienza, ma che non credo continuerà ancora per molto. 

 

MEZZOBUSTI

Un lampo di guerra e perlomeno dai teleschermi sono spariti gli esperti di Covid che ci avevano allietati per due anni. Virologi, infettivologi, mezzobusto onnipresenti sono stati cancellati dai programmi perché adesso è l’ora dei generali che sull’Ucraina sanno tutto (o fanno finta di saperlo), spesso lasciandosi andare ad un mare di banalità.

In Italia abbiano 485 generali in attività ed una legione di generali pensionati rimasti colonnelli in carriera e la scelta non manca: avanti, che in TV c’è posto per tutti.

 

ANTONIO MARTINO

Un ricordo affettuoso per ANTONIO MARTINO, un caro amico che ci ha lasciato la scorsa settimana. Figlio di Gaetano, uno dei fondatori della Comunità Europea ed artefice dei “patti di Roma” che l’avevano disegnata, Antonio è stato a lungo parlamentare e ministro degli Esteri e della Difesa. Professore universitario in Italia e negli USA, già esponente del Partito Liberale, era poi diventato la tessera n. 2 di Forza Italia, uno degli artefici del miracolo politico di Berlusconi nel 1994. Per me era semplicemente un amico che - per prendermi in giro - mi chiamava sempre ”Zac Zac” aggiungendo immancabilmente “Ma sei sempre di corsa!...”. Bello essere stati amici di persone così…

 

 A TUTTI UN SALUTO                                                                                   MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 852 del 4 MARZO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: Una riflessione personale sulla guerra e un’idea per uscirne, aprendo ad una Russia più europea - A Porto Tolle si smantella la più grande centrale elettrica italiana, siamo senza energia ma in “transizione ecologica” e quindi tutti felici e contenti – Sondaggio-shock: 30 anni dopo “Mani Pulite” il 68% degli italiani non ha più fiducia nella Magistratura.

 

GUERRE (RIFLESSIONE PERSONALE)

Oggi (mercoledì scorso - ndr)è il giorno delle ceneri, inizio della quaresima cristiana mentre siamo tutti connessi sulla realtà dell’Ucraina. Cercavo stasera di riflettere sulla guerra e pensavo che in questo momento (così ci dicono, perché la verità non la sapremo mai) ci sarebbero già stati 6.000 morti tra militari, civili, ucraini, russi.

Seimila… i numeri ci dicono poco, sono aridi, soprattutto quando sono grandi, ma per capirli dobbiamo pensare a ciascuno di noi, visualizzando i singoli nostri genitori, i nostri cugini,  un'amica, un vicino. Siamo arrivati a 10 persone? Allarghiamoci e andiamo avanti mettendo insieme altri 6.000 volti di persone che conosciamo (una intera cittadina). Probabilmente non ci arriveremmo mai ma solo allora ci renderemo conto del dramma.

Poi ci sono altre decine di migliaia di vite che indirettamente sono rimaste sconvolte, oltre alle centinaia di migliaia (un fiume) di chi scappa, soffre, è ferito.  Terrore, angoscia, pericolo e la grande incertezza sul futuro di tutti. Tutto ciò perché qualcuno ha deciso – da solo - di attaccare, di rinunciare a discutere per partire improvvisamente con le armi in questa avventura. E' sempre successo così' - purtroppo - nei rapporti tra gli uomini, gli stessi che poi alla fine di ogni guerra visti i danni e le distruzioni reciproche  “con il senno di poi”-  hanno sempre commentato "non ne valeva la pena".

Una volta gli uomini si combattevano a bastonate, poi via via sempre in modo più organizzato... ma sempre, ogni volta, alla fine non ne valeva la pena.

Gli anni superano gli eventi: che cosa ce ne importa oggi se 400 anni fa due alleanze di paesi europei hanno iniziato a combattersi per questioni religiose e in un secolo hanno distrutto un continente? Nulla, non lo ricorda più nessuno, eppure fu l'avvio di una guerra durata decenni con epidemie, violenze, distruzioni in tutta Europa.  Ma perché allora l'uomo non si ferma mai a ragionare, a riflettere, a cercare di valutare bene se  valga davvero la pena di scatenare una guerra, se davvero non ci sia un altro mezzo per rivendicare i propri diritti cercando almeno di capire (non dico di accettare!) il punto di vista di un altro? Perchè alla fine ragioniamo ancora come i nostri antenati ignoranti e violenti.

Per mettere dei freni preventivi a queste crisi hanno inventato le conferenze di pace, l'ONU, i negoziati... Questa volta neppure si è minacciata o "dichiarata" una guerra: la si è cominciata e basta.

Putin (che spesso ho difeso) poteva avere anche delle ragioni, ma comunque non si agisce così, non si mettono in conto le vite degli altri per qualsiasi spirito di maggior potenza, ricchezza, importanza. Sono terribilmente triste in questi giorni per la gente comune, per le vittime di ogni guerra, per quelli che comunque non hanno alcuna responsabilità della situazione eppure sono costretti a soffrire e morire, come sempre.

Penso alle fidanzate dei ragazzi russi spediti in guerra: saranno orgogliose e contente di loro o invece piene di disperazione e paura? 

Per costruire un palazzo, una scuola, un ospedale ci vuole tanta fatica, per abbatterlo con una cannonata bastano pochi secondi, ma - soprattutto se al suo interno non c’è  nessuna persona armata - che logica c’è nell’abbatterlo? Riflettiamo su questo al di là di ogni ragione, diritto, alleanza, dichiarazione, provocazione reciproca, minaccia.

Forse l'Europa e l'Italia oggi sbagliano a prendere delle posizioni di invio di armi, ma chi le ha spinte a farlo, chi le ha messe in condizioni di dover decidere: se non ci fosse stata una aggressione si sarebbero mai sognate di mandare armi in Ucraina?

E non pensate "non mi interessa questa guerra, sono lontani, sono gente diversa da noi, non sono europei": non fatelo, per favore, la storia nei secoli ci ha sempre dimostrato che Ucraina e Russia “sono” Europa!

Non vi sentite coinvolti? Immaginate se al fronte, su qualsiasi fronte, ci fosse vostro marito o vostro figlio o se al fronte ci foste voi – obbligato ad esserci – e a casa c'è  la vostra famiglia in pericolo. Per capire l’angoscia bisogna entrare nella carne, nel pensiero, nell’ansia di ogni singolo uomo mentre intorno sparano e ricordare che  - come in Ucraina - ci sono comunque e purtroppo decine di posti diversi nel mondo dove avviene contemporaneamente la stessa cosa e che se ora ci occupiamo di Kiev è solo perché è più vicino del solito il luogo in cui si combatte.

Purtroppo troppo spesso l'uomo si crede onnipotente, eppure troppe volte lo è solo nel fare il male. Tra l’altro è un atteggiamento tipico di una dittatura quando è al tramonto: debole al suo interno, il regime deve dimostrare con la “prova di forza” di saper rimanere a galla, ma la storia – fatalmente – ci dimostra che invece la guerra è sempre stato un segno di debolezza e di crisi.

Tipico, come sperare nelle “guerre lampo” che invece (è stato sempre così!) poi si cronicizzano.

Sono triste vedendo la desolazione e dentro di me credo e spero che ci sia una Autorità suprema che non vorrebbe fosse così, ma che in noi prevale invece a volte un'anima nera, CATTIVA, che ci spinge al peggio e che a volte vince, malefica.

Non deve essere così, non voglio sia così, prego e spero che non sia mai così… E mi illudo che se questo pensiero di tolleranza fosse sempre più diffuso tra tutti, anche tra i combattenti, sarebbe un primo spiraglio di sole.

 

Poi, se posso esprimere un parere, credo che l’Ucraina debba essere dichiarata neutrale, assicurando larga autonomia alla parte russofila e garantita nella sua indipendenza dalla UE (non dalla NATO) offrendo in cambio ad Ucraina e anche alla Russia una possibile integrazione europea (che non vuol dire essere parte formale della UE). Anche in questi giorni bui credo che solo così la Russia possa avere un futuro: associata all’Europa e non emarginata a rischio di abbracci con la Cina. Sarebbe vantaggioso per loro e per noi, economicamente e strategicamente, creando un blocco continentale determinante a livello mondiale. Certo la Russia deve però accettare le regole democratiche, uniformandosi ai principi europei, ma credo che buona parte del popolo russo non sarebbe assolutamente contrario a questa impostazione. La mia grande tristezza è pensare che nei primi anni ‘2000 questa soluzione era possibile e NOI europei dell’ovest – di fatto - l’abbiamo respinta. Ricordiamocelo, perché queste sono le nostre responsabilità politiche nella attuale crisi ucraina.

 

PORTO TOLLE

Leggo che nel Polesine sono iniziati i lavori di smantellamento della più grande   centrale elettrica a carbone nel nostro paese che da sola produceva 2,6 GW pari ad oltre l’ 8%  del nostro consumo nazionale. Sul sito della centrale nascerà una felice, nuova stazione turistica ecologica.

Una scelta venuta dopo anni di dibattito, ma che una volta di più ripropone un tema di fondo che non possiamo sempre mai dimenticare: è sicuramente “figo” mettere al bando carbone, petrolio, gas… Ma da dove arriverà l’energia che in futuro ci mancherà se neppure vogliamo studiare il campo nucleare? Hai voglia di parlare di “transizione ecologica” con scelte che fatalmente aumentano e non diminuiscono la nostra dipendenza dall’estero. Giochiamo pure quindi a fare i primi della classe perché il carbone inquina, ma forse la crisi Ucraina ci sottolinea come non possiamo più non tenere conto di questa nostra grande debolezza energetica. E’ “reazionario” permettersi di ricordarlo?

 

IL SUICIDIO DELLA MAGISTRATURA

Sul “Corriere della Sera” è uscita una interessante inchiesta sulla fiducia degli italiani nella Magistratura a trent’anni da “Mani Pulite”. In un trentennio il prestigio delle toghe italiane è crollato: dal 90% del 1992 a solo il 32% degli italiani oggi che dichiara di avere fiducia nei suoi magistrati con punte ancora più basse (fino a sotto il 25%) tra gli elettori che si ritengono di centrodestra. In particolare, le critiche riguardano i tempi eccessivi dei processi mentre viene apprezzata (58%) la necessità di dividere una volta per tutte le carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti.

Difficilmente, però, i referendum di primavera anche su questo tema avranno successo perchè molto probabilmente mancherà il “quorum” dei votanti: la maggioranza degli italiani (oltre il 60%) non intende più andare a votare su quesiti giudicati poi comunque inapplicati dal “palazzo”, visti gli esiti inapplicati dei referendum precedenti.

Il desolante scenario attuale mostra che alla prevalente sfiducia nei confronti dei partiti e della politica si somma anche la sfiducia verso i magistrati e l’insoddisfazione per l’amministrazione della giustizia. Ne esce un quadro molto preoccupante di credibilità  generale: quando l’impopolarità dei giudici si somma a quella per i politici è una sconfitta per tutti.

 

 A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                                 MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 851 del 25 febbraio 2022

di MARCO ZACCHERA (www.marcozacchera.it)

info e numeri arretrati:   marco.zacchera@libero.it

 

 

Sommario: RIFLESSIONI  SULL’ UCRAINA (la guerra è un disastro umanitario e danneggia tutti, anche Putin, cosa fare per limitarla? Per esempio se la NATO vuole la pace  non accetti l’Ucraina nella Alleanza ma in cambio chieda il ritiro russo. Attenti con le sanzioni: il rischio – a differenza degli USA - è che perdiamo più noi che loro) – TROPPI  302 TRASFORMISTI (o traditori?): un terzo del Parlamento ha cambiato casacca in 4 anni, c’è chi ha cambiato fino a 6 volte il gruppo di appartenenza: va posto un freno) QUANDO HA RAGIONE MATTEO RENZI (il preconcetto politico non deve violare le norme di legge, come probabilmente ha fatto la Procura di Firenze) – SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA (la piccola storia di un cittadino che per  aver “rubato” 67 euro si è visto distruggere l’immagine: se si arresta uno spacciatore, perché di lui si pubblicano invece solo le iniziali? Serve un criterio generale) - OSPEDALI NEL VCO (prosegue la polemica infinita sulle localizzazioni ospedaliere nella nostra provincia; raccolta di firme e controfirme)

 

RIFLESSIONI SULL’ UCRAINA

Ho sempre cercato di capire e a volte difendere le posizioni di Vladimir Putin, ma non si può tollerare l’attacco militare russo all’Ucraina, un vero e proprio disastro umanitario e alla stessa stabilità europea, soprattutto perché le forze armate russe hanno attaccato in tutto il paese e non solo occupato alcuni distretti dell’Ucraina orientale che sono “russi” per lingua, religione, tradizioni, costumi e di fatto non erano più controllati da Kiev già da diversi anni.

Una scelta sbagliata e pericolosa per tutti anche se dobbiamo ricordare che questa situazione è nata perché Stalin ha “inventato” una repubblica dell’Ucraina senza minimamente tener conto della storia centenaria di quei luoghi, esattamente come ha fatto per le repubbliche del Caucaso: il suo obiettivo era distruggere, mischiare e smembrare le diverse etnie nazionali ed i frutti avvelenati della follia comunista sono ancora velenosi un secolo dopo.

Queste “repubbliche” sino al 1989 erano stati-fantoccio nelle mani di Mosca, ma dopo la dissoluzione dell’URSS oggi sono paesi sovrani e nazioni indipendenti.

Alcune di loro (come gli stati baltici) avevano una propria storia, l’Ucraina molto meno. Nella situazione attuale se gli USA, la NATO e l’Europa vogliono davvero la pace impongano embarghi e sanzioni, ma dichiarino che in cambio di un ritiro e di una smobilitazione russa l’Ucraina NON entrerà nell’Alleanza Atlantica, si impegnino a difenderne l’indipendenza, ma tolgano a Putin il pretesto dell’invasione ovvero il timore di ritrovarsi forze armate “nemiche” sul confine di casa.

Circa invece le SANZIONI condivido quelle imposte a banche e società finanziarie russe, ma è autolesionista imporle sulla vendita dei prodotti commerciali alla Russia che sostengono il nostro export viste anche le ripercussioni sulle aziende italiane e soprattutto sulle nostre principali fonti energetiche.

Gli USA non rischiano niente in questa crisi, noi invece rischiamo tutto: l’inter-export UE-Russia è DIECI VOLTE quello americano e mi disturba nel profondo che - al solito - gli “affari” li facciano così le grandi aziende americane soprattutto nel settore degli armamenti, quelle che vivono preparando le guerre sulla pelle dei popoli che poi - purtroppo – devono subirle. Sullo sfondo la Cina (e l’Iran) si fregano le mani: questa volta il “bieco occidente” è rimasto incastrato.

(testo del 24.2.22, ore 16, visto che la situazione cambia di continuo)

 

TROPPI 304 TRASFORMISTI (o traditori?)

Nell’attuale Parlamento, su 945 eletti tra Camera e Senato ci sono stati in 4 anni ben 304 cambi di partito. Non è un record visto che nella precedente legislatura erano stati anche di più, ma è un fenomeno che in qualche modo va regolamentato perché se la Costituzione dichiara gli eletti “Senza vincolo di mandato” c’è una coscienza che dovrebbe valere per tutti, visto che quando ti candidi prendi dei voti "politici" e non più personali viste le liste bloccare.

Non si può continuamente saltare di qua e di là come Giovanni Marilotti il senatore che ha cambiato più casacche in questa legislatura: sei volte. Nel M5S prima, nel Gruppo misto poi, emigrato successivamente nel Gruppo per le autonomie (Svp-Patt, Uv), si è quindi trasferito nel Gruppo Europeisti-Maie-Centro Democratico e poi di nuovo nel Gruppo misto, atterrando nel gruppo Pd dal 15 aprile 2021.

Segue con cinque cambi il senatore Saverio Bonis, eletto anche lui nelle file del M5S e poi passato al Gruppo Misto, di qui al solito Gruppo Europeisti-Maie-Centro democratico, per poi fare ritorno al Gruppo misto e passare infine dal 19 gennaio 2022 in Forza Italia. Alla Camera il record è invece dell’ on.le  Maria Teresa Baldini che da destra a sinistra ha attraversato in cinque salti tutto l’emiciclo. Infinita poi – come nella classifica dei capo-cannonieri – la lista di quelli che hanno cambiato “solo“ 3 o 4 volte. Oltretutto sia ben chiaro che i cambi non sono di solito per questioni ideologiche: la realtà è che ogni eletto rappresenta un investimento (leggi: pingui contributi) per i vari gruppi parlamentarti di appartenenza che li incassano per conto del parlamentare e poi – evidentemente - li rigirano in gran parte ai diretti interessati.

Possibile che non si possa e si debba porre fine a questo sconcio? 

 

RENZI HA RAGIONE

Nei giorni scorsi Matteo Renzi si è scagliato in Senato contro i magistrati di Firenze che hanno bypassato il parlamento usando contro di lui intercettazioni private senza autorizzazione. I lettori sanno come spesso ho criticato il leader di Italia Viva, ma questa volta credo avesse ragione. Non sta a me giudicare se la sua associazione OPEN sia più o meno una associazione a delinquere o un modo furbo (ma scorretto) per aggirare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, resta il fatto che la Costituzione andrebbe più o meno applicata anche dai Magistrati che quindi dovevano chiedere l'autorizzazione a farlo. Spiace anche  vedere che il voto parlamentare sia stato influenzato anche questa volta dalle diverse appartenenze politiche, tanto che Renzi è stato “salvato” alla fine proprio dal centro-destra. Ovvio che se la vicenda fosse solo un tentativo di Renzi di rinviare il suo processo sarebbe un imbroglio, ma se i magistrati fiorentini si fossero comportati più correttamente sarebbe stato molto meglio per tutti.

 

GIUSTIZIA: DANNI, PRIVACY E RISARCIMENTI

Una piccola vicenda che ho notato nei giorni scorsi. Una persona con un incarico pubblico avrebbe usato l’auto di servizio in modo improprio e per questo è stata denunciata da una lettera anonima. “Dopo sei mesi di indagini, appostamenti e controlli” (dicono le cronache) mobilitando diversi organi dello stato il colpevole è stato smascherato e denunciato: 67 (sessantasette!) euro il danno erariale conteggiato.

L’interessato ha pagato 500 euro di indennizzo, è stato “messo in prova” per alcuni mesi ai servizi sociali e alla fine ha concluso il suo iter giudiziario, ma la pubblicazione finale della notizia con nome e cognome gli ha causato un danno di immagine catastrofico. Perché il suo nome è finito in tutte le news locali se per l’arresto di uno spacciatore di droga si comunicano pudicamente solo le iniziali? E valeva davvero la pena di dar corso alle indagini per mesi, una volta capita la portata del reato? Una diffida o una multa non avrebbero raggiunto lo stesso scopo facendo risparmiare migliaia di euro di soldi pubblici?  Decidere se e quando pubblicare o meno i nomi di indiziati, condannati e vittime deve essere però un principio ben chiaro e valido per tutti, perchè spesso vale molto di più di infiniti e inutili moduli burocratici per la “privacy”!

 

SANITA’ NEL VCO

Prosegue, con un copione che va in scena da decenni, la lunga “telenovela sanitaria” del VCO.

Un ospedale unico o mantenere i tre mezzi ospedali esistenti?

Credo che quello che sostenevo 25 anni fa sia ancora la cosa più giusta: per migliorare la qualità sanitaria e ridurre la mobilità passiva serve un’unica e moderna struttura per i casi acuti e gravi che venga realizzata in un luogo veramente baricentrico del VCO, mantenendo quanto esistente per i servizi non urgenti ad una popolazione sempre più anziana.

La Regione già decenni fa indicò la sede ideale della nuova struttura a Gravellona Toce, poi spostata ad Ornavasso per le pressioni ossolane, poi a Piedimulera per gli stessi motivi, infine – la notizia è degli ultimi mesi – direttamente a Domodossola. Una scelta finale (?) assurda non per motivi campanilistici ma funzionali, logici, pratici, eppure si fa finta di non volerlo capire.

Restano così gli ospedali esistenti con reparti ad arlecchino, “antenne”, letti divisi tra sedi diverse con personale insufficiente in un disperato tentativo di risparmiare su tutto. La scelta di localizzare emodinamica a Domodossola ha di fatto spostato alcuni reparti, si parlava poi di polo chirurgico a Domo e medico a Verbania, ma idee chiare e definitive non ce ne sono e l’ospedale di Verbania soprattutto da due anni è ridotto a posto-Covid e poco di più.

Nel frattempo l’ospedale unico tornava alla ribalta posizionandosi almeno nei progetti nuovamente ad Ornavasso ma – scelta della sinistra regionale – ipotizzandolo a metà montagna e non nella piana, già soggetta a nuovi vincoli idrogeologici dalla stessa regione. Progetto poi franato e naufragato per i maggiori costi e tra le polemiche, tanto che viene ora riproposta come sede provinciale Domodossola (non si capisce se soprattutto per motivi elettorali o meno) ma di fatto siamo fermi al punto di prima.

In questo momento diverse petizioni tirano di qua e di là, alcuni amici mi dicono di pubblicizzare https://chng.it/gj5YfTc8 (è quella che sostiene la necessità di mantenere gli attuali 3 presidi) ed effettivamente - in attesa dell’ospedale che verrà (?) - mi sembra per  ora la richiesta più logica.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI  !!                                                                     MARCO ZACCHERA 

 

ps: grazie se mi invierete nuovi indirizzi di potenziali lettori, se invece IL PUNTO smettesse di arrivare informatemi perchè purtroppo succede ogni settimana per blocchi di indirizzo, In questo caso verificate che inavvertitamente nion lo abbiate però trasferito nelkle "spam" ..



IL PUNTO   n. 850 del 18 febbraio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SommarioMentre gli italiani attendono news sulle SUPER BOLLETTE, cosa c’è di vero nella situazione in UCRAINA, con i media molto condizionati senza avere il coraggio di sottolineare i pasticci e le mezze verità della Casa Bianca? Intanto la Corte Costituzionale ha ammesso gran parte dei REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA che potranno permettere agli italiani di sottolineare il loro scontento, ma certo non incideranno in maniera determinante sulla situazione. Ricordando il trentennale di MANI PULITE una riflessione su ciò che resta di quella esperienza che forse è stata, soprattutto, una ennesima occasione sprecata.

 

BOLLETTE

Il governo - dopo settimane di chiacchiere e promesse - varerà sgravi sulle bollette che intanto pesano su tutti gli italiani. Nonostante l’osannante e assordante inno dei media “Draghi forever”, infatti, ad oggi gli sgravi ancora non ci sono, ma le bollette sono già scadute e si sono intanto moltiplicati i profitti di chi il gas lo importa e pensa ai suoi affari. Assorbite le imprese energetiche di piccole dimensioni sono i colossi dell’energia (come in tutti i campi) ad imporre i prezzi e dettare l’agenda politica. Bollette in cui incidono “gli oneri di sistema”, quelli di trasporto, la “gestione del contatore”, le imposte, le “altre partite”, l’IVA e  l’IVA sull’IVA. Guardate voi stessi la vostra bolletta: il costo del gas o dell’energia è meno del 50% del totale, il resto sono profitti di chi lo commercia e più aumenta il costo di base, più il sistema ci guadagna sopra, fisco compreso. Altro che politiche sociali!

 

UCRAINA E DINTORNI

Mi piace scrivere delle cose che so, su quelle che non so (o che non riesco a capire) sarebbe giusto astenersi. Sulla questione UCRAINA, per esempio, ho l’impressione che l’informazione che ci viene quotidianamente propinata sia per lo meno avariata e quindi non posso giudicare quello che non mi è chiaro.

Di questa vicenda, infatti, l’unica cosa chiara e la mastodontica quantità di chiacchiere più o meno serie che ci girano intorno. E’ serio che “La Repubblica”, per esempio, pubblichi lunedì in prima pagina notizie tipo “Il piano segreto di Putin: l’attacco sarà mercoledì”? Ma voi pensate davvero che se Putin avesse voluto veramente invadere l’Ucraina due giorni dopo sarebbe andato in giro a raccontarlo perché lo sapessero prima addirittura a “Repubblica”? Suvvia… 

Così come pochi hanno il coraggio di scrivere un’altra evidente e dura realtà: l’attuale inquilino della Casa Bianca è talmente rinc... che non si riesce a capire quando parli (o farfugli) di testa sua o quando invece lo faccia sotto dettatura e perché mai così gli dicano di fare.  Un Biden che vuol far dimenticare agli americani la figuraccia in Afghanistan in vista delle elezioni di novembre, ma che ogni giorno perde in credibilità.

Sulla questione Ucraina l’imbarazzo italiota è comunque evidente: Putin è sì preventivamente un “cattivo”, ma non lo si può comunque attaccare troppo perché altrimenti ci lascia al freddo e in mutande, mentre Biden è “cotto” ma non lo si può dire perché è un democratico e quindi ammetterlo non fa fino. Intanto l’Europa va per conto suo e in ordine sparso, anche perché i tedeschi intanto si arrangiano in proprio (ma anche questo non è opportuno ricordarlo).

Soprattutto non si può dire (e scrivere) che come Italia contiamo più o meno zero a livello internazionale, tanto che non firmiamo nulla né ci schieriamo con nessuno per non comprometterci, al di là delle tiritere e luoghi comuni su pace, libertà e democrazia, temi sui quali siamo specialisti.

D'altronde se Putin incontrasse un Di Maio qualsiasi si lascerebbe forse condizionare dal nostro Ministro degli esteri? No scherziamo! Ancora fosse un Draghi o - soprattutto - i dirigenti delle grandi società finanziarie, industriali o dell’energia con cui la Russia fa affari e che infatti hanno chiesto (e ottenuto) dal nostro governo un “low profile” al quale ci siamo prontamente adeguati nell’ottica del tenere i piedi contemporaneamente in quattro scarpe, sport in cui d'altronde siamo specialisti.

Anche perché che Putin volesse invadere l’Ucraina lo hanno detto i suoi avversari, non il diretto interessato che lo ha sempre smentito, mentre è ovviamente molto più interessato a far crescere la sua influenza, sapendo benissimo quanti rischi ci siano ad insistere anche con un solo modesto attacco militare.

Piuttosto Putin teme e non vuole farsi circondare dalla NATO, e lo si può ben capire.

Putin è un simil-dittatore furbo, calcolatore, astuto: prima pensa agli affari suoi e del suo paese, che intanto – anche grazie alla imbecillità USA e alla miopia europea – è risalito dopo il baratro dell’ 89, è tornato ad essere una grande potenza anche militare ed ha riallacciato ottimi rapporti con Pechino con una alleanza per noi pericolosissima e mortale, ben di più dei presunti carri armati ex-sovietici a spasso per le pianure ucraine.

Dov’è la verità ? In questi giorni mi veniva in mente il discorso di Colin Powell al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003 a New York durante il quale, agitando una fialetta contenente della polvere bianca (presunto antrace), denunciò l'Iraq come produttore di armi di distruzione di massa. Un mese dopo l'Iraq fu invaso dando inizio a una guerra infinita, sanguinosa e che ha perpetuato terrorismo e disastri in Medio Oriente, ma le affermazioni di Powell risultarono completamente false, come dovette poi ammettere lui stesso.

Anche in quel caso, chi lo aveva “istruito”? Forse quelle stesse lobby della guerra che “quando non si spara non si vende” (nè quindi si guadagna) e che oggi tengono alta la tensione.

Purtroppo è questo quello che conta, il resto sono tutte chiacchiere.

 

REFERENDUM

Non sono certo un giurista, ma mi sembra che le decisioni della Consulta sui referendum siano state equilibrate e corrette, con Giuliano Amato superstar sul piano comunicativo. Resta un nodo cruciale: l’incapacità del Parlamento ad intervenire con volontà politica soprattutto sul cancro che corrode la giustizia italiana e che imporrebbe provvedimenti immediati. Spero che non si prendano decisioni affrettate solo per pasticciare le cose ed evitare i sacrosanti referendum popolari, varando invece scelte serie per riformare davvero dal profondo il sistema giudiziario.

Temo però che non sarà così, troppe le divisioni e gli interessi politici che stanno dietro ad una magistratura troppo politicizzata. Altri timori li ho sul raggiungere il quorum: mi sembra che l’interesse degli italiani su queste vicende sia molto tiepido e prossimo allo zero, tra scetticismo e disinteresse. Oltretutto è deludente vedere come i quesiti referendari - pur approvati a volte con larghissima maggioranza (vedi quello della responsabilità civile dei giudici) dai cittadini - non siano mai stati in pratica attuati. Come si può avere fiducia nelle Istituzioni quando esse stesse sono incapaci di riformarsi, nonostante l’evidente necessità?

 

MANI PULITE

Giusto 30 anni fa cominciava a Milano l’epopea di “Mani pulite” che portò ad una rivoluzione politica nel nostro paese e che - vista in retrospettiva - ha sottolineato in fondo l’ennesima occasione mancata.

Quale il bilancio dopo trent’anni? Credo che ci sia un po' meno corruzione spicciola almeno a livello politico, molta burocrazia in più e che semmai che la truffa la si organizza ormai in grande stile (vedi quella recente sui superbonus energetici) a botte di decine di milioni di euro, con superamento di infantili buste e bustarelle.

Una sorta di “tangente di stato” che supera ogni epoca ed ogni confine.

All’inizio fu davvero una rivoluzione, ma aveva ragione l'allora leader socialista  Craxi nel denunciare senza ipocrisie che quello era il “sistema” (a valere almeno per il cosiddetto “arco costituzionale”: io le tangenti al MSI-DN no le ho masi viste e lo dico con orgoglio) cui quasi tutti ricorrevano.

Ma proprio allora scattò la debolezza del pool di Milano quando ammazzò il PSI, polverizzò in frammenti la DC, ma facendo finta di non vedere cosa accadeva in casa comunista.

Dopo i primi mesi di gloria, ottenuto il “ribaltone” politico, preparato il successo del PDS (mancato di un soffio) per la gioiosa “macchina da guerra” di Achille Occhetto  ecco nel 1994 arrivare inaspettato Berlusconi a scompaginare i piani, tanto che il “nemico” dichiarato del “pool” divenne sostanzialmente proprio il Cavaliere, uno che sicuramente non era e non è uno stinco di santo, che ha fatto di tutto per auto-distruggersi, ma contro il quale si è voluto insistere anche per preconcetto politico e soprattutto senza tenere un pari atteggiamento inquisitorio verso molti altri politici corrotti di ieri e di oggi.

Personalmente posso solo dire grazie ai magistrati milanesi: se non fosse saltato il tappo della “prima repubblica” anche per merito loro, mai forse sarei diventato deputato, ma ho poi toccato con mano atteggiamenti giudiziari spudoratamente di parte e questo non l’ho trovato giusto, perché la legge dovrebbe essere davvero “uguale per tutti” e invece – quotidianamente - si vede come non sia così, soprattutto quando di mezzo ci sono proprio i “signori magistrati” che troppe volte sono diventati una casta nella casta arrivando poi - scatenati - a sbranandosi tra loro.  

Sono infatti poi cominciate anche le guerre fratricide: è notizia di ieri che perfino Piercamillo Davigo sarà processato e - proprio nel giorno del trentesimo anniversario di “Mani pulite”, il destino fa davvero strani scherzi – l’ex pm del pool ed ex consigliere del Csm è stato rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio per aver divulgato i verbali di Piero Amara e relativa loggia massonica  “Ungheria” (altra ingarbugliata vicenda in cui il più sano ha la peste).

La Procura di Milano trent’anni dopo è sempre un fortino assediato ma politicamente schierato, dove non si capisce più però chi siano gli attaccanti o i difensori, i sioux, gli cheyenne o i pochi superstiti del generale Custer. Insomma una guerra di bande, altro che “Mani pulite”.   Francamente, che peccato!

   

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                                   MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 849 del 11 febbraio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Cari lettori,

questo numero de IL PUNTO è un prodotto precotto, scritto una settimana fa e diffuso oggi con spedizione programmata. Sono dall’altra parte del mondo senza collegamento internet e così sarà ancora per un po' di giorni, quasi una cura di disintossicazione. Niente commenti di attualità, quindi, solo qualche riflessione per non perdere l’abitudine all' appuntamento settimanale.

GRAZIE COMUNQUE PER L'EVENTUALE ATTENZIONE E DOPPIO GRAZIE A CHI MI MANDA INDIRIZZI MAIL DI AMICI O DI POTENZIALI ALTRI LETTORI! 

 

RIFLESSIONI ECONOMICHE. ARRIVA L'INFLAZIONE

Se chiedete all’italiano medio quale sia il problema che oggi lo preoccupa di più difficilmente emergeranno i commenti sugli intrighi di palazzo, quanto piuttosto – SOPRATTUTTO SE VIVE A REDDITO FISSO – l’aumento dei prezzi che sta cominciando a scardinare l’economia spicciola delle imprese e delle famiglie.

Da quasi vent’anni (un beneficio dell’Euro che qualche euroscettico spesso è portato a dimenticare) la nostra economia viveva con prezzi sostanzialmente stabili e con un potere d’acquisito dell’Euro che si manteneva più o meno costante.

L’aumento imprevisto sta portando a situazioni complicate, ma solo chi ha i capelli grigi ricorda come si reagisce e come ci si cerca di muovere in una situazione di inflazione come quella che - dagli ’70 fino all’avvio dell’euro, con una “botta” inflattiva proprio nel 2002 all’avvio della nuova moneta, di fatto “arrotondata” a 1000 lire – attanagliò la nostra economia obbligando i governi ad adottare tutta una serie di meccanismi che speravamo dimenticati per sempre.

La nuova fase “calda” sta già intanto mettendo in evidenza le solite criticità, ma anche le furbizie vissute in inflazioni precedenti e infatti c’è chi si è subito allineato e “coperto”, mentre chi la subisce per la prima volta appare perplesso e più lento di riflessi.

Basta vedere il menu di un ristorante: quando i prezzi sono scritti a matita o con un pudico adesivo bianco a correggere quelli precedenti ecco un pessimo segnale. Idem la sparizione dei “prezzi fissi” pubblicizzati nelle vetrine o il ritiro dei manifesti pubblicitari di una nota catena di supermercati alimentari dove quelli rossi e blu a dicembre declamavano: “Aumentano i prezzi? Noi li abbassiamo!” che sono stati ritirati per un più pudico “Confronta i nostri prezzi!”. 

Temo che la fiammata di aumenti non sarà comunque una parentesi veloce, anche perché l’aumento dei prezzi all’ingrosso è già in atto da diversi mesi e gli effetti – anche fosse risolta presto la questione energetica – perdureranno nel tempo, ingigantendosi con criticità di fondo che vanno ben al di là delle motivazioni iniziali.

Vengono subito a nudo l’impreparazione europea, ma anche i sotterfugi politici, le assurdità nei confronti della Russia (ma perché continuare a dipingerla come “aggressore” se non ha mosso un passo, perché dovrebbe essere più credibile Biden di Putin?) mentre vengono taciuti (e non tassati!) i mega profitti degli intermediari nelle forniture.

In queste settimane è stato sicuramente l’aumento del prezzo dell’energia a fare da detonatore, ma a ben guardare la concausa è stata proprio la pandemia che ha bloccato il mondo nel 2020 ed ha poi visto una ripresa incerta, dove i noli dei trasporti hanno svolto un ruolo essenziale nell’aumento dei costi, anche prima dell’aumento del gas.

Oltre un anno fa, in un mondo molto politicamente distratto, improvvisamente si è scoperto quello che, inascoltato, da anni diceva Trump (e non solo lui ovvero che la Cina controllava nella pratica - molto più che nella teoria - diverse materie prime fondamentali per produrre semi-conduttori, ma anche terre tare, navi da trasporto, container ecc. Tutte situazioni sottovalutate per anni, ma che per l’Occidente si sono trasformate in un cappio che fatalmente ha fatto lievitare i costi al primo accenno di ripresa post-Covid.

In una serie di onde telluriche generate dai prezzi di materie prime e trasporti – fondamentali in un mondo globalizzato (e che non lo era trenta anni fa!) - si corre a propria volta ad aumentare i propri prezzi di vendita con un effetto a valanga ancora prima di subirne gli effetti con un effettivo turnover dei propri acquisti, in una micidiale corsa preventiva che si scarica appunto sui prezzi al consumo.

Nel frattempo sono venute meno per evidenti vetustà d’uso quei meccanismi legislativi di aggiornamento automatico (per esempio dei salari e delle pensioni) che permettevano di creare una rete di ammortamenti sociali per rendere mento traumatico l’impatto dei prezzi su famiglie ed imprese. Meccanismi che peraltro a loro volta creavano altra inflazione in una spirale potenzialmente inarrestabile.

Oggi il grosso dei consumatori percepisce -per esempio - prima e di più l’aumento della benzina alla pompa (per il cartello bene in vista al distributore che cresce ogni settimana) rispetto ai beni in vendita al supermercato, soprattutto se i prezzi sono camuffati in mille modi: la pasta venduta a libbra e non a mezzo chilo (c’è scritto, ma il pacco sembra lo stesso) o la bevanda che non è più di 330 cl ma di 250 o con gli “sconti” su di un prezzo intanto già aumentato. Queste scelte distributive creano nel tempo l’aspetto più grave perché diventano irreversibili: forse la benzina potrà calare, ma i brezzi al banco non caleranno più.

L’aumento dei prezzi si alimenta da sé perché ed è concausa di speculazione, una corsa che è molto difficile interrompere almeno finchè non ci sarà un surplus di mercato o di produzione (sempre più improbabile nel mondo di oggi) che torni a far crescere il valore di acquisto. Per fortuna dell’Italia l’essere nell’Euro protegge oggi almeno dalla inflazione monetaria (la lira che si svalutava regolarmente sul dollaro, il marco o il franco svizzero). Era un vantaggio produttivo nel breve termine in termine di esportazioni, ma che generava da sé altri aumenti.

E’ difficile infatti bloccare i prezzi per legge  e qualcuno ricorderà ancora il flop dei manifesti color violetto affissi sui muri con quel “Difendi la tua spesa, telefona al governo” con i quali lo Stato negli anni ’80 invitava i cittadini a telefonare a quelli che erano i primi “numeri verdi” governativi per segnalare anonimamente i nomi dei commercianti speculatori o che ignoravano i prezzi fissi del “paniere”.

Non servì perché alla fine non venne denunciato quasi nessuno.

Che fare, nel breve? Intanto, una buona prassi sarebbe una temporanea ma immediata sterilizzazione dei prezzi energetici per una fascia di consumi minimi “sociali” per sostenere il reddito fisso e soprattutto quello dei pensionati che (a milioni) sono ben sotto il livello di mille euro/mese, poi bisognerebbe avere più coraggio nel tassare le imprese che godono dell’aumento proprio delle materie prime, così come le rendite finanziarie speculative e non produttive, ma in un mercato globale questa è quasi una utopia.

Di queste cose si parla da mesi, ma il governo Draghi sembra molto meno attento ai problemi delle famiglie che a quelli delle grandi imprese, frutto di scelte politiche di fondo ed è curioso che la sinistra (ma c’è ancora?) faccia finta di non accorgersene.

 Nonostante gli annunci di chi è apparso due anni fa al balcone di palazzo Chigi annunciando “Abbiamo vinto la povertà”, non solo i poveri infatti ci sono ancora ma, anzi, sono drammaticamente aumentati e con l’inflazione fatalmente saranno sempre di più, soprattutto tra pensionati e lavoratori dipendenti.

 

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                          MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 848 del 4 febbraio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Dalla scorsa settimana – su suggerimento di alcuni lettori - una piccola novità: nel “Sommario” anche qualche riga di illustrazione dei singoli testi dopo il titolo, così chi va di fretta può capire subito cosa sia più o meno interessante da leggere.  Intanto se avete qualche indirizzo di potenziali lettori de IL PUNTO …mandatemeli!

 

Sommario: MATTARELLA BIS (al di là della persona, il metodo è stato inaccettabile con crisi profonda del centro-destra. Salvini ingenuo? Intanto ritorna il proporzionale, così i micro-capetti mantengono a vita il potere) - NUMERI BALLERINI (spesso le statistiche sono  poco credibili: la matematica non è un’opinione, ma spesso può diventarla) - VI PIACE SANREMO? (a me questo festival fa decisamente schifo, ma chi ha il coraggio di affermarlo?) - TORNATA LA STORIA SU TELE  VCO (sono riprese le mie chiacchierate di storia locale)

 

QUEL PASTICCIO DEL MATTARELLA BIS

La gente applaude il corteo presidenziale, ma dentro di me sono profondamente deluso per la scelta del “Mattarella bis”, pur dando atto al valore della persona e alla conseguente stabilità politica che rinforza per un altro anno Mario Draghi a palazzo Chigi facendo così sorridere l’Europa (e soprattutto la BCE, sicuramente non disinteressata).

Sono deluso non solo perché sono venute alla luce divisioni profonde nel centro-destra, ma perché Salvini si è fatto nuovamente sorprendere ed ingannare e perché, in definitiva, è stata l’ennesima vittoria tattica del PD, un partito che poteva solo sperare di mantenere il risultato di partenza non avendo in mano i numeri per imporre altri giochi.

Alla fine Letta ha vinto per furbizia, ma anche desistenza e dissoluzione altrui senza mai proporre un nome, senza mai doversi chiudere “a pane ed acqua” per prendere una decisione.

Salvini non è stato abbastanza smaliziato da capire che intorno a lui c’erano dei lupi (e dei Lupi) che tutto volevano salvo che creare a destra qualcosa di solido, pensando invece solo al proprio personale interesse.  

Sono particolarmente amareggiato anche dall’atteggiamento ambiguo di Forza Italia e dei gruppuscoli di centro che si spacciavano per essere di centro-destra e invece ora puntano apertamente ad eliminare il sistema elettorale maggioritario preferendo una piccola ma sicura rendita personale legandosi a Renzi e a parte dei grillini, vedendo una possibilità di rielezione futura per i singoli micro-leader.

Il loro atteggiamento impallinando la Casellati è stato viscido, squallido e vergognoso.

Forse Salvini si illudeva che avrebbero mantenuto gli accordi esistenti e dichiarati, le promesse che gli erano state fatte (un po' come alla fine del “Conte 1”, quando si è ritrovato con il cerino in mano e il ritorno del PD al governo, ma allora è proprio un recidivo o solo un ingenuo?). Il leader leghista non ha tenuto conto che i grillini giocavano soprattutto a sopravvivere un altro po' e ha sottovalutato la  volontà centrista di minare fin dall’inizio ogni possibile scricchiolio di cambiamento.

Eppure Salvini anche dopo il voto a Mattarella ha scelto di continuare con loro, tra l’altro correndo dietro a un Berlusconi che è purtroppo diventato solo una maschera patetica.   

Il Cavaliere, al netto di tutte le chiacchiere e dei megafoni della sua possente macchina mediatica, era l’unico nelle scorse settimane a sperare in un suo velleitario sogno di impossibile presidenza, ma - sfumato il sogno - ha poi personalmente distrutto qualsiasi alternativa perché ”après moi le déluge!”: il Cavaliere è fatto così, però lo si sa da decenni, non è certo una novità e non credo giovi a Salvini ronzargli ancora intorno.

A questo proposito, “Report” sarà una trasmissione di parte, ma non c’è dubbio che l’immagine di Berlusconi ne sia uscita ulteriormente distrutta. Pensate se lo avessero eletto…

Il futuro? I veleni accumulati porteranno più facilmente ad una nuova legge elettorale in senso proporzionale: conviene al centro, ma in fondo anche alla Meloni che – un po' come la Le Pen in Francia – per la sua coerenza porterà a casa molti voti, anche se rischieranno di restare in frigorifero.

La Lega, invece, rischia l’implosione se non ai suoi vertici probabilmente a livello di base. Un po' di altri leghisti andranno ad ingrossare FdI, mentre il grosso resterà, ma scettico e mugugnante. Certo Salvini non potrà più recitare il mantra dell’alternativa e della “diversità” leghista rispetto al “sistema” visto il voto ufficiale e quasi compatto a Mattarella. Sarà quindi molto difficile, su queste basi, ricostruire uno schieramento credibile di centro-destra, fosse anche solo una “federazione” elettorale, ma tra parenti-serpenti.

In attesa della progressiva liquidazione grillina il PD ha ora tutto l’interesse ad abbassare i toni e guidare il centro-sinistra riassorbendo i satelliti ben sapendo fin da ora- grazie al sistema proporzionale -  che avrà comunque al centro una spalla sicura per organizzare e dirigere i prossimi governi. I vari cespugli, Forza Italia, parte dell' ex M5S, Renzi e & C. sono lì apposta, pronti ed anelanti a ogni compromesso. Pericolo scampato quindi per il PD anche questa volta: al Nazareno non si può che festeggiare, archiviando definitivamente la sconfitta elettorale di 4 anni fa.

Il "Mattarella 2" sarà una pietra tombale sulla II Repubblica nata nel 1994: il potere è tornato democristiano (lato sinistro). Tormeranno governi ricattabili e divisi tra partiti e partitelli e conta poco consolarsi pensando come Mattarella sia almeno una persona per bene: non sarà cosa da poco visti i tempi, ma a me proprio non basta.

 

STATISTICHE STRUMENTALI (E STRUMENTALIZZATE)

Che Mario Draghi e il suo governo godano di “buona stampa” è inequivocabile, ma quando si parla di numeri bisognerebbe fare più attenzione, perché i commenti di encomio spesso non dicono tutta la verità. Se, per esempio, parlo di un “più 6.5%” dell’economia e lo considero un grande risultato, ricordiamoci che alle spalle c’era un calo drammatico l’anno scorso, così se oggi l’Italia “è diventata la locomotiva d’Europa” lo è soprattutto perché prima aveva perso di più. Se da 100 tagliate il 50% e poi aumentate di un altrettanto non tornate a 100 ma solo a 75, cerchiamo di ricordarcelo.

Se poi l’aumento è al lordo dell’inflazione rischia di esserlo anche meno: quando i prezzi aumentano del 40% (vedi costi dell’energia) e i listini del 13%, quel 6,5% rappresenterebbe solo la metà dell’inflazione, ovvero nulla in termini reali. Che l’economia italiana vada meglio è un fatto, ma solo perché è messa a confronto annuale con un periodo di chiusura o di gravissima crisi: strutturalmente non mi sembra sia molto migliorata e il PNRR resta un buco nero e poco scrutabile.  

Ma questo i numeri e i commenti non lo dicono quasi mai.

 

SANREMO MI FA SCHIFO

Sta andando in scena la lunga kermesse ex canora del Festival di Sanremo di cui si parla per mesi prima, dopo e durante, quasi fosse una priorità nazionale. Sul palco, da anni è diventato soprattutto il festival del trasgressivo dove tutto diventa un “caso” pur di fare “audience”, ma senza considerare che ”audience” non significa gradimento.

Questo festival-baraccone della TV pubblica per me è diventato un autentico incubo non solo in sé  (cerco di cambiare canale) ma perché viene commentato ovunque in una logica per cui le poche canzoni decenti sono sommerse tra comparsate di ogni tipo e dove bisogna esagerare su tutto pur di “apparire” e quindi “fare notizia”.

Cosa c’entra con il festival del canto italiano scimmiottare il battesimo, dover ascoltare i pipponi sul razzismo, la cannabis, i generi sessuali, ammirando gli abbigliamenti più trasgressivi spesso di cattivo gusto?  Nulla, ma - come ogni anno – Sanremo è diventato il sottile filo politico di quella cultura sinistroide e benpensante “made PD” che in RAI controlla tutto e si autoalimenta a nostre spese.

Come nella novella del pifferaio magico che si tirava dietro i topolini, di questa “cultura” ne siamo così corrosi che spesso non la riconosciamo neppure più (come non riconosciamo più la verità o il buonsenso) e ci si va dietro per inerzia, acquiescenza, moda, tranquillità, interesse. Vale per i media e i giornalisti che - se la stroncassero - verrebbero emarginati e quindi fanno finta di applaudire. Tutto ciò premesso, questa schifezza personalmente non mi va e quindi a voce alta e chiara, senza tentennamenti dichiaro “Queste trasmissioni RAI che mi obbligano per di più a pagare mi fanno schifo” Chiaro il concetto? Se cominciassimo a sostenerlo in molti forse (ma comunque difficilmente) riusciremmo a cambiare qualcosa.

 

E’ TORNATA LA STORIA A TELE VCO

Sono tornati i miei settimanali appuntamenti di storia su TELE VCO-AZZURRA TV (già canale 17 o canale 19, nell’attuale momento di caos delle frequenze in zona Verbania si vede sul canale 853) che porto avanti ormai da qualche anno. Questa stagione sarà dedicata alla storia locale, italiana e del Piemonte dopo il 1861.

Chi vuole vedermi ricordi che la trasmissione va in onda il VENERDI’alle ore 22 con repliche il SABATO (13.30, 14.30 e 17.30) e il MARTEDI’ alle ore 12.

Le puntate si possono seguire anche in diretta streaming nelle stesse ore cliccando su VCOAZZURRATV (wwwvcoazzurratv.it)

 

 

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA           MARCO  ZACCHERA



IL PUNTO   n. 847 del 28 gennaio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Da questa settimana – su suggerimento di alcuni lettori - una piccola novità: nel “Sommario” anche qualche riga di illustrazione dei singoli testi dopo il titolo, così chi va di fretta può capire subito cosa sia più o meno interessato a leggere.

 

Sommario: QUIRINALE: ORE DECISIVE (in attesa della fumata bianca alcune considerazioni sull’utilità di una repubblica presidenziale e un episodio curioso della mia vita parlamentare) - RUSSIA: MA CI CONVIENE? (continuiamo a considerare Putin come un “nemico”, ma ci stiamo gravemente danneggiando da soli) -  LIVELLI DEL LAGO (tante polemiche sul livello del Lago Maggiore: spiego perché per me sia giusto risparmiare acqua ad inizio estate) - STORIA IN TV (ritornano i miei appuntamenti di storia locale su TeleVCO-AzzurraTV)

 

IL MIO PRESIDENTE?  RENATO ANTONIOLI !

Scrivo mentre a Roma friggono le trattative per la scelta del nuovo Presidente della Repubblica e in attesa della “fumata bianca” tutto è possibile. Credo che al netto dei vari nomi presentati e bruciati appaia evidente come L’ELEZIONE DIRETTA DEL CAPO DELLO STATO DA PARTE DEI CITTADINI sarebbe di gran lunga la scelta migliore, evitando questo circo di proposte e veti incrociati. Servirà ovviamente una riforma costituzionale, ma è urgente e non va dimenticata il giorno dopo le elezioni presidenziali per riparlarne sette anni dopo.

Oltretutto la prossima volta il Parlamento sarà ridotto di 1/3 degli eletti ed appare assurdo che ogni regione abbia sempre 3 rappresentanti ciascuna: in Lombardia ciascun delegato regionale rappresenta 3,4 milioni di persone, in Molise solo 97.000 cittadini, ovvero 35 volte di meno: vi sembra questa una forma di democrazia rappresentativa?

Senza dimenticare che la legge elettorale non è più quella del 1948: oggi se un partito candida un cavallo in buona posizione di lista può risultare eletto perchè i cittadini non possono più nemmeno  esprimere voti di preferenza, quindi i "grandi elettori" sono sotto ricatto dei loro leader che li hanno candidati.

Mai come oggi una Repubblica Presidenziale (o semipresidenziale) credo otterrebbe il plauso di quasi tutti gli italiani, ma non c’è verso: il “palazzo” non vuol lasciarsi togliere il potere di mano.

In attesa di conoscere il nome del (della) nuovo/a Presidente, ecco intanto una mia piccola storia personale.

………

Nei 18 anni della mia vita parlamentare ho partecipato a due elezioni per il Presidente della Repubblica ovvero agli scrutini che portarono al Colle Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano.

Sul primo niente da dire, ma il secondo proprio non mi andava per i suoi mai pentiti trascorsi comunisti e così - approfittando che non vi erano candidati alternativi - pensai di fare un omaggio ad un mio amico, Renato Antonioli, vicesindaco di Gozzano che già allora era in cattive condizioni di salute e che purtroppo ci lascò poco tempo dopo.

Renato era stato consigliere comunale del MSI-DN a Gozzano, sempre solo contro tutti (un po' come me a Verbania) ma vincendo poi le elezioni comunali con una lista civica per la quale venne nominato vice-sindaco. Antonioli – che di mestiere faceva il tipografo - era un uomo integerrimo, volitivo e pieno di ironia, sempre in attività almeno finchè la salute lo sorresse.

Il centro-destra votava scheda bianca quindi non danneggiavo nessuno, così al secondo scrutinio del 9 maggio 2006 raccolsi un manipolo di amici e li pregai di votare per IL “MIO” sconosciuto candidato che raccolse in totale ben 7 voti uscendo così dall’anonimato dei “voti dispersi” risultando – tra l’altro - il 7° candidato più votato.

Il bello è che nessuno sapeva chi fosse: all’annuncio del presidente della Camera del suo nome, al primo o secondo voto qualcuno pensò ad Antonioni, l’ex capitano della Fiorentina (un po' azzeccandoci, perché Renato era un buon giocatore di calcio, capitano per diversi anni della squadra del suo paese anche in serie D e soprattutto super tifoso viola, francamente l’unico delle nostre parti che mai abbia conosciuto) poi, dal terzo voto in su, in aula qualcuno si pose il problema.

Poiché ci fu poi chi (come me) non scrisse solo il cognome ma anche il nome, quel “Renato Antonioli” fu alla fine chiaro per tutti, ma – appunto - chi era? Secondo Wikipedia al nome corrispondeva un ex sciatore alpino, invece era proprio l’ex capitano del Gozzano, come emerse poi ampiamente sulla stampa locale. 

Ricordo ancora il ritaglio del “Corriere della Sera” con l’esito dello scrutinio che Renato affisse con orgoglio sulla vetrina della sua tipografia e credo di avergli regalato una delle più grandi e ultime soddisfazioni della sua vita.

 

RUSSIA: COME CASTRARSI DA SOLI

Non ho ben capito se gli italiani si siano resi conto che continuare con questo atteggiamento di chiusura a Putin sia una grande sciocchezza, che l’Europa ha tutto l’interesse ad avere buoni rapporti con Mosca e che soprattutto anche all’interno dell’UE l’Italia deve anche fare un po' da sola, visto che gli altri (Germania in testa) prima di tutto pensano ai propri affari. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: sicuramente Putin non è un leader democratico, sicuramente controlla il suo paese con la censura e a volte con la violenza ma o teniamo un atteggiamento univoco con tutti i regimi antidemocratici e dittatoriali del mondo o è assurdo prendersela solo con lui.

Il regime cinese è ben peggio di quello russo eppure lo coccoliamo, così come allora non dovremmo andare a giocare i mondiali di calcio in Qatar (ammesso di qualificarci) e dovremmo chiudere i rapporti con l’Arabia Saudita, l’Iran e decine di regimi più o meno dittatoriali nel mondo.

Allora perché prendersela solo con la Russia? Per l’Ucraina, si dice…Ma quanti sanno che questi stati satelliti dell’ex impero zarista sono stati creati da Stalin proprio per distruggere le etnie che c’erano prima dell’URSS? La parte orientale dell’Ucraina è russa per storia, lingua, costumi, religione… qualche ragione il Cremlino ce l’ha e se è giusto difendere l’entità nazionale Ucraina questi aspetti bisognerebbe almeno ricordarli.

Pochi giorni fa i più importanti gruppi industriali italiani hanno intanto parlato direttamente in videoconferenza con Putin ottenendo credito ed attenzione, perché abbiamo bisogno del mercato russo (e viceversa) e questo colloquio diretto è stato significativ,o ma molto imbarazzante per la Farnesina, un vero e proprio schiaffo in faccia al governo, a Di Maio e perfino a Draghi, ma se ne è parlato poco perché – come sempre – “non fa fino”.

Noi dobbiamo stare con gli USA, ci mancherebbe, ma la posizione di Biden è diventata anche un po' grottesca: mostra i muscoli perché non rischia nulla, mentre noi in Europa rischiamo di tagliarci i mercati e rimanere senza gas, con le imprese produttive a terra e le famiglie al freddo, mentre l' inflazione sta diventando galoppante per il caos nelle materie prime… tutto per l’Ucraina? Intanto gli altri partner europei - come la Germania - i loro affari con Mosca li fanno lo stesso: forse ci vorrebbe qualche riflessione di “realpolitik” in più

 

LIVELLI DI LAGO

Nella zona del Lago Maggiore sono in corso molte polemiche per la proposta di preservare un livello delle acque più alto a fine primavera tenendole di riserva per la stagione estiva. Credo sia una proposta sensata – se ovviamente ben controllata – anche se la mia posizione è di minoranza, schiacciata da ben altri interessi. Visto che il problema può interessare solo una parte dei lettori non sto a farne qui uno “spiegone”, ma invito chi sia interessato a contattarmi direttamente e potrà così farsi un’idea più complessiva e variegata rispetto alla vulgata ufficiale di un “no” al progetto che “passa” attraverso i media locali. 

 

E’ TORNATA  LA STORIA A TELE VCO

Sono tornati i miei settimanali appuntamenti di storia su TELE VCO-AZZURRA TV (già canale 17 o canale 19, nell’attuale momento di caos delle frequenze in zona Verbania si vede sul canale 852) che porto avanti ormai da qualche anno. Questa stagione sarà dedicata alla storia locale, italiana e del Piemonte dopo il 1861.

Chi vuole vedermi ricordi che la trasmissione va in onda il VENERDI’alle ore 22 con repliche il SABATO (13.30, 14.30 e 17.30) e il MARTEDI’ alle ore 12.

Le puntate si possono seguire anche in diretta streaming cliccando su VCOAZZURRATV (wwwvcoazzurratv.it)

 

 

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 846 del 21 gennaio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: QUIRINALE: ORE DI PRETATTICA - MENEFREGHISMO ELETTORALE – CSM CONTRO TUTTI (W IL WHISTLEBLOWING) – SUPERBOLLETTE - IL MONDO (INGIUSTO) DEI PAPERONI – STORIA IN TV 

 

QUIRINALE: ANCORA PRETATTICA

Suscita scandalo (a sinistra) la possibilità di Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica, una candidatura comunque molto difficile da portare avanti (oltre che secondo me poco opportuna), ma un centro-destra che per la prima volta ha sulla carta la maggioranza relativa dei votanti non deve sprecare le proprie cartucce puntando su un unico cavallo, soprattutto quando in campo vuole scendere il discusso suo ex leader maximo. Serve quindi come minimo molta attenzione, anche per le ricadute politiche se l’operazione facesse flop e mi pare che sia la Meloni che Salvini l’abbiano capito.

Penso che una parte dei grandi elettori “patrioti” Berlusconi sul Colle non ce lo vedrebbe proprio, ma ben meglio lui che un avversario e quindi è possibile e conveniente garantirgli - almeno a parole e dalla quarta votazione - un pacchetto sicuro di voti, magari controllabili a vicenda, se lui trovasse gli altri (dubito, soprattutto se a cercarli in giro è Sgarbi…). I sistemi per farlo sono semplici e purtroppo collaudati e un attento corteggiamento è quindi in corso soprattutto verso quegli oltre 120 parlamentari rimasti senza casacca e a cui non piace l’elezione di Draghi al Colle con il rischio di interrompere la legislatura un anno prima.

Questo anche perché gli esperti di pretattica elettorale presidenziale fanno sapere che solo se la legislatura arriverà a fine settembre scatterà il quinquennio “convenzionale” per permettere ai futuri “ex” di percepire comunque, a 65 anni, il (pur ridotto) vitalizio parlamentare, guai quindi a cadere ad un passo dal traguardo.

Messi presuntivamente in cassaforte i 450 voti berlusconiani di centro destra, ne restano però appunto da trovare almeno un’altra sessantina ed è qui che Berlusconi chiede agli alleati una prova di fede bloccando il pacchetto “garantito”  che però – al massimo – anche in caso di accettazione ufficiale di Berlusconi durerà lo spazio di un paio di scrutini e solo se in prima battuta il quorum fosse sfiorato, tanto da convincere qualche ultimo dubbioso di possibile acquisto a fare il salto pro Cavaliere all’ultima ora.  Se Berlusconi non passasse infatti alla quarta o quinta votazione (prima il quorum è troppo alto) sarà poi il “liberi tutti” ed è qui che gli alleati – finiti gli attestati di omaggio  – devono pensare ad alternative.  

Un nome da trovare (e forse già trovato) ma da non diffondere perché altrimenti sarebbe a rischio di abbattimento precoce. Personalmente – al di là delle cortine di   fumo   che   sono   state   sollevate   per confondere il campo, tipo proporre l’ex ministro degli esteri Franco Frattini o Letizia Moratti – continuo a pensare che la potenziale miglior candidata potrebbe essere la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ovviamente negherà l’ipotesi fino ad un secondo prima della (eventuale) sua candidatura. La Casellati resta l’unica figura istituzionale che potrebbe raccogliere voti non troppo sospetti anche in campo avversario e credo che alla fine sarà proprio questa l’opzione “B”. Altre alternative Gianni Letta, gran manovratore e consigliere di Berlusconi o – in subordine – Pierferdinando Casini.

 

MENEFREGHISMO ELETTORALE

Cecilia d’Elia, del PD, è la nuova deputata eletta domenica nelle elezioni suppletive nel collegio di Roma I al posto di Roberto Gualtieri, diventato sindaco e quindi incompatibile.  La neo onorevole è stata eletta con il 60% dei voti validi corrispondenti però a solo il 6.8% degli elettori del collegio visto che i votanti sono risultati soltanto l’11%, con ben l’89% dei cittadini che hanno invece disertato le urne. Un voto in più in parlamento forse conterà poco, ma va registrato che la candidata del centro-destra – l’ex magistrato Simonetta Matone (nota solo per le sue comparsate a Porta a Porta ed esponente della Lega) - ha conquistato soltanto ”ben” il 2.2% del corpo elettorale.

Mi sembra decisamente un po' pochino, ma sottolinea anche la superficialità con cui vengono affrontate le cose, perché con un minimo di volontà in più si poteva tranquillamente arrivare ad un risultato più positivo. Si replica il solito menu visto alle comunali e per i ballottaggi: a destra non si impara mai niente.  

CI MANCAVA IL WHISTLEBLOWING ! 

Nel totale disinteresse dei media la scorsa settimana il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittime anche le nomine operate dal CSM del primo presidente e del presidente aggiunto della Corte di Cassazione. Secondo il Consiglio di Stato altri candidati erano più meritevoli. Invasione di campo da parte della giustizia amministrativa nelle prerogative del CSM o legittima richiesta di avere finalmente più trasparenza nelle nomine? Sta di fatto che il CSM ha comunque poi rinominato gli esclusi dichiarati illegittimi senza accettare la decisione dei giudici amministrativi e lo ha fatto addirittura alla presenza di Mattarella che quindi di fatto ha avallato la scelta. Chissà come saranno contenti al Consiglio di Stato!

Ennesime polemiche e corto circuito istituzionale, con il tema che era già stato dibattuto a seguito della lunga vicenda che aveva interessato Michele Prestipino, ex procuratore di Roma (la carica più importante d’Italia) destituito prima dal Tar, poi dal Consiglio di Stato e infine dalla stessa Cassazione, eppure nominato e difeso a spada tratta dal CSM. Un dibattito inquinato dai veleni del caso Palamara, ma che ancora una volta sottolinea come sia e sia stato assordante il silenzio proprio di chi del CSM è il Presidente, ovvero l’inquilino del Quirinale, che ha di fatto accettato la scelta del CSM. Ma come può funzionare la Giustizia in un paese conciato così?

Su questi temi, però, la ministra Cartabia sorvola ed annuncia piuttosto in Senato che "Va perfezionato il ricevimento della direttiva UE sul whistleblowing, prezioso strumento anticorruzione".  

Cosa significhi "whistleblowing" credo che tra i lettori de Il Punto lo sappiano in pochi (io non lo sapevo!) che, letteralmente tradotto, significa "il soffiatore di fischietto", ovvero - mi pare di interpretare - "arbitro", nel senso di colui che segnala una infrazione di gioco. Dire però "la Magistratura segnali gli episodi corruttivi" sarebbe stato troppo semplice perchè - dall' avvocato Azzeccagarbugli dei “Promessi Sposi” in qua - la gente va sedotta con i paroloni, una volta espressi in latino ed adesso possibilmente in inglese così che, appunto, alla fine ti fregano meglio.

Insomma, la Magistratura, secondo la ministra Cartabia, dovrebbe attivarsi di più per segnalare in anticipo gli episodi di corruzione. Giustissimo ma - mi verrebbe proprio da dire -  "Da che pulpito viene la predica", visto cosa succede nel CSM e dintorni.

 

BOLLETTE: SCUSATE, NON CAPISCO

Il vero problema del momento è lo scatto dell’inflazione anche per il fortissimo aumento delle bollette energetiche. Il governo pensa di tassare gli extra-profitti delle aziende del settore per compensare i consumatori, ma non sarebbe più logico calmierare allora i prezzi del gas per impedire aumenti ingiustificati? Certo che ascoltare poi il ministro Cingolani affermare che per ridurre i prezzi delle bollette verranno tagliati 1,5 miliardi di incentivi sul fotovoltaico, da 1 a 2 miliardi di incentivi sull'idroelettrico e 1,5 miliardi con la rinegoziazione a lungo termine delle fonti rinnovabili lascia perplessi: ma non erano proprio queste le alternative “ecologiche” da  incentivare? Se l’Italia però - che dipende in gran parte dall’estero - non vuole estrarre petrolio nel sud, limita l’estrazione del gas in Adriatico (a vantaggio di Grecia e Croazia che non hanno certi scrupoli), non vuole neppure pensare al nucleare ed insiste a produrre energia elettrica “pulita” bruciano gas e gasolio… mi sembra difficile uscire dalla crisi!

 

SE VI SEMBRA GIUSTO…

Nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15 mila dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia. In questo momento i 10 super-ricchi detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto da 3,1 miliardi di persone. Ogni 4 secondi nel mondo 1 persona muore per fenomeni connotati da elevati livelli di disuguaglianza come mancanza di accesso alle cure, fame, crisi idrica. Decine di milioni di persone vivono con meno di un euro al giorno.

Dall’inizio dell’emergenza Covid, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021. Sono i dati emersi nell’ultimo incontro dell’alta finanza a Davos, tenuto quest’anno – bontà loro – senza concentramento di superjet privati ma più sobriamente on line.

I dieci più ricchi del mondo risultano Elon Musk (patrimonio di 274,7 miliardi di dollari, Bernard Arnault (198,9 miliardi),  Jeff Bezos (194,5 miliardi), Bill Gates (138,3 miliardi) e poi Larry Page (124,5), Mark Zuckerberg (123,1), Larry Ellison (120,8)   Sergey Brin (120 miliardi), Warren Buffett (109,1) e Steve Baller (106.5). Giovanni Ferrero è l’italiano più ricco (33,3 miliardi) mentre Silvio Berlusconi e famiglia sono “solo” a quota 7,5. La confederazione no profit Oxfam ha calcolato nel suo ultimo rapporto che in questi due anni il numero uno di Amazon Jeff Bezos è quello che ha incrementato di più il proprio patrimonio per oltre 81,5 miliardi di dollari: il surplus nei primi 21 mesi della pandemia equivale per lui al costo completo della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale. Eppure non si riesce neppure a mettere in campo una tassa planetaria che in qualche moda colpisca ovunque e in modo progressivo i redditi che superino una soglia che personalmente considero di immoralità. Tranquilli, comunque, perché tutti – da Lazzaro al ricco Epulone – moriremo uguali.

 

TORNA LA STORIA A TELE VCO

Tornano i miei settimanali appuntamenti di storia su TELE VCO-AZZURRA TV (canale 17 o canale 19) che porto avanti ormai da qualche anno. Questa stagione sarà dedicata alla storia delle nostre zone e del Piemonte dopo il 1861.

Chi vuole vedermi ricordi che la trasmissione va in onda il VENERDI’ (a partire da oggi 21 gennaio) alle ore 22 con repliche il SABATO (13.30, 14.30 e 17.30) e il MARTEDI’ alle ore 12. Le puntate si possono seguire anche in diretta streaming cliccando su VCOAZZURRATV (wwwvcoazzurratv.it)

 

 

A TUTTI UN SALUTO  E BUONA SETTIMANA           MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 845 del 14 gennaio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: MATTARELLA, UN UOMO IN GRIGIO – COME VA IL PNRR? -  POVERA ROMA – VIOLENZA DI GRUPPO

 

MATTARELLA, UOMO IN GRIGIO

Finisce (forse) il settennato al Colle di Sergio Mattarella ed è tempo di un bilancio che, senza preconcetti, definirei grigio, come il personaggio.

Ho conosciuto da vicino Mattarella quando per diversi anni eravamo insieme componenti della Commissione Esteri della Camera: la sua una presenza costante, sobria, corretta, seria (anzi, serissima), competente, mai una parola sopra i toni e - da eletto al Quirinale - non ha mai mutato la sua impronta di aplomb istituzionale.

Ha svolto con serietà e rigore il suo ruolo considerandosi forse come il più importante impiegato della Repubblica senza sbavature, ma mi è difficile ricordare un momento di passione trascinante o di immagine coinvolgente in un settennato certamente impegnativo, ma in un ruolo svolto senza strappi.

Se pensate a Pertini in tribuna quando vincemmo i "mondiali" rispetto al Mattarella in impermeabile a Wembley per la finale dell'Europeo la differenza c'è tutta e ben rende l'idea.

Nei giorni scorsi Mattarella ha tenuto a sottolineare che diventando presidente bisogna perdere la casacca di appartenenza politica per essere "super partes" ed è su questo che qualche dubbio ce l'ho, perché Mattarella ha forse voluto essere sopra le parti nel suo intimo ma in sette anni non mi sembra abbia mai preso una posizione contro la "sua" parte e - da persona di destra - devo esprimere una critica verso questo suo atteggiamento che non ha mai tenuto conto degli umori dei cittadini-elettori: non ricordo davvero un solo episodio in cui Mattarella abbia preso le distanze dalla sua "casa-madre" (ovvero il PD, versante ex democristiano). Una presidenza senza scandali (e non è poco) ma contraddistinti da un diluvio di dichiarazioni scontate, prese di posizioni corrette quanto spesso del tutto ovvie, senza mai assumere una posizione che mettesse in imbarazzo chi ne volle l'elezione e - in primis - proprio il "suo" PD.

No alle elezioni anticipate, per esempio, eppure Mattarella sapeva benissimo che il Parlamento non rappresentava più da molto tempo l'opinione politica degli italiani e non solo per il cambiamento degli umori politici, ma perchè ben oltre il 10% dei parlamentari ha cambiato gruppo politico, infischiandosene dell'opinione di chi li aveva eletti, tanto che il suo successore sarà eletto da un Parlamento dove il partito più numeroso è appunto quello dei "senza partito" in un diluvio di migrazioni che hanno del tutto stravolto il voto elettorale e si prestano oggi a mercanteggiamenti sottobanco di ogni tipo.

Certo, la Costituzione gli imponeva di tenere un doveroso basso profilo, ma non c'è dubbio che in passato altri suoi predecessori abbiano contraddistinto il loro mandato con un diverso livello di visibilità e di condivisione con la gente, Mattarella ha invece preferito tenersi sempre defilato.

In un settore, però, penso non possa essere ricordato con positività: la sua (non) gestione della Magistratura di cui il Presidente è sì solo il capo formale, ma con obblighi che a volte gli imporrebbero di uscire dal riserbo e dal silenzio. Un vertice giudiziario che negli anni si è trasformato in un groviglio di veti, correnti e tresche immorali avrebbe imposto un ben altro profilo e livello di intervento.

Preso atto che il CSM è stato di fatto lasciato nelle mani del suo "ex partito" e relativi correnti deviate, credo che Mattarella avrebbe avuto il dovere di intervenire maggiormente in prima persona con fatti concreti, esplicite richieste di dimissioni, sollecitazioni chiare e non solo messaggi scontati. Non lo ha fatto, si è tenuto lontano dal rischio di "sporcarsi le mani" assumendo decisioni coraggiose, ma dando così spazio al moltiplicarsi dei veleni e di fatto proteggendo chi ne aveva approfittato. Molti italiani attendevano e soprattutto speravano in suoi interventi concreti prima e dopo il "caso Palamara" ma non è emerso nulla oltre le solite, scontate dichiarazioni di principio.

Vedremo se, almeno in un primo tempo, Mattarella succederà a sé stesso, certo credo che gli italiani vorrebbero comunque un presidente più rappresentativo in attesa di una riforma costituzionale che, superati antichi timori, dia maggiori responsabilità all’inquilino del Colle soprattutto se – finalmente – fosse eletto direttamente dai cittadini.

 

COME VA IL PNRR ?

Se ne parla poco, pochissimo, eppure ribadisco ancora una volta che se i fondi europei legati al PNRR sono indispensabili per il rilancio nazionale  peseranno in futuro come un macigno sulle finanze pubbliche. Urge quindi spenderli bene ma – almeno per il cittadino comune – tuttora non si capisce che fine prenderanno. I piani mandati in Europa, pieni di buone intenzioni, non chiariscono infatti quali siano le vere PRIORITA’ che verranno messe in campo.

Molto semplicemente, quali sono le prime e più importanti 10 iniziative CONCRETE che si vogliono finanziare con i fondi di Bruxelles?

Non un generico “ammodernamento della rete autostradale e ferroviaria” ma quali sono gli specifici “grandi interventi” che si vogliono mettere in campo e da chi verranno spesi? Nei giorni scorsi ho attraversato l’Italia ed il livello delle infrastrutture – primo passo per un rilancio nazionale – e spesso del tutto carente. Mi spiego: se percorrete l’Autostrada del Sole potrete verificare che alcuni tratti (come da Firenze ad Orte) sono ancora a due corsie come negli anni ’60 pur con un traffico decuplicato. Molti degli svincoli per entrare ed uscire da Roma (a parte lo schifo della non manutenzione) sono quelli inaugurati per le Olimpiadi del 1960 e avanti così. Inoltre i lavori in atto anno dopo anno sono più o meno sempre allo stesso punto (vedi appunto il tratto toscano della A1 dal Mugello a Firenze o a sud della città) nonostante il caro-pedaggi. Piacerebbe avere insomma un elenco preciso, chiaro, inequivocabile e se fossero pubblicati anche gli importi stanziati, le date previste di completamento e i responsabili dei lavori sarebbe davvero un gesto apprezzato da tutti,

 

POVERA ROMA…

Sono stato a Roma dopo quasi un anno di assenza causa Covid e l’ho trovata non solo sporca, ma soprattutto degradata, a pezzi, abbandonata. Non credo sia tanto una questione di colore politico dell’amministrazione capitolina, ma dell’andazzo generale che la sta trasformando in una città africana. Strade piene di buche, acciottolato sgarrupato, sporcizia ed erbacce ovunque (e siamo a gennaio!), sosta selvaggia, marciapiedi fatiscenti, trascuratezza ovunque e anche nel centro storico che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del nostro Paese. Invece tutto è lasciato andare, sciatto, sporco, abbandonato come le migliaia di monopattini dimenticati in ogni angolo di strada. Non ci meritiamo una capitale come questa che il mondo ci invia ma che, evidentemente, non sa farsi amare dai suoi cittadini!  

QUANDO GLI AGGRESSORI SONO IMMIGRATI…

L'aggressione ad alcune ragazze in centro a Milano per Capodanno è stato davvero un brutto e censurabile episodio, ma che porta anche a qualche considerazione visto che nei primi giorni di queste violenze non se ne era parlato nonostante fossero perfettamente a conoscenza dei giornali e delle forze dell'ordine.

Questo silenzio mediatico si spiega perchè - osservando i video - si nota come i presunti aggressori fossero magrebini, pur alcuni "di seconda generazione", come ci si è poi affrettati a sottolineare. Insomma, se nessuno sostiene assolutamente che tutti o la gran parte degli immigrati nordafricani siano dei violenti o degli aggressori, così come purtroppo ci sono anche tanti italiani che si macchiano quotidianamente di gravissime violenze, tacere però questo aspetto solo perchè "non fa fino" e non si vuol turbare la sensibilità della gente verso gli immigrati la dice lunga sulla qualità dell'informazione che giornalmente ci viene propalata.

Patetico che il sindaco di Milano -  dopo aver taciuto per 10 giorni e accusato per questo di poca sensibilità - annunci poi con grande ritardo (ma altrettanti squilli di tromba e copertura mediatica) la costituzione come parte civile dell'amministrazione, sempre tacendo su chi siano i presunti colpevoli. In realtà per dieci giorni in nessun TG e in ben pochi articoli di cronaca si era ammesso questo aspetto, nè si è considerato il fatto che le ragazze sono state salvate dalle Forze dell' Ordine presenti, ma apparse abbastanza impotenti davanti alla violenza e ai numeri del "branco". Forse Sala dovrebbe quindi anche spiegare ai milanesi come mai queste siano le condizioni sociali e di vivibilità del centro di Milano dopo tanto (troppo) "politicamente corretto".

Immaginate se ad aggredire le ragazze fosse stato un gruppo di giovinastri di "estrema destra": scommettiamo che tutto sarebbe stato messo per giorni in prima pagina (vedi l’assalto alla CGIL) e che tutti i progressisti e le progressiste della penisola avrebbero pianto e denunciato in coro l’insopportabile e pericolosa “violenza fascista"?

 

Con questo numero IL PUNTO riprende la consueta cadenza settimanale, un saluto e un rinnovato buon anno a tutti.

                                                                                               Marco Zacchera  




IL PUNTO   n. 844 del 5 gennaio 2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: BERLUSCONI PENSA AL COLLE – GAS & LUCE: SPIAZZATI – UNA PREGHIERA PER BURZI

 

Buon anno e ben ritrovati. Vi interessa leggere IL PUNTO e volete farmi un regalo? Mandatemi l'indirizzo mail di vostri amici che possano essere interessati anche loro a ricevere IL PUNTO.  GRAZIE!

 

BERLUSCONI FACCIA UN PASSO INDIETRO !

Tra poco saremo in piena bagarre per l’elezione del Presidente della Repubblica e Silvio Berlusconi scalpita sperando nella possibilità di una sua elezione al Colle.

In teoria – soprattutto perché oltre il 10% dei parlamentari ha cambiato partito, confluendo in un eterogeneo “gruppo misto” – questa volta il centro destra avrebbe una maggioranza relativa da usare per un proprio candidato (ma non sufficiente a garantirne l’elezione), anche se qualcuno ipotizza che - complice il voto segreto e con possibili acquisti non disinteressati - dal quarto scrutinio l’ex Cavaliere potrebbe anche farcela.

Personalmente ritengo che non ce la farà mai, e mi chiedo se – dietro alle scontate parole di compattezza ed unità – il centrodestra non debba invece già considerare anche un “piano bis” da mettere sul tavolo al momento in cui Berlusconi fosse comunque appiedato dal voto dell’aula.

Questo anche perché – a parte l’età e la salute - ritengo che Silvio Berlusconi non sia adatto come Capo dello Stato e scatenerebbe, se eletto, il ritorno ad una polemica quotidiana di cui l’Italia non ha assolutamente bisogno. D'altronde è bastata l’ipotesi di una sua candidatura per far salire i toni e scatenare i suoi avversari che già reclamano l’avvio di una “guerra santa” contro il nefasto (per loro) “Cavaliere Nero”.

Eppure il centro-destra non dovrebbe sprecare una occasione storica favorevole, con una sinistra divisa dalle polemiche e che per ora non sembra in grado di coagularsi su un suo unico candidato di bandiera.

Credo che – ad oggi -  il candidato più logico che potrebbe raccogliere teorici consensi da tutti sarebbe Mario Draghi, anche perché – ma questo lo si può dire solo sottovoce - il premier ha tutto l’interesse a concludere ora e subito la sua esperienza di governo prima che vengano al pettine dei nodi che il suo carisma ha sopito e nascosto, ma non ha certo risolto.

Il PNRR, per esempio, è stato solo impostato ma praticamente nessuno ne conosce il concreto stato di avanzamento e presto l’Europa potrebbe cominciare a storcere il naso, così come non credo che il rimbalzo economico post-pandemia diventerà robusto se il paese sarà ancora appiedato dal Covid e attanagliato da una pesante crisi energetica.

Inoltre, alla lunga, la sua maggioranza eterogenea avrà sempre più bisogno di smarcarsi in vista delle elezioni che comunque sono previste a primavera 2023. Credo che Draghi consideri bene tutto ciò e quindi gradirebbe un passaggio al Colle spinto anche dall’indice di gradimento generale che pur sta scendendo – ma relativamente di poco – rispetto ai trionfali picchi di consenso iniziali.

Draghi al Quirinale vorrebbe dire probabili elezioni anticipate quest’anno e - se questo è lo scopo del centro-destra - allora la prima scelta post-Berlusconi potrebbe essere proprio il diretto coinvolgimento di Draghi per la presidenza. Se, invece, il centro-destra fosse più lungimirante, la scelta di un candidato di generale garanzia - ma decisamente ancorato al proprio schieramento politico - sarebbe la scelta più meditata e coerente, mantenendo un Draghi comunque “non ostile” a Palazzo Chigi.

Per esempio una candidatura dell’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati avrebbe una serie di vantaggi da non sottovalutare. Innanzitutto non guasterebbe l’essere la prima donna al Quirinale in un momento in cui l’immagine ha una sua importanza, poi permetterebbe a Draghi di completare la propria opera (sempre ammesso che la cosa interessi effettivamente al titolare di palazzo Chigi) e infine il personaggio si è dimostrato di taglio moderato e di confermata linearità istituzionale, com’è il ruolo ritagliato dalla Costituzione per un Presidente della Repubblica più rappresentativo che politicamente premier decisivo.

Non dimentichiamo poi che la Casellati è una eletta di Forza Italia e quindi vicina a Berlusconi che potrebbe sempre “benedirla” con il proprio viatico dopo un sofferto e doloroso (ma doveroso) “passo indietro” che però gli eviterebbe potenziali figuracce.

Il problema è che all’interno dello stesso centro-destra convivono maggioranza ed opposizione, fautori di elezioni anticipate (la Meloni e Fratelli d’Italia) ed altri - come Forza Italia - che temono un forte ridimensionamento dal voto e con la Lega che in argomento è tentennante e necessariamente cerchiobottista.

Ci sarà quindi prima di tutto chiarezza all’interno della coalizione? Qui sta il punto (e il limite) di uno schieramento senza più un leader dichiarato e soprattutto senza una seria politica comune su molti (troppi) degli argomenti sul tappeto.

I giorni corrono, vedremo se i reiterati vertici serviranno a qualcosa e se l’eventuale bocciatura di Berlusconi non comprometterà un equilibrio sempre più delicato anche all’interno della sua stessa coalizione. Il rischio è di ritrovarci sul Colle un Pierferdinando Casini o - peggio -  Romano Prodi.

 

GAS ED ENERGIA: EUROPA SPIAZZATA

Penso ad un pensionato con la “minima” che vede aumentare quest’anno la sua pensione di "ben" l’1,47% ma contemporaneamente la bolletta di luce e gas di oltre il 50%. L’Europa e soprattutto l’Italia appaiono assolutamente spiazzati dall’incredibile aumento dei costi energetici. La risposta del governo di diluire il pagamento delle bollette (ma di non ridurre l’accisa fiscale!) sottolinea come sia una sostanziale “non risposta” ad un aumento di costi per famiglie ed aziende che – teoricamente – non avrebbe ragione di esistere. Non c’è infatti carenza di materia prima né problemi di trasporto, ma ragioni politiche che sono alla base di una crisi che evidentemente non era stata prevista.

E’ chiaro che le carte le ha in mano Putin: la Russia ha tutto il gas che vuole, lo vende al prezzo che vuole, ma - almeno fino ad ora -  ha sempre mantenuto i contratti sottoscritti. Purtroppo l’Unione Europea di contratti a lungo termine non ne ha ed è quindi facilmente vittima di bruschi aumenti dei prezzi non disponendo di riserve strategiche adeguate (come gli USA) ed insistendo a tenere una politica di rapporti tesi con la Russia. Putin non è un santo ed è in forte debito con la democrazia, ma allora lo stesso metro di giudizio e di comportamento andrebbe tenuto con tutte le nazioni non democratiche, comprese Cina ed Arabia Saudita ben più autoritarie e violente della Russia di Putin. L’Europa si trova ad essere la parte debole e perdente, ma sembra capirlo poco rispetto anche ai proclami di Biden che non deve sopportare la crisi energetica del vecchio continente.

Poi ci mettiamo anche del nostro rifiutando energie alternative come la fusione nucleare, illudendoci con i “verdi” e riempiendoci le orecchie con la “transizione ecologica” che è una demagogia formula per intanto economicamente suicidarci.

 

ANGELO BURZI: UN CASO DI COSCIENZA

Nella notte di Natale si è suicidato Angelo Burzi, ex consigliere ed assessore regionale del Piemonte, in crisi per essere stato condannato dalla Cassazione per la vicenda dei rimborsi del consiglio regionale piemontese dopo essere stato assolto in primo grado e condannato in appello. La vergogna per la nuova condanna dopo 8 anni di processi e la prospettiva di perdere conseguentemente anche il vitalizio – oltre a condizioni di salute che rischiavano di aggravarsi – sono state alla base del suo gesto.

Per quanto l’ho potuto conoscere, Burzi era un galantuomo e – almeno nel suo caso – la vicenda delle “mutande verdi” non è andata come hanno sostenuto dei Magistrati che secondo me si sono comportati anche con preconcetto politico e hanno interpretato “a posteriori” una norma su cui non c’erano chiarezze. Credo (e spero) che qualche pubblico accusatore – subito difeso dalla “sua” casta – si sia posto almeno qualche problema di coscienza leggendo la lettera di addio di Burzio quando scrive, prima di spararsi…

 “... La giustizia è un esempio appunto del “peggio”, non trascurando che lo scrivente è certo di essere totalmente innocente nei riguardi delle accuse a lui rivolte. Alla fine del processo di appello, 14 dicembre u.s., ho totalizzato una condanna a tre anni per peculato svolto continuativamente dal 2008 al 2012. I possibili sviluppi stanno in un possibile nuovo ricorso in Cassazione, che avrà con grande probabilità un esito nuovamente negativo, diciamo alla fine del 2022. E qui iniziano i problemi seri perché interverrà la sospensione dell’erogazione del vitalizio per la durata della condanna. Probabilmente si sarà fatta nel frattempo nuovamente viva la Corte dei conti pretendendo le conseguenze del danno di immagine da me provocato, diciamo non poche decine di migliaia di euro. Credo tutto ciò sia soggettivamente insostenibile, banalmente perché col vitalizio io ci vivo, non essendomi nel corso della mia attività politica in alcun modo arricchito, e sostanzialmente perché non sono più in grado di tollerare ulteriormente la sofferenza, l’ansia, l’angoscia che in questi anni ho generato oltre che a me stesso anche attorno a me nelle persone che mi sono più care, mia moglie, le mie figlie, i miei amici. Preferisco dare loro oggi, adesso, con una dose di dolore più violenta, ma ”una tantum”(…)Siccome arrendermi non è mai stata un’opzione, frangar non flectar, esprimo la mia protesta più forte interrompendo il gioco, abbandonando il campo in modo definitivo. Serve anche fare un non esaustivo elenco dei personaggi che maggiormente hanno contraddistinto in maniera negativa questa mia vicenda in quasi dieci anni. Dapprima i giudici del primo processo d’appello, i quali, con una sentenza che definire iniqua e politicamente violenta è molto poco, azzerarono la sentenza di primo grado che mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di dibattimento in aula. Poi l’uomo nero, il vero cattivo della storia, il sostituto procuratore che dall’inizio perseguì la sua logica colpevolista, direi politicamente colpevolista. Essendo persona preparata e colta non si arrese rispetto alle assoluzioni del primo grado, ma appellandosi a sua volta ottenne la condanna nel successivo appello. Ancor più colpevole a mio avviso perché, pur conoscendo in dettaglio i fatti che mi riguardano, insistette nelle sue tesi...”

Vi chiedo una preghiera per Angelo Burzi.

 

Il prossimo numero de IL PUNTO uscirà venerdì 14 GENNAIO riprendendo la consueta cadenza settimanale

 

UN SALUTO E BUON ANNO A TUTTI  !                                       MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 843 del 28 dicembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: ITALIANI DIVISIDAL COVID - ANNIVERSARI:  75 ANNI FA NASCEVA IL MOVIMENTO SOCIALE  - ALESSANDRO LANANUOVO PRESIDENTE DEL VCO

 

COVID: ITALIANI DIVISI

E’ inutile prenderci in giro: l’Italia è profondamente divisa tra vax e no-vax, ma soprattutto cresce ovunque la platea degli scettici, dei diffidenti, di quelli che ogni sera ascoltando la TV si sentono presi in giro. Vaccini che prima sembravano una panacea e poi crollano nelle loro certezze come nelle percentuali delle loro coperture, varianti prima pericolose, poi no, oppure forse con numeri ballerini, confusi e contraddittori, promesse e previsioni non mantenute, dati quotidianamente inesplicabili e che vanno contro la logica.

Ma perché ogni giorno - chiaramente e senza furbizie - non ci dicono per esempio quanti ricoverati siano vaccinati o no, quanti dei malati gravi siano no-vax o meno e quanti defunti erano stati vaccinati e sono effettivamente morti di Covid e non – pur positivi - per tante altre patologie. Questo per capire quanto serva - insomma - vaccinarsi o meno. Solo così (se i numeri dimostreranno i rischi a non farlo) si riuscirà a convincere chi non vuole vaccinarsi. Per esempio: è vero che la probabilità di essere ricoverati è 16 volte di più per i “no vax” rispetto ai vaccinati, oppure è una bufala? Solo numeri chiari possono convincere i no-vax, ma se non vengono dati o non sono reali crescono allarmismo e diffidenza. Anche perché la matematica non è un’opinione: se tutti i “contatti” dei contagiati - soprattutto se asintomatici – dei giorni precedenti la scoperta della loro positività devono mettersi in quarantena, con l’attuale indice di crescita dei contagiati tra poche settimane in Italia non lavorerà più nessuno, perché tutti più o meno saranno stati a “contatto” con inconsapevoli contagiati che crescono al ritmo di decine di migliaia al giorno!

La gente può accettare tutto, ma non è scema e senza chiarezza cade la credibilità di un sistema vaccinale che dimostra troppe crepe.

Secondo discorso la dipendenza europea dalle case farmaceutiche. E’ inaudito che si spediscano milioni di dosi Astrazeneca quasi scadute nel sud del mondo perché da noi non le vuole nessuno (eppure erano state pagate a caro prezzo): questo sì che è vero razzismo. Così come non si capisce perché i grandi governanti della terra non si siano uniti per limitare i profitti disgustosi di case farmaceutiche che comandano le borse del mondo e nella corsa ai vaccini emettono nuovi modelli, dosi, varianti più o meno testati. Ma possibile che non si debbano conoscere i contenuti degli accordi UE con Pfizer & aziende del settore? Prezzi, tempi, modalità di consegna, scontistica, nomi e cognomi dei funzionari e dirigenti europei coinvolti: tutto nebuloso, tutto nascosto.  L’impressione è una grande palude dove lo scetticismo avanza di pari passi delle incongruenze che ci raccontano. Per questo tutti hanno sempre più dubbi, non hanno più fiducia, si sentono cavie di un sistema e così anche chi si è convintamente vaccinato  – come me – comincia a chiedersi se il Covid non stia semplicemente diventando un strumento di profitto mentre volutamente (e politicamente) si sono nascoste le responsabilità iniziali e successive di questa pandemia. Il mondo, insomma, vuole vederci più chiaro. 

 

26 DICEMBRE 1946: NASCE IL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO, “LA MIA GENTE”

75 anni fa, esattamente il 26 dicembre 1946, veniva fondato nello studio romano dell’avv. Arturo Michelini il Movimento Sociale Italiano.

Un partito che i più giovani non hanno conosciuto e di cui forse nulla sanno, che ricorda qualcosa a chi ha i capelli bianchi, ma che per alcuni – come per me – ha rappresentato la “mia” gente, ovvero il senso profondo di appartenenza a un mondo politico così diverso da quello di oggi.

A rileggere le cronache e i documenti di allora colpisce la modernità programmatica di   quella dozzina di fondatori e soprattutto il concetto “Non rinnegare, non restaurare” che dimostrava una immediata volontà di cambiamento rispetto a un periodo storico (il fascismo) finito in tragedia neppure due anni prima.

Anche se quei fondatori e i molti che subito si aggregarono furono immediatamente etichettati come semplici “neofascisti”, bisognerebbe avere il coraggio di andare più a fondo per capire, conoscere e giudicare.

Vogliamo riunire tutti coloro che al di là delle proprie origini ed appartenenze politiche intendono superare ogni tentazione di rancore e di rivincita per riconoscersi, solidamente, servitori della ricostruzione della Patria…” era scritto così nel primo “Appello agli italiani” e il primo punto programmatico del nuovo partito chiedeva di salvaguardare l’integrità nazionale “In un’Unione Europea fondata sulla parità e la giustizia”. Parole profetiche, eppure erano passati solo 20 mesi dalla fine di una guerra devastante dove i vincitori erano stati i “nemici” di quel piccolo gruppo e si era nel pieno di un dopoguerra dove decine di migliaia di persone erano state uccise - soprattutto nel nord Italia - pur a guerra finita, in un clima di estrema divisione tra repubblicani e monarchici e con centinaia di migliaia di persone ancora prigioniere degli alleati, sotto processo, “epurate” o appena uscite dai campi di concentramento dove erano stati rinchiusi gli ex aderenti alla Repubblica Sociale.  

In un’Italia ancora occupata ed amputata nel suo territorio (Trieste, l’Istria e tutta la Dalmazia) e dove c’erano ancora milioni di senzatetto accampati tra le rovine c’era - in quella fine del ’46 - chi si rimetteva politicamente in gioco e proponeva da subito il concetto di una Europa unita, una profonda riforma sociale, un rinnovato orgoglio nazionale, un futuro per milioni di ex combattenti senza lavoro.

Per questo il MSI diventò presto un punto di riferimento non solo per chi aveva vissuto la guerra “dalla parte sbagliata” subendo poi spesso la mattanza del post 25 aprile, con troppi episodi di cui ancora oggi - 75 anni dopo - non si vuole parlare.

Quando negli anni ’70 iniziai il mio percorso politico ritrovai ancora qualcuna di quelle persone e ne conobbi tante altre, ciascuna con la sua storia.  Italiani semplici, raramente benestanti, gente che politicamente era ancora emarginata e discriminata, ma fiera delle proprie idee e spesso del proprio passato, della propria libera diversità verso il pensiero dominante. C’erano anche delle teste calde, sicuramente, ma molto di più erano quelli che consapevolmente avevano scelto una posizione scomoda ma di coerenza con la propria coscienza

Mi piaceva e mi piace approfondire, capire, e così ho raccolto tante testimonianze, fatti, ricordi e piano piano anch’io - a mia volta - ho vissuto episodi da raccontare che pur oggi sembrano così lontani, con la fortuna di aver potuto vivere un periodo politico difficile, ma importante.

Ne ho parlato a lungo nei miei libri (“Staffette”, “Inverna”, “La Moscheruola”) e per questo vorrei che questo anniversario non scivolasse nel nulla, che tanti lettori mi invitassero a parlarne, a spiegare, a raccontare: sarebbero elementi preziosi per dare – soprattutto ai giovani – un quadro più completo di quella che fu la storia politica italiana.

Una continua evoluzione, ma mi chiedo sempre perché così tante persone si sentano ancora oggi schierate su posizioni simili, di fatto in continuità rispetto a quel gruppo iniziale di emarginati che 75 anni fa fece una scelta sicuramene controcorrente.

Com’è mai possibile - se quei discriminati non avessero avuto un po’ di ragione -  che dopo 75 anni di disinformazione, retorica e demagogia ci sia comunque una bella fetta di italiani che “non ci cascano” e rivendicano la loro libertà di pensiero e quindi di poter e voler leggere la storia con obiettività e serenità, senza odio per nessuno ma semplicemente cercando di capire.

Mi guardo indietro e non posso che ricordare l’entusiasmo, la fatica, il rischio, le difficoltà dei missini del debutto, ma anche della mia esperienza di vita. I miei primi comizi davanti a piazze desolatamente vuote nei nostri piccoli paesi, ma incredibilmente piene quando a parlare era Giorgio Almirante, che del MSI-DN era il leader quando ero ragazzo.

Non bastarono nei decenni le leggi speciali, le richieste di scioglimento, le persecuzioni giudiziarie, le perquisizioni, le botte, l’odio manifesto dei comunisti e dei loro fiancheggiatori – ieri come oggi – “utili idioti”: quella fiamma tricolore non si spegneva e non si è spenta, mai.

Ho conosciuto testimonianze atroci di quei “vinti” che hanno subito e taciuto, ma che

non si sono mai arresi, mentre il testimone passava, evolvendosi, prima dal MSI alla Destra Nazionale, poi ad Alleanza Nazionale e oggi a chiunque si ritrovi – pur sparso in diversi gruppi politici, ma soprattutto in FdI – a ricordare Arturo Michelini, Giorgio Almirante, Pino Rauti, Pino Romualdi e tanti altri personaggi che del MSI ne sono stati dirigenti, compreso Gianfranco Fini che avrà alla fine sbagliato tutto, ma intanto ricordiamoci che con Pinuccio Tatarella e tanti altri della "nostra" generazione era stato capace di portare il partito fuori dal ghetto e di dar vita ad Alleanza Nazionale.

Ma un ricordo doveroso va soprattutto a chi ha sofferto, dai primi militanti missini uccisi a Trieste di cui chiedevano la riunificazione all’Italia agli oltre 30 ragazzi della mia età massacrati durante gli anni della violenza rossa.

A chi ci diceva di stare zitti perchè  eravamo “antidemocratici” ricordavo sempre che la nostra democrazia era testimoniata proprio dall’essere lì, a partecipare.

Eravamo sempre emarginati: quelle poche volte che sulla stampa si parlava di noi era solo per dipingerci come fascisti, violenti, estremisti, irriducibili idioti. Mai, in decenni, una nota positiva. Cose che i giovani di oggi neppure possono concepire: dal non pubblicare sui giornali neppure le nostre liste elettorali ad escludere dai seggi i nostri scrutatori, dal negarci le piazze ai mille tentativi di ghettizzazione.

Io ero uno dei tanti ed ho avuto più occasioni, più fortuna. Come tanti altri ho affisso di notte migliaia di manifesti, stampato volantini al ciclostile, passato le giornate nei corridoi delle questure, fatto propaganda nei posti più assurdi, rischiato (spesso) le botte da chi non la pensava come me, eppure so di non aver mai alzato una mano contro nessuno.

Vorrei che questo anniversario sia quindi un omaggio a tutti gli iscritti e gli attivisti senza nome di un partito che si reggeva con pochi soldi ma soprattutto sui propri volontari e ai milioni di silenziosi elettori del MSI. Quelli che credevano in noi e ci votavano, ma non potevano dirlo perché rischiavano sul lavoro, in ufficio, tra la gente. Oltretutto, dopo che nel dopoguerra l’Italia sembrava avviata ad una civile transizione democratica. arrivarono infatti gli “anni di piombo” con le bombe e gli attentati degli “opposti estremismi” con una manovalanza spesso manipolata e che serviva soprattutto a far mantenere al potere personaggi a volte molto equivoci.

Mi corrono davanti agli occhi i visi, le mani, gli occhi di chi in qualche modo mi diceva “grazie” nel rappresentarli e la forza di quei visi erano la mia arma segreta.

Non era facile – soprattutto al Nord – essere missino in fabbrica, in consiglio comunale o nei piccoli paesi dove ti segnavano a dito. Si parlava (spesso da soli) in consigli comunali e assemblee apertamente ostili dove avevamo tutti contro, quell’ intero “arco costituzionale” inventato solo per emarginarci. Eppure alla fine non ci sono riusciti: l’URSS è caduta, il comunismo è morto, siamo stati riconosciuti come legittima forza politica e quindi in qualche modo abbiamo vinto noi con l’onore e l’onere di rappresentare quelle persone umili e senza voce. Fierezza: è sempre stata la molla che mi ha mandato avanti e mi ha fatto superare tante difficoltà.

Così, mentre man mano salivo dal consiglio comunale della mia città (di cui poi sono diventato sindaco) al consiglio provinciale e poi in Regione Piemonte e infine dal 1994 in Parlamento per cinque legislature sapevo che la mia responsabilità cresceva perché avevo nei loro confronti un impegno morale di trasparenza e di rappresentanza.

Quanta gente ho conosciuto da Brunico a Pantelleria, da Alghero a Lecce, da Trieste ad Aosta e poi come responsabile di AN all’estero da Melbourne a Stoccarda, da Buenos Aires e Toronto. Era appunto la “mia” gente, quella comunità umana che non potevo e non potrò mai dimenticare ed alla quale posso e devo solo dire grazie.

Gente irripetibile ed unica, a volte divertente ed assurda, cementata dai fatti e divisa – sempre! – nella   dialettica   delle   interpretazioni tra “destra sociale” e  “conservatori”,  tra rivoluzionari e legalitari, tra moderati e più estremisti, tra aperti al dialogo o presunti difensori dell’ortodossia.

Eppure quel piccolo MSI del ’46 in pochi mesi prese decisioni nette (sempre poi mantenute) stando senza equivoci dalla parte della democrazia parlamentare, dell’Occidente e dell’Europa con una scelta democratica chiara, senza tentennamenti o cedimenti.

Gruppi e gruppuscoli si sono allontanati, scissioni sciagurate hanno a volte diviso il ceppo, correnti e divisioni hanno rallentato la marcia, ma la continuità è sempre rimasta.

Oggi va quindi reso omaggio a chi volle quella spinta iniziale e se qualche lettore volesse conoscere più a fondo le vicende storiche e politiche che portarono alla firma di quell’ “appello agli italiani” di 75 anni fa mi contatti e ribadisco che sarò felice di spiegare, raccontare, tentare di far capire a chi non c’era che cosa avvenne e perché.

A tutti quelli che - almeno una volta - nella loro vita hanno votato per quella fiamma tricolore dico “grazie” e - a nome dei tanti che non ci sono più - spero solo di essere stato più o meno all’altezza di chi fece 75 anni fa una scelta difficile, ma che era il loro e poi divenne il nostro dovere.

 

PROVINCIA VCO: LANA PRESIDENTE

E’ con piacere che saluto ALESSANDRO LANA, 35 anni e sindaco di Piedimulera, eletto domenica nuovo presidente della provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

Un giovane amico ed amministratore che stimo e che sperò sarà in grado di dare forza a questa nostra amministrazione provinciale che deve ritrovare, dopo i disastri della legge Del Rio che ha cercato di sabotarla, la sua missione di fondamentale Ente intermedio. Con pochi soldi avrà responsabilità enormi in un territorio quasi tutto montano come il nostro, ma Alessandro ha le capacità per fare bene. A lui e ai suoi collaboratori, dopo la vittoria netta del centro-destra, un augurio quindi di buon lavoro. 

 

Il prossimo numero de IL PUNTO uscirà mercoledì 5 gennaio poi – da venerdì 14 – si riprenderà con la consueta cadenza settimanale

 

UN SALUTO E BUON ANNO A TUTTI  !                           MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 842 del 17 dicembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: AUGURI - RIFLESSIONI POST USA – PATTI E FREGATURE – DA CADORNA E GINO STRADA.

 

AUGURI...

Spesso si fanno per consuetudine e in modo scontato, tra un incrocio di miliardi di SMS e regali più o meno utili, ma ai lettori de IL PUNTO vorrei che i miei arrivassero come piccolo segno di amicizia "vera" e  soprattutto di ringraziamento per l'attenzione che mio avete dimostrato durante questo quasi ventennale appuntamento settimanale di condivisione e - a volte -  anche di profonda divergenza.

L'augurio di BUON ANNO è "laico" e quindi vale per tutti, ma quello di BUON NATALE non lo è: vale solo per chi ritiene davvero che il messaggio cristiano sia utile e forse indispensabile  in questo mondo travagliato e diviso, spaventato e spesso pieno di contrapposizioni e violenza.

Una volta il giorno di Natale si fermavano le guerre, impegnamoci  almeno ad un momento di riflessione con noi stessi, che sia di bilancio e di rilancio: ne abbiamo tutti bisogno. 

Una "festa della luce" che la porti a tutti noi.

 

RITORNO NEGLI USA

Dopo quasi due anni di assenza forzata sono ritornato nel sud degli USA notando molti cambiamenti, ma anche come questo paese si sia già scrollato di dosso le angosce del Covid mentre noi europei siamo ormai allo psicodramma. In Florida, per esempio, se atterrate a Miami scoprirete che qui il problema, almeno ufficialmente, quasi non esiste.

Ron De Santis, il giovanissimo governatore repubblicano (aveva solo 41 anni al momento della sua elezione, nel 2019) ha infatti deciso di affrontare la pandemia con una strategia di basso profilo soprattutto per accogliere a braccia aperte i milioni di turisti che arrivano in queste settimane a scaldarsi sulle assolate spiagge del Golfo del  Messico lasciando il Canada e gli stati del Nord americano seppelliti dalla neve.

D'altronde i numeri per il Governatore parlano chiaro. Su 21 milioni di abitanti  censiti (ma in realtà siamo sui 24 milioni, comprendendo   turisti   ed   immigrati   più   o   meno   al   limite   della regolarità) i contagi sono molto meno dei valori italiani con circa 2500 casi al giorno, le vaccinazioni (libere e gratuite, anche per i turisti, basta presentarsi da un medico oppure –  senza preavviso – in una qualunque farmacia) hanno coperto il 65% della popolazione con una media di decessi che dopo un picco a settembre è ora intorno ai 40 al giorno.  

Per uno stato dove gli anziani sono molto numerosi non è un bilancio troppo negativo.

Di Covid soprattutto se ne parla poco sui giornali e nei media e l’impressione  visiva  è che il problema  sia considerato marginale: nessuna mascherina, libero ingresso ai supermercati, agli spettacoli e negli uffici   pubblici   (dove   ben   pochi   impiegati   sono   comunque “mascherati”)   e   tutti   tendono   a   minimizzare sottolineando   che   le   statistiche   federali   confermano   come   quelle dello “Sunshine State” siano migliori di quelle nazionali e che quindi l’epidemia conta poco in un’area dove l’inverno è soprattutto il “top”   della   stagione  turistica.  

Minimizzare è anche una scelta politica negli stati a maggioranza repubblicana rispetto a quelli guidati dai democratici, stati in rotta di collisione con Joe Biden e relative autorità federali che chiedono più precauzioni. Ron De Santis non fa una piega e la sua ricetta è semplice: “Il vaccino qui da noi è gratis, libero, immediato: vaccinatevi e non pensateci più”. Ovviamente schierati con lui operatori turistici e imprenditori che hanno visto un boom delle presenze, anche perché il lavoro a distanza ha incentivato il trasferimento al sole piuttosto che tra le nevi del nord. Anche per questo si assiste in Florida ad un vero e proprio boom immobiliare con quotazioni salite anche del 30% dopo l’inizio della pandemia. Il business si vede: non c’è una vetrina in cui non si cerchino nuovi dipendenti, mente i prezzi di tutti i generi tendono nettamente ad aumentare, come peraltro in tutti gli States.

Una crescita ufficiale che a novembre ha superato negli USA il 6,8% su base annua, ma tutti sono convinti che concretamente si sia sopra il 10% mentre il prezzo della benzina ha raggiunto il “folle” costo di 90 centesimi di euro al litro, il che negli USA sembra scandaloso.  

All’appello mancano i turisti europei, certo, ma sono poca cosa quando un  intero  continente  sembra  volersi rifugiare sulle spiagge assolate e se  il  Covid è un problema meglio esorcizzarlo non parlandone e soprattutto senza dargli un’eccessiva importanza. Il tema è diventato anche motivo di contesa elettorale con De Santis che ha giocato molto sul contrasto “soft” alla pandemia e che studia da Presidente quando, prima o poi, verrà definitivamente archiviato Trump in campo repubblicano.

De Santis ha il tempo dalla sua e se Trump dovesse ritirarsi in vista del 2024 (ma per ora sembra non averne la minima voglia) ecco che un successo in chiave Covid potrebbe spianargli la strada anche sul piano nazionale.

Intanto Trump (che in Florida ha una delle sue roccaforti, almeno nel ricco sud dello stato, perché   la   parte   nera   intorno   alla   capitale Tallahassee è un’altra cosa) conferma di volersi ripresentare e qua e là i suoi supporters agitano già le bandiere  agli incroci delle strade: tra 11 mesi ci saranno le elezioni di metà mandato, si rivota mezzo Parlamento e non mancheranno colpi di scena.  

 

PATTI  E  FREGATURE

Per due giorni si è parlato dei misteriosi “patti del Quirinale” sottoscritti tra Italia e Francia, poi su di essi è calato un assoluto e tombale silenzio, eppure Di Maio li aveva definiti “un evento storico”: strano.

Attenti però che il silenzio non porti a possibili fregature. Per esempio c’è il rischio che il concordato rafforzamento delle frontiere europee avvenga anche all’interno della UE, ovvero – tanto per essere chiari – che i francesi potranno rispedire in Italia chi arrivasse da loro proveniente dal nostro paese senza avere le carte in regola.

Visto che la ministro Lamorgese ha confermato nei giorni scorsi come gli ingressi via mare in Italia proseguono con un ritmo doppio dell’anno scorso e quadruplo rispetto a due anni fa, ma che su circa 60.000 arrivi solo 97 (novantasette!!) sono stati accolti in Europa dal primo gennaio a fine mese scorso, è ora che Draghi chieda finalmente a Bruxelles chiarezza e rispetto.

Questo anche perché in concreto tante belle parole come “gestione coordinata”, “integrazione europea”, “solidarietà”, “porte aperte” ecc.ecc. sembrano sottolineare  solo che - da una parte - per 3.000 profughi che dal Medio Oriente volevano entrare in Polonia per andare a lavorare in Germania via Bielorussia l’Europa si è scatenata contro Minsk (e contro Putin, “il favoreggiatore occulto”), ma per 60.000 persone arrivate in Italia scaricateci da ONG spesso di altri paesi europei non solo l’UE non batte ciglio, ma neppure contribuisce né – tantomeno - accoglie: dov’è la logica e la coerenza?

 

DA CADORNA A GINO STRADA

La giunta comunale di Verbania ha deciso di appoggiare la richiesta di cambiare il nome della “mia” ex scuola media da “Lugi Cadorna” a “Gino Strada”. Premesso che Luigi Cadorna era un esponente di una famiglia locale, nato e vissuto nella nostra città (dove è sepolto) credo che gli storici abbiano in parte rivalutato la figura del “generalissimo” che ha comandato le forze armate italiane nella I guerra mondiale e non era solo un macellaio, come è stato a volte descritto.

Ma quello che non accetto – e personalmente scriverò al prefetto di Verbania invitandolo a non dare il suo avvallo alla nuova intitolazione – è dedicare l’Istituto scolastico proprio a Gino Strada che non è stato solo il fondatore di Emergency ma anche un violento esponente – mai pentito! - di quella estrema sinistra milanese che intorno agli anni ’70 si è resa responsabile di decine di aggressioni brutali a carico di avversari politici (o presunti tali) e Forze dell’Ordine. Non solo: non tutto luccica in “Emergency” di cui non si conosce un bilancio ufficiale e che spesso – come in Afghanistan – in nome del pacifismo ha preso posizioni antitetiche alla presenza militare italiana votata dal Parlamento, parteggiando apertamente con chi sparava alle nostre truppe.

Certamente Strada è stata una personalità complessa e sfaccettata, dividente e di parte, icona di quella sinistra che va per la maggiore e quindi viene riverita ed ossequiata, ma se esprimo rispetto per la figura di Strada, scomparso un anno fa, non sono d’accordo che proprio  la “mia” scuola cambi intitolazione e mi auguro che altri sollevino questa protesta.

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Come tradizione, per il periodo delle feste natalizie IL PUNTO "rallenta" nelle sue uscite e quindi NON uscirà venerdì prossimo,  vigilia di Natale, ma comunque mi leggerete prima della fine dell'anno.

 

UN SALUTO A TUTTI                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 840 del 10 dicembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

Cari Amici,

come ogni anno, in questo periodo dedico un numero speciale de IL PUNTO ad aggiornarvi sul “Verbania Center”, l’iniziativa umanitaria che ho fondato 40 anni fa ed alla quale molti lettori in diverse circostanze hanno dato una mano.

Ecco quindi la relazione del 2021 sempre seguendo il nostro motto “Kaba Kuguna Andu” che in swahili significa “E’ meglio fare del bene”…

……..

40 anni fa – era il Natale del 1981 – nacque il “Verbania Center” prima come gruppo spontaneo di amici e poi - da ormai 11 anni - come specifico e autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Cominciammo con un acquedotto a Loyangallany nel nord del Kenya sul lago Turkana e da allora si è fatto davvero tanta strada.

Come ogni anno debbo e voglio ricordare i tanti amici che oggi non ci sono più, insieme a tutte quelle persone che in questi anni si sono impegnati sia nella solidarietà e che – in diversi parti del mondo – hanno operato grazie agli aiuti che abbiamo raccolto. Il 2021 è stato un anno difficile anche in Africa ed America Latina per l’emergenza Covid, ma abbiamo comunque continuato nelle nostre attività, particolarmente in Mozambico dove sappiamo esserci un particolare bisogno. Idealmente tutto quello che è stato realizzato è quindi legato alla memoria di queste persone che non sono più con noi, ma ci hanno guidato e quindi ancora ci guidano ogni giorno.

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative.  

Quest’anno è stato un anno decisamente notevole perché durante il periodo 24.11.2020 - 22.11.2021 sono stati ricevute offerte complessive per euro 19.800. Gli impegni complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 23.623. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE c/ la Fondazione è sceso da 5.171 a 1.348 euro mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariato a 73.453,71 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center in 40 anni ha quindi superato come raccolta i  626.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate  in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

UN GRAZIE PARTICOLARE

Devo sottolineare l’aiuto e l’amicizia di tante persone e gruppi di amici che hanno approfittato per dare un loro contributo anche in occasione della festa del mio compleanno (70 !!) oltre che da parte dei Rotary Club Pallanza-Stresa e Briga (CH) che hanno dato una mano importante. Due aiuti speciali “straordinari” sono arrivati anche da amici del Lussemburgo e della Svizzera.  Ringraziamo tutti con affetto.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro) a Nacala. Suor Spitti è tornata laggiù e ha chiesto un aiuto straordinario per sistemare il tetto di una scuola che è stato ed è anche punto di raccolta di profughi provenienti dal nord del paese dove c’è guerriglia. Migliaia di sbandati che si cerca di aiutare. A questa scuola abbiamo destinato complessivamente 5.123 euro.

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul centro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia ecc. sono terminati nel 2020 i lavori per quello di pneumologia – intitolato a Simona Giordano - subito utilizzato per il Covid.  In Mozambico si muore così facilmente per altre cause che è perfino difficile capire la gravità della pandemia che però non sembra avere avuto l’impatto che c’è stato da noi. Successivamente è stato sistemato un locale spogliatoio per infermieri ma soprattutto l’anno è stato destinato a ristrutturale completamente i locali del pronto soccorso. Ci siamo concentrati su questo specifico obiettivo investendo 13.500 euro e realizzato già tre step dei lavori previsti. Vorremmo chiudere ora con il quarto e ultimo lotto che peraltro è già in costruzione e per il quale servono 5.000 euro circa. Ne abbiamo già raccolti una parte, il resto…Seriamo che arrivino! Obiettivo è concludere tutti i lavori prima della stagione delle piogge (febbraio-marzo) e con questo traguardo i lavori generali della struttura sanitaria – che ha impegnato Luciana e noi per oltre 5 anni - saranno completati.

Da ultimo vorremmo realizzare un pozzo per l’acqua potabile. (preventivo di circa 2.500 euro) che per ora non abbiamo ancora potuto finanziare, ma che sarebbe davvero importante.

 

BURUNDI

Abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno è stata finanziata la parrocchia di p. Isaie Ntahoundi (fu il coadiutore di don Carlo) con 500 euro per sistemare il centro parrocchiale ed abbiamo inviato 1000 euro al centro di Kamenge, vicino alla capitale Bujumbura, che è una fantastica esperienza che da decenni opera per costruire i rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio.

 

COLOMBIA

Continua l’attività del dott. Gianfranco Chiappo un amico-sostenitore che lavora a Cartagena ed è originario della nostra zona. Aveva creato delle squadre di calcio giovanili per i ragazzi di strada della periferia della città, ciascuna delle quali intitolata ad un club italiano: Juventus, Torino e anche… VERBANIA (ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!) ed ora – soprattutto a causa del Covid – aiuta questi ragazzi (rimasti spesso sbandati) con tante altre iniziative. Per aiutarli abbiamo aumentato la somma degli ultimi 2 anni arrivando a 1.000 euro.

 

SIRIA

Essere cristiani significa anche aiutarli. Tramite l’associazione AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE sono stati destinati 300 euro per l’assistenza ad anziani della diocesi di Homs, in Siria, cristiani molti scappati dall’ Iraq che non hanno voluto o potuto lasciare il paese.

 

SENEGAL

Infine un piccolo aiuto ad un gruppo di immigrati della nostra zona che ha iniziato a spedire in Senegal materiali, vestiti dismessi, mobili, banchi, attrezzature scolastiche ecc. Hanno un centro di raccolta a Gravellona Toce e raccolgono quello che viene dismesso (se, ovviamente, ancora utilizzabile). Una piccola offerta di 200 euro per contribuire al nolo di un container.

 

LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta
2) le iniziative finanziate debbono prevedere il coinvolgimento di gruppi o popolazioni locali che devono co-partecipare mettendoci almeno il lavoro materiale. Inoltre, quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.

3) ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che viene realizzato.

 

L'AZIONE DEL ”FONDO”

Ormai oltre 10 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre : “FONDO VERBANIA CENTER” 

 

Sono state inoltri destinati al Verbania Center i ricavi del libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”.   Il volume riprende quello uscito due anni fa  (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche ed è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. Purtroppo proprio Carlo Pisoni (un nostro grande sponsor ed amico) è mancato di Covid nei giorni di Pasqua 2021.

 

GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro e va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio indirizzo postale per la spedizione.  UN’IDEA PER UN REGALO DI NATALE…

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !

 

                                                                                                                          MARCO ZACCHERA



 


IL PUNTO   n. 840 del 3 dicembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: RIFLESSIONI – MONTI - PRESIDENZIALISMO – FORMICHE - GENTE DI LAGO

 

Mentre in Europa la cosa più intelligente che riescono a fare è proporre di eliminare il “Buon Natale” perché termine “divisivo” (ma come nascono certe idee se non per la volontà di abbattere e distruggere ogni radice, tradizione, “cemento” continentale? Questa è forse la “loro” Europa, non certo la mia!) e prendendo atto della successiva retromarcia - che però non c’è stata in altre analoghe situazioni - meglio non prendersela troppo e proporre magari qualche spunto di riflessione.

 

Per esempio un confronto tra le multinazionali del farmaco e Albert Bruce Sabin , ebreo, colui che scoprì il vaccino contro la poliomielite e decise di non brevettarlo per permettere a tutti di vaccinarsi. Anni prima il nazismo aveva sterminato la sua famiglia, così un giorno gli chiesero se non provava sentimenti di vendetta contro i tedeschi e lui rispose: “Le SS mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutta Europa, sia in Germania che nel mondo, non la trovate una splendida vendetta?”

 

DIRITTI & DOVERI

“Vax-No Vax”, non entro più nella polemica, ma invito alla riflessione chi non vuole vaccinarsi leggendo questa piccola testimonianza (assolutamente vera).

“Sono Laura D.S . di Pavia, ho 42 anni e sono malata di cancro. Ho fatto un ciclo di chemioterapie per ridurre la massa del mio tumore al timo ed ora sarebbe il momento dell’intervento, ma in Italia ci sono solo 3 centri specializzati (tutti in Lombardia). Mi hanno chiamato e attendevo con ansia la convocazione, invece mi hanno comunicato che sono stati ridotti i posti letto dedicati per l’aumento dei ricoveri Covid e rimarrò quindi in lista d’attesa, non so per quanto tempo ”. Se i ricoverati “no-vax” (che sono la gran parte dei degenti Covid) si fossero vaccinati, quanti posti liberi in più sarebbero stati disponibili per pazienti come Laura?

Chi ha (avrebbe) oggi più diritto ad occupare quei posti-letto?

 

CHI L’HA DETTO ?

A proposito del Covid e delle informazioni che girano «Comunicazione di guerra significa che ci deve essere un dosaggio dell'informazione. Che nel caso di guerre tradizionali è odioso, perché vuole far virare la coscienza e la consapevolezza della gente. Ma nel caso della pandemia, quando la guerra non è contro un altro Stato, io credo che bisogna trovare delle modalità meno democratiche secondo per secondo».

Tranquilli, la dichiarazione non è della Meloni o di Salvini altrimenti le accuse di sovranismo, fascismo, autoritarismo ecc.ecc. sarebbero salite al cielo, ma semplicemente del senatore a vita “per meriti capital-finanziari” Mario Monti , già premier e braccio ufficiale della finanza internazionale, quella che – tanto per intenderci – copre ed appoggia anche gli interessi delle multinazionali dei farmaci, ben protetti da Bruxelles. Visto però che frasi come questa le ha dette Monti allora non si è scandalizzato nessuno.

 

PERCHE' SERVE UN PRESIDENTE ELETTO DAI CITTADINI

Puntuale come l’arrivo dell’inverno, da settimane (o già sono passati mesi?) si intrecciano pronostici e commenti sul toto-Quirinale, complicati questa volta dall’ingombrante presenza sul mercato politico-finanziario di Mario Draghi , uno che sarebbe un candidato “doc” e più o meno appoggiato da tutti, ma che - abbandonando Palazzo Chigi - rischierebbe di lasciare un vuoto incolmabile.

Grande incertezza, quindi, e consueti maneggi di palazzo con rischi di crisi di governo, eppure tutto questo avviene perché agli italiani – ai sensi del dettato costituzionale – è vietato ancora una volta il sacrosanto diritto-dovere di eleggersi direttamente il proprio presidente.

Proprio l’attività di Draghi come premier sottolinea che quando una persona è di valore sa fare argine con la propria autorevolezza all’orgia arrembante di partiti e partitini che banchettano sulle briciole del potere, e ancora di più lo sarebbe se quel leader fosse legittimato dalla volontà popolare.

Eppure l’elezione diretta del Capo dello Stato in Italia è da sempre un tabù, quasi come l’energia nucleare: non se ne deve parlare “a prescindere”, il parlamento si dimostra incapace di portare avanti il progetto (o non lo vuole proprio appoggiare) e non c’è neppure la possibilità di mettere sul tappeto pregi e difetti delle alternative a un parlamentarismo in fase calante.

Se questo sistema poteva essere credibile nel 1948 - quando il timore generale era un ripetersi della dittatura - il concetto del parlamentarismo perfetto è oggi del tutto superato, soprattutto perchè ha dimostrato “a posteriori” molti difetti nella gestione della cosa pubblica che non potevano essere considerati nelle volontà dei Padri Costituenti.

A far maggior danno, poi, le incrostazioni che man mano si sono si sono moltiplicate negli anni portando fuori dal parlamento il “vero” potere e soprattutto i diversi sistemi elettorali che hanno sostituito il concetto di merito con quello delle liste a scatola chiusa, dove capi e capetti impongono i loro yesman e ti saluto democrazia.

Mai come ora una elezione diretta dell’inquilino del Quirinale permetterebbe al Paese di sentirsi più unito, rappresentato, coeso.

Tra l’altro l’elezione diretta a uno o a due turni (meglio il sistema con ballottaggio) darebbe al Presidente non solo una chiara investitura popolare, ma anche sarebbe garanzia della sua autorevolezza e quindi dell’autonomia che potrebbe e dovrebbe vantare proprio nei confronti dei partiti politici di cui oggi è invece spesso un ostaggio, proprio perché solo grazie a loro è stato eletto.

Bisognerebbe anche riflettere che - mentre la legge elettorale per il parlamento è in affanno e se ne chiedono continui cambiamenti - una sola riforma elettorale ha attecchito e dato frutto in Italia: l’elezione diretta del sindaco.

Fu una scelta decisa in poche settimane da un mondo politico in agonia nel 1993 sull’onda di “mani pulite” e di una morente “prima repubblica”, ma che si è dimostrata formula vincente e che quindi dovrebbe essere significativamente allargata.

Forse è davvero ora di riparlare di presidenzialismo in modo serio e sereno, perché l’Italia ha bisogno di decisioni, di tempi di reazione adeguati alla situazione internazionale ed europea con persone che abbiano il coraggio di prendere decisioni senza rimanere impigliate nell’eterno scontro tra partiti, correnti, gruppi e sottogruppi e la necessità di centellinare nomine e responsabilità, insomma di accontentare sempre tutti.

L’Italia democratica ha compiuto 75 anni, gli italiani non sono più quelli del 1948 e sono stufi di “delegare” soprattutto quando in loro nome si organizzano pateracchi e si combinano pasticci.

Se la sinistra langue, che almeno il centro-destra prenda in mano con forza questa tematica che forse potrebbe trovare ampi consensi in ogni settore politico, ma soprattutto nell’opinione pubblica.

 

FORMICHE

Da circa un anno collaboro ad una rivista on line che mi sembra ben fatta: FORMICHE, testata diretta da Giorgio Rutelli e Valeria Covato che ospita approfondimenti quotidiani su molti argomenti di attualità.

Cercate “www.formiche.net “per dare un’occhiata, aggiungendo “zacchera” se si vogliono leggere i miei articoli spesso poi ripresi o sintetizzati sul “Punto”.

 

GENTE DI LAGO

E’ nuovamente disponibile il libro “ GENTE DI LAGO 2 “ edito l’anno scorso con nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore.   Il volume riprende quello uscito l’anno scorso (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, (che è purtroppo deceduto nella primavera scorsa di Covid e quindi temiamo sia questa l’ultima opera di questo genere, considerandola anche un omaggio alla Sua memoria) Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 18 euro (spese di spedizione comprese) o di 35 euro se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

Per spedizione via raccomandata aggiungere 5 euro a pacco. UN’IDEA PER UN REGALO DI NATALE…

 

I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO

 

UN SALUTO A TUTTI                                            MARCO ZACCHERA                                            

 



IL PUNTO   n. 839 del 26 novembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: ENNIO DORIS - CONDANNE NON PROCLAMI – CAVALIERE, MI CONSENTA!  - LA PIOGGIA DEL PNRR - GIUSTIZIA AD OROLOGERIA –  GENTE DI LAGO

 

ADDIO A ENNIO DORIS

Mi stava simpatico e non per il “girotondo intorno a sé” ma perché infondeva ottimismo e simpatia, mi sembrava un banchiere dal volto umano.  “Da una crisi nasce sempre una opportunità” era uno dei suoi slogan preferiti e forse aveva proprio ragione.

Inoltre - la tramite Fondazione di Banca  Mediolanum – è sempre stato vicino anche ad iniziative umanitarie nel mondo in modo importante e discreto. Indirettamente, anche il ”Verbania Center” ha ricevuto volte un aiuto e non va dimenticato.  

 

CONDANNE, NON CHIACCHIERE

Ieri era la giornata internazionale per eliminare la violenza fisica alle donne, celebrata in un crescendo di manifestazioni a tutti i livelli con un taglio che a volte mi è sembrato condito di molta demagogia. Mettiamola così: innanzitutto delle donne di oltre metà pianeta non si sa nulla, ovvero le donne sono umiliate e soffrono in silenzio senza diritti e senza nessun “telefono” di aiuto. Valga per tutti il mondo musulmano, africano o di società dove il “macho” picchia e violenta impunito o dove – comecon  la legge coranica – dove la donna “vale” addirittura legalmente molto di meno dei maschi: sono scenari e scandali mondiali di cui non parla nessuno né tantomeno scuotono le coscienze.

In Italia credo che il problema debba essere affrontato sul piano etico e culturale, ma anche dal punto di vista delle pene. Non è possibile vedere ogni giorno che criminali recidivi possano continuare ad importunare, minacciare o peggio uccidere le proprie “ex” senza che effettivamente siano costretti a pagare per le loro azioni. Braccialetti elettronici (assenti), severità e condanne esemplari - soprattutto se rese pubbliche - servirebbero forse di più di mille manifestazioni e tanti discorsi.

 

CAVALIERE, MI CONSENTA…

Che Silvio Berlusconi aneli a diventare presidente della Repubblica lo hanno capito tutti, ma tutte le persone di buonsenso (salvo lui) sanno benissimo che di fatto è impossibile e forse - alla fine - è perfino meglio così, perché un presidente deve essere persona capace di unire e non una figura divisiva come - nei fatti - lo è stato ed è Berlusconi, a parte ogni commento sulla sua vita privata.

Che nella sua spasmodica ricerca di consensi il Cavaliere arrivi poi perfino a strizzare l’occhio ai grillini sul reddito di cittadinanza è apparso un tentativo un po' patetico di implorarne il loro voto per il Quirinale, ma rendendosi così ancora meno credibile.

Una dichiarazione forse addirittura controproducente tenuto conto che se c’è un tema sul quale mezza Italia si rivolta, soprattutto nel centro-destra, è proprio questo. Certamente il sussidio aiuta gente in povertà ma - congegnato come lo è adesso - copre troppi nullafacenti e non aiuta a trovare lavoro.

Un po' di dignità, Cavaliere! Non è così che il centro destra può pensare di conquistare un posto sul Colle, piuttosto dovrebbe puntare su figure di garanzia come Maria Elisabetta Alberti Casellati, la presidente del Senato.

Se dovessi però indicare un nome di compromesso che galleggi tra tutti questi casini… beh, di nome e di fatto Pierferdinando (Casini) è già automaticamente candidato sia per la sua mai smentita indole democristiana al compromesso, ma soprattutto avendo “frequentato” davvero tutti nella sua lunga parabola politica. Vedrete…

 

LA PIOGGIA DEL PNRR

Scusate, ma io l'avevo capita diversamente.

Pensavo che le centinaia di miliardi da spendere graziosamente concessici da mamma Europa tramite il PNRR dovevano essere impegnati per rilanciare "alla grande" la nostra economia ed ammodernare il Paese con una serie di infrastrutture importati.

Seguendo l'onda dei comunicati-stampa dei vari politici che (comprensibilmente) si intestano il merito dei diversi finanziamenti locali, scopro invece che trattasi di una vera e propria pioggia di piccoli interventi di per sè utilissimi (anzi, spesso indispensabili), ma che poco hanno a che fare con un rilancio produttivo.

In altre parole mi sembra che l PNRR servirà soprattutto per utili lavori di ordinaria manutenzione e nella mia provincia - a parte la sistemazione di un edificio scolastico – per ora i fondi sono stati infatti destinati a manutenzioni post-alluvioni, sistemazioni di strade locali ed opere pubbliche (perfino un cimitero) ma nessuna “spesa di investimento". Immagino che più o meno stia succedendo lo stesso in tutta Italia, ma era ed è questa la "filosofia" che doveva rilanciare l'economia italiana dopo il Covid?

Eppure anche da noi ci sarebbero delle scelte strutturali: rilancio ferroviario di DOMO 2 per togliere i camion dal Sempione ed inquinare di meno, sistemazione delle strade internazionali verso la Svizzera, ripristino di infrastrutture chiuse da anni (vedi galleria di Omegna) ecc.

Mi sa che tra cinque anni parleremo di soldi sprecati ed occasioni perse per sempre.

 

GIUSTIZIA POLITICA

Leggo che il fu segretario dell’UDC Lorenzo Cesa è stato prosciolto dal GIP di Catanzaro dall’accusa di essere para-mafioso. Sono felice per lui, anche perché è un mio amico personale da tanti anni, ma non posso dimenticare che se il governo Conte II è saltato quando a gennaio Renzi lasciò la allora maggioranza giallorossa lo è stato perché dieci mesi fa Cesa fu (ingiustamente) accusato con il solito “avviso di garanzia”. Gettata la notizia in pasto ai giornali finì così nel nulla il tentativo di acquisto di un gruppo di parlamentari “responsabili”.

Magari è stato pure un bene, visto che dopo Conte è arrivato Draghi, ma l’ennesima bufala giudiziaria ha pesantemente inciso ancora una volta sulla vita pubblica del nostro paese quando la riservatezza dovrebbe ed avrebbe dovuto essere la regola almeno fino a quando fossero state minimamente verificate le prove, risultarte poi inesistenti.  

Ricordate Di Maio? «Con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato – affermò l’enfant prodige di Pomigliano d’Arco – ora mi sento di dire che mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi». Fu in quel momento che finirono le possibilità di Conte di guidare il suo terzo governo. A dieci mesi da quelle ore concitate la posizione di Cesa è stata archiviata dal GIP del Tribunale di Catanzaro, Valeria Isabella Valenzi, che ha accolto la stessa richiesta della Dda. L’ex segretario dell’Udc era accusato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso per presunti rapporti illeciti tra alcune cosche di ‘ndrangheta del crotonese con imprenditori ed esponenti della politica.

Tutte chiacchiere, tutto evaporato…

 

GENTE DI LAGO 2

E’ nuovamente disponibile il libro “ GENTE DI LAGO 2 “ edito l’anno scorso con nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore.   Il volume riprende quello uscito due anni fa (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche. Una testimonianza della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, (che è purtroppo deceduto nella primavera scorsa di Covid, considerandola anche un omaggio alla Sua memoria ) insieme ad Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 18 euro (spese di spedizione comprese) o di 35 euro se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

Per spedizione via raccomandata aggiungere 5 euro a pacco.

UN’IDEA PER UN REGALO DI NATALE…I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO

 

UN SALUTO A TUTTI E BUONA SETTIMANA                                    MARCO ZACCHERA     



IL PUNTO   n. 838 del 19 novembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario:   INVESTIRE IN GIOIA – PROFETA IN PATRIA – IPOCRISIE NUCLEARI - FORMICHE

 

IL VERO “COLPO DA MAESTRO”?  UN ACQUISTO DI GIOIA !

 

 “Colpo da maestro di Elon Musk che ha venduto oltre 930 mila azioni di Tesla per un valore di circa 1,1 miliardi di dollari e ne ha comprate altri due milioni per 13,4 milioni sfruttando le sue stock option a 6,24 dollari. Nell’arco di una settimana, quindi, l’imprenditore ha venduto titoli Tesla per circa 5 miliardi di dollari esercitando le stock option che ha ricevuto dal suo piano di remunerazione. Musk ha esercitato circa 2 milioni di stock option lunedì valutate circa 2,5 miliardi, pagando solo 13,4 milioni di costi di esercizio...”

Così i giornali finanziari si complimentano con il capo di Tesla che - soltanto per quanto investito nella propria azienda - ha ora un patrimonio di cinque miliardi di euro in più, oltre a tutti gli altri suoi investimenti. 

 

Complimenti, Mr. Musk, e ora con questi altri cinque miliardi di dollari freschi freschi, che ci fa? E’ più contento adesso, nuoterà alla sera in una sua personale piscina di banconote al profumo di champagne come Zio Paperone? Si comprerà un paio di atolli a flotta dei più moderni jet o yacht del mondo con accompagnatrici comprese? (o accompagnatori, non so).

Chissà perché - quando leggo queste  news - il pensiero mi corre a un paese che conosco abbastanza bene, il Burundi, dove una famiglia campa – o dovrebbe campare -  con soltanto un (uno!) dollaro al giorno. Pensi che successo, Mr. Musk: in un botto solo lei ha guadagnato più di tutti gli abitanti del paese in un anno e mezzo e la sua fortuna – solo in Tesla -  rappresenta il loro prodotto lordo nazionale per quasi due decenni.

Detto tra noi: le sembra giusto? Non credo vorrà fare il presidente del Burundi (11 milioni di abitanti, erano la metà 20 anni fa) anche perché fare il presidente da quelle parti è un po' pericoloso, visto che uno su due lo fanno fuori.

Capisco che possa essere poco interessato alle vicende del centro dell’Africa, ma a me questa faccenda dei suoi miliardi un po' non convince.

Non mi piacciono le Greta e i loro “bla bla bla” né i comunisti cattivi, ma credo che un sistema mondiale che prosegua così, alla lunga non possa proprio funzionare. Non è una questione personale, vale per tutti i presunti super super super ricconi del pianeta in gara per conquistare i primi posti in classifica, chissenefrega degli altri.

Non può funzionare un mondo dove molto meno dell’1% possiede l’equivalente dell’80% degli altri terrestri e non si tratta solo di una questione fiscale, ma di etica, di logica…posso dirglielo? Di felicità.

Non dico che Lei debba disprezzare la ricchezza, ma le auguro di viverla creando un po' di vantaggio anche per gli altri, per quelli meno furbi di lei o che magari sarebbero pure stati bravi a darsi da fare in borsa, ma non hanno potuto neppure pagarsi la scuola elementare e per loro “borsa” è sinonimo di un sacchetto di plastica dove al massimo possono metterci un po' di farina o di fagioli.

Dia retta a me, Mr. Musk: con una fetta del suo colpo da maestro finanziario provi a metter su anche qualcosa di buono “per gli altri”. Forse, in forme diverse, ne avrà comunque più felicità, soddisfazione, gioia.

Ci pensi: quante vale la gioia, Mr. Musk? Quanto la quotano al Dow Jones del mondo? Pensi che in Burundi - quando i bambini giocano con una palla mezza sbudellata – hanno comunque una faccia piena di gioia.

E’ quotata così poco la gioia laggiù in Burundi! Ma d'altronde là i soldi si chiamano “franchi” come in Svizzera, ma sono dei fogli di cartaccia rossa sempre tutti sporchi, come le mani della gente e la terra delle colline che quando piove diventa fango, un fango rosso che frana dappertutto… però la gioia i bambini ce l’hanno addosso lo stesso.

Auguri, Mr. Musk, ma dia retta a me: investa anche in una fetta di gioia e vedrà che alla fine quella gioia si moltiplicherà anche più dei titoli Tesla…E allora sarà stata davvero una cosa bella, un altro – e più vero – “colpo da maestro” anche per lei.

 

PROFETA IN PATRIA

Legambiente – insieme a Il Sole-24 Ore – pubblica ogni anno la classifica delle città italiane secondo criteri di qualità della vita ed eco-sostenibilità. Quest’anno VERBANIA - amministrata dalla sinistra, "verde" per autonomasia - si piazza al 23° posto. Nei vari commenti nessuno sembra ricordarsi che esattamente dieci anni fa Verbania (con sindaco il sottoscritto) era al SECONDO posto nazionale e che l’anno dopo (2012) addirittura AL PRIMO POSTO in Italia, dove rimase anche quando furono cambiati i parametri dei punteggi.

Certamente ereditai una situazione positiva, ma durante i “miei” anni la città, pur in mano alla bieca destra reazionaria, si era mantenuta ed era salita al top nazionale e infatti fummo oggetto di numerose inchieste, servizi TV e giornalistici, interviste.

Peccato che nessuno più lo ricordi o abbia fatto qualche confronto, ma è proprio vero che nessuno è mai profeta in patria!

 

IPOCRISIE NUCLEARI

Si è chiuso il martoriato meeting ambientale di Glasgow con tante parole e pochi fatti, in pratica solo impegni generici a ridurre le emissioni di CO2 da combustibili fossili. A parte chi ha annunciato un aumento della produzione anziché ridurre l’estrazione di carbone (la Cina, un milione di tonnellate in più al giorno!) resta il fatto che sul summit dominava un convitato di pietra: l’energia nucleare.

Siamo all’assurdo che dell’argomento non se ne deve parlare perché è “ecologicamente scorretto”, però molti paesi (l’Italia ovviamente no, noi siamo sempre i più “furbi”) stanno prendendo di nuovo in considerazione il potenziamento dei propri programmi nucleari con centrali strategicamente nuove visto che il fossile che si vuole ridurre rappresenta oggi l’80% circa della materia prima necessaria per la produzione di energia elettrica.

L’energia atomica è un problema/risorsa mondiale, è assurdo auto-isolarsi e ancora più assurdo non pensare che eventuali incidenti non si limiterebbero ai territori dove ci sono le centrali. In Europa ci sono tre Stati “nuclearisti convinti” (Francia,  Polonia, Repubblica       Ceca) a cui si è all’improvviso aggiunta la Romania, che ai margini del COP26 di Glasgow ha firmato un accordo con l’americana NuScale per la messa in funzione dei sei nuovi impianti di quarta generazione.

L’energia nucleare è soprattutto realtà nei grandi Paesi in via di sviluppo come India, Indonesia e Cina. L’Indonesia        ha un’agenzia ed un programma per lo sviluppo del nucleare. In India ci sono già 16 grandi impianti nucleari e il Paese progetta di sviluppare il comparto con un accordo pluriennale        di cooperazione tra Parigi e New Delhi.

La Cina ha per ora 22 impianti, si dichiara autosufficiente sotto il profilo tecnologico ed ha annunciato la costruzione del primo reattore alimentato al torio che dovrebbe avere una potenza grandissima di generazione di elettricità.

In questa prospettiva non sarebbe utile che l’Unione Europea si presentasse se non con una posizione unitaria almeno con un indirizzo comune? Se togliamo carbone, gas e petrolio come viaggeranno le auto e produrremo energia? A cosa serve circolare con auto elettriche se quell’energia è prodotta oggi soprattutto con il fossile?

Non si tratta di proporre un immediato “ritorno al nucleare” ai Paesi che lo hanno abbandonato, ma quanto meno di fare finalmente una riflessione seria sui pregi e difetti dei reattori di quarta generazione. Tematiche che invece, per puro snobismo ed ecologismo preconcetto, in Italia non si vogliono affrontare, salvo importare ogni giorno parte della nostra energia elettrica dalla Francia e dalla Svizzera dove è prodotta proprio anche con il nucleare. Non vi sembra una somma ipocrisia ?!

 

FORMICHE

Da circa un anno collaboro ad una rivista on line che mi sembra ben fatta: FORMICHE, testata diretta da Giorgio Rutelli e Valeria Covato che ospita approfondimenti quotidiani su molti argomenti di attualità.

Cercate “www.formiche.net “per dare un’occhiata, aggiungendo “zacchera” se si vogliono leggere i miei articoli spesso ripresi o sintetizzati sul “Punto”.

 

UN SALUTO A TUTTI                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 837 del 12 novembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario:   SU DI MORALE – LA PRIVACY DI RENZI - FATEMI CAPIRE – FORMICHE 

 

SU DI MORALE !

Sarà per il correre degli anni, ma mi sento sempre più un alieno: ascolto musica che mi sembra immondizia eppure viene pompata come “top” a livello planetario, assisto a show televisivi che personalmente mi sembrano di demenza collettiva, ascolto notizie che assomigliano molto a quelle del Regime, visto l’allineamento di quasi tutti i media ossequenti.

Parole fatte, fritte e rifritte, banali ma utili a riempire i TG con sempre largo spazio alla “cronaca nera” che sembra riempire le menti di milioni di persone, ma censura aperta su tanti temi che non vanno o alle voci che escono dal coro (valga la questione pandemia sulla quale mi sembra ci sia sempre meno chiarezza).

Ossequio internazionale ai “buoni” e dileggio ai “cattivi” (sempre quelli) cui vanno imputate tutte le nefandezze cosmiche. Accurato silenzio su come risolvere concretamente i temi irrisolti, ma spazio per gli show di chi protesta per  i “bla bla bla” (vedi Greta) che però riproduce analoghi “bla bla bla” senza mai andare a prendersela  con chi veramente ha la responsabilità dei disastri. Così l’Italia si autodistrugge il futuro auto-vietandosi ogni ricerca petrolifera o atomica, mentre la Cina aumenta di un milione di tonnellate al giorno l’estrazione di carbone… mah.

 

Ma non è vero che tutto va male: innanzitutto ogni giorno incontro una infinità di gente che la pensa come me eppure sta zitta, temendo di uscire allo scoperto, ma poi scopro sempre più grandi pozzi di volontariato, disponibilità, attenzione al prossimo che sui media non passano mai.

Alla fine tante volte il silenzio è meglio del caos, gli esseri umani sono diversi – per fortuna – da come spesso vengono dipinti e nel mondo c’è ancora spazio per Speranza, Fede, solidarietà.

Se ci penso torno su di morale, mi guardo indietro e penso a come vivevano nonni e bisnonni. Ci lamentiamo tanto per l’oggi ma nel passato non c’erano sicurezza, assistenza sociale, medicine, consumi voluttuari, mille scoperte che soprattutto negli ultimi 150 anni hanno trasformato (in meglio) la nostra vita: credetemi, alla fine siamo ancora noi i più fortunati.

 

LA PRIVACY DI RENZI (E QUELLA DEGLI ALTRI)

Che tra Matteo Renzi e il M5S ci sia da mesi una guerra dichiarata è cosa pacifica, con reciproci colpi bassi. La pubblicazione sul quotidiano “Il Fatto” (organo ufficioso dei grillini) degli estratti conti bancari di Renzi ha fatto scalpore sia per gli importi che per le motivazioni, ma anche perchè tra le persone serie ci si è cominciato a chiedere se sia corretto o meno renderli pubblici.

Non smentiti, risultano tra gli altri cospicui versamenti a Renzi di una società di consulenza del Regno Unito e da parte di un quotidiano coreano, ma soprattutto di due società italiane di cui una fondata da Alessandro Benetton e persino versamenti dal governo dell’Arabia Saudita.  Per “conferenze” dal 2018 al 2020, il senatore - oggi leader di Italia Viva - ha guadagnato oltre 2,6 milioni di euro e il dettaglio degli incassi dell’ex premier sono finiti agli atti dell’indagine della Procura di Firenze dove Renzi è accusato di concorso in finanziamento illecito assieme agli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi.

Al centro dell’indagine ci sono i contributi finiti nelle casse della Open, associazione che i magistrati ritengono essere stata un’articolazione politico-organizzativa della corrente renziana del Pd, mentre gli incassi personali dell’ex premier non sono – almeno per ora - oggetto di indagine.  

Fin qui la cronaca, ma credo che il problema sia ben più ampio, innanzitutto perché Renzi non è Obama ed appare perlomeno stravagante pagare in modo così elevato per ascoltare i suoi discorsi, ma – questione di fondo – visto che Renzi questi redditi li ha dichiarati ufficialmente è legittimo renderli pubblici?

Siamo in uno strano paese dove se uno vuole bloccare qualcosa invoca la violazione della “privacy” su tutte le tematiche più assurde, poi si spiattellano in piazza gli affari privati di un Renzi che potrà essere più o meno simpatico, ma ha pur gli stessi diritti di ogni cittadino.

Pochi si sono posti lo stesso problema con Berlusconi o altri leader, linciati per anni sui media con uno sputtanamento quotidiano basato su vere o false rivelazioni, registrazioni, intercettazioni, documenti e verbali che venivano pubblicati in quantità. Questo perché erano considerati comunque “cattivi” dai media e quindi da distruggere, ma in tutti i casi è evidente che serve una linea corretta di comportamento che deve valere per tutti.

Ciò avviene perché la riservatezza che dovrebbe legare le indagini penali fino al processo è una pagliacciata, con larga pubblicazione di verbali, interrogatori, intercettazioni che diventano veri e propri ricatti mediatici, spesso ancor prima che vengano messi a conoscenza degli stessi interessati.

Altre volte, invece, le indagini proseguono per anni nella riservatezza più assoluta: come mai?

Eppure non mi risulta che un magistrato o un collaboratore di tribunale sia mai stato condannato per aver contribuito a diffondere carte riservate e questa è un’altra anomalia sulla quale la giustizia italiana ama sorvolare.

Servono insomma norme chiare e pene severe per chi le viola, anche perché un conto è pubblicare le pruderie peccaminose dei potenti di turno, un altro chiedersi se l’opinione pubblica abbia o no il diritto di sapere “chi” paga la politica e quali siano invece i dati “sensibili”.

Per esempio una buona proposta sarebbe quella di obbligare tutti gli esponenti politici non solo a pubblicizzare i propri redditi (avviene già) ma anche ad indicare fonti e motivazioni di finanziamenti, regalie, gettoni, compensi legati all’attività politica.

Così come è altrettanto evidente che le cose cambiano se a “lubrificare” è un politico pagando qualcuno, o se è a sua volta “lubrificato”.

Soprattutto quando un politico è in carica questo lubrificante potrebbe diventare un modo comodo per ingraziarsi una benevola attenzione, sua o del suo partito: un emendamento a una legge o una “spintarella” per una fornitura può valere milioni. Se a “lubrificare” sono poi regimi discutibili – si pensino le forniture militari italiane all’Arabia Saudita, da anni in embargo ufficiale per la guerra in Yemen, o le cessioni societarie in campo aereonautico avvenute durante il governo Renzi (che non hanno salvato però né Alitalia né Meridiana né la Piaggio) - capite che può andarci di mezzo anche la sicurezza nazionale.

Ma torniamo al punto di partenza: c’è o no una privacy da rispettare? Anziché filosofeggiare sui massimi sistemi confezionando soltanto tonnellate di inutili scartoffie che quotidianamente firmiamo senza poterle neppure leggere, la relativa “Autority” (che ci costa un sacco di soldi) esprima con chiarezza almeno delle indicazioni in merito e che – soprattutto – siano finalmente delle regole che valgano per tutti, giudici compresi.

 

FATEMI CAPIRE: IMMIGRAZIONE

Questo titoletto diventerà un tormentone, ma continuerò a proporlo quando mi sembrerà oscuro, reticente o contraddittorio il modo di presentare una questione all’opinione pubblica.

 

Non capisco perché (media dixit) sia “colpa” della Bielorussia lo spingere profughi verso la Polonia, ma con nessuno che in Europa se la prende con Tunisia e Libia che lasciano partire migliaia di poveracci verso l’Italia e spesso conoscono e finanziano gli scafisti. Così come non capisco come possa non essere sanzionata a livello europeo Malta che rifiuta di accogliere i profughi sul proprio territorio, esattamente come non mi quadra che Spagna, Germania ed Olanda NON siano responsabili (almeno pro-quota) dei profughi che le LORO navi umanitarie sbarcano in Italia.

Al di là di ogni aspetto umanitario, l’ Europa non è credibile ed andrà alla dissoluzione se continuerà a comportarsi  in modo cinicamente così difforme a seconda della simpatia od antipatia politica di Bruxelles verso qualche suo stato-membro e non può tenere linee di condotta così diverse in politica estera verso le nazioni extra UE  che siano confinanti con l’Unione.

 

FORMICHE

Da circa un anno collaboro ad una rivista on line che mi sembra ben fatta: FORMICHE, testata diretta da Giorgio Rutelli e Valeria Covato che ospita approfondimenti quotidiani su molti argomenti di attualità.

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UN SALUTO A TUTTI                                                                                         MARCO ZACCHERA


IL PUNTO   n. 836 del 5 novembre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

Sommario:  I G NULLA – FATEMI CAPIRE –  BANCHI IN DISCARICA -

 

TROPPI G SERVONO A NULLA

E se la verità fosse semplicemente che “Il re è nudo”, ovvero che i presunti “grandi” della terra, quelli che si incontrano periodicamente ad ogni angolo del pianeta, lo facciano soprattutto per raccontarsi, farsi raccontare e soprattutto per farsi vedere, ma che alla fine tutti questi G8, G7, G20, G 26 ecc.ecc. non servono praticamente a nulla?

Di sicuro costano una bella cifra ai paesi ospitanti, mobilitano piazze e forze dell’ordine in quantità, ma - dopo foto di gruppo sempre più affollate  - neppure un topolino esce molto spesso dalla pancia dell’elefante.

Per carità: mille dichiarazioni congiunte, bilaterali, multilaterali… ma in concreto? In concreto è ben difficile decidere qualcosa quando le necessità e le priorità sono ben diverse per ogni convenuto che pensa soprattutto alle grane e alla propria immagine in casa propria e sa – almeno per i leader democraticamente eletti -  che comunque ben difficilmente dovrà poi personalmente onorare gli impegni più o meno presi ufficialmente in queste circostanze.

Ecco perché vedere i presunti dominatori della terra riunirsi a Roma per buttare monetine nella Fontana di Trevi come fossero una chiassosa scolaresca in vacanza sembrano più una “piece” pubblicitaria per il turismo italiano che altro.

In questo senso è stato apprezzabile l’impegni di Draghi per voler concentrare un po' di attenzione sulle bellezze storiche di Roma e del nostro paese, ma in quanto a risultati il vertice romano si è chiuso (come prevedibile) in un sostanziale nulla di fatto almeno sui punti fondamentali, con una veloce ripartenza del circo verso Glasgow dove i “supergrandi” si sono ripetuti a vicenda le solite cose sul clima e dintorni assumendo impegni a lungo termine, ma non certamente in termini stringenti.

Proprio sul clima, infatti, si moltiplicano appelli e summit ma poi al concreto non arrivano per ora decisioni vincolanti e – anzi – si tende a tirare per le lunghe ai danni del vicino, annacquando perfino quanto ormai già deciso da tempo.

Che l’India rinvii al 2070 gli impegni sulle emissioni e la Cina festeggi Glasgow aumentando l’estrazione di carbone di un milione di tonnellate AL GIORNO non è certamente un bel viatico per le sorti mondiali.

Né i G20 servono per sottolineare crisi o risolvere conflitti che possono facilmente appiccare un fuoco planetario: del conflitto tra Taiwan o Cina non si parla, di diritti umani neppure anche perché chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Anche sulle patenti di democraticità c’è infatti un po' di confusione: se Putin viene tenuto in disparte perché potenziale dittatore, che ci azzecca al G20 la presenza dell’Arabia Saudita che notoriamente non è un paese democratico, né campione dei diritti umani o delle pluralità religiose? Difficile comunque pensare che l’Arabia voglia smettere di vendere petrolio, così come la Cina - che da decenni fa incetta di materie prime impoverendo il mondo e l’Africa in particolare – rinunci alla propria politica di sfruttamento ambientale.

Sulla pandemia non è giunta neppure – altro esempio concreto – una dichiarazione forte, per esempio, per il contenimento dei costi dei vaccini che pur danno vita a speculazioni enormi ed immorali ai danni dell’ intera umanità, eppure sarebbe stato il momento buono per calmierare i prezzi a livello mondiale con un po' di resistenza allo strapotere delle multinazionali farmaceutiche, oltretutto finanziate dagli stessi governi.

 

FATEMI CAPIRE

Il Sindaco e il Prefetto di Trieste vietano ogni manifestazione di piazza in città (contraddistintasi per quelle NO-VAX) per paura di un aumento dei contagi.

Se “Report” su Rai 3 non critica i vaccini in sé, ma sottolinea alcune evidenti incongruenze nella loro somministrazione e gli autentici pasticci nella comunicazione ad opera degli “scienziati” che litigano da 20 mesi a reti unificate, ecco che viene duramente attaccata perfino dalla “casa madre” della rete (ovvero il PD) per aver detto semplicemente la verità, che però “disturba” e quindi va silenziata. 

Negli stessi giorni del G20 - con le frontiere italiane virtualmente chiuse essendo sospesi gli accordi di Schengen - si sono invece potute tranquillamente riunire alla periferia di Torino, circa 6000 persone (rigorosamente rimanendo per giorni interi senza mascherine) per drogarsi, ubriacarsi e sentire musica a palla fino allo sfinimento.

La polizia non interviene PRIMA (eppure la ministro Lamorgese dopo l’analogo raduno di Viterbo due mesi fa aveva sostenuto che i partecipanti erano stati tutti identificati e quindi bloccabili!) nè  interviene DURANTE il rave-party (perchè – sostiene sempre la ministro -  è troppo pericoloso farlo) e quindi i partecipanti dopo un po' di giorni se ne sono tornati tranquillamente a casa, salvo i ricoverati per intossicazioni varie e gli irriducibili che continuavano a festeggiare  nell’ex stabilimento Fiat a Nichelino.

Il tutto però è stato comunicato al popolo con “profilo basso” da parte dei media, forse perché anche in questo caso non bisognava disturbare il Viminale.  

Mi sfugge, però, perchè mai sia più pericolosa una manifestazione di NO-VAX all'esterno rispetto a una calca di migliaia di persone strette tutte insieme all’interno di un ex stabilimento industriale “facendosi” con musica a sballo (oltre alcool e droga), il tutto con la benevola tolleranza delle autorità.

 

MA COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO NEL NOSTRO PAESE? COMINCIO A CHIEDERMI SE NON SIA IN ATTO – E NON SONO CERTO UN NO-VAX  !– UNA CAMPAGNA PER PROGRESSIVAMENTE SILENZIARE CHI NON SI ADEGUA: UN CLIMA CHE PROPRIO NON MI VA E, COME ME, MOLTE PERSONE COMINCIANO A NOTARLO. FORSE E' ORA DI SOTTOLINEARE APERTAMENTE QUESTA "LIBERTA' LIMITATA" CUI SEMBRA STIAMO ANDANDO INCONTRO. 

 

BANCHI IN DISCARICA

Colpiscono le immagini da Venezia dove un battello addetto alla raccolta dei rifiuti ha imbarcato con una benna centinaia dei famigerati "banchi a rotelle", MAI USATI, destinati a essere smaltiti in discarica.

 A decidere di disfarsi dei banchi è stato un liceo del centro storico lagunare, il "Benedetti-Tommaseo", che era stato “invitato” ad acquistarli un anno fa, al tempo dell'appalto nazionale. Nei giorni scorsi, vista l'impossibilità di utilizzarli, la dirigente ha chiamato una ditta di trattamento rifiuti ingombranti, che ha effettuato il trasporto. Mi chiedo come mai la Corte dei Conti non abbia trovato - in un anno intero - un po' di tempo per avviare una indagine SERIA sull’ ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina e l'ex commissario Covid Domenico Arcuri: ma QUESTI ENORMI SPRECHI non interessano a nessuno?

Interpellata sull’episodio, l’Azzolina ha risposto irritata: "Chiedete alle scuole che hanno voluto e chiesto i banchi. La questione è stata raccontata urbi et orbi, e io non ho più la voglia di rispondere. Non glielo devo spiegare io, deve andare nelle scuole e chiedere. E' un dramma che facciate ancora a queste domande" A parte la grammatica della risposta, ma adesso la colpa per le forniture dei banchi a rotelle manifestatamente costosi ed inutili è diventata delle scuole?!

 

UN SALUTO A TUTTI                                                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 835     29 ottobre    2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

SOMMARIO: - UNA BUONA NOTIZIA – CI MANCAVA RICHARD GERE - ENERGIA NUCLEARE – PNRR: OGGETTO MISTERIOSO – GLI ESAGERATI

 

BUONA NOTIZIA

L’affossamento della “Legge Zan” per me è una buona notizia, ma non perché non debbano essere riconosciuti i diritti e i doveri contro l’omotransfobia quanto perché il testo avrebbe creato situazioni assurde che così verranno evitate.

Il PD di Letta - che in argomento ha capeggiato una linea di assoluta demagogia - sapeva benissimo che se si fosse andati al voto segreto una parte dei suoi senatori non avrebbero votato il testo, ma dovendo giocare sempre al “io sono il più bello, bravo, culturalmente avanzato e diverso dagli altri, che sono tutti degli imbecilli sovranisti” ha volutamente scelto questa linea di rottura per evitare che emergessero platealmente le proprie divisioni interne. Cosa che è puntualmente avvenuta perché i circa 45 franchi tiratori non possono essere stati solo i (pochi) senatori di' "Italia Viva" di Renzi presenti in aula. ma evidentemente anche dei senatori piddini: i numeri lo provano.

Tutto ciò significa tra l'altro che anche a sinistra c’è gente che ragiona, ma la fifa di non essere più ricandidati obbliga di arrivare al voto segreto per esprimere il proprio dissenso. Eppure un testo più moderato, serio e rispettoso era più o meno nella volontà di tutti: bastava discuterne, ma la logica è stata “uccisa” proprio da questa schifosa demagogia e cecità di una certa sinistra che – incapace di affrontare con equilibrio temi delicati come questi - alza i toni solo per coprire le proprie incongruenze incartandosi poi da sé, come puntualmente avvenuto..

 

RICHARD GERE

Il problema dell’immigrazione è troppo serio per trasformarla in film, ma l’inutile chiamata a teste di Richard Gere nel processo contro Matteo Salvini per la “Open Arms” è la dimostrazione di come certi giudici godano soprattutto nel proprio protagonismo personale e mediatico (Gere non ne ha bisogno).

Un processo già surreale si trasforma così in una ideale piattaforma mediatica a tutto vantaggio di Salvini (che infatti ne è contentissimo, perché così riconquista la scena) e metterà alla berlina Conte (l’ex premier che sapeva benissimo cosa stava succedendo in mare e ne è corresponsabile) e tutto il suo M5S. Tutto bene? No, perché una volta di più a perdere in credibilità è l’Italia intera e soprattutto la serietà della nostra Giustizia che sembra volersi divertire a rendersi poco credibile.

 

ENERGIA NUCLEARE. BISOGNA PARLARNE!

L’incremento dei prezzi dell’energia con le conseguenze sull’economia generale impongono di riprendere in mano la pratica energetica.

Dopo qualche anno di petrolio a basso prezzo e anche sull’onda “green” che si diffonde nel mondo è evidente infatti che lo studio e la applicazione di nuove forme di energia sia all’ordine del giorno del pianeta.

E’ bastato però che Draghi e qualche ministro accennassero all’utilità di riprendere gli studi su una energia nucleare più moderna e “pulita” che immediatamente si levassero le proteste degli ecologi oltranzisti per i quali ogni discorso è stato chiuso del referendum di 35 anni fa.

Al tempo fui uno pochi (circa il 20% degli elettori) che votò SI, ma la vittoria del NO – era appena successo il disastro di Cernobyl, l'opinione pubblica ne era sconvolta -  fu schiacciante e da allora questo tema è tabù. 

Eppure il 20 settembre il ministro Cingolani si era limitato a dichiarare la pura verità ovvero che l’energia importata oggi dalla Francia (pari al 5% delle necessità italiane) è «prodotta con il nucleare a due passi da noi». Di per sé questa frase è molto generica, ma resta il fatto che in Francia sono attive 18 centrali nucleari per un totale di 56 reattori, con cui sono prodotti 379,5 TWh di energia elettrica, più del 70 per cento del totale prodotto nel Paese. Importiamo ancora più energia dalla Svizzera (l’8,7% delle necessità italiane) e va ricordato che anche in Svizzera sono attive 3 centrali nucleari.

Già oggi, quindi, una parte dell’energia elettrica che consumiamo è di origine nucleare, anche se si fa finta di dimenticarlo. 

A mio avviso è una grande ipocrisia, visto che ad oggi l’energia nucleare resta una delle poche forme energetiche ad emissioni zero di CO2, con potenziali produttivi illimitati. Sarebbe interessante calcolare quanti milioni di tonnellate di CO2 si producono in Italia bruciando prodotti fossili e gas e quanti già oggi se ne risparmino grazie al nucleare.

E’ evidente che questa forma energetica può comportare rischi, ma come per ogni azione umana vanno studiati ed affrontati i pro e i contro.

Forse la gente non considera che negli ultimi 70 anni sono stati molto di più i morti per un’energia “green” come l’idroelettrico che per il nucleare (la sola tragedia del Vajont costò 3.000 vittime, ben di più di tutte quelle legate a Cernobyl) e anche a considerare le potenziali vittime “indirette” i conti non cambiano di molto.

Secondo gli stessi dati di Legambiente negli ultimi 70 anni (a parte Cernobyl di cui tuttora non si conoscono dati ufficiali) ci sono stati nel mondo alcune decine di incidenti “gravi” legati al nucleare che hanno causato circa 500 morti dei quali 300 (presunti) per un incidente a Sellafeld i Gran Bretagna il 7 ottobre 1957 (64 anni fa!). E’ molto probabile che i contaminati per radiazioni siano stati nei decenni molti di più e che numerose siano state le vittime indirette e per successivi tumori legati alle emissioni atomiche, ma è altrettanto vero che oggi le procedure di sicurezza sono infinitamente più severe che negli anni ’50.

Lo stesso disastro di Cernobyl avvenne solo perché fu gestito in modo scriteriato e – applicando le procedure adeguate e standard già allora in vigore - non solo lo si sarebbe evitato, ma ne sarebbero state ridotte le sue gravi conseguenze.

Tutto ciò non per sottovalutare i rischi, ma solo per dire che non ha senso abbandonare l’energia nucleare per preconcetto, mentre invece vanno continuati e sviluppati gli studi per rendere questa risorsa più sicura da tutti i punti di vista.

Alla fine i veri problemi per produrre energia nucleare civile sono legati allo smaltimento dei rifiuti radioattivi ed a possibili incidenti legati a catastrofi naturali o ad attentati terroristici. Per i primi è necessario procedere a studi ineccepibili sulla localizzazione degli impianti, ma anche a prevenzioni adeguate mentre per i secondi - proprio perché gli obiettivi sono e sarebbero numericamente ridotti – sarebbero e sono anche più facilmente difendibili. Nel mondo non si è sospesa la costruzione di grattaceli dopo l’11 settembre, né fermate le metropolitane o gli aerei per possibili dirottamenti, ma invece sono state aumentate le difese attive e passive contro questi rischi, esattamente come si dovrebbe fare per centrali e stoccaggi nucleari.

Questi ultimi sono un rischio davvero trascurabile: stoccaggi a migliaia di metri di profondità ed adeguatamente protetti rendono meno che infinitesimali i rischi mentre sul tema è più facile e consuetudine scatenare la bagarre demagogica.

Per contro va anche ricordato che data la loro quantità sono infinitamente maggiori i rischi legati ad inquinamenti di materiali usati per batterie elettriche o smaltimento di queste produzioni.

Pur agendo con estrema prudenza mi pare assurdo bloccare il nucleare, mentre si deve piuttosto insistere nella ricerca, negli studi, nelle difese contro potenziali rischi collegati a questa energia che è comunque naturale e ci può essere estremamente utile.

Almeno parlarne è doveroso, assurdo è il tacere e ancora più assurdo affrontare i problemi con pregiudizio assoluto, senza nemmeno accettare il confronto.

 

PNRR: LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO

Se ne parla poco, ma l’Italia si salverà solo con il PNRR ma l’Europa pagherà solo se verranno rispettati i tempi, cosa che NON sta avvenendo, nel disinteresse generale.

Ci siamo obbligati a 27 riforme strutturali e ad un piano di investimenti, ma su fisco, concorrenza, giustizia ecc. siamo in grande ritardo e la gran parte delle questioni non è stato neppure affrontata. Idem per gli investimenti: per ora meno della metà delle somme è stata “territorializzata”, ossia ripartita sul territorio per assegnarla poi ad amministrazioni (di norma i Comuni, ma anche Regioni) responsabili per l’attuazione dei progetti, ma ancora nessuno ha deciso per farne cosa, come e quando.

Non va meglio per le grandi opere pubbliche. I Commissari straordinari alle “grandi opere” (speriamo persone scelte bene, anche di queste nomine e sottostanti pressioni non parla nessuno…) nominati dal Governo negli ultimi sei mesi già lanciano l’allarme: le procedure speciali del Pnrr non decollano, non sono stati ancora nominati gli organi che dovrebbero accelerare l’approvazione dei progetti con le corsie veloci del decreto infrastrutture e i decreti di Draghi con la nomina dei Commissari non mettono a disposizione risorse e strutture tecniche straordinarie per centrare gli obiettivi. Ad oltre quattro mesi dal varo del DL “Semplificazioni” e a due mesi dalla conversione in legge non è partito praticamente nulla. La materia però, stranamente, sembra non interessare a nessuno.

 

BRASILE: ESAGERATI…

“Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro deve essere giudicato per crimini contro l’umanità per la sua gestione del Covid 19”.  È questo il verdetto di una commissione del Senato di Brasilia, dopo un’indagine sulle misure imposte dal governo per limitare il contagio. Con un voto di 7 membri favorevoli e 4 contrati, il comitato ha quindi chiesto il processo per Bolsonaro per accuse che vanno dalla diffusione di notizie false, all’istigazione a delinquere all’uso improprio di fondi pubblici. Tutti questi comportamenti – secondo la commissione -  sono stati responsabili dell’alto numero di decessi dovuti alla pandemia. “Una pagliacciata” ha ribattuto il presidente: “E’ una volontà di vendetta di senatori vicini all’ex presidente Lula.”

Non giudichiamo le faccende interne brasiliane, ma se Bolsonaro va addirittura giudicato “Per crimini contro l’umanità” di cosa dovrebbero essere accusati i vertici del governo cinese che per settimane hanno nascosto l’epidemia ed hanno rifiutato anche di recente che una commissione di inchiesta internazionale indaghi sulle effettive cause del virus? E i vertici dell’OMS che per mesi si sono adeguati al volere di Pechino?

 

UN SALUTO A TUTTI                                                       MARCO ZACCHERA 


IL PUNTO   n. 834 dell’ 22 ottobre   2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: - THE DAY AFTER – VACCINI ED OMERTA’ - ARCURI (FINALMENTE) INDAGATO – AFGHANISTAN -  DOPO DANTE ARRIVA DI MAIO - GRAZIE FRANCO !

 

ATTENZIONE: SETTIMANALMENTE DIVERSI LETTORI MI SEGNALANO DI NON RICEVERE PIU’ REGOLARMENTE “IL PUNTO” PERCHE’ IL LORO INDIRIZZO VIENE ELIMINATO IN MODO AUTOMATICO. NON SI RIESCE A CAPIRNE IL MOTIVO, MA SE CIO’ VI CAPITASSE IN FUTURO, PER FAVORE CONTATTATEMI – grazie! ( IL PUNTO viene comunque sempre pubblicato anche sul sito  www.marcozacchera.it )

 

THE DAY AFTER

Serve a poco che la sondaggista Ghisleri si affanni a spiegare che su quasi 50 milioni di elettori italiani il 4 ottobre ne erano chiamati al voto solo 12 milioni, che hanno effettivamente votato sola la metà degli elettori e che domenica scorsa ai seggi ne sono andati molti di meno, neanche il 5% del corpo elettorale: la percezione (corretta) è che il PD abbia vinto e gli altri abbiano perso. Il centro-destra si è salvato a Trieste ma è crollato in tutti gli altri centri andati al voto di ballottaggio, come peraltro era prevedibile, salvo qualche caso davvero incredibile (come a Latina), con votanti scesi tra il 30 e il 40% .

Letta può quindi giustamente esultare, ma non solo per i risultati in sé quanto perché dalle urne esce la conferma che - se si andasse a votare con un centro-sinistra unito -  il PD potrebbe vincere le prossime elezioni politiche e (dopo aver messo un suo uomo al Quirinale) Letta potrebbe quindi blindare l’Italia per i prossimi cinque anni.

Improvvisamente la possibilità di elezioni anticipate - prima fortemente sostenute a destra - sembrano convenire ora alla sinistra, anche perché gli avversari sembrano KO con il rischio di ulteriori fratture nello stesso centro-destra dove, soprattutto, non emerge un leader capace di porsi come guida stabile della potenziale coalizione.

Le divisioni a destra non hanno pagato nonostante i sondaggi perché un conto è correre ciascuno per conto proprio inseguendo l’elettorato del vicino, un conto convergere su un candidato unico a sindaco quando è percepito appartenere alla “concorrenza”. Fallite le giunte pentastellate ecco ora i voti grillini rientrare a casa PD, partito comunque capace di mantenere più o meno i propri voti. Quando a casa restano poi soprattutto gli anticomunisti, la vittoria è assicurata.

Il voto di domenica conferma anche come i rapporti PD-M5S siano potenzialmente in miglioramento sposando le posizioni di Conte, ormai specializzatosi nel ruolo di pontiere.

E pensare che al centro-destra (ormai abbonato alle sconfitte ai ballottaggi, perché il proprio elettorato è storicamente poco propenso ad andare a votare al secondo turno) basterebbe un codicillo alla legge elettorale amministrativa per sparigliare: “Se al ballottaggio chi vince prende comunque meno voti di un altro candidato al primo turno, quest’ultimo, essendo stato il più votato,  è allora eletto sindaco.” Sembra una banalità, ma è un caso ormai diffuso che chi vince il primo tempo perde al secondo per un forte calo di elettori. In fondo sarebbe una più corretta forma di democrazia, si eviterebbero dispersioni di voti su candidature senza senso al primo turno evitando che i potenziali vincitori ripudino le alleanze ai ballottaggi conquistando quindi da soli il premio di maggioranza cui aggiungere altri seggi di liste apparentate solo informalmente, ma con le quali ci sono già accordi di successive maggioranze allargate.

Si finisce presto nei tecnicismi elettorali, ma sono questioni importanti per elezioni comunali dove ormai vota meno del 40% con il risultato di sindaci eletti con anche meno del 20% dei voti rispetto al corpo elettorale.  

Il centro destra si ritrova intanto in un angolo da dove sarà ben difficile uscirne perché il problema è soprattutto Draghi. Ci fosse un leader del PD come premier sarebbe plausibile una rottura di governo, ma come mettersi contro il Mario Nazionale, interpretato dai più (e soprattutto dai media) come ancora di salvezza?

Oltretutto stando mezzi dentro e mezzi fuori il governo è evidente che il messaggio all’elettorato di centro destra diventa ancora più ambiguo e poco plausibile.

Ecco perché a Letta potrebbe convenire - a primavera - di tentare il colpaccio di andare subito a nuove elezioni, anche se contemporaneamente scenderebbero le possibilità di Draghi subito al Quirinale, perché verrebbe meno un punto di riferimento certo come premier.

Fossi il leader del PD lavorerei quindi per una proroga di Mattarella per andare poi subito al voto con Draghi confermato premier, vincere, mettere un proprio uomo di fiducia al governo e poi cambiare l’ inquilino sul Colle garantendo a Draghi la poltrona dorata. Possibile che i leader del PD non ci stiano pensando?

Di positivo a destra c’è solo che il rischio di perdere in futuro sembra aver convinto Meloni, Salvini e Berlusconi a rafforzare l’intesa e ad insistere per non cambiare il sistema elettorale: è poco, ma è già qualcosa.

 

VACCINI ED OMERTA’

Ho detto, scritto e ripetuto che credo nell’opportunità della vaccinazione di massa e non condivido le posizioni dei No Vax, ma devo ammettere che ogni giorno crescono dei dubbi su come venga gestita questa partita vaccinale.

Non solo per la repressione di piazza e il non riuscire mai ad ascoltare con calma anche le opinioni contrarie ai vaccini, ma soprattutto per la necessità non solo di avere numeri più chiari su vantaggi e svantaggi, ma soprattutto sul “business vaccinale” che sta venendo a galla.

Non sto parlando infatti dal punto di vista medico, ma politico ed in chiave europea. Trovo assurdo che non si abbia chiarezza sui contratti miliardari che l’UE, attraverso 7 suoi dirigenti ufficialmente sconosciuti, ha sottoscritto con le aziende farmaceutiche pagando il vaccino fino a 24 VOLTE IL SUO COSTO, con prezzi che SALGONO anziché scendere visto i numeri sempre più enormi.

E’ assurdo che neppure i parlamentari europei possano sapere i termini contrattuali sottoscritti dalla Commissione per poter fare i conti e valutare i prezzi, le modalità di consegna e le responsabilità. Stiamo parlando di vaccini che interessano centinaia di milioni di persone, con profitti enormi per alcune case farmaceutiche.

Tutto segreto, invece, tutto secretato, tutto nascosto in un “giro” che puzza di autentica corruzione e in cui l’Europa sta dimostrando una sua posizione assolutamente equivoca, compresi gli organismi della Magistratura europea che non intervengono.

Tra l’altro – è questo è davvero indegno – la Pfizer, Moderna e le altre “big” del farmaco avevano ricevuto milioni di euro per la ricerca proprio dagli stessi stati cui stanno vendendo i vaccini e quindi avrebbero dovuto avere almeno la coscienza di mettere a disposizione del mondo i propri prodotti e non venderli all’insegna del più spasmodico, esasperato e vergognoso profitto.

Eppure pressoché totale silenzio dell’Europa, dei governi, della Chiesa, dei media, con ben poche info all’opinione pubblica.

Una cosa vergognosa e scandalosa di cui la gente non riesce neppure a capirne le dimensioni, eppure si tratta della pelle di tutti!

 

FINALMENTE ARCURI NEI GUAI

Finalmente l’ex Commissario per l'Emergenza Covid, Domenico Arcuri, è stato ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma. Arcuri, interrogato sabato, risulta ora indagato per abuso d'ufficio e peculato nell'ambito dell'indagine che coinvolge, tra gli altri, gli imprenditori Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis, ovvero i “faccendieri” italo-cinesi suoi amici.

Su diposizione della Procura di Roma sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza oltre 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina risultate "non regolari". DICONSI OTTOCENTO MILIONI DI MASCHERINE!! L'attività di sequestro è stata svolta presso la struttura commissariale nazionale e alcune di quelle regionali. L'esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto tanto dall'Agenzia dogane di Roma che da consulenti nominati dai pm, ha dimostrato che "gran parte" dei dispositivi per i quali si è disposto il sequestro "non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme europee” e che "addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute".  Un anno e mezzo per avviare l’indagine che mi auguro sia estesa ora anche A CHI HA VOLUTO, PROTETTO, DIFESO E MANTENUTO ARCURI AL SUO POSTO A DISPETTO DEI SANTI e nonostante che per mesi in Italia erano girate notizie, inchieste, documentazione (vedi le trasmissioni di Report e gli articoli su La Verità) sui sessanti milioni di tangenti pagati per la fornitura. Arcuri avrebbe detto agli inquirenti “di non essere a conoscenza” di queste “provvigioni” confermando quindi che - se non ha detto il falso - era davvero un Commissario di ben poche capacità se gli hanno soffiato 60 MILIONI di euro sotto il naso senza che neppure se ne accorgesse!

Chissà se in merito riusciremo mai a sapere perché l’ex premier Conte lo abbia voluto e difeso per troppi mesi a quel posto e perché il M5S abbia aperto con la Cina un corridoio preferenziale in avvio di pandemia per forniture che hanno causato una truffa gigantesca ai danni degli italiani, mentre le mascherine “made in Italy” (che erano a norma e costavano meno) marcivano nei depositi.

Ecco temi che stampa e TV non prezzolata dovrebbero avere il coraggio di approfondire fino in fondo, così come indagare dove siano finiti milioni di inutili banchi di scuola con le rotelle, tutti rottamati. !

QUALCUNO MI DIRA': "MA PERCHE' CE L'HAI TANTO CON QUESTO PERSONAGGIO?" PERCHE' E' STATO NOMINATO DA CONTE SENZA TITOLI PARTICOLARI, HA GODUTO PER MESI DI IMPUNITA' ASSOLUTE, NON HA MAI CHIARITO I SUOI AFFARI TRATTANDO LA GENTE COME PEZZENTI DALL'ALTO DELLA SUA PROSOPOPEA E DULCIS IN FUNDO PERCHE' IL GOVERNO DRAGHI - quando finalmente lo ha allontanato dall'incarico sotto il peso delle inchieste openali  -  HA CONTINUATO A RIEMPIRLO DI ALTRE CARICHE E PREBENDE..  

 

AFGHANISTAN: SILENZIO

Passati due mesi dalla fuga degli occidentali non si sa più nulla delle reali condizioni interne in Afghanistan: il mondo è distratto, chissenefrega. Così non si sa il destino delle 250 donne-giudici formate anche in Italia, mentre è confermato che si sia stata decapitata la pallavolista della nazionale femminile afghana Mahjubin Hakimi, uccisa perché giocava senza la hijab (il vestito tradizionale afgano) ed è effettivamente sarebbe po' difficile giocare a pallavolo conciate così. Nessuno sa e rende conto delle rappresaglie, violenze, vendette in corso nel paese né sul tema si agitano molto i difensori dei diritti umani. Purtroppo è tempo di vergognoso silenzio.

 

DI MAIO HA SCRITTO UN LIBRO!

Lasciamoci con una nota lieta: complimenti a Giggino Di Maio che ha (avrebbe) scritto un libro sulla sua entusiasmante esperienza politica. Non è cosa da poco saper scrivere e che Di Maio sappia farlo è stata un’autentica sorpresa… Sempre che effettivamente lo abbia scritto lui e non qualcun altro per procura, ma questa è tutta un’altra storia. Insomma, dopo Dante Alighieri ecco concretizzarsi finalmente un’altra tappa fondamentale per la letteratura italiana

 

GRAZIE FRANCO

Dopo un decennio di attività gratuita e volontaria, FRANCO DIAZZI ha lasciato l'incarico di Presidente del Consorzio dei Servizi Sociali del Verbano. L'avevo indicato quando ero sindaco di Verbania e penso che con il suo impegno silenzioso, prezioso e costante si sia guadagnato la stima e la gratitudine di tutti. Grazie Franco!

 

UN SALUTO A TUTTI E BUONA SETTIMANA             MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 833 dell’ 15 ottobre   2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

SOMMARIO:- ANTIFASCISTI DOC – PNRR SPARITO - ALITALIA ADDIO – L’ EGITTO VINCITORE.

 

VIOLENZA E ANTIFASCISMO

Mi è venuto un terribile dubbio: ma di che cosa avrebbero mai parlato giornali ETG per tutta questa settimana se non ci fossero stati gli scontri di piazza a Roma sabato scorso?

Intendiamoci bene: la violenza va condannata senza se e senza ma, l’assalto alle forze dell’ordine è intollerabile senza se e senza ma, i violenti vanno arrestati (subito) senza se e senza ma.

Per me questo deve valere sia che in piazza ci siano estremisti di qualsiasi colore che anarchici, NO-TAV ecc. anche se noto che i TG sugli episodi di sabato ci hanno ricamato, mentre su scontri e devastazioni anche peggiori viste a Roma come altrove tendono di solito a minimizzare.

Ciò premesso, però, non solo restano molti dubbi su come siano andate effettivamente le cose, ma mi pare come sia evidente che gli scontri di Roma non avessero nulla a che fare con i “No Vax” quanto ad una sottile strategia per screditare le persone che non vogliono vaccinarsi (non condivido il loro punto di vista, me devo prenderne atto) dipingendole come violente e – nello stesso tempo – strumentalizzare la presenza di pochi facinorosi e violenti che hanno infiltrato e strumentalizzato la protesta.

Da qui in poi la catena delle responsabilità di allunga.

Come può il Ministro dell’Interno sostenere che durante una manifestazione è meglio non intervenire per evitare disordini? Come mai – preso atto che i facinorosi si dirigevano verso la sede della CGIL e pare che questo addirittura fosse noto ai responsabili dell’ordine pubblico – si sono lasciati solo 7 (sette!) poliziotti a presidio dell’ingresso?

Una sottovalutazione dei rischi o forse perché avrebbero fatto comodo gli scontri (e le polemiche conseguenti) in piena campagna elettorale? E i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica perché a Roma si tengono DOPO i fatti e non PRIMA, per prevenirli?

Ovviamente non è mancata poi la solita strumentalizzazione fascismo-antifascismo che ha visto alcuni esponenti del PD lanciarsi a chiedere addirittura la messa al bando di Fratelli d’Italia, in fondo come da copione. E’ ben strano (e triste) questo antifascismo che sembra trovare ragion d’essere - a 78 anni dalla fine di un regime – solo grazie a quattro facinorosi. Non posso allora che riprendere e condividere un articolo di Marcello Veneziani su “La Verità” di domenica, che in parte vi propongo:

 

Ma finitela con questa caccia al fascista, al saluto romano, al busto del duce, al cimelio dell’epoca, alla mezza frase nostalgica e al gesto cameratesco. Si capisce lontano un miglio la malafede della caccia al fascismo ripresa con le ultime inchieste: serve a colpire e inguaiare la Meloni e il suo partito (…).

Ponetevi piuttosto un problema molto più serio e molto più attuale: perché mezza Italia e forse più non si riconosce nell’antifascismo, non si definisce antifascista, anzi nutre riserve e rigetto? E’ una domanda seria da porsi, dopo che il fascismo fu sconfitto, abbattuto e vituperato, dopo che furono appesi i corpi dei capi, dopo che fu vietata ogni apologia, dopo che sono passati quasi ottant’anni tra tonnellate di condanne, paginate infinite, manifestazioni antifasciste, divieti, lavaggi del cervello a scuola e in tv, perché c’è ancora mezza Italia che non vuole definirsi antifascista? Quella maggioranza non è antifascista ma non è affatto fascista, se non in una piccola percentuale residua, se non amatoriale; gran parte di loro non si riconoscono affatto nel fascismo, lo reputano improponibile, superato. Per loro è assurdo già solo porsi la domanda. Ripudiano violenza, razzismo, guerra e dittatura. Semmai una larga fetta di loro ritiene che si debba giudicare il fascismo nei suoi lati negativi e positivi, senza demonizzazioni; neanche il comunismo fu male assoluto. Molti di loro vorrebbero un giudizio storico più equilibrato, più onesto, più veritiero.

Il vero problema che evitate di vedere non è la persistenza presunta del fascismo nella società italiana ma l’ampiezza dell’area di opinione che non vuol definirsi antifascista e non si riconosce nell’antifascismo. Avete provato almeno una volta a porvi la domanda, senza aggirare le risposte con moduli prestampati e retorica celebrativa? Noi ce la siamo posta e non da oggi. E la riassumiamo così.

Tanti italiani non si definiscono antifascisti perché a loro sembra grottesco usare una definizione che aveva un senso nel ’45, all’età dei loro nonni, quando invece vivono coi pronipoti del terzo millennio. Non si definiscono antifascisti perché a molti di loro sembrerebbe monca, carente una definizione del genere perché così escluderebbero o addirittura assolverebbero altre forme di dittatura, di totalitarismo e di dispotismo, a partire dal comunismo (…) viene loro prescritto, perché non credono al bianco e al nero, hanno conosciuto per vie traverse e quasi clandestine le storie che non si vogliono far sapere, e che riguardano sia il regime, sia i suoi avversari, sia la guerra partigiana e non vogliono schierarsi conoscendo crimini e misfatti di quel tempo e di quei versanti (…)

Senza andare lontano, anzi restando in casa, molti italiani ricordano loro padre, loro nonno fascista e hanno di lui una memoria e un giudizio molto diversi rispetto al mostro dipinto dalla vulgata antifascista (…)

Tanti italiani non si definiscono antifascisti perché reputano balorda, divisiva e riduttiva la rappresentazione storica che ne deriva, con tutta la storia e l’identità del Paese ridotta alla distinzione manichea tra fascisti-antifascisti. Preferiscono attenersi alla realtà e diffidano dell’ideologia.

Tanti italiani non si definiscono antifascisti perché non sono di sinistra e non vogliono avallare il loro gioco politico, non vogliono farsi strumentalizzare, capiscono che serve solo per arrecare danni e vantaggi alla politica presente (…)

Infine, se credete davvero che la storia d’Italia debba cominciare e finire con l’antifascismo, elevato a religione civile, obbligo di leva e perno costituzionale, chiedetevi perché mezza Italia non si riconosce in questo schema. Se dopo tanti decenni di rieducazione, repressione, propaganda e religione civile, mezza Italia e forse più non si riconosce nell’antifascismo, il problema non è della Meloni ma è vostro, di voi antifascisti in servizio permanente effettivo e dell’esempio che avete dato. Diciamolo: avete fallito.

 

Marcello Veneziani

(da “LA VERITA’ del 10 ottobre 2021)

 

NOTIZIE SUL PNRR ?

Passano le settimane e i mesi, ma sul come, quando e da chi far gestire i fondi europei del PNRR è sceso l’oblio. Si tratta di centinaia di miliardi che l’Europa – bontà sua – ci avrebbe destinato a seguito della pandemia, ma dei quali non si sa molto circa la loro effettiva destinazione finale e tanto meno su chi e come effettivamente li spenderà.

Non ne parla più nessuno: silenzio, non disturbate il conducente.

Va bene la fiducia, ma sommessamente – visto che ne va del nostro futuro -  l’Italia dovrebbe avere il coraggio di chiedere pur anche a “Supermario” di avere la cortesia di comunicarci qualcosa…

 

ALITALIA ADDIO

Scusatemi, ma non trovo proprio nulla di romantico nella chiusura di “mamma” Alitalia, non mi allineo ai piagnistei e credo che troppo tardi si è finalmente detto “stop” ad una ininterrotta fonte di sperpero di soldi pubblici.

Alitalia chiude perché è sempre sopravvissuta solo con contributi statali e non era più - da anni - al passo con i tempi, uccisa prima di tutto dalla concorrenza ben più “smart” di chi non aveva sulle spalle un peso intollerabile di costi aggiuntivi, rendite di posizione, personale debordante e raccomandato.

Una Compagnia che si è consumata concedendo centinaia di migliaia di viaggi gratis e buttando via rotte, slot, punti di forza. Una società guidata negli anni da una ciurma di personaggi CHE NON HANNO MAI PAGATO DI PERSONA e che hanno creato e disfatto alleanze, rifiutato sinergie e sacrifici e - prima di tutto - hanno pensato ai propri interessi. Commissari strapagati per il nulla, mentre si consumavano “prestiti ponte” che avevano (hanno) tutte le caratteristiche di aiuti di stato.

Quanti “piani industriali” sono nati e defunti rimanendo solo sulla carta, complice un sindacato che prima di tutto ha difeso solo le proprie rendite di posizione? Quante migliaia di sindacalisti sono cresciuti e vissuti grazie ad Alitalia senza mai lavorare? Quanti parenti di dipendenti sono stati trasportati gratis o a tariffe ridicole?

Non mi aspetto molto dalla nuova compagnia sorta dalle ceneri di Alitalia e che temo perpetui molti equivoci di fondo, certo il contribuente italiano ci ha rimesso fondi spropositati che nessuno gli rimborserà e pensare che se c’è un paese verso il quale il traffico turistico avrebbe permesso un indotto enorme era proprio l’Italia.

 

EGITTO – ITALIA 2 a  0

Dal caso Regeni a Patrick Zaki le figuracce italiane nei confronti dell’Egitto stanno assumendo contorni non solo intollerabili, ma anche di pubblica decenza.

Contiamo zero, non siamo riusciti a combinare nulla, i responsabili dell’omicidio di Regeni sono tuttora sconosciuti, non sappiamo prendere una posizione definita neppure sulla richiesta nazionalità per Zaki. Impotenti, inconcludenti, purtroppo ridicoli.

I rapporti di Amnesty International sull’Egitto sono intanto terrificanti: detenzioni arbitrarie, sparizioni, condanne a morte, discriminazioni religiose, violenze di ogni tipo sono all’ordine del giorno, ma  Europa e Farnesina guardano dall’altra parte. “Verità per Regeni” è scritto su mille striscioni gialli che diventano sempre più sbiaditi. Che vergogna… 

 

UN SALUTO A TUTTI                                                                                 MARCO ZACCHERA   



IL PUNTO   n. 832 dell’ 8 ottobre  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: - GRAZIE - CENTRO-DESTRA NEI GUAI – TRAPPOLONI – I BULGARI – ENEL GAS E LUCE SOM

 

GRAZIE !

Volevo ringraziare tutte le persone (alcune centinaia) che hanno partecipato alla festicciola per il mio 70° compleanno o che nei modi più diversi da distanza si sono messi in contatto con me. Tra l’altro – e ringrazio particolarmente gli amici rotariani del mio club Pallanza Stresa VCO – sono state raccolte offerte per 3.580 euro a favore del Verbania Center per il costruendo ospedale di Macala (Mozambico).

Ricordo che chi volesse ulteriormente contribuire può farlo tramite versamento sul c/c/b  IT94L0306922401100000002801 (Banca Intesa – Verbania Pallanza), sul conto a me intestato, ma con indicazione “pro VB Center”.

Per me – rivedendo e salutando tanti amici - questo incontro è stato davvero un momento di gioia e condivisione, grazie !!!

 

I GUAI DEL CENTRO DESTRA

I lettori del “Punto” non potranno che darmi atto che ero stato facile profeta: il centro-destra ha perso non solo nei comuni più importanti, ma anche la sicurezza di vincere alle prossime elezioni politiche.

E’ soprattutto Matteo Salvini ad essere finito nei guai, guai grossi. Anche la Meloni lo è, ma Salvini lo è ancora di più perché - comunque si muova - rischia di cacciarsi in guai ancora peggiori. Tutto sarebbe diverso se il premier non fosse Draghi, ovvero il nome più credibile che l’Italia ha sul mercato europeo. Draghi ha un gran seguito nell’opinione pubblica anche tra gli elettori di centro-destra e quindi abbatterlo è pericoloso, oltre che – probabilmente – una sciagura nazionale.

Se Salvini resta al governo rischia di compromettere l’alleanza di centro-destra, indispensabile in vista di una potenziale maggioranza futura, ma se esce dall’esecutivo dimostrerebbe poca credibilità, anche se forse – ovviamente dichiarando il contrario -  vorrebbe unirsi alla Meloni proprio per tentare di recuperare voti di protesta.

Al governo Salvini deve quindi restare, ma o si intesta qualche particolare successo o potrà distinguersi solo alzando la voce per farsi notare, magari bloccando ogni iniziativa politica che – se approvata - lo renderebbero indigesto al proprio elettorato soprattutto sui temi caldi (tasse, gender, immigrazione). Ma se Salvini alza troppo la voce allora dà ragione alla Meloni che dall’opposizione può farlo meglio di lui.

La Lega è quindi costretta a muoversi a strappi con il rischio di dare segnali contrapposti eppure, a conti fatti, non ha perso nelle proprie roccaforti locali, ma piuttosto sembra aver esaurito la spinta propulsiva di due anni fa. Tra l’altro in tutte le grandi città andate al voto domenica c’erano giunte uscenti di sinistra, ma nella percezione collettiva il centro-destra avrebbe comunque dovuto vincere e invece si è visto come andata (con rischio di un KO completo su Roma e Torino).

Un centro-destra quindi in crisi di nervi, perché la stessa Giorgia Meloni non è messa meglio: in questi mesi ha giocato la carta dell’opposizione a Draghi ma nonostante i sondaggi non ha catalizzato grandi successi. Certo, FdI ha ben migliorato le sue posizioni rispetto al passato, ma domenica si è dimostrato che i sondaggi sono teorie ben diverse dalla realtà, soprattutto quando metà degli elettori (tradizionalmente più di destra che di sinistra) se ne stanno a casa se non vengono adeguatamente motivati.

E allora, che si fa? Dalle sconfitte si impara (o si dovrebbe farlo) e la prima cosa che a destra mi sembra invece non si voglia capire è come le candidature proposte a livello locale devono essere sempre credibili o non “tirano”.

Ma se le elezioni amministrative si giocano sui nomi, se non cambia il sistema di scelta dei candidati il centro-destra sarà sempre perdente. Forse che a Milano la partita sarebbe stata identica se tutti avessero puntato da subito su Albertini pungolandolo ad accettare? Forse che a Roma una apertura a Calenda non avrebbe sparigliato le carte visto che comunque amministrare la capitale è un’annunciata epidemia di disastri? Forse che a Torino il povero Damilano non ha dovuto attendere mesi e mesi per avere un sospirato “si” a candidarsi, perdendo però tempo prezioso?  Sono errori che si pagano, soprattutto quando non ci sono quadri di partito sufficientemente preparati e che quindi un candidato a sindaco credibile va scelto spesso fuori dal recinto di casa per avere chances di vittoria.

Ma soprattutto al centro-destra manca una piattaforma serie di idee programmatiche chiare e condivise, indispensabili se nel 2023 vorrà davvero vincere le elezioni.

Una vittoria non più scontata, anche perché il PD (che ben controlla i media) nel frattempo sta recuperando i voti degli ex grillini.

 

IL TRAPPOLONE

Mentre “l’affare Morisi” si sgonfia dopo aver danneggiato l’immagine della Lega vi racconto un inedito che inquadra bene l’ “Affare Fidanza”, altro caso ben costruito per fiocinare la Meloni e Fratelli d’Italia e due giorni dalle elezioni.

Qualcuno ricorderà che anni fa “Le Jene” stazionavano davanti a Montecitorio e - porgendo domande ai deputati di passaggio - facevano fare loro la figura degli idioti.

Personalmente non caddi nella trappola e anzi feci un figurone, ma i fatti – in realtà – cominciavano con una intervista al malcapitato su temi di attualità passando poi a domande con ritmi sempre più veloci su infiniti argomenti diversi saltando da un tema all’altro finchè (almeno di solito) il prescelto si impappinava e andava per frasche confondendo la data della scoperta dell’America con la morte di Napoleone.

La settimana dopo Le Jene proponevano in TV solo un piccolo spezzone dell’intervista mandando in onda praticamente solo la risposta sbagliata e l’interessato faceva appunto una figuraccia, creando anche il sillogismo che tutti (o quasi) i deputati fossero degli ignoranti e dei cretini.

Se da cento ore di filmati selezioni solo dieci minuti con la volontà specifica di mettere una persona in cattiva luce credo che sarà infilzato anche Papa Francesco (anzi, soprattutto Papa Francesco) perché volendo si sarà estrapolato il senso delle cose.

E’ il caso dei contributi in “nero” per il malcapitato on.le Carlo Fidanza (che resta un mio amico): se in più occasioni sotto false vesti proponi a chiunque di dare un “aiutino” in nero – ma non è un reato istigare a delinquere? - prima o poi l’interessato accetterà: basterà poi mandare in onda solo quello spezzone (e non magari numerosi precedenti rifiuti) e a tutti i teleutenti sembrerà uno scandalo, esattamente come era l’obiettivo della trasmissione. Parliamoci chiaro: sono cose riprovevoli e sbagliate, ma alzi la mano chi in vita sua non ha accettato di evitare una ricevuta fiscale emessa dal dentista, dall’idraulico o anche solo per una cena, in cambio – ovviamente -  dello “sconticino”.

E’ chiaro che ben diversa è la questione se viene generalizzata, ma allora le sponsorizzazioni “ufficiali” a questo o quell’evento di partito non sono forse un modo elegante per arrivare di fatto allo stesso scopo? Su Rai 3 in questi giorni Bianca Berlinguer pontificava, ma nessuno gli ha chiesto delle tangenti che il PCI di suo padre aveva istituzionalizzato per lavorare con i paesi dell’Est ? E qualcuno ricorda quanto l’affare MPS sia costato ai contribuenti per aiutare indirettamente il PD ?

Circa invece la questione “nostalgici” e i vari “baroni neri” bisogna scegliere: o si tagliano i contatti con certa gente che al 99% fa millantato credito o prima o poi si finisce nei guai. Però è anche ora di dire “basta” a questo pseudo antifascismo da salotto che a 78 anni dalla fine del regime ancora imperversa a reti unificate affibbiando a comando patenti di “buoni” e “cattivi”. Guardino piuttosto Lor Signori al colore delle dittature di OGGI e ne prendano le distanze, cosa che invece ben si guardano dal fare. 

Infine un tema che il centro-destra distratto sembra si sia dimenticato di sollevare: la par condicio, come per la candidatura di Enrico Letta a Siena

Tutti sappiamo che il candidato era pure il segretario del PD, ma non trovo corretto che sia passato in TV mille volte di più del suo sconosciuto avversario che di nome faceva Tommaso e con un cognome che neppure si ricorda più. Nessuno voleva (e poteva) imbavagliare il PD, ma le regole sono chiare: per il partito poteva parlare qualcun altro, ma non proprio il segretario-candidato che ha così violato platealmente non solo lo spirito, ma direi anche la sostanza della legge. Quando alla fine (come a Siena) vota solo un terzo degli elettori anche questa questione della equa visibilità è cosa che conta.

 

LINEA NOVARA-DOMODOSSOLA

Troverei corretto che si desse più spazio a quei sindaci che si ripropongono e al secondo mandato ottengono maggioranze “bulgare” dimostrando quindi di aver lavorato bene.

Nella nostra zona ALESSANDRO CANELLI (Lega) a Novara ha preso il 69,6% dei voti, LUCIO PIZZI (civica di destra) a Domodossola ha raccolto il 74,8%. Complimenti davvero meritati!

  

ENEL GAS E LUCE

Basta, non se ne può più! Solo nella giornata di ieri ho ricevuto 4 telefonate da “Enel gas e luce” che da diverse parti d’Italia propone continuamente  nuovi contratti. Sono stufo: chi ha dato loro il permesso di scocciarmi in ogni momento, chi gli ha venduto il mio numero, perché non esiste una norma VERA sulla privacy con la possibilità di bloccare i venditori fastidiosi? Sarebbe ora che qualche “autority” (visto quanto ci costano questi inutili baracconi) cominciasse a pretenderlo.

 

Un saluto a tutti                                                      MARCO ZACCHERA                         





IL PUNTO   n. 831 del  1 ottobre   2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

SOMMARIO: - INVITO – DRAGHI SANTO SUBITO – PADRE NOSTRO NEGATO  - IL MOSTRO DI RIACE

 

ATTENZIONE: UN INVITO  ( VERO!)  AI  LETTORI

Come ricordato la scorsa settimana, visto che mi avvio a compiere 70 anni ho pensato di festeggiarli insieme alle persone che conosco invitando  ad un aperitivo

GIOVEDI’ 7 OTTOBRE dalle 18.30 alle 20 presso i vivai della “Compagnia del Lago”, Via della chimica (zona industriale) Verbania Fondotoce.

Tutti i lettori del PUNTO sono quindi invitati: sarà un appuntamento alla buona, ma mi auguro partecipato ed allegro.

Se qualche lettore non della zona volesse fermarsi a pernottare mi contatti, prego però tutti coloro che volessero intervenire di rispondermi al più presto iscrivendosi tramite il sito   eventimarcozacchera@gmail.com

Oppure tramite https://www.eventbrite.com/e/biglietti-voglio-invitarvi-al-mio-compleanno-marco-zaccherai-miei-primi-70-anni-172559759887

Questo per rispetto alle vigenti norme Covid ma anche perché per motivi organizzativi devo capire quanti più o meno interverranno (mi auguro numerosi). Saremo all’aperto, ma in caso di pioggia ci sarò uno spazio coperto.  Quindi, vi aspetto  (e non portate regali)!!

 

DRAGHI SANTO SUBITO

 

Credo fosse corretto andare a votare la scorsa primavera, ma anche che l’Italia abbia avuto comunque molta fortuna nel momento in cui Mario Draghi ha accettato di formare il governo.

Sette mesi dopo il debutto dell’unico nome italiano rimasto credibile a livello internazionale - soprattutto a confronto con la nullità del suo predecessore Conte -  credo che si debba davvero ringraziare la nostra buona stella.

Draghi ha portato all’Italia una luce di serietà nonostante la sua maggioranza variopinta che il premier lascia sfogare nei litigi quotidiani salvo poi tirare le redini e in gran parte decidere con la propria testa, ovvero con buonsenso.

Certo Draghi rappresenta il mondo economico e finanziario con tutti i suoi difetti, ma è una garanzia di efficienza e – mi sembra – di assoluta correttezza personale.

Alcuni aspetti della sua personalità (come il voler apparire il minimo possibile sui media, non dare spazio a polemiche, la rinuncia ad emolumenti ecc.) lo distinguono in positivo dalla quotidiana corrida politica.

Giocano a creare un clima a suo favore anche la osannante stampa quotidiana e gli yesman che lo coccolano spingendolo sulla cresta dell’onda, oltre ad un’ottima capacità di depistare le attenzioni sui molti problemi incombenti, anche per Avere maggiore libertà di movimento .

Nessuno per esempio si chiede cosa stia effettivamente avvenendo a proposito del PNRR, oppure su chi gestirà le imponenti risorse europee, chi e come manterrà le promesse fatte a Bruxelles… Ma intanto cresce la fiducia e si è avviato un processo virtuoso che – sia o meno vero, sicuramente è enfatizzato - avvolge positivamente l’intera nazione dopo mesi di crisi spaventosa.

Non è quindi Draghi a preoccupare, ma piuttosto la sua maggioranza rissosa ed eterogenea che - fosse lasciata a sé stessa -  si scontrerebbe su tutto e che presenta una squadra di ministri in alcuni casi sinceramente limitata e problematica.

E’ infatti cambiato il capitano, ma non buona parte dell’equipaggio: penso ai vari Speranza, Di Maio, alla stessa Lamorgese e ad altri ministri del tutto sconosciuti. Una squadra di comparse a volte inquietante e qualitativamente ben lontana dal leader, con ben poche eccezioni (Giorgetti, Guerini, Garavaglia...).

Abile è comunque Draghi a disinnescare le polemiche di facciata, a non prendere posizioni personali in contrapposizione ai singoli spicchi di maggioranza, a “tagliare e sopire” in stile andreottiano la quotidiana zuppa delle polemiche che occupano gran parte delle cronache, soprattutto quando mancano fatti concreti.

Adesso è scoppiata la questione di Draghi al Quirinale visto che Mattarella scadrà nel prossimo febbraio. Non c’è dubbio che il Mario nazionale sarebbe un ottimo Presidente della repubblica, ma chi poi siederebbe a Palazzo Chigi?

Le elezioni sono già previste nel 2023, una elezione di Draghi al Colle porterebbe con ogni probabilità il paese alle urne un anno prima.

Una vittoria del centro-destra è plausibile - ammesso e non concesso che non cambi il sistema elettorale - ma è meno certa di qualche mese fa e temo che la sconfitta alle prossime amministrative lascerà pesanti strascichi.

Ma immaginiamo che il centro-destra vinca davvero: chi metterebbe a Palazzo Chigi? Credo che ricomincerebbero i veti incrociati e immediatamente la guerra su tutto, con le consuete polemiche, gli attacchi della sinistra e della stampa, i veleni, la magistratura sul piede di guerra… insomma la solita inconcludente rissa quotidiana.

Pensiamoci, perché forse è meglio per l’Italia che ci teniamo un Draghi operativo per un altro anno con lo spento Mattarella sul Colle (che in “prorogatio” non può fare grandi danni) e questo almeno finchè non avremo la pandemia alle spalle e il PNRR decisamente impostato. Non dimentichiamoci che un minuto dopo che un leader di centrodestra ottenesse la fiducia, a Bruxelles comincerebbero a storcere il naso e a mettere i bastoni tra le ruote ad un governo non omologabile all’andazzo comunitario.

Insomma: rinnoviamo “a termine” Mattarella e poi mettiamoci Draghi, ma che almeno passi la mano a qualcuno in grado di continuare il suo lavoro.

Certo ci sarebbe un’altra soluzione, lasciatemela coltivare almeno come speranza da uomo di destra: eleggere un uomo (o donna) degno al Quirinale, con Draghi ancora leader al governo, ma con una maggioranza che emargini la sinistra velleitaria, il PD e le macerie del M5S ed abbia quindi una chiara linea politica sulle questioni importanti. 

Draghi è di destra o di sinistra? Non ve lo dirà mai, ma è un vero leader che ovviamente tiene un profilo più concreto che politico dribblando su molti temi e potrebbe essere rappresentante sia di una destra socialmente illuminata che di una sinistra moderata pragmatica. Certo a sostenerlo dovrebbe esserci una maggioranza che dia slancio economico al paese e – guidata da mano ferma – concretizzi finalmente quelle riforme che ci siamo impegnati a fare, ma che non arrivano mai perché sono necessarie quanto impopolari.

Purtroppo non vedo oggi un leader di centro-destra capace di avere contemporaneamente autorevolezza, capacità tecniche e leadership internazionale: datemi un nome e ve ne sarei grato.

E la questione di Draghi al Quirinale? C’è tempo, in fondo ha “solo” 73 anni, quindi può fare il presidente… la prossima volta!

 

IL PADRE NOSTRO NEGATO

Non mi ha indignato la notizia che una maestra abbia interrotto la cerimonia di inaugurazione di una scuola in Friuli quando il parroco, dopo un discorso di assoluta apertura e condivisione, ha accennato a recitare il “Padre Nostro”, ma piuttosto il silenzio dei presenti – autorità regionali comprese – che non l’hanno subito zittita.

Per me questo episodio è stata una offesa a milioni di persone che in Italia ancora (e per fortuna) ritengono che non ci sia nulla di male né di dividente nel recitare pubblicamente una preghiera. Siamo diventati così timorosi di tutto da accettare che una singola persona offenda il sentimento della maggioranza in nome della “santa laicità“ e nessuno che più batta ciglio.

Certo, sono poi seguiti i “post” di critica, ma nessuno in quel momento specifico si è alzato a dire “La smetta, se non le garba se ne vada, io gradisco il Padre Nostro e quindi si vada avanti”. Quell’attimo fatale in cui si prendono le decisioni di fondo, radicali, chiare, che magari segnano un’esistenza e fanno la differenza tra le persone coerenti e i paparaqua.

No, invece, tutti zitti (stando almeno alle cronache) e men che meno che qualcuno abbia poi chiesto qualche sanzione per la “maestra rossa”.

Chissà quanti avrebbero voluto farlo, ma in quel momento NON l’hanno fatto, non hanno preso la parola, non hanno criticato l’insegnante. Perché i presenti sono stati tutti così zitti e codardi? Per il timore di andare controcorrente, di esporsi, di essere additati come retrogradi reazionari, oppure cattolici integralisti o “fascisti” (ovviamente)…insomma, per non avere “rogne”.

Se fossi il genitore di un alunno di quella maestra mi porrei il problema al contrario sollevando il quesito di fondo: “Desidero che mio figlio abbia anche una istruzione religiosa, una insegnante che gliela nega imponendo il suo punto di vista impedisce anche un mio diritto”. Ecco comunque un altro esempio lampante di perché il nostro Paese perda le sue radici e i suoi valori di comunità.

 

IL MOSTRO DI RIACE (QUALCOSA NON QUADRA)

L'ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, "uomo simbolo" nella accoglienza ai migranti è stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione nel processo "Xenia", svoltosi a Locri sui presunti illeciti nella gestione dei migranti. Lucano era imputato di associazione per delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e la sentenza è stata presa dopo 4 giorni di camera di consiglio raddoppiando la pena chiesta dal PM.

Qualcosa comunque non quadra: o Lucano è una vittima innocente e i giudici sono degli abominevoli razzisti che l’hanno condannato a una pena superiore a quelle in uso perfino per i delitti di mafia o effettivamente a Riace anzichè aprirsi all'accoglienza giravano soldi sporchi che coprivano altri obiettivi. Mai come questa volta sarà interessante leggere le motivazioni di una sentenza francamente poco comprensibile, intanto l’Italia ha una nuova icona di martire.

 

Un saluto a tutti                                                                               MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   

n. 830 del  24 SETTEMBRE   2021

 di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

SOMMARIO: - INVITO – SCONFITTA ANNUNCIATA – IL DILETTANTE PUTIN -  SOLIDARIETA’ – OMICIDIO ITALIANO   

 

ATTENZIONE: UN INVITO AI  LETTORI

Visto che mi avvio a compiere 70 anni ed ho pensato di festeggiarli insieme alle persone che conosco invitandovi tutti ad un aperitivo

GIOVEDI’ 7 OTTOBRE dalle 18.30 alle 20 presso i vivai della “Compagnia del Lago”, Via della chimica (zona industriale) Verbania Fondotoce.

Tutti i lettori del PUNTO sono quindi invitati: sarà un appuntamento alla buona, ma mi auguro partecipato ed allegro.

Se qualche lettore non della zona volesse fermarsi a pernottare mi contatti, prego però tutti coloro che volessero intervenire all'aperitivo del 7 ottobre a rispondermi al più presto iscrivendosi cliccando qui

Questo per rispetto alle vigenti norme Covid ma anche perché - per motivi organizzativi - devo capire quanti più o meno interverranno (mi auguro numerosi). Saremo all’aperto, ma in caso di pioggia ci sarò uno spazio al coperto.  Quindi...Vi aspetto !!

 

SCONFITTA ANNUNCIATA

Credo che il centro-destra si avvii ad una cocente sconfitta elettorale nelle prossime elezioni amministrative, almeno nelle grandi città che peraltro - è giusto ricordarlo – sono già oggi tutte amministrate dal centro-sinistra o dai 5 Stelle.

La sconfitta sarà mitigata al primo turno con qualche accesso ai ballottaggi che temo però verranno poi persi al secondo turno.

D'altronde difficile aspettarsi di meglio se una città come Milano, dove il centro-destra è politicamente maggioranza, è stata abbandonata per il comune “senza combattere” in modo del tutto deludente, dopo aver tirato avanti per mesi, in modo quasi grottesco, la ricerca di un candidato-Cireneo che poi è stato più o meno lasciato a sé stesso, come da avvilenti cronache dei giorni scorsi.

Diversa (per fortuna) la situazione nelle città medio-piccole, soprattutto là dove c’è qualche amministratore in gamba che è in grado di raccogliere consensi personali prima ancora che politici.

Passano gli anni e i decenni, ma sembra che le elezioni amministrative non interessino troppo ai vertici della presunta coalizione di centro-destra che hanno impiegato mesi a scegliere i candidati partendo ovunque in netto ritardo, senza alcun metodo di selezione e soprattutto senza voler mai consultare i cittadini nelle “primarie” come da tempo – magari anche demagogicamente – ha invece imparato a fare la sinistra che anche su queste pre-campagne elettorali costruisce i propri successi.

Se a destra si continuerà a non capire come sia soprattutto nelle amministrazioni locali che si costruiscono le classi dirigenti del domani è evidente che non si sarà mai in grado di gestire il paese nel medio e lungo periodo.  E’ triste constatarlo, ma purtroppo è proprio così e sembra quasi un limite mentale, oltre che politico.  

 

PUTIN? UN DILETTANTE!

Non ci sono più i dittatori di una volta. Se il “cattivo” presidente Putin per l’elezione della Duma russa riesce a raccattare più o meno solo il 50% dei voti, che razza di dittatore è ?

Si dimostra solo un dilettante allo sbaraglio perché altrimenti bisognerebbe ammettere che in Russia ci saranno pure trucchi elettorali, ma un certo dissenso evidentemente è permesso visto appunto i risultati.

Niente da fare, per trovare un dittatore serio bisogna scomodare l’amicone del nostro ministro degli Esteri Giggino Di Maio e del M5S, il “democratico” presidente cinese Xi Jinping che almeno fa le cose seriamente. Non per niente ha ottenuto 2969 voti per la sua rielezione da parte della Assemblea Nazionale del Popolo su 2969 votanti (quindi si è auto-votato anche lui, non si sa mai). Già che c’erano, oltre che Presidente della Repubblica Popolare Cinese l’hanno eletto anche segretario del partito comunista e comandante supremo delle forze armate. Democraticamente, si intende.

 

SOLIDARIETA' A TERZI, PERSONA SERIA

Ci hanno raccontato che il "metodo Palamara" era proprio di una sola persona.

Non è vero: è un cancro che corrode dal di dentro la nostra Magistratura e per questo sento il dovere di esprimere la mia solidarietà al dott. Massimo Terzi, presidente del Tribunale di Torino e prima ancora di quello di Verbania. E’' una persona che conosco bene e che stimo, non mi interessa se il dott. Terzi sia persona di sinistra o meno, so che ha fatto sempre coerentemente e bene il Magistrato.

Terzi si è dimesso cinque anni prima del ritiro per limiti di età giustamente offeso per essere stato bocciato alla carica di presidente della Corte d'Appello di Milano, carica che gli spettava per titoli ed anzianità. A lui è stata preferita altra persona con meno titoli solo per combine di correnti e pressioni più o meno evidenti, legate al fatto che Terzi non risulta essere iscritto a correnti interne alla Magistratura e quindi fuori da politiche di schieramento. 

Un atteggiamento vergognoso da parte del CSM che evidentemente ha ancora l'arroganza e la possibilità di usare metodi misteriosi nella scelta dei candidati senza rispondere a nessuno e piegandosi alla lottizzazione delle correnti.

….

Intanto, nel verminaio generale, Davigo aveva passato al “Fatto Quotidiano” l’elenco dei presunti iscritti alla loggia massonica “Ungheria” come replica agli attacchi e presunti insabbiamenti del procuratore di Milano Francesco Greco e che ora, ,pubblicati  diffamano mezzo mondo.

Intanto, a sua volta, Greco è stato virtualmente sfiduciato da 56 dei suoi collaboratori su 64 e la “rossa” procura milanese vede mettere sotto inchiesta molti suoi componenti, mentre a Roma il Procuratore Capo è stato dichiarato per cinque volte abusivo dal Tar e dal Consiglio di Stato, ma resta fermo al suo posto come un paracarro.

D'altronde, quando le statistiche ci dicono che il 70% dei reati non risultano neppure istruiti e cadono in prescrizione, è evidente lo strapotere dei PM che - di fatto - possono liberamente decidere chi inguaiare e chi invece salvare.

Insomma non è cambiato e non cambia niente, nell'assordante silenzio della ministra Cartabia e del governo, con il presidente Mattarella che come sempre sta appollaiato sul trespolo a parlare dei massimi sistemi, ma non ha mai il coraggio di prendere posizioni chiare e soprattutto azioni conseguenti. In questo clima, come possono gli italiani avere fiducia nella imparzialità e preparazione dei propri giudici?

Vale la pena di ricordare una famosa dichiarazione del fu Presidente della Repubblica Francesco Cossiga che voleva mandare al CSM persino i carabinieri e diceva: «La riforma della giustizia si farà solo quando i magistrati si arresteranno tra loro.”

 

OMICIDIO ITALIANO

“Facciamo una CALL dopo il MEETING, ma scegliamo una LOCATION , ok? Accedi tramite il DEVICE, vai nel DOWNLOAD dell’APP e mostra il CODE. Ci sarà una CONFERENCE  introdotta dallo SPEECH del COMMUNITY MANAGER che come SPIN OFF parlerà della MISSION delle START UP e dei nuovi STAKEHOLDER per i PLAYERS di mercato. Il MEETING è aperto anche ai PART TIME e ai FREELANCE, mentre il CEO spiegherà poi come raggiungere i TARGET del BRAND dandoci una DEAD LINE. Seguirà un LIGHT DINNER,  ma  ALL YOU CAN EAT. “

Ma volete spiegarmi perché sia necessario usare tante parole inglesi quando spesso sarebbero più brevi, semplici e chiari gli stessi concetti espressi in italiano?

Mi dà sui nervi che proprio il mondo politico e di governo deve poi spesso coprire il nulla con una serie di parolone rigorosamente anglofone e tra l'altro spesso pronunciate a sproposito.

Perché mai poi leggi e regolamenti non devono essere scritti in italiano con termini e concetti espressi nella nostra lingua? Se continuiamo a ridurne l’uso è evidente che progressivamente perderemo il nostro ruolo di lingua riconosciuta anche a livello europeo. Rivendico il mio diritto-dovere di parlare e scrivere, per quanto possibile, nella “mia” bella lingua italiana.

 

Un saluto a tutti                                                                              MARCO ZACCHERA   





IL PUNTO   n. 829 del  17 SETTEMBRE   2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

A RICHIESTA DI MOLTI LETTORI CON QUESTA SETTIMANA “IL PUNTO” RIPRENDE ANTICIPATAMENTE LE SUE PUBBLICAZIONI CON CADENZA SETTIMANALE,  DI NORMA IL VENERDI’.

RICORDO CHE IL CONTENUTO DEI PEZZI E’ LIBERAMENTE RIPRODUCIBILE,  MA E’ SEMPRE GRADITA L’INDICAZIONE DELLA FONTE.

UN PARTICOLARE GRAZIE AI LETTORI CHE VORRANNO INVIARMI INDIRIZZI MAIL DI LORO CONOSCENTI PER ALLARGARE LA PLATEA DEGLI AMICI DE “IL PUNTO” :   PIU’ SIAMO, PIU’ CONTIAMO !

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SOMMARIO: - CARO NO VAX - LIBERTA’ - CROCEFISSO DEMOCRATICO – I COSTI DELL’ENERGIA – LO SCIPPO DELL’ASSESSORA

 

CARO NO VAX

Caro “No Vax” non pretendo di convincerti, ma vorrei farti leggere i messaggi che ricevo da tante parti del mondo, dove i vaccini in pratica ancora non ci sono.

Dal Nicaragua allo Sri Lanka, dall’India alla Cambogia, girando il mondo ho conosciuto tante persone e spesso sono rimasto in contatto con loro. Tutti quelli che vivevano di turismo da quasi due anni sono alla fame perché non arriva più nessuno. Non solo i proprietari o i dipendenti degli hotel, ma i piccoli commercianti, gli autisti, gli artigiani, le guide, i tour operator: è stata la loro completa rovina economica, ma anche quella fisica perchè non ci si può vaccinare, quindi non si può di fatto ancora circolare, i prezzi degli alimentari sono alle stelle, i mercati vuoti.

Si vaccinerebbero al volo, se potessero, per cercare almeno di andare a lavorare da qualche parte.

Quando ti lamenti tanto per la presunta mancanza di libertà, pensa per un attimo a chi questa libertà non ce l’ha, ma nel senso che neppure volendo può essere vaccinato. Il vaccino è cosa da mondo dei “ricchi”, gli altri muoiono e basta…  Anche per il Covid si allarga il divario economico nel mondo.

 

LIBERTA’ INFORMATICA

Nel caos dei decreti, delle dichiarazioni e delle polemiche su vaccinazioni e greenpass si continua ad invocare la “libertà” del non vaccinarsi. Non concordo, ma mi chiedo quante altre “libertà” siano allora violate ogni giorno sulle quali nessuno però mai obietta qualcosa.

Per esempio invoco la libertà dalla schiavitù che sono diventate   APP – PIN – SPID – PASSWORD ecc. 

Fino a prova contraria non mi risulta che non sia un obbligo costituzionale ad essere dotati, per esempio, di un telefonino evoluto. Certamente , mala “semplificazione informatica” può essere util INVOCO LA LIBERTA’ DI AVERE SEMPRE E COMUNQUE ANCHE LA POSSIBILITA’ DI ACCEDERE AI SERVIZI PUBBLICI SENZA DISPORRE DI QUESTA APPARECCHATURE.

Milioni di anziani non sono esperti in queste cose, non hanno dimestichezza con i codici e troppe volte anche il Covid è preso a scusa per NON DARE SERVIZI AI CITTADINI. Come una volta gli analfabeti perdevano di fatto i loro diritti, così oggi i “semi-analfabeti informatici” sono emarginati. 

 

CROCEFISSO DEMOCRATICO

E’ stata molto interessante la sentenza della Cassazione sull’esposizione del Crocefisso nelle aule scolastiche che non sarà più obbligo, ma frutto di una decisione a maggioranza “variabile” degli utenti, equiparandolo ad altri simboli religiosi sul piano della parità e della laicità dello stato.

Non entro nel garbuglio giuridico dal quale i Supremi Giudici riescono ad uscire con una sentenza più o meno pilatesca che può essere interpretata in modo diversi e contrapposti, resta il fatto che è un esempio in più per sottolineare come la demolizione della autocoscienza di appartenenza prosegua a pieno ritmo.

Alla fine non si nega l’esposizione di un crocefisso che un docente musulmano aveva contestato, ma si permette che nell’aula ci siano anche altri simboli religiosi per accontentare tutti. Un principio democratico, ma che sottolinea come di fatto il nostro paese è sempre pronto a rinunciare alla propria identità storica in nome della democrazia, ma non impone agli altri di uniformarsi. E’ un bene?

In una piazza della mia città da un paio di mesi è visibile spesso una famiglia musulmana “integralista” composta da un gruppo di donne circondate da una nidiata di figli che ostentano un burqua nero integrale dal quale traspaiono solo gli occhi. Nessuno si permette di contestare il loro abbigliamento, ma perché non si dovrebbe chiedere l’esposizione almeno del volto e non solo per motivi di sicurezza?

A quali pressioni sono forse sottoposte quelle donne per andare in giro vestite così? Condividono la scelta, oppure è stata a loro imposta? Se l’abbigliamento è imposto, una società laica non dovrebbe “liberarle” ? Le democratico-femministe locali non risultano in merito interessate alla questione.

Ma il vero quesito che pongo è come si possa volere  l’ “integrazione” se si preferiscono (e permettono) comportamenti di assoluta spaccatura con l’ambiente e con la comunità. Consentendo quegli abiti visibilmente intorno a quelle donne si costruisce un muro, non i ponti che vengo sempre invocati.

Questo atteggiamento è proprio curioso: noi dobbiamo spossessarci dell’identità per “aprirci”, gli altri possono restare “chiusi” e nessuno li critica, anzi, viene criticato – e magari definito razzista - chi (come me) solleva il problema

Tutte queste domande si concretizzano poi in tutta una serie di paradossi mentre ci facciamo sempre molti scrupoli di “politicamente corretto” , ma con i media che non chiedono mai agli altri di avere verso i nostri costumi un minimo di reciprocità.

Vale soprattutto nei confronti del mondo musulmano verso il quale i vertici della Chiesa cattolica sembrano vivere una condizione di inferiorità psicologica incredibile ed ingiustificata. Ribadisco: non si deve odiare nessuno, tantomeno il “diverso”, ma perché non si deve avere il “coraggio dell’appartenenza” denunciando anche i soprusi altrui verso i cristiani in una infinità di circostanze, così come le assurdità di tanti comportamenti islamici integralisti?

Non basta condannare il kamikaze di turno o genericamente la violenza visto che le comunità islamiche anche italiane tacciono sempre sulle questioni scostanti. Avete forse sentito qualche iman italiano condannare quanto è avvenuto in Afghanistan o la discriminazione delle donne, la loro separazione nelle scuole o il nuovo avvento della sharia?

Sia questo allora anche un modestissimo  “post” anche per Papa Francesco che è giustamente attentissimo ai Rom e ai rifugiati, ma su questi temi e sulla persecuzione contro i cristiani nelle aree islamiche o in Cina  – purtroppo – sembra sorvolare.

 

I COSTI DELL’ENERGIA

Aumenta il costo dell’energia (soprattutto il gas) e il conseguente travaso sulle bollette diventa sensibile. Forse è però il sistema migliore per capire come anche questi siano gli effetti della tanto decantata “transizione ecologica” di cui l’Europa si riempie la bocca e si svuota le tasche.

A tutti piace il green, che i ghiacciai che non si sciolgano così i poveri orsi bianchi non avranno più stress, ma poi – alla prova dei fatti –  l’ambiente viene violentato e sprecato nella maniera più stupida, assurda, inutile e con un disastro ambientale forsennato cui il mondo assiste impassibile.

Nessuno si chiede come mai i costi delle materie prime salgano alle stelle, quali siano le geo-politiche che ci stanno dietro con una Cina che sta acquistando, sfruttando e poi distruggendo tutto, come un enorme formicaio sostanzialmente senza regole eternamente affamato di tutto (soprattutto di energia), ma senza minimamente avere quella consapevolezza ecologica che purtroppo è solo di una piccola parte del mondo.

Insisterò invano, ma resta folle non voler studiare più a fondo i potenziali sviluppi dell’energia nucleare civile, così come l’energia elettrica non è “green” di per sé, ma dipende da come viene prodotta. Si devono mettere regole certe e per tutti a livello mondiale perché l’Amazzonia non è solo un bene brasiliano, così come l’Africa non può diventare un deserto cinese.

In un bilancio mondiale non ha senso spendere risorse per ridurre emissioni dove già sono controllate e limitate se poi si lascia continuare ad inquinare senza tregua in altre parti del mondo con risultati generali devastanti. Vale per l’energia, la pesca, l’acqua, le materie prime. Se non si fanno rispettare delle regole generali di risparmio ed utilizzo ottimale il mondo non vivrà di demagogia e bei discorsi. Chi controlla e  controllerà il mercato dell’energia come sempre controlla e controllerà il mondo, sia dal punto di vista economico che politico.

 

LO SCIPPO ALL’ASSESSORA

L’assessore alle politiche culturali di Torino, Francesca Leon, è stata scippata sotto casa e l’episodio ha meritato qualche pezzetto di cronaca data la notorietà del personaggio. Solidarietà all’assessora, ovviamente, sottolineando però che per lei si è trovato spazio in cronaca, mentre non si parla mai dei tanti scippi “normali” che a migliaia si ripropongono quotidianamente nelle nostre città.

Scippi, furti, violenze, danneggiamenti, degrado, sporcizia, spaccio: se ne parla poco in campagna elettorale, eppure le città che vanno al voto hanno tanti quartieri dove la legalità è solo formale, con aree intere che sono in mano alla delinquenza, spesso “etnica” o “interetnica”. A New York ai primi del ‘900 la chiamavano “mafia italiana”, ma noi della “mafia nigeriana” imperante in Italia sappiamo poco o nulla e neppure fa figo parlarne.

Il danno fisico ed economico e la mancanza di sicurezza quotidiana per i “cittadini semplici” non fanno infatti mai notizia, anzi, disturbano il mondo progressista.

La Leon – quella scippata - ha molto insistito in passato sui pregi dei “quartieri multietnici”, che sono poi sono quelli conciati come troppe volte abbiamo tutti sotto gli occhi. Chissà se, subendo di persona la violenza proprio da un immigrato, non si sia chiesta se certe politiche “progressiste” non abbiano contribuito a portare le città a questo generale degrado.

Probabilmente in pubblico non lo ammetterà mai, ma io credo che dentro di sé un po' ci abbia pensato…

 

Un saluto a tutti                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 828 del   9  SETTEMBRE   2021

 di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: VACCINI ED INFORMAZIONE  - IL BUONSENSO DI DE LUCA – MONOPATTINI KILLER – IPOCRISIA ATOMICA – RIFLESSIONE POST KABUL

 

Ai lettori!

Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come ogni anno IL PUNTO si prende ancora un po' di relax e per settembre uscirà ancora  ogni dieci giorni circa anziché settimanalmente riprendendo l’uscita periodica del venerdì a partire dal numero del 1 ottobre .

 

VACCINI E INFORMAZIONE

Ho ricevuto molte critiche per aver scritto che credo indispensabile estendere la platea dei vaccinati al massimo possibile ed alcuni – sdegnati – hanno sospeso per protesta, cancellandosi, la lettura delle mie note. Padronissimi, anche se mi dispiace: siamo arrivati al punto che esprimere con pacatezza un parere equivale essere “al soldo” (!?!?) delle multinazionali farmaceutiche che (se qualcuno ha un po' di memoria) ho attaccato per mesi da queste pagine, compreso l’atteggiamento dell’Europa e dei governi succubi che hanno siglato contratti più o meno misteriosi con questi centri di potere che possono controllare la salute del pianeta con profitti immensi..

Quello che voglio ribadire con forza è che -  proprio per uscire dalle interpretazioni, polemiche pro/no vax e su tutte le speculazioni politiche che ci stanno dietro - sarebbe ora che ogni giorno fossero forniti dei dati CERTI (e verificabili) su:

a) quanti siano quotidianamente i ricoverati divisi tra vaccinati e non vaccinati, quanti i morti delle due categorie e quanti i rispettivi contagiati

b) quanti siano i casi di conseguenze gravi su vaccinati per patologie conseguenti al vaccino in totale e in percentuale sulle vaccinazioni effettuate.

Tutto qui: quattro numeri e basta che credo potrebbero chiarire gran parte dei dubbi di chi - nella babele delle reciproche accuse - non capisce più se sia conveniente o meno vaccinarsi, cosa che credo sia necessaria

POSSIBILE CHE QUESTI DATI COSI’ SEMPLICI NON POSSONO ESSERE PRESENTATI CON CHIAREZZA ALL’OPINIONE PUBBLICA?

Altre sono poi le questioni che si continuano a non chiarire a cominciare dalle spese della protezione civile nell’emergenza, un rendiconto sulla fine che hanno fatto i fondi delle sottoscrizioni, gli sprechi per i banchi a rotelle o gli acquisti di milioni di mascherine cinesi. Su questo perché tutti non chiedono trasparenza?

 

IL BUONSENSO DI DE LUCA

Spesso mi chiedo se il governatore della Campania Vincenzo De Luca sia una macchietta che fa il verso a Crozza (e viceversa)  o se – nella sua unicità – abbia il grande merito di parlare senza peli sulla lingua dicendo apertamente quello che pensa, fregandosene di spararle grosse anche contro il PD (suo partito) e chiunque sia al governo .

Propendo per la seconda ipotesi: come non ritrovarsi con le (sagge) parole di de Luca che al Festival dell’Unità di Bologna (il giornale è morto, ma i suoi festival restano) è sbottato «Certo che dobbiamo difendere i diritti, ma il il Ddl Zan così com'è non lo avrei votato. Ma davvero pensate che alle elementari facciamo la giornata di riflessione sull'omotransfobia? Ma andate al diavolo!...». Preferisco un De Luca sfrontato ma diretto ai maneggi di Letta che arzigogola e poi – pur segretario del PD - preferisce candidarsi a Siena alla Camera addirittura senza il simbolo del suo partito per paura che la gente altrimenti non lo voti ricordando i rapporti incestuosi  PD-Monte dei Paschi: quanta ipocrisia! Solo per questi calcoli elettorali (e la vergogna di quanto il MPS sia costato agli italiani) Letta meriterebbe una solenne trombatura. Intanto, però, dopo mesi di polemiche proprio la legge ZAN è sparita dal periscopio politico, esattamente un minuto dopo che il PS si è scoperto in minoranza parlamentare in argomento. Meglio tardi che mai.

 

MONOPATTINI KILLER

C’è voluto l’ennesimo morto a Sesto San Giovanni (il quinto dell’anno) per sollevare il problema della pericolosità dei monopattini sia per chi li usa (servirebbe almeno il casco) che per chi se li vede spuntare da ogni parte e circolare di notte senza fari o fanalino posteriore. E’ un bel problema nato dalla forsennata volontà “ecologica” di moltiplicarne l’uso (con relativi contributi green) senza una normativa chiara del codice della strada. Meglio la vecchia bicicletta (che se non è elettrica non consuma e fa anche meglio alla salute) che non il business – pericoloso – dei monopattini-spider che oltretutto poi vengono abbandonati ovunque in giro per le strade.

 

IPOCRISIA ATOMICA

Il ministro Roberto Cingolani si è lasciato scappare una "gaffe"...atomica, ovvero ha affermato che si stanno sviluppando studi per una nuova energia atomica "pulita" di quarta generazione che potrebbe in futuro dare garanzie ecologicamente più serie che non le attuali fonti per produrre energia elettrica quella che – ricordiamocelo - viene spacciata per "green" ma è sostanzialmente prodotta bruciando idrocarburi.

Apriti o cielo: fuoco incrociato da ecologisti DOC & C. al cui udito il solo sentire la parola "atomica" crea immediate allergie e dirompenti crisi di nervi.

Immediatamente, da buon Don Abbondio,  il ministro ha rinculato sul solito “non mi avete capito”.

Ma possibile che non si possa mai affrontare con serietà la realtà, ovvero che il "niet" all'energia atomica in Italia è dovuta all'esito di un referendum condizionato, tenuto 35 ANNI FA , UN MESE DOPO il disastro di Cernobyl con una opinione pubblica esasperata ed angosciata e quando nessuno sapeva che quel disastro non fu dovuto non all'energia atomica in sè ma agli scriteriati operatori tecnici sovietici che non avevano correttamente condotto una centrale facendola esplodere ed alle responsabilità dei vertici del regime comunista che avevano avuto paura di informare l'opinione pubblica?

Certo che produrre energia atomica può essere potenzialmente pericoloso, ma trovo assurdo che il nostro paese importi dalla Francia l'energia elettrica "nucleare" (pagandola ben cara) e questo non scandalizzi nessuno, quasi che se mai si guastasse una centrale francese a due passi dal nostro confine i guai non arriverebbero anche in Italia.

Con meno ipocrisia di dovrebbe approfondire seriamente la dipendenza del nostro paese dall'energia atomica altrui, ma anche sugli studi che si stanno portando avanti nel mondo per fonti energetiche veramente alternative, compresa – a ben determinate condizioni - la produzione di energia atomica civile.

INTANTO SOLO IN QUESTI GIORNI UN AUMENTO SPECULATIVO DEL PETROLIO HA FATTO RINCARARE TUTTI I CARBURANTI E ADDIRITTURA DEL 15% LA BOLLETTA ELETTRICA.

QUESTE COSE, PERO’, NON LE SUSSURRA NESSUNO…

 

AFGHANISTAN: DOPO SLOGAN E PAROLE…

L’Afghanistan è già passato tra le notizie di terza pagina dopo un’alluvione di parole che dovevano soprattutto coprire l’incredibile figuraccia degli USA e di un Occidente incapace di programmare perfino un rilascio annunciato.

Visto il “successo” (!!) della fuga, il presidente Joe Biden - alla sua prima grave crisi internazionale - ha avuto un fortissimo ridimensionamento di immagine, con molti media americani che si stanno chiedendo come sia mai stato possibile dare una così grave prova di inefficienza militare e di intelligence.

Il nuovo primo ministro afghano -  ben inserito nelle liste dei terroristi ricercati a livello mondiale - la dice lunga sulla credibilità del suo governo e del risultato politico della fuga statunitense.

Allo stesso modo molte delle dichiarazioni pubbliche italiane appaiono viziate dalla stessa inconcludenza e fumosità, giungendo a volte ai limiti del grottesco mascherando con un cumulo di frasi fatte la gravità della situazione, senza peraltro dare chiarezze o prendere concreti impegni sul futuro.

Da Kabul l’Italia ha evacuato oltre 4.000 persone grazie al fondamentale impegno dell’aereonautica militare (su 170.000 uscite complessive, non certo una percentuale particolarmente significativa, né la più alta in Europa visto che la Gran Bretagna da sola ha messo in salvo 18.000 persone) ma non è assolutamente vero che in Afghanistan non siano rimasti – abbandonati - migliaia di afghani che avevano collaborato con l’Italia e adesso rischiano la vita.

Sperando che nei criteri per la scelta dei “collaborazionisti” meritevoli di sbarcare a Fiumicino non si siano usati anche altri criteri meno nobili tipicamente locali (leggi corruzione per gli inserimenti nelle liste) resta il fatto che il grosso di chi aveva creduto nella presenza occidentale e specificatamente italiana è stato abbandonato, soprattutto nell’area di Herat da cui non giungono notizie certe, ma che difficilmente possono essere positive visto che i pochi contatti ancora aperti sostengono che da giorni siano in corso delle autentiche cacce all’uomo .

Di Maio – celebrando a Fiumicino l’ultimo arrivo di un aereo da Kabul – ha dichiarato (circondato da una turba di militari pieni di nastrini e stellette) “Abbiamo riportato a casa tutti, non abbiamo abbandonato il popolo afghano, le donne afghane, i bambini afghani: non lasceremo indietro nessuno” ma è evidente che si sia trattata solo di una boutade o al più una pia speranza, se non una dichiarazione meramente ipocrita.

Quel “non lasciare indietro nessuno” è poi una frase già abusata  sul piano economico e per il Covid: provi il ministro a spiegare che cosa farà concretamente l’Italia - ad esempio - per l’incerto destino delle 250 donne giudici afghane che erano state formate anche nel nostro paese e che sono letteralmente sparite con l’arrivo dei talebani.

Va ricordato che la Sharia non prevede un ruolo giudicante per le donne e che il ripristino delle procedure giuridiche islamiche cancella gli stessi nuovi codici – elaborati in Italia - che erano entrati in vigore nel 2018 e ripristinando quindi le differenze di genere oltre che fustigazioni, torture, lapidazioni ed altre pene corporali. La stessa ombra torna sulle donne afghane che in questi anni avevano scelto quelle professioni liberali incompatibili con l’Islam, ma anche per quelle che semplicemente avevano voluto studiare all’estero od avevano rifiutato di accondiscendere a nozze forzate. Mentre i talebani coprono con lo spray i cartelli pubblicitari “blasfemi” e viene perfino vietata la musica perché non prevista dall’Islam ortodosso, l’unica cosa che appare chiara è appunto il ritorno di questo paese al medioevo sociale, culturale e religioso.

In concreto (e la colpa non è stata certamente solo di Di Maio) non siamo mai stati capaci di massimizzare la nostra ventennale - e costosa - presenza nel paese da cui ce ne siamo scappati in poche ore, tra l’altro abbandonando ambasciata e caserme e richiamando tra i primi anche l’ambasciatore Vittorio Sandalli.

Anche questa, piaccia o meno, è stata davvero una gran brutta figura.

 

 

Un saluto a tutti                                                      MARCO ZACCHERA     



                                          


IL PUNTO   n. 827 del 25 agosto  2021

 

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: CROLLO VACCINALE - LAMORGESE INADEGUATA – RITORNO A SCUOLA (?) – PINETA MUSSOLINI - Approfondimento: DISONORE A KABUL

 

Ai lettori!

Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come ogni anno IL PUNTO si prende  un po' di relax e ricordo che fino a settembre uscirà in linea di massima OGNI QUINDICI GIORNI anziché settimanalmente. Buone vacanze a chi le ha fatte, le sta facendo oppure le farà (e solidarietà per chi invece come me è dovuto restare a casa...).

 

CROLLO VACCINALE

Siccome “Tutto va ben madama la marchesa” NON si deve  ricordare attraverso i media che i numeri delle vaccinazioni in Italia sono drammaticamente calati rispetto alla primavera. Siamo ormai largamente sotto i 250.000 vaccinati al giorno rispetto ai 5/600.000 che erano stati ipotizzati. Il risultato è che neppure a settembre si raggiungerà l’immunità di gregge nonostante le molte promesse e le dichiarazioni del generalissimo Figliuolo. Le classi più giovani di età sono tuttora largamente scoperte, così come gli under 50. Davanti all’impennata dei casi forse qualcuno dovrebbe riflettere sulla OBBLIGARIETA’ del vaccino in molte situazioni, anche per incentivarne la somministrazione tra i giovani. So che diversi lettori non condividono, ma credo che vaccinarsi sia un dovere, ferme restando doverose critiche doverose al “sistema” e al business vaccinale.

 

LAMORGESE INADEGUATA

La ministro dell’interno Luciana Lamorgese mi sembra del tutto inadeguata al suo ruolo e soprattutto contraddice con la sua azione una linea di governo che dovrebbe avere un ben diverso profilo.

A parte la questione immigrazione che si subisce e basta senza nessuna controindicazione o iniziativa politica, ci hanno messo meno tempo i Talebani a riconquistare l’Afghanistan che l’ineffabile ministro a far sgombrare un accampamento di drogati a Viterbo senza autorizzazioni, controlli e permessi. Anzi, la ministro non ha fatto né ordinato nulla visto che dopo sei giorni i “campeggiatori” se ne sono andati tranquillamente per fine party senza essere stati minimamente disturbati nonostante ci sia anche scappato un morto. Violate le norme Covid, spaccio in libertà, nessuna regola e nessuna sanzione visto che evidentemente la legge NON è uguale per tutti.

 

SI RITORNA(?) A SCUOLA

Chissà che fine hanno fatto le centinaia di migliaia di banchi a rotelle acquistati l’anno scorso di questi tempi dalla ministra Azzolina e che non sono serviti assolutamente a nulla. Chissà perché il governo (e la Corte dei conti) non intervengono per questo spreco di milioni di euro, né inquisiscono l'ex supercommissario Arcuri che tra mascherine, banchi, e acquisti cinesi ne ha fatte più di Bertoldo, ma che pacificamente continua a trascorrere i suoi mesi dopo aver ricevuto -  anziché avvisi di garanzia - altre consulenze governative.

Tra pochi giorni dovrebbe riaprire la scuola per il nuovo anno scolastico, ma siamo ancora praticamente sempre allo stesso punto da mesi: niente certezze, vaccini “si-no-si-no-forse”, professori ed aule che mancano...insomma il solito caos.

 

PINETA MUSSOLINI

Non c’è pace per ANALDO MUSSOLINI, fratello del Duce, cui a Latina il leghista Durigon vorrebbe fosse re-intitolato il parco già a suo nome. Mentre il sottosegretario rischia il posto, a Sormano (Como) un incendio ha bruciato una pineta e dalla cenere delle sterpaglie è saltato fuori un cippo che intitolava la pineta allo stesso fratello del Duce.

Apriti cielo: il sindaco Giuseppe Sormani (di sinistra) vorrebbe mantenere la lapide che non dà fastidio a nessuno considerandola una “memoria storica” ma – poteva mancare? – è saltata fuori l’ANPI di Como che è insorta: «Nome da cancellare immediatamente! Bisogna togliere qualsiasi riferimento ai criminali fascisti e basta, senza possibilità di equivoci e poco cambia se l’intitolazione è ad Arnaldo e non a Benito Mussolini. Per noi devono essere eliminate a prescindere tutte queste intitolazioni. Stiamo avviando piuttosto una battaglia per dedicare luoghi, piazze e parchi a persone che hanno lottato per la libertà contro il fascismo, questo è importante. Nessuno a Sormano si ricordava di quella intitolazione, ora che è stata riscoperta bisogna eliminarla e basta, senza lasciare spazio a equivoci». Quando l’antifascismo scende a questi livelli viene da pensare che ai tempi del Duce almeno i boschi li piantavano, adesso al massimo li bruciano.

Ps. Segnalo all’ANPI di Verbania che sulle mappe catastali risulta che tutto il versante nord del Monterosso sia stato rimboschito nel bieco ventennio con quello che è tuttora denominato in catasto “Bosco del Littorio”. E adesso, come la mettiamo?!

 

Approfondimento:  DISONORE A KABUL

“Ma come si potrà mai controllare questo paese?” Me lo chiedevo quando – a bordo di un G 222 della nostra aeronautica militare – da Abu Dhabi volavo verso Kabul sorvolando   per   ore   montagne   e   montagne   tra   vallate   brulle   e   desolate,   che sembravano susseguirsi all’infinito. Era il 2003, da pochi mesi era operativo un nostro contingente in Afghanistan e volevo capire, vedere, rendermi conto di come fosse la situazione... Kabul sembrava Pompei, si girava scortati tra le macerie, mentre oggi è (era) una città   caotica,  inquinata,   sporca,   in   un   caos   urbanistico   cresciuto   tra   mille contraddizioni, governata soprattutto dalla corruzione. Tra parabole TV, cellulari, karaoke e polvere sono ora tornati – più forti, ma soprattutto più furbi di prima – i vecchi padroni e mi chiedo come sarà la vita nella Kabul di domani.

 

Oggi in me prevalgono rabbia, vergogna, preoccupazione e tristezza: sono i sentimenti che mi hanno colto quanto i talebani sono entrati a Kabul vedendo sfasciarsi in poche ore – come ampiamente annunciato – il castello di carta della presunta presenza occidentale in Afghanistan e lo stato-fantoccio che faceva finta di governare il paese o almeno le sue città principali. Va dato atto che la guerra in Afghanistan non è riuscita a risolvere nessuno dei problemi che pretendeva di risolvere. Il terrorismo, le atrocità dei talebani, le crudeltà contro le donne e le bambine, le violazioni dei diritti umani, la produzione e il commercio della droga: se ci fosse un ipotetico tribunale politico internazionale gli USA con in testa il presidente Joe Biden e l’intero Occidente dovrebbero essere condannati dalla storia.

Una sentenza non per la decisione di lasciare l’Afghanistan che aveva ed ha una sua logica, ma per l’evidente impreparazione, faciloneria e assurdità di comportamento nell’applicare un ritiro previsto da tempo, ma organizzato nel peggior modo possibile.

Il risultato di questa catastrofe militare e di intelligence è stato che non solo si è lasciato nella assoluta disperazione una popolazione intera che aveva credito in una qualche forma di miglioramento sociale dopo 20 anni di presenza occidentale, ma si è consegnato agli estremisti islamici un incredibile arsenale di armi sofisticate e pericolose che potranno essere utilizzate nel mondo in qualunque scenario terroristico internazionale. Una fuga così incredibile da consegnare armi, munizioni, droni, aerei, elicotteri, artiglieria: tutto intatto e pronto all’uso. 

Non solo, l’Afghanistan tornerà e continuerà ad essere ufficialmente il crocevia della droga – soprattutto di oppio ed eroina – con i talebani che potranno continuare su sempre più larga strada ad impestare il mondo in stretto contatto con i cartelli narcotraffici ed autofinanziandosi avvelenando le gioventù occidentali. Un aspetto che Saviano ha giustamente rilanciato perché è un clamoroso “buco nero” nelle ricostruzioni storico-politiche di questi giorni. 

In più si è dato mano libera alla Cina di impossessarsi del cuore dell’Asia con le sue materie prime, con i pachistani che potranno diventare sempre più potenza regionale contro l’India (vedrete, altro conflitto incombente) e permettendo al premier turco Erdogan di aumentare i prezzi del suo consueto ricatto-rifugiati.

Come Biden e come al solito l’Europa è rimasta annichilita e sorpresa, incapace di una qualsiasi reazione che sia andata al di là delle parole e delle frasi fatte e dove la polemica è ora sull’accoglienza dei futuri rifugiati, ma dove nessuno sembra aver pensato a quanto sarebbe successo.

C’è infatti modo e modo di ritirarsi e Biden ha permesso (e voluto?) che si realizzasse nel modo peggiore senza minimamente organizzare con gli alleati una strategia nella ritirata ritardandone gli effetti e mettendo prima in salvo – anche attraverso convogli umanitari su terra – la migrazione volontaria di chi si era “compromesso” con la democrazia.

L’Afghanistan torna ora indietro di decenni e pensare che 60 anni fa era un paese progredito dove le ragazze giravano in minigonna, frequentavano l’università e c’era un volo regolare dell’Alitalia che collegava Kabul a Roma.

Non è un caso che la credibilità del presidente Usa sia ai minimi storici e che perfino i democratici comincino a chiedersi i perché di questa catastrofe, oltre che i suoi evidenti limiti personali e di impotente “comandante in capo”.

Tra l’altro siamo tutti rimasti colpiti dalle immagini di Kabul, ma non sappiamo nulla di quanto succede nelle altre città. Ad Herat, per esempio, nell’area controllata dai militari italiani per tanti anni, che cosa sarà effettivamente successo a chi aveva collaborato con noi?

Impossibile verificare, come arrivare da Herat a Kabul senza essere depredati, mentre casa per casa si moltiplicano le vendette ed i rastrellamenti dei “collaborazionisti” che avevano solo avuto il torto di credere agli “occupanti” che si sono invece dimostrati assolutamente incapaci di mantenere un minimo della parola data, italiani compresi.

Adesso si parla di fare entrare in Italia alcune migliaia di persone che avevano collaborato con la nostra presenza militare, ma che avverrà dei loro parenti e di tutti gli altri che si ritrovano obbligati a seguire la Sharia?

Penso agli insegnati, agli avvocati, ai giudici che avevamo formato in Italia per un codice che ora non vale più nulla perché imperverserà solo nuovamente l’ottuso medioevo musulmano. 

L’esercito di Kabul si è dissolto, ma è crollato perché improvvisamente è venuto meno qualsiasi appoggio esterno ed internazionale con i soldati che sono rimasti senza speranze, garanzie e vie di fuga. In situazioni come queste quando ti senti sconfitto e circondato diventa naturale cedere le armi: nessuno ci aveva pensato?

Ci preoccupiamo ora per le donne afghane, ma non ho sentito i vari leader dei diritti umani o gender alzare la voce e soprattutto imporsi con atti concreti all’attenzione dei politici nostrani, che una volta di più hanno denunciato un pressapochismo mostruoso. Ma come può un ex presidente del consiglio come Conte parlare di “talebani distensivi” facendo il paio con l’ineffabile nostro ministro degli esteri che nel pieno della crisi era in Puglia in vacanza e non ha sentito neppure la necessità di ritornare precipitosamente a Roma? Quale dialogo si può mai intavolare con dei tagliagole senza avere almeno un punto di forza, una alternativa politica o diplomatica? Non sarebbe (non è) un dialogo ma una resa, come è avvenuto ed avverrà.

Lo stesso dialogo interreligioso come può essere minimamente credibile quando dall’altra parte c’è un estremismo violento, bigotto ed assoluto? D'altronde quanti sanno che in 20 anni di occupazione occidentale in Afghanistan era però rimasto l’obbligo di non poter svolgere alcuna funzione religiosa cristiana e che l’unica cappella cattolica era all’interno della nostra ambasciata?

Forse - oltre che di dialogo - in Vaticano si potrebbe finalmente cominciare anche a chiedere con un minimo di determinazione anche un rispetto reciproco e la tutela dei diritti dei cristiani che restano nei paesi islamici, temi però scomodi e quindi poco approfonditi per una Chiesa che vuole essere sempre più “sociale” ma che sempre di meno sembra credere in sé stessa.

Ci sono poi le note di contorno come la fuga del nostro ambasciatore da Kabul con il primo volo (onore al console Tommaso Claudi che è invece rimasto sul posto) richiamato in Italia nella logica del “Non vogliamo diventi un ostaggio” quando la nostra ambasciata e le nostre caserme potevano essere il punto di ritrovo più logico (e difeso) per recuperare chi aveva collaborato con noi, anziché far correre tutti in aeroporto dove prima i fuggitivi vengono spogliati dei loro beni da miliziani e banditi comuni, poi rischiano la vita tra la folla. Incredibile e sconcertante vedere poi l’ambasciatore in fuga circondato da armati a Fiumicino (!!!) quasi rischiasse anche in patria chissà che cosa.

Ma la domanda vera, irrisolta, drammatica è quella che tutti ci poniamo: l’Occidente ha ancora un senso, uno spirito di sacrifico, un minimo di volontà comune nel proteggere e diffondere i propri valori fondamentali? Un nugolo di dichiarazioni, incontri, chiacchiere, auspici e speranze ma -  nel concreto - a Kabul ancora una volta è sembrato proprio di no.

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Un saluto a tutti                               MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 826 del  12 agosto  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: RIMANDATI A SETTEMBRE – VACCINI – CONTE NEL DESERTO - ORO D’ARGENTO – AFGHANISTAN ADDIO - PIROMANI

 

Ai lettori!

Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come ogni anno IL PUNTO si prende quindi un po' di relax e ricordo che fino a settembre uscirà in linea di massima OGNI QUINDICI GIORNI anziché settimanalmente. Buon FERRAGOSTO e vacanze a chi le ha fatte, le sta facendo oppure le farà (e solidarietà per chi invece deve restare a casa).

 

RIMANDATI A SETTEMBRE

Certamente a Ferragosto ci sono tematiche che interessano a pochi o a nessuno, eppure dovremmo ricordarci tutti che i fondi europei del PNRR non sono ancora definitivi e che è ancora lunga la strada per arrivarci.

Tutti li danno per scontati, ma le nostre “schede” inviate a Bruxelles - pur approvate in via di massima per ricevere gli “acconti” vanno ora presentate nei dettagli e soprattutto applicate. Non è un discorso da poco, perché senza quei fondi il nostro paese semplicemente non potrebbe farcela, anche se parte di quei finanziamenti saranno comunque un macigno sul futuro delle nuove generazioni italiane, soprattutto se non fossero spesi bene. 

Poiché parlare è facile ma realizzare è ben più difficile, speriamo che le decisioni europee siano spinte più dalla politica che da un serio esame delle carte o l’Italia (e non solo il nostro governo, vale anche altre nazioni europee) si troverebbe in grande difficoltà a passare l’esame.

La riforma della giustizia - per esempio – che è stata venduta come rivoluzionaria è in realtà un semplice accordo minimale per correggere in qualche modo le fughe in avanti dell’ex ministro Alfonso Bonafede che da buon grillino aveva curato più gli aspetti demagogici e di immagine che la sostanza, togliendo all’imputato – fosse o meno un pubblico amministratore - ogni certezza sui tempi processuali.

La realtà di una giustizia italiana incagliata – oltre alle liti che la squassano ai vertici - è evidente e certificata. Alla fine si sono solo reinserite alcune date certe di prescrizione, ma senza incidere sulla concretezza dei limiti organizzativi (e lavorativi) della giustizia italiana con magistrati che spesso si auto-considerano una casta.

Nessuna rivoluzione, quindi, anche perché la ministra è soprattutto lanciatissima sull’ obiettivo Quirinale, meta raggiungibile se Draghi si trovasse in controtempo dovendo ancora puntellare il governo al momento del voto presidenziale.

Tornando alla giustizia, sono anni che l’Ue - e non solo - ci chiede tempi più brevi per i processi e norme più garantiste per coloro che sono in attesa di giudizio. Le imprese straniere non investono in Italia e quelle italiane scappano all’estero anche per un sistema giudiziario carente (direi “borbonico”, ma poi si offenderebbero gli amici lettori del Sud) con ritardi impensabili nella gestione dei processi.

Senza dimenticare che le “riforme” votate dal Parlamento -  spesso con voti di fiducia e in poche ore - sono in realtà solo deleghe al governo ad emettere successivamente complessi decreti attuativi, ovvero costruire effettivamente le nuove normative.

In qualche modo sempre più spesso il parlamento si spossessa della propria funzione delegandola a tecnici che però poi rispondono soprattutto a sé stessi.

E le altre riforme promesse a Bruxelles? Le più urgenti, sottoscritte nel “contratto” con l’Europa, sono quelle per il reclutamento di forze nuove nella Pubblica amministrazione, la semplificazione in materia di processi burocratici, le norme sull’ambiente. Anche qui praticamente non ci si è mossi e si aspettano una serie di decreti autunnali, con l’Italia già in ritardo sui tempi promessi.

Anche per questo da settembre il lavoro politico non mancherà, con il rischio che in vista delle amministrative di ottobre si moltiplicheranno comunque le occasioni di scontro, anche (e soprattutto) dentro l’attuale maggioranza.

 

VACCINI

Ma insomma… Siamo schedati in comune dalla nascita, in chiesa dal battesimo, dall’ufficio imposte con il codice fiscale, dall’INPS con lo SPID.  Da bambini ci hanno super vaccinati, a militare mi hanno fatto una vaccinazione al petto che faceva un male cane e nessuno sapeva bene cosa ci iniettassero. Ci si vaccina senza fiatare se si va in vacanza in un luogo esotico, si prendono farmaci che a leggere il bugiardino c’è da spaventarsi. Siamo ovunque localizzati dal GPS del telefonino e schedati per il telepass, la PEC, le mail, la tessera sanitaria, il bancomat, la carta di credito, i conti bancari online, le tessere fidelity dei supermercati e dei vari negozi. Giochiamo ad apparire ovunque su Facebook, Instagram e sui social, ci scocciano ad ogni ora del giorno al telefono i venditori di gas, luce, telefoni, vini & olio ecc. ecc. che sanno tutto di noi, dai nostri contratti ai nostri gusti alimentari. Che sia ora di affrontare seriamente il tema delle libertà personali e del controllo che viene esercitato su di noi è un discorso serio ed importante ma “NO AL GREEN PASS PERCHE’ LIMITA LA LIBERTA” mi sembra una sciocchezza. Non è che per una volta potremmo essere  degli italiani seri, per favore ?!

 

CONTE NEL DESERTO, MA L’OASI NON C’E’

Giuseppe Conte ce l’ha fatta e dopo sei mesi di trattative estenuanti ha “conquistato” il vertice del M5S. A lui onori ed auguri con il plauso (vero?) di tutto il partito, anche se alla fine della lunga traversata nel deserto l’auspicata oasi non s’è vista. Se è vero infatti che ha votato per lui (unico candidato) il 92.8% dei votanti grillini e solo 4.820 gli hanno apertamente votato contro è anche vero che gli iscritti al voto erano 115.130 e i “si” a Conte alla fine sono stati solo 62.242 ovvero un modesto 54%. I 5 Stelle puntano ora al 2050 (tempi lunghi, altro che la maratona olimpica!!), ma Conte assicura: “Già a fine anno avremo il più partecipato e importante programma di governo che sia mai stato elaborato, un progetto di società solido e sostenibile che valorizzerà competenza e merito e mirerà ad offrire condizioni di benessere a tutti i cittadini, premurandosi di ridurre le disuguaglianze sociali, economiche, di genere e territoriali“. Frasi che suonano di balle già ascoltate, comunque chi mai potrebbe essere contrario a un programma così? L’unico problema che i tempi di realizzazione sono appunto previsti per il 2050.

Auguri reciproci, perché spero ancora di esserci, quasi centenario,  a vederne la sua realizzazione.

 

NON TUTTO E’ ORO CHE LUCCICA

Grande impresa dell’Italia che alle Olimpiadi ha ottenuto grandi risultati soprattutto in alcune discipline “storiche” nelle quali raramente avevamo brillato.

Si sono sprecati gli aggettivi per la storicità delle nostre 10 medaglie d’oro (furono 13 a Sydney 2000), ma obiettività deve farci ricordare che il risultato è frutto anche dell’annacquamento del medagliere. Alla fine siamo arrivati decimi come nazione ovvero più o meno al nostro livello di “rating” mondiale, ben piazzati ma solo nel gruppo delle nazioni di “seconda fascia” dopo gli USA – che alla fine hanno di un soffio battuto la Cina per numero di medaglie – il Giappone, Gran Bretagna ed Australia, ma dietro anche a Olanda, Francia e Germania a livello europeo. Anche certi richiami ad olimpiadi passate contano poco: nel 1932 a Los Angeles l’Italia fu seconda assoluta come nazione, ma i titoli in palio erano allora solo 116 e poche le nazioni presenti contro i 152 di Roma (1960) e gli attuali 339 di Tokyo 2020 che hanno distribuito oltre 1000 medaglie. Letti così i nostro 40 piazzamenti sono sempre importanti, ma – meno del 4% complessivo - luccicano un po' meno. 

 

AFGHANISTAN ADDIO

Gli USA si sono di fatto ritirati da Kabul ed anche il nostro contingente è stato rimpatriato senza chiasso né pubblicità – nessun ministro è andato a ricevere le nostre bandiere di guerra ritornate a casa! -  e nonostante che ben 53 italiani in questi anni siano morti tra i monti dell’Afghanistan.  

Un ritiro che sa di sconfitta e di abbandono, mentre i talebani in poche settimane stanno riconquistando il paese distruggendo quella patina di modernità che si era cercato di proporre a quella nazione che viene condannata a ritornare nel più oscuro medioevo pur essendo stata solo 60 anni fa, un faro di modernità in Asia (ma questo non se lo ricorda nessuno).. Se ne sono andati anche i collaboratori afghani – a rischio di essere uccisi – in una sconfitta occidentale che andrebbe ben meditata ed approfondita e che invece è scomparsa dalle cronache e dalla storia, cancellata e dimenticata forse anche perché Biden non può essere accusato di sconfitte.

Vent’anni dopo l’11 settembre non c’è dubbio che in Afghanistan abbiano vinto gli estremisti islamici e che i perdenti siamo stati proprio noi, tutti noi. Forse “il mondo libero” dovrebbe cominciare a chiedersene il perchè

 

PIROMANI

Alluvione in Germania? La colpa è del clima. Incendi in tutto il Mediterraneo? La colpa è del surriscaldamento terreste. Andando a vedere quanto si era costruito intorno ai fiumi tedeschi emergono altre responsabilità, così come per l’Italia che va a fuoco conta poco il riscaldamento globale visto che quasi tutti gli incendi boschivi sono causati dall’uomo e oltre la metà provocati da piromani che scientemente vogliono il disastro, certi dell’impunità.

Credo che più delle solite prediche catastrofistiche servirebbero indagini serie e pene esemplari per i (pochi) responsabili che vengono scoperti e che soprattutto dovrebbero essere obbligati a rifondere i danni ambientali delle loro bravate, anche con il sequestro dei loro beni personali.

Non possiamo più permetterci non solo i costi dello spegnimento, ma soprattutto che ampie parti del territorio vengano compromesse - spesso per decenni - da pazzi e criminali che troppe volte restano impuniti. Eppure - usando i droni - sarebbe molto più facile oggi (se davvero lo si volesse) scoprire i responsabili.

 

 

CI SENTIAMO VERSO FINE MESE, UN SALUTO A TUTTI

 

                                                                                           MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 825 del  31  LUGLIO  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: VACCINATEVI! – TRASPARENZA - APPROFONDIMENTI: SUDAFRICA - PROPOSTE DI VACANZE

 

Ai lettori!

Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come ogni anno IL PUNTO si prende quindi un po' di relax e ricordo che fino a settembre uscirà in linea di massima OGNI QUINDICI GIORNI anziché settimanalmente. Buone vacanze a chi le sta facendo o le farà.

 

COVID E GREEN PASS: IL CORAGGIO DI SCHIERARSI

So che una parte dei lettori è contrario alla vaccinazione Covid, ma personalmente sono convinto che invece debba essere imposta, almeno per tutti i dipendenti pubblici, i sanitari e per chi svolge attività a contatto con il pubblico, indipendentemente dall’età. E’ una forma di rispetto reciproca per tentare di bloccare l’epidemia e le sue varianti constatando piuttosto gli evidenti ritardi del piano vaccinale che ha raggiungo con la prima dose poco più di metà della popolazione. Senza vaccini diffusi non ci sarà immunità di gregge e le conseguenze poi saranno per tutti.

Non condivido quindi le incertezze che il centro-destra dimostra sul tema, con perplessità che portano a coprire i movimenti no-vax con una spiccata mancanza di realismo e di auto-responsabilità.

Certamente vaccinarsi può comportare dei minimi rischi, ma sono infinitamente di meno di quelli che arrivano non vaccinandosi soprattutto nei confronti del proprio prossimo che  ciascuno di noi può involontariamente infettare.

Quello che mi ha dato poi molto fastidio è chiamare in causa la “libertà” che è un concetto ben più nobile dell’obbligo se vaccinarsi o meno. Paragonare le critiche ai no-vax alle persecuzioni contro gli ebrei o altre minoranze è semplicemente folle.

Se proprio si deve protestare per la “libertà” conculcata, il popolo dei no-vax si chieda quale sia il livello di libertà sui media non solo su questo argomento ma su ben più importanti questioni. Quanto viene condizionata la libertà di scelta dei consumatori, nei confronti della politica o dei mercati finanziari? Ricordiamoci dei paesi dove la libertà è negata ogni giorno dalla Corea del Nord alla Cina, da Cuba e tante altre dittature. Ed ai fascistissimi che sbraitano per la congiura pluto-liberal-democratico- massonica sui vaccini andrebbe ricordato che - a parte il vaiolo nell’ 800 - la prima vaccinazione generale obbligatoria in Italia fu quella anti difterica, introdotta nel 1939 dal fu cav. Benito Mussolini.  

 

IL TRAVAGLIO DI TRAVAGLIO

Ho conosciuto Marco Travaglio tanti anni fa quando scriveva su Repubblica e gli passavo  le “veline” sulle malefatte del centro-sinistra al  Consiglio regionale del Piemonte, chissà se lo ricorda ancora.

Nel frattempo è diventato famoso e sicuramente molto pieno di sé, oltre che essere uno degli (ultimi ?) fan di Giuseppe Conte, tuttora alla ricerca di un posto sicuro nel M5S, abbandonato  quello di un seggio parlamentare

Domenica sera, dal palco della festa di Articolo Uno a Bologna, Travaglio – dall’alto della sua scienza – si è espresso cordialmente nei confronti del premier Mario Draghi: «Mi dispiace dirlo, non capisce un c... né di giustizia, né di sociale, né di sanità. Capisce di finanza, ma non esiste l’onniscenza o la scienza infusa». Per Travaglio Draghi sarebbe: «Un figlio di papà, un curriculum ambulante, uno che visto che ha fatto bene il banchiere europeo ci hanno raccontato che è competente anche in materia di sanità, giustizia, vaccini». Draghi, come è noto perse il padre all’età di 15 anni e qualche anno dopo rimase orfano anche della madre. Forse Travaglio questo aspetto se lo era dimenticato insieme al buonsenso, materiale di cui Travaglio mi sembra essere particolarmente privo. Credo che oggi a volte il governo sbaglia e va criticato, ma che sia davvero una fortuna avere Draghi a Palazzo Chigi, forse l’unico italiano credibile a livello internazionale.

 

TRASPARENZA

Quei pochi italiani che si interessano ancora a certi problemi erano curiosi di seguire  gli  sviluppi della vicenda giudiziaria legata al caso Palamara - Procura di Milano - Storari - Davigo, degno specchio del caos imperante nella magistratura italiana e quindi  ad ascoltare la deposizione della segretaria dell’ex segretaria di Davigo, ma il silenzio (o l’omertà) è d’obbligo e quindi tutto è stato secretato.

Chiarissima la motivazione del CSM per imporre il segreto «la stessa natura di un procedimento disciplinare che trova il suo esito definitivo in un atto di natura non giurisdizionale o contrattuale, ma di natura provvedimentale, così come delineato dal regolamento, determina come conseguenza sul piano applicativo delle norme di principio dei procedimenti amministrativi la natura non pubblica delle sedute dell’ufficio disciplinare, in quanto la regola della pubblicità è applicabile soltanto alle udienze dei casi dei procedimenti di natura giurisdizionale e non per i provvedimenti di natura amministrativa e non contrattuale». Insomma, italiani fatevi i c… vostri e non disturbate i manovratori!

Intanto – a Milano – 56 magistrati della Procura su 64 si schierano contro la richiesta di trasferimento del giudice Storari da parte del CSM. E' piena anarchia, mentre a livello governativo si cerca di smuovere il M5S dalle sue posizioni ideologiche che bloccano una riforma -  minimale ma necessaria – della giustizia italiana

 

IL BUIO OLTRE LA SIEPE

La rincorsa all’antirazzismo da copertina raggiunge limiti davvero sorprendenti. Quando ero ragazzo fui colpito dal romanzo di Harper Lee “Il buio oltre la siepe” che raccontava e denunciava le discriminazioni contro i neri in America. Oggi in molte scuole americane, dalla California al Canada, quest’opera di denuncia razziale è stata però messa al bando. Motivazione?  Nel romanzo la parte dell’eroe la fa un bianco, l’avv. Atticus Finch, e non il protagonista Tom Robinson, un giovane di colore condannato ingiustamente. Siamo alle comiche…

 

APPROFONDIMENTI: SUDAFRICA

Si parla molto di razzismo ma poco di quei paesi dove il razzismo è esercitato al contrario. L’esempio più evidente il Sudafrica dove si è passati dalla deprecata (e deprecabile) apartheid alla negazione dei diritti costituzionali ai sudafricani bianchi. Ne parlavo a lungo nel mio libro “Integrazione (im)possibile? cosa non ci dicono su Africa, islam ed immigrazione” (chi vuole me lo richieda via mail) ma la situazione è intanto fortemente peggiorata. La stessa figlia dell’ex premier Mandela, Makaziwe Mandela, in occasione della giornata internazionale intitolata al padre ha pesantemente attaccato l’African National Congress (il partito in cui Mandela si era sempre identificato) richiamando l’attenzione del mondo sulla difficile situazione sudafricana, dominata dalla corruzione che contraddistingue la politica e la gestione del paese.

Tra l’altro - al termine di una lunga vicenda giudiziaria - si è arrivati recentemente all’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma che aveva raccolto il potere dopo Mandela rimanendo in carica come presidente sudafricano dal 2009 al 2018.

L’arresto di Zuma, motivato dall’accusa di frodi e corruzione, ha scatenato la piazza tanto che nei giorni scorsi il governo sudafricano è stato costretto a dispiegare oltre 20.000 soldati per supportare la polizia nella gestione delle proteste scoppiate a seguito dell’incarcerazione dell’ex presidente. Nei disordini che ne sono consegui il bilancio delle vittime è salito - secondo il governo -  ad almeno 200 morti, con 2.300 arresti. Il problema è che in Sudafrica ci sono etnie diverse (i “neri” non sono tutti uguali!) che si combattono da sempre tra loro e la politica è gestita per interessi tribali che con i partiti politici.

Il Sudafrica sta affrontando la peggiore crisi degli ultimi decenni e le proteste per l’incarcerazione di Zuma, hanno portato a una spirale di violenza e saccheggi. Le manifestazioni iniziate il 10 luglio si sono trasformate in disordini diffusi anche per sottolineare la disuguaglianza e la povertà che scuotono il paese, con migliaia di aziende che sono state saccheggiate o costrette a chiudere i battenti per paura delle violenze.

Finora oltre 200 centri commerciali in tutto il Paese sono rimasti chiusi a causa delle violenze, dopo che i beni esposti- dalle scorte di cibo e medicine alle TV a schermo piatto – erano stati rubati durante incendi e saccheggi. Scarseggiano intanto anche i beni di prima necessità e lunghe code davanti ai negozi sottolineano i pesanti contingentamenti imposti dalle autorità sui beni di prima necessità.

La discriminazione contro i bianchi è palpabile ma mentre la minoranza anglofoba si allontana dal paese, soprattutto i più giovani e professionalmente preparati, la Cina ha acquistato aziende, miniere ed una miriade di attività commerciali, controllando oggi l’economia di buona parte del paese.

La comunità bianca si sente accerchiata, negli anni si sono moltiplicati gli attacchi alle fattorie isolate e soprattutto nelle zone boere cresce la protesta del “Boer Lives Matter”, il movimento che vuole tutelare la minoranza bianca che – se pur rappresenta ormai solo meno del 10% della popolazione – soprattutto nella zona “afrikaner” controlla ancora parte dell’economia e dei territori agricoli più produttivi.

E’ intanto fallita la riforma agraria con il conseguente spezzettamento delle proprietà assegnate ai neri che - anziché favorire la coesione nazionale - ha sottolineato le divisioni etniche e tribali con reciproche accuse di corruzioni e favoritismi.

Difficile per chi non segue queste vicende rendersi conto che il Sudafrica è una nazione molto complessa e che raccoglie lingue, popoli, religioni, etnie profondamente diverse e da sempre in contrasto tra di loro. Il periodo di supremazia bianca, che è durato oltre trecento anni, a loro volta divisi tra anglofoni e boeri, aveva sicuramente conculcato i diritti dei neri, ma aveva portato il Sudafrica alla guida economica del continente mentre oggi il paese sta sprofondando nel caos più totale e la povertà ha coinvolto la grande maggioranza degli abitanti, oltre ad un visibile decadimento delle infrastrutture.

Mentre si susseguono le scelte esteriori di rottura sul passato (dal cambio dei nomi delle città a riforme costituzionali prettamente anti-bianche) la realtà è fatta di una povertà sempre più diffusa e da una violenza incredibile che purtroppo cresce incontrollata in tutto il paese.

 

CI SENTIAMO TRA 15 GIORNI.

BUONE VACANZE A CHI LE FA !                                                              MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 824 del  16  LUGLIO  2021

 di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: LEGGE ZAN: SERVE BUONSENSO – IL BUON ESEMPIO MANCATO - SPORTIVITA’ – REFERENDUM GIUSTIZIA –  SONO VERDE MA INQUINO LO STESSO - PROPOSTE DI VACANZE

 

Ai lettori!

Sembra quasi incredibile come vola il tempo, ma è già passata la metà di luglio e c’è chi pensa alle vacanze.  Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come ogni anno IL PUNTO si prende quindi un po' di relax e fino a settembre uscirà in linea di massima (e salvo novità eccezionali) OGNI QUINDICI GIORNI anziché settimanalmente. A chi le vacanze le sta facendo o le farà…buon divertimento!

 

PER FAVORE, BUONSENSO!

Per una volta credo che abbia pienamente ragione Matteo Renzi: nel discutere la legge ZAN prima di tutto servono logica, moderazione e buonsenso, non certo l’arroganza di PD e M5S che (mi auguro) alla fine porterà proprio a far cadere una legge parzialmente balorda e verso la quale – se approvata così – mi auguro che comunque scatterà subito un referendum popolare di abrogazione.

Invece siamo all’assurdo, muro contro muro, dimenticando che per tutelare un diritto di singoli non si devono distruggere quegli degli altri. Per esempio se una persona su mille (e forse meno) si sente imbarazzato/a per essere chiamata “madre” o “padre” perché si devono offendere gli altri 999 chiamandoli “genitore uno” o “genitore due”? Perché cancellare l’orgoglio di essere padre o madre che è il più naturale sentimento umano?  Stiamo diventando tutti ridicoli: mi piegate perché un gay si dovrebbe sentire offeso se un presentatore dice “Signore e signori”? Al più si sentirà “signora” e quindi… lusingato! (e viceversa). Perché deve poi essere la scuola pubblica (obbligando anche quella privata) ad imporre a una famiglia come allevare un figlio su queste tematiche? Non siamo (ancora) in un regime gender-comunista e personalmente non voglio che ci si arrivi ritenendo di avere il diritto di difendere la mia libertà pur senza offendere quella degli altri.

Amici lettori, non abbiate timore di dire la vostra, di protestare, di pesare sui vostri eletti dicendo “basta” perché proprio a furia di retrocedere dai propri punti fermi si arriva al disastro attuale.

Non è un caso che la continua autodistruzione di quelli che sono i concetti, i simboli, i cardini, le fondamenta di una società europea democratica, liberale ma di radicata radice cristiana porti a perdere progressivamente i punti di riferimento ed a renderci in definitiva senz’anima. Una società debole e più facile da sottomettere dal punto di vista etico, morale ma anche economico e commerciale perché si perdono i legami.

Una comunità senza più una propria lingua, le proprie tradizioni e riferimenti storico-culturali diventa sterile come sta diventando l’Europa e sarà sottomessa. Perché non reagire in tanti campi riaffermando valori che – pur tra tante contraddizioni – hanno forgiato la “nostra” civiltà. L’Impero Romano è crollato quando i cittadini sono diventati deboli, pavidi, pigri. Tutte le civiltà crescono e muoiono, la storia è piena di questi esempi e puntualmente ogni volta il declino arriva quando si perdono i valori di coesione  con i quali quella società si era diffusa e formata.

Tornando alla legge Zan alla fine la mancanza di buonsenso e di logica fa crescere proprio il razzismo, la discriminazione, la reazione. 

Per esempio comincio a scocciarmi con la iper-protetta presenza e propaganda gay, similgay ecc.ecc. Non mi va che dal balcone dei “miei” palazzi pubblici spunti la bandiera arcobaleno, sono stufo di pagliacciate che al massimo possono essere concesse a carnevale: non c’entrano nulla con i diritti degli omosessuali.

Ma possibile che all’interno del PD – che sembra il centro di questa manovra - tutti si siano uniformati anche sulle posizioni più illogiche? Mi rifiuto di pensarlo! Se vanno tutelati i “diversi” chi alla fine tutela i diritti dei “normali”?

Così come noto il piegarsi dell’informazione e dei media. Se – per esempio – Papa Francesco parla di immigrazione tutti plaudono e si inchinano, ma se il Papa ha parole chiare in argomento gender allora non va più bene e viene censurato.

Spero in un provvidenziale rinvio della approvazione della legge Zan al Senato, altrimenti e senza paura sarà giusto e corretto pretendere “dal basso” adeguati emendamenti ad una delle leggi più demagogiche (e inutili) della nostra storia repubblicana.

 

IL BUON ESEMPIO (MANCATO)

L’Italia ha vinto gli europei di calcio e ne siamo stati tutti felici e contenti.

D'altronde è sempre facile stare con i vincitori e sentirsi subito fratelli di “San Donnarumma” .

Scontate quindi le manifestazioni di giubilo che puntualmente hanno subito superato ogni normativa anti-Covid. Scontate, ma pericolose e soprattutto antitetiche ai comportamenti richiesti ai comuni cittadini. Il cattivo esempio è però arrivato anche dagli Azzurri, tutti a festeggiare in giro per Roma schiacciati sul tetto di un pullman scoperto e ammassati senza mascherina. Un cattivo esempio per chi li ha osannati senza pensare ai puntuali pericoli di contagio. La variante Delta sta impennando i numeri e servono subito misure conseguenti potenziando le vaccinazioni (che sono meno numerose di due mesi fa), OBBLIGANDO le categorie a rischio a vaccinarsi, chiedendo (perché no?) l’esibizione del green pass all’interno dei luoghi affollati. 

Più coraggio e più coerenza sono l’unico modo per uscire dalla pandemia.

 

SPORTIVITA' ?

Fatemi capire: per presunti cori razzisti e “omofobi” (?) dei loro tifosi sono state comminate tre giornate di virtuale squalifica del campo alla nazionale ungherese.

Se però gli inglesi alla finale fischiano l'inno italiano, insultano i giocatori avversari per tutta la partita e i loro giocatori non salutano neppure dopo la premiazione (anzi si tolgono la medaglia allontanandosi dallo stadio) è britannico "fair play" e nessuno dice nulla?! Il “rispetto” stampato sulle magliette vale anche per gli insulti razzisti di una parte dei tifosi inglesi ai propri giocatori di colore? Eppure i gentiluomini si erano rigorosamente “inginocchiati” all’inizio della partita nel senso della più squisita demagogia antirazzista. Mi sembra che anche l’UEFA si stia dimostrando davvero politicamente a senso unico.

 

REFERENDUM GIUSTIZIA: ANDATE A FIRMARE!

Invito i lettori a firmare i referendum proposti dalla Lega e dai Radicali per sollecitare una riforma della Giustizia in Italia. Alcuni quesiti possono essere opinabili (d'altronde il nostro sistema referendario è solo abrogativo e non propositivo) ma quello che conta è far capire a tutti  – e soprattutto ai Magistrati - che alla giustizia italiana serve un profondo ed indispensabile cambiamento di passo, dopo troppi decenni di auto giustificazioni per un sistema giudiziario che – oltre ai condizionamenti politici - è complessivamente davvero un disastro.

 

SONO VERDE, MA INQUINO LO STESSO

L’Europa vuole imporre che dal 2035 non si producano più auto a benzina e diesel, viva l’elettrico.

Solita splendida demagogia: come si produce l’elettricità? Con l’acqua e il sole certamente, ma – detestato il nucleare - ad oggi solo una piccola parte dell’energia elettrica è prodotta con fonti rinnovabili e quindi servirebbero tante nuove centrali che consumano gas e altri idrocarburi.

Immaginate se oggi tutte le auto fossero elettriche: dove attaccheremmo la spina e quanto petrolio verrebbe consumato per produrre l’energia necessaria? Forse spingendo su questa strada la scienza ci darà delle soluzioni, ma difficilmente – visto il passato – saranno molto più performanti se in 14 anni (il tempo che manca al 2035) non abbiamo visto risultati rivoluzionari.

Ancora una volta siamo alle solite: l’intera Europa già oggi fa molto per il “green” ma troppo poco per IMPORRE ai veri produttori mondiali di CO2 di ridurre le emissioni. Forse gli sforzi ecologici andrebbero subito impegnati non nella vecchia Europa ma soprattutto là dove con poco si avrebbe un deciso miglioramento ambientale migliorando lo stato generale del pianeta. Se l’Europa riducesse subito il 20% di emissioni di CO2 sarebbe comunque MOLTO DI MENO dell’aumento tendenziale in atto in Cina e in India. Quindi, chi per primo deve risparmiare? Paradossalmente i nostri sforzi favoriscono i nostri concorrenti, per esempio nella produzione “sporca” di metalli ed acciaio.

Resta il fatto incontrovertibile che nel quindicennio 1990 – 2004 (ultimi dati disponibili) la produzione di CO2 nell’Unione Europea è DIMINUITA del 24% mentre in Cina è AUMENTATA del 109% e il boom cinese è poi tutto successivo al 2004!

 

IN VACANZA CON IL PUNTO

Stavolta sfrutto IL PUNTO per tre inviti: se volete andare in vacanza in Italia perché non scegliete questa volta il Lago Maggiore? Abbiamo ottime proposte turistiche da sottoporre a chi voglia scoprire le nostre zone. Contattatemi per ogni dettaglio e sarete trattati prima di tutto da amici (e meglio che riservando direttamente con Booking.com!).

Secondo invito, invece, ai lettori-pescatori. Per febbraio 2022 (Covid permettendo) stiamo organizzando una settimana di pesca a mosca e spinning in Terra del Fuoco. Qualcuno è interessato ad unirsi alla compagnia?

Terzo invito: se andando in vacanza e volete leggere qualcosa di diverso vi propongo due libri che ho scritto di recente: GENTE DI LAGO 2 (storie del Lago Maggiore e dintorni) e L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? COSA NON VI DICONO SU AFRICA, ISLAM, ED IMMIGRAZIONE”. Potete richiedermeli via mail a marco-zacchera@libero.it ricordandovi di comunicare il vostro indirizzo postale per la spedizione. Il ricavato andrà al “Verbania Center” per costruire un ospedale in Mozambico.

 

CI SENTIAMO TRA 15 GIORNI.

BUONE VACANZE A CHI LE FA OPPURE LE FARA'                               MARCO ZACCHERA





IL PUNTO n. 823 del  9 luglio  2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario:  LEGGE ZAN – DESTRE EUROPEE

 

Questo numero de IL PUNTO è diverso dagli altri, ma per una volta usciamo dalla cronaca e cerchiamo di approfondire due temi che mi sembrano importanti: LEGGE ZAN e QUESTIONE EUROPEA in qualche modo collegati tra loro proprio perché è anche l’Europa (meglio, “questa” Europa) che spinge per cambiare i connotanti fondanti  e anche morali dell’identità europea che tutti noi, ormai, consideriamo solo una entità economica e finanziaria. Il panorama italiano si concentra sulla finale degli "Europei", il M5S si inchina a Draghi che impone un tentativo riforma del sistema giudiziario, Conte e Grillo fanno finta di fare la pace, la Cassazione assolve Alemanno che intanto però è stato - come tanti altri, di tutti i partiti - politicamente massacrato. 

 

PERCHE’ UN NO RAGIONATO ALLA LEGGE ZAN

Se fosse possibile discutere seriamente sul decreto legge Zan senza farlo da “tifosi” credo che arriveremmo alla conclusione che qui non si tratta di negare diritti e tutela a persone quando ne hanno bisogno, ma di opporsi a una legge che rischia di diventare un tribunale ideologico liberticida, senza alcuna reale tutela nei confronti delle persone omosessuali.

A parte gli imbecilli e gli ignoranti che ci sono da sempre ed ovunque, mi sembra che per fortuna l’Italia non sia affatto un paese particolarmente ostile agli omosessuali.  

Ci sono stati singoli episodi certamente da condannare, ma non sono certo prevalenti; sono infinitamente più numerose le violenze sulle donne o sui minori, tanto per fare un confronto, e quando ci sono casi di omofobia possono e devono essere regolarmente perseguiti, anche aspramente, già con l’ attuale quadro normativo.

Certamente ci sono persone che vivono il loro stato come disagio personale, ma certo non sarà una legge a risolverlo, anche perché credo che l’omosessualità sia una situazione personale assolutamente  naturale e chi conosce un po' di storia sa che ha sempre fatto parte dei nostri costumi già dai tempi di Atene o dell’Impero Romano.

Il ddl Zan è invece sbagliato perché – almeno secondo me - prima di tutto è ideologicamente orientato ad imporre un punto di vista di parte.

La totale incertezza giuridica del cosiddetto “reato di omofobia” renderebbe l’applicazione della legge estremamente incerta, affidata all’ interpretazione del giudice ed esponendo legittime affermazioni di libertà di opinione al rischio di essere appunto tacciate di omofobia.

Se per esempio affermo che un bambino ha diritto ad un papà e ad una mamma sono omofobo oppure no? Se sostengo che non è legittimo “reperire” all’ estero un figlio partorito su commessa da una donna sono omofobo? Il rischio sicuramente c’è e si presta ad ogni tipo di strumentalizzazione favorito da una “lobby gay” che controlla buona parte dell’informazione.

Ho sempre avuto l’impressione che promozioni e favoritismi in TV e sui giornali abbiano spesso origine tra le lenzuola, sia “omo” che “etero”. Secondo me è una assoluta verità, ma solo dirlo potrebbe diventare perseguibile.

Comunque se oggi io insulto una persona sono condannabile in ogni modo, se esprimo un giudizio con una forma adeguata credo di poterlo liberamente fare.

Se dicessi però che certe manifestazioni gay “pubbliche” non solo mi sembrano di cattivo gusto, ma a volte “mi fanno schifo” supero o no la linea rossa del punibile?

Per esempio c’erano tante persone che festeggiavano liberamente e simpaticamente ai vari “gay pride” (e siano le benvenute nella loro libertà di espressione), ma certi costumi, pose, travestimenti a me hanno fatto letteralmente schifo: potrò ancora dirlo? Non era offensivo il gay che andava in giro sculettando facendo la macchietta di Gesù con tanto di maxi-croce di cartone sulle spalle?  E cosa ha a che vedere con l’omosessualità? Chi tutela e tutelerà il mio diritto all’indignazione?

Perché il ddl Zan non si limita a chiedere pene più pesanti per atti concreti di violenza (reali, non di opinione), ma costruisce soprattutto una serie di attività di “propaganda gender” (la giornata nazionale del 17 maggio, i corsi obbligatori nelle scuole, anche a bambini di dieci-dodici anni) che evidentemente servono a condizionare le libere opinioni, più che a proteggere le eventuali vittime.

Ma perché dovrei subire una propaganda in questo modo? La Zan non è una legge per “salvaguardare” ma per “rovesciare le carte” ovvero diventare apertamente fonte di propaganda. C’è di più: ogni espressione contraria in questo campo (ovvero sostenere idee “normali”, senza per questo qualificare “anormali” chi la pensa diversamente, ma dobbiamo pure intenderci) rischia di essere accusata di essere “discriminante” e quindi perseguibile.

La legge che si vuol approvare è poi volutamente scritta in modo incomprensibile.

Per esempio l’art. 1 introduce la definizione di sesso e genere. Voi per “genere” anziché scrivere semplicemente “uomo” e “donna” lo definireste: “Qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso”?  Oppure “identità di genere” la definireste “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione” ??

Ma come si fa a scrivere un testo di legge così?

L’articolo 3 della legge è poi un autentico guazzabuglio, un minestrone. Nella versione emendata recita: “Ai fini della presente legge sono fatte salve le libere espressioni di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti

Vi sembra un modo chiaro di esprimere un concetto?

Perché – attenzione - l’articolo 3 non si riferisce agli omosessuali ma ai “normali” e ai loro limiti di potersi esprimere “contro”.  Fatemi capire: devono essere “fatte salve” le MIE opinioni? Qui siamo al travisamento della situazione: questo diritto dovremmo averlo già perché è nelle leggi, nella Costituzione, nei diritti acquisiti di tutti, omosessuali e non omosessuali, ci mancherebbe una legge che adesso ci “consente” di esprimere una opinione! E’ il rovesciamento dei ruoli: per tutelare una minoranza di “diversi” si conculcano i diritti della maggioranza di “normali”!

Ma gli italiani in grande maggioranza NON HANNO CAPITO di che cosa si tratti altrimenti credo che la stragrande maggioranza dei cittadini sarebbe contro questa normativa.

Si parte con questi testi astrusi e all’estero dopo leggi come queste il concetto si è esteso al punto che un giudice può perseguire un cittadino che dica “La famiglia è fondata su un padre ed una madre”!

Se io continuerò a condannare la pratica dell’utero in affitto, per esempio, potrò essere accusato di omofobia da una associazione LGBT o da un opinion leader transgender. Mi chiedo come possa il PD sostenere un simile mostro giuridico e non chiedere almeno un testo più chiaro e – sommessamente – lo chiedo anche ai cristiani che ne fanno parte perché va vene il “liberi tutti”, ma ci son dei principi che non possono essere totalmente disattesi.

Oltretutto di una legge così in questo momento non ne abbiamo alcuna necessità.

 

UNA RIFLESSIONE DELLE DESTRE EUROPEE

La scorsa settimana 16 partiti presenti nel Parlamento Europeo (per l’Italia hanno sottoscritto Lega e Fratelli d’Italia) hanno pubblicato un “manifesto” sulla crisi della UE. Un documento che giudico serio e condivisibile, CHE PRATICAMENTE NON HA LETTO NESSUNO perché tutto si è concentrato sui titoli dei giornali e le dichiarazioni di Letta (PD) “Salvini va insieme ad Orban” tenuto conto che il leader ungherese di questi tempi è l’orco cattivo, anche se nessuno va a leggere cosa EFFETTIVAMENTE abbia votato quasi all’unanimità il parlamento ungherese.

Credo che sia giusto dedicare due minuti alla lettura delle sue parti fondamentali perché l’Europa per esistere non può essere solo una unione economica e di interessi ma non deve perdere “un’anima” e questa anima resta se lo spirito europeo è fondato anche sull’ IDENTITA’ che è NAZIONALE ed EUROPEA intesa come un “Unione di Nazioni e di popoli” enon un pensiero unico dalla Polonia al Portogallo perché non è così per usi, tradizioni, lingue, religioni. Un’ Europa delle Nazioni è quella che volevano De Gasperi, Adenauer, De Gaulle che l’hanno fondata. Oggi l’Europa è solo euro e sta perdendo lo spirito che è il cemento dello stare insieme.

Sono stato per 12 anni a Consiglio d’Europa di Strasburgo e l’Europa l’ho sempre intesa così, perché è l’unico modo per stare insieme e soprattutto crescere insieme. Ecco la parte centrale del documento:

“ La serie di crisi che hanno scosso l’Europa negli ultimi dieci  anni  hanno  dimostrato  che la cooperazione europea  ta vacillando, soprattutto perché l  nazioni si sentono lentamente spogliate del loro diritto ad esercitare i loro legittimi poteri sovrani.

L'UE sta diventando sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa, per arrivare alla costruzione di un’Europa senza nazioni, puntando alla creazione di un Superstato europeo, alla distruzione o alla cancellazione della tradizione europea, alla trasformazione delle istituzioni sociali e dei principi morali fondamentali.

L'uso delle strutture politiche e delle leggi per creare un superstato europeo e nuove forme di struttura sociale è una manifestazione della pericolosa e invasiva ingegneria sociale del passato, situazione che deve indurre ad una legittima resistenza L'iperattivismo moralista che abbiamo visto negli ultimi anni nelle istituzioni dell'UE ha portato allo sviluppo di una pericolosa tendenza, ad imporre un monopolio ideologico. Siamo convinti che la cooperazione delle nazioni europee dovrebbe essere basata sulle tradizioni, il rispetto della cultura e della storia degli stati europei, sul   rispetto dell'eredità giudaico-cristiana dell'Europa e sui valori comuni che uniscono le nostre nazioni, e non puntando alla loro distruzione. Riaffermiamo la nostra convinzione che la famiglia è l'unità fondamentale delle nostre nazioni. In un momento in cui l'Europa sta affrontando una grave crisi demografica con bassi tassidi natalità e invecchiamento della popolazione, la politica a favore della famiglia dovrebbe essere la risposta rispetto all’immigrazione di massa.

Siamo convinti che la sovranità in Europa sia e debba rimanere in capo alle nazioni europee. L'Unione europea è stata creata da queste nazioni per raggiungere obiettivi che possono essere raggiunti più efficacemente dall'Unione rispetto ai singoli Stati membri. Tuttavia, i limiti delle competenze dell'Unione sono fissati dal principio di attribuzione e tutte le competenze non conferite all'Unione appartengono agli Stati membri, nel rispetto del principio di sussidiarietà.

Attraverso una costante reinterpretazione dei trattati da parte delle istituzioni dell'Unione europea negli ultimi decenni, queste delimitazioni si sono spostate significativamente a svantaggio degli stati. Tutto ciò è incoerente con i valori fondamentali dell'Unione e stanno portando a un calo della fiducia delle nazioni europee e dei loro cittadini nei confronti di queste istituzioni.

Per fermare e invertire questa tendenza, è necessario creare, oltre al principio di attribuzione esistente, un insieme di competenze inviolabili degli Stati membri della' Unione europea, e un meccanismo appropriato per la loro protezione, con la partecipazione delle corti costituzionali nazionali o di organismi   equivalenti. Tutti i tentativi di trasformare le istituzioni europee in organismi che prevalgono sulle istituzioni costituzionali nazionali creano confusione, minano il senso dei trattati, mettono in discussione il ruolo fondamentale delle costituzioni degli Stati membri, e le controversie sulle competenze che ne derivano sono di fatto risolte con la violenta imposizione della volontà di entità politicamente più forti su quelle più deboli. Tutto ciò distrugge le basi per il funzionamento della comunità europea come comunità di nazioni libere.

Noi crediamo che il consenso debba rimanere il mezzo fondamentale per raggiungere una posizione comune nell'Unione. I recenti tentativi di aggirare questa procedura o le idee sua abolizione minacciano di escludere alcuni paesi dall'influenza sul processo decisionale e di trasformare l'Unione in  una  forma speciale di oligarchia.

Questo potrebbe portare all’annullamento di fatto degli organi costituzionali nazionali, compresi i governi e i parlamenti, ridotti alla funzione di approvare decisioni già prese da altri. Nei Paesi membri c'è ancora una forte volontà di cooperazione, e uno spirito di comunità e amicizia pervade le nazioni e le società del nostro continente.  È il nostro vero e grande capitale. Un' Unione riformata potrà utilizzare questo capitale, mentre una Unione che   rifiuterà   di   riformarsi   lo   sprecherà.

Per questo oggi ci rivolgiamo a tutti i partiti e gruppi che condividono le nostre opinioni, con questo documento come base per un lavoro culturale e politico comune, rispettando il ruolo degli attuali gruppi politici. Riformiamo insieme l'Unione per il futuro dell'Europa

QUESTE COSE VI SEMBRANO COSI’ ASSURDE, OMOFOBE, “FASCISTE”? OPPURE SAREBBE ORA DI APRIRE SU QUESTI CONCETTI UN PROFONDO DIBATTITO?

TUTTI DISCUTIAMO GIORNATE INTERE SULLA FORMAZIONE DI UNA SQUADRA DI CALCIO O PER UNA BATTUTA POLEMICA CHE RIEMPIE I TITOLI DEI GIORNALI, MA DI QUESTE COSE NON NE PARLIAMO MAI E QUESTA, PRIMA DI TUTTO, E’ UNA GRANDE SCONFITTA DELLA POLITICA

 

Buona settimana a tutti !                                                            MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 822 del  2 luglio 2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: – ALLOR M’INCHINO – CENTRODESTRA AL PALO - CONTE LICENZIATO - I PIRLA – PROPOSTE VACANZIERE

 

ALLOR M’INCHINO…

Mi inchino, non mi inchino, lo farei ma non lo faccio, non lo farei ma lo fanno gli altri e quindi mi adeguo. Adesso, visto che ce lo chiede il Belgio (sarà vero?) questa volta ci adeguiamo anche noi, tenuto conto che più che la nazionale del Belgio i nostri avversari di venerdì sera sembrano una sua variante africana, ma nel calcio vengono buone anche le ex-colonie e le neo-cittadinanze concesse “alla Suarez”.

Dopo discussioni infinite sul politicamente corretto alla fine la nazionale italiana propenderebbe per il “si” all’inchino nei quarti di finale degli Europei ma “solo” (?) perché lo chiederebbero gli avversari: perfetta forma di equilibrismo politico-strategico, apprezzato però solo dal 22,1% dei lettori della “Gazzetta dello Sport” (che  in merito ha subito lanciato il relativo sondaggio) con il 53,1% di NO all’inchino, il 24% per la scelta individuale e solo lo 0,8 % se richiesto dagli avversari.

Tutta la questione dell’inchinarsi o meno agli europei di calcio “Contro il razzismo” ha comunque del surreale, la sublimazione della forma e della demagogia rispetto alla sostanza.

Anche perché se chi si inchina è democratico, chi non lo fa allora è razzista e se si inchina solo mezza squadra (come è successo all’Italia settimana scorsa) ecco subito apparire il fantasma di giocatori filo-salviniani oppure invece no.

Già giocare all’ala destra ha sempre avuto sottili connotazioni politiche, ma anche Mancini ha i suoi limiti e non possono tutti giocare al centro.

Ma a questo punto, come inchinarsi? Basta un ginocchio flesso o servirebbero entrambi (due ginocchia uguale doppio antirazzismo) e poi perché farlo solo per pochi secondi?

Quando muore qualcuno il minuto di silenzio dura in campo - appunto – un minuto per definizione: il razzismo non lo si contrasterebbe quindi inginocchiandosi almeno un po' di più? Sicuramente un minuto comunque ci vuole, un minuto e mezzo sottolineerebbe anche maggiore attenzione al fenomeno, chiaro esempio di adeguamento al clima da psicogramma progressista collettivo.

Tra l’altro se si inchinano i giocatori perché l’arbitro non si inchina? E i guardialinee, le panchine, il quarto uomo alla moviola?

Anche questa storia del “quarto uomo” non torna: se al video c’è un’arbitro-donna, come la mettiamo con questa ulteriore forma di definizione maschilista?

Siamo alla ipocrisia allo stato puro come per il “logo” della Serie A italiana sui siti internazionali che -  da tricolore - è ora diventato “arcobaleno” in omaggio alle differenze di genere, ma non quello in lingua araba per non offendere la suscettibilità musulmana (e magari sarebbe stato proprio l’unico caso in cui poteva servire a significare qualcosa).

Il tutto mi sembra comunque una autentica sciocchezza, ma non per il razzismo in sé che resta una faccenda seria, ma perché se c’è una competizione “interrazzista” sono proprio questi Europei: gli svizzeri lunedì sera non hanno infilzato la Francia, ma quella che sembrava la nazionale della Nigeria in maglia blu. D'altronde anche molti elvetici per stazza, colore e cognome non sembravano propriamente figli di montanari di Underwalden.

Oltretutto i giocatori bravi lo sono indipendentemente dalla pelle e anche quelli neri non fanno sconti e per l’ingaggio chiedono (e ottengono) milioni di euro sonanti il che – una volta di più – è la vera sostanza del business.

Comunque per evitare che Lukaku venerdì sera ci faccia un paio di gol io mi inchinerei anche per una mezzoretta....

 

CENTRODESTRA ANCORA SENZA CANDIDATI

Al momento in cui scrivo queste note il centro-destra è ancora senza candidati ufficiali per le elezioni comunali di Milano, Napoli e Bologna. Soprattutto a Milano i numeri per battere Sala ci sarebbero, ma il sindaco uscente rischia di vincere alla grande per mancanza di avversari credibili.

E’ il metodo che non va: se anziché calarli da vertici di partito i candidati fossero scelti ascoltando i cittadini con selezioni tipo “primarie” forse ci sarebbe finalmente una scelta con basi solide.

Anche perché a Milano si presenta ora come outsider GIANLUIGI PARAGONE ex direttore de “La Padania”, senatore ex M5S, “spirito libero” e capace di raccogliere voti trasversali.

Un centro-destra con più coraggio avrebbe forse potuto sceglierlo o allearsi con lui per battere Sala, invece aspettiamo ancora che esca un coniglio dal cappello quasi che le elezioni comunali si vincano senza preparazione e con un nome inventato quasi a tempo scaduto. Che peccato!

 

CONTE E IL MARCHESE DEL GRILLO

Tra i grillini volano gli stracci, Beppe Grillo urla (come al solito), Conte medita di giocare in proprio e sullo sfondo c’è l’ennesima scissione. Il Movimento che doveva rinnovare l’Italia implode in sé stesso, alla fine è purtroppo l’ennesima occasione perduta.

Belloccio, elegante, narciso, onnipresente per mesi in TV complice la pandemia Giuseppe Conte era un principe di fatto, ma anziché impalmare Cenerentola è caduto male e - pur di tenere i riflettori su di sé –  si era inventato per quattro mesi la figura di “leader-ombra” del M5S, movimento alla disperata ricerca di qualcuno che ne rallentasse la crisi. Alla fine però Conte si è trovato a dover fare il maggiordomo di Grillo, che non è esattamente “Il Marchese del Grillo”, ed è stato licenziato.

L’ex comico con la sua consueta maleducazione spocchiosa lo ha liquidato sui due piedi e con la tipica arroganza degli ignoranti ha affermato senza riserve: “Conte non ha preparazione politica ed è un incapace”. Detto da lui… Comunque licenziamento in tronco, senza neppure la liquidazione di un collegio elettorale: un Conte ridotto da principe a fare il servo della gleba.

Se così pontifica “l’Elevato” i casi sono due: o lui e il M5S hanno messo, voluto e mantenuto a capo del governo per tre anni un incapace senza accorgersene prima, oppure il fuori di testa è proprio Grillo che una volta di più sfrutta il M5S come “cosa sua” usando la gente a gettone, vedi Casaleggio.

Il Conte disoccupato adesso fa un po' pena, replicando Icaro che per troppa presunzione voleva volare verso il sole ma era poi precipitato nel nulla. Si era evidentemente montato anche un po' troppo la testa, vediamo ora se fonderà un suo nuovo partito personale.

Ma forse il licenziamento è avvenuto anche perchè l’ex premier si era prodotto in una gaffe colossale irritando decisamente “l’Elevato” dichiarando ai media “Spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padre padrone che ne contrasta l'emancipazione.” Mentre si sprecano i “vaffa…” reciproci nella migliore tradizione grillina, Conte il nervo scoperto dei guai creati in giro dalla figliolanza di Grillo se lo era evidentemente scordato.

 

I PIRLA

Siamo finalmente fuori dall’obbligo di portare la mascherina all’aperto, ma resta un gesto di serietà farlo quando si è in aree affollate e l’obbligo va fatto rispettare o rischiamo in autunno di ritrovarci nella stessa situazione dell’anno scorso.

Rave-party non autorizzati con centinaia di persone accalcate senza protezione, movide sfrenate e manifestazioni varie - da quelle sindacali ai gay-pride – dove le mascherine sono un optional non ci portano certamente fuori dal guado. I pirla irresponsabili sono tuttora tra noi.

 

IN VACANZA CON IL PUNTO

Stavolta sfrutto IL PUNTO per tre inviti: se volete andare in vacanza in Italia perché non scegliete questa volta il Lago Maggiore? Ho ottime proposte turistiche da sottoporre a chi voglia scoprire le nostre zone. Contattatemi per ogni dettaglio e sarete trattati prima di tutto da amici (e meglio che riservando direttamente con Booking.com!).

Secondo invito, invece, ai lettori-pescatori. Per febbraio 2022 (Covid permettendo) stiamo organizzando una settimana di pesca a mosca e spinning in Terra del Fuoco. Qualcuno è interessato ad unirsi alla compagnia?

Terzo invito: se andando in vacanza e volete leggere qualcosa di diverso vi propongo due libri che ho scritto di recente: GENTE DI LAGO 2 (storie del Lago Maggiore e dintorni) e L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? COSA NON VI DICONO SU AFRICA, ISLAM, ED IMMIGRAZIONE”. Potete richiedermeli via mail a marco-zacchera@libero.it ricordandovi di comunicare il vostro indirizzo postale per la spedizione. Il ricavato andrà al “Verbania Center” per costruire un ospedale in Mozambico.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                      MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 821 del  25 giugno 2021

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: FUSIONE A DESTRA?  - FEDEZ E ZAN – SI AI REFERENDUM – GREEN GREEN GREEN - UN SIGNORE A TORINO.

 

PARTITO UNICO A DESTRA?  

Silvio Berlusconi insiste da settimane: serve un partito unico nel centro-destra e per questo sta cercando di convincere Matteo Salvini su questa opportunità. Non credo si arriverà al traguardo – e sicuramente in questo caso senza Giorgia Meloni – perché un conto possono essere comunque le intenzioni dei vertici e un altro il sentimento degli iscritti e dei dirigenti locali dove il senso di appartenenza o le cicatrici di litigi antichi e recenti contano più di quanto si pensi.

Certo che teoricamente un partito unico potrebbe far pensare ad una facile vittoria elettorale su scala nazionale, ma l’esperienza italiana – da sempre – sottolinea come le fusioni, soprattutto quelle generate a freddo, non portano mai alla somma degli elettorati originali e che invece presto o tardi - ma di solito molto presto - crescono nuovi cespugli e si moltiplicano i dissensi interni che a loro volta generano nuove scissioni.

Per realizzare una fusione, comunque, serve sempre un leader e capo indiscusso che con la propria autorevolezza personale possa essere in grado di tenere legate le diverse “anime” che sono alla base dei partiti, organismi molto meno forti e caratterizzanti di un tempo, ma che hanno ancora una loro importanza quando sono radicati sul territorio ed è il caso della Lega e di Fratelli d’Italia.

Chi conosce bene le diverse anime del centro-destra sa come queste siano spesso insofferenti a vicenda, un concetto che vale anche per le “basi” leghiste e berlusconiane, sottolineando la progressiva diaspora che ha colpito Forza Italia soprattutto a livello locale.

Proprio l’attrazione e la continua migrazione di eletti leghisti ed azzurri verso Fratelli d’Italia può però far comprendere le ragioni delle proposte di Berlusconi, ma non è imponendo una casacca comune che si superano i motivi di fondo di questi travasi che sono di solito basati più su situazioni personali che per motivazioni politiche.

C’è infatti un controsenso profondo da sanare: i programmi elettorali dei tre partiti (e loro satelliti) sono in gran parte sovrapponibili e questo darebbe effettivamente forza ad una fusione, ma ragioni “di sangue” comunque la renderanno indigeribile a una parte dei singoli elettorati.

La credibilità di Berlusconi negli apparati dei partiti-partner è ai minimi, quella della Meloni in crescendo, Salvini sta giocando (bene) il difficile ruolo di oppositore (o almeno di critico) all’interno del governo obbligandolo a qualche tensione con gli alleati a Palazzo Chigi pur di sottolineare la sua visibilità, quella che invece Forza Italia ha fatalmente man mano perso per strada.

Al concreto, infatti, chi sarebbe il leader del nuovo schieramento? Berlusconi potrebbe accontentarsi di una presidenza onoraria, ma il derby vero per il ruolo di leader tra Salvini e Giorgia Meloni è appena cominciato e si rafforza man mano che la credibilità della leader di FdI cresce nell’elettorato.

Difficile pensare che l’una accetti il premierato dell’altro e viceversa.

Contano infatti percorsi antichi e diversi che mi portano a pensare come per il bene della coalizione sia molto meglio un patto federativo piuttosto che una unificazione, anche sulla base dell’esperienza che portò al “Popolo delle Libertà”, abortito tentativo di una fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale.

La prima sopravvisse grazie al suo leader, l’altra morì con il tramonto di Fini creato anche dall’ “affare Montecarlo” adeguatamente pompato per mesi dalla stampa berlusconiana.

Forse – per il bene del centro-destra italiano – il processo dovrebbe essere affrontato al contrario: prima una definizione chiara di progetti, programmi e priorità e poi il “patto federativo” (che è già nei fatti) per le coalizioni a livello locale e regionale con candidature comuni nei collegi uninominali ma con liste diverse – pur collegate -  in quota proporzionale alle prossime elezioni politiche.

Utile metodo per raccogliere le diverse sensibilità elettorali, “fare il pieno” di consensi e poi cercare (e non sarà facile) di governare insieme.

 

FEDEZ E ZAN

Il signor Fedez sul decreto Zan mi ha scocciato, mi offende, urta quotidianamente i miei sentimenti di cristiano, mischia i soldi con i principi e lo fa a solo scopo auto-pubblicitario, considero idioti quelli che gli vanno dietro senza accorgersi di come vengono strumentalizzati.

Fedez nel mio intimo mi dà proprio fastidio, eppure siamo in democrazia e quindi devo comunque rispettarlo e sopportarlo, come lui deve (dovrebbe) rispettare me e le mie opinioni. 

Se a questo punto io però aggiungessi che Fedez mi offende perchè omosessuale (nel senso che io lo fossi e qualcosa in quello che lui dice urtasse il mio essere omosessuale) allora ai sensi della potenziale legge Zan quella di Fedez sarebbe una offesa “discriminatoria” e quindi maggiormente perseguibile.

Ma se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, anche quelli non omosessuali (per fortuna!), perché mi si dovrebbe IMPORRE addirittura una giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, perché si deve IMPORRE che la festeggi a scuola anche mio figlio o mio nipote?

E chi stabilisce il limite tra la mia libertà di espressione e l’offesa? Se dico “non mi piacciono gli omosessuali” (ovvero non mi esprimo in termini scurrili od offensivi, ma esprimo un concetto) perché posso essere considerato un discriminatore perseguibile? E che differenza c’è dal dire “Non mi piacciono gli juventini” oppure “Non mi piacciono i cinesi?” Sarei per questo un milanista razzista o un suprematista bianco?

Ma vi rendete conto in che pasticcio giuridico ci stiamo cacciando?  

Siamo partiti dal difendere il sacrosanto diritto di espressione degli omosessuali al voler privilegiare i diritti di qualcuno ai danni degli altri che (nella scuola, nella società, nei costumi) PUR MAGGIORANZA sarebbero obbligati ad adeguarsi: è inaccettabile, proprio perché siamo in democrazia e il decreto Zan mi sembra in evidente contrasto con la Costituzione.

 

SI AI RFERENDUM

Inizia la campagna referendaria sui referendum proposti dalla Lega per la riforma della giustizia.

Come prevedibile sono più le polemiche sui promotori (ovvero la Lega a braccetto con i Radicali, cui si sono aggiunti altri gruppi di centro-destra con FdI ancora incerto e il PD in evidente affanno) che sui singoli contenuti circa i quali, invece, occorrerebbe più attenzione perché credo siano del tutto condivisibili.

Qualcuno li legge come un atto di sfida alla Magistratura italiana e lo sono, ma proprio perché la Magistratura italiana ha assolutamente bisogno di una scossa, di una nuova credibilità e soprattutto del coraggio di guardare dentro sé stessa smettendola con le autoassoluzioni che ne minano la credibilità e la allontanano dai sentimenti e dalla fiducia degli italiani.

Che poi i referendum siano l’arma migliore per svegliarla è opinabile, perché in passato i magistrati sono sempre stati capaci di chiudersi a riccio e di depotenziare i cambiamenti referendari nonostante la chiara espressione di voto degli elettori, ma è indubbio che un SI ai referendum porterebbe a uno scossone comunque positivo.

Nel concreto – ed avremo tempo per parlarne – i referendum sono sei, ma i principali sono due.

Il primo riguarda la responsabilità civile dei magistrati. Oggi la legge prevede che un cittadino danneggiato da una sentenza possa rivalersi contro lo stato, ma non possa chiamare in causa direttamente il magistrato che in pratica non risponde mai degli errori commessi, a volte clamorosi e nati da disattenzione e incuria.

Il quesito chiede la modifica di questa normativa prevedendo che il cittadino possa chiedere il risarcimento dei danni: è assolutamente giusto.

Il secondo referendum interviene sulla separazione delle carriere: chi fa il pubblico ministero non può poi fare il giudice e viceversa: credo sia una garanzia per tutti i cittadini.

Gli altri referendum sono su questioni minori come la custodia cautelare prima del processo limitandola ai reati gravi e penso alle migliaia di assoluzioni che giungono dopo che l’imputato sia stato comunque ingiustamente in carcere, ma è un tema molto delicato. Il quarto referendum chiede di abolire la legge Severino nella parte in cui prevede la sanzione accessoria dell’incandidabilità automatica ed è cosa equa perché ci sono condanne per reati non legati all’attività politica e quindi non si capisce perché sia comunque impedita una candidatura.

Il quinto quesito limita di fatto le “correnti” necessarie oggi per essere eletti nel CSM e l’ultimo interviene sulla valutazione dei magistrati che verrebbe anche aperta anche a un giudizio “esterno” (per esempio degli avvocati) che possano esprimersi sul valore o meno di un giudice togliendone il monopolio ai magistrati nel valutare i colleghi per le promozioni.  

LA RACCOLTA DELLE FIRME PER PRESENTARE I REFERENDUM PARTIRA’ IL PROSSIMO 2 LUGLIO, MI AUGURO CHE MOLTI LETTORI DEL PUNTO LI SOTTOSCRIVANO.  

 

AMBIENTE, CLIMA, GREEN

Non passa un TG senza una denuncia ambientale ed un appello al “green”. Bene, bravi, benissimo, però… Però si denuncia la situazione ma non si vogliono prender decisioni contro gli “inquinatori” veri che continuano come prima. Intanto la pubblicità si è impadronita del tema per cui tutto è venduto politicamente corretto: dal formaggio all’automobile. Nessuno spiega però aspetti fondamentali. Per esempio se tutte le auto fossero elettriche, quella elettricità da dove arriverebbe? Se prodotta con il sole, il vento, l’acqua o i pannelli ok (salvo poi doverli smaltire), ma se il grosso dell’energia elettrica è comunque prodotta con centrali a gas e bruciando idrocarburi l’inquinamento non crescerebbe lo stesso?

La soluzione ad oggi sarebbe il nucleare ma è un tema tabù, al solo pensiero un ecologista ha le convulsioni, eppure - anche con i suoi rischi - paradossalmente è e resta la scelta più “green”.

 

QUEL SIGNORE DI TORINO

In punta di piedi ci ha lasciato Giampiero Boniperti.

Da sempre giocatore juventino e poi dirigente, interprete autentico di un calcio inteso come serietà, lealtà, correttezza. Un “signore” forse pressochè sconosciuto alle nuove generazioni, ma che per chi come me collezionava figurine quando le squadre erano più o meno fatte in casa e tutti i calciatori ben identificabili rappresentava uno dei più bravi giocatori d’Italia, una bandiera e soprattutto di una grande autorevolezza.

Debuttò a 19 anni in serie A, poi 443 presenze sempre con la maglia bianconera, quella Juventus di cui è rimasto poi dirigente e presidente onorario fino alla settimana scorsa.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 820 del  18 giugno 2021

 di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  ITALIA VS/ ITALIA – SVIZZERI POCO VERDI – IL PREZZO DEL (DIS)ONORE - RICORDANDO CAMILLA – RIFLESSIONE SUL RAZZISMO.

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POCHEZZA INTERNAZIONALE

Fatemi capire perchè mi viene da ridere (o da piangere).

Dunque, in Cornovaglia si riunisce il G7, Mario Draghi fa un’ottima figura (finalmente qualcuno che parla bene l’inglese, è credibile ed ha un curriculum di assoluto rispetto a livello internazionale) e con i “grandi” decide di “contenere” la Cina che sta ricattando il mondo anche sul mercato delle materie prime.

Italia finalmente credibile? Macchè, nelle stesse ore Beppe Grillo - detto “l’elevato” -  capo politico del M5S (ovvero proprio del partito del nostro ministro degli esteri, per nostra sciagura l’ex bibitaro Giggino Di Maio) non trova di meglio che rendere visita proprio all’ambasciatore cinese a Roma. Con lui doveva esserci anche l’ex premier Giuseppe Conte che all’ultimo secondo deve essere stato raggiunto da un “altolà” da Palazzo Chigi e che quindi «Per impegni e motivi personali, non ha potuto essere presente».

Nessuna prudenza politica, tantomeno una sconfessione di Grillo, ma soprattutto divergenza evidente rispetto alla posizione di Draghi e quindi solita figura da peracottai degli italiani “doppiogiochisti”. Ci lamentiamo poi perchè ridono di noi?

Con perfetta scelta di tempo riappare anche Massimo d’Alema che risorge dalla tomba e rilascia una lunga intervista alla TV di stato cinese dove (lo sottolinea Il Fatto Quotidiano, il giornale del M5S) elogia la Cina, “che ha fatto uscire almeno 800 milioni di persone dalla povertà”, compiendo un “risultato straordinario, perché mai nessun paese nella storia dell’umanità è stato capace di tanto.” Per l’ex (ex?) comunista D’Alema il non rispetto delle regole internazionali e i diritti umani sono dettagli. In concreto, però, come può Draghi non imporre una sua linea “governativa” ai propri alleati se vuole essere credibile in Europa e nel mondo e quali sono i veri rapporti politici ed economici tra la Cina comunista e il M5S? 

 

SVIZZERI BIANCHI E ROSSI, POCO… VERDI

Poche fonti di stampa lo hanno riportato perché certe notizie non si danno quando vanno controcorrente, ma domenica scorsa con il 51,6% di voti contrari e il voto contrario di 21 cantoni su 26 gli svizzeri hanno bocciato il referendum ambientale per limitare le emissioni di anidride carbonica in futuro.

Per farlo il governo elvetico prevedeva nuove tasse sui carburanti e i biglietti aerei ed incentivi per le coibentazioni degli edifici ed altri risparmi energetici. 

Da sottolineare che la Svizzera contribuisce con molto meno dello 0,1 % alle emissioni di CO2 nel mondo (40.000 tonnellate di Co2 su 27 milioni!) ed ha 5 centrali nucleari che assicurano buona parte del fabbisogno energetico nazionale.

C’è da chiedersi se sia maggiormente necessario a livello planetario ridurre di circa un terzo le emissioni svizzere - con tutti i costi relativi - e non imporre invece a stati come Usa, Cina ed India di adeguare le proprie emissioni con interventi che – soprattutto in India, Cina e alcune altre nazioni – in pochi anni potrebbero grandemente ridurre il bilancio globale..

 

IL PREZZO DEL (DIS) ONORE

Si chiude dopo 9 anni e il pagamento di un adeguato riscatto la sconcertante vicenda dei 2 fucilieri di marina incriminati in India. L’Italia pagherà 1,1 milioni di euro (oltre a lauti acconti già versati) a “saldo e stralcio” per chiudere la vicenda anche se – vista la generale corruzione che ha imperversato negli anni su questa vicenda – temo che solo poche briciole arriveranno alle famiglie dei due pescatori.

Da notare che – come giustamente sosteneva l’allora ministro degli esteri Giulio Terzi –  se l’Italia si fosse tenuta stretti i due marò quando erano tornati a casa in licenza avrebbe avuto ben altre pressioni da esercitare sul governo indiano che è riuscito alla fine a mirare solo ai soldi, esattamente come voleva, sapendo di avere giuridicamente torto.

Nessuno ha mai dimostrato che fossero effettivamente stati i militari italiani a sparare e resta il fatto che se i due marò hanno comunque agito correttamente (sentenza dell’Aja) non si capisce perché bisognasse comunque ancora pagare.

Visto poi che non c’era bisogno di consegnare i nostri militari alle autorità indiane (che hanno potuto così alimentare il ricatto) nelle ore successive alla sparatoria, né fare entrare una nostra nave nelle acque indiane bisognerebbe far pagare la somma a chi ha ordinato la loro consegna in spregio al diritto internazionale.  

Su tutto mi resta però un esempio luminoso: il comportamento dei due militari. Silenziosi sempre, composti sempre, leali sempre. “Bravi!”, detto dal profondo del cuore.

 

NEL RICORDO DI CAMILLA

Un doveroso ricordo della giovane Camilla Canepa, morta a Genova dopo la vaccinazione con Astrazeneca e diventata uno dei simboli di questi mesi di pandemia.

Spiace che a seguito di questo tragico decesso si sia scatenata l’ennesima polemica sui vaccini: si, no, non si sa, forse. Si, ma solo agli over 60, no: Astrazeneca va somministrata anche ai giovani. Prima dose di un tipo, allora la seconda assolutamente dello stesso?” Si, no, è meglio di no, assolutamente sì, lo fanno già gli altri, invece non è vero, oppure forse.” Open day? Si, poi fermi tutti, De Luca che prima ordina no. poi sì, poi forse. Il generalissimo Figliolo che va contro le regioni, poi “si coordina”, ma tanto la colpa è della Lombardia.

Ora i giovani vaccinati ora che fanno? Fermate anche J & J? Si, no, vedremo. Dopo 18 mesi siamo ancora in ballo con tutti che urlano, i virologi che polemizzano in ordine sparso, i mezzobusto in TV che si sprecano. Intorno l' Italia, contraddittoria e casinara per definizione. Solo Speranza resta lì fisso come un paracarro, la barba sempre malfatta, in abito blu e perennemente sorridente.

 

RIFLESSIONE SUL RAZZISMO

Il recente suicidio del giovane Seid Visin, ragazzo nero cresciuto in Italia che aveva scritto (due anni prima del suo tragico gesto) di volersi uccidere per gli sguardi “schifati” della gente nei suoi confronti ha riaperto il dibattito sul razzismo.  

Credo che dobbiamo avere il coraggio di interrogarci nel profondo, perché ogni volta che si affronta questo discorso - o si assiste a situazioni discriminatorie - cominciamo sempre con uno scontato “ Io non sono razzista, ma...”

Francamente sono stufo di sentirlo ripetere perché quel “ma” spesso - poco dopo - contraddice nei fatti il concetto di partenza.

Proprio perché non mi va la demagogia su questo tema posso parlare solo per me stesso, dichiarando subito che a me del colore della pelle di una persona non mi interessa nulla, mentre mi interessa come si comporta individualmente quella stessa persona, bianco o nero che sia.

Il suicidio di Seid è stato un dramma vero, ma le motivazioni non possono essere solo quelle dichiarate che sottolineano piuttosto una grande sua fragilità interiore, anche perché in Italia ci sono milioni di neri e di loro non si suicida nessuno ed oltretutto il ragazzo suicida era italiano da sempre.

La stupidità e l’ignoranza, il timore inconscio delle persone nei confronti dei “diversi” sono sicuramente una costante, ma la discriminante non credo sia per il colore della pelle, ma quando appunto si equivoca tra razza e responsabilità personali, dimenticando o sottovalutando che la reazione a volte nasce spontanea per una eccessiva dose di “buonismo ufficiale” che - al contrario – tende a voler sempre giustificare ed assolvere tutti.

Questo atteggiamento è frutto di timori inconsci, ma anche per situazioni che vediamo ogni giorno e che non riusciamo a giustificare.

Il razzismo nasce (purtroppo)  per ignoranza, ma quando si vedono le condizioni di migliaia di persone in condizioni disperate o che vengono sfruttate si deve imporre alla nostra coscienza la necessità di intervenire nell’aiuto, soprattutto nell’emergenza, anche se in noi stessi scatta la protesta per la mancanza di regole sia nell’immigrazione che a volte per i comportamenti di chi è accolto.

Non si riflette abbastanza che il razzismo in gran parte sparirebbe se gli arrivi (e i successivi soggiorni) fossero filtrati dalla legalità e se chi arriva si adeguasse a comportamenti, principi, atteggiamenti, leggi del paese che accoglie.

Ne ho scritto a lungo nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Islam, Africa, Immigrazione” (se non lo avete letto, richiedetemelo via mail a marco.zacchera@libero.it) per sottolineare che è un processo non facile né veloce, ma che deve essere affrontato con le idee chiare e il rispetto delle regole.

Se per strada vedo una islamica intabarrata in abiti neri che non le lasciano scoperti che parte gli occhi mi indigno (e scatta il razzismo latente) non perchè professa un’altra religione, ma perché penso che spesso sia una violenza alla libertà di quella donna considerando anche che se io visito un paese musulmano devo accettare le “loro” regole e quindi “loro” - venendo qui - devono accettare le nostre, anche esteriori.

Rispetto reciproco? Si, ma purtroppo oggi una donna italiana non può girare  in minigonna a Riad o a Teheran o rischierebbe la lapidazione con la certezza di arresto immediato, né anche solo muoversi senza un velo che la ricopra.

Quanto è “razzista al contrario” l’omicidio di una poveretta perché a Reggio Emilia non voleva sottostare a un matrimonio combinato e liberarsi dai pesi di una religione a lei imposta?

Attenzione: ricordiamoci che anche nell’Italia di 50 anni c’era ancora “il delitto d’onore” ma oggi non è più così e in una società multietnica non può più essere accettato un simile comportamento.  Ecco dove però cresce il razzismo più o meno inconscio, anche per reazione ad atteggiamenti inaccettabili eppure spesso minimizzati con toni demagogici e buonisti fuori dalla logica.

Non è un caso isolato: sul traffico umano si campa e pensiamo alla mafia nigeriana, agli scafisti, al “giro” legato spesso a cooperative di dubbia serietà, allo sfruttamento della mendicità e alla disperazione di chi la vive per sopravvivere.

Mentre noi ci facciamo o ci dovremmo fare (per fortuna) mille scrupoli, nel mondo non è così e chi conosce la realtà del Sudafrica – per esempio – sa che ad uno stato di apartheid è subentrata una pesante discriminazione contro i bianchi che pure hanno costruito il paese 400 anni fa.

Allo stesso modo negli Stati nel Golfo milioni di pakistani, indiani, filippini e nepalesi sono schiavizzati, senza dimenticare la realtà cinese.

Ancora una volta si scopre che non è il colore della pelle ad auto-discriminare, ma molto più spesso la religione, lo sfruttamento economico, la mancanza di diritti umani minimi rispettati a livello planetario. Temi su cui spesso non si ha il coraggio di intervenire con norme chiare e si preferisce far finta di nulla.

Tornando all’Italia una volta di più sono le regole che quindi vanno studiate, applicate e fatte rispettare proprio perché chi arriva deve adeguarsi al nostro ordinamento giuridico e civile e contemporaneamente non essere spinto né nei ghetti né nella discriminazione. 

Senza regole rispettate cresce poi anche la demagogia, soprattutto se la lettura ufficiale e “politicamente corretta” dei fatti fa scattare la reazione negativa di milioni di persone che nel loro intimo diventano “razziste” (anche se non lo ammetteranno mai) proprio perché chiamate a sopportare costi di accoglienza e mantenimento senza ottenere reciproco rispetto, sicurezza e osservanza delle leggi della Repubblica.

Essere cittadini consapevoli deve essere patrimonio di tutti, diritto di tutti, dovere di tutti.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                 MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 819 del  11 giugno 2021

 di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: FEDERAZIONE A DESTRA? – AFGHANISTAN ADDIO - PALAMARA ALL’ITALIANA – SARDINE IN SCATOLA – “NON LEGGETE LA MELONI!” – BOOKING EVADE - I CONTI DEL MAGGIORE  -

 

FEDERAZIONE LEGA-FI ?

Il primo dato incerto che pesa sull'ipotetica federazione tra Lega e Forza Italia sono le condizioni di salute "vere" di Silvio  Berlusconi che è apparso in pubblico per pochi minuti il giorno delle consultazioni con Draghi ai primi di febbraio e poi non è visto più, con i media che ripropongano video con vecchi spezzoni di repertorio (su Mediaset anche di una ventina d'anni fa, l'effetto a volte è un pò patetico...).

Se anche i PM del "Ruby ter" hanno acconsentito a rinvii delle udienze per motivi di salute significa - temo - che il Cavaliere stia piuttosto male e che quindi questo suo appello a Salvini (accolto malissimo in ampi settori di FI) sembra un pò un suo canto del cigno. In altre parole si ammette l’imbarazzo di Arcore su chi dovrebbe prendere le redini del partito all’eventuale ritiro del leader, con il rischio di uno sfaldamento generale.

Auguri a Berlusconi, convinto che l'idea di un "patto federativo" nel centro-destra farebbe bene alla coalizione e per accrescere il suo peso all'interno del governo, anche se Giorgia Meloni resta la convitata di pietra, con l’evidente anomalia di una separazione a Roma rispetto rispetto allo schieramento che governa regioni e città.

Un patto federativo non è una fusione (che in termini di voti non ha mai pagato nella storia politica italiana) ma può essere utile per stendere una buona e condivisa piattaforma programmatica. A quel punto non sarebbe una bestemmia se il “patto” si allargasse anche la Meloni che vive (bene) anche di quotidiani distinguo tattici, ma senza sostanziali divergenze sulle cose importanti, come invece avviene per l'asse M5S-PD che spesso sembrano divisi su tutto. D'altronde è evidente che restando divisi si raccolgono più voti, ma se il centro destra vuole governare deve trovare comunque una comune intesa strategica.

Intanto per le amministrative di Roma  non credo che "Il ticket Michetti-Matone” sia una scelta vincente. Evidentemente non c’è in giro niente di meglio, ma esprimo preventive ed ampie riserve sulle possibilità di un successo. Vedremo i risultati finali, è inutile che ripeta come bisognerebbe smetterla di calare candidati dall’alto: i salotti di Porta a Porta - cui è abituata la Matone - non sono esattamente  i problemi concreti della  borgata romana di... Primaporta!

Per le elezioni di Torino – visto che alla fine si è confermato l'imprenditore Paolo Damilano – c’è da chiedersi invece perché allora non lo si sia annunciato ufficialmente già mesi fa permettendo così una più organizzata campagna elettorale dovendo far crescere da zero, come quasi sempre, candidati sostanzialmente sconosciuti all’elettorato.

Infine su Milano – città che il centro-destra avrebbe potuto vincere – permane invece una nebbia tutta meneghina: forse alla fine uscirà candidato Maurizio Lupi per disperazione: persona che stimo, ma “minestra riscaldata”  che - contro un Sala osannato e spinto dai media - temo che difficilmente sarà vincente.

 

AFGHANISTAN ADDIO 

Con poche fanfare e molto imbarazzo anche gli italiani se ne vanno dall’Afghanistan.

Sono passati 20 anni dall’11 settembre 2001 e dalla scelta USA di combattere i terroristi nei loro santuari al centro dell’Asia, ma la “grande coalizione” torna a casa con la coda tra le gambe senza aver raggiunto i suoi obiettivi.

Nonostante i 3.232 soldati rimasti sul terreno (53 italiani) e una spesa enorme, il tentativo di restituire all’Afghanistan i connotati di una democrazia è clamorosamente fallito. Si torna a casa con al seguito circa 700 civili afghani che hanno collaborato con le nostre truppe in questi anni, ma che – rimasti senza protezione – rischiavano di essere uccise. Anche questo conferma che la “vernice” di una normalità afghana evaporerà in poche settimane e le milizie islamiche torneranno presto a controllare l’intero paese. 20 anni sono passati invano.

 

PALAMARA  ALL’ ITALIANA

Magnifico, finirà come nei film: il “trojan” inserito nel telefonino dell’ex giudice Palamara che ha intercettato quintali di porcherie all’interno della Magistratura (inspiegabilmente funzionando però solo a tratti e tacendo quando al telefono c’erano alcuni pezzi grossi...) pare ora che non fosse inserito con le autorizzazioni corrette e quindi non varrebbe più come “prova”. Conseguentemente se le prove non contano la corruzione non esiste, il problema è risolto, giustizia è fatta. (!!)

Circa invece la vicenda legata a Davigo, CSM, presunta loggia massonica “Ungheria” e rapporti con la Procura di Milano, l’arresto dell’avv. Amara per la vicenda Ilva di Taranto crea ulteriore confusione. L’ideale per garantire tempi lunghi, pressioni, ritrattazioni e potenziali insabbiamenti, mentre intanto si indaga anche sui PM milanesi che avrebbero nascosto prove a favore degli imputati nel mega-processo ENI.

Begli esempi per la credibilità della categoria…

 

SARDINE IN SCATOLA

Non avete più avuto notizie delle “Sardine”? Tranquilli, aspettano silenziose sott’olio in attesa delle prossime necessità elettorali del PD. Apparse in Emilia per raddrizzare una campagna regionale a rischio sconfitta, sono state poi surgelate apparendo brevemente giusto in tempo per occupare (in tenda!) sotto i riflettori TV la sede centrale del PD durante il giro di valzer che serviva per cacciare Zingaretti.

Adesso sono state rimesse temporaneamente in scatola in attesa delle prossime elezioni e attendiamo con fiducia, anche se ora c’è la complicazione del (per loro) “disgustoso Salvini” temporaneamente alleato proprio del PD.

Ci vorrà un po' di pazienza per riciclare gli slogan, ma tenete pronto l’apriscatole: altre elezioni si avvicinano.

 

LA MELONI DELLA DISCORDIA

L’ idea dei giovani di Fratelli d’Italia di Verbania di regalare una copia del recente libro autobiografico di Giorgia Meloni alle biblioteche degli istituti superiori della città ha scatenato un putiferio perfino a livello nazionale, sottolineando anche il livello di insofferenza che gira dalle parti del PD.

L’assessore comunale piddino alla cultura, Riccardo Brezza, si è infatti scagliato con parole di fuoco contro l’iniziativa, dichiarata “Un atto di provocazione politica che supera ogni limite” e poi “Esprimo tutta la mia contrarietà verso questa proposta che non ha alcuna possibilità di essere realizzata” “Quindi per quanto di mia competenza la biografia di Giorgia Meloni continuerà a rimanere fuori dalle scuole verbanesi”.

Assessore, ma da quando in qua regalare un libro è diventata una così grave provocazione politica?

A parte il fatto che le scuole superiori della città non sono di sua competenza (e l'interessato dovrebbe saperlo) sono rimasto esterrefatto dai suoi post, avendolo sempre considerata una persona seria. D'altronde nessuno è o sarà obbligato leggere il libro, ma perché addirittura vietarne la diffusione – non si sa in base a quale norma - impedendo alle biblioteche scolastiche di ricevere il piccolo omaggio?

Ognuno legge (o dovrebbe leggere) quello che vuole e credo che in una società libera una lettura non può e non deve essere preventivamente censurata, altrimenti sarebbe lecito sostenere che proprio l’assessore alla cultura (!) della nostra città si arroga lui stesso il diritto alla censura, il che sembra francamente un assurdo controsenso.

Questo atteggiamento non fa però che confermarmi come spesso a sinistra ci si arroghi il diritto di pensare per tutti e a spingere sempre per una lettura dei fatti, della politica, della storia solo e soltanto a senso unico.

Brezza si è mai chiesto quanti libri, interviste, dibattiti, mostre, conferenze si siano tenuti nelle scuole cittadine senza contraddittorio e con “invitati” tutti sempre (o quasi sempre) legati alla SUA parte politica? Si è mai posto il problema dei “Consigli di Istituto” che regolarmente – spesso in nome del “A scuola non si fa politica” - non accettano contraddittorio, ma spalancano le porte solo all’ANPI, alla Casa della Resistenza ed alle altre associazioni, autori, intellettuali, giornalisti, magistrati tutti o quasi sempre di sinistra?

Alla faccia del pluralismo: perfino un libro regalato adesso  disturba!

Suvvia, assessore, ammetta sportivamente che i giovani di Fd’I si sono dimostrati più svegli di lei e - visto che lei notoriamente “studia da sindaco” della nostra città - non si renda ridicolo e piuttosto accetti sempre il confronto: certi suoi toni richiamano altrimenti lo stalinismo o la Corea del Nord, oltre a nefasti altri regimi che - dei libri - facevano falò.

 

BOOKING PRENOTA … MA NON PAGA!

Molti usano “Booking.com” per prenotare le vacanze, pochi sanno che le aziende intermediarie come queste guadagnano un sacco di soldi ma NON pagano le imposte sul reddito e, come sta emergendo, Booking addirittura evaderebbe anche l’IVA.

Pensate che solo in Italia “Booking.com” “gira” circa 700 milioni con UNA PROVVIGIONE NETTA, OVVERO UN PROFITTO, che sfiora i 120 MILIONI DI EURO. Redditi tutti esentasse perché la sede di Booking è all’estero, anche se i profitti sono generati in Italia: un aspetto che come commercialista mi fa impazzire visto che va contro i principi contabili corretti.

Siccome non bastava, pare che la società (che in Italia non ha neppure nominato un rappresentante fiscale) non pagasse neppure parte dell’IVA. Pochi turisti sanno tra l’altro che -  a dispetto della pubblicità ingannevole dei “portali” - su quanto pagato tramite Booking alle strutture ricettive il “pizzo” imposto da questi colossi è del 18%. Un consiglio: la prossima volta non fatevi fregare e prenotate direttamente: sicuramente risparmierete qualcosa e non manderete parte dei vostri soldi in un paradiso fiscale.

Anche per questo motivo plaudo alla decisione di principio del G7 di far pagare delle imposte minime a tutte le multinazionali, ovunque abbiano la propria sede fiscale.

 

VERBANIA: IL CEM-MAGGIORE VA ALLA CORTE DEI CONTI

Un gruppo di consiglieri di minoranza di Verbania hanno chiesto alla Corte dei Conti di verificare alcuni aspetti della realizzazione del teatro “Maggiore” (ex CEM) da me fortemente voluto quando ero sindaco e che - ad ormai cinque anni dall’inaugurazione ufficiale - sembra essere tuttora senza certificato antincendio e privo di abitabilità definitiva.

Se la Procura di Verbania avesse voluto trovare il tempo di approfondire gli esposti che a suo tempo avevo presentato ed avesse interrogato le persone che spontaneamente volevano essere ascoltate in merito forse molti dubbi che tuttora permangono sarebbero stati risolti da tempo.

Purtroppo mai nessuno “E’ profeta in patria” e intanto in questi anni la polvere si è accumulata sulle carte, sui fornitori, sui bandi (?) della direzione artistica... 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                            MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 818 del  4 giugno 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  IL PROBLEMA GIUSTIZIA -  LA PARABOLA DI GIUSEPI - VACCINAZIONI – L’ ISTAT  TI  FA  IMMORTALE -

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GIUSTIZIA, SENTENZE E REFERENDUM

 

Da sempre i giudici fanno discutere e le loro sentenze influenzano il costume, la politica, la vita di una comunità.

In settimana alcuni fatti sono apparsi sconcertanti: dal rilascio del mafioso Giovanni Brusca (con circa 150 omicidi sulla coscienza) alla pronta liberazione degli imputati a Verbania per la sciagura della funivia, alla sentenza di Taranto che ha riproposto il dilemma di quale sviluppo industriale sia sostenibile.

Certo un giudice più è libero più è autorevole, se appare condizionato sarà sempre oggetto di critiche. Proprio per questo i magistrati dovrebbero essere e rimanere al di fuori della politica perché - quando ne sono sponsorizzati o si rivolgono alla politica per fare carriera - diventano molto meno autorevoli. Purtroppo però è un vezzo comune e i fatti dimostrano che solide “maniglie” politiche servano davvero.

Peggio ancora quando i vertici della Magistratura appaiono inquinati: nell’opinione pubblica cade l’autorevolezza del suo “status”, così come quando passano i mesi e i peggiori scandali – vedi caso Palamara - sembrano scivolare via come l’acqua sul vetro.  

I recenti fatti di cronaca hanno piuttosto riproposto ancora una volta la necessità della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, così come l’uso (e l’abuso) dei pentiti di mafia, sottolineato discrepanze clamorose.

I giudici sono essere umani e possono sempre sbagliare, però devono avere il coraggio di ammetterlo visto l’Italia è però il paese più condannato d’Europa dalla Corte dei Diritti dell’ Uomo di Strasburgo per malagiustizia, con numeri che fanno rabbrividire.

Per avere una prima idea di quanti siano gli errori giudiziari in Italia vale la pena di mettere insieme sia le vittime di ingiusta detenzione sia quelle di errori giudiziari in senso stretto. Ebbene, dal 1991 al 31 dicembre 2020, i casi accertati e documentati sono stati 29.659: in media, poco più di 988 l’anno (parliamo solo di quei casi conclusisi con un indennizzo all’imputato). Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 869 MILIONI di euro, circa 29 milioni l’anno, eppure ufficialmente i giudici non sbagliano mai.

Pensate: dal  010 al 2021 nonostante questi indennizzi sono state depositate solo 544 cause formali per responsabilità civile dei magistrati e su 129 sentenze emesse finora (le altre 415 cause sono a prendere polvere) ci sono state solo 8 (otto!) condanne, tra l’altro senza pubblicizzare i nomi dei magistrati “colpevoli”.

 E’ lecito affermare che la “Casta” assolve soprattutto sé stessa?

Quello che più mi indigna è che passano gli anni e nulla cambia: tempi infiniti per decidere qualcosa su pentiti, prescrizione, divisione delle carriere, riforma del CSM. Chiacchiere e chiacchiere, ma alla fine non cambia mai niente. Per esempio un paio di anni fa è stato sancito il principio che chi subisce un processo penale – magari con pre-reclusione - e ne viene assolto ha diritto ad un rimborso per le spese legali sostenute, visto che evidentemente l’incriminazione non aveva coperture di prove.

Furono stanziati 8 milioni per gli indennizzi che sembrano tanti ma – udite udite – visto che gli assolti solo l’anno scorso sono stati 126.000 in un solo anno ne verrebbe un rimborso di 63 euro per procedimento, somma infinitesimale rispetto alle spese sostenute dagli imputati per i propri avvocati.

Al tempo di questa “storica legge” il M5S e nello specifico il ministro Buonafede parlò di “grande svolta di civiltà”: la svolta si è chiusa nel solito vicolo cieco.

I Radicali e Salvini propongono ora una serie di referendum per cambiare la Giustizia italiana e non c’è dubbio che se il Parlamento continuerà imperterrito nel suo immobilismo spetterà ai cittadini esprimere per lo meno il proprio dissenso, anche se già in passato referendum con risultati chiarissimi sono rimasti lettera morta.

Ricordate? Era il 1987, i Radicali promossero un referendum sulla RC dei magistrati che raccolse l’80% di “si”, ma i numeri - 35 anni dopo - li avete appena letti: in tutto alla fine solo 8 condanne!

Non mi illudo quindi che cambi qualcosa, anche perché i vertici dello Stato in argomento sembrano immobili paracarri, a cominciare dall’ illustre Presidente della Repubblica che settimanalmente enuncia scontati proclami, ma non sembra intervenire mai per incidere nel concreto: il caso Palamara-CSM-Procure valga per tutti. Sconfortante.

 

PROBLEMI DI CONTE  (CONTE CHI ?)

C’è il Conte (Antonio) che vince lo scudetto e poi emigra per questione di milioni, poi c’è anche il Conte (Giuseppe, detto Giusepi) già premier ed “Avvocato del popolo” che affonda nei flutti e non se lo fila nessuno.

Da Palazzo Chigi a essere (forse) leader del malandato M5S ne corre, anche perché  non si riesce ancora a capire se Conte (Giuseppe) sia stato o meno ufficializzato leader, complice una serie di sfighe che lo tallonano da vicino.

Prima i guai giudiziari del figlio dell’“Illuminato”, poi la mega-rissa contro Rousseau sui nomi degli iscritti, poi le scissioni varie ed i sondaggi impietosi: Conte (Giuseppe) dove sei? Lui, poverino, corre: deve tenersi buoni gli scissionisti, calmare i gruppi parlamentari, vedersela con Crimi (perché in fondo c’è ancora lui ufficialmente a comandare) ma soprattutto deve inventare (inventarsi) una linea di condotta visto che i grillini la cambiano due volte la settimana ed è duro stare dietro alle dichiarazioni, scuse, giravolte di Di Maio & associati.  

Avvocato Giusepi, ma perché non torni a fare il professore?

 

VACCINI E PROCLAMI

Qualcuno mi critica perché insisto sulla questione vaccini ma – a parte il doveroso e pubblico ringraziamento per chi si sta impegnando nella campagna – non sopporto la demagogia e in argomento se ne sta facendo ancora troppa.

Per esempio la quota di 500.000 vaccini al giorno, promessa per aprile e toccata solo per 2 giorni a fine mese, nel mese di maggio appena finito è stata raggiunta solo 15 volte su 31 giorni di calendario, così come non decolla la vaccinazione aziendale. Quello che è successo nella nostra ASL è emblematico.

Come albergatori del Lago Maggiore avevamo richiesto già ad inizio aprile di poter  vaccinare (a nostre spese!) i dipendenti degli hotel per promuovere le nostre strutture  anche all’estero come “Covid free”.

Nonostante l’impegno di Federalberghi e il pagamento in data 3 maggio del dovuto (32 euro a testa) dopo una lunga attesa ed il faticoso decollo delle procedure, quando già i 389 dipendenti registrati avevano ricevuto gli SMS di convocazione tutto è saltato perché la Regione Piemonte ha comunicato che dal ministero era giunto uno “stop”: mancavano i vaccini disponibili.

E allora tutti servizi giornalistici, le promesse, le dichiarazioni sulle vaccinazioni ”aziendali” ? Semplicemente “effetto annuncio”, condito con aria fritta, quella che non pesa sullo stomaco.  

 

ISTAT BENEDETTA (E IMMORTALE)

Un mio caro amico di Verbania,  Piero T. , ha ricevuto un minaccioso quanto voluminoso plico dall' ISTAT.

Si affrettasse a rispondere - ordina l'Istituto - all'allegato questionario per verificare se per colpa del Covid avesse perso il lavoro e cosa intenderebbe fare nel futuro prossimo venturo per recuperarlo. Roba complicata, da compilare e spedire subito pena una lunga serie di poco piacevoli conseguenze. 

Perplesso e in difficoltà con le risposte, Piero si è rivolto a me perchè gli dessi una mano e quindi non incorrere nelle prescritte sanzioni.

Tutto bene, salvo un particolare: Piero è nato - come da codice fiscale stampato bene in vista all'inizio della lunga missiva - nell'ormai lontano 1938 (XXVI° E.F.), ha mancato per un pelo il servizio nei balilla, ma (avendo ormai da tempo superato gli 83 anni), difficilmente potrebbe aver perso il lavoro causa Covid e tantomeno riuscirà ora a  recuperarlo.

Visto che l'ISTAT nell'invio dei plichi, debitamente notificati, non nota neppure questo particolare ho qualche dubbio sulla effettiva operatività e concretezza del nostro celebrato Istituto di statistica. 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                       MARCO ZACCHERA 


IL PUNTO   n. 817 del 28 maggio 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

info, contatti  e numeri arretrati:  marco.zacchera@libero.it 

 

Sommario: MOTTARONE: TRISTEZZA, VERGOGNA, INDIGNAZIONE - I CENTO GIORNI DI DRAGHI – ERRORI DEL CENTRODESTRA – LETTA ROBIN HOOD  

 

TRISTEZZA, VERGOGNA, INDIGNAZIONE

Tutti noi che viviamo e siamo cresciuti nelle   cittadine  intorno   al   Lago   Maggiore stiamo vivendo con disperazione e sconcerto quanto avvenuto domenica con lo schianto della funivia Stresa-Mottarone.

Era una giornata bellissima, limpida e piena di sole, la prima di libertà dopo il Covid: impensabile che sia finita con questa tragedia e appare incredibile la serie di responsabilità che sembra l’abbiano causata.

Un dolore profondo per le vittime, l’incredulità, la vergogna - quasi - per non essere stati in grado di evitarla con la  intima consapevolezza del  dolore  provocato e delle conseguenze sul turismo locale, ma - prima di tutto - questa partecipazione profonda e vera, piena di tristezza, per un evento che ha travolto tutti, un dolore che non passa.

Due soli punti d’orgoglio: la tempestività nei soccorsi con l’evidente preparazione di chi è intervenuto subito per salvare almeno il piccolo Eitan e la celerità e lo scrupolo  delle indagini, con un grazie doveroso quindi per i tanti volontari impegnati e alle Forze dell’ordine, oltre a chi sta indagando con estrema serietà.

E’ troppo poco, lo comprendiamo tutti, ma è un punto fermo sul quale almeno raccogliersi per ripartire.

Quel punto sul Mottarone che domenica era pieno di elicotteri l’ho davanti agli occhi da sempre, tutti i giorni: adesso è diventato un pensiero fisso, ma una vista che non è e non sarà mai più come prima.

 

I CENTO GIORNI DI DRAGHI 

Sono ormai passati i famosi "cento giorni" dall'avvio del governo Draghi ed è giusto fare finalmente un primo bilancio.

Il 50,6% degli italiani - stando ai media - approva l'operato del governo, anche se la stima del premier appare maggiore e proprio questa sensazione è  un primo punto di partenza.

Personalmente apprezzo Draghi: dimostra di essere persona di valore, di avere capacità di sintesi e mediazione e - soprattutto - non dà una impressione narcisistica di spasmodica ricerca dell'auto-promozione come era diventata una caratteristica ormai insopportabile dell'ex premier Conte.

Draghi è sobrio, si è auto-cancellato l’emolumento, parla il meno possibile dando l'impressione che parlerebbe anche di meno tenendo un profilo schivo, come tutti i banchieri di razza che non vogliono mai apparire, ma stando davanti ai numeri sanno lavorare in profondità.

A Draghi era stato chiesto di muoversi su due priorità: vaccinazioni e preparazione del Recovery Plan per avere i soldi europei.

Sul primo punto ha il merito di aver stroncato il malaffare che spadroneggiava dietro ad Arcuri (su cui sarebbe opportuno ulteriormente approfondire) e con la scelta "tecnica" del generale Figliuolo ha fatto ripartire una campagna vaccinale che appariva scoordinata.

Una realtà di numeri meno brillante di come hanno annunciato troppe fanfare, ma non è colpa di Draghi se l'Europa si è persa in contratti-capestro e connivenze evidenti con i big dei farmaci.

Proprio verso l'Europa Draghi dimostra di avere esperienza e credibilità: mentre si appanna la stella della Merkel in via di pensionamento è proprio Draghi a crescere in visibilità nella UE tanto da ottenere per lo meno attenzione per i guai italiani, ben ricordando di avere alle spalle una credibilità-paese prossima allo zero.

Al netto delle sirene non disinteressate l'Italia si è così presentata con Recovery Plan più coerente e serio di prima ed attende con ansia i primi spiccioli, anche se tra il dire e il fare (ovvero di saper poi attuare i progetti) ne passa.

Draghi appare impermeabile alle polemiche, usa buon senso, tira diritto anche perché si ritrova con una maggioranza numericamente enorme ma divisa all’interno.

Godendo di buona stampa - avendo coinvolto quasi tutti nel coro - alla fine il punto debole di Draghi è proprio la sua maggioranza, un caleidoscopio che sta insieme per necessità e non per convinzione, barcamenandosi su molti temi dove tutti vogliono avere la propria visibilità mettendo le dita negli occhi al vicino.

Fino ad oggi, comunque, sono state rose e fiori: finita la luna di miele le difficoltà cominciano adesso.

Vengono e verranno al pettine infatti tutti i nodi rimandati da Conte, nascosti da Renzi, dimenticati da Letta e aggravati da una pandemia che ha fermato quasi tutto. Ci sono infinite materie per litigare in maggioranza: il blocco dei licenziamenti, un’economia che non “tira” e va fatta ripartire, una situazione sociale difficile, mance demagogiche diventate perpetue come i vari redditi di cittadinanza, l’Alitalia da far ri-decollare (?), gli sbarchi che crescono e – soprattutto – la cabina di regia da far funzionare in chiave europea dove le pressioni, le lobby, le istanze categoriali saranno fortissime.

Alla fine ad oggi per Draghi ne esce una pagella del primo trimestre con sostanziali sufficienze, qualche "buono" in materie orali, ma con la necessità di un giudizio più approfondito quando cominceranno ad arrivare i soldi di Bruxelles da mettere veramente a frutto.

Sullo sfondo i nuvoloni neri che crescono in una maggioranza pronta a sgambettarsi a vicenda e dove i troppi galli nel pollaio rischiano di rallentare il lavoro generale.

 

CENTRODESTRA: GLI SBAGLI NON PAGANO

Niente da fare, nel centro-destra ci sono tipi testardi e per scegliere i candidati si continua a sbagliare nei tempi e nei metodi.

Neppure un pò di umiltà nel capire che qualche volta bisogna imparare  anche dagli avversari e - anzichè calare dall'alto candidature più o meno credibili - bisognerebbe soprattutto ascoltare di più cosa ne pensano davvero iscritti ed elettori.

Alludo al solito metodo (perdente) di scegliere candidati - soprattutto quelli a sindaco – perdendo mesi ai tavoli di vertice senza procedere ad iniziative tipo le "primarie" ovvero proponendo alcuni mesi prima mdi ogni elezione delle rose di candidati fra cui far  scegliere “dal basso” gli sfidanti, persone che sappiano rappresentare meglio  chi poi li voterà.

Un buon chirurgo, un imprenditore di successo o un giornalista TV non possono inventarsi sindaco il giorno dopo se non hanno una certa esperienza amministrativa e questo soprattutto nei grandi comuni dove la conoscenza dell'apparato e dei problemi è un aspetto essenziale non fosse che per non farsi massacrare dall’apparato.

Eppure, dopo mesi di chiacchiere, siamo ancora qui a discutere di nomi più o meno credibili per Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna senza che gli elettori abbiano mai potuto esprimersi.

Lo faranno ovviamente il giorno delle elezioni e non è un caso se – puntualmente-  alla fine anche una parte di elettori di centro-destra, al di là delle proprie opinioni politiche, sceglie e sceglierà, come quasi sempre, altri candidati. 

Temo finirà 0-5, un disastro. I parenti sono avvertiti.

 

IMPOSTA DI SUCCESSIONE: ARRIVA ROBIN HOOD

Non mi scandalizzo per la proposta del segretario del PD Enrico Letta di tassare di più le successioni, ma piuttosto sono molto scettico sui suoi  risultati.

Per cominciare credo che ben pochi lascino in successione oltre 5 milioni di patrimonio ai propri cari, anche perchè si presuppone che chi è ricco sappia tutelarsi e ci sono mille modi (legali) per evitare questo tributo. Oltretutto Letta ha parlato dell’1% di interessati (ovvero 60.000 italiani) ma pare che le denunce over 5 milioni siano solo 800 e più che il valore del patrimonio (per esempio in caso di immobili) andrebbe allora piuttosto considerato il reddito.

Mi fa sorridere invece la demagogica proposta di destinare i soldi raccolti per destinare 10.000 euro a ciascun diciottenne. Premesso che circa 500.000 diciottenni per 10mila euro a testa farebbero circa 5 MILIARDI (!) e che quindi Letta ha sparato a salve senza neppure fare i conti perché premiare proprio i diciottenni e non chi ha un anno in più e soprattutto darli in dote a tutti, lo si meriti o meno?

Forse sarebbe meglio destinare comunque più fondi ai giovani che vogliono iniziare una attività o a ridurre le tasse universitarie con crediti di studio: i regali "generalisti" diventano  spesso frutti avvelenati.

A meno che Letta ai dettagli non ci abbia neppure pensato, preso dalla assoluta necessità di lanciare slogan alla Robin Hood “per togliere ai ricchi” e quindi fare scalpore, nella fregola di declamare (finalmente) "qualcosa di sinistra"...

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                              MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 816 del 21 maggio 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

info, contatti  e numeri arretrati:  marco.zacchera@libero.it 

 

Sommario: HAMAS VS ISRAELE – COVID:  ECCO LE RESPONSABILITA’ DELL’OMS  -  FIGLIUOLO, FIGLIUOLO… - IMMIGRAZIONE TRA IPOCRISIE E (IR)RESPONSABILITA’ – ALLINEATI, ZITTI E COPERTI – CIAO MARCO

 

Chissà se i lettori de IL PUNTO si siano resi conto di quanto le mie piccole note spesso “anticipano”  le questioni dei giorni successivi e relative polemiche.

Per me è una piccola soddisfazione, scoprendo di avere a volte un briciolo più di esperienza e logica rispetto a certi personaggi che in TV vanno per la maggiore…

 

CONTINUO A STARE CON ISRAELE

Ho ricevuto parecchi commenti ma anche insulti per aver scritto la settimana scorsa il pezzo “Io sto con Israele”, ma devo dire che me lo aspettavo perché non c’è nulla di più dividente che la politica medio-orientale.

Tra missili e rappresaglie, in questi giorni si è riletto un tragico e scontato libro già scritto più volte, ma mi ha colpito come pochi abbiano preso in considerazione le responsabilità politiche mondiali che stanno dietro agli scontri.

Non c’è dubbio che l’opinione pubblica sia perplessa e critica quando Israele colpisce dei civili, ma senza capire (e forse sapere) che quelle migliaia di missili sparati da Gaza sono pur stati venduti - o offerti - da qualcuno, che i contro-missili di “Iron Dome”  colpiscono esattamente i punti partenza in modo automatico e che quindi quei razzi sono VOLUTAMENTE sparati da scuole ed asili per sfruttare poi politicamente quei morti innocenti.

Certo che anche Israele ha delle responsabilità, così come la tensione è utile per creare e sciogliere alleanze politiche interne israeliane, ma è la strategia che sta dietro agli scontri che va politicamente denunciata.

Grazie alla crisi Abu Mazen ha potuto rinviare le elezioni (che probabilmente avrebbe perso) e l'Iran – grande fornitore delle armi ad Hamas -  si è rimesso in gioco rompendo l’isolamento in cui lo aveva messo il bieco Trump.

Questo anche perché tutti i “buonisti” del mondo chiedono “pace-pace” ma spesso non ammettono né chiedono il contestuale riconoscimento di Israele, primo passo per trattare davvero una pace possibile.

Se qualcuno ha comunque voglia di documentarsi un pò si legga intanto lo Statuto di Hamas (per esempio su www.cesnur.org ) e liberamente ne tragga le sue conclusioni.

LEGGETELO SUL SERIO, PERO’,  PERCHE’ LA REALTA’ A VOLTE SUPERA TRAGICAMENTE LA FANTASIA e - leggendolo - capirete molte cose, magari riflettendo che siamo nel 2021, non nel medioevo.  

Sarà mai possibile la pace se (art. 11) ” Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo piccolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio (…) Questa è la regola nella legge islamica (shari’a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani l’hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio…”

Oppure (articolo 13) “Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico (…) Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il jihad (“la guerra santa”).

OMS, TRA POLITICA E AMARE VERITA’

E’ uscito nei giorni scorsi un libro: “Il pesce piccolo, una storia di virus e di segreti” edito da Feltrinelli e scritto da Francesco Zambon, veneziano, già funzionario per 13 anni della Organizzazione Mondiale della Sanità fino alle sue (imposte) dimissioni dall’ OMS nel marzo di quest’anno.

Una denuncia serrata – ed oggetto di indagine da parte di diverse Procure, che mi auguro vadano fino in fondo – sui clamorosi “buchi” della sanità italiana con le precise responsabilità del ministro Speranza e del suo staff per quanto riguarda i piani di contrasto alle pandemie con un piano nazionale fermo al 2006. 

Il libro apre però una nuova luce – decisamente inquietante – soprattutto sull’OMS, che da organismo ONU per aiutare la salute di tutti si è trasformato in un carrozzone politico che porta delle pesantissime responsabilità per la pandemia di Covid che sta squassando il mondo.

Nonostante le censure a livello mondiale emergono però sempre più chiaramente  le responsabilità morali, sanitarie e “politiche” dell’OMS e dei suoi dirigenti a cominciare da quelle del direttore, Tedros Adhanom Ghebreyesus, già problematico ministro della salute in Etiopia dal 2005 al 2012.

Un paese, l’Etiopia, che  – cosa sconosciuta ai più – è diventato uno dei più strutturati avamposti cinesi in Africa e che politicamente, economicamente e militarmente dipende  ormai da Pechino rappresentandone gli interessi in tutto il continente e specialmente nel Corno d’Africa.

Nel libro di Zambon emergono le strategie di Pechino nel controllo del mondo e come vengano stroncati quei paesi che la Cina non vuole ammettere neppure che esistano come Taiwan, dove però il Covid è stato contenuto e vinto con minime perdite umane.

Una realtà molto interessante, un sistema medico e di tracciamento all’ avanguardia, ma che per Pechino è solo (da 70 anni) “una provincia ribelle”. Succube e silenzioso, l’intero consesso mondiale è sembrato docilmente inchinarsi a Pechino senza considerare che il “Modello Taipei” avrebbe potuto forse far risparmiare milioni di morti e sicuramente che Taiwan ha comunque lanciato l’allarme COVID ben prima che le autorità di Pechino (e l’OMS) ne ammettesse perfino l’esistenza.

Ad oggi solo per motivi politici Taiwan  non è neppure ammessa nell’OMS e guai a quei paesi che ne  chiedono il riconoscimento almeno sostanziale, se non formale.

Una vera omertà che è proseguita quando l’anno scorso una risoluzione dell’Assemblea mondiale della salute ha affidato a tredici personalità internazionali il compito di indagare su perché il coronavirus fosse dilagato nei Paesi Oms in maniera così devastante.

I tredici hanno rapportato  che le più grandi responsabilità ricadono proprio sull’Oms. «Viviamo nel ventunesimo secolo, ma ci siamo comportati come nel Medioevo», ha denunciato la co-presidente della commissione d’inchiesta, l’ex premier neozelandese Helen Clark, così come l’altra guida del gruppo dei tredici, l’ex presidentessa liberiana Ellen Johnson Sirleaf , premio Nobel per la Pace nel 2011.

Report clamorosi ma poco diffusi, anche perché la decisione di Donald Trump di schierarsi apertamente contro l’OMS denunciandone le inefficienze ha avuto come conseguenza una sua preconcetta difesa d’ufficio da parte di tutti gli “anti-Trump” del mondo, italiani compresi, e in questo senso va anche la recente decisione di Biden di rimettere gli USA alla testa dei paesi “donatori” dell’OMS.

Alla fine la politica ha contato e conta tuttora più del buonsenso e della trasparenza: a pensarci è veramente una assurda, ipocrita follia.

 

FIGLIUOLO, FIGLIUOLO…

Curiose alcune dichiarazioni del generalissimo Francesco Figliuolo nel suo quotidiano tour tra le regioni, ovvero che le vacanze degli italiani andranno programmate sulla base delle rispettive date vaccinali.

Se lavorasse nel turismo non la penserebbe così e intanto gli si potrebbe far osservare che quota 500.000 di dosi giornaliere sono tuttora una chimera, che il sito del ministero è in tilt da alcuni giorni e le tanto strombazzate “vaccinazioni in azienda” sono ferme al punto di partenza perché mancano i vaccini, nonostante migliaia di annunci.

Aprire poi le prenotazioni alle classi sempre più giovani è un’ottima cosa, ma i tempi si allungano e restano in coda milioni di “prenotati” che continuano ad aspettare.

La realtà è infatti diversa e più slow rispetto agli annunci, così come il governo sembra ignorare che – ad oggi – un turista straniero che volesse venire in Italia al rientro nel suo paese d’origine deve mostrare un test “molecolare” di negatività, anche se è già vaccinato.

Ovvio che la gran parte dei turisti stranieri stia a casa propria o scelga altre nazioni turisticamente concorrenti all’Italia e che si auto-dichiarano “Covid Free” in area mediterranea.

 

IPOCRISIE E RESPONSABILITA’

"L'Ue è solidale con Ceuta e la Spagna. Abbiamo bisogno di soluzioni europee comuni per gestire le migrazioni. Possiamo raggiungere questo obiettivo se raggiungiamo un accordo sul nuovo Patto sulla migrazione", ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con riferimento alla ondata di irregolari marocchini verso Ceuta, enclave spagnola in Africa.

Sublime ipocrisia: dall’inizio dell’anno in Sicilia sono arrivati più di 14.000 immigrati irregolari, l’Europa non se li fila per nulla, l’Italia deve arrangiarsi e a far sbarcare clandestini in Sicilia sono navi ONG di altre nazioni europee. Con chi se la prende Madame Ursula, se è lei stessa la responsabile della cecità e del menefreghismo dell’UE ?

Da tedesca a tedesca chissà se poi si sarà congratulata con la capitana Carola Rackete, benedetta dalla procura di Agrigento con il solito “non luogo a procedere” pur avendo speronato una motovedetta della Guardia di Finanza entrando clandestinamente in porto a Lampedusa, eroina di mille battaglie.

“Grazie Carola per aver messo il tuo corpo in questa battaglia di civiltà’ “ ha dichiarato  Roberto Saviano…addirittura! Francamente siamo all’apologia.

Voi comunque evitate di investire "per motivi umanitari" una pattuglia della GdF o dei Carabinieri perchè temo NON sareste coperti da impunità "politicamente corretta".  

 

ALLINEATI E COPERTI

Certo il premier Draghi - peraltro per molti versi capace ed apprezzabile, come per aver rinunciato allo stipendio da primo ministro  - non può lamentarsi di non essere ben coperto dai media.

"Draghi: è scudo anticrisi, 5 miliardi per il lavoro", "Sostegni bis, fondi per le famiglie e i comuni" "Sanità: potenziate le strutture con 600 psicologi",  "Sgravi per chi assume, sussidi agli stagionali!",  "Discoteche e sale giochi: arrivano risorse ad hoc",  "Reddito di emergenza per quattro mesi in più"…

Sono solo i titoli di apertura di un normale numero de LA STAMPA di Torino (nel caso quello di mercoledì 18 maggio) giornale – come quasi tutti – che nei suoi titoli e commenti è LEGGERMENTE filo-governativo.  

Mi sa che certi atteggiamenti iper-plaudenti della stampa italiana soprattutto alla “sinistra di governo” siano a volte molto simili a quelli tenuti 85 anni fa nei confronti del capo del governo del tempo e predecessore di Mario Draghi, tale cav. Benito Mussolini.

 

CIAO MARCO

Cinque anni fa - corre il tempo! - ci lasciava Marco Pannella.

Non ho condiviso diverse delle sue battaglia mentre ne ho appoggiate altre, ma sicuramente il tempo conferma come sia stata una persona di spessore, coerente con le sue idee, un gigante rispetto a troppi nanetti che si vedono in giro.

Un personaggio che ha lasciato una traccia, un ricordo, una testimonianza di vita e di non violenza alla cui memoria tutti  portano e devono rispetto

 

 

Un saluto e buona settimana a tutti!                                        MARCO ZACCHERA 


IL PUNTO   n. 815 del 14 maggio 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

info, contatti  e numeri arretrati:  marco.zacchera@libero.it 

 

Sommario: IO STO CON ISRAELE – GIUSTIZIA MALATA - CENTRO-DESTRA: GUAI IN VISTA?  – SBARCHI, SIAMO DA CAPO – I NUMERI DI FIGLIUOLO - CINQUE PER MILLE

 

IO STO CON ISRAELE

Non c’era nessuna ragione seria (risibile quella dello sfratto di alcuni inquilini arabi, peraltro sospeso dalla Corte di giustizia israeliana) per far  ricominciare gli scontri a Gerusalemme, mentre non è casuale che contemporaneamente siano stati lanciati da Gaza centinaia di missili su Israele da case civili, quasi a volere provocare la scontata rappresaglia.

Certamente si dovrebbe lavorare tutti per portare avanti il concetto del “due popoli, due stati”, ma è altrettanto certo che con i razzi, volutamente, si distrugge ogni possibile intesa.

Io sto quindi con Israele, senza se e senza ma, e mi spiace che l’Italia e l’ Europa non abbiano il coraggio di prendere una posizione chiara e non pilatesca.

Salgono però immediate le critiche per le sanguinose rappresaglie israeliane, senza considerare che Israele è sotto attacco ed è l’unica democrazia del Medio Oriente: forse l’ Occidente dovrebbe ogni tanto ricordarselo meglio.

Motivi veri della nuova crisi? Per esempio  che serviva una scusa ad Abu Mazen per rinviare ancora una volta le elezioni, con Hamas che vuole invece confermare la sua potenza militare rispetto alla direzione politica palestinese mentre l’Iran punta a vanificare i nuovi rapporti pacifici costruiti da Trump nell’area mediorientale.

Intanto – piaccia o meno ai democratici nostrani ed esteri – Joe Biden, per ora, si dimostra molto debole, insicuro ed incerto.

 

GIUSTIZIA: TROPPI SILENZI

Ci sono notizie importanti che i TG non trattano e vengono relegate nelle pagine interne così il grande pubblico non le capisce e forse neppure le immagina.

Quanti sono interessati al fatto che il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), formalmente  presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (vice presidente “operativo” Davide Ermini - già parlamentare PD - a suo volta succeduto a Giovanni Legnini, altro esponente PD)  NON poteva nominare Michele Prestipino procuratore di Roma ed ha tenuto una condotta del tutto censurabile facendo scelte illegittime? Lo ha stabilito in settimana il Consiglio di Stato confermando dunque la sentenza del Tar del Lazio.

Si suole dire nell’ambiente giudiziario che questa nomina vale “due ministeri” per l’enorme potere che il capo della procura di Roma può avere su migliaia di processi, sulla politica, sulle indagini, sulle intercettazioni conseguenti, sulle pressioni che ruotano intorno a questo posto-chiave, il più importante incarico per un magistrato in tutta Italia… Eppure la notizia non se l’è filata  quasi nessuno.

Conseguenti enormi sulla gestione della Magistratura, ma tutto in un ovattato silenzio: non bisogna mai disturbare i manovratori?! E’ la domanda che tutti gli italiani dovrebbero porre ai giudici, ma anche - o soprattutto - al presidente Mattarella.

 

CENTRO- DESTRA: GUAI IN VISTA ?

Elettoralmente - e nei sondaggi - la scelta è stata sicuramente vincente: con Matteo Salvini al governo e la Meloni all’opposizione si coltivano due elettorati teoricamente opposti e diversi, ma insieme agli altri partner minori – come è diventata Forza Italia e il drappello di movimenti centristi – significa che il centro-destra ha teoricamente i numeri per governare il paese.

Teoricamente, perché quando c’è da scendere candidati per gestire insieme il territorio sono dolori, così come non sarà facile costruire una coalizione di governo quando, prima o poi, si andrà pur a votare.

La tattica vince, ma la strategia non c’è (o almeno non la si vede) e i nodi vengono al pettine – per esempio – giù per scegliere i prossimi candidati a sindaco con il rischio di rinnovare uno 0 a 4 tra Roma, Milano, Torino e Napoli. 

Solo Albertini a Milano – che avrebbe rinunciato proprio per questa reciproca freddezza – poteva avere i numeri per giocarsela quasi alla pari con il favoritissimo Sala, baciato perennemente in fronte anche dai media e sempre graziato dai giudici.

A Roma è tuttora notte fonda (che ci azzecca Bertolaso?)  così come a Torino, dove  il candidato unitario più probabile si chiama Paolo Damilano e - se già l’assonanza fa sorridere - il problema è che i voti intercettabili sembrano insufficienti per andare oltre il ballottaggio. A Napoli Catello Maresca – candidato in pectore – nei sondaggi non va oltre il 30%.

Bene i leader insomma per la propria visibilità, ma dietro non escono nomi travolgenti.

Poi c’è Roma, dove bisognerebbe immaginare un colpo di teatro magari con una proposta-choc, ovvero un appoggio “tecnico” a Carlo Calenda, tenuto conto che nei sondaggi quasi la metà del campione è ancora incerto. Sembrerebbe a prima vista una bestemmia, ma – posto che a destra un nome vincente non c’è - aprirebbe un’ulteriore frattura a sinistra con un candidato che parte già da un suo  10%.

Certamente Giorgia Meloni avrebbe questa volta ottime possibilità se si candidasse a sindaco, ma rischierebbe di bruciarsi viste le condizioni politico-amministrative della Capitale per la quale più che un sindaco servirebbe forse un “Governatore” di nomina regia, capace di imporsi in una situazione abbastanza disperata. 

Ma torniamo al punto di partenza: a parte le amministrative, decollerà o meno un centro-destra condiviso? E’ nella logica delle cose, ma il complicato rapporto dentro e fuori il governo non agevola  e la crescente avanzata di Fratelli d’Italia imbarazza la Lega dove crescono i malumori verso i “Fratelli” che riempiono quello spazio fisiologico che un partito di governo – cedendo forzatamente a compromessi – lascia libero per quell’ampia fetta di elettori delusi che esistono sempre.

Un’area che può crescere se Draghi non riuscisse a surclassare i suoi predecessori cambiando radicalmente il paese che - purtroppo - spesso non lo vuole  per niente.

Oggi sia Salvini che la Meloni appaiono concorrenziali e va dato atto a quest’ultima di aver portato Fratelli d’Italia su posizioni perfino più trasversali e politicamente moderne del concorrente – vedi le recenti aperture a Biden - che batte e ribatte soprattutto su alcuni temi-chiave (per esempio quello dell’immigrazione) che sta tornado  fatalmente ad esplodere, con probabili ripercussioni al governo.

Gioca a favore della Meloni anche l’essere l’unica donna leader italiana e una sua indubitabile verve, ma pesa su di lei una forte “romanicità” che impedisce al partito di radicarsi soprattutto in quei territori dove la Lega amministra a livello locale.

Per contro va dato atto a Salvini di tenere bene la rotta al governo, con una buona dose di visibilità e di coerenza su temi irrinunciabili per il proprio elettorato.

Non è un caso che da qualche settimana entrambi i partiti risultino in crescita e in vista di elezioni generali determinante sarà alla fine il sistema elettorale che ad oggi sposta i numeri più sulle liste (bloccate) che i singoli collegi. Logico, quindi, che la visibilità sia tutto, anche per una certa sovrapponibilità dell’elettorato e che quindi, anche se vi possono essere condivisioni di fondo, almeno a breve tra Matteo e Giorgia sarà quotidiana battaglia di commandos.

 

SBARCHI: SIAMO DA CAPO

Non c’è niente da fare: gli anni sembrano passare invano e con l’arrivo dell’estate il problema dei clandestini in arrivo via mare riprende puntualmente nel generale disinteresse europeo.  

Sbarchi annunciati (oltre 1000 solo domenica a Lampedusa), anche se arriva solo chi ce la fa, e gli oltre 130 migranti che sono scomparsi in mare a fine aprile nel solo Canale di Sicilia sono stati le avanguardie di una tragedia che rischia di surriscaldarsi con il moltiplicarsi delle traversate. Almeno 350 vittime dall’inizio dell’anno rispetto al centinaio (presunto) del 2020, aprendo il solito dibattito: responsabilità di chi non recupera in mare o di chi fa partire migranti con mezzi del tutto inadeguati?

Di certo c’è solo che con il miglioramento delle condizioni climatiche riprenderà in grande stile il traffico di clandestini verso le coste del nostro paese creando problemi

umanitari, politici e anche sanitari nella consueta bagarre di polemiche.

Già nella “bassa stagione” - ovvero nei mesi invernali - i passaggi “ufficiali” (cioè solo quelli intercettati) si sono incrementati in maniera esponenziale: dai 1.009  del 2019 ai 4.184 raccolti l’anno scorso ai 12.894 censiti quest’anno (dati fino al 10 maggio) che – tenuto conto dei consueti ritardi nelle registrazioni ufficiali del Viminale - portano già il numero a superare probabilmente i  15.000 passaggi.

Tutto ovviamente senza contare quelli che sono sbarcati senza lasciare traccia o sono

stati trasportati direttamente ai più convenienti punti di sbarco delle nuove “spiagge sicure”  che  nel  frattempo si  sono  moltiplicate  in diversi  punti del  Mezzogiorno bypassando la Sicilia.

Che sempre di meno si tratti di migranti “politici” ed umanitari è anche confermato dai numeri: dall’inizio dell’anno i paesi da cui maggiormente provengono i migranti sono la Tunisia (1.716), la Costa d’Avorio (1.292) e il Bangladesh (1.216) ovvero paesi nei quali non vi sono in corso guerre civili o religiose e che quindi danno vita ad un movimento solo di migranti “economici” .

Notevole anche il numero dei minori non accompagnati, oltre il 15% del totale, il che significa che funziona a pieno ritmo la macchina degli scafisti e la catena organizzativa alle loro spalle, perché è evidente che questi ragazzi non possono certo arrivare da soli sulle coste libiche per avviarsi alla partenza.

Dopo   tanti   anni   la   questione   non   solo   non   è   stata   risolta,   ma   si   è incancrenita tenuto conto dell’esiguità del numero di  scafisti arrestati mentre  l’Europa è nuovamente sparita dall’orizzonte: non si sono concretizzate le tante (troppe) promesse di ripartizione “automatica” degli arrivi (vero, ministro Lamorgese?) e Italia, Grecia e Spagna devono arrangiarsi.

Alla vigilia dell’estate siamo insomma al punto di sempre e anche su questo tema Draghi dovrà quindi dimostrare di contare di più in Europa: gli anni sembrano essere passati invano, nella nostra consueta confusione di rapporti con la Libia, la Tunisia ed ovviamente Bruxelles.

(questa è la sintesi di una mia analisi più vasta apparsa su “Formiche”, rivista online  dove spesso pubblicano miei articoli: chi è interessato a leggerli li cerchi su " Formiche.net")  

...QUANTE VOLTE, FIGLIUOLO?

Ma non si doveva arrivare a 500.000 vaccini al giorno già a metà e poi a fine aprile? Scusate, non per essere pignoli, ma siamo ancora ben lontani da questa media e dopo il “miracolo” della quota raggiunta proprio il 29 e 30 aprile (che combinazione!) le vaccinazioni quotidiane sono scese e nell’ultima settimana la media è di 466.000 al giorno (ieri fino alle 21 solo 334.000).

In TV però questo non lo dice nessuno, così come che il “gregge” abbia per ora raccolto solo il 13% degli italiani: per raggiungere il fatidico  70%  ne manca ancora il 57% e siamo già arrivati a metà maggio, dopo 139 giorni di campagna vaccinale.

 

APERTA LA CACCIA AL 5 PER MILLE

E' iniziata la pioggia delle pubblicità sui media per intercettare la nostra firma sulla dichiarazione di redditi a favore di Enti, Chiese, Partiti, Associazioni benemerite, ricerca, ecc.ecc. Uno vorrebbe aiutare tutti, ma chi lo merita di più? Servirebbe comunque un po' più di trasparenza, per cominciare fornendo la possibilità di vedere bilanci certificati e indici di rapporto tra spese generali e raccolta (quanti sanno che alcuni Enti di aiuto internazionale spendono quasi l’80% per spese organizzative e pubblicitarie?) e soprattutto con qualche garanzia su come vengano poi spesi i soldi raccolti, altrimenti finisce come i fondi della PROTEZIONE CIVILE raccolti l’anno scorso di cui nessuno ha mai saputo né i totali raccolti né come questi soldi siano mai stati spesi, altro che trasparenza.

 

 

Un saluto a tutti e buona settimana                                   MARCO ZACCHERA




IL PUNTO  n. 814 del 7 maggio 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

info, contatti  e numeri arretrati:  marco.zacchera@libero.it 

 

Sommario: FUOCHERELLI DI CRISI – DA LIVATINO ALLA MAGISTRATURA SENZA CREDIBILITA’ – FEDEZ E LA RAI – COPASIR – NUOVE DIPENDENZE – BRAVO BIDEN

 

FUOCHERELLI DI CRISI 

Gli incendi nascono sempre per una sigaretta o un cerino rimasti accesi e che poi si propagano con un fuoco inarrestabile. 

Da qualche giorno si vede salire un filo di fumo dalle parti del dal governo: giochi inoffensivi o crisi all’orizzonte?

Non c’è dubbio che tenere insieme Lega e M5S, PD con Renzi, tecnici e gruppetti vari imponga a Draghi molta pazienza, soprattutto tra la comprensibile voglia di visibilità di ciascun partner.

I media fanno di tutto per puntellare la baracca, ma il fiammifero è pericolosamente acceso: consiglierei di allontanare materiali (problemi) infiammabili, ma su alcune tematiche (tipo priorità del PNRR, immigrazione, coprifuoco, alleanze) bisognerà prendere presto posizioni condivise o – pur di non propagare l’incendio – temo si passerà alla surgelazione, rimedio che in passato si è dimostrato peggiore del male.

 

DA LIVATINO ALLA MAGISTRATURA (OGGI) SENZA CREDIBILITA’

Domenica prossima,  Rosario Livatino verrà proclamato beato.

Quando, il 21 settembre 1990, il giudice Rosario Livatino fu ucciso dalla mafia non lo conosceva nessuno, ad eccezione dei suoi aguzzini: lavorava al Tribunale di Agrigento occupandosi prevalentemente di sequestri e confische di beni sottratti ai mafiosi, non era protetto, viaggiava sulla sua utilitaria  e non si nascondeva. Cattolico fervente, è morto crivellato di colpi e come lui sono poi morti negli anni Falcone, Borsellino e tanti altri giudici, magistrati e inquirenti di grande valore.

Eroi perché erano consci di rischiare, ma per onore e per dovere non si sono fermati rappresentando oggi alcuni dei pochi esempi di unanime riferimento ideale di un’Italia spesso divisa e senza principi  morali.

Che desolante confronto tra quegli esempi luminosi di veri servitori dello Stato e buona parte della magistratura di oggi!

Se giudici corrotti nella storia ci sono sempre stati, mai il livello di credibilità generale della magistratura italiana è caduto così in basso, con circa due terzi dei cittadini che – intervistati - la ritengono insufficiente, lenta, spesso di parte e poco credibile.

D'altronde non si era ancora riusciti ad insabbiare il “Caso Palamara” che è scoppiata un’altra grana per i vertici della iper-politicizzata magistratura italiana e questa volta nel tritacarne sono finiti il pm milanese Paolo Storari, l’ex componente del CSM e politicissimo Piercamillo Davigo ma anche (o soprattutto) il potente procuratore di Milano, Francesco Greco. Tutti, tra l’altro, esponenti delle correnti di sinistra della magistratura. 

In poche parole Storari, dopo aver riscontrato presunte inerzie da parte dei vertici della “sua” procura milanese nell’avviare le indagini sulle rivelazioni di un legale (tra cui la presunta esistenza di una loggia massonica di magistrati) dopo sei mesi di vana attesa si era rivolto a Davigo per sollecitare un intervento del CSM, a suo dire come forma di autotutela in caso di provvedimenti disciplinari perché - anziché indagare - temeva che i suoi capi inquisissero lui.

Dossier vari a fare da concime alle guerre intestine tra correnti con i consueti veleni incrociati, mentre adesso sul caso Storari-Davigo indagano (?) Roma, Perugia, Milano e Brescia: il solito pasticcio che finirà con il consueto nulla di fatto, anche perché chi indaga è poi a sua volta spesso indagato, oppure è stato nominato nella propria carica di indagante (come il chiacchieratissimo procuratore di Roma Michele Prestipino) proprio grazie all’aiuto del potenziale colpevole.

Il cittadino comune assiste impotente, l’informazione è approssimata e contorta: detto in parole povere, sembra si faccia apposta perché non ci si capisca mai niente. D'altronde veline, documenti, intercettazioni vanno e vengono tra questa e quella redazione, diventando merce di scambio per pressioni e ricatti. 

Così - al massimo - il solito cittadino normale si chiede come mai (se è vero) Greco avrebbe tenuto ferme per mesi carte così scottanti senza almeno verificare se fossero credibili o meno, oppure da quanti mesi quei documenti fossero nelle mani di giornalisti compiacenti (di Repubblica, Fatto Quotidiano ecc.) che - diffondendo invece altre intercettazioni - ci hanno inzuppato il pane per anni. Forse i cittadini vorrebbero una rassicurazione e un intervento dal “Primo Magistrato d’Italia” ovvero dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che però - come di consueto -  tace.

Sono mesi che dal Colle si attende in argomento un segno di vita, un gesto chiaro, un intervento deciso per tentare di avere finalmente un po' di chiarezza e pulizia ai vertici della magistratura italiana, ma forse Mattarella ha capito che - a pochi mesi dal suo potenziale reincarico presidenziale - meno parla meglio è, anche se agire sarebbe un Suo dovere costituzionale.

Sicuramente è quindi più semplice cavarsela solo con qualche scontato appello buonista e intanto (e soprattutto)  tirare a campare.

 

FEDEZ E LA RAI

Continuo sempre di più a chiedermi se gli italiani non si siano ridotti ad essere un popolo di stupidi, ma soprattutto di ipocriti.

Esempio clamoroso il "caso Fedez" ovvero il surreale dibattito sulle vere ed innegabili lottizzazioni Rai e relativi condizionamenti politici.

Tutti sappiamo che ci sono da decenni, che la sinistra ci ha fatto il nido, che l'informazione è opportunamente filtrata come gli ospiti negli studi, che gli autori sono lottizzati come i presentatori, i conduttori  ecc. ecc, eppure si fa finta di credere che Fedez abbia sollevato chissà quale scenario segreto.

Tutto parte dal "Concertone" del primo maggio, il summit demo-sindacal-politico-corretto che con il lavoro non c'entra nulla, se non che è diventato il passaporto ufficiale per attribuire la patente di democraticità e quindi per permettere ad artisti o  presunti tali  di auto-schieratisi politicamente e così di  riuscire poi a campare (bene) alla faccia del ceto operaio.

E’ proprio il caso di Fedez, quello che con la moglie Chiara Ferragni assomma patrimoni colossali, ma che - da buoni sinistri-chic – tuonano contro le discriminazioni e contemporaneamente girano in Lamborghini alla faccia dei lavoratori.

Partecipare al "Concertone" è garanzia di ortodossia sinistro-democratica e quindi garantisce poi spazi sui media, ingaggi, interviste, inviti e imbucate in TV con relativi diritti d'autore.  

Il problema però è che se canti e basta non fai più notizia.

Se invece canti (?) e scateni il "caso" allora sei un super-figo, come lo è stato Fedez, dimostrandosi un genio della comunicazione, ma tenendo conto dei babbei che gli sono andati dietro.

Ricapitoliamo: uno che si auto-filma e auto-registra una propria telefonata con uno sconosciuto dirigente Rai, lo provoca apertamente finchè non lo spinge a dire (o implorare) di non uscire troppo dal seminato visto che c'è la diretta ma nessun contraddittorio e poi fa diventare virale lo spezzone (solo quello) del proprio video…E’ o no un furbacchione? Lo è, anche se è evidente che aveva organizzato tutto prima, solo e soltanto per far crescere lo “scandalo”. 

Perchè Fedez e stato davvero un genio nel giocare sulle ipocrisie della TV di stato che milioni di volte offende il senso comune, è spudoratamente lottizzata e infeudata e fornisce info di parte (sinistra), ma grazie a lui è stata addirittura attaccata passando come omofoba e ovviamente  "fascista".

E si continua con la "Commissione di Vigilanza Rai" che non interviene davanti a  casi di abissale partigianeria (e di dileggio dei leader del centro destra) da Fazio in giù, ma che per Fedez si auto-convoca con urgenza mettendo sotto processo la struttura!

Notevole, davvero, come quegli italiani - fessi - che corrono dietro al Rapp radical-chic senza neppure sapere cosa dice la proposta di legge Zan in chiave di pro-omosessualità. Siamo insomma alla sublimazione dell’assurdo, ma soprattutto dell'ipocrisia con la Rai che adesso passa per essere colpevole di lesa maestà per mancata apologia dei diritti omosex:  Wow....

 

COPASIR: SI IMPONE CORRETTEZZA

Trovo profondamente scorretto che i presidenti di Camera e Senato non intervengano formalmente per sanare la situazione insostenibile ai vertici del COPASIR, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che per prassi è presieduto da un esponente dell’opposizione mentre è tuttora in mano a uno di governo.

Il Comitato in questi mesi è intanto di fatto bloccato in un momento di gravi tensioni internazionali e con i “servizi” sotto accusa per i potenziali servizietti resi a Renzi & C. su cui il parlamento dovrebbe vigilare. Se poi all’opposizione oggi c’è solo Fratelli d’Italia, piaccia o meno è a questo gruppo parlamentare che spetta la nomina.

Oltre 50 giuristi e costituzionalisti si sono già espressi in questo senso e il caso sta diventando una questione non solo politica ma di trasparenza, garanzia parlamentare e correttezza.

 

NUOVE DIPENDENZE

E' bastata una ruspa che ha involontariamente tranciato lunedì sera un cavo sotterraneo e la mia città con i paesi intorno per oltre 24 ore è rimasta isolata dal mondo.

Stop alle  mail, ma anche ai servizi bancari, postali, telefonici.  Stop al bancomat, all' uso delle carte di credito, all’emissione di fatture, ai rapporti commerciali, ai certificati: un delirio.

E così ci siamo scoperti tutti incredibilmente fragili, esposti, incapaci di avere altri modi di comunicazione alternativa. E' insomma una linea ADSL che - letteralmente - ci tiene in vita, ma proprio per questo chiunque può distruggerci o danneggiarci in un nanosecondo e anche questo dovrebbe farci pensare.

 

BRAVO BIDEN !

Sarà forse solo auto-pubblicità e tutto finirà in nulla, ma la dichiarazione di principio del governo Biden per rendere di uso pubblico i brevetti dei vaccini Covid è un segno importante e che va sottolineato. Mi auguro che la stessa decisione sia sostenuta dai governi europei, un modo concreto per aiutare il mondo.

Trovo assurdo ed immorale che le industrie farmaceutiche - che hanno ricevuto miliardi di dollari di aiuti pubblici per le loro ricerche - possano poi produrre e monopolizzare i vaccini vendendoli a super prezzi e centellinando le consegne, mentre muoiono milioni di vite umane.

Una Pfizer che annuncia ricavi per 75 miliardi di dollari con la gente che muore perché le licenze di produzione sono bloccate è sconcertante.

Il mondo deve avere la forza di concordare strategie chiare in casi come questi, tenuto conto che solo con i profitti ufficiali dichiarati  grazie ai vaccini dalle principali case farmaceutiche si sarebbero potuti vaccinare gratuitamente 1,3 MILIARDI di persone.

Desolante…

 

 

 Un saluto e buona settimana                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 813 del 30 aprile 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

info, contatti  e numeri arretrati:  marco.zacchera@libero.it 

 

Sommario: L’ARCANO PNRR – FINALMENTE GIUSTIZIA? – NUMERI E VACCINI – GENTE DI LAGO (CHE PURTROPPO SE NE VA…)

 

IL PIANO ARCANO

Ci sono diversi modi per leggere il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che già nel titolo ha un suo termine arcano: credo che neppure un solo italiano su 100 sappia con precisone cosa significhi “Resilienza” (letteralmente “Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”) che però tutti fan finta di capire.

In poche parole è il piano di 336 pagine che – presentato, approvato e salutato in meno di due giorni dal Parlamento -  in settimana verrà spedito a Bruxelles e che dovrebbe rappresentare il futuro dell’Italia spendendo una somma enorme tra deficit e  fondi europei: quasi 250 miliardi.

Non so quanti parlamentari l’avranno letto nelle poche ore del “prendere o lasciare”, certamente leggerlo era interessante, ma forse sostanzialmente inutile.

Innanzitutto ci vuole pazienza perché si apre con un vocabolario di acronimi, ovvero di 98 sigle (se non le ho contate male) dal contenuto spesso misterioso, moltissime in inglese perché in italiano non fa fino.

Si parte complicandosi la vita passando dal WEEE (waste from electrical and electronic equipment) che sarebbero i rifiuti informatici al QUEST (quarterly european simulatoin tool) che più semplicemente vuol dire “simulazione trimestrale europea” all’UTM (unmanned traffic management system) ovvero “sistema di gestione del traffico” passando per l’EIGE (european institute for gender equality) ecc.ecc.

Un programma che comunque teoricamente rasenta la perfezione, la sublimazione del desiderio, l’inserimento di ogni necessità, utilità, speranza, convenienza degli italici destini.

Ripeto: non sto prendendo in giro nessuno, è che nelle 336 pagine c’è davvero una risposta a tutto e – se si realizzerà – difficile pensare che non ne uscirà un paese effettivamente più forte, bello, solidare, moderno.

SE si realizzerà, perché qui sta il punto. Pagina dopo pagina, missione dopo missione, obiettivo dopo obiettivo e una linea strategica positiva ma tutta teorica, perché quello che NON è scritto è CHI farà questo e quello, COSA sarà concretamente finanziato, almeno nelle linee prioritarie. Così come non è scritto CHI controllerà e come ci si dovrà comportare in caso di rallentamenti, sprechi e potenziali porcherie. 

Apprendere da Draghi – per esempio - che con il PNRR “verrà riformata la Giustizia” dopo decenni che se ne parla soltanto e ci vogliono anni solo per un dibattitto politico sulla prescrizione lascia perplessi. Che finalmente saranno poi risolte le differenze di genere (un tema che da qualche mese è al “top” delle chiacchiere) è una ottima teoria, vedremo se seguirà la pratica e così per il pluricentenario divario nord-sud o la transizione verde o quella informatica..

Anche perché non ho capito a chi si rivolgeva Draghi parlando alle Camere: al paese? Ma i cittadini non hanno e non avranno la minima possibilità di gestire nulla, né – pare – lo stesso Parlamento, vista la fretta dell’esame e dell’enorme serie di decreti che logicamente ne seguirà, tutti da approvare a scatola chiusa e con prevedibili voti di fiducia.

Quindi Draghi parla soprattutto a sé stesso e al suo team, perché tutto finirà sulle spalle del governo ed è un bene che si abbia oggi una maggioranza trasversale, forte e vastissima… ma che non avrà poi scuse in caso di “flop”.

Draghi è sicuramente la persona al posto giusto per predisporre le linee strategiche del piano che però camminerà poi con i ritmi italiani di un “sistema” che non so se rimarrà esente da corruzione, ritardi, interessi locali.

E’ probabile che l’Europa non approverà a “scatola chiusa” il provvedimento visto che i precedenti italiani di sprechi non depongono a nostro favore.

Qualche dubbio infatti è legittimo: difficile che una burocrazia pigra ed auto-referenziata immediatamente rinnovi sé stessa dandosi miracolosamente ed improvvisamente ritmi manageriali che non ha mai avuto. Ancora più difficile che la malavita non metta gli occhi sul pingue bottino per investimenti che – soprattutto al Sud -  non si era teoricamente mai visto.

Vogliamo sperare che tutto andrà per il meglio? Speriamolo pure, non costa nulla, ma la vera sfida è proprio questa: dare contenuti e realizzare programmi ambiziosi ma per ora del tutto teorici, sublime esercizio di buone intenzioni.

Tutti (salvo i NO TAV) vogliamo potenziare autostrade, ferrovie e porti, tutti siamo contenti se avremo alberghi rinnovati, ospedali efficienti, asili nido e scuole antisismiche, una pubblica amministrazione più snella, soldi per investire…ma COME?

Diciamocelo con onestà: per ora gran parte dei contenuti non ci sono: si è solo abbozzata la cornice del quadro, la parte più facile. Vedremo alla fine chi e come si realizzerà il dipinto. 

Auguri, Italia, ne hai proprio bisogno.

 

FINALMENTE GIUSTIZIA ? NO!

Un giorno, un solo giorno di reclusione e gli assassini italiani “esuli” in Francia sono già liberi in attesa di una estradizione che (forse) arriverà tra anni.

Una vergogna e soprattutto una beffa perché dopo decenni di complicità e ingiustificati ritardi, la Francia aveva finalmente deciso di (forse) estradare in Italia un gruppo di ex brigatisti e terroristi rossi che negli anni di piombo avevano – impuniti – riempito di sangue il nostro paese.

Certamente ha poco senso vedere oggi arrestate persone che andavano assicurate alla giustizia tanti anni fa, non vi sono più in giro sentimenti di vendetta, ma il pensiero va alle tante persone che persero la vita negli “Anni di piombo” e ai loro famigliari.

Le procedure di estradizione saranno lunghissime ed è già cominciata la prevedibile epidemia di "buonismo", che questa gente proprio non merita, ma che sta già muovendo e commuovendo la “sinistra chic” francese ed italiana.

Sono assassini e non "brave persone": non mi risulta si siano mai pentiti di nulla nè abbiano chiesto perdono ai parenti delle loro vittime.

Eppure “Madame” Roberta Cappelli deve (dovrebbe) scontare l'ergastolo per aver ucciso il generale dei carabinieri Enrico Calvaligi nel 1980, l'agente di polizia Michele Granato nel 1979, il vicequestore Sebastiano Vinci nel 1981 e aver gravemente ferito Domenico Gallucci (1980) e il vicequestore Nicola Simone.

Poi c’è Manenti, quello che ha ucciso l'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri (1979)  o la brigatista rossa Narina Petrella che ha sulla coscienza - oltre al generale Calvaligi – anche il giudice Giovanni D'Urso e i due innocenti uomini della scorta dell’assessore regionale campano Ciro Cirillo.

Tutti se ne erano tranquillamente usciti dall’Italia verso la Francia prima della sentenza, senza mai dissociarsi o pentirsi dei loro crimini. Tra l’altro - per quasi tutti - è comunque imminente la prescrizione di buona parte dei reati: solo gli ergastoli per omicidio non saranno coperti da prescrizione.  

 

UNO STATO SERIO (PENSO AD ISRAELE..) QUESTI TERRORISTI LI AVREBBE SEMPLICEMENTE CATTURATI O FATTI CATTURARE,  IMPACCHETTATI  E  RIPORTATI  A  CASA PERCHE’ LE SENTENZE FOSSERO  APPLICATE, MA NOI SIAMO ”BUONI” E I “COMPAGNI CHE SBAGLIANO” -  ANCHE SE ASSASSINI - CE LI COCCOLIAMO.

 

Degli “esuli” Luigi Bregamin può comunque già stare tranquillo: i 26 anni di condanna per omicidio saranno prescritti a breve, come per il brigatista più noto di tutti, il "compagno" Giorgio Pietrostefani, quello che ha fatto ammazzare a sangue freddo per strada il Commissario Luigi Calabresi a Milano nel 1972.

 

NUMERI,  VACCINI, “MANINE”...  E CENTRO DESTRA DIVISO

Che numeri strani… Avevano detto e ripetuto che per fine aprile saremmo arrivati a 500.000 vaccinati al giorno e il “flop” era stato clamoroso, visto che solo in poche giornate si erano superati i 300.000 vaccinati e – dati alla mano – fino al 29 aprile si era rimasti sempre sotto quota 400.000, poi ieri - improvvisamente - 100.000 in più in un solo giorno: cifre ballerine o una sapiente “manina” propagandistica?  

A oggi, comunque, dopo 4 mesi di campagna non siamo ancora neppure al 10% degli italiani vaccinati e potenzialmente liberi dal contagio, altro che “immunità di gregge”! E’ inutile ripeterci ogni giorno in TV che stanno per arrivare milioni di vaccini quando poi i numeri sono impietosi.

Non possiamo pretendere così che l’Europa creda all’Italia, né si può credere nell’Europa quando si è comportata in modo così superficiale nell’affrontare la più grave epidemia di questi ultimi decenni. Come ripeto da settimane: chi sbaglia però NON paga mai e così a rimetterci sono tutti i cittadini: mantenendo i ritmi di vaccinazione promessi, quante migliaia di italiani si sarebbero salvati?

Si innesta qui e si giustifica la richiesta di dimissioni che Fratelli d’Italia ha presentato contro il ministro Speranza, impeachment finito in nulla come era prevedibile.

Lui si difende “Non buttiamo la tragedia in politica”… Ma come, lui non fa forse politica da un anno proprio su queste cose? Perché sono stati allora taroccati dal suo stesso ministero i rapporti all’OMS e perchè ha protetto Arcuri oltre ogni decenza?

Ovviamente Lega e Forza Italia dovevano difendere il collega ministro (senza nessuna voglia di farlo) essendo parte della maggioranza e non lo hanno sfiduciato pur con vistose assenze: giochi di specchi  e di parte, nulla di nuovo.

 

Uniti, divisi: in questo momento il centro-destra fa comunque il pieno (teorico) di consensi complessivi presidiando sia la maggioranza che l’opposizione e non senza qualche tensione.

Attenti, però: “tic tac, tic, tac” corre il tempo verso le elezioni amministrative, ma candidati a sindaco unitari e vincenti per le città dove si vota (Roma, Milano, Napoli, Torino…) ancora non sono all’orizzonte. Intanto corrono i mesi e si avvicinano le solite sconfitte annunciate…

 

GENTE DI LAGO… CHE PURTROPPO SE NE VA

Giornate tristi con troppi amici che se ne vanno, complice il Covid.

I lettori de IL PUNTO sanno della mia serie di libri sul Lago Maggiore tra i quali il recente “GENTE DI LAGO 2”. Editore e co-autore era CARLO ALESSANDRO PISONI che ci ha purtroppo lasciato a soli 58 anni lunedì dopo un lungo mese di sofferenza.

Una perdita gravissima per la storia, la letteratura, l’editoria locale cui Alessandro era legatissimo da tanti anni. Ma soprattutto voglio ricordarlo per l’amore che aveva verso la nostra terra e di cui conosceva la storia di ogni pietra, di ogni villaggio, di ogni valle o montagna. E’ una perdita grande, forse incolmabile perché davvero non so chi potrà raccoglierne l’eredità.

Nei giorni scorsi ci aveva lasciati anche GIANCARLO GHIARDELLO, un altro “laghista” appassionato e con cui ho condiviso infinite notti di pesca in mezzo al lago. Mi auguro che entrambi - e tanti altri che ci hanno lasciato in questi mesi -  possano vedere altre albe e altri panorami. Ci resteranno sempre vicini nel ricordo e con un grande, semplice affetto.

 

A tutti l'augurio di una serena settimana.                                           MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 812 del 23 aprile 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

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Sommario: 25 APRILE - IL FANTASMA DELLE 22 - SOLDI, SOLDI, SOLDI – GRILLO, FIGLIO DI - PERSECUZIONE RELIGIOSA –  UN APPELLO 

  

25 APRILE

Forse perché sono passati 76 anni oppure per il Covid, ma la data del 25 Aprile mi sembra stia passando quest’anno abbastanza sottotono.

Non mancheranno i soliti proclami roboanti, ma credo che la cosa più seria ed importante sia ricordare soprattutto ai giovani che la libertà e la democrazia non sono cose scontate e che per essa morirono e soffrirono migliaia di persone.

Evitiamo anche la demagogia, perché a volte fa fare brutti scherzi come a “La Stampa” di ieri 22 aprile che, in uno “speciale”, ha pubblicato la foto del “gappista partigiano ed eroe del popolo torinese Dante Di Nanni, ucciso dai fascisti”.

In realtà la foto era invece proprio di un fascista, Giuseppe Solaro, l’ultimo segretario provinciale torinese della Repubblica Sociale Italiana (quella fascista), un attimo prima di essere impiccato a 31 anni dai partigiani in Corso Vinzaglio a Torino, il 29 aprile del 1945.

Solo per sottolineare come l’infortunio giornalistico de “La Stampa” ha involontariamente confermato una tragica realtà: fu davvero - dal 1943 al 1945 - una guerra civile tra italiani dove (prima, ma anche a lungo dopo il 25 aprile), furono commesse atrocità inaudite.  

Tutto questo – anche se spesso non si vuole ammetterlo - purtroppo avvenne da entrambe le parti.

 

IL FANTASMA DELLE VENTIDUE

Una volta i fantasmi si aggiravano a mezzanotte, ora lo spettro del Covid scatta   puntuale ogni sera alle 22.

Sugli orari del coprifuoco si rischia la spaccatura di governo, ma forse non si tiene conto che una cosa  è comunque applicarlo in inverno, un’ altra in estate.

Tra poco a quell’ora sarà ancora pieno giorno e pensare al coprifuoco fa sorridere, soprattutto perché - se questa decisione è mantenuta per evitare la “MOVIDA” - sarebbero allora utili iniziative più specifiche e mirate per impedirla (compresa la responsabilità dei singoli esercenti e multe personali ai trasgressori) ma senza generalizzare e danneggiare così centinaia di migliaia di imprese che invece seguono le regole. Non è logico tenere chiusi i ristoranti dove si mantengano le distanze, vanno piuttosto puniti quelli che non le rispettano e questo dovrebbe valere per locali pubblici, spettacoli e palestre.

Certamente servono le cautele, ma parametrate ai rischi effettivi: un concetto semplice, ma che pare interessare poco i “talebani” che dal loro pulpito mediatico  a differenza delle imprese non rischiano e non perdono mai niente.

Intanto siamo quasi arrivati a fine aprile, ma siamo ben sotto la quota dei 500.000 vaccinati al giorno come invece era stato detto e promesso, con solo l’8% degli italiani che risulta completamente vaccinato. Tra il dire e il fare…

 

CALCIO E SOLDI, SOLDI, SOLDI

Neanche due giorni e la “Superlega” del calcio è abortita, speriamo per sempre, ma resta il principio: anche nello sport chi è ricco vince, il resto sembra non interessare più a nessuno.

Chi scrive si è sempre occupato di calcio, prima come arbitro poi come dirigente della sua squadra del cuore (il Verbania) dove la realtà quotidiana – come per tutte le

squadre minori – anche in tempi normali è così diversa dai grandi club di serie A.

Con lo stipendio di Ronaldo si coprirebbero le spese di metà squadre minori di una intera regione italiana, in una realtà sportiva dilettantistica che il Covid ha ulteriormente messo in crisi.

Spalti semivuoti anche prima della pandemia, giocatori “vecchi” a vent’anni perché i

grandi vivai sfruttano l’infinito mercato di ragazzini disperati prelevati dal terzo e quarto mondo, sfruttati, illusi e rapiti dai loro paesi, schiavizzati. 

Federazioni con costi e burocrazia allucinante, lotte per le nomine “federali”: tutto è diventato un mondo alieno, mentre il calcio in mille città e cittadine d’Italia  si spegne, soprattutto per la concorrenza delle TV che trasmettono calcio sponsorizzato ad ogni orario possibile.

Chi voleva la “Superlega” la sosteneva solo per fare soldi dopo aver dilapidato somme assurde in una concorrenza drogata tra giganti, ma con gli altri a restare comunque tutti a bocca asciutta, dimenticati e perennemente nei guai.

Dov’è la logica? Solo nei soldi, come sempre.

Chi ha saputo un’ora prima degli altri la news della “Superlega” e ha comprato azioni della Juventus ha guadagnato il 17% in pochi minuti: “mordi e fuggi”, come nelle speculazioni più classiche

Siamo nel mondo della tecnologia, ma il calcio era forse più bello con gli errori arbitrali (almeno c’era sempre qualcuno a cui dare la colpa di una sconfitta), ma soprattutto quando anche in serie A una “provinciale” riusciva (riesce) a battere una “grande” contro ogni pronostico, perché si parte sempre dallo 0 a 0 e teoricamente il risultato finale non è mai scritto.

Se invece contano solo le possibilità economiche vincerà sempre chi più soldi da spendere ma se tutto è solo business allora addio speranze, illusioni, patemi d’animo guardando l’orologio che quando vinci sembra bloccato e se invece perdi corre all’impazzata verso il ‘90°. Togliere il cuore, il tifo, la passione per avere in cambio uno spettacolo tecnicamente perfetto ma senz’anima è uccidere il calcio, perché se togli l’illusione e spegni il sogno alla fine tutto diventa solo una formula economica dove vince sempre il più ricco che è automaticamente sempre il più forte, ma allora non interessa più a nessuno.

 

GRILLO, FIGLIO DI

Inquietante Beppe Grillo e il suo video in cui urla e si agita come un ossesso contro i magistrati in difesa del figlio indagato di stupro. Comprensibile - come genitore -  la volontà di difenderlo, ma chissà se per un attimo ha pensato a come si sono sentite non solo le vittime, ma tante altre persone messe alla gogna prima di qualsiasi processo proprio dai grillini e dalla loro demagogia, salvo poi risultare innocenti.

Oppure  tutti quelli – non chiamandosi Grillo -  ai quali non si è mai data pubblicamente voce per difendersi o la cui assoluzione – magari dopo mesi o anni di attacchi e gogna mediatica – è poi finita solo in ultima pagina, inosservata.

 

PERSECUZIONE RELIGIOSA

Niente da fare, anche quest’anno le notizie sulle persecuzioni religiose non “bucano” ai TG e non trovano spazio sui principali giornali. C’è stata una vera e propria omertà  - salvo “Avvenire” - nel (NON) diffondere i dati del XV rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo, pubblicato dalla fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS).

Forse perché sono dati che imbarazzano la comunicazione “laica” dei media pronti a pontificare ogni potenziale episodio di razzismo o di omofobia, ma che dimenticano come in 62 nazioni del mondo (31,6%) si registrano gravi violazioni della libertà religiosa.

«In 26 di queste nazioni si soffre la persecuzione», ha dichiarato Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia. «Nove paesi per la prima volta si sono aggiunti alla lista: sette in Africa (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Mali e Mozambico) e due in Asia (Malesia e Sri Lanka).

La causa principale è la progressiva radicalizzazione del continente africano, specie nelle aree sub-sahariana e orientale, dove la presenza di gruppi jihadisti islamici è notevolmente aumentata».

Violazioni della libertà religiosa si sono verificate nel 42% delle nazioni africane.

Il Rapporto evidenzia anche una nuova frontiera: l’abuso della tecnologia digitale, delle cyber networks, della sorveglianza di massa basata sulle tecnologie del riconoscimento facciale per assicurare un maggiore controllo con finalità discriminatorie. Questo fenomeno è evidente soprattutto in Cina, dove il Partito Comunista sta reprimendo i gruppi religiosi (tutti) con l’ausilio di decine di milioni (!) di telecamere di sorveglianza.

Come in passato la religione che maggiormente è soggetta a persecuzioni è di gran lunga il cristianesimo, ma evidentemente ciò va nascosto perché imbarazza e comunque sembra interessare a pochi o a nessuno, certamente non ai media che preferiscono parlare  di altre –e comunque gravi – persecuzioni e discriminazioni.

Attentati, rapimenti ed omicidi a danni di cristiani sono purtroppo all’ordine del giorno in troppi paesi del mondo, ma chi se la sente di definire i fanatici musulmani come assassini o criminali?

Meglio per i media tenere il profilo basso e guardare da qualche altra parte.

Eppure nel 2020 (il rapporto in realtà copre un periodo che va dall’1 ottobre 2019 al 30 settembre 2020) sono stati uccisi 4.761 cristiani (13 al giorno) contro i 2.983 del 2019, un dato superiore anche ai 4.305 del 2018. L’anno scorso sono stati attaccate e distrutte 4.488 chiese ed edifici connessi, almeno 4.277 cristiani sono stati arrestati senza processo e incarcerati per motivi religiosi, 1.710 i rapiti. Sono i martiri – sconosciuti e nascosti – dei nostri tempi.

 

UN APPELLO (E UN GRAZIE...)

Voglio ringraziare chi ha raccolto il mio appello di due settimane fa per aiutarci a terminare un poliambulatorio in Mozambico.

Ricordo che - esattamente 40 anni fa - fondai il “VERBANIA CENTER” che in tante parti dell’Africa e dell’America del Sud ha cercato di dare una mano concreta a molte comunità locali (sul mio sito www.marcozacchera.it trovate copia di tutte le relazioni annuali con ogni dettaglio economico ed organizzativo).

In particolare da alcuni anni stiamo ricostruendo a MACHAVA, in Mozambico,  nella periferia di Maputo, un poliambulatorio/ospedale di prima urgenza e, anno dopo anno, con l’aiuto di tanti amici abbiamo già ristrutturato i reparti di oculistica, pediatria, malattie respiratorie ecc. Da alcuni mesi abbiamo messo mano alla sistemazione del PRONTO SOCCORSO che è in condizioni disastrose. Di persona ho potuto vedere le centinaia di persone che arrivano tutti i giorni e vengono accolte in locali fatiscenti tra l’affollamento, sporcizia e in una mancanza totale di strutture minimamente adeguate. La ricostruzione del reparto (il personale è fornito dallo stato, le attrezzature – usate – le stiamo recuperando un po' dappertutto) prevede una spesa di quasi 30.000 euro, dei quali circa 6.000 già recuperati prima dell’appello e che hanno permesso di avviare i lavori.

In questi giorni siamo saliti ben oltre quota 10.000.

Ricordo che il controllo sull’opera è diretto, non ci sono spese né di organizzazione né generali: come sempre si bada al sodo con bilanci e risultati trasparenti e ovviamente – passata la pandemia – chi vuole potrà venire con me a controllare di persona.

Concretamente: qualcun altro può/vuol darmi una mano? Privatamente posso fornire ogni dettaglio, foto, chiarimento, planimetria, opzione fiscale (le offerte possono essere detraibili):  basta contattarmi. (marco.zacchera@libero.it)

Per chi volesse farlo:

 

BANCA INTESA – Ag. VERBANIA PALLANZA, conto a me intestato

IBAN:  IT94L03 06922 40110 00000 02801

Causale: PRO VERBANIA CENTER

 

GRAZIE, ANCHE SOLO PER L’ATTENZIONE

 

 

A tutti un saluto e buona settimana                               MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 811 del 16 aprile 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

info, contatti  e numeri arretrati:  marco.zacchera@libero.it 

 

Sommario: TRISTEZZE, TRA GLI ADDII – DEMENZA “ANTIRAZZISTA”  – DEMOCRAZIA E FUORI DI TESTA -  NOTIZIE DAL RECOVERY –  APPELLO

 

TRISTEZZE, TRA GLI ADDII

Mi rendo conto che a volte sono forse troppo polemico nel commentare le vicende di Covid ma - come per tutti - è uno stillicidio quotidiano di amici che si ammalano e purtroppo di troppi che non ce la fanno.

Una epidemia incredibile, interminabile e che ci fa riflettere, ma il tempo corre e le reazioni della politica mi sembrano tardive in una corsa soprattutto a sottrarsi dalle proprie responsabilità.

Come commentare per esempio la vicenda di Domenico Arcuri? Chi mi segue sa che per mesi la mia piccola voce (come tante altre) continuava a ripetere che la speculazione era evidente, che i conti non quadravano, che non c’erano controlli soprattutto per gli acquisti cinesi che spesso facevano schifo, gestiti da un plotone di squali che rubacchiava sulla pelle della gente.

Oggi lo scrivono tutti, ma per quanti mesi Arcuri non ha mai risposto, eppure è rimasto lì – tutelato e difeso dal governo Conte 2 -  sempre intoccabile,  inossidabile e perfino coperto da impunità?

DOVE SONO FINITE LE 250 MILIONI DI MASCHERINE CINESI FUORI LEGGE? QUANTI MORTI HANNO COMPORTATO IL LORO USO? MA QUESTO NON SAREBBE QUASI REATO DI STRAGE?  

Lo stesso vale per i contratti europei: nessun colpevole, ma è mai possibile?

E cosa dire del ministro Speranza che in un anno sicuramente difficile ha però ondeggiato mille volte raccontandoci complessivamente una quantità enorme di bugie sui rapporti del suo ministero con l’OMS (e relativa sparizione e “taroccaggio” dei rapporti) e poi sui tempi e i contratti per i vaccini, le aperture-chiusure-riaperture-richiusure ecc. ecc. mentre ora la sua equipe è sotto inchiesta a Bergamo. Serietà e responsabilità: chi sbaglia paga, ma deve valere per tutti.

 

Intanto questa settimana (a ieri 15 aprile) i vaccinati in Italia sono stati SONO STATI MENO RISPETTO A QUELLI DI SETTIMANA SCORSA, altro che incremento a 500.000 vaccini al giorno! Siamo alla metà nonostante tutte le promesse e le dichiarazioni di Speranza e Figliuolo.

Forse in TV anziché darci quotidianamente solo il numero di decessi e tamponi (oltre alla % di positività che non significa nulla perché dipende da quanti tamponi si fanno) dovrebbero cominciare a farci vedere bene lo “scostamento” tra promesse vaccinali e realtà, mentre corrono le settimane e passano i mesi.

Poi, fatemi capire: si sospende il vaccino J & J per 6 casi (sospetti) di trombosi su 7 milioni di americani vaccinati. Un calcolo teorico ed approssimato: se in Italia abbiamo 400 decessi al giorno, i 7 milioni di uni-dose  J & J rappresenterebbero circa il 15% degli italiani vaccinabili, ovvero evirerebbero 60 decessi circa AL GIORNO, 1800 AL MESE. Credo che allora converrebbe NON interrompere la somministrazione.

NB: Per essere aggiornati su tutti questi dati in tempo reale, il sito più chiaro e trasparente secondo me è quello de “IL SOLE 24 ORE” (lab24.ilsole24ore.com). In compenso se entrate sul sito ministeriale non avrete assolutamente chiarezza: provate per credere.

 

DEMENZA “ANTIRAZZISTA”

Arrivare a censurare “Striscia la Notizia” con le scuse imposte a Gerry Scotti e alla Hunziker perché in una gag hanno mimato gli occhi a mandorla  parlando con la l al posto della r e così “offendendo i cinesi” dimostra a che livello di demenza siamo arrivati e a quanta ipocrita demagogia ci abbia portato un melenso sentimento di buonismo e antirazzismo.

Come nelle preghiere non si può più dire solo “fratelli” ma bisogna aggiungere anche “sorelle”, altrimenti sembra di essere omofobi, così di madre e di padre non si deve più parlare, ma di “genitore 1” e “genitore 2”, anche se uno dei/delle due biologicamente genitore non lo è perché trattasi di figlio adottato dalla coppia lesbo/gay che l’ha fatto fare a qualcun altro.

Il politicamente corretto vuole che nelle pubblicità (lo avete notato?) ci vuole sempre un nero nel gruppo, perché altrimenti è razzismo e tutto deve essere filtrato e reso conforme o non è cosa.

Avanti così saranno censurate le barzellette: “C’è un italiano, un francese, un tedesco…” perchè portatrici di stereotipi razzisti. Ma queste sono scemenze, stupidaggini, cretinate di pura superficialità.

Eppure devi stare attento a queste forme, poi se rubi miliardi imbrogliando il mondo non importa, se sfrutti ed uccidi interi popoli non conta, se distruggi il pianeta - ma fai finta di fare il “green” - allora sarai comunque assolto.

E io reagisco, ME NE FREGO (dai, forza, datemi del fascista!) e continuerò a parlare, pensare, scrivere come credo sia giusto, cercando di non offendere il prossimo, ma di non essere soprattutto ipocrita perché - a furia di ipocrisie - abbiamo perso tutti il senso del ridicolo, della misura e soprattutto stiamo perdendo la libertà.

In altre forme, questo è vero comunismo mentale e culturale, voi chiamatelo pure come vi pare…

 

 

DEMOCRAZIA E FUORI DI TESTA

Sabato scorso ero di passaggio per una piazza di Verbania e ho notato un assembramento di circa 500 persone. Mi sono fermato per capire di cosa si trattasse, ma ammetto che dopo una decina di minuti non avevo ancora ben compreso di cosa si stesse parlando.

Ho scoperto poi che era una manifestazione di vari gruppi locali riconducibili ai NO VAX che si erano tranquillamente riuniti sotto gli occhi di polizia e carabinieri, senza mascherina e senza minimamente osservare le distanze.

In democrazia ognuno è libero di pensarla come crede ed è mio dovere difendere questo diritto di tutti, ma allo stesso modo nessuno può togliermi la possibilità di scrivere che era davvero difficile mettere insieme in pochi minuti un minestrone di sciocchezze come quelle che ho ascoltato. 

Ho saputo poi che quella che stava parlando era l’ “onorevole” (sic)  Sara Cunial da Bassano del Grappa, già capolista del M5S in Veneto e quindi  trionfalmente approdata in Parlamento nel 2018 senza avere mai avuto alcuna precedente esperienza politica. Sospesa, poi riammessa e poi di nuova espulsa o auto-allontanatasi dai grillini, ora è una “battitrice libera”( credo nel gruppo misto) a spese dei contribuenti.

In altri tempi mi sarebbe piaciuto chiedere all’ex collega come cavolo avesse mai potuto una persona come lei arrivare alla Camera e con quale curriculum, ma di questi tempi non è cosa.

In piazza mi era sembrata decisamente alterata, ma ho poi letto che il 14 maggio scorso la Cunial era riuscita a dire a Montecitorio (testuale dal resoconto stenografico) “ «Mentre voi stracciate il codice di Norimberga con TSO, multe e deportazioni, riconoscimenti facciali e intimidazioni, avallate dallo scientismo dogmatico protetto dal nostro pluripresidente della Repubblica, che è la vera epidemia culturale di questo Paese, noi fuori, con i cittadini moltiplicheremo i fuochi di resistenza in modo tale che vi sia impossibile reprimerci tutti».   

TSO sta per “trattamento sanitario obbligatorio” (ovvero il ricovero obbligato in un reparto psichiatrico di quelli che una volta si dicevano essere i matti) ma mi chiedo se il TSO non dovesse essere richiamato proprio per la illustre onorevole che nega l’utilità delle mascherine e la stessa esistenza della pandemica di COVID. 

D'altronde il 10 ottobre 2020, durante la manifestazione No-Mask in piazza San Giovanni a Roma,  l’ineffabile on.le Cunial - da buona rappresentante del popolo -  si era infatti presentata sul palco con un casco spaziale, dichiarando: «La possibilità di morire di coronavirus è minore di quella di morire per un asteroide . Così mi sono attrezzata» 

Purtroppo troppi miei conoscenti in questi mesi non sono morti colpiti da un asteroide e quindi mi sembra di pessimo gusto continuare con questa polemica.

Deve però pensarla come la Cunial anche lo stesso Beppe Grillo che l’ha messa in lista e fatta eleggere, visto che recentemente si è presentato a Roma vestito con lo stesso equipaggiamento spaziale.

Spero che  chi abbia partecipato alla manifestazione di sabato a Verbania -  non stando a distanza e senza mascherina - sia però debitamente multato (ci sono video eloquenti), perché non è possibile che milioni di italiani debbano subire i danni e i drammi della pandemia e poi degli imbecilli qualsiasi possano contribuire a diffondere il virus comportandosi in questa maniera.

Ripeto: ognuno è libero di pensarla come crede, non è obbligatorio che il cervello sia collegato alla bocca,  ma spero che la legge sia applicata per tutti perché se il COVID circola è proprio anche per questi comportamenti. 

Non ci batteranno mai, perché noi siamo i più belli di dentro” sosteneva intanto un’altra ignota comiziante che ho avuto occasione di sentire mentre me ne andavo: principio fantastico, ma purtroppo privo di verifica.

Io invece protesto al contrario: aspetto un vaccino che non arriva mai e con me lo aspettano milioni di italiani, stufi di subire ritardi ed inefficienze.

 

NOTIZIE DAL RECOVERY?

Ci sono temi importanti caduti nel vuoto: qualcuno sente più parlare del MES, oppure del Recovery Found europeo?

Del primo non c'è più traccia dopo l' attento lavoro di sminamento tra i partiti di governo operato da Draghi, per il secondo pare si lavori per preparare le schede da inviare a Bruxelles, ma nessuno sembra avere un'idea complessiva.

Intanto si cominciano però a vedere liste infinite di buone intenzioni con amministrazioni ed enti vari che cercano di infilarsi nel gruppo per recuperare qualcosa.

Per esempio ho letto le schede piemontesi: un gran bel sfoggio di buoni propositi nell’ introduzione, una grafica piacevole, tantissime idee per confezionare un magnifico libro dei sogni dove c’è dentro di tutto e di più, dai megaprogetti a quello del comune di Aramengo (non “A ramengo”, Aramengo è un paese dal nome curioso, in provincia di Asti!) che vuol farsi un nuovo giardino per 150.000 euro.

Nessuno discute che migliaia di micro-iniziative siano "positive", ma lo spezzatino va nell'ottica giusta? Possibile che non ci siano discussioni sulle effettive priorità ai vari livelli territoriali e ci si limiti a questioni strutturali importanti ma con tempi certi e benefici visibili?  Ancora in settimana in Valsusa si sono bloccati con la violenza i lavori per la TAV, altro che  immaginare i giaridnetti per la "New Generation".

 

UN APPELLO

Permettetemi di ripetere l’appello della scorsa settimana. 

Chi mi segue da tempo sa che - esattamente 40 anni fa - fondai il “VERBANIA CENTER” che in tante parti dell’Africa e dell’America del Sud ha cercato di dare una mano concreta a molte comunità locali (sul mio sito www.marcozacchera.it trovate copia di tutte le relazioni annuali con ogni dettaglio economico ed organizzativo).

In particolare da alcuni anni stiamo ricostruendo a MACHAVA, in Mozambico,  nella periferia di Maputo, un poliambulatorio/ospedale di prima urgenza e, anno dopo anno, con l’aiuto di tanti amici abbiamo già ristrutturato i reparti di oculistica, pediatria, malattie respiratorie ecc. Da alcuni mesi abbiamo messo mano alla sistemazione del PRONTO SOCCORSO che è in condizioni disastrose. Di persona ho potuto vedere le centinaia di persone che arrivano tutti i giorni e vengono accolte in locali fatiscenti tra l’affollamento, sporcizia e in una mancanza totale di strutture minimamente adeguate. La ricostruzione del reparto (il personale è fornito dallo stato, le attrezzature – usate – le stiamo recuperando un po' dappertutto) prevede una spesa di quasi 30.000 euro, dei quali circa 6.000 già recuperati e che hanno permesso di avviare i lavori. Il controllo sull’opera è diretto, non ci sono spese né di organizzazione né generali: come sempre si bada al sodo con bilanci e risultati trasparenti e ovviamente – passata la pandemia – chi vuole potrà venire con me a controllare di persona.

Concretamente: qualcuno può/vuol darmi una mano? Privatamente posso fornire ogni dettaglio, foto, chiarimento, planimetria, opzione fiscale (le offerte sono detraibili):  basta contattarmi. (marco.zacchera@libero.it)

GRAZIE, ANCHE SOLO PER L’ATTENZIONE E A CHI MI AIUTATO NEI GIORNI  SCORSI!

 

 

A tutti un saluto e buona settimana                                                           MARCO ZACCHERA






IL PUNTO   n. 810 del 9 aprile 2021

di MARCO ZACCHERA  (www.marcozacchera.it)

info, contatti  e numeri arretrati:  marco.zacchera@libero.it 

 

Sommario: UN APPELLO – LA RABBIA E LA BEFFA – VACCINO-GATE - IL SULTANO ERDOGAN - INTERCETTAZIONI -  PROFUMO DI SOLDI

 

UN APPELLO

Permettetemi se questa settimana inizio facendo un appello ai lettori.

Chi mi segue da tempo sa che - esattamente 40 anni fa - fondai il “VERBANIA CENTER” che in tante parti dell’Africa e dell’America del Sud ha cercato di dare una mano concreta a molte comunità locali (sul mio sito www.marcozacchera.it trovate copia di tutte le relazioni annuali con ogni dettaglio economico ed organizzativo).

In particolare da alcuni anni stiamo ricostruendo a MACHAVA, in Mozambico,  nella periferia di Maputo, un poliambulatorio/ospedale di prima urgenza e, anno dopo anno, con l’aiuto di tanti amici abbiamo già ristrutturato i reparti di oculistica, pediatria, malattie respiratorie ecc. Da alcuni mesi abbiamo messo mano alla sistemazione del PRONTO SOCCORSO che è in condizioni disastrose.

Di persona ho potuto vedere le centinaia di persone che arrivano tutti i giorni e vengono accolte in locali fatiscenti tra affollamento, sporcizia e in una mancanza totale di strutture minimamente adeguate. La ricostruzione del reparto (il personale è fornito dallo stato, le attrezzature – usate – le stiamo recuperando un po' dappertutto) prevede una spesa di quasi 30.000 euro, dei quali circa 6.000 già recuperati e che hanno permesso di avviare i lavori.

Il controllo sull’opera è diretto, non ci sono spese né di organizzazione né generali: come sempre si bada al sodo con bilanci e risultati trasparenti e ovviamente – passata la pandemia – chi vuole potrà venire con me a controllare di persona.

Concretamente: qualcuno può/vuol darmi una mano? Privatamente posso fornire ogni dettaglio, foto, chiarimento, planimetria, opzione fiscale (le offerte sono detraibili):  basta contattarmi. (marco.zacchera@libero.it)

 

GRAZIE, ANCHE SOLO PER L’ATTENZIONE !

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LA RABBIA E LA BEFFA

(UN PARAGONE CON LA SVIZZERA)

Crescono in tutta Italia le proteste dei pubblici esercenti, degli ambulanti,  dei ristoratori, degli albergatori  che hanno dovuto rinunciare al movimento turistico del “ponte” di Pasqua per il secondo anno consecutivo e si avviano verso una stagione fallimentare.

Come per altre categorie (per esempio gli operatori dello spettacolo) il momento è particolarmente difficile e la situazione impedisce ogni programmazione delle attività, anche dopo una eventuale “normalizzazione”.

Al danno si aggiunge la beffa per chi è localizzato vicino al confine svizzero dove le norme sono state applicate in modo molto più blando che non in Italia.

Un esempio sul Lago Maggiore: stesso clima, stessa lingua, stesso dialetto ma a poche centinaia di metri due realtà diametralmente diverse con alberghi aperti sulla sponda ticinese e chiusi su quella italiana.

La beffa è poi nei numeri: la gran parte dei lavoratori nelle strutture elvetiche sono comunque italiani, “frontalieri” che ogni giorno attraversano il confine in pratica senza alcun controllo sanitario, cosi che l’eventuale contagio è all’ordine del giorno, ma in caso di positività  (magari per un contagio “svizzero”) il ricovero – e relativi costi - avviene poi in Italia.

E qui nasce il “caso”: le due politiche governative diverse nell’affrontare il Covid non hanno portato a sostanziale diversità nei numeri del contagio o deceduti.

I “sacrifici” italiani non sottolineano percentuali di infezioni particolarmente diverse e più basse di quelle ticinesi, stando almeno alle cifre ufficiali forniti dai siti dei due paesi. Il Piemonte ha 4.3 milioni di abitanti, esattamente la metà degli svizzeri, e se i casi sono stati in linea (319.000 in Piemonte, 613.000 in Svizzera) i deceduti elvetici risultano complessivamente 9.772 contro i 10.481 piemontesi

E’ un paragone interessante: vale la pena una politica di restrizioni se non  creano particolari benefici sanitari, ma per contro sicuramente penalizzano l’economia?

Lo ribadisco da settimane: vanno chiusi i luoghi dove ci siano probabilità di contagio, non le attività dove - se si osservano le regole e le distanze – questo è più difficile, soprattutto stando all’aperto.

Piuttosto vanno identificate e vaccinate le VERE categorie potenzialmente a rischio ad iniziare da chi ha maggiore contatto con il pubblico: cassiere, dipendenti agli sportelli, operatori del turismo.

 

VACCIN-GATE

Anche questa settimana la campagna vaccinale va a rilento, ALTRO CHE LE 500.000 VACCINAZIONI QUOTIDIANE IPOTIZZATE PER APRILE, questa settimana la media giornaliera è stata la metà: solo 267.000 al giorno! Intere regioni sono quasi senza scorte, crescono (forse esagerati) i timori su Astrazeneca ma si continua a girare intorno al problema: chi deve pagare per la propria (ir)responsabilità nel sottoscrivere contratti europei che si sono dimostrati farlocchi?

Ma se un professionista pasticcia con un contratto e danneggia un cliente ne paga i danni, perché a livello politico europeo o nazionale non deve mai pagare nessuno?

Non una dimissione, non un allontanamento, non una autocritica! Tutto come prima, come se nulla fosse, sulla pelle e le speranze di milioni di europei.

Perché la comunità internazionale – come a parole chiedono tutti, da Biden al Papa – non sceglie piuttosto di rendere di libero uso i vaccini a livello mondiale, soprattutto dopo aver coperto d’oro con soldi pubblici le ricerche e permettendo così alle multinazionali farmaceutiche dei profitti esagerati?

Mi aspettavo azioni decise da parte di tutti i governi “progressisti” invece c’è solo uno sconfortante silenzio ai danni di tutto il genere umano.

Ecco perché poi partono i sospetti di speculazioni, accordi, trame internazionali più o meno occulte: purtroppo nascono dai fatti, non solo dalle sensazioni.

 

IL SULTANO ERDOGAN

Incredibile faccia tosta di Erdogan che, accogliendo ad Ankara la missione europea, ha lasciato senza sedia Ursula von der Leyen con un gesto di scortesia inaudito.

Ma una analoga figuraccia l’ha fatta anche Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo ed ex premier del Belgio che ha fatto come se nulla fosse, accomodandosi tranquillamente a sedere con Erdogan mentre Ursula von der Leyen restava in piedi, sedendosi poi su un divano vicino.

Se il “progressista” Michel avesse avuto un minimo di prontezza ed intelligenza politica avrebbe potuto semplicemente lasciare subito la sua sedia e sedersi di fianco alla povera Ursula, non solo per una questione di educazione e cavalleria, ma soprattutto marcando la distanza rispetto al sultano di Ankara, ma forse non ci ha neppure pensato.

Chissà cosa ne pensano le femministe europee.

 

INTERCETTAZIONI

Cresce lo scandalo perché la Procura di Trapani avrebbe intercettato alcuni giornalisti ed avvocati in merito all’inchiesta sui legami tra le ONG e alcuni trafficanti di carne umana nel Canale di Sicilia.

Caso spinoso che sicuramente lede il diritto di difesa, ma che ha permesso di mettere in luce rapporti scabrosi tra “salvatori” delle ONG e loro “amici” scafisti.

“Uno schiaffo alla democrazia”, “Intercettare i cronisti è una violazione dei diritti costituzionali” dichiara indignato il direttore de “La Stampa” (ed ex conduttore di Ballarò) Massimo Giannini.

Ha ragione: la legge è legge e queste “prove” non possono e non devono essere utilizzate nei processi né essere conservate, ma c’è da chiedersi come mai tutto questo scandalo viene sollevato soltanto adesso, mentre non era certo esploso quando le intercettazioni portavano a creare “prove” contro esponenti politici non in linea con la vulgata corrente ( e la linea editoriale de “La Stampa” del prode Giannini) .

Quanti milioni di volte le intercettazioni sono finite sui giornali prima non solo di qualsiasi condanna, ma anche di una semplice comunicazione agli indagati?

Viene il sospetto che tutta questa indignazione sia un po' a senso unico, soprattutto se in qualche maniera scoperchia la pentola dello sfruttamento dell’immigrazione da parte di gente senza scrupoli, anche se a volte gira con l’aureola dei santi.

Di una seria legge che porti a limitazioni e riservatezza in materia di intercettazioni si parla da anni, ma al concreto non viene mai fuori nulla: avete mai sentito di un magistrato o di un collaboratore giudiziario finito nei guai per aver diffuso ai giornali materiale riservato, o anche solo di qualche seria indagine su questi casi?

 

PROFUMO DI SOLDI

Sono uscite le motivazioni della sentenza che ha condannato – tra gli altri - a sei anni di reclusione e 2,5 milioni di multa l'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo per aggiotaggio e false comunicazioni sociali.

Per i giudici di Milano, Profumo con i suoi complici avrebbero evitato di far emergere  un miliardo di perdite all’ MPS oltre che per  l'«aspirazione a vedere accresciuto (illegittimamente) il proprio personale prestigio, quale fautore della rinascita della banca».

Un crack che ha distrutto i risparmi di migliaia e migliaia di persone.

Ogni imputato è pregiudizialmente innocente fino a sentenza definitiva, ma è corretto che Profumo (che per i giudici ha "una spiccata capacità a delinquere”) resti al vertice di Leonardo (ex Finmeccanica) come amministratore delegato su nomina del governo Renzi, galleggiando fino ad oggi con il modico stipendio annuo di 1.660.000 euro?

 

 

A tutti un saluto e buona settimana                                   MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 809 del 2 aprile 2021

Sommario: AUGURI DI PASQUA – DRAGHI BIANCONERO – IL RACKET DEI  VACCINI – PALAMARA SECRETATO –  RENZI A SPASSO – CASSAZIONE: NON CONDIVIDO – GENTE DI LAGO 2.

 

LE FRAGOLE e LA PASQUA

Quando ero bambino le fragole erano molto più piccole e brutte di oggi. Adesso sono di un rosso accecante, spesso mostruosamente grandi, arrivano da mezzo mondo e in negozio le vendono già tre mesi prima della stagione giusta... ma non sanno di niente.

Vale per tanti tipi di frutta, ma soprattutto vale per la vita: siamo diventati persone- immagine, l’aspetto sembra davvero contare più di tutto. Troppe volte, però, dietro all’immagine c’è poca personalità e neppure ci chiediamo più quale sia il vero gusto della vita. Qualche volta lo riscopriamo solo nei momenti difficili, come quello attuale.  

E' comunque più importante l'immagine o la sostanza delle cose?

E’ una riflessione che parte in modo banale, ma arriva al cuore del significato più serio della Pasqua che dovrebbe essere momento di riflessione, di rigenerazione, di speranza. La speranza non è solo quella di riuscire a ripartire dopo oltre un anno di disastri, ma soprattutto di sentirsi rigenerati e rafforzati di dentro. E’ difficile, molto difficile, ma proprio per questo l’augurio di una Pasqua “vera” è quello che trasmetto in amicizia  a tutti i lettori.

 

DRAGHI IN BIANCO E NERO

Avevo scritto che per giudicare Mario Draghi servivano almeno cento giorni (ne sono passati già 50) e il giudizio resta ancora in sospeso nel senso che “Se sono rose, fioriranno”. Boccioli per ora se ne vedono pochi, ma è  positivo che lo stesso Draghi e la gran parte dei ministri abbiano scelto la linea delle poche chiacchiere, mentre si sta soprattutto mettendo mano al Recovery Fund.

Pare  – lo si sottolinea negli ambienti tecnicamente informati – che le “schede” dei progetti per Bruxelles, solo superficialmente abborracciate da Conte, siano ora molto più concrete: il rapporto con l’Europa è essenziale e Draghi è il migliore che possa tenerlo.  

Il premier è anche stato in gamba a silenziare le fonti di rottura: qualcuno di voi ha più sentito parlare del MES, fonte degli eterni litigi tra M5S e PD andati avanti per mesi? D'altronde proprio le spaccature interne e le polemiche in corso all'interno del PD e del M5S fanno crescere Draghi come "super partes" 

 

Di deludente c’è invece il decreto “Sostegni” stemperato i mille rivoli per la necessità di visibilità delle diverse componenti politiche, ma che di fatto ha portato ben poco alle imprese e soprattutto ad alcuni settori decisamente penalizzati da scelte incomprensibili.

Rimane infatti indeterminato il rapporto tra aperture e contagi: si riaprono le scuole, ma in molte famiglie sono proprio i più piccoli a trasmettere involontariamente il virus, anche se una statistica chiara non c’è. Allo stesso modo perché sarebbe più pericoloso un negozio di mobili rispetto a una cartoleria? Eppure una è aperta e l’altro chiuso.

Forse servivano altri criteri: distanze, sanificazione, affollamenti: se si osservano le normative, perché far tenere chiuso portando alla rovina interi comparti?

Anche perché bisognerebbe considerare la stagione: il turismo non arriva a novembre e il settore è tramortito, così come altri (vedi cultura e spettacoli) cui non possono più bastare le chiacchiere di Franceschini che si ripetono da un anno in qua.

Nel turismo il caos è totale e ha fatto notizia la possibilità di andare in aeroporto con la propria auto traversando confini regionali e zone rosse per farsi una bella vacanza all’estero, che però è vietata in Italia. Eppure  alberghi e ristoranti aperti (sanificati e con accesso controllato) significherebbe innescare un moltiplicatore prezioso per l’economia nazionale. Siamo invece alla seconda Pasqua deserta, mentre - più “furbi” di noi - altri paesi europei hanno riaperto le loro frontiere turistiche e così ci seppelliscono, dalle Canarie alle Baleari, alla Grecia.

 

IL RACKET DEI VACCINI

La partita vera è sui vaccini, per i quali imperversa il quotidiano inno alla speranza, ma dove la realtà è molto più lenta e deludente del previsto. Nel suo perenne tour in giro per l’Italia l’ “iper-decorato” generale Figliuolo continua a ripetere agli ossequiosi TG di milioni di dosi in arrivo che però poi sfarinano nei continui ritardi e non arrivano mai.

Il generalissimo aveva promesso “per fine mese” (marzo) tre milioni di vaccini aggiuntivi e invece niente, con le regioni Veneto e Lazio –  a seguire rischiano tutte le altre – che sono costrette addirittura a rallentare perché non ci sono dosi

Al concreto siamo solo al 5% degli italiani vaccinati e con questo ritmo certe promesse sembrano decisamente irraggiungibili, mentre la ressa corporativa del “ho diritto prima io” è diventata assordante.

Tutto ciò perché l’Italia si è fidata (senza garanzie) di una Europa inadempiente e incapace di scrivere contratti chiari, oppure qualcuno li ha volutamente scritti così.

Bisogna così inchinarsi al racket delle case farmaceutiche ma d'altronde l’Italia non ha alternative di fabbricazione interna e se troviamo quasi per caso milioni di vaccini in casa (vedi stabilimento di Anagni) non ce li teniamo neppure.

Siamo un paese debole, che ha mani e piedi legati da Bruxelles, che ritarda sullo Sputnik per motivi squisitamente politici, incapace di imporsi in qualche modo.

Fa male vedere che AstraZeneca comunque se la cava cambiando il nome del vaccino e il suo “bugiardino”  così il rischio di trombosi viene esorcizzato, mentre il CEO di Johnson & Johnson, Alex Gorsky, quest’anno guadagnerà 29,6 milioni di dollari di stipendio, parametrati ai profitti raggiunti: mentre la gente muore la pandemia fa infatti arricchire l’intero settore farmaceutico, con i governi a balbettare senza forza contrattuale. E’ morale guadagnare miliardi sulla pelle della gente dopo essersi fatti pagare le ricerche dalla comunità? Non sarebbe giusto “nazionalizzare” i vaccini e renderli di proprietà pubblica limitando i profitti a livelli ragionevoli?

Intanto però miei amici che vivono in Florida sono già stati tutti vaccinati, in Cile pure, in Israele lo sono  da due mesi e noi invece aspettiamo, con Speranza e tutta la sua (poco) allegra compagnia….

 

 

PALAMARA SECRETATO

Finalmente interrogato dal CSM, Luca Palamara si è tolto più di un sassolino dalle scarpe davanti alla Prima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, competente sulle “incompatibilità” delle toghe. L’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati era stato convocato per essere sentito dai suoi ex colleghi dopo il suo libro-scandalo sulle porcherie legate alle nomine in magistratura, come era emerso anche dai messaggi che Palamara scambiava a ritmo frenetico con le centinaia di magistrati che aspiravano ad un incarico di vertice ed i politici “amici”.

L’audizione è stata però secretata, l’ Italia NON deve sapere. «È una audizione riservata per la quale ho ricevuto la consegna del silenzio», ha detto all’uscita dal CSM lo stesso Palamara.

E questa sarebbe una repubblica democratica, dove “La legge uguale per tutti”? 

 

RENZI VA A SPASSO

Dopo il viaggio in Arabia Saudita, Matteo Renzi era domenica scorsa in Bahrein, ripreso dalle telecamere di Sky nei box del gran premio di Formula1.

Vaccini, quarantene, obblighi al rientro? Particolari che non contano per un “lobbista” di livello internazionale come Renzi, e diamo a questa parola il significato meno torbido possibile.

Insomma: Renzi gira il mondo a pagamento, si diverte e fa pure i suoi affari.

D'altronde lo hanno sempre fatto Clinton, Obama e tanti importanti ex politici soprattutto di sinistra, quelli del solito “giro bene” dell’intellighenzia internazionale. Solo che Renzi non è un “ex”, ma ancora un eletto del popolo italiano con un incarico istituzionale e - già che era lì di passaggio – avrebbe per esempio potuto ricordarsi e ricordare di come il Bahrein non sia proprio al “top” per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. Ma volete mettere il business che si può fare con gli sceicchi arabi e dintorni?

Non perdiamoci in queste quisquilie umanitarie, suvvia!

 

ADOZIONI ? CI PENSA LA CASSAZIONE

Ci sono migliaia di coppie che invano attendono per anni di poter adottare un bambino e trovano mille ostacoli in Italia e nel mondo.

Vorrei norme che semplifichino queste procedure, invece prendo atto che la Cassazione è impegnata a sentenziare che «Non contrasta con i principi di ordine pubblico internazionale il riconoscimento degli effetti di un provvedimento giurisdizionale straniero di adozione di minore da parte di coppia omoaffettiva maschile che attribuisca lo status genitoriale secondo il modello dell’adozione piena o legittimante, non costituendo elemento ostativo il fatto che il nucleo familiare del figlio minore adottivo sia omogenitoriale ove sia esclusa la preesistenza di un accordo di surrogazione di maternità a fondamento della filiazione».

A parte che sarà ben difficile mai provare l’ultima riga (ovvero smascherare la prassi dell’ “utero affittato” a pagamento per recuperare un figlio fabbricato all’estero da una povera madre che sparisce subito dopo il parto), mi è permesso esprimere come cittadino il mio personale dissenso su questa sentenza?

Mi sono sempre chiesto se e come sia considerato anche il diritto di un bimbo ad avere due genitori di sesso diverso (avrei voluto scrivere “normali”, ma sarei accusato di offendere qualcuno) anziché vedersi assegnati legalmente due genitori omosessuali. 

 

GENTE DI LAGO 2

E ancora disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”  In 172 pagine - tutte a colori - ripropone ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi. Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

 

I RICAVI DELLE VENDITE SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER LA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO.

 

Buona settimana e buona Pasqua a tutti!                     Marco Zacchera




IL PUNTO   n. 808 del 26 marzo 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  IL SOGNO – SOSTEGNI: LA GRANDE DELUSIONE – DIRITTO DI CRITICA - CONGO: NON DIMENTICARE –  GENTE DI LAGO 2 - STORIA A TELE VCO

 

IL SOGNO

Astrazenica è in clamoroso ritardo per la consegna dei vaccini eppure due giorni fa sono state scoperte 29 milioni di dosi depositate (nascoste) ad Anagni, vicino a Frosinone, prodotte in Italia ma in partenza per l'estero.

Sognerei un paese che, contestando formalmente all’azienda le mancate forniture, con un bel sequestro penale bloccasse l’intero lotto immettendone una buona parte  nella rete di distribuzione italiana e usandole SUBITO per vaccinare qualche milione di persone rimaste senza vaccino proprio per colpa dell’azienda.  

Sarebbe un atteggiamento scorretto? Ma è stata corretta la Commissione Europea NON rendendo pubblici i contratti con Astrazeneca senza penali per i ritardi?

Forse che la stessa Germania, l' Austria, l'Ungheria, La Danimarca ecc. non hanno forse sottoscritto accordi per conto loro, pur di trovare altri vaccini?

Noi ci troviamo i vaccini in casa, scopriamo che vengono prodotti qui da noi (e non lo aveva mai ammesso nessuno) e adesso ce li lasciamo perfino scappare ?

Semplicemente li dovremmo usare subito, visto i conclamati ritardi nelle forniture e soprattutto i nostri 400 morti al giorno.

Ma è un sogno questo atto di fermezza, una illusione che temo tale resterà, come quella di avere finalmente una reazione forte a Palazzo Chigi nei confronti dell’ Europa, dimostrando finalmente con i fatti il famoso “cambio di passo”…

 

LA GRANDE DELUSIONE

Settimane di attesa, ma alla lettura del decreto “Sostegni” mi ha colto una profonda delusione.

So benissimo che la situazione è difficile, che i soldi non ci sono, che si fa quel che si può, ma se pensiamo che sia possibile rilanciare il paese con norme come quelle varate sabato dal governo?

Draghi  ha solo spalmato sul sistema economico i 32 miliardi di extra debito votati dal parlamento ovvero 500 euro a testa se non si contassero le attività produttive, ma – visto che poi ci sono milioni di imprese da aiutare – alla fine sono davvero pochi spiccioli per tutti.

Non vedo un “effetto moltiplicatore” negli interventi e soprattutto non ci sono paragoni con quanto avviene all’estero.

Siamo piccoli, d’accordo, ma gli USA hanno varato un piano di rilancio economico da 1.900 miliardi di dollari (1.700 miliardi di euro), noi... da 32 (!!).

Per il commercio e il turismo è una desolazione: meno aiuti perfino rispetto al governo Conte con un “sostegno” (?!) pari a circa l’1% del giro d’affari del 2019.

Con questa elemosina si vuol salvare e davvero rilanciare il turismo italiano?

Ma ci rendiamo conto che sono somme perfino inferiori all’importo  – per fare un esempio – della tassa sui rifiuti solidi urbani che gli alberghi, bar e i ristoranti sono stati comunque costretti a pagare l’anno scorso pur non avendo prodotto gran parte dei rifiuti a causa della chiusura degli esercizi?

GUARDATE LA BEFFA DELLA CONFERMA NEL DECRETO DI DOVER COMUNQUE PAGARE PERFINO IL CANONE RAI PER IL 2020 E IL 2021 ANCHE PER GLI ALBERGHI CHIUSI (con solo una riduzione del 30% per il 2021): MA SE GLI ALBERGHI SONO STATI CHIUSI E TUTTORA LO SONO, E’ GIUSTO FAR PAGARE UN BALZELLO DI MIGLIAIA DI EURO A CIASCUN ESERCIZIO PER LE TV IN  CAMERE D’ALBERGO CHE RESTANO CHIUSE E VUOTE PER OBBLIGO DI DECRETO?

MA E’ UNA INDECENZA!

Non servono le polemiche? Vero, ma bisogna pur rendersi conto che con questi pochi aiuti non si risolve nulla, è solo una piccola mancia a circa 3 milioni di imprese che peggio di prima si trovano ora a dover affrontare una situazione di crisi drammatica.

Una crisi causata anche dall’inefficienza europea e all’eccessiva, conclamata dipendenza rispetto alle grandi case farmaceutiche che sulla pandemia in modo amorale stanno guadagnando miliardi di euro esentasse grazie ai burocrati ed ai politici di Bruxelles, visibilmente incapaci (e speriamo non corrotti), quelli che – guarda caso – hanno la stessa casacca del PD italiano e di alcuni dei suoi alleati.

 

IL DIRITTO DI CRITICA, L‘OMOLOGAZIONE DEI MEDIA

Non so se avete notato come - soprattutto i TG ma anche i titoli dei grandi giornali - siano un inno quotidiano al vaccino che verrà.

Ogni giorno si riportano dati per il futuro, si ipotizzano di centinaia di migliaia di dosi quotidiane che sono sempre un obiettivo che però non si raggiunge mai, milioni di vaccini in arrivo che poi restano per strada.

In settimana per tre giorni si è enfatizzato sul "Il milione di dosi in più" del vaccino "J & J" da consegnarsi ad aprile, dimenticando però di sottolineare che la settimana scorsa il generale Figliolo – quello delle cento medaglie sulla giubba, più decorato di uno sovietico, strepitosa la sua imitazione fatta da Crozza! - aveva annunciato "mezzo milione di vaccinazioni al giorno" ovvero (la matematica non è un opinione) si impiegherebbe solo due giorni per far fuori la "maxi fornitura".

Anche i numeri confondono: non esce mai il grafico dei vaccini quotidiani (deludente) e si enfatizza sui due milioni e mezzo di italiani già vaccinati, forse per non dire che siamo solo al 4% della popolazione, ovvero senza nessun miglioramento sensibile per costruire il "gregge", ma intanto sono giù scivolati via 3 mesi dall'arrivo in pompa magna delle prime dosi a fine dicembre tra TV, inni e fanfare.

Sicuramente ci sono problemi a livello di regioni che ritardano nei piani (Lombardia in testa) ma mi pare che il problema non siano i "centri vaccinali" ma piuttosto i vaccini stessi che non ci sono e ogni dato europeo si sta dimostrando clamorosamente “farlocco”.

In questa situazione di crisi è osceno che si abbia il coraggio di boicottare o almeno ritardare in ogni modo il vaccino russo "Sputnik 5" in buona sostanza solo per motivi politici.

Lo “Sputnik 5” è’ già usato in 56 paesi del mondo, molti miei amici in Sudamerica si sono vaccinati proprio con il vaccino russo e tutti stanno benissimo, credo sia criminale mischiare politica e medicina.

Di fatto però "J & J" viene enfatizzato dagli americani che però sono contro "Astrazeneca" e la boicottano, mentre gli europei (iper-inguaiati) invece difendono Astra ad oltranza, anche se la copertura di questo vaccino è bassa e non supera il 70% pur dopo la seconda dose.

Il cittadino normale è quotidianamente bombardato di dati: cosa riesce a capire, come può orientarsi nella babele di esperti, più o meno presunti?

La sensazione è di essere tenuti buoni perchè non ci sono di fatto alternative, bisogna quindi sopportare l'epidemia ed aspettare tempi migliori.

Centinaia di morti al giorno, purtroppo, ci confermano però  che qualcuno dovrebbe cominciare a pagare per i ritardi. Ma a questo punto - da Bruxelles in giù - tutti si tirano indietro e la "colpa" è di qualcun altro della catena.

 

ATTANASIO DIMENTICATO

E’ passato solo un mese dalla barbara uccisione dell’ambasciatore Attanasio e della sua scorta in Congo, ma già non ne parla più nessuno.

Nessuno ha chiarito le responsabilità dell’agguato, nessuna risposta è arrivata dall’ONU, dal PAM e dal governo congolese. Il giudice che indagava è stato ucciso, sparito anche lui. Tuttora non si sa cosa ci facesse in quella zona il nostro ambasciatore e sotto quale  responsabilità.

Come si temeva ci hanno imbrogliando tutti: l’ONU, il PAM, il governo del Congo e una volta di più la nostra credibilità nazionale è svanita nel nulla.

Il Ministro Di Maio? Sparito anche lui, si è volatilizzato, come la pubblica commozione…

 

 

GENTE DI LAGO 2

E ancora disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”.   Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

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LA NOSTRA STORIA A TELE  VCO

Per chi ama la storia ricordo che su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming) ogni martedì  alle 14.30 fino a metà aprile vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale - in collaborazione con UNI3 Arona - con repliche il martedì alle ore 15.30, 16.30 e 22.00 e altre repliche il sabato pomeriggio ore 13.30, 14.30 e 16.30. Chi vuole connettersi in streaming mi cerchi su:  www.vcoazzurratv.it agli orari indicati

  

UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 807 del 19 marzo 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  VACCINI: POLVERI BAGNATE – RESPONSABILITA’ EUROPEE – BIDEN E IL KILLER – LETTA: IL MARZIANO DI PARIGI – ITALIA E ITALIANI -  STORIA A TELE VCO

 

VACCINI: POLVERI BAGNATE

Conta poco annunciare un super piano vaccinale e di voler “dar fuoco alle polveri” – espressione militaresca del generale Figliuolo  - perché se poi mancano i vaccini le polveri restano bagnate e non si innescano certo solo con le speranze e la propaganda quotidiana, soprattutto con tutti i timori suscitati da Astrazeneca.

Sono mesi e mesi che si parla di piani strabilianti, di milioni di dosi, di “immancabili destini” (questa, già sentita) ma siamo ancora al palo.

Il nuovo piano vaccinale previsto dal governo il 10 marzo scorso (solo 9 giorni fa…) a  pagina 11, allegato 3,  prevedeva la disponibilità di ben 153.484.000 dosi di vaccino entro il 31.3.2021. A giovedì 18 marzo i vaccinati in Italia sono però solo 7.204.358 e di essi soltanto 2.225.652 hanno ricevuto la 2° dose, pari al 3,68% della popolazione e questo dopo  81 giorni di vaccinazioni, percentualmente sempre tra i più bassi d’Europa. Siamo ben sotto allo 0,4% settimanale e per arrivare all’ “l’immunità di gregge” con questo ritmo non ci arriveremo neppure in 2 anni!  

Senza dubbio si migliorerà, ma intanto - forse - titoli, proclami e mille interviste per ora sono davvero fuori luogo, anzi ingenerano illusioni, confusioni e timori.

 

P.S. Come era assolutamente certo è stato confermato l’ok al vaccino Astrazeneca. Immaginate cosa sarebbe successo se ci fosse stato un verdetto contrario: impossibile.

Sono assolutamente convinto che sia meglio vaccinarsi, pur anche con Astrazeneca,  ma mi chiedo piuttosto se fosse proprio necessario “in attesa” sospendere tutto: 5 giorni di stop alle vaccinazioni (deciso dalla Germania e a cui si sono accodati poi quasi tutti) solo in Italia significano statisticamente un migliaio di morti in più. Domandona: ma non è che in queste partite contano anche gli interessi politici, le rivalità tra nazioni e le loro case farmaceutiche? Un concetto che sarebbe da approfondire…

  

RESPONSABILITA’ EUROPEE: CHI PAGA?

Questo pasticcio europeo sui vaccini conferma come sia assolutamente venuta l’ora di resettare i vertici di Bruxelles.

Dopo l’Europa dove comandano le banche e le norme burocratiche più assurde possibili, si assiste ancora una volta al fallimento conclamato della Commissione Europea ed è sciocco - ma soprattutto ingiusto - che chi ne è al vertice non paghi, come sempre, per le proprie pesanti responsabilità economiche, organizzative, sanitarie e politiche.

Legarsi mani e piedi per i vaccini a specifici gruppi farmaceutici senza sottoscrivere contratti trasparenti, pubblici, chiari e soprattutto con le dovute garanzie rimanendo poi travolti dai ritardi di Pfizer e Astrazeneca è un esempio di “mala gestio” impressionante.

Decine di migliaia di europei sono morti proprio per questi ritardi e si impone una forte denuncia politica, una richiesta di chiarezza ma anche le conseguenti dimissioni  di chi ha svolto (male) il proprio compito

Invece di dimissioni non parla mai nessuno e nessuno – a partire da Ursula von der Leyen – si assume un minimo di responsabilità per le proprie scelte.

Eppure sono state decisioni prese soprattutto nell’interesse dei “big” delle industrie farmaceutiche (che in questa pandemia stanno guadagnando miliardi di euro) a danno dei cittadini europei.

Questo non è giusto, non è più tollerabile, né eticamente né politicamente: chiedere le dimissioni dei vertici politici della UE non è demonizzare l’Europa o muoversi da “euroscettici”, è semplicemente applicare la democrazia: chi sbaglia paga e questa dovrebbe essere la regola per tutti.

 

BIDEN, TRUMP E IL KILLER PUTIN IN AGGUATO

Negli USA sono state vaccinare 123 milioni di persone e Joe Biden si auto-esalta per il successo dimenticando che il risultato è anche  frutto del suo predecessore che sui vaccini ha stanziato miliardi di dollari.

Poi, sul più bello, ecco  Biden  dichiarare " a freddo" che il leader russo Putin “è un killer” scatenando la guerra diplomatica (per ora).

Che Trump fosse fuori dalle righe mi sembrava pacifico, ma non è che sia l’aria della Casa Bianca a mandare tutti un pò fuori di testa? Perché o Biden non capisce bene gli effetti delle sue dichiarazioni o non è  totalmente in sé (ipotesi non da scartare) oppure deve spiegarsi meglio, ad iniziare dalla solita litania delle “elezioni truccate”.

Quando lo sosteneva Trump era sbeffeggiato come pazzo, se lo dice però anche Biden (che ha vinto) bisogna davvero chiedergli come e perché.

Occorre soprattutto avere il coraggio di guardare bene in fondo all’armadio, perchè proprio il candidato democratico è stato sponsorizzato dai media del mondo - quasi tutti schierati al suo fianco - come i “filantropi” alla Bill Gates, la grande finanza, le multinazionali, le grandi società farmaceutiche che sul COVID stanno facendo affari d’oro (e i loro dirigenti li hanno già fatti in borsa).

Che ci siano anche non disinteressati “suggeritori” a spingere Biden ad attaccare Putin per bloccare la concorrenza russa, magari anche quella del vaccino “Sputnik” che costa poco e sembra funzionare benissimo?

Così come bisognerebbe tornare a parlare anche di Hunter Biden, il figlio degenere del presidente, quello inguaiato fino al collo negli scandali - finanziari e non - in Ucraina e dintorni e di cui i media parlano poco, soprattutto da quando papà “Joe” è alla Casa Bianca.

 

IL MARZIANO DI PARIGI

La platea virtuale dell’Assemblea Nazionale del PD ha incoronato Enrico Letta a nuovo leader del partito. Una unanimità molto sospetta, frutto di un armistizio interno per salvare la faccia davanti a una crisi profonda.  

Credo che Letta sia una persona seria, ma sono scettico sulle sue concrete possibilità di rilancio anche perché un paio di sue scivolate al debutto non sono troppo beneauguranti.

A parte l’accenno allo “ius soli” di cui non si capisce l’urgenza proprio in un periodo tribolato come questo, l’affermare “ Siamo costretti a stare al governo perchè gli altri ci vorrebbero fuori dall' Europa, se diventiamo però un partito di potere noi siamo morti" significa non rendersi conto che il PD è per definizione “il” partito del potere in Italia e credo che se non l’avesse sarebbe ancor più in crisi di quanto lo è già.

Un controllo sistematico dell’informazione, del sottogoverno, degli enti locali, della magistratura: il PD a dispetto di un 18% circa dei voti controlla il potere ben di più del suo peso specifico. Forse Letta a Parigi era in altre faccende affaccendato, perché non rendersene conto vuol dire mettersi fuori dalla realtà.

Il PD vive e prospera (o prosperava) proprio gestendo il potere: è l’humus indispensabile in cui cresce la pianta “democratica” e spesso – purtroppo – è la sua vera ragion d’essere.

Solo degli “utili idioti” come i grillini possono far finta di non accorgersene pur di mantenere la loro fettina di potere e dopo aver distrutto ogni propria autonomia, credibilità, volontà di cambiamento.

Quello che più da fastidio è poi dirsi “europeisti” ad oltranza senza capire che “questa” Europa - controllata e diretta dal PD e dai suoi alleati europei - sta diventando progressivamente IL VERO PROBLEMA del nostro paese.

Il pastrocchio democristian-comunista che ha creato a suo tempo quello che poi divenne il PD pur rimanendo con anime diverse è un compromesso, il solito compromesso che in Letta ha ora il suo leader e che in questo senso rappresenta bene proprio quel potere che – come diceva Andreotti – “logora chi non ce l’ha” ma, in questo caso, infetta alla grande proprio chi lo detiene.

 

W L'ITALIANO (DOC, SE POSSIBILE)

Pochi hanno ricordato (ho visto una bella iniziativa di Fratelli D’Italia, non me ne risultano altre) che il 17 marzo era il 160° anniversario della nostra raggiunta unità nazionale, anche se parlarne oggi puzza subito di nazionalismo e “nostalgismo”. 

Ritengo che si dovrebbero ricordare questo anniversario  CON ORGOGLIO E RIVALUTANDO LO SPIRITO DI APPARTENENZA AD UNA COMUNITA’ NAZIONALE senza nulla voler togliere alle altre.

Litigando su tutto e dimenticando le nostre radici si perdono infatti le caratteristiche comuni, ma soprattutto il termine “unità nazionale” non deve valere solo per le partite di calcio ma per  sottolinearne le caratteristiche, le tradizioni, lo spirito di comunità.

Sembra invece che si faccia di tutto per cancellare la nostra storia, la nostra lingua, i nostri punti di riferimento.

Per esempio, perché bisogna continuare a tradurre termini italiani in inglese, anche quando non ce n'è alcuna necessità? Ma vi sembra logico che per annunciare il primo grande punto di vaccinazioni italiano curato dai nostri militari (peraltro sospeso dopo poche ore per la crisi del vaccino Astrazeneca) lo si debba chiamare "Hub drive trough Esercito"? (Tra l’altro, ma perché poi "Esercito" ?! Allora dovrebbe essere tradotto in "Army"!)

L’esempio è banale, ma ci sono decine di parole, neologismi, sigle che non hanno alcun bisogno di essere tradotte. Pensate che i francesi il computer lo chiamano ancora “ordinateur” e se ne vantano. Da sempre denuncio questa pervicace volontà politica della sinistra (come lo era del comunismo internazionale) a cancellare lo spirito di appartenenza e l’amor di patria dei popoli e questo è profondamente sbagliato perché l' “appartenenza” – ripeto – non deve significare odio, rancore, lotta o stupido senso di superiorità verso qualsiasi  altra razza, religione, etnia o nazione.

Sembra ci sia invece in atto un accanimento terapeutico contro tutto quello che è “italiano” banalizzando e censurando ogni sentimento.

Vale anche per l’immigrazione:  mentre ogni anno centinaia di migliaia di italiani (scolasticamente qualificati) se ne vanno perché delusi dal nostro paese, noi siamo aperti (anzi, apertissimi) ai nuovi arrivi. Non solo per gli sbarchi che nel silenzio dei media continuano indisturbati ma nei numeri "ufficiali". Nel 2019  su 706.400 persone che hanno acquisito la cittadinanza di uno Stato membro dell'UE ben 127 mila (il 18%) hanno conquistato la cittadinanza italiana, il 2,54% degli abitanti rispetto al 2% medio europeo. A queste percentuali vanno però aggiunte tutte le neo-cittadinanze italiane concesse ad altri cittadini europei (tra cui molti romeni e degli altri paesi dell’est) che non fanno “statistica” ma sono “sostanza”. 

L’Italia è quindi più che disponibile già oggi a nuove cittadinanze, a cosa serve che Enrico Letta abbia posto come uno dei principali punti programmatici del PD di nuovo lo “ius soli”? Vi sembra che ce ne sia davvero la necessità?

 

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UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                    MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 806 del 12 marzo 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

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SOMMARIO:  ARRIVA LETTA – ANNIVERSARIO COVID – BOLLETTE & CARTELLE – TOCCA ALLA MELONI – ALITALIA CRASH -  SCHIFEZZE A SANREMO - STORIA A TELE VCO

 

ENRICO, MA TE NE STAVI SERENO…

Enrico Letta se ne stava sereno nel suo dorato esilio di Parigi, ma la politica è cosa di  sangue e così ha detto “si” alla lusinga di diventare il nuovo segretario del PD.

Reiterato autolesionista, dopo gli sgambetti di Matteo Renzi (ricordate il suo celebre “Enrico, stai sereno!” con successivo tradimento) il buon Enrico insomma ci riprova.

Tranquilli: da oggi per lui suonano e suoneranno le trombe e i plausi dei capigruppo PD, capicorrente, capimanipolo, intellettuali, non disinteressati boiardi di stato, di tanti aspiranti a posti, cariche e nomine. Si metteranno in mostra democratici di “area”, giornalisti Rai e dintorni, marchettari generici e DOC assicurandogli presenze garantite in tutti i programmi televisivi e d’opinione in un tripudio di interviste e genuflessioni.

Tutti saranno pronti agli osanna e a dirgli “bravo, bene, bis!” ma contemporaneamente iniziando a pensare sul come abbatterlo non appena sarà possibile.

Auguri comunque a Letta che mi sta pure simpatico, ma una sola cosa sarebbe davvero stonata, ovvero che - in cambio “della grave pena” (copyright di Scalfaro quando nel ’45 chiedeva la condanna a morte di qualche fascista) – gli fosse stato davvero promesso sottobanco di diventare il prossimo Presidente della Repubblica. Mercanteggiare il Colle con i 30 denari di una congiura interna nel palazzo del PD mi sembrerebbe decisamente oltraggioso.

 

UNO, NESSUNO E CENTOMILA

Un ricordo rispettoso e commosso ai 100.000 morti italiani in un anno per il COVID con l’augurio che finalmente decolli la campagna vaccinale perché ad oggi siamo ancora solo al 2,98% di vaccinati, praticamente gli ultimi in Europa.

Se serviranno nuovi sacrifici (vedi zone rosse) mi auguro che siano finalmente determinanti e risolutive, senza un continuo stillicidio di decisioni che proseguono da un anno senza risolvere i problemi.

Serve anche “realpolitik”: se il vaccino Sputnik funziona venga usato, non lo si emargini solo per questioni politiche. Soprattutto i governi chiedano l’avvio di una seria inchiesta a livello europeo sui perché dei ritardi, dei silenzi, delle evidenti connivenze dei vertici UE con i boss dell’industria farmaceutica, una complicità che pesa vista l’opacità dei contratti, dei pagamenti, delle (mancate) penali, dei silenzi omertosi che stanno contraddistinguendo le manovre di Bruxelles..

 

BOLLETTE & CARTELLE

Comprensibilmente il governo si pone il problema delle cartelle esattoriali non pagate e che si stanno accumulando da mesi visti questi tempi bui. Siano ormai a decine di milioni di pratiche da smaltire in qualche modo e – come sempre - tira aria di organizzare l’ennesimo condono.

Mossa anche comprensibile, ma qualcuno pensa ai milioni di contribuenti che – ligi al dovere – HANNO INVECE PAGATO NEI  TERMINI?

Forse un qualche “bonus” di ringraziamento dovrebbe essere considerato anche per loro perché altrimenti - una volta di più - chi non paga alla fine viene premiato e chi invece ha pagato è come sempre fregato! Non lamentiamoci poi se l’Italia è la patria dei furbi e sempre più persone decidono di NON pagare, sperando nei condoni prossimi venturi che sono sempre…i penultimi.

 

TOCCA ALLA MELONI

Non c’è nulla da fare: se un leader del centrodestra cresce nei consensi parte subito la macchina del fango. Avvenne con Salvini, ma è già il turno della Meloni che “Repubblica” accusa – pubblicando le confessioni del solito “pentito” filtrate dai soliti PM dell’Antimafia di Roma – di aver consegnato 35.000 euro in contanti nel 2013 a un gruppo di Rom (!) incontrandoli personalmente ad un distributore di benzina vicino a Latina. La Meloni, secondo il pentito, sarebbe stata a bordo di una Volkswagen nera e avrebbe pagato gli zingari per ottenere “voti di scambio” e appiccicamento di manifesti in zona.

La vicenda appare francamente inverosimile, la Meloni ovviamente smentisce e querela, ma intanto la gogna mediatica è cominciata. Difficile pensare a una Meloni che incroci di persona proprio dei Rom e serve poco alla leader di FdI sottolineare che non ha mai avuto un auto nera o che da quelle parti non poteva esserci  in quel giorno: la maldicenza serpeggia sottile, “Repubblica” (e chi ci sta dietro) è potente.

 

ALITALIA

Una voragine. Dopo quattro anni di amministrazione straordinaria  il governo Draghi ha appena deciso di nominare altri due commissari in Alitalia che a questo punto – salvo errori - diventano contemporaneamente ben otto.  In quattro anni sono stati intanto dilapidati 1,3 MILIARDI di prestiti dello Stato, 300 MILIONI di interessi passivi, 350 MILIONI di ristori Covid (sempre dello Stato) a compensazione del crollo del traffico aereo del 2020, con circa 3 MILIARDI di debiti accumulati dalla bad company nei confronti dei fornitori e ora altri 3 MILIARDI in pancia alla nuova società, direttamente controllata al 100% dal ministero del Tesoro (quindi sempre dallo Stato).  Ci si poteva aspettare che la compagnia avesse intanto tagliato di brutto i suoi costi e soprattutto le sue consulenze esterne che invece sono lievitate ad oltre 14 milioni l’anno solo per pagare i consulenti che la stanno accompagnando in questo periodo. Altro che decollo, l’Alitalia è un continuo schiantarsi al suolo! Fosse fallita anni fa avremmo risparmiato somme sufficienti a creare una nuova flotta e una nuova società, come avvenne per Swissair, Sabena, Olympic. Eppure in Svizzera, Belgio e Grecia si vola lo stesso con altre aziende “nazionali”. Quando finirà questo suicidio?

 

SCHIFEZZE A SANREMO

Ma perché a tutti i costi replicare anche quest’anno Sanremo? Da un anno la musica italiana è ferma, teatri e cinema chiusi, mentre cantanti, autori, musicisti ma soprattutto tutti quelli che lavorano dietro le quinte sono (letteralmente) alla fame.

Il (brutto) festival di Sanremo 2020 è stata una forzatura alla legge, al buon senso, alla decenza.

Alla legge perché una volta di più non è stata “uguale per tutti”. Migliaia di locali si erano adeguati alle richieste anti-Covid e si erano messi in regola per poter lavorare e sono comunque dovuti rimanere chiusi, mentre a Sanremo (pur essendo a due passi dalla Costa Azzurra, la zona più colpita dal Covid in Francia) tutto è stato permesso e l’Ariston è stato appositamente riaperto a differenza dei cinema e teatri di tutta Italia. Potenza della Rai, ma uno scandaloso (e pericoloso) privilegio.

Al buon senso perché è apparso evidente che gli invitati, i prescelti, i “big”, i presentatori ecc. fanno tutti capo a un ristretto gruppo di organizzatori che in Rai fanno il bello e il cattivo tempo inserendo nomi delle proprie agenzie e magicamente escludendo gli altri.

Alla decenza perché certe rappresentazioni – vedi Achille Lauro, per intenderci - hanno fatto davvero schifo, al di là della sopportazione, della logica, del buonsenso, del buongusto…eppure tutto è stato loro concesso. Perché?

Perché la Rai (meglio, alcune persone in Rai) possono evidentemente permettersi tutto, ricattare politici e centellinare ospiti in un eterno, opaco connubio dove il “servizio pubblico” non conta nulla rispetto ai tanti “interessi privati” che permettono ad alcuni di spuntare cachet milionari.

Ma cosa aspetta il governo Draghi a fare pulizia anche in questo macello, a cacciare finalmente incrostati privilegi di persone impresentabili? Cosa aspetta la “Commissione di vigilanza RAI” a chiedere e soprattutto ad ottenere la testa dei responsabili?

Immaginate se un festival trash come quello di Sanremo quest’anno fosse stato prodotto e trasmesso alla BBC: impossibile.

Sanremo era (una volta) la presentazione della musica e dei cantanti italiani nel mondo: secondo voi,  che ulteriore immagine di pazzi esce all’estero del nostro paese? Da festival della musica italiana, Sanremo è stato trasformato nel festival delle banalità, con conduttori che si mettono parrucca e corone di spine tra musicisti gay che trovano rivoluzionario e irriverente baciarsi sul palco.

E bisogna ridere, apprezzare o quantomeno tacere, altrimenti sei etichettato come razzista, fascista, bigotto, omofobo e misogino.

La verità è che siamo un paese culturalmente ormai inesistente, dove anche nella musica c’è solo il (falso) politicamente corretto, dove bisogna esagerare per fare audience. Se poi l’audience non c’è basta inventarsi le cifre e se comunque anche le cifre non ci sono si parla comunque di “grande successo”.

Alla fine sono arrivate sul palco le ultraottantenni Orietta Berti e Ornella Vanoni, facendo scoprire che sono ancora loro (e sembrano solo loro) quelle che sanno o sapevano cantare.

 

LA NOSTRA STORIA A TELE  VCO

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UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                                          MARCO ZACCHERA






IL PUNTO   n. 805 del 5 marzo 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  ZINGARETTI - DISCONTINUITA’ DI DRAGHI? – ENNESIMO FLOP EUROPEO - IL BUFFONE FA L’ASTRONAUTA – MAGISTRATURA DEMOCRATICA – CONGO: NON DIMENTICARE – STORIA A TELE VCO

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ZINGARETTI SI DIMETTE ( E SI VERGOGNA)

Nicola Zingaretti si è dimesso dalla guida del PD. Probabilmente dimissioni strumentali e nella speranza di un inno al ritorno, ma è significativa la frase di apertura del suo tweet con il quale ne dà notizia al mondo : “ Mi vergogno del PD…” Se di un partito si vergogna perfino il suo segretario, cosa devono aggiungere gli avversari politici ? 

 

DRAGHI: DISCONTINUITA’ (?)

Del premier Mario Draghi questa settimana mi sono piaciute un paio di cose importanti. Innanzitutto che parla poco: apprezzo un premier defilato e che non ama – come invece bramava Conte – la continua passerella televisiva, anche perché probabilmente Draghi ha capito subito che più sta defilato più alcuni tra i suoi ascari sparano cavolate e la gente nota (e apprezza) la sobrietà e la differenza di stile.

Secondo punto positivo è aver giubilato in settimana il torbido Domenico Arcuri e mi auguro che adesso non si passi un colpo di spugna sulle porcherie che ha combinato.

I lettori de “IL PUNTO” mi daranno atto che sono mesi che ne denunciavo le collusioni: adesso (?) se ne sono resi conto anche ai vertici.

Spero però che si vada a fondo per capire bene come abbia sprecato i soldi pubblici  con i faccendieri che gli sono stati intorno. Sarebbe un segno di vera discontinuità indagare in modo chiaro perché chi ha rubato o sprecato paghi fino in fondo e questo deve valere anche per i politici che lo hanno mantenuto in  carica a dispetto dei santi e delle indagini in corso da mesi, più o meno nascoste.

Spiace invece che anche il nuovo governo abbia nuovamente fatto ricorso ai DPCM per contenere la pandemia che sta peggiorando a vista d’occhio “festeggiando” l’anno di vita. Evidentemente tra ordini e contro-ordini, chiusure parziali e zone gialle, rosse, bianche o arancioni (più o meno rafforzate) siamo ancora al punto di partenza e la salvezza si chiama solo vaccinazione di massa, che purtroppo però va a rilento.

Con solo il 2,47% di vaccinati in rapporto alla popolazione (alla data del 3 marzo) stiamo sempre più scivolando in Europa verso gli ultimi posti: la matematica non è una opinione e dovrebbe fare riflettere sulle nostre incapacità organizzative.

Vero banco di prova per Draghi sarà comunque la partita del sostegno ad imprese, partite IVA e famiglie perché non basterà certo chiamarli appunto “sostegni” anziché “ristori”: la sostanza è che tutti gli indici economici sono pessimi e nulla di buono si vede all’orizzonte, almeno finchè le vaccinazioni non si saranno generalizzate.

 

NUOVO FLOP EUROPEO

Si può criticare l’Europa e tutte le demagogiche, quotidiane menate che ne esaltano il ruolo?

SI DEVE, soprattutto quando dietro alle chiacchiere si nascondono gli affari di un “gotha” finanziario che ne ha stravolto gli ideali e crea continui fallimenti.

Ne sono prova i quotidiani bollettini sul numero dei vaccinati che sono una catastrofe.

Anche qui ci sono responsabilità politiche di chi dirige la Commissione: annunci-bluff, contratti nascosti, clausole incomprensibili, segreti ingiustificati a coprire profitti enormi per le case farmaceutiche senza saper imporre penali vere per i ritardi.

Ursula Von den Leiden e la sua Commissione (Gentiloni compreso) – iper-riveriti dalla stampa e dalle TV nella continua ripetizione di banalità - dovrebbero essere oggetto di una severa indagine a livello continentale su sperperi, incapacità, dolosi infortuni contrattuali e ritardi che hanno già significato la morte di migliaia di europei.

Dopo il fallimento dell’ “Europa delle Banche” e delle politiche migratorie e di difesa fallisce così anche l’ “Europa dei vaccini" e sarà utile che Draghi giochi tutto il suo peso per uscire da questo vicolo cieco, non bastano certo le sue telefonate a Bruxelles .

Un’altra responsabilità del precedente governo è non aver pensato a canali alternativi all’Europa per recuperare vaccini come invece hanno fatto o stanno facendo Germania, Austria, Danimarca, Repubblica Ceca, Ungheria ecc.ecc.

Il ministro Giorgetti sta cercando ora di avviare la produzione dei vaccini in Italia, ma c’è da chiedersi perché ci si muova solo oggi e non lo sia fatto nel passato: una strategia impostata ad ottobre - quando già i vaccini erano stati testati - ci avrebbe visti già quasi autosufficienti per una produzione nazionale e non sperare solo di essere parzialmente pronti tra qualche mese.

 

CONTE, GIGGINO, IL TONNO  E L’ASTRONAUTA

Un Beppe Grillo che sembra un essere sempre più alterato nel proprio equilibrio mentale si è presentato a Roma con un casco d’astronauta per arruolare Giuseppe Conte, già “avvocato del popolo” annunciando che lo metterebbe a dirigere l’ex Movimento 5 Stelle (ex perchè ora è un 3 stelle e mezzo al massimo, o giù di lì).

Per carità, sono problemi dei grillini e dell’ego smisurato dell’ex premier, certo che le cose sono francamente incredibili. A parte il casco di Grillo (che sembra una idiota ironia verso i tanti italiani che dentro un casco come quello soffrono per il Covid), restano i fatti e quindi il bilancio disastroso per i residui “3 Stelle e mezzo” 

"Apriremo il parlamento come una scatola di tonno" esultava Giggino Di Maio solo tre anni fa, lo stesso buffone che - dal balcone di palazzo Chigi – annunciò poi trionfante al popolo  "La sconfitta della povertà" all'indomani del varo della legge per il reddito di cittadinanza.

Di Maio è sempre a fare il nostro Ministro degli Esteri per grazia ricevuta (e nostra disgrazia) e ancora oggi pontifica: «Stop alle ambiguità!», ribattezzando come «liberale e moderata» la nuova identità del suo Movimento.

Ambiguità?!?!  Grillini già populisti e barricaderi come “Movimento alternativo” a tutto, poi sovranisti con la Lega, poi riformisti con il Pd ed ora "Liberali e moderati" come Forza Italia e Berlusconi.

Bravo Di Maio, effettivamente nella vita quello che più conta è appunto la coerenza.

Il tonno – indignato - si è intanto ripreso la sua scatola e ci si è richiuso dentro con tanto di olio, come i parlamentari grillini che si prostituiscono con tutti pur di non mollare la loro poltrona.

 

MAGISTRATURA DEMOCRATICA

Tra le critiche a Matteo Renzi, messo sulla graticola per i suoi più che discutibili rapporti con l’Arabia Saudita, è degno di nota il commento che arriva da “Magistratura Democratica”, componente di sinistra della Magistratura che scrive: «Essere parlamentari di una Repubblica democratica non è compatibile – eticamente e politicamente – con l’adulazione dei despoti». Parole sante, ma da quando in qua una “corrente” di magistrati deve mettersi a criticare o meno un leader politico?

Da queste colonne ho polemizzato con Renzi mille volte, ma i magistrati facciano piuttosto il loro dovere e stiano alla larga da queste tematiche, oltretutto dopo che si sono coperti di vergogna nella lottizzazione delle cariche interne, “Magistratura Democratica” compresa.

A proposito, il silenzio di Mattarella in argomento comincia a diventare davvero inquietante…

 

PASSATA LA COMMOZIONE, NON DIMENTICHIAMO

E’ passata solo una settimana dalla barbara uccisione dell’ambasciatore Attanasio e della sua scorta in Congo, ma già non ne parla più nessuno mentre crescono i dubbi che Di Maio non ha certamente chiarito nè durante la sua relazione al Parlamento ma neppure nei giorni seguenti.

Al di là della commozione, che ci faceva lì il nostro ambasciatore, scortato da chi e sotto quale responsabilità? Ci stanno imbrogliando tutti: l’ONU, il PAM, il governo del Congo e una volta di più la nostra credibilità nazionale è sottozero.

 

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UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                          MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 804 del 26 febbraio 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

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SOMMARIO:  STRADE D’AFRICA - CONTINUITA’- MAGISTRATI  RIBELLI – GENTE DI LAGO – LA STORIA IN TV

 

QUELLE STRADE DI POLVERE ROSSA

E’ con commozione che va un ricordo all’ambasciatore Luca Attanasio  e a Vittorio Iacovacci, il suo carabiniere di scorta.

Vedendo l’immagine di Attanasio riverso - pallido e morente - su un fuoristrada  mentre lo portavano in un ospedale lungo quelle strade di polvere rossa (dove ben difficilmente l’avrebbero comunque salvato) non potevo che ricordare viaggi vicini e lontani nel tempo tra quella stessa polvere rossa dell'altipiano, quella che si infila ovunque e - appena piove - diventa subito un fango spesso, pesante, che ti si attacca alle suole e resta incollato ai piedi di chi le scarpe neppure  le ha.

Il “mio” Burundi, le cannonate in Rwanda, i tanti profughi che camminano verso il Congo nell’eterna lotta tra hutu e tutsi con le distruzioni e i massacri, le case di mattoni crudi abbandonate con i tetti bruciati e che così si sbriciolano presto.

Capanne buie, colline terrazzate dove si piantano fagioli in ogni punto possibile pur di avere qualcosa da mangiare, galline che piluccano tra le corsie ospedaliere (dove i pazienti devono farsi da mangiare da soli) in edifici cadenti dove la cosa che ti colpisce di più è l’odore di marcio e di urina.

E intorno hai sempre tanti, tanti bambini.

Missionari e volontari eroici, gente di poche parole e da prima linea, quelli che spesso devono fuggire per le minacce di politici corrotti perché sono testimoni pericolosi. Insicurezza totale, campi profughi sterminati, giovani fumati e donne con i figli sulle spalle e una fascina o la tanica d’acqua in testa, perché le fontane sono sempre lontane da casa e ogni volta devi risalire a piedi tutta la collina con il solito fango che ti fa scivolare, eppure le taniche restano sempre diritte...

Ogni tanto vedi passare i gipponi bianchi dell’ONU o delle grandi associazioni umanitarie con gli altri volontari, quelli che -  ben pagati - il "volontario" lo fanno di mestiere e di solito vivono nelle ville nei quartieri “bene” delle capitali, quasi mai tra la gente disperata.

Intorno, uno scenario sempre uguale tra mille colline verdi, deforestate e popolate da formiche che sono una umanità povera, divisa, remissiva, paziente, che però ogni tanto si scatena in gesti di violenza inaudita e di lotte tribali.

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Come non ricordare quella mattina presto di metà aprile (avevo proprio l’età di Attanasio ed ero stato appena eletto deputato) quando nella foschia dell’alba per cinquanta metri sbagliammo direzione e finimmo in mezzo ai ribelli che controllavano la strada. Un albero di traverso per obbligarci a frenare e poi quegli occhi rossi dietro la punta del kalashnikov puntato diritto in faccia, con nemmeno il tempo di avere paura.

La vita che va e che viene, dipende dall’umore di quegli occhi rossi che ti fissano.

A noi andò bene e bastarono tre pacchetti di sigarette per poter tornare indietro, ma soprattutto servirono le parole tranquille e convincenti di un missionario saveriano che parlava bene il kirundo.

A Luca e Vittorio è andata male: è la roulette della vita, un soffio che vola leggero se vai in giro per quelle strade di terra rossa, quella di un’Africa che molti non immaginano neppure.

Loro passavano di là non per depredare ma per aiutare, ed è proprio per questo che resteranno ben vivi nel nostro ricordo.

 

PS: Forse pochi sanno che una qualsiasi nostra ambasciata nel mondo (e il personale che vi lavora) è “difesa” da pochissimi carabinieri -  che anche in Africa al massimo si contano sulle dita di una  mano e solo per le sedi più critiche - e un assalto, un agguato, una qualsiasi aggressione può avvenire in un attimo, sia in sede che all’esterno, quando allora conta ben poco la difesa di una pistola d’ordinanza.

Così come nessuno difende normalmente la sede di un consolato, a volte unica presenza italiana per interi paesi quando le nostre ambasciate - ridotte all'osso - “coprono” diversi stati anche lontani tra loro. Altro che le scorte (inutili) per centinaia di politici e di VIP che scorazzano con le auto di rappresentanza e le luci blu lampeggianti per le vie di Roma…

 

CONTINUITA’

E’ presto, assolutamente presto per dare ogni giudizio sul governo Draghi cui bisogna dare il tempo per rodarsi, ma certo che dopo due settimane di vita (tre dalla designazione) non appaiono all’orizzonte segnali rivoluzionari, ma solo una sostanziale continuità con il Conte 2, nuovi soci di governo a parte.

Di anomalo c’è stato per ora solo il braccio di ferro per i sottosegretari che sono stati nominati a dieci giorni dal voto di fiducia parlamentare (un ritardo inconsueto) ma per il resto calma piatta, nebbiosa più che altro.

Delle liti per il MES non se ne parla più, del Recovery nemmeno (ma c’è da sperare che si lavori sotto traccia), continuano le proroghe alla chiusure come le fughe dall’ormai movimento “Tre Stelle” mentre l’ineffabile Domenico Arcuri è sempre lì come un paracarro alla Protezione Civile, anche se salgono ogni giorno i livelli della melma e cominciano a denunciare  i suoi compari.

Fossi Draghi l’avrei già licenziato visto anche il perdurante flop per i continui rinvii della campagna vaccinale. D’altronde Arcuri ha fallito su tutta la linea: nessun rendiconto sulle sottoscrizioni, milioni di mascherine comprate fino al triplo dei prezzi di mercato, apparato “Immuni” fallito in pieno, milioni di banchi a rotelle costosi ed inservibili, commissioni torbide e stratosferiche pagate a personaggi loschi che risultano in diretto contatto con lui, fallimento della campagna vaccinale per i tempi, ma anche per centinaia di migliaia di dose bloccate.

Ormai siamo in coda all’Europa nella percentuale dei vaccinati (2,3% della popolazione) e in settimana ci ha superato perfino la Romania.  

Intanto gli “scienziati” continuano a pontificare indisturbati in TV, Speranza resta ministro di nome ma non di fatto, mentre  l’epidemia  sembra  purtroppo impennarsi  minacciando altri  stop.

 

GUARDA GUARDA , SI SVEGLIANO I MAGISTRATI…

“Siamo da tempo e restiamo fermamente convinti che la via per il ripristino della credibilità della giurisdizione, oltre che per un’inequivoca e pubblica risposta agli appelli alla trasparenza (troppo spesso elusi, strumentalizzati o del tutto inevasi), passi ineludibilmente per una radicale riforma dell’Ordinamento giudiziario»… «Tra coloro che sono stati investiti dalle rivelazioni dei mezzi di informazione, infatti, solo una parte, pur significativa ma certamente non completa, ha liberato l’Istituzione che rappresentava dal peso di una situazione divenuta oggettivamente insostenibile, facendo un passo indietro, con le dimissioni da taluni incarichi ricoperti o con l’anticipato abbandono dell’Ordine giudiziario" (ovvero hanno avuto la decenza di dimettersi – ndr) ma “La maggior parte dei vertici degli uffici giudiziari coinvolta nelle chat o nelle rivelazione di Palamara è ancora sempre al proprio posto.”… “Furono oltre mille gli incarichi assegnati dal Csm durante la “gestione” Palamara. Una quota rilevantissima di nomine venne fatta all’unanimità in Plenum. Che, sempre seguendo il ragionamento dell’ex presidente dell’Anm, sarebbe la prova della lottizzazione degli incarichi fra le correnti, le cosiddette nomine 'a pacchetto'.”… “Ad impedire una seria riflessione su quanto accaduto, poi, la tanto discussa circolare del procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, titolare dell'azione disciplinare, che non ha ritenuto di sanzionare i tanti magistrati che si erano 'auto sponsorizzati' con Palamara.” Quindi intanto non cambia niente

Attenzione: il testo non è mio ma è tratto da una “lettera aperta” inviata da un folto gruppo di Magistrati al Presidente della Repubblica (che è anche formalmente il Capo della magistratura italiana), lettera che in questi giorni sta raccogliendo moltissime adesioni tra giudici e procuratori, anche se non ne parla quasi nessuno. Mattarella non ha ancora risposto, né con le parole né – soprattutto -  con i fatti.

 

GENTE DI LAGO 2

Stanno già terminando le copie del mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito nel 2019 (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche. Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie. Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

 

I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO

 

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UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                                     MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 803 del 19 febbraio 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  DRAGHI VUOL DIRE FIDUCIA – PRIORITA': VIA ARCURI - GIUSTIZIA AVVELENATA – COVID TRA NUMERI E PROFESSORI - STORIA A TELE VCO

 

FIDUCIA A DRAGHI

“Galbani vuol dire fiducia” recita la pubblicità di una nota ditta di formaggi.

Lo stesso si può dire del nuovo governo di Mario Draghi, visto l’amplissimo margine di cui  gode  in parlamento. Come i formaggi però vanno in scadenza, così non è dato sapere se e come il governo e soprattutto il premier continueranno su quest’onda di entusiasmo e di fiducia che sembra accompagnare “Supermario”.

Il debutto in aula è stato di alto profilo e coinvolgente: credo che quasi tutti abbiano apprezzato il taglio dell’intervento del neo-premier, ma il problema è passare dai discorsi ai fatti.

Nell’interesse del Paese c’è da augurarsi che ciò avvenga davvero, perché vorrebbe dire che almeno in parte i problemi italiani sarebbero effettivamente affrontati e (forse) risolti.

E’ ovviamente ancora presto per giudicare ed eventualmente criticare, ma se la luna di miele politica per un governo dura 100 giorni  vedremo  presto i risultati.

 

PRIORITA’: VIA ARCURI

Su un punto però spero che Draghi si muova subito: allontanare Domenico Arcuri da “supercommissario” alla protezione civile. Stanno emergendo troppe porcherie per tenersi tra i piedi questa persona del tutto impresentabile quanto inossidabile ed intoccabile. Tra l’altro sembra che i PM di Milano archivieranno per Arcuri una indagine in corso su una maxi consegna di mascherine pagate molto di più del prezzo di mercato (e con “commissioni” di decine di milioni di euro) “Perché non risulta un suo coinvolgimento diretto”.

Si potrebbe sapere allora come mai (parliamo di affari per centinaia di milioni) il “supercommissario” non si è nemmeno accorto che stava comunque pagando le mascherine (con soldi nostri) a società cinesi più o meno fittizie a un prezzo estremamente più alto di quelli che ciascuno di noi può vedere al supermercato o in farmacia ? O  Arcuri è colluso oppure  è un incapace, quindi va allontanato comunque, anche perché per ora gli italiani vaccinati - nonostante la forsennata campagna di stampa, show e fiorellini - rappresentano meno del 2,3% della popolazione.

Pochi lo verificano, ma in rapporto agli abitanti in Italia siamo a un dodicesimo dei vaccinati in  Israele, un quinto rispetto al Regno Unito, un terzo degli USA, meno della metà del Cile e siamo già dietro a Spagna, Svizzera, Danimarca, Estonia, Lituania e diversi altri paesi asiatici ed  europei. Anche Germania e Francia ci stanno superando… Insomma non è vero che i vaccini siano introvabili, visto che gli altri li trovano!

 

GIUSTIZIA AVVELENATA

Con uno scarno comunicato dei suoi legali, l’ex presidente Giorgio Napolitano (non “Sergio” come ho scritto involontariamente la settimana scorsa, mi scuso!) ha dichiarato “Di aver sempre agito secondo la legge” respingendo le accuse circostanziate che gli sono state avanzate, ma senza entrare minimamente nel merito delle accuse sulle sue pressioni in processi di mafia.

Veleni, ma sempre più dubbi anche perché proprio tre giorni fa il TAR del Lazio ha annullato la nomina di Michele Prestipino alla carica di procuratore di Roma, un incarico che – si dice nel giro giudiziario - “Vale due ministeri” e chi ha letto il libro di Palamara quasi poteva prevedere questo esito. Un evento sensazionale, eppure in TV ne hanno parlato pochissimo.

Ora il CSM dovrà rifare la nomina, rimettendo in gioco il procuratore generale di Firenze Viola e il procuratore di Palermo Lo Voi.

La domanda è che credibilità abbia un CSM (presieduto da Mattarella) con numerosi membri già inquisiti o protagonisti di inchieste, oltre che per i rapporti di David Ermini (ex parlamentare PD, ora vice-presidente del CSM) e di tanti altri suoi componenti proprio con Palamara.

Per la nomina alla Procura di Roma tornano a decidere sulle stesse persone praticamente gli stessi componenti del CSM che poco tempo prima  di nominare Prestipino avevano indicato Viola, salvo poi cancellarlo. Tradotto in italiano comprensibile mi pare che il caos sia totale, ma che queste nomine siano evidentemente frutto di compromessi che vanno ben oltre il valore, il curriculum o l’esperienza dei singoli candidati. L’intero sistema delle nomine e promozioni è marcio, oltre ogni  evidenza.

Due proposte: una immediata commissione d’inchiesta parlamentare (o avviata  direttamente dal Presidente della Repubblica) su questa situazione, visto che proprio Mattarella è il presidente del CSM  e intanto suo azzeramento.

Seconda proposta,  che i componenti del CSM siano eletti per sorteggio – anziché per liste di correnti – tra tutti i magistrati che ne abbiano titolo e ne  facciano domanda.

Non sarebbe una procedura molto più trasparente, stritolando così in un colpo solo il potere nefasto delle correnti politiche e clientelari che infettano la magistratura italiana?

 

COVID: I NUMERI E I PROFESSORI

Devo esprimere serio scetticismo su quanto quotidianamente ci viene raccontato a proposito del  Covid perché da mesi ci sono almeno tre cose che non tornano.

Innanzitutto i decessi: vengono conteggiati come morti di Covid persone che avevano ben diverse e gravi patologie e "anche" risultano (da decedute) positive al COVID, ma senza che nessuno spieghi o verifichi se la morte sia connessa o meno a questa epidemia (tanto non si fanno autopsie).

Per contro nessuno conteggia i morti che arrivano dalla riduzione dei normali reparti ospedalieri, per i ritardi degli esami clinici, per l'impossibilità di farsi curare che colpisce tutti gli "altri" malati che comunque rappresentano oltre l'80% dei decessi quotidiani nel nostro paese.

Quante migliaia di morti per tumore stanno arrivando a fatale scadenza perchè non si sono potuti fare gli screening previsti? Quante patologie cardiologiche sono state fatali perchè i DEA erano intasati e si arrivati tardi a curare gli infarti?

Di questi aspetti non parla mai nessuno eppure sono molto numericamente più gravi del COVID.

Altro dato che non torna: se più o meno ci sono 10/15.000 positivi al giorno come possono esserci quasi mezzo milione di malati "in corso"? Io credo che  molti casi si siano persi per strada, guariti ancora conteggiati come malati solo perché  nessuno li ha fatti uscire dai conteggi.

Ma il terzo, insopportabile aspetto è la supponenza, la leggerezza, il cinismo di quei "professori" che   appaiono in TV come star e - spargendo a seconda del vento notizie più o meno confrontabili - creano il caos e non pagano mai per le loro infallibili sentenze.

Mi riferisco in particolare agli illustri professori Walter Ricciardi e Andrea Crisanti, “esperti” più o meno dotti ma sicuramente molto auto-referenziati.

Si rendono conto di quale danno fanno al Paese con il loro continuo “al lupo, al lupo”?

Ma come si può andare avanti così? Non è cambiato il ministro Speranza, ma almeno Draghi chieda un reset e il silenzio dei suoi "consulenti", anche perchè è facile parlare scaricando i guai sugli altri senza mai pagare dazio.

Guardate la improvvida decisione di chiudere le piste da sci a 12 ore dall'annunciata riapertura: quanti guai ha causato e che vantaggi sanitari  ha portato?

Nessuno ha ancora dimostrato un nesso tra piste aperte e il Covid, oppure i vantaggi con i ristoranti chiusi alla sera. Da settimane sembra essere cosa più saggia avere persone sedute a tavola solo per il pranzo rispetto allo stesso numero massimo, ma divisi su due servizi, il che vorrebbe dire (e dare) però più sicurezza e ossigeno a milioni di imprese.

Forse è ridurre il numero massimo di avventori, non chudere gli esercizi alle 18.

Se è la “movida” a fare danni si intervenga pesantemente su chi non segue le regole, ma non è giusto colpire chi ha investito per essere a posto e - rimanendo chiuso - viene invece economicamente distrutto, mentre si sta già delineando una seconda e tragica stagione turistica.

 

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UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA!

 

                                                                                                 MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 802 del 12 febbraio 2021

  

di MARCO ZACCHERA  (contatti: marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: LA POLITICA E’ STRATEGIA – MANOVRATORI - COMMISSIONE D’INCHIESTA PER NAPOLITANO –  PRESENTAZIONE GENTE DI LAGO – LA STORIA A TELE VCO

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Scrivo queste note quando ancora non si conosce la composizione del governo Draghi, ma il primo problema è chiedersi che affidabilità possa mai dare al premier un M5S che ha messo in piedi un referendum con un quesito da dementi pur di avere un risultato scontato.

D'altronde avevo visto ed ascoltato Grillo (ma era in stato di lucidità o invece decisamente alterato?!) che si era prodotto in esternazioni perlomeno squinternate  dopo l’incontro con Draghi.

Se poi davvero il  problema italiano più importante tra economia in crisi e pandemia è per i grillini oggi un nuovo ed inedito “Ministero della Transizione Ecologica” siamo fritti.  

Mi auguro che Draghi scelga dei tecnici e non dei politici, perché altrimenti rischia di friggere subito anche lui!  

 

SUPERMARIO & LA MELONI

La scorsa settimana diversi esponenti di quella che fu Alleanza Nazionale (tra cui il sottoscritto) hanno inviato una specie di “lettera aperta” a Giorgia Meloni non condividendo la posizione di opposizione che Fratelli d’Italia aveva subito manifestato verso Draghi e il costituendo suo nuovo governo.

Dato atto alla Meloni di aver recuperato “a destra” un potenziale e cospicuo patrimonio di voti presentandosi in questi anni come il personaggio più nuovo e spigliato nel quadro politico nazionale, il problema è se la destra debba puntare o meno ad essere anche “destra di governo”, oltre che interprete della sacrosanta opposizione che molti italiani manifestano nei diversi settori.

Se la risposta è positiva, essendo difficile pensare che FdI possa raggiungere la maggioranza assoluta, servirà comunque una coalizione con altre forze con le quali logicamente si instaurerà – come in passato - una competizione, visto che il partito unico di centro-destra in Italia sembra non dover (e poter) nascere mai.

Qui è nata la mia critica alla Meloni: dividere una coalizione edichiararsi all’opposizione prima ancora di conoscere il programma di Draghi mi è sembrata una scelta frettolosa, quasi più per voler “apparire” che convincere. Inoltre, la destra ha così rinunciato a proporre qualche suo esponente (almeno come tecnico) per qualche dicastero importante e non tanto per una questione di potere, ma per dimostrare che le persone in gamba e di governo non sono solo a sinistra.

Il futuro dirà se la scelta strategica della Meloni di stare all’opposizione pagherà o meno, la politica è però anche tempismo e strategia ed è qui che Giorgia mi sembra sia mancata. 

Sul piano tattico una presenza potenziale di FdI in maggioranza avrebbe infatti ancor di più sconquassato la sinistra facendo saltare i nervi ai comunisti “doc” di LEU e ai grillini, ingigantendone i malumori interni e aumentando così  la probabilità di elezioni (il vero obiettivo della Meloni). Una presenza che avrebbe obbligato  Draghi ad assumere posizioni più distanti da quelle di Conte, se la maggioranza dei suoi sponsor fosse stata di centro-destra e con il M5S diviso.

Ci sarebbe stato (e ci sarà) tutto il tempo per la Meloni per sottolineare la sua  insoddisfazione sul programma, sui ministri, sulla maggioranza, ma chiudere in anticipo con un “no” non mi è sembrata una scelta vincente.

Non so se l’auto-esclusione pagherà poi sul piano elettorale visto che i sondaggi confermano che molti elettori di FdI un aiuto a Draghi lo avrebbero gradito, anche se va detto che - dopo le sue dichiarazioni iniziali - la Meloni ha progressivamente corretto il tiro, sottolineando soprattutto la sua scelta come gesto di coerenza, merce rara di questi tempi.

Una scelta (questo forse non lo ha pensato nessuno) comunque anche “produttiva” in termini di incarichi perché - se effettivamente solo FdI sarà all’opposizione - avrà diritto a pretendere tutte le presidenze delle commissioni parlamentari di controllo che, come noto, sono per regolamento parlamentare appannaggio proprio dell’opposizione.

Passato il voto di fiducia ci sarà poi anche da ricordarsi che sono in vista elezioni amministrative importanti (e per le quali la coalizione sta ancora andando per frasche senza proporre candidati credibili a sindaco di Milano, Roma, Torino e Napoli) verso le quali una maggiore compattezza generale del centro-destra  è comunque indispensabile. Vedremo comunque nomi e programmi, ma soprattutto i risultati di Draghi che - se non arrivassero - darebbero ampia ragione a Giorgia Meloni.

 

PENNIVENDOLI MANOVRATORI

Lo avete notato? All’annuncio dal Colle dell’incarico affidato a Draghi in pochi momenti tutti i media hanno mutato vento.

Solo dieci minuti prima il premier Conte godeva di una fiducia e considerazione altissima, addirittura un suo partito personale si dava per certo avrebbe fatto sfracelli, era al “top” delle italiche preferenze (stando almeno alla stampa e alle TV amiche, cioè quasi tutte) con il suo fido scudiero Domenico Arcuri a gestire la pandemia… Incensate quotidiane, interviste, un tripudio di “osanna” alle sue lunghe apparizioni TV in solitaria.

Poi è arrivato Draghi e in pochi istanti Conte è finito improvvisamente e rovinosamente giù dal palco, dimenticato, costretto come un derelitto a montare un banchetto in piazza Colonna per una conferenza stampa improvvisata che sembrava il banco al mercato di un ortolano abusivo.

Conte è stato subito cancellato, sparito, mentre Mario Draghi è volato nelle preferenze tra i sorrisi di tutti, gli elogi sperticati, i sondaggi a razzo, gli “olè” in un veemente crescendo di entusiasmi fino ad essere (testualmente!) indicato dal TG5 come "l' Uomo della provvidenza" dimenticando che l’ultima volta questa definizione non aveva portato molto bene al leader politico del tempo, visto che l'interessato è finito a Piazzale Loreto appeso a testa in giù.  

Forse servirebbe ancora un momento di prudenza per giudicare il “Supermario” europeo che – tra l’altro - ancora Duce non è: se poi era tanto bravo, perchè non l'hanno chiamato prima?.

Draghi è sicuramente una persona in gamba, ma posso sussurrare che queste eccessive ondate di turibolo puzzano davvero un po' di falso, di apologetico, di “lecchinismo” acuto a conferma che gran parte dell’ informazione italiana appare contagiata dal virus dell’apologia?

Anche perché non ho ancora capito come funzionerà un governo che tiene insieme Berlusconi e i comunisti "doc" di  LEU, Salvini e le ceneri del M5S, lo scafatissimo Renzi insieme con Grillo e tutta intorno la salsa variopinta degli ex “costruttori” e “responsabili” di varia declinazione che dopo aver coltivato ambizioni ministeriali adesso si ritrovano inutili e perfino di troppo nella affollata ricerca soprattutto a un posto, quale che sia, possibilmente ben retribuito.

 

POST PALAMARA: QUANDO NAPOLITANO A PROCESSO ?

Mi auguro che molti lettori leggano il libro-intervista di Sallustri a Luca Palamara, ma soprattutto spero lo leggano molte persone di sinistra che - se oneste d'animo - dovranno pur porsi dei pesanti interrogativi sulla loro coerenza politica.

Credo che comunque preoccupi tutti leggere (senza smentite) non solo del mercimonio che da decenni contraddistingue le nomine della magistratura, ma anche gli intrallazzi di giudici, i ricatti, le nomine pilotate, il Quirinale che tresca contro il governo quando non è politicamente gradito organizzandone la caduta, i preconcetti dei PM nei processi e le sentenze già scritte.

Cose che fanno rabbrividire e che dovrebbero porre dei quesiti anche alle coscienze dei magistrati onesti che tacciono davanti a queste cose. Prima potevano far finta di non sapere, ma ora ufficialmente sanno: il loro silenzio è complice?

Sul piano politico, invece, SI PONE IL PROBLEMA DI UNA INCHIESTA OBIETTIVA SULL'OPERATO DI TROPPI PERSONAGGI A COMINCIARE DALL'EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO NAPOLITANO CHE RISULTEREBBE  AVER  AMPIAMENTE ABUSATO DEL PROPRIO INCARICO (compresi  i suoi interventi di pressione nei processi di mafia), TRADENDO IN QUESTO CASO  IL GIURAMENTO SOLENNE  DI INDIPENDENZA CHE AVEVA FATTO DAVANTI AL POPOLO ITALIANO.

Nel libro c'è tutta una serie di fatti allucinanti:  giudici ricattati,  carriere comprate, contatti illegali tra politici e magistrati. Altro che accusare i politici di “voto di scambio”!!

Ma perchè bisogna ancora far finta di niente, perchè nascondere, perchè cancellare?

Un popolo DEVE sapere la verità o almeno cercare di conoscerla. Mi auguro che non si imponga il silenzio su questi fatti che – appare evidente! - quasi sempre hanno come soggetti magistrati di sinistra che manovrano e ricattano per fini personali e politici, creando un “sistema” politico-giudiziario da dittatura.

Il nuovo ministro della Giustizia dovrebbe intanto sospendere SUBITO tutti i magistrati coinvolti e i procuratori complici. Non pensavo si fosse giunti a tanto, ma se con Draghi non ci sarà un chiaro segno di discontinuità significa che NON si vuole cambiare, altro che la barzelletta del “La legge è uguale per tutti”!

 

GENTE DI LAGO 2

MARTEDI’ 16 FEBBRAIO ALLE ORE 21 sarà possibile partecipare alla conferenza di presentazione del mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Parteciperanno con me alla serata i co-autori Carlo Alessandro Pisoni e Ivan Spadoni. Per iscriversi e partecipare:

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STORIA A TELE  VCO

Per chi ama la storia locale ricordo che dopo il successo dell’anno scorso su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming ) ogni martedì  alle 14.30 vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale - in collaborazione con UNI3 Arona - con repliche il martedì alle ore 15.30, 16.30 e 22.00 e altre repliche il sabato pomeriggio ore 13.30, 14.30 e 16.30.

Chi vuole connettersi in streaming cerchi su:  www.vcoazzurratv.it  agli orari indicati

  

UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                           MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 801 del 5 FEBBRAIO   2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  TEMPO DA DRAGHI – COMMISSIONE D’INCHIESTA PER lLE DENUNCE DI PALAMARA – CACCIATE ARCURI, SUBITO! – GENTE DI LAGO – STORIA IN TV

 

TEMPO DA DRAGHI

La politica questa settimana ci ha regalato alcune novità decisamente sorprendenti.

Innanzitutto il fallimento certificato del “Conte 2” definitamente naufragato insieme al tentativo di Fico che ha messo in luce la povertà abissale di molti dei cervelli che in  questi mesi hanno occupato - più o meno abusivamente - posti di governo.

Tavoli, trattative, chiacchiere infinite sul totoministri, delegazioni e parolone sono completamente naufragate sotto la sottile provocazione del genietto di Firenze, con M5S, PD e satelliti incapaci di capire che - proseguendo la rissa - stavano solo andando a fondo con trattative destinate al fallimento. La differenza di comportamento, strategia e astuzia politica tra Renzi e l’ex bibitaro dello stadio San Paolo (oggi Maradona) e dei suoi colleghi pentastellati, per esempio, è apparsa lampante nei fatti, ma anche il PD ci ha messo del suo in quanto ad autolesionismo puro.

Fico è tornato al Quirinale senza la sua foglia esploratrice ed ecco – colpo di scena – materializzarsi in pochi istanti Mario Draghi, ultima carta del Quirinale che ha calato quello che era il vero, unico asso che gli era rimasto.

Solo Mario Draghi può effettivamente oggi essere in grado di salvare l’Italia, esagera Mattarella quando dice che nuove elezioni bloccherebbero il paese per mesi, ma non c’è dubbio che nel breve serva una mano ferma, una persona di valore e soprattutto decisioni immediate in campo economico.

Cose assolutamente impossibili da costruire con quella baraonda che si era materializzata intorno a Conte, eterno narciso che adesso si è preso una tale sberla in faccia che - per lo meno - gli costerà un minimo di riflessione.  Ricordate il volo di Icaro? Per l’ambizione di volere salire troppo verso il sole sprofondò in mare: Conte vale il paragone .

L’Italia però intanto è a pezzi, sta fallendo, è piagata e attonita, può giusto sperare che le buone conoscenze internazionali di Draghi e la sua preparazione tecnica siano capaci di ribaltare una situazione molto compromessa.

Ma per Draghi si pone subito un bivio: avrà il coraggio di scegliere persone degne e fuori dagli schemi di partito, pur rappresentanti di diverse sensibilità ed opinioni politiche? Riuscirà a farlo con persone effettivamente di diversa estrazione o soltanto di area prossima alla sinistra, addirittura riporterà in prima linea – con alchimie di pesi e misure – un bel po’ delle facce stravolte del “Conte 2”, magari solo con qualche maquillage?

Se Draghi ha polso non si lasci irretire dalle lusinghe e dalle minacce: serve assolutamente aria nuova, qualità dei ministri con capacità conclamate ed esperienze concrete  in settori specifici.

Spero per l’Italia che Draghi tiri diritto o fatalmente resterà anche lui preso nel tritacarne e allora addio speranze per tutti.

Davanti a questa situazione, se Draghi non sarà eccessivamente pencolante a sinistra,  mi auguro che il centro-destra non si chiuda in sé stesso, resti unito e capisca che deve assolutamente partecipare a questo tentativo concedendo la sua fiduciainiziale e al più criticando in futuro se sarà necessario, ma non  subito emarginandosi  e continuando a ripetere soltanto “al voto, al voto”.

Spero lo capisca soprattutto Giorgia Meloni che fino a ieri volava nei sondaggi, ma rischia ora più di tutti l’emarginazione. Certamente andare al voto sarebbe cosa giustissima, ma al momento è irrealizzabile e quindi occorre adattarsi perché si può essere “patrioti” anche accettando - pur criticamente -  il nuovo esecutivo che va messo al prova prima di essere giudicato.

La destra proponga piuttosto idee “sue” e ne sottolinei la qualità, indichi persone qualificate di “area” più che esponenti di partito. Meloni e Salvini facciano capire agli italiani che sacrificano oggi una vittoria elettorale (quasi) certa per il bene del paese e vedrete che i voti torneranno a casa moltiplicati.

Non si giochi insomma all’Aventino, non ci si tiri da parte e si diventi finalmente attori determinanti impedendo che - astenendosi - il M5S torni ad essere arbitro delgoverno.

Salvo infatti che Draghi presenti una lista di governo dichiaratamente di sinistra non avrebbe senso opporsi in questa prima fase, anche perché si potrà sempre dissentire in futuro, ma un conto è farlo da “fondatori” di una alleanza concentrata su Draghi e un conto opporsi prima ancora di cominciare

 

Ho un solo dubbio su Draghi che spero il futuro dissolverà, ovvero che i suoi ottimi rapporti con la grande finanza internazionale ne possano condizionare le scelte a favore di quei gruppi che guardano all’Italia soprattutto come allo scaffale (ormai semi-vuoto) degli articoli in saldo, ma dove ancora c’è del buono da comprare. Non dobbiamo venderci, non dobbiamo farci comprare, dobbiamo ribadire (e dimostrare...) con orgoglio di non essere soltanto un paese in svendita.

Se Draghi riuscirà a condire autorevolezza con le capacità diventerà davvero un segno di miracolosa inversione di tendenza per un’Italia arrivata ad un passo dal baratro.

 

COMMISSIONE D’INCHIESTA PER IL C.S.M.

La crisi di governo rischia di mettere nell’angolo una situazione insostenibile per la Magistratura italiana denunciata una volta di più dal recente libro di Palamara i cui contenuti sono uno schiaffo ai vertici dei giudici italiani.

Mattarella - oltre che dover indicare il premier – ha il dovere di ricordarsi di essere proprio lui il capo delle toghe italiane e non può (o non dovrebbe) più tollerare che imperversino   personaggi   che   in   combutta   con   la   politica   hanno   reso   molte inchieste (e   molte  nomine)   assolutamente   opache,   in   totale   contrasto   con   i principi costituzionali.

Non si può far finta di niente, non si può continuare a chiudere gli occhi: è un obbligo morale sia per Mattarella che per tutti quei giudici onesti che pagano per colpa di una minoranza impresentabile.

Il   Parlamento   non   può   ignorare   i   fatti   e   ha   il   dovere   di   avviare   subito   una Commissione di Inchiesta che faccia luce sui fatti già noti e quelli denunciati nel libro che purtroppo temo siano assolutamente veri e spesso pienamente riscontrabili (e daltronde non sono stati minimamente smentiti).

 

CACCIATE  E  INDAGATE  ARCURI,  SUBITO !

Perfino il “Corriere della Sera” questa settimana ha dedicato una pagina intera alle malefatte di Domenico Arcuri e alla sua banda che ha acquistato per conto della Protezione Civile mascherine, attrezzature e siringhe a costi spropositati, assurdi e vergognosi.

Dati alla mano, ci sono state regioni (come le Marche) che “in proprio” hanno comprato materiale a UN SESTO del prezzo spuntato invece da Arcuri, oltre a milioni di mascherine costate TRE VOLTE PIU’ CARE del prezzi di mercato tra intrecci inauditi con aziende nate “ad hoc” solo per gli appalti pilotati e coperti della Protezione Civile, con contratti che hanno generato  “commissioni” (pudico nome per dire “tangenti”) di enorme valore.

Arcuri dovrà pur spiegare prima o poi che traffici ci siano dietro per esempio alla “YQT Healt Care B.V.” azienda dalla quale ha comprato mascherine per 100 MILIONI di pezzi e che ha un solo dipendente, una società costituita “ad hoc” solo per la fornitura italiana.

Magari si confermerà (fonte “Corriere”) che in realtà la ditta è solo una srl intermediaria e controllata dalla Bydcare Eu, ovvero la cinese Byd di cui Arcuri è diventato l’unico cliente pagando le mascherine 1,05 euro a pezzo,  quando la stessa ditta LE VENDE DIRETTAMENTE A MENO DI 30 CENTESIMI L’UNA.

Spero che il nuovo governo cacci subito Arcuri e la sua banda, ma che si abbia anche il coraggio di fare un minimo di trasparenza a questo baraccone inaudito che - giocando sulle urgenze e sulle paure degli italiani - non solo non riesce ad organizzare una campagna vaccinale credibile, ma  ha soprattutto sprecato risorse  di   tutti alimentando la corruzione.

E se (incredibile!) il signor Arcuri per decreto governativo è “immune da ogni responsabilità” vengano allora processati i politici che gli hanno conferito tale immunità. Spero che Draghi  abbia il coraggio di  fare pulizia. .

 

GENTE DI LAGO 2

Stanno già terminando le copie del mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito nel 2019 (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

 

I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO

 

 

LA STORIA  A TELE VCO

Per chi ama la storia ricordo che dopo il successo dell’anno scorso su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming ) ogni martedì  alle 14.30 vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale - in collaborazione con UNI3 Arona - con repliche il martedì alle ore 15.30, 16.30 e 22.00 e altre repliche il sabato pomeriggio ore 13.30, 14.30 e 16.30.

  

UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                             MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 800 del 29 gennaio  2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  QUOTA 800 – PAPA’ LIVIO – CRISI – LE MASCHERINE DI ARCURI  - CASO GREGORETTI - AUTOGOL DI BEPPE SALA – CANONE RAI - GENTE DI LAGO – STORIA IN TV

 

800° NUMERO, MI FATE UN REGALO?

Questa settimana esce l’800° numero de IL PUNTO, nato per caso e cresciuto nel tempo. Volete farmi un regalo, se apprezzate quanto scrivo? Mandatemi degli indirizzi mail di qualche vostro amico che può essere interessato a leggerci: non vi costa nulla!

Grazie a chi vorrà farmi gli auguri in questo modo concreto!

 

CENTO ANNI

Un ricordo personale che non ha nulla di politico. Oggi mio papà, Livio Zacchera, avrebbe compiuto 100 anni. Purtroppo è scomparso giusto 30 anni fa e non mi ha potuto vedere quando, pochi mesi dopo, sarei diventato consigliere regionale e poi parlamentare. Ne sarebbe stato orgoglioso? Credo di si. Era un figlio di pescatori, aveva fatto la guerra e la prigionia in Germania, ufficiale di marina si era poi laureato in “Bocconi” con tanti sacrifici e a tutti noi 5 fratelli ha insegnato alcune cose indelebili: il pluralismo delle idee, l’onestà e l’impegno quotidiano. Era un democristiano monarchico, voleva bene alla nostra Italia e ci teneva lo si sapesse.

 

CRISI E LITURGIE

Tanto tuonò che piovve e finalmente Conte ha presentato le dimissioni confidando in un reincarico mentre la crisi procede con le rituali celebrazioni & liturgie.

Se fossi il Presidente della Repubblica  - salvo la certezza di un governo con una maggioranza robusta di idee condivise oltre che di voti, ovvero una ipotesi davvero improbabile - prenderei atto che i cittadini italiani nel 2018 NON avevano votato per una maggioranza come l’attuale e che NON avevano indicato Conte a premier, essendo allora completamente sconosciuto. Inoltre la Costituzione è stata cambiata e il Parlamento numericamente ridotto (e quindi andrebbe rivotato) oltre al particolare non secondario che ormai da due anni tutti i sondaggi segnalano come l’attuale parlamento NON rispecchia neppure lontanamente le opinioni politiche dei cittadini.

E’ credibile una maggioranza se sta in piedi solo con transfughi e traditori vari? Anche se vengono chiamati “costruttori” e “responsabili” perché fa figo, sono e restano ”traditori” visto che si erano presentati al voto con tutt’altre promesse e alcuni addirittura con diverso ed antitetico schieramento politico. Che cosa chiedono ed ottengono in cambio? E’ evidente il voto di scambio..

Elezioni, quindi, per chiedere ai cittadini come vorranno essere governati.

Certamente c’è un periodo incombente di crisi economica e sanitaria ed occorre preparare il Recovery Plan e per questo - in attesa di un voto fissato già da subito ma da tenersi magari a fine primavera - Mattarella dovrebbe incaricare un governo di tecnici che SOLO FINO ALLE ELEZIONI si impegni a seguire questi specifici punti. Sarebbe eccezionalmente positivo e che i ministri si impegnassero anche a NON candidarsi alle elezioni  dimostrando così serietà e spirito di servizio.

Il vero, drammatico interrogativo che Mattarella dovrebbe porsi in tutta coscienza, sarebbe “ Ma questa gente (Conte & C.) è in grado di preparare il piano europeo, farlo approvare e soprattutto applicarlo?” Se Mattarella fosse un galantuomo la sua stessa coscienza gli direbbe di NO ed ecco quindi la necessità nel breve di scegliere persone  tecnicamente capaci e sopra le parti, credibili a Bruxelles.

Puntare a nuove elezioni non significa bestemmiare: si è votato domenica in Portogallo e si sta votando in Olanda (tra l’altro anticipatamente) quindi NON E’ VERO che non si possa votare perché c’è la pandemia.

Coraggio, Presidente, dimostri per una volta di rappresentare la maggioranza degli italiani e si smarchi dai partiti, anche (e soprattutto) da quelli che l’hanno eletta!!

 

I MISTERI OPACHI DI ARCURI

Piano piano sta sempre più emergendo lo sconcertante atteggiamento della squadra di Domenico Arcuri per l’acquisto di centinaia di milioni di mascherine pagate TRE VOLTE il necessario a neo-costituite aziende cinesi e relativi intermediari politicamente collusi mentre altri filoni vengono avanti sull’acquisto delle siringhe e più in generale sulla gestione della Protezione Civile.

Come ben sanno i lettori de “Il Punto” – visto che sono mesi che lo sostengo -  il controllo di questi fondi (donazioni comprese e mai rendicontate) è un grande “buco nero” che sembra sempre di più simile a una fognatura.

Dopo “Report” e “La Verità” anche Giletti a “Non è l’Arena” ha cominciato a dar voce a chi da mesi sottolinea questa autentica porcheria nazionale

Arcuri – nominato e protetto da Palazzo Chigi - non fa una piega, ma in giro si comincia a sentire nell’aria quel classico odore di bruciato (o di cacca)  che precede regolarmente lo scoppio della grana, pur nel silenzio tombale dei TG Rai, allineati e coperti.

Se i Signori Magistrati nel frattempo si dessero una mossa forse farebbero cosa doverosa e giusta: possibile che con tutti i loro potenti mezzi e le Forze dell’Ordine schierate non sono ancora riusciti a scoprire quello che emerge plateale dalle indagini giornalistiche? Pensate se Arcuri fosse stato nominato dal centro-destra…

 

CASO GREGORETTI: INAUDITO

Il premier Conte è stato interrogato a Palazzo Chigi in merito al presunto sequestro di persona di migranti da parte di Salvini per il caso della  “Nave Gregoretti”. All’ uscita dal palazzo il GUP di Catania dott. Nunzio Sarpietro ha testualmente dichiarato (fonte ANSA) “ Il premier Giuseppe Conte ha risposto a tutte le domande, nessuna titubanza, ha risposto anche a domande estremamente generiche. Era molto tranquillo, credo rappresenti molto bene il Paese, mi ha fatto davvero un'ottima impressione».

Ma da quando un giudice si esprime in questo modo su un teste? E’ inammissibile ed inaudito: a parte la discrezione istruttoria, ma qui esprimono giudizi “politici” su un potenziale co-imputato! Ma che imparzialità ha un giudice che pubblicamente  esprime un giudizio politico? Roba da legittima suspicione…

 

ANNA FRANK E BEPPE SALA

Il sindaco di Milano Beppe Sala, paragonando Anna Frank a Greta Thunberg, mi è sembrato irrispettoso e demagogico.

Probabilmente Sala ha fatto solo una sparata pre-elettorale per ingraziarsi i "verdi" ma - credo - offendendo i suoi concittadini di origine ebraica. Paragonare una persona morta in un campo di concentramento dopo violenze inaudite con la giovane svedese è veramente di cattivo gusto visto che Greta gode di tutte le libertà del mondo, ha dietro di sé un contorno molto opaco di sfruttamento d'immagine e porta avanti posizioni prettamente politiche che di "verde" hanno spesso solo un maquillage pubblicitario. Un accostamento offensivo tra la violenza (subita) e la demagogia vissuta, un autogol del coccolatissimo sindaco di Milano, tra un’archiviazione e l’altra visto che con lui la Magistratura è sempre molto, molto compiacente.

PS: Qualcuno ha notizia del candidato del centro-destra alle prossime elezioni comunali di Milano? Rischio di sconfitta annunciata ed autolesionismo al cubo…

 

CANONE RAI

Grazie ad una decisione del governo Renzi l’odioso balzello del canone Rai viene applicato d’autorità sulle bollette elettriche e quindi passa sotto silenzio, ma questo non avviene per le aziende che - a cominciare dagli ALBERGHI - devono provvedere al pagamento diretto.

Ma vi sembra giusto che debbano pagare al 100% GLI ESERCIZI PUBBLICI CHE PER COLPA DELLA PANDEMIA SONO RIMASTI CHIUSI  NEL  2020 E LO SONO ANCORA OGGI, SENZA SAPERE QUANDO MAI POTRANNO RIAPRIRE?

Se un albergo è vuoto, chi mai vede la TV? Certo, furbescamente il canone viene fatto passare come “tassa di proprietà” delle TV, ma possibile che nessuno chieda o pensi a misure di logica ed equità?  

 

GENTE DI LAGO 2

Stanno già terminando le copie del mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito nel 2019 (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

 

I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO

 

 

TELE VCO

Per chi ama la storia ricordo che dopo il successo dell’anno scorso su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming su www.vcoazzurratv.it ) ogni martedì  alle 14.30 vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale - in collaborazione con UNI3 Arona - con repliche il martedì alle ore 15.30, 16.30 e 22.00 e altre repliche il sabato pomeriggio ore 13.30, 14.30 e 16.30.

  

UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                                        MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 799 del 22 gennaio  2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  CONTE: LA CRISI SCONTATA – USA: TUTTO A POSTO! - ITALIANI IN PARTENZA – VERBANIA E LA CULTURA – GENTE DI LAGO 2 - STORIA A TELE VCO.

 

COME VOLEVASI DIMOSTRARE 

Come ex parlamentare di lungo corso credo doveroso chiedere scusa agli italiani per la sceneggiata indecorosa che è andata in scena al Senato e che  si replicherà a breve, magari con sfiducia personale a qualche ministro (Alfonso Bonafede?) .

E’ finita come già si sapeva in partenza, ovvero la fiducia concessa a Conte ma solo con maggioranza relativa e con la tragicommedia della “Crisi di governo a metà”. Sono andati in scena così i soliti pasticci, i tradimenti, i salti di qua e di là senza un minimo di ritegno, con senatori che sono scappati a fare pipì al momento del voto rientrando in aula solo alla fine sapendo già l’esito finale e quindi “posizionandosi”  di conseguenza.

Il peggio è stato che Conte - per ingraziarsi i “cespugli” - ha insistito sul proporre una nuova legge elettorale proporzionale: una manna per i partitucoli del 3% che potranno così – vedi Renzi – minacciare e ricattare in futuro qualsiasi governo.

Non solo la crisi di oggi, insomma, ma si è anche inoculato il cancro per il futuro.

Sui transfughi lasciamo perdere, mi auguro – ma è una pia illusione -  che la stessa Magistratura che inquisì per anni Berlusconi per aver cercato di “comprare” voti faccia adesso lo stesso ora con Conte che ha agito allo stesso modo. Certi personaggi  – come i coniugi Mastella – sono la realtà più ipocrita di chi intende la politica in un certo modo: lo sanno e lo vedono tutti, quindi non val la pena sottolinearlo.

Un discorso a parte invece per il drappello di “Forzisti” che hanno cambiato casacca in corso di votazione e tra l’altro senza neppure avere il coraggio di dirlo prima, come  la senatrice Maria Rosaria Rossi, fino ad ora assunta agli onori della cronaca soprattutto per il suo giunonico petto che aveva notoriamente sedotto Berlusconi.

Vale la pena di riprodurre il suo profilo prendendolo parola per  parola da Wikipedia (controllate!):

 

“… Si diploma all'istituto tecnico commerciale e negli anni novanta è animatrice e PR nelle discoteche romane. Si iscrive a Forza Italia  nella primavera del 2007  e Silvio Berlusconi rimane colpito dal suo entusiasmo (!!), fa la comparsa nel video di "Menomale che Silvio c'è" in vista delle elezioni politiche del 2008 per le quali viene candidata con il PdL, nella quindicesima circoscrizione Lazio 1, per diretta volontà di Berlusconi, risultando eletta deputata. (…)  A dimostrazione di come sia riuscita ad assicurarsi la fiducia del Cavaliere viene chiamata “La zarina di Tor Crescenza”. Nel 2013 diventa senatrice di FI ed è nota nel gergo comune con il soprannome "la badante", in quanto ha assistito personalmente Silvio Berlusconi per anni in ogni sua uscita privata e pubblica. (l’avete sempre vista nel suo seguito ovunque – ndr). A seguito dell'operazione al cuore di Berlusconi, nel 2016, le donne vengono allontanate da Palazzo Graziosi e da Arcore dal "consiglio di famiglia" (i figli, Gianni Letta, Fedele Confalonieri e Niccolò Ghedini) poiché ritenute colpevoli del suo stress (…) Alle elezioni politiche del 2018 è rieletta senatrice di FI.

Nel 2010 alcune intercettazioni telefoniche in indagini di polizia giudiziaria, rivelano la sua abituale partecipazione alle cene “bunga bunga” organizzate nella residenza di Arcore e sulla questione dichiara: «È reato rilassarsi un po'?»  Il 24 giugno 2013, nell'ambito del processo per concussione e prostituzione minorile a Silvio Berlusconi, viene trasmesso in procura il verbale della deposizione della Rossi per valutare se esistano o meno i presupposti per essere indagata per falsa testimonianza. Il 30 giugno 2015 la Procura di Milano notifica l'avviso di fine indagini a 34 indagati tra cui la Rossi, accusata di falsa testimonianza nell'inchiesta Ruby Ter riguardante le cene di Arcore. Il 19 ottobre 2016 viene rinviata a giudizio insieme ad altre 22 persone... “.

 

Fin qui Wikipedia, ma la domanda che tutti si sono fatti è “Ma come è mai possibile che una come questa sia diventata parlamentare e perfino senatrice?” A differenza di Cicciolina (che almeno i voti di preferenza con i Radicali li aveva presi) la senatrice Rossi però non è MAI stata votata dai cittadini: grazie al vigente sistema elettorale è sempre stata inserita in liste bloccate e così ha accumulato già 3 legislature senza MAI dare un rendiconto politico o avere un gradimento da parte degli elettori.

E’ questo il nocciolo del problema: se l’Italia non capisce l’assurdità di un sistema elettorale dove il valore del singolo candidato non conta nulla, è evidente che i leader continueranno a candidare chi vogliono, alla faccia delle competenze.

Non lamentiamoci poi delle sceneggiate come quelle viste in questi giorni.

 

USA: TUTTO A POSTO !

Joe Biden ha giurato come nuovo presidente USA, i "buoni" hanno vinto e il "cattivo" finalmente se ne è andato: tutto risolto, come i film western di quando eravamo bambini e alla fine "arrivano i nostri" per uccidere gli indiani cattivi. Un finale non più politicamente corretto (adesso avrebbero sempre ragione gli indiani) ma che rende l’idea.  Adesso il mondo è salvo, dai prossimi giorni scenderà anche la CO2 in atmosfera e tutti vivranno felici e contenti, senza più muri e tra baci ed abbracci.

Vedrete per credere e vedrete anche che al primo coccolone di Biden la nuova vice-presidente Harris prenderà le redini, come spera buona parte del partito democratico.

Facciamo comunque gli auguri a Biden (sinceri, perchè ne ha e ne abbiamo davvero bisogno) che non sembra una cattiva persona, ma piuttosto un personaggio scialbo e incolore, “messo lì nella vigna a far da palo”,  ma questo lo vedremo e lo giudicheremo alla prova dei fatti.

Il giorno del giuramento su Rai 1 l'ex first lady è chiamata "Escort" dal solito Alan Friedman che per quattro anni ha sbavato odio, tanto nessuno dice gli nulla: questione di stile, così come sono definiti "prezzolati" quelli che comunque salutavano Trump.

Pochi hanno riflettuto che mentre per il giuramento di Biden Washington era presidiata da 25.000 soldati per timore di assalti (di chi?), i media italiani non hanno riproposto o commentato i filmati del 6 gennaio quando i cancelli del Congresso - presidiati da quattro gatti, nonostante una grande manifestazione incombente - sono stati APERTI ai dimostranti, chissà per ordine di chi...  

Misteri americani, mica ci sono solo a casa nostra!

 

GLI ITALIANI SE NE VANNO

Ancora in aumento gli italiani che si trasferiscono all'estero. È quanto rileva l'Istat nel suo ultimo rapporto, secondo cui nel 2019 le cancellazioni anagrafiche per l'estero (emigrazioni) sono poco meno di 180mila (+14,4% sul 2018), moltissime in più di qualche anno fa quando erano circa 40.000 l’anno-.

Tre su quattro riguardano italiani, quasi tre cittadini italiani su quattro trasferitisi all'estero nel 2019 hanno 25 anni o più (circa 87mila): uno su tre (28mila) è in possesso di almeno la laurea. Fin qui le cifre dell’ISTAT che però non fotografa completamente la verità. In realtà, infatti, i numeri sono molto maggiori ma - soprattutto chi emigra per lavoro all’interno della UE- non cambia la propria residenza perchè (almeno prima del Covid) va e viene spesso dall’Italia mantenendo i legami, ma producendo e lavorando all’estero.

Un altro aspetto che va sottolineato è il costo per l’Italia per preparare laureati e diplomati che poi non “reinvestono” quanto imparato nel proprio paese. Creare un laureato costa al “sistema Italia” oltre 200.000 euro e se in un anno se ne vanno (almeno) in 28.000 significa aver perso solo con queste persone 5,6 MILIARDI di “investimenti cultura”.

Una emergenza di cui si chiacchiera poco, ma per la quale non si fa assolutamente NULLA.

Chi è interessato ad approfondire queste tematiche mi richieda il libro “Integrazione (im)possibile? Quello che non vi dicono su Islam, Africa ed immigrazione” che ho scritto recentemente con dati e notizie sconcertanti su queste problematiche.

 

VERBANIA E LA CULTURA

E’ sfumata la speranza della città di Verbania di diventare “Capitale italiana della Cultura” (alla fine ha vinto Procida) e mi dispiace perché sarebbe stata comunque una occasione di promozione per la mia città.

Mi ha fatto però amaramente sorridere che un punto di forza della candidatura verbanese fosse il nuovo teatro “Il Maggiore”, voluto e costruito quando ero sindaco e inaugurato dopo la fine del mio mandato.  Non posso dimenticare le lotte furibonde, i boicottaggi, le richieste di referendum, i ricorsi, le petizioni, le denunce CONTRO il costruendo teatro (anche quando era già in costruzione) promosse allora da buona parte della sinistra e dal PD in particolare, quello stesso che adesso se ne fa vanto.

Grazie a chi – come Giandomenico Albertella – ha voluto ricordare queste cose nei giorni scorsi, visto che la memoria collettiva evapora presto. 

 

GENTE DI LAGO 2

Stanno già terminando le copie del libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito nel 2019 (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato da me insieme a Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

 

I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO

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STORIA TELE VCO

Per chi ama la storia ricordo che dopo il successo dell’anno scorso su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming ) ogni martedì  alle 14.30 vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale - in collaborazione con UNI3 Arona - con repliche il martedì alle ore 15.30, 16.30 e 22.00 e altre repliche il sabato pomeriggio.

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UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                                             MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 798 del 15 gennaio  2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  REALISMO - IN ONDA LA VERGOGNA – ROMANO MISSERVILLE - CHI CENSURA LA CENSURA – AUTO ELETTRICHE – LA STORIA A TELE VCO

 

REALISMO

Mentre impazza la “crisi di governo a metà” e sono in corso tutti i traffici possibili per intruppare senatori al posto dei renziani e permettere così a Conte di mantenersi a galla, credo che la decisione più seria e sensata - ma soprattutto rispettosa degli italiani - sarebbe che il presidente Mattarella fissi senza indugio nuove elezioni per la fine della primavera.  

In attesa del voto la politica dimostri realismo e concretezza favorendo la formazione di un nuovo governo affidato ad un tecnico di provate capacità internazionali che – con obbligo morale di non candidarsi alle elezioni – raccolga un esecutivo con rappresentanti di TUTTI i partiti e con l’obiettivo di gestire la pandemia ed il Recovery Plan.

Non è possibile pensare che i prossimi dieci anni vengano decisi da un governo che - se otterrà la fiducia - avrà fatto evidenti pateracchi o assoldato truppe cammellate (da Mastella al MAIE) senza che il piano sul futuro dell’Italia sia condiviso con le regioni, le categorie produttive e i sindacati.  

Ma come è possibile che venga tutto imposto a tavolino ed in segreto, con "schede" teoriche ed incomprensibili, soggette ad ogni tipo di interpretazione futura? Ammesso che l’Europa ci finanzi “al buio” (e non ne sarei così sicuro), chi pagherà il deficit che si è creato nel 2020 e che a metà gennaio sta già richiedendo un ulteriore scostamento di bilancio, finanziato con altri debiti senza copertura?

Capisco le ambizioni personali di Conte, le paure elettorali del M5S e i traffici in corso nel PD, ma il presidente Mattarella ha il dovere morale di intervenire non solo come spento “notaio” della crisi, ma con un guizzo di autorevolezza e decisione.  

 

REPORT: IN ONDA LA VERGOGNA

Non so quanti lettori de “IL PUNTO” abbiano seguito la trasmissione “Report” di lunedì sera su Rai 3 dedicata al super commissario Domenico Arcuri e all’acquisto di decine di milioni di mascherine Covid. Incredibile apprendere (aspetti solo in parte già emersi nei mesi scorsi ) che la Protezione Civile ha comprato le mascherine in Cina – mettendo in crisi le aziende produttrici italiane – pagandole molto di più del loro valore di mercato (fino al 300% dei costi correnti), che una mega-commessa di 600 MILIONI di Euro che è stata assegnata ad una società fantasma fondata 5 GIORNI prima della fornitura svoltasi a trattativa privata, società peraltro collegata a faccendieri italiani – guidati da Mario Benotti, già consulente alla Presidenza del consiglio con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni  - che per “commissioni” hanno ricevuto 60 MILIONI di euro.

Uno si aspetta che il giorno dopo questa trasmissione-scandalo ne parli tutta Italia, che le notizie vengano smentite, oppure che i TG vi dedichino ampio spazio, mentre solerti Magistrati annunciano inchieste e  fioccano le interrogazioni parlamentare per l’evidente cattiva gestione dei fondi pubblici… Macchè, tutto è finito sotto silenzio.

Alla domanda (censurata) di un giornalista di Report ad Arcuri per avere chiarimenti, con voce scocciata e monocorde l’Arcuri dichiara di non voler rispondere “perché sono in corso indagini della Magistratura”

Davvero sono in corso indagini? Quindi Arcuri ha ricevuto un avviso di garanzia, altrimenti come potrebbe saperlo? E come mai allora non ne parla nessuno? Eppure il “mediatore” Benotti sembra aver scambiato ben 1200 (!) tra telefonate e SMS proprio con Domenico Arcuri.

Dalle mascherine si passa poi alla fornitura dei banchi girevoli inutilizzati ed inutilizzabili  (ma costati altre decine di milioni di euro) con acquisti sempre gestiti riservatamente da Arcuri, così come il sistema “Immuni” che non funziona e non ha mai funzionato.  

Cose inaudite, eppure l’ineffabile supercommissario Arcuri è sempre lì, incollato ai vertici della Protezione Civile senza che nessuno nel mondo politico chieda chiarimenti, dati, circostanze o ne chieda magari le dimissioni.

Uno schifo colossale nel disinteresse generale, ma questa è l’Italia di oggi, con un governo (almeno fino a ieri) che copre (o favorisce?) questi scandali vergognosi.

 

RICORDO DI ROMANO MISSERVILLE        

Pochi – anche a destra – possono ricordarlo, ma è morto a 86 anni Romano Misserville, “storico” senatore del MSI-DN per 4 legislature ed avvocato di fama. Negli anni ’80 fu sindaco del suo paese, Filettino, quando i sindaci di destra si contavano sul palmo di poche mani, ma soprattutto era una persona per bene, coerente e stimata da tutti, un grande signore e un vero amico.

Lo ricordo nell’autunno del 1993 quando – allora ero consigliere regionale - lo incontrai per caso davanti a Montecitorio e lui mi disse “Marco, con questa nuova legge elettorale l’anno prossimo vinceremo le elezioni e saremo al governo”.

Mi sembrava un' ipotesi assurda e invece aveva proprio ragione…

 

CHI CENSURA LA CENSURA

Premesso che Trump è quindi pazzo, provocatore, fascista (ovviamente) ecc.ecc. restano alcuni gravi dubbi che dovrebbero crescere nei pensieri di chi non ha completamente perso un minimo di equilibrio. Alludo alla censura “preventiva” che i gestori di Twitter e Facebook hanno imposto all’ (ex) presidente americano.

Credo che in una democrazia si debba poter criticare l’opinione dell’avversario eventualmente dissentendo, ma se lo si chiude “preventivamente” (e pur con 88 milioni di contatti, oltre che 75 milioni di voti) si fa semplicemente della censura.

Allo stesso modo perché i vertici di quelli reti hanno poi silenziato Trump e non le decine di dittatori  o criminali di ogni tipo che impuniti imperversano nel mondo “virtuale”? Chi ha il diritto di decidere se e quando cancellare dalla rete le opinioni altrui, giuste o sbagliate che siano?

Anche perché viene censurato Trump e - per esempio - nulla si dice e si fa quando l’ayatollah iraniano Khamenei, nel cui Paese continuano le impiccagioni di dissidenti e le persecuzioni contro le donne, scrive «Israele è un cancro maligno in Medio Oriente che va rimosso e sradicato» e non ci vuole molta fantasia per immaginare come dovrebbe realizzarsi questo «sradicamento».

Mi piacerebbe sapere in proposito l’opinione di Gad Lerner, di nota famiglia ebrea, che ha tanto esultato proprio per la censura imposta a Trump, un personaggio che, andando avanti cos,ì per milioni di americani diventerà perfino un martire, il che non mi sembra un colpo di genio

 

AUTO ELETTRICHE: SARA’ VERA GLORIA ?

Sull’ambiente ci sono diverse questioni che mi piacerebbe verificare più seriamente, per esempio la questione delle auto elettriche.

Da anni ci dicono che il futuro del pianeta sta nella riduzione della CO2 e quindi delle auto elettriche, più “ecologiche” rispetto a diesel e benzina. Eppure l’elettrico non decolla, anche per costo esorbitante dei modelli.

E’ ora però di chiedersi se davvero la scelta sia la più sensata, perché un conto è l’ ibrido, un altro milioni di veicoli per uso generalista solo con l’energia elettrica che qualcuno deve produrre e tenuto conto che la gran parte dell’energia elettrica nel mondo – visto che i verdi non vogliono il nucleare – è tuttora prodotta da centrali termiche, ovvero bruciando carbone, gas e gasolio.

Non solo: produrre batterie costa e inquina, smaltirle e distruggerle è anche peggio ed anche questo è (e sempre di più sarà) un costo ambientale spaventoso.

C’è poi un ulteriore problema, di cui non si parla: le materie prime per costruire le batterie (cobalto, nichel, litio) sono quasi tutte in mano alla Cina che ha in concessione quasi il 90% dei giacimenti mondiali e controlla anche il know how del processo industriale.

Pechino ha silenziosamente colonizzato anche il Congo (Zaire), che è il più grande produttore di cobalto al mondo, ed ha strappato contratti decennali di sfruttamento anche in Sud America.

Si è portata avanti con l’elettrico perché - non avendo grandi produttori di automobili e dovendo ridurre l’inquinamento nelle grandi megalopoli cresciute a dismisura per effetto delle transizioni demografiche dalle campagne - ha puntato da subito sullo sviluppo dell’elettrico.

Da anni i cinesi investono d'altronde anche sulle batterie per la domanda di prodotti di elettronica di largo consumo – smartphone, tablet, pc – di cui è diventata la fabbrica del mondo. La Foxconn, con sede a Shenzhen è lo storico fornitore di Apple, Amazon, Hp, Microsoft, Sony, BlackBerry.

Perché nessuno approfondisce queste tematiche e ci spiega un po' meglio il guaio in cui - sulle onde dell’ entusiasmo “verde” - stiamo andando a cacciarci?

 

LA STORIA A TELE VCO

Per chi ama la storia ricordo che dopo il successo dell’anno scorso su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming ) ogni martedì  alle 14.30 vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale - in collaborazione con UNI3 Arona - con repliche alle ore 15.30-16.30 e 22.00 e il sabato pomeriggio.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA  A TUTTI                         MARCO ZACCHERA     




                                                           




IL PUNTO   n. 797 del 8 gennaio  2021

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  STORIA IN TV - NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA – IL RICOVERY  CHE NON C’E’ -– MONUMENTI GIU’ -  PASTA FASCISTA – Approfondimento: FINISCE L’ERA TRUMP

 

LA STORIA A TELE VCO

Per chi ama la storia ricordo che dopo il successo dell’anno scorso su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 18, oppure in streaming ) ogni martedì  alle 14.30 vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale - in collaborazione con UNI3 Arona - con repliche alle ore 15.30 - 16.30 e 22.00. Per ulteriori info, contattatemi.

 

NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA

La situazione politica italiana è diventata così tragica - ma contemporaneamente grottesca - da togliere la voglia di prendersela.

Se una banda di incompetenti alla Conte & C. riescono a galleggiare impuniti dopo 10 mesi di pandemia significa che ormai gli italiani sono sostanzialmente rassegnati tra zone rosse, gialle, arancioni e “giallo-rafforzate” con colori che cambiano due volte al giorno. 

Vi invito  a rivedervi i TG o le trasmissioni di questa primavera ed ascoltare le LORO dichiarazioni con promesse, assicurazioni e certezze: sono tragiche visto quello che poi è successo, ma a tratti anche esilaranti.

Riascoltate il video su LA7 del 28 gennaio 2020 quando Conte dichiarava “La situazione è perfettamente sotto controllo, siamo prontissimi, abbiamo adottato tutti i protocolli possibili, in Italia non accadrà mai quanto sta accadendo in Cina, siamo comunque perfettamente preparati ad ogni evenienza.”  

Oppure la fantastica intervista a Di Maio a febbraio quando chiama il Covid “vairus” e ringrazia entusiasticamente la Cina per le mascherine in arrivo. 

Cominciò così lo show di Conte, dando poi il via alla serie infinita di nomine,  commissari, commissioni, esperti, saggi... Tutti spariti se dissenzienti o ancora a pontificare in TV se ossequienti, con la nomina suprema del taumaturgo San Domenico Arcuri, il super super super esperto (i suoi fallimenti per Bagnoli, Termini Imerese e Ilva sono inciampi secondari). Ricordate d'altronde quello che lo stesso Arcuri  sosteneva in TV (andate a risentirlo!) ovvero che cliccando “Immuni” sul telefonino ci si salvava ed invece è stato un flop totale? Quisquilie per il  “grande” Arcuri, quello che ha a disposizione fondi illimitati senza controlli, che nomina, fornisce e compra, ma che soprattutto ora dispone a suo piacimento delle nostre vite, visto che sceglie lui chi far vaccinare prima oppure no e al quale non si può MAI fare una domanda in contraddittorio.

Poi ci sono da risentire le idiozie generiche o ovvie alla Azzolina o le  performance della Bellanova che ancora pochi giorni fa sosteneva come il vero problema grave dell’Italia fosse soprattutto il settore agroalimentare, eppure è proprio lei che guida (!?) la delegazione dei renziani al governo, quelli che sostengono che la crisi “non è una questione di poltrone”, però se da 2 saliranno a 3 ministri e avranno la delega ai servizi segreti allora possiamo discuterne.

A ruota arriva la Lamorgese, quella che aperto i porti e non riesce a controllare chi arriva, ma tanto la colpa è sempre di Salvini.

Ma su tutti in TV c’è sempre lui, il “principe Conte”, tutto giacca e cravatta e con lo staff che controlla e censura perfino il passaggio dei filmati di repertorio in TV. Come il Duce, Conte è sempre al lavoro, attento, presente, impeccabile, “sul pezzo”. Già avvocato del popolo e ora novello Messia, adesso sta tentando il suo terzo tuffo con avvitamento carpiato all’indietro pur di restare a Palazzo Chigi.

D’altronde a contrastare questi fenomeni non è che il centro-destra peraltro brilli di ingegno. Si parla da tempo di un rimpasto in Regione Lombardia sostituendo l’assessore alla sanità Giulio Gallera (quota FI). Quale nome nuovo è stato proposto dallo staff dell’esimio cav. Silvio Berlusconi? Nientepopodimenoche… Letizia Moratti! Sì, finalmente un “nome nuovo”, ovvero proprio lei,  l’ex ex ex di tutto ed anche ex sindaca di Milano dove solo la sua testardaggine a ricandidarsi fece perdere la guida della metropoli alla coalizione. Ma possibile che a destra non ci sia niente di meglio da mettere sul mercato?  “Buon Anno, Italia!”… ma si fa per dire.

 

RECOVERY PLAN: LEGGETELO !

Tutti gli italiani dovrebbero dedicare 5 (cinque) minuti della loro vita per cercare di leggere le bozze del RECOVERY PLAN proposto da Conte ormai un mese fa.

Basta cercarle su mille fonti internet ed aprendo le sue striminzite schede – per 200 MILIARDI !! - scoprireste che…il piano non c’è !

Quasi nessuna fonte informativa le ha fatte vedere o ha spiegato al popolo sovrano che le famose “schede” sono in realtà di una genericità assoluta, scritte in termini burocratici astratti e con nessun riferimento al reale. Una serie di buone intenzioni, delle ipotesi di massima senza però veri dettagli e dove  - soprattutto - ci si potrà infilare di tutto e di più. 

Escludo che l’Europa - se per una volta si dimostrerà una cosa seria - vorrà dare veramente dei soldi all’Italia sulla base di idee o speranze così ovvie, largamente condivisibili proprio solo perché generiche, teoriche, assolutamente non concrete e soprattutto senza una linea delle priorità.

 

CITTADINANZE & MONUMENTI

A Verona vogliono togliere la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano, negli USA la statua del generale Lee (comandante in capo delle forze sudiste ai tempi della guerra di secessione) è stata tolta dal Campidoglio e al suo posto è stata messa quella di una attivista nera contro l’apartheid, mentre i monumenti a Cristoforo Colombo vengono ovunque abbattuti. 

Saviano mi sta da sempre sulle scatole, così come chi conosce la storia sa che Lee è stato un eroe ed un brillante generale, anche se della parte “sbagliata”, soprattutto perché la storia la scrivono sempre i vincitori.

In ogni caso sono contrario a queste scelte “revisioniste” perché esprimono un giudizio contemporaneo rispetto a quello storico che va sempre visto con rispetto, soprattutto se si riferisce a fatti lontani nel tempo, quando c’erano diverse percezioni e sensibilità rispetto ad oggi.

Per questo trovo sia ridicolo dis-assegnare cittadinanze onorarie al mutar di maggioranze politiche, così come abbattere le statue di Colombo solo perché ha portato i bianchi “cattivi” in America.

Se i bianchi hanno sterminato i nativi americani certo non è stata colpa di Colombo, così come Lee ha difeso il “suo” Sud dall’ invasione nordista ritenendo solo di fare fino in fondo il proprio dovere.

 

LA PASTA “FASCISTA”

Siccome in Italia non abbiamo altri problemi è surreale la vicenda legata al pastificio “La Molisana” di Campobasso che si è scoperto produrre da decenni le “Abissine rigate” e le “Tripoline”, due formati di pasta composti da farina locale.

Pare infatti che negli anni Trenta l’Italia avesse celebrato la stagione del colonialismo anche con nuovi formati di pasta: Tripoline, Bengasine, Assabesi e Abissine, di sicuro sapore littorio e che “La Molisana” abbia continuato a produrli, debitamente pubblicizzandoli.  

L’azienda è ora finita sotto accusa per leso antifascismo ma, anziché coerentemente difendere una linea produttiva che va avanti da decenni, si è affrettata a cambiare nome e presentazione ai suoi prodotti  (con molta tempestività democratica: solo dopo 75 anni!).

Per evitare ulteriori polemiche le "Abissine rigate" diventeranno ora semplicemente "Conchiglie". 

Fantastico soprattutto il comunicato stampa dell’azienda che testualmente recita “ Ci scusiamo per il riferimento riguardante i formati di pasta Abissine e Tripoline che hanno rievocato in maniera inaccettabile una pagina drammatica della nostra storia.  Cancellare l’errore non è possibile, ci stiamo già impegnando a revisionare i nomi e i contenuti dei formati in questione”  Non solo, per evitare ulteriori guai - oltre che per meritarsi adeguati meriti resistenziali  i titolari del pastificio hanno sottolineato (lo spiega molto seriosamente l’ANSA di due giorni fa) che nel dopoguerra il capostipite della famiglia "Partecipava alle sottoscrizioni della Festa de L'Unità."

Insomma veramente della bella gente, italicamente coerente e soprattutto coraggiosa!

Chi sarebbe da rinchiudere adesso in manicomio per questa polemica assurda: i pastaioli, i giornalisti o gli antifascisti locali ?  Credo che polemizzare su queste sciocchezze squalifica ed insulta la Memoria di chi l’antifascismo l’ha fatto sul serio e il fascismo l’ha subito sulla propria pelle.

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Approfondimento: FINISCE L’ERA TRUMP

 

L’occupazione del Campidoglio USA per alcune ore da parte dei sostenitori di Trump è stato l’ultimo atto (decisamente squallido) di quattro anni di una presidenza sempre contestata da chi non aveva mai accettato la sua presenza alla Casa Bianca.

Un gesto dimostrativo (evidentemente tacitamente tollerato dalla polizia, perché mi rifiuto di credere che poche migliaia di dimostranti possano occupare il Congresso americano senza un immediato e determinato intervento degli agenti) che ha portato però anche a quattro morti e che sottolinea la spaccatura del paese.

In democrazia però si vince e si perde, e quando si perde lo si deve accettare: è la principale regola del gioco e deve valere per tutti.

Radicalizzando lo scontro, d'altronde, Trump sapeva che avrebbe portato al voto molti più avversari e quindi la sua politica non ha certo pagato in termini elettorali.

Potrà invocare la pandemia, l’ostilità dei media, le grandi potenze finanziarie schierate contro di lui, ma Trump ha perso e quindi la sconfitta deve accettarla, non mettersi certo a sobillare gruppi più o meno eversivi.  

Certo gli USA sono oggi un paese diviso con poche migliaia di voti georgiani che sono stati il sipario definitivo sull’ “Era Trump”.  Pochi voti di margine che hanno però assegnato ai democratici i due seggi in ballottaggio portando il Senato in parità (50 a 50) ma con il voto del presidente a poter fare la differenza.

Secondo la costituzione americana il presidente del Senato (che pur -  per prassi - di solito si astiene) non è elettivo, ma è proprio il vice-presidente dell’Unione e quindi sarà proprio la prossima vice-presidente Kamala Harris a garantire a Biden la maggioranza del Congresso, visto che la Camera dei Rappresentanti è già in mano democratica pur avendo perso a novembre 18 seggi a vantaggio dei repubblicani.

Joe Biden non sarà quindi un presidente “azzoppato” e potrà contare sul voto del Congresso almeno per i prossimi due anni perché – non va dimenticato – un terzo del Senato e tutta la Camera vengono rinnovati ad ogni primo martedì di novembre degli anni pari, con la prossima puntata già fissata quindi per il primo novembre 2022.

Per noi italiani - che rischiamo ogni settimana la crisi di governo e dove il richiamo al voto anticipato è una costante - questa periodicità sorprende, ma intanto assicura continuità da 250 anni al sistema elettorale americano, proprio quello che Trump giudica “corrotto come non mai”.

Il voto ha anche prodotto una indubbia involuzione  del Partito repubblicano che esce dal turno elettorale non tanto sconfitto nei voti (in fondo nessuno aveva mai preso tanti voti presidenziali come Trump a novembre) ma profondamente spaccato al proprio interno.

Con il proprio carattere e con i suoi atteggiamenti spesso eccessivamente di rottura, Trump è stato capace di nascondere le cose buone che pur ha fatto, come la netta inversione economica data agli USA prima della pandemia e i suoi successi in politica estera. Certamente ha avuto contro la grande stampa, la sinistra, i centri di potere, ma ha indubbiamente fatto di tutto per renderseli ostili ed ha clamorosamente sbagliato – secondo me - anche l’approccio alla realtà post voto di novembre: la sconfitta in Georgia (già roccaforte repubblicana) lo prova.

Per esempio, se erano prevedibili (e da lui sempre denunciate) distorsioni sul sistema elettorale postale perché un presidente che da 4 anni controlla l’esecutivo non è intervenuto prima per evitarli? E - in una situazione dove i democratici mobilitavano in Georgia le diverse componenti razziali della società - valeva la pensa di buttarla tutto sulla polemica e la contrapposizione?

I voti in Georgia hanno sottolineato che non ha pagato la linea barricadera di Trump e il suo radicalizzarsi in un elettorato che è sicuramente  maggioranza soprattutto nelle campagne, ma che diventa numericamente perdente nei grandi centri e nel momento in cui i democratici riescono a mobilitare per il voto le minoranze etniche, a cominciare da quella nera visto che gli ispanici di prima generazione sembrano invece diventati una componente importante dei repubblicani .

Così, mentre Trump urlava al voto rubato, in Georgia  ha vinto il reverendo Raphael Warnoch, leader di una comunità religiosa nera e noto predicatore televisivo, in aperta opposizione alle chiese protestanti bianche ed integraliste che hanno invece appoggiato Trump.

Anche in questa spaccatura politico-religiosa c’è una profonda novità nell’elettorato americano che normalmente porta ad iscriversi al voto (atto obbligatorio ogni volta per poter votare) solo circa la metà degli aventi diritto: se aumentano i votanti tendenzialmente vincono sempre (come da noi)  i democratici.

Trump un anno fa era convinto del successo e  i democratici avevano scelto Biden come opaco male minore, ma prima il Covid e poi gli atteggiamenti incendiari del Presidente hanno portato alle elezioni più controverse e radicali della storia, oltre che le più care vista l’enorme somma spesa – soprattutto dai democratici – per cercare di influenzare gli elettori.

C’è un altro aspetto fondamentale: Trump ha perso, ma ha fatto anche perdere il proprio partito che in buona parte lo ha sopportato in silenzio per quattro anni ed ora cercherà di distruggerlo. Trump non è stato un personaggio facile da digerire in casa repubblicana, ha spostato su posizioni radicali il partito perdendo voti e simpatie in settori storici dell’ “Old Party” che non hanno condiviso molte delle sue posizioni. Squadra che vince non si cambia, ma quando perde la resa dei conti è inevitabile.

Alla fine Joe Biden ha giocato (e sta giocando) l’accorta carta della moderazione, accolta dagli sdolcinati commenti dei leader mondiali, ma anche perché capisce di avere comunque una maggioranza minima sia al Congresso che nel paese, oltre ad una Corte Suprema di chiara impronta conservatrice anche se sul voto di novembre ha dimostrato – come era ovvio, salvo che per qualche commentatore nostrano  – la propria tradizionale ed assoluta indipendenza.   

Proprio la Corte Suprema resta così uno dei pochi punti di riferimento per un’America che oggi appare politicamente divisa, smarrita ed economicamente prostrata in molti settori per il Covid che tuttora imperversa, drogata per l’andamento anomalo dei mercati finanziari che con il loro potere (e milioni di dollari) hanno apertamente aiutato Biden. Nodi che verranno al pettine molto presto e che ora spostano tutta la responsabilità – e senza più alibi – in casa democratica.

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UN SALUTO A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 796 del 28 dicembre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  BILANCI – TELENOVELA CONTE-RENZI -  IL CONFORMISMO DELLE IDIOZIE – MIGRANTI SPARITI -  LEGGIAMO TRA LE RUGHE 

 

BILANCI:  NE VALE LA PENA?

La fine d’anno porta necessariamente a fare dei bilanci, dei (buoni?) propositi,  a volte a stendere dei programmi.

La prima domanda che spesso mi faccio E’ SE SERVA O MENO SCRIVERE SETTIMANALMENTE IL PUNTO, che sta giungendo al 17° anno di vita e all’ottocentesimo numero della serie.

So benissimo che non fa e non farà cambiare le cose e che più che altro è uno sfogo personale, ma vorrei fosse sempre un inno al buonsenso capace di dare ai lettori argomenti e  un piccolo stimolo alla resistenza.

Purtroppo la gran parte delle persone in Italia è ormai totalmente disinteressata alla politica e al futuro del nostro paese, subisce ed accetta con rassegnazione.

In questo senso il “sistema” ha perfettamente raggiunto lo scopo: disgustare per atrofizzare il cervello della gran parte delle teste potenzialmente pensanti, dirottarle su problemi contingenti, consumismo e tematiche superficiali e controllando così i media, l’economia, la finanza, i governi.

Non prendiamoci in giro: la colpa di questo è soprattutto  della mia generazione che ha sciupato tempo, risorse, e perso molte occasioni mentre sulla terra si moltiplicavano gli abitanti distruggendo il pianeta e in Italia il mediocre poteva avanzare senza timori.  

Responsabilità generazionali e politiche: se il centro-destra fosse stato migliore non sarebbe tornata la sinistra che ha dominato l’ultimo decennio e sta progettando tutto per mantenere il potere nel prossimo. Incapacità, superficialità, a volte complicità hanno nauseato gli elettori che si rifugiano dove possono o scelgono il male minore.

Certamente la sinistra controlla gran parte dell’informazione, della magistratura, della cultura ed ha una esperienza di gestione del potere incredibilmente lunga e variegata con la sua straordinaria capacità di rinnovarsi, o almeno di darne l’impressione.

E’ un circolo vizioso autoreferente e quando – per puro caso – c’è un inciampo elettorale state tranquilli che presto  tornerà a tessere la tela.

A destra siamo individualisti, incapaci di fare squadra, di far crescere quadri preparati, ma tanti “battitori liberi” non fanno un’orchestra ed è un perpetuo remare in salita.

Quello che quotidianamente più mi indigna è la manipolazione della verità attraverso una comunicazione sbilanciata, fuorviante e con una incredibile serie di banalità  “politicamente corrette” che ogni giorno ci ingessa e mette alla gogna tutti quelli che non la pensano secondo il pensiero dominante.

Non puoi più dire – neppure dal pulpito!? - che la famiglia si fonda su una coppia “normale”, che l’immigrazione senza controlli è una pericolosa sciocchezza, che  insieme ai diritti ci sono anche tanti doveri, che regalare spesso non educa, che servirebbero più rigore, frugalità, sacrificio.

Che amare la nostra Italia non è reato e non significa odiare gli altri, che l’Europa è  sommatoria di diversità e non deve essere una omogeneizzazione  astratta e forzata per la gioia della burocrazia e della finanza.

Reazione, indignazione, fierezza: ecco perché continuerò a scrivere settimanalmente queste note e forse qualcuno delle migliaia di persone che mi leggono ogni settimana troveranno uno spunto, un’idea, una battuta per tirarsi un po' su di morale.

D'altronde  quando ero un ragazzo e mi sentivo antitetico al comunismo mi dicevano che avevo torto ed invece poi (quasi) tutti ci hanno dato ragione, quando sostenevo che la “prima repubblica” era una repubblica corrotta è saltato fuori che era proprio così. Quando sostenevo che il centro-destra non aveva una classe dirigente adatta a governare e che doveva investire di più in giovani cervelli i fatti lo hanno dimostrato e, passato il carisma di Berlusconi, quasi tutto finì miseramente (il “finì” vale anche senza accento).

Oggi dico, ripeto ed insisto che questo paese sta fallendo con scelte economiche sbagliate perché è affidato a degli ignoranti dilettanti allo sbaraglio che vivono alla giornata.  Vedrete  che – purtroppo – saranno i fatti a confermarlo, anche nel prossimo 2021 che forse avremo comunque la fortuna di vivere.

 

CONTE-RENZI: TELENOVELA CONTINUA

Le cronache del dissidio tra Conte e Renzi proseguono da mesi ma - come le puntate delle telenovele brasiliane - i colpi di scena non mancano mai.

Incontri, scontri, presunti rimpasti, precipitose minacce di abbandono prontamente rientrate. Si continuerà finchè Conte, PD e 5 Stelle accetteranno di spartire anche con i renziani la divisione dei fondi europei, assegnando a Italia Viva posti in prima fila e una fetta adeguata della legione di "esperti" in via di reclutamento politico-partitico, nuova casta della casta e magari anche la delega ai servizi segreti.  

Renzi è furbo, tira la corda ma non la rompe, come Conte non può permettersi le elezioni, sa che deve fermarsi ogni volta a mezzo passo dal baratro, come i bluff dei pokeristi di mestiere.

Però c'è un fatto da considerare: RENZI HA RAGIONE.

Ha ragione nel dire che Conte aveva cercato di mettere in piedi sottobanco una SUA cabina di regia per sfruttarla per sè stesso e i suoi amici, come una polizza di assicurazione in bianco fino al 2023, oppure che è indegno di un paese civile affrontare così l'occasione unica offertaci dall'Europa.

Renzi ha ragione nel sostenere che è da dementi, per esempio, proporre di investire 3 miliardi in un decennio su turismo e cultura quando la Germania da sola ne mette 35 (trentacinque!) oppure che il Piano è una serie di spunti raffazzonati e senz'anima..

IL VERO, AUTENTICO DRAMMA E' CHE I SOLDI EUROPEI SPARIRANNO COME PER LA CASSA DEL MEZZOGIORNO (a cominciare da quelli anticipati, già asciugati in mille rivoli) SENZA RIFORME VERE, STRUTTURALI, SERIE.

Non si possono fare perché scontenterebbero troppi che vivono alla meno peggio anche durante la pandemia e perché la nostra politica è quella dei favori reciproci, dei sussidi, degli sconti, dei condoni, del "nero", della forma e mai della sostanza.

Agli italiani di oggi in fondo va bene così, mica siamo seri e quindi più sul palcoscenico ballano i guitti, meglio è: è tutto spettacolo.

Vi immaginate un Draghi ad imporre serietà? Lo distruggerebbero in pochi mesi.

 

IL CONFORMISMO DELLE IDIOZIE

Il livello del conformismo informativo in Italia è arrivato a livelli ridicoli.

In settimana per esempio abbiamo vissuto in diretta TV l’arrivo del vaccino con uno show mediatico da D-Day (lo sbarco in Normandia) inversamente proporzionale alla realtà. Domenica al TG1 ci sono stati 9 minuti ininterrotti di interviste a Conte, Speranza, Di Maio, Zingaretti, Arcuri, il vice di Arcuri e a seguire “scienziati” vari, nessuno con il senso del ridicolo e della misura.

Abbiamo per ora le primule rosa (costo?) ma non i vaccini, mentre il nostro paese non ha bisogno di convincersi a vaccinarsi, ma piuttosto chiede perché bisognerà aspettare mesi per farlo se nel resto del mondo lo si fa già.

La Germania – per esempio – ha comprato 30 milioni di dosi per conto suo perché i  numeri parlano chiaro: se – come sostiene Speranza – tra tre mesi avremo distribuito 4 milioni di dosi (ovvero 2 milioni di vaccinati) saremo al 3,5% della popolazione, quasi nessuno. Questi sono dati di fatto, non la incredibile corsa del pulmino dei gelati con le sue fatidiche 9.150 dosi (153.000 andate contemporaneamente alla Germania) che - partito dal Belgio - arriva al Brennero e di qui (scortato) scende a Roma per essere poi fatto risalire per la penisola con cinque aerei militari (ma è mai possibile ?!) per lo show del V-Day.  Finito lo show resta la desolante realtà di una Protezione Civile che nonostante somme immense e nascoste chiede aiuto ai militari (ma non ha a disposizione migliaia di veicoli ?!), mentre nessuno sa quando e come funzionerà effettivamente il piano.

Continuo a chiedermi perché in Parlamento nessuno chieda i conti di questa pagliacciata, così come perché nessun magistrato vada a grattare sotto la sottile crosta della Protezione Civile che mi puzza tanto di spreco e di scandalo, corruzione e dintorni. Qualcuno sa dirmi quanto si sia incassato dalle donazioni in primavera, oppure cosa stia facendo e quanto costi un Gino Strada in Calabria o quanti siano ad oggi i “nominati” collegati all’impero di Arcuri tutto fondato su nomine fiduciarie, immunità legali e nessun concorso? Visti i giudici così distratti, quanto spazio ci sarebbe da indagare per le Iene, Report o le testate che si dicono di opposizione…   

 

I MIGRANTI? SPARITI

Italiani abbandonati a Londra per giorni dopo la improvvida “chiusura” imposta da Di Maio e Speranza per la “variante inglese” del Covid: bastava organizzarsi e controllarli all’arrivo, ma sono stati abbandonati ad Heathrow, con una spaventosa (ma ben nascosta) figuraccia della Farnesina.

Non così per i migranti dall’Africa che - spariti dalle cronache - continuano ad arrivare. Circa mille solo nell’ultima settimana (quelli ufficiali), ma senza la minima attenzione dei media neppure per un barcone affondato il 24 dicembre con circa 30 poveri morti affogati.  Sono arrivati in massa a Lampedusa, Pantelleria, Crotone, in numero triplicato rispetto all’anno scorso e nessuno sa se siano positivi o meno. Intanto una sorprendente sentenza del Tribunale di Milano stabilisce che se un migrante arriva da una zona Covid ha diritto alla protezione umanitaria e a restare in Italia. Visto che il Covid c’è in tutti i paesi del mondo questa sentenza crea un precedente che allarga di fatto il “liberi tutti” e l’accoglienza a chiunque.

 

LEGGERE TRA LE RUGHE

Da tempo cerco di dare il mio piccolo contributo a una bella iniziativa che è sorta nel VCO tramite la “Fondazione Comunitaria”: LA CURA E’ DI CASA, una associazione che vuole aiutare gli anziani della provincia a casa propria evitando il più possibile di ricoverarli in casa di cura.

In questo anno particolare per tutti, vorrei condividere un'idea nata per caso proprio durante l'emergenza coronavirus, che ci ha fatto capire ancora di più l'importanza della comunità e dei legami. E’ stato infatti realizzato un libro (“LEGGERE TRA LE RUGHE”) che è una cosa piccola, di quelle che stanno nel pugno di una mano perché, per aiutare concretamente, non c’è bisogno di squilli e fanfare.

Ecco quindi una raccolta di racconti, testimonianze, idee, esperienze che vale la pena di conoscere. Il volume lo trovate nelle librerie locali oppure chiedetemelo e penserò a recapitarvelo. Il libro non è in vendita e le eventuali donazioni saranno devolute al Fondo VCO Social - Fondazione Comunitaria del VCO, a sostegno degli anziani fragili della comunità. Per info contattatemi: marco.zacchera@libero.it

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UN AUGURIO DI BUON ANNO, ANCHE SE SEMBRA CHE IL 2021 VOGLIA RINUNCIARE ALL’INCARICO.  LO STANNO PERO’ CONVINCENDO AD ARRIVARE OSSERVANDO CHE - CON I PRECEDENTI DEL 2020 – DAVVERO PARTE AVVANTAGGIATO.

VEDREMO SE ACCETTERA’…  INTANTO UN SALUTO A TUTTI

 

                                                                                                               MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 794 del 11 dicembre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

 

SOMMARIO: LA SCENEGGIATA – COVID VERIOPINTO  - NORMA COSSETTO: I PREGIUDIZI DELL’IGNORANZA –  GENTE DI LAGO 2

 

CONFESSIONE

Ogni volta che mi accingo a scrivere IL PUNTO dico sempre a me stesso di non criticare a prescindere, di leggere anche il buono nelle decisioni e negli atteggiamenti altrui, di non polemizzare… Poi – scrivendo – davvero non ci riesco e le vicende politiche di questa settimana mi sembrano oltremodo indicative…

 

LE SCENEGGIATE E LE COSE SERIE

Si è svolta in Parlamento la preannunciata sceneggiata al termine della quale il M5S - facendo l’esatto opposto di quanto affermato fino all'altro ieri – ha accettato di fatto il MES cui si era detto per mesi e mesi ferocemente contrario. Tanto può il “vinavil” alle sedie del potere per chi doveva “aprire il Parlamento come una scatola di tonno”  ed ora ha invece un autentico terrore verso eventuali nuove elezioni.

Ma la cosa grave non è questa, il punto importante della settimana politica è il tentativo di accentrare il controllo di oltre 200 MILIARDI DI CONTRIBUTI EUROPEI nelle sole mani del governo e soprattutto del premier  Conte e di alcune centinaia di "tecnici" scelti da lui e di sua stretta fiducia. Se mai questi fondi arrivassero sarebbero pari a dieci anni di manovre finanziarie di quelle solite, quindi un bottino prezioso da pagare a babbo morto.

I tecnici - nella pratica – saranno spartiti in quote tra i partiti di maggioranza, Renzi compreso.  Più Matteo Renzi alza i toni e fa finta di andarsene, più sa di aumentare la sua quota riuscendogli sempre bene la parte del ricattatore e del convertito all’ultimo momento. Ovviamente  Renzi (a parole) è quindi contrario ai tecnici e dice cose giustissime sul doveroso controllo parlamentare, ma – appunto – le sue esternazioni sono solo chiacchiere perché se avesse davvero il coraggio di attuarle gli basterebbe dire stop all’alleanza di governo, esattamente come potevano fare (ma non l’hanno fatto) i grillini sul MES.

Renzi è da anni maestro – una abilità che nella prima repubblica era soprattutto molto socialista – a giocare la sua comoda ed eterna  posizione doppiogiochista di precaria ma indispensabile stampella di maggioranza, è alla disperata ricerca di visibilità e di “posti” e ha quindi annunciato la sua opposizione ma – come i temporali d’agosto – vedrete che presto tornerà il sereno. Dopo mancia adeguata, ovviamente, e in attesa della prossima spartizione: vedrete per credere.

 

Dovremmo però almeno ricordarci l'ipocrisia al cubo con la quale due mesi fa CON UN REFERENDUM  SI  SONO TAGLIATI 300 PARLAMENTARI PER COLPIRE  LA "CASTA"  E ADESSO SI NOMINANO ALTRETTANTI "TECNICI" SENZA ALCUN CONCORSO: MA NON E' UNA FOLLIA?

 

Si litiga per questi posti minacciando sfracelli, ma nessuno ha capito con quale logica, priorità, necessità, titoli, esperienza, competenza si stabilisca la spartizione di queste poltrone e dei mega contributi europei che dovrebbero rinnovare l'Italia e che pagheranno i nostri figli e nipoti.

Persone - come tutti i cittadini, ma anche come lo stesso Parlamento – che nulla possono o potranno dire o decidere concretamente in merito (anche se teoricamente sono fondi da spendere per loro!!) visto che tutto viene stabilito da un tizio (Conte) mai candidato né eletto da nessuno, con una maggioranza che tutti i sondaggi danno – ininterrottamente da 18 mesi in qua - netta minoranza nel paese, che va avanti a colpi di DPCM senza controlli ed ha già nominato commissioni, commissari, comitati tecnico-scientifici, inventandosi ruoli, "stati generali" ecc. alla faccia di qualsiasi rapporto democratico.

Chi giudicherà i curriculum dei 300  passa “super tecnici” e “coordinatori” di prossima nomina?

Nessuno, tanto è facile dire che i soldi saranno spesi per il “green”, il rilancio della scuola o  della sanità, la riforma della giustizia, il rilancio delle infrastrutture ecc. ecc. ma è il COME farlo che conta, ovvero decidere di spendere più o meno per questo o quel settore, questa o quella priorità e in quale zona d’Italia: pensate che mafia e camorre stiano disinteressate a guardare? E’ questo che temono a Bruxelles ed è difficile dare torto a chi deve anticipare i soldi visto che l’Europa è stata chiarissima nel dare altre indicazioni, tutte ad oggi puntualmente disapplicate.   

Dalle indiscrezioni si è già scoperto (è solo un esempio) che praticamente NULLA E’ PREVISTO PER IL TURISMO, ovvero l’industria “green” potenzialmente più potente d’Italia e questo la dice lunga sul pressapochismo di chi spande parole, ma pensa soprattutto a spartirsi il bottino.

Il drammatico nodo che non viene affrontato resta la constatazione di come si stia togliendo al Parlamento ogni centralità, in un concreto abuso della Costituzione..

 

EPPURE IL NOSTRO "GARANTE" DOVREBBE ESSERE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, UNO CHE PERO’ SI DIMOSTRA CIECO, SORDO, IMMOBILE, SILENZIOSO, OSSEQUIOSO ED ACQUIESCENTE SOLO PERCHE’ VUOLE ESSERE RIELETTO E PER ESSERLO DEVE MANTENERE QUESTA GENTE FINO AL 2023.

AMO TANTO LA MIA L'ITALIA, MA QUESTO NON E' PIU' IL MIO PAESE VEDENDO ANCHE – PURTROPPO – IL GENERALE  ANCHE SE COMPRENSIBILE MENEFREGHISMO DI  (QUASI) TUTTI .

 

COVID VARIOPINTO

Nel mutare dei colori regionali e nell’altalena dei bollettini quotidiani restano alcune cose che non chiarisce mai nessuno. Per esempio cosa indica concretamente la “percentuale dei contagiati” tra tamponi e casi positivi? Secondo me è una sciocchezza e dipende non solo dal numero ma soprattutto da chi si fa controllare.

Più si controllano persone “normali” più l’indice scende (vedi in Alto Adige dove un controllo massivo ha portato l’indice al solo 1% di positivi) mentre se si controllano parenti di infetti è ovvio che l’indice salga, ma questo non significa una maggior diffusione pandemica.

L’altra questione è il tremendo numero dei morti: centinaia di persone che ogni giorno non ce la fanno e sono l’aspetto più sconvolgente ed umano con tutte le storie personali e famigliari che ne sono alle spalle.

MA SONO MORTI DAVVERO PER IL COVID? Leggendo tra le righe si scopre che il 97% dei deceduti aveva “altre patologie” e che quindi il Covid può essere stata solo una complicazione fatale.

Ma quanti morti in meno ci sono – per esempio – per polmoniti ed influenza, quelli che nel passato non facevano mai notizia? E quanti in più per malattie cardiovascolari o tumori che vengono curati molto peggio di prima per mancanza di posti, medici e strutture? Tra l’altro – curiosamente – il numero più alto e spaventoso di morti è arrivato ufficialmente poche ore prima del sermone di Conte a reti unificate per leggerci il suo ennesimo DPCM, già pubblicato da tutti i media, e seguito dalla solita “conferenza stampa” prefabbricata e falsa come una moneta da 3 euro.

Ho l’impressione che ci siano dati gonfiati da chi ha tutto l’interesse a dare numeri sempre più gravi della realtà. Anche la scelta di non svolgere autopsie, almeno a campione, è sconcertante e mi auguro non nasconda inquietanti verità anche a proposito delle cure praticate, soprattutto nella prima fase.

A ore vedrete che invece si risolverà il presunto “dramma” dei ricongiungimenti natalizi: solo a Roma possono pensare che debbano valere le stesse regole della capitale (2.190 abitanti per kmq.) anche a Formazza (3 abitanti per kmq. l’ultimo paese di montagna in cima all’ Ossola) dove peraltro – chiusi da DPCM alberghi ed impianti da sci – anziché vedersi per festeggiare il pranzo di Natale i formazzini rischiano… di morire di fame.  

Vorrei però che gli italiani, anziché ricordarsi dei loro cari solo per il pranzo di Natale, i loro nonni e  genitori li frequentassero davvero un po' di più, ma  per tutto l’anno!

Infine il vaccino: in Gran Bretagna sono già partiti, in Europa si partirà tra pochi giorni: vedremo i tempi italiani e chi si assumerà le responsabilità dei temuti ritardi.

 

LE BESTIE, IL PREGIUDIZIO, LA VERGOGNA

Il consiglio comunale di Reggio Emilia (astenuto il PD, favorevoli tutti gli altri) a fine settembre ha deciso finalmente di intitolare una via cittadina a NORMA COSSETTO, vittima dei partigiani comunisti di Tito. “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata viva in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. Istria, 5 ottobre 1943” E’ la motivazione della medaglia d’oro al valor civile alla memoria concessagli dal Presidente Ciampi.

Esempio di ritrovata fraternità ed unità nazionale? Macché: al volere del Consiglio si è opposta la commissione toponomastica della città che – rimasta evidentemente all’epoca staliniana – ha eccepito la mancanza di  “Notizie storiche certe e verificate riguardanti le vicissitudini che hanno portato alla cattura e all’uccisione della Cossetto, la cui famiglia  aderì al fascismo anche durante la repubblica di Salò  e il cui padre morì combattendo a fianco dei nazisti durante la repressione antipartigiana in Istria”. Dichiarazioni folli, di cattivo gusto (è noto che i titini gli italiani li facevano sparire in foiba a migliaia e gli infoibati non possono oggi certo "testimoniare"...) ma anche conferma del livello di ignoranza delle bestie che tuttora compongono la maggioranza della “Commissione Toponomastica” di Reggio, dove evidentemente non sanno neppure che la RSI è venuta DOPO il martirio di Norma, né che anche suo padre fu barbaramente ucciso ed infoibato dai comunisti titini solo pochi giorni dopo la tragedia della figlia, mentre ne era alla disperata ricerca del corpo.

Ma è mai possibile che nel 2020 ci sia ancora in giro una faziosità di questo tipo?

Eppure a Reggio Emilia non solo non si è (ancora) intitolato la via a Norma Cossetto, ma nessuno ha colto l’opportunità per cancellare qualche altra intitolazione cittadina, magari quella allo stesso maresciallo Tito, il leader politico e militare degli assassini che la martirizzarono. A Reggio (dove ci sono tuttora anche via Lenin e via Stalingrado, tanto per non farci mancare nulla) c’è insomma ancora aria da “triangolo della morte”, l’area reggiana  dove circa 2.500 persone (tra cui molti sacerdoti come don Pessina, partigiani anticomunisti e i 7 fratelli Govoni) furono massacrati dai comunisti DOPO il 25 aprile, con omicidi che purtroppo continuarono - spesso rimasti impuniti - fino al 1949.

 

 

PER AIUTARE IL VERBANIA CENTER C’E’ ANCHE "GENTE DI LAGO 2"

 

E disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

 

UN’IDEA PER UN REGALO DI NATALE…

 

I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DEL CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO

 

UN SALUTO A TUTTI                                     MARCO ZACCHERA







IL PUNTO   n. 793 del 4 dicembre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

AI LETTORI

come ogni anno dedico un numero de IL PUNTO all’inizio di dicembre a relazionarvi sull’attività dei VERBANIA CENTER ed anche nel 2020 non voglio mancare alla tradizione. E’ questo quindi l’argomento principale della settimana anche perché – molto francamente – vedo che tutto sta procedendo nel trambusto di sempre e con estrema confusione. Chissà  se qualcuno avrà meditato che a furor di referendum si sono voluti cancellare a settembre 300 parlamentari (teoricamente eletti dal popolo) per azzoppare “LA CASTA” e adesso Conte sta nominando nel disinteresse di tutti oltre 300 “supertecnici” per studiare cosa fare dei soldi europei (miliardi di euro annunciati ma per ora non arrivati) sui quali l’Italia è già in ritardo di programmazione.

Dopo tavoli tecnici, inutili “stati generali” avanti tutta quindi con commissioni e commissari nominati senza concorsi, senza controlli, di costo sconosciuto e in pratica esautorando ministri, costituzione e parlamento. Il PD e Renzi protestano, ma verranno tacitati con una adeguata mancia, ovvero una “quota” di tecnici da loro indicati, tanto sul MES alla fine non ci sarà nessuna crisi perché i grillini hanno una fifa blu di qualsiasi voto anticipato.

Avanti quindi con i DPCM, Natale blindato (alla faccia delle promesse di Conte solo 2 mesi fa) e totale insensibilità per le istanze regionali. Turismo invernale distrutto, ma Roma gremita di gente (come constatato di persona): nulla di nuovo perché è la solita Italia dei furbi e dei furbetti.  

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“ KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2020: RAPPORTO SUL VERBANIA CENTER – RELAZIONE DEL 39° ANNO

 

Cari amici,

sono trascorsi 39 anni da quando – era il Natale del 1981 – nacque il “Verbania Center” prima una associazione tra amici e ora anche come specifico e autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Come ogni anno debbo e voglio ricordare i tanti amici che oggi non ci sono più insieme a tutte le persone che in questi anni si sono impegnati sia nella solidarietà e che – in diversi parti del mondo – hanno operato grazie agli aiuti che abbiamo raccolto. Tra l’altro quest’anno è mancato anche LORENZO COMETTO, missionario della Consolata, con il quale abbiamo collaborato diversi anni per potenziare la scuola tecnica di Sagana, vicino a Nyeri, in Kenya.

Un anno travagliato anche in Africa ed America Latina per il Covid, ma abbiamo comunque cercato di continuare nelle nostre attività, particolarmente in Mozambico

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Durante il periodo 25.11.2019 - 24.11.2020 sono stati ricevute offerte complessive per euro 13.310  oltre a  euro 1.073 di dividendi del c/ patrimoniale (passati al c/ gestione corrente). 

Gli impegni complessivi sono stati pari ad euro 14.560 e tenuto conto che è stato azzerato da tempo il c/ cassa abbiamo ad oggi un saldo di euro 73.453,71 (stabile) sul FONDO PATRIMONIALE e di euro 5.171,75 sul FONDO CORRENTE.

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center ha quindi superato come raccolta i  608.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate  in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

UN GRAZIE PARTICOLARE

Come ricorderete l’anno scorso vi fu una raccolta eccezionale con una serata organizzata per ricordare SIMONA GIORDANO, purtroppo prematuramente scomparsa e alla cui memoria è stato  dedicato il nuovo reparto di pneumologia di Machava (Mozambico), inaugurato la scorsa primavera. L’iniziativa si è ripetuta anche quest’anno ad inizio settembre e ha permesso di completare il finanziamento del reparto ed iniziare anche nuovi lavori nei locali del fatiscente pronto soccorso. Un grazie speciale al marito Massimo, ai suoi parenti  ed a tutti i suoi amici per la loro generosità, ma soprattutto per la rinnovata grande amicizia ed entusiasmo con cui si sono dati da fare anche quest’anno per la nostra  iniziativa.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro) a Nacala.

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul centro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione del reparto di pediatria, sono terminati i lavori per quello di pneumologia tenuto conto della grande diffusione della tubercolosi in questa regione, soprattutto tra i bambini. Il nuovo centro (inaugurato a marzo dedicandolo appunto al ricordo di SIMONA GIORDANO, purtroppo non siamo potuti andare all’inaugurazione per la pandemia…) è stato immediatamente destinato anche ai malati di Covid di cui in Mozambico non si sa nulla o quasi circa il decorso della malattia e i numeri dei contagiati.

Si muore così facilmente per altre cause che è perfino difficile capire la gravità della pandemia che però non sembra avere avuto l’impatto che c’è stato da noi. Obiettivo di quest’anno è sistemare due locali ad uso spogliatoio di medici ed infermieri (oggi è usato un container) e – almeno dal punto di vista strutturale – il pronto soccorso che ogni giorno accoglie un numero incredibile di persone e che è in condizioni fatiscenti.

Questa specifica iniziativa è coordinata da Luana Spitti in collaborazione con la sua ONLUS “Fratelli senza Frontiere” che formalmente è la nostra corrispondente-partner. Finiti i lavori per pneumologia (siamo stati nei preventivi, in totale circa 25.000 euro compreso un ampiamento e un accesso diretto esterno in un primo tempo non previsto) la prossima tappa sarebbe di migliorare il pronto soccorso nella parte muraria (le attrezzature costano troppo) e dal punto di vista igienico, vista la situazione catastrofica (non c’è neppure un impianto “normale” per la luce elettrica!). In cassa ci sono già circa 6.000 euro  (ne servono circa 10.000 per il primo lotto dei lavori) con i tempi condizionati anche dal Covid. ma che si vorrebbero avviare prima della stagione delle piogge.   Allo studio anche la realizzazione di un pozzo per l’acqua potabile. (preventivo circa 2.500 euro), lavori da iniziare nel 2021 Covid permettendo.

 

COLOMBIA

Continua l’attività di un amico-sostenitore italiano di Cartagena ed originario della nostra zona che ha creato delle squadre di calcio giovanili per i ragazzi di strada della periferia della città, ciascuna delle quali intitolata ad un club italiano: Juventus, Torino e anche… VERBANIA (ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!).

La squadra – come le altre – è appunto composta da ragazzi in difficoltà ed è un interessante tentativo di loro recupero e di inserimento sociale tramite lo sport. Quest’anno più che pensare al calcio si è dovuto far fronte ad enormi problemi per il Covid che ha colpito anche la Colombia e per aiutare i ragazzi abbiamo confermato la somma dell’anno scorso,  800 euro.

 

KENYA

Approfittando di una visita in Italia di p. Aldo Giuliani (missionario a Sererit, nel nord del Kenya) gli abbiamo consegnato 1.000 euro per la sua missione tra le montagne della regione di Mararal. Giuliani (che mi accolse durtante il mio primo viaggio in Kenya nel 1980!) è l’unico missionario della Consolata con il quale siamo ancora in contatto  in quanto tutti gli altri o sono deceduti o rientrati. Ancora “ruspante” è invece suor Florinda Tosi (che ha superato i 90 anni) e poi c’è sempre il pallanzese p. Antonio Bianchi (che di anni ne ha 98!) che vive nella casa provinciale della Consolata di Nairobi, ancora in discreta salute. . 

 

LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordiamo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta

2) le iniziative finanziate debbono prevedere il coinvolgimento di gruppi o popolazioni locali che devono co-partecipare mettendoci almeno il lavoro materiale. Inoltre quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute

3) ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della dovuta rendicontazione di quello che viene fatto.

 

L'AZIONE DEL ”FONDO”

Ormai oltre 10 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente,  raccogliendo donazioni, contributi  e lasciti di privati cittadini, enti e imprese.  Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre “FONDO VERBANIA CENTER”

 

SE QUALCUNO E’ INVECE INTERESSATO ALLA DETRAZIONE FISCALE MI CONTATTI PERSONALMENTE PER LE RELATIVE ISTRUZIONI. Sono inoltri destinati al Verbania Center i ricavi del libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”  

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it  

 

Grazie dell’attenzione e dell’amicizia !

 

 

PER AIUTARE IL VERBANIA CENTER C’E’ ANCHE

GENTE DI LAGO 2

 

E disponibile infatti il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali.

GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

 

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UN SALUTO A TUTTI                               MARCO ZACCHERA






IL PUNTO n. 792 del 27 novembre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: LE  RESPONSABILITA’ DI MATTARELLA – CENTRODESTRA DIVISO - COVID: TRA DISCOTECHE DA SCI E MARCE AL CIOCCOLATO  – FARSA AUTOSTRADALE – GENTE DI LAGO 2

 

LE RESPONSABILITA’ DI MATTARELLA

Conosco personalmente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per molti anni abbiamo condiviso la partecipazione alla commissione esteri della Camera. Credo sia una brava persona, seria ed onesta, ma non condivido il “profilo basso” che ha voluto dare alla sua presidenza.

E’ inutile e francamente stucchevole che si limiti ad un ruolo declaratorio per cui non manca mai il Suo ispirato messaggio per la giornata dell’infanzia, dell’handicap, della donna, del volontariato, dei rifugiati, dei diabetici, della Liberazione, delle Forze armate, della Repubblica nonché per ogni patria commemorazione o dramma, inclusi gli incidenti sul lavoro, i carabinieri o i poliziotti ammazzati, la scomparsa di cittadini emeriti.

Certo, restano i suoi  inviti alla collaborazione, al bene comune, alla volontà di intenti, alla coesione nazionale, al patto tra generazioni… Bene, e poi? Poi basta.

Mai un ATTO CONCRETO che dia seguito ai Suoi augusti auspici. Per esempio un messaggio chiaro alla Camere, un’ imposizione al governo ad “aprire” sul serio all’opposizione, ma PRIMA di decidere l’ennesimo decreto, che poi invece passa regolarmente in parlamento solo con voti di fiducia e quindi con testi non emendabili.

La scelta storica del 1948 di fare dell’Italia una repubblica parlamentare ha un senso se il parlamento conta qualcosa, se invece a contare sono soltanto governo e magistratura si crea un corto circuito istituzionale che non era nei disegni né dei padri costituenti né del buonsenso.

Personalmente credo sia necessaria per l’Italia (centro-destra, se ci sei batti un colpo!) una repubblica presidenziale dove il Presidente sia finalmente eletto direttamente dai cittadini e che quindi abbia poi il dovere di governare in prima persona. Se questo non avviene perchè la sinistra non lo vuole, che almeno Mattarella  abbia il coraggio (e il dovere) di chiedere il rispetto della Costituzione.

POSSIBILE CHE MATTARELLA NON CAPISCA CHE CONTE (persona non eletta dai cittadini e neppure parlamentare) STA ACCENTRANDO SU DI SE’ TUTTO, COMPRESE LE NOMINE DI COMMISSIONI E COMMISSARI PER GESTIRE I FUTURI  FONDI EUROPEI,  L’EXTRA DEBITO (siamo al quarto sconfinamento di bilancio) E ADDIRITTURA IL POST PANDEMIA?

O forse il Presidente è interessato solo a non disturbare nessuno, in vista di un suo secondo mandato presidenziale?

 

CENTRODESTRA DIVISO

Le sortite di Berlusconi (e di parte di Forza Italia) che fanno la corte a Conte per essere in qualche modo imbarcati al governo non fanno bene al centro-destra: la gente vuole chiarezza, non ambiguità.

Non bastano comunque i saltuari vertici tra tre leader più o meno federati tra loro per creare una alternativa: sono gli iscritti, gli elettori, gli italiani che si ritrovano su quel versante politico a potere e dovere in qualche modo poter dire la loro, altrimenti qualsiasi coalizione non sarà mai cementata “dal basso” …e fatalmente si perderà.

Lo ha sempre dimostrato il passato, ma sembra che gli errori non servano e si continua su questa strada con l’aggravante che non c’è un leader condiviso ed aggregante di schieramento, come fu dal ’94 Berlusconi.  

Intanto passano le settimane e i mesi ma non si conoscono ancora neppure i potenziali  candidati per le prossime amministrative di Roma, Milano, Napoli e Torino.

Temo che senza una strategia di coinvolgimento (è una bestemmia proporre finalmente dei confronti ascoltando i cittadini e mobilitandoli con delle “primarie”?) si delineano già in partenza delle sconfitte annunciate.

 

DISCOTECHE DA SCI, TRA MARCE DELLA PACE E CIOCCOLATO

Ma come si fa a sostenere che le piste da sci siano assimilabili alle discoteche e alle spiagge estive che – vedi Sardegna – hanno contribuito la scorsa estate a diffondere il virus? Mi sembra un atteggiamento assurdo da parte del governo vietare la stagione sciistica, ovvero la possibilità di svolgere uno sport all’aperto che si pratica da soli e  proprio con passamontagna e mascherina, viste le temperature. Un altro, ennesimo  atteggiamento di non considerazione dei danni “tombali” provocati ad un settore importante dell’economia e del turismo nazionale rispetto ai potenziali (limitati) rischi di contagio. Tutto è discrezionalità, ma è sempre anche condito dalla politica e soprattutto dal “politicamente corretto”. Per esempio si è scoperto - ma solo aver “de-secretato”(!!!) i verbali del “Comitato Tecnico Scientifico” (chissà perché sono coperti da segreto) che il CTS, per esempio, aveva detto “no” (seduta dell’8 ottobre) alla marcia della pace Perugia-Assisi che però si è svolta lo stesso, addirittura in diretta TV e con messaggio di Mattarella. Eppure lo stesso giorno è stata vietata proprio a Perugia “Eurochocolat”, manifestazione europea giunta alla 27° edizione e di grande richiamo economico e turistico.  

 

FARSA AUTOSTRADALE

Sono passati 27 mesi dal crollo a Genova del ponte Morandi e dal frettoloso annuncio del M5S che ad Autostrade SpA sarebbe stata revocata la concessione, ma siamo ancora alle chiacchiere.

Le inchieste hanno intanto messo in luce una incredibile serie di mancanze di manutenzione alla rete che invece andava eseguita, eppure pagata per anni  dagli utenti con l’aumento costante dei pedaggi.

Una responsabilità dei vari governi succedutisi nei decenni, in combutta con i vertici delle varie concessionarie autostradali, ma sulle responsabilità politiche si è sempre preferito il silenzio.

Adesso si scopre  che i pedaggi aumenteranno nel 2021 dell’1,75% sostanzialmente per finanziare lavori che  non erano stati fatti: subiamo così il danno e la beffa.

Una truffa colossale ai danni degli italiani, con il governo che tira in lungo senza che l’opposizione abbia il coraggio di mettere di fronte soprattutto PD, altoatesini e renziani alle loro pesanti responsabilità pregresse. Bloccare almeno per il 2021 i pedaggi – vista anche la situazione del paese - mi sembrerebbe il minimo da pretendere e un punto di partenza, come utenti,  per esigere rispetto.

 

 

GENTE DI LAGO 2

 

Ricordo che è disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito l’anno scorso (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

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UN SALUTO A TUTTI                                                          MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 791 del 20 novembre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: TEMPO E VITA – SCHERZETTI CALABRESI – PRECISAZIONI INPS - GENTE DI LAGO 2

 

DALLA VITA SENZA TEMPO

AL TEMPO SENZA VITA

In questi giorni d’autunno sembra di vivere in una bolla, mentre i giorni corrono veloci ma sembrano spesso sprecati, silenziosi come la sabbia quando cola tra le dita.

Una volta la nostra era UNA VITA SENZA TEMPO e – almeno per me – correva di giorno in giorno a ritmi frenetici, sempre di corsa, spostandomi fisicamente di qua e di là, seguendo una infinità di questioni e di persone. Politica, professione, impegni: un susseguirsi di avvenimenti che ti travolgevano, ma che riempivano le ore, i giorni, gli anni con la soddisfazione di far “rendere” i talenti che il Grande Capo credo mi abbia affidato.

Poi è arrivato il Covid, prima cogliendoci di sorpresa, poi con una emergenza che è diventata sempre più cronica e ora in una specie di secondo tempo fatto di amarezza e di rassegnazione.

Telegiornali ogni giorno sempre uguali, polemiche sempre uguali, filmati di repertorio sempre uguali, con numeri di contagi che salgono e scendono, zone rosse e gialle che sbocciano tra proteste e difficoltà.

Un tempo che sembra scivolare inutile, che scorre per forza d’inerzia, che ti fiacca nello spirito perché non sei più attore né protagonista.

Vorresti tornare a correre e non puoi, mentre il palcoscenico l’hanno conquistato i più o meno simpatici “esperti” che (insieme ai soliti mezzobusto politici) ogni giorno rimbombano di ovvietà, di polemiche ridondanti e di risposte scontate, mentre il virus sembra correre per conto suo, in attesa di un vaccino che (forse) lo spegnerà.

I giorni sono diventati monotoni, scanditi dai regolari quanto scontati proclami all’unità di Mattarella, ma contraddetti sempre nei fatti da un Conte che tanto fa poi quello che vuole (vedi, in settimana, la bozza di bilancio non discussa con nessuno).

Solo Berlusconi applaude, fiutando di poter così ritornare nel giro e magari dare anche una mano a Mediaset. Irriducibile, un po' come quel vecchietto seduto all’osteria che ricorda sempre e solo i tempi in cui c’era “Lui”.

Sullo sfondo un’ Europa che aveva promesso ma non mantiene (eppure i soldi del Recovery Fund Conte li ha già ben ipotecati), mentre sale un deficit pubblico senza freni e così imponente che non ci accorgiamo neppure delle sue future conseguenze. Alla fine ti limiti a sperare di non essere nel numerino statistico quotidiano dei contagiati e dei decessi, ma ogni tanto rifletti sui pesi scaricati sulle spalle delle future generazioni di cui abbiamo ipotecato il futuro.

Intanto c’è anche un po' di  follia, come il minacciato sciopero proprio di quei dipendenti pubblici che sono i soli - oggi - ad essere sicuri del proprio stipendio e del proprio posto di lavoro, mentre in troppi ogni giorno ti confermano che stanno chiudendo le loro aziende, i negozi, gli studi professionali dopo tanti sforzi buttati via. Leggi di nuove povertà e  di banche che comunque accumulano profitti, di valori di borsa che non hanno più nulla di reale mentre il calendario ci informa che finalmente sta finendo questo brutto 2020, anno bisesto e anno funesto, davvero un anno di TEMPO TRASCORSO SENZA VITA. 

 

UN SORRISO (AMARO) DALLA CALABRIA

Meno male che c’è la Calabria a strappare qualche volta un (amaro) e ironico sorriso, ma il balletto delle nomine calabresi la dice lunga sul caos che regna a Catanzaro e dintorni, ma anche - e soprattutto - a Palazzo Chigi.

Mentre è notizia ieri l’arresto del presidente del consiglio regionale (FI) a far sorridere è la “crisi di coscienza” che sembra colpire  i vari Commissari regionali alla sanità.

Ricordate? Prima venne nominato da Conte il generale Cotticelli (due anni fa, ma confermato quest’estate) che “non sapeva” che bisognava pur fare un piano regionale per il Covid e candidamente lo ha ammesso in diretta TV dicendo poi che forse l’avevano addirittura drogato (?!) prima dell’intervista: cacciato.

A seguire Conte ha nominato allora Giuseppe Zuccatelli, ma subito escono le sue recenti interviste in cui l’illustre clinico si pronuncia sull’ uso delle mascherine “Non servono a un caz…” e viene cacciato anche lui. A questo punto terza nomina del prof. Eugenio Gaudio che però ha una moglie “che non vuole trasferirsi a Catanzaro” (e salta fuori che è pure indagato a Catania per concorsi truccati) e quindi rinuncia. Ditemi voi – tra l’altro - se questa scusa sia comunque minimamente credibile.

Alla fine - come richiesto a gran voce dalle Sardine per l’occasione tornate alla ribalta - resta il compagno Gino Strada, che però nicchia salvo poi sottoscrivere un bel contrattino per la “sua” Emergency.

Il personaggio è noto: fondatore della predetta associazione è un ex leader dei “Katanga”, il famigerato servizio d’ordine  dell’ Università Statale di Milano negli anni ’70, quando il dott. Strada - non ancora convertito sulla via del pacifismo – stava con chi spaccava le teste altrui a colpi di chiavi inglesi, distinguendosi nel gruppo d’azione “Lenin” di cui era il responsabile, ovvero i picchiatori delle facoltà di Medicina e Scienze. Strada non risulta essersi mai pentito dei suoi trascorsi violenti, neppure quando nel 2009 lo candidarono addirittura al premio Nobel per la pace.

Intanto tutte le 9 ASL calabresi risultano commissariate, in particolare quelle di Reggio e Catanzaro che sono “commissariate dal commissariamento” nel senso che i commissari sono stati sospesi per potenziali infiltrazioni della criminalità organizzata ed al suo posto sono stati nominati 3 commissari a commissariare il commissario. Avanti il prossimo…

NB per chi volesse approfondire l’argomento, Openpolis pubblica una serie di articoli da brivido sulla sanità in Calabria e - già che ci siete - date anche un’occhiata alle foto della nuova sede della regione Calabria: costata una follia, i mega-casinò di Las Vegas sfigurano a confronto dell’enorme edificio che sembra sfornato dagli architetti di Ceausescu, il defunto dittatore comunista romeno… Però in tutta la regione ci sono solo 152 letti di terapia intensiva per 2 milioni di abitanti. In Piemonte (per 4.3 milioni di piemontesi) i letti di terapia intensiva sono 626, di cui la metà creati quest’anno.

 

DOVEROSA PRECISAZIONE

Quando qualcuno non ci crede che la realtà burocratica italiana possa andare oltre la fantasia, leggetevi questo documento dell’ INPS, tratto in modo testuale da una circolare del 12.11.2020.

“ Si precisa che la sospensione in trattazione non opera rispetto alla terza rata in scadenza nello stesso mese riferita alla rateizzazione di cui agli articoli 126 e 127 del decreto legge 19 maggio 2020 n. 34 convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020 n.77, ovvero dall’art 97 del decreto legge del 14 agosto 2020 n.104 convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020 n.126 dei versamenti sospesi ai sensi dei decreti legge 2 marzo 2020 n. 9, 17 marzo 2020 n. 18 convertito con modificazioni dalla legge 24 Aprile 2020 n. 27,  8 aprile 2020 n. 23, legge convertita, con successive modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020  n.40  e  numero 34/2020, convertita con modificazioni, dalla legge n. 77/2020…

Oh, finalmente è tutto chiaro !

 

 

GENTE DI LAGO 2

 

E disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito l’anno scorso (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

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UN SALUTO A TUTTI E BUONA SETTIMANA                                  MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 790 del 13 novembre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: VACCINO POLITICAMENTE CORRETTO – USA IMAGINATION FILM - EMERGENZA FINANZIARIA – ALITALIA SPARITA - PER NATALE: GENTE DI LAGO 2

 

IL VACCINO POLITICAMENTE CORRETTO

Chissà se qualcuno si ricorda della inaspettata telefonata nel luglio scorso del sig. Bill Gates (un poco noto poveraccio americano) al premier Conte.  

Tutti si erano chiesti il motivo di questo inatteso colloquio telefonico, ma forse questa settimana qualcuno l’ha capito.

La fondazione del sig, Gates e signora, infatti, è collegata alla Pfizer, l’azienda farmaceutica americana che domenica scorsa  ha annunciato di aver ormai pronto (“con sicurezza al 90%”) il vaccino anti-Covid.

Un vaccino sorprendente, perché la notizia è “casualmente” arrivata neppure 48 ore dopo l’autoproclamazione di Biden a presidente USA, candidato sponsorizzato da Bill Gates con aiuti elettorali in termini di milioni di dollari. Da notare che fino alla settimana precedente la Pfizer – almeno ufficialmente -  “non aveva idea” dei tempi necessari per il vaccino.

Combinazione su combinazione, proprio lunedì il nostro ministro della sanità Speranza (di nome, ma non di fatto) avrebbe già acquistato o almeno prenotato dalla Pfizer la bazzecola di 17,5 milioni di dosi di vaccino per il mercato italiano.

Attenzione, perché il vaccino in questione non ha ancora ottenuto l’ok delle autorità sanitarie europee ma è “promettente” e quindi bisogna subito prenotarlo. Molti altri paesi ed aziende farmaceutiche sostengono di aver vaccini testati e quasi pronti alla distribuzione, ma la Pfizer ha nel motore il turbo politico ed ovviamente batte ogni concorrenza. Pensate che in soli due giorni il valore del titolo di borsa è aumentato di  MILIONI di dollari. Averlo saputo solo pochi giorni fa… E poi ci si meraviglia che Mr. Gates sia sicuramente di sinistra, ma anche un collaudato ultramiliardario?! 

 

USA: “IMAGINATION”…  PER UN FILM

Lasciatemi immaginare.. Immaginiamo che Biden fosse stato largamente in testa la notte dello scrutinio dopo aver conteggiato i voti nei seggi e poi il bieco Trump fosse improvvisamente risalito con i voti per posta tanto da superarlo. Secondo voi, i media americani & nostrani come avrebbero reagito? Poi – sempre immaginando – trasformatevi in un matematico statistico e verificate la possibilità che sul 64% delle schede scrutinate in Pennsylvania A abbia un ampio margine su B e poi - nel restante 36% - B prenda praticamente tutti i voti: quante probabilità matematico-statistiche ci sono di una simile evoluzione?

Proseguite ad immaginare: quanti ultracentenari ci sono negli USA e quanti di loro hanno votato? Questo non ci vorrebbe molto a controllarlo… dovrà pur esserci un elenco degli elettori e se i centenari (e i morti) hanno votato per posta si può pur controllare se siano vivi o meno. Trump ha forse fatto di tutto durante la sua presidenza per rendersi antipatico, ma le verifiche elettorali non devono tener conto di questo: se ci sono denunce chiare bisogna verificare, punto. Se non ci sono indizi concreti o alle prime verifiche le denunce non reggono si archivia tutto e si accetta il risultato, punto. Quello che NON si deve fare è NON verificare, soprattutto quando il sistema di voto postale si presta ovunque ad abusi, mentre ben diverso (ma questa è una cosa che in Italia non si è spiegato!) è stato il voto di chi ha fisicamente votato PRIMA del 3 novembre (parliamo di decine di milioni di persone), come prevedeva la legge, ma non votando per posta bensì recandosi di persona ai seggi. Tantissimi democratici lo hanno fatto, eppure questi voti (conteggiati insieme a quelli del giorno delle elezioni) avevano comunque dato la vittoria a Trump.

Capite perché c’è allora forse qualcosa che non va nel voto per posta,  indipendentemente dall’antipatia o meno dei personaggi in campo?

 

Vedrete che questa saga delle elezioni americane 2020 sarà comunque una bella trama per un film candidato all’ oscar, ma attenti: nel film il “cattivo” – quello che ingiustamente conquista il potere basandosi più o meno sulla mafia, la corruzione e il grande capitale - sarà un antipatico fascista tipo Trump, mentre l’attore protagonista – bellissimo, aitante, onesto, incorruttibile e coraggioso, magari un po' scuro di epidermide perché fa tanto figo - sarà il candidato “progressista”, quello che all’inizio pensa di aver perso e si era ritirato in buon ordine ossequiente alla legge, ma poi scopre la verità, si ribella e a capo di un manipolo di eroi alla fine smaschera  i cattivi, tanto che nel gran finale si insedierà trionfante alla Casa Bianca tra le braccia di una stupenda super-diva promossa first lady (e ovviamente tra il tripudio del popolo liberato). Fantasie? Vedrete per credere…

 

CHISSA’ SE LA GENTE ANCHE DA QUESTA VICENDA  RIUSCIRA’ A CAPIRE COME I MEDIA POSSANO OGGI INFLUENZARE IL MODO DI PENSARE, DI COMPRARE, DI SCEGLIERE DELLE PERSONE IN TUTTO IL MONDO.   DALLE ELEZIONI USA ALLE NEWS POLITICHE QUOTIDIANE, ALLO STESSO COVID  SIAMO TUTTI MANIPOLATI, INDIRIZZATI, CONDIZIONATI.

 Questo è forse il più grande problema dell’uomo, da sempre: avere diritto ad una informazione corretta con i report sui fatti separati dalle opinioni. In teoria è bellissimo, tutti lo vogliono e lo dicono, ma poi nessuno lo controlla.

 

EMERGENZA FINANZIARIA

Assolutamente inascoltato, continuo a proporre un’idea semplice ma importante per milioni di imprese e di famiglie: bloccare i tassi massimi bancari su anticipi di conto corrente e finanziamenti, a valere sia per i crediti domestici che per le aziende.  Soprattutto per le famiglie le solite imprese finanziarie senza scrupoli aggirano la legge e praticano spesso tassi di usura e in caso di inadempienza (vista la crisi, i casi sono moltissimi) poi si innescano spirali di debito insanabili, drammi famigliari, sequestri di beni, pignoramenti ecc. Ma perché non si interviene bloccando gli interessi “para-usura” portandoli ad un massimo, per esempio, sotto il 10% annuo “tutto incluso”? Oltretutto si tratta di finanziamenti spesso concessi da società finanziarie di dubbia trasparenza, eppure è un capitolo che non sembra interessare né il governo né l’opposizione.

Ma a questo punto, visto che comunque non si possono rinviare sine-die i pagamenti di mutui e finanziamenti, si ponga un “tetto” anche alle banche. Per esempio decidendo che sui conti correnti aziendali “di cassa” vi sia un limite al tasso applicabile per le anticipazioni e soprattutto alle varie “voci” di spesa più o meno nascoste che pesano sui conti correnti a vario e fantasioso titolo.

Una riduzione dei tassi reali intorno a cinque volte quello d’inflazione non sarebbe più che logico? Ecco un’idea che potrebbe permettere alle imprese e alle famiglie di sopravvivere e alle banche (quelle serie) di non fallire.

 

ALITALIA?  SPARITA

Avete presente i 3 miliardi (non milioni!) di aiuti del governo versati solo poche settimane fa ad Alitalia, (per un totale pari a più di tutti gli aiuti previsti in queste settimane per tutte le imprese operanti nelle “zone rosse”?) Per ringraziamento la ex “Compagnia di bandiera” - dopo aver cancellato tutte le rotte su Malpensa - ha deciso ora di chiudere anche quelle su Torino, prima riducendo il collegamento a un solo volo al giorno ed ora decidendo che per 7 giorni, entro fine novembre, nessun volo Alitalia opererà da o per Torino Caselle. Dov’è il “servizio pubblico” che dovrebbe essere prestato in cambio della montagna di soldi sprecati con Alitalia?

 

 

GENTE DI LAGO 2

 

E disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito l’anno scorso (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

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Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

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UN SALUTO A TUTTI E BUONA SETTIMANA                    MARCO ZACCHERA     




IL PUNTO   n. 789 del 6 novembre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: ELEZIONI USA – ZONE ROSSE – PANDEMIA EUROPEA - GENTE DI LAGO 2

 

ELEZIONI USA

Sarà dunque con ogni probabilità Joe Biden il nuovo presidente USA anche se con il  sospetto di brogli elettorali per il voto postale che saranno al centro delle discussioni per lungo tempo.

Quello che mi ha dato molto fastidio sono stati però i commenti assolutamente faziosi di gran parte dei media e delle TV italiane dove – come peraltro prevedibile – Trump è stato sempre dipinto in termini di dileggio. Presunti “esperti” ed “opinionisti” (alcuni decisamente ignoranti della situazione americana e che parlano solo per preconcetti) quasi tutti – guarda caso – sfacciatamente pro-democratici e con interi programmi televisivi dichiaratamente di parte, con La7 e Sky News a tratti assolutamente faziosi.

Evidentemente troppi italiani conoscono poco o nulla della situazione americana.

Tra l’altro sembra che i repubblicani abbiano conquistato un governatore in più e diversi seggi al Congresso: qualcuno ve lo ha detto?

Resta il fatto che i sondaggi si sono dimostrati clamorosamente falsi (e chi può sostenere che non abbiano contribuito volutamente ad influenzare il voto? E’ più difficile votare per chi perde...) e con decine di milioni di americani – pandemia a no – che invece sono andati personalmente a votare.

Milioni di persone che ai seggi hanno votato in maggioranza per Trump che è stato capace di mobilitare a suo favore masse enormi di persone nonostante la pandemia e le accuse (ricordate il Russiagate?) spesso infondate che lo hanno accompagnato per ogni giorno del suo mandato da chi non aveva mai accettato la sua vittoria del 2016.

Oggi decine di milioni di americani sospettano la frode e hanno adesso il diritto di esprimere il loro dissenso per una conclusione elettorale sicuramente non netta e non limpida.

Il sistema postale americano ha molte falle (un po' come quello per i voti dei nostri italiani nel mondo) e di fatto nessuno potrà mai accertare – a parte le eventuali frodi organizzate – chi abbia effettivamente votato, perché le schede possono essere cedute ed acquistate o spedite da terzi e - quando diventano così numerose - una percentuali di irregolarità è scontata, ma questa volte può esserlo stato molto di più.

Avvocati e giudici diranno la loro, intanto ho molti dubbi che l’Europa avrà da guadagnarci da questo nuovo presidente, mentre giustamente possono cantare vittoria Pechino e i sinistri di ogni ordine e grado.

Resta un problema di fondo: come mai, nonostante una campagna di stampa asfissiante interna ed internazionale e un candidato come Trump oggetto di ogni tipo di critica (attenzione: spesso il presidente le polemiche se le è andate a cercare, non sto dicendo né che sia un santo né un simpaticone), metà America ha ragionato diversamente e lo ha comunque votato?

Un bell’esempio di indipendenza mentale che dovrebbe far ragionare anche gli italiani.

 

ZONA ROSSA? NO GRAZIE

E’ inutile che il presidente Mattarella ogni giorno chieda “coesione e responsabilità” se poi il governo fa regolarmente quello che vuole senza tener minimamente conto delle osservazioni e proteste delle categorie e di intere regioni. Una decisione molto discutibile quella delle nuove “Zone Rosse” che (guarda caso) colpisce solo regioni guidate dall’opposizione, mentre altre – vedi la Campania – dove la situazione è tragica (ma la gente è già scesa rumorosamente in piazza), il “combinato disposto” dei 21 parametri (giusto per semplicità …) che determinano l’indice di contagio la considerano ora “zona a basso rischio”, come a Bolzano dove solo fino a poche ore prima del decreto c’era la dichiarata situazione più grave d’Italia.

Che senso ha chiudere centinaia di migliaia di negozi dove poteva comunque entrare solo una persona alla volta, palestre ben più pulite di un supermercato, musei che – con accesso distanziato – potevano dare un minimo di svago e di cultura senza nessun rischio? Ce lo spieghi Franceschini, una delle più grosse delusioni umane di questi mesi, mentre Conte va come sempre a fare lo show in TV giusto solo per leggere il decreto scritto sotto la dichiarata dettatura dal solito “Comitato scientifico”.

Ma qualcuno ricorda CHI ha nominato il "Comitato Scientifico Nazionale " ? Lui, il Conte, lo stesso che ha promosso (senza selezioni nè concorsi)  l'ignoto mister Arcuri a potentissimo capo operativo delle Protezione Civile, senza che fornisca mai bilanci degli acquisti, dei prezzi e delle spese effettuate e nella disattenzione totale della Magistratura.

Quell’ineffabile Conte che aveva inventato gli "Stati Generali" (di cui non è rimasta traccia alcuna) durati un'intera settimana e che sono serviti a NULLA, così come aveva nominato la "Commissione Colao" ovvero i "saggissimi saggi" che dovevano dare indicazioni per rilanciare il Paese...

Tutti spariti, essiccati per strada, inascoltati loro e le loro "120 slide di proposte".  

Adesso Conte - alla canna del gas - chiede "solidarietà" e "condivisione" alle opposizioni e Mattarella gli va dietro. ma senza che MAI il nostro beneamato Presidente sia intervenuto UNA SOLA VOLTA a criticare il governo, a frenarlo, e dire “basta” ai DPCM, metodo legislativo anticostituzionale, ma che è diventato costanza.

Mai - per Conte - anche solo un piccolo, piccolissimo esame di coscienza e di modestia, magari per annunciare che (visto che tra l'altro non l'ha eletto nessuno…) presto si farà da parte. No, questo mai! Perchè "l'avvocato del popolo" resta lì, inamovibile come un pezzo di legno (con giacca blu, cravatta in tinta e fazzoletto bianco nel taschino, ovviamente)... Si può solo subire mentre nel Paese cova una rabbia sorda che si trasformerà in ribellione perché la gente è stanca, esasperata, preoccupata, indignata ma soprattutto ha capito di essere in mano a persone incompetenti e letteralmente non ne può più.

 

PANDEMIA EUROPEA

Mai come oggi la pandemia sottolinea la necessità di affrontare una emergenza su un piano europeo visto che il virus non ha confini nazionali e politici.

Nel marasma delle polemiche e dichiarazioni, pochi hanno notato che il 28 ottobre vi è stato online un breve ma importante Consiglio europeo durante il quale i leader hanno stabilito otto punti di base per affrontare l’epidemia decidendo di intensificare i test mirati, rafforzare il tracciamento dei contatti, migliorare i preparativi per le campagne di vaccinazione, mantenere l’accesso a forniture essenziali e nel contempo garantendo la circolazione di tutte le merci nel mercato unico e agevolando la sicurezza degli spostamenti.

Vengono, tra l’altro, mobilitati subito 100 milioni di euro per acquistare test rapidi e consegnarli agli Stati membri per utilizzarli a chi viaggia per l’Ue una volta arrivato alla sua destinazione. I leader dei 27 paesi hanno anche  deciso di delegare alla Commissione la preparazione di proposte in materia di restrizioni alla libertà di circolazione all’interno dell’Ue e la trattativa con le case farmaceutiche produttrici di vaccini, i “giganti del farmaco”, per ottenere dalle 20 alle 50 milioni di dosi di vaccino al mese a partire da aprile. Da questa nuova ma positiva atmosfera “d’emergenza” stanno nascendo altre idee di convergenza assolutamente inattese pochi mesi fa, anche se non si capisce se il governo italiano ne abbia avuto una qualche consapevolezza.

Questo perché le iniziative saranno di fatto finanziate con il MES al quale “ufficialmente” l’Italia non ha però ancora aderito: una incongruenza che pochi hanno colto, anche se il MES alla fine verrà silenziosamente accettato pur con  ovviamente qualche tortuoso giro di parole per superare la posizione del M5S e di parte dell’opposizione.  

 

 

GENTE DI LAGO 2

 

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UN SALUTO A TUTTI                                               MARCO ZACCHERA                                                 





IL PUNTO n. 788 del 30 ottobre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: GENTE DI LAGO 2 – SITUAZIONE TRAGICA, MA NON SERIA – CENTOSETTANTESIMI – I SILENZI DI PAPA FRANCESCO - GRETA DOVE SEI? 

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GENTE DI LAGO 2

 

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SITUAZIONE TRAGICA, MA NON SERIA

Senso di responsabilità è non cadere nella demagogia e nella eccessiva polemica, ma questo si impone per tutti, anche (e soprattutto) per  chi comanda e che – pur nelle obiettive difficoltà generali – temo stia dimostrando troppe incapacità pur continuando a chiedere obbedienza ai cittadini.

Innanzitutto va ribadito che si può e si deve poter legittimamente protestare in modo civile e isolando i violenti, sottolineando che per la prima volta a spaccar vetrine sono arrivati anche giovani immigrati disadattati delle periferie urbane, un segnale che – visto cosa è poi  successo in Francia – non dovrebbe essere minimizzato.

Proteste che piuttosto siano coerenti: è inutile chiedere le dimissioni a Napoli del governatore  De Luca se lo si è votato solo un mese fa, così come è demagogico criticare dal di dentro il governo continuando a farne parte, vedi i soliti giochetti di Matteo Renzi.

Da qui il dubbio se sia logico che Conte continui a chiedere “responsabilità” ai cittadini e “condivisione” alle opposizioni per poi decidere sempre tutto da solo.

Conte dimostrerebbe forse maggiore coerenza e senso di responsabilità obbligando intanto tutti i suoi “scienziati” (perché solo da lui nominati) prima di tutto a tacere, perché stanno diffondendo panico e confusione.

Personaggi che diventano insopportabili, abituati a pontificare in TV ma non rischiando mai nulla di persona, mettendo in crisi con poche frasi milioni di aziende, magari le stesse cui prima avevano ordinato atteggiamenti precisi (divisori, capienza, distanze ecc.) salvo poi far chiudere tutti: a cosa serviva allora ubbidire e mettersi in regola?  

Per esempio non si possono far acquistare centinaia di migliaia di banchi di scuola costati decine di milioni di euro, banchi che poi non vengono usati perché le scuole chiudono: qualcuno si è forse assunto le responsabilità di questi acquisti? Se ministri e commissari sono degli incapaci devono poter essere cacciati.

Così come al Viminale non si possono chiudere gli occhi per mesi davanti alle “movide” notturne  (VALE ANCHE PER ALCUNI LOCALI DI VERBANIA) e non sanzionare i singoli locali irregolari e i balordi che li frequentavano senza distanze e senza mascherine  per poi  invece far chiudere d’autorità tutti gli esercenti, compresi quelli che avevano fatto il loro dovere e speso soldi per osservare tutte le normative. 

Dove sono gli elementi concreti – altro esempio - per poter affermare che il contagio si diffonde nei ristoranti proprio tra le 18 e le 23, oppure a teatro o nelle palestre? Numeri, riscontri, dati? Nessuno!

Visto quindi che non abbiano dati credibili, si valuti allora finalmente la marginalità tra il “vantaggio” delle potenziali minori infezioni e lo “svantaggio” economico complessivo, perché – a parte la crisi economica indotta - i soldi che poi il governo deve stanziare per venire un po' incontro alle categorie più colpite sono fondi in meno anche per l’assistenza sanitaria.

Non si può chiedere autorevolezza e poi  far passare mesi e mesi preannunciando il diluvio senza predisporre intanto un piano per i trasporti urbani, quando c’era la certezza che sarebbe stato proprio quello un aspetto fondamentale per la diffusione del virus.

Una programmazione mancata che vale anche – e soprattutto – per l’organizzazione sanitaria, il prelievo dei tamponi, la velocità dei controlli ecc.

Non c’è dubbio che la credibilità di Conte stia scendendo al minimo storico anche per queste contraddizioni ed incertezze, nonostante i suoi scontati e quotidiani appelli in diretta TV... Eppure resta lì, inamovibile e stoico. 

 

OTTIMI RISULTATI: SIAMO 170° !

L’Italia – tra il 2000 e il 2019 – su 180 paesi monitorati dal Fondo Monetario  Internazionale si è piazzato in termini di sviluppo del PIL al 170° (centosettantesimo!) posto. Togliete alcuni paesi in preda alla guerra civile e siamo concretamente all’ultimo posto del pianeta. Responsabilità di tutti, destra e sinistra, ma se non si prende atto di questo fallimento e finalmente si cambia timoniere mi pare difficile pensare al futuro.

Tra l’altro dati sono relativi a prima del Covid e quindi oggi ancora peggiori, quando ormai da 6 mesi al governo ci si accapiglia sui fondi europei (che peraltro - se arriveranno - saranno comunque concessi molto in ritardo) e che ancora non si sa come e quando verranno spesi. A parte le infinite liti politiche sul MES, un “piano” delle priorità non c’è e questo è semplicemente drammatico e sottolinea in termini di assoluta semplicità l’attuale incoerenza ed incapacità del governo Conte che sta perdendo l’ennesima e forse ultima occasione. Se gli italiani lo capissero…

 

I SILENZI DI PAPA FRANCESCO

Non mi scandalizzo tanto per le opinioni di papa Francesco su molte tematiche controverse, dagli omosessuali ai migranti, mi preoccupano di più i suoi silenzi.

Per esempio mi preoccupano molto i silenzi del Papa sull’Islam.

Mai una condanna chiara per le vittime innocenti dei fanatici religiosi chiamandoli per quello che sono, sottolineando la necessità per le comunità musulmane di scindere apertamente ed ufficialmente le proprie responsabilità (se ne hanno il coraggio e la voglia) da quelle dei fanatici, condizione io credo indispensabile per continuare nel cammino di pace e integrazione tra religioni che sembra il primo obiettivo del pontificato di Francesco.

Attacchi diretti ai simboli cristiani come a Nizza, decapitazione di innocenti… Al di là delle frasi di circostanza servono più fermi e chiari atti vaticani davanti a questi gesti di ferocia immane compiuti proprio ai danni di cristiani.

Perché non alzare la voce per quanto avviene in Francia, ma anche per la tutela e in difesa delle minoranze cristiane che vengono oggi martirizzate dall’Islam dall’ Africa all’Asia? Nessuno vuole e deve spingere ad odiare, ma marcare la profonda differenza tra Vangelo e Corano che traspare anche da questi atti mi sembrerebbe un atto logico, doveroso, assolutamente giusto.

Allo stesso modo mi preoccupano gli accordi del Vaticano con la Cina comunista in stridente contrasto non tanto con la linea del vituperato Trump, ma anche con quella della stessa Unione Europea, a parte le solite incertezze del governo italiano.

Mi preoccupano quindi i silenzi del Papa sulla libertà in quel paese, sui diritti umani calpestati, sui genocidi e le occupazioni di Pechino anche per questioni religiose, così come mi preoccupano i silenzi del Papa (leggi più avanti) sulle distruzioni ambientali cinesi in tanti continenti, mai apertamente richiamate pur in tanti suoi documenti ecologici.  

 

GRETA, DOVE SEI ?

Qualcosa di buono l’ha portato anche il Covid: Greta è sparita dai radar a parte pressanti inviti a votare Biden ai giovani USA. Non per questo però bisogna dimenticare l’ambiente, magari per tematiche che Greta non ha mai sfiorato come i disastri ecologici causati dalla Cina in patria e all’estero.

Con il lanternino avreste trovato per esempio nei media dei giorni scorsi anche la notizia che le ISOLE GALAPAGOS sono minacciate dalla pesca intensiva che oltre 300 pescherecci cinesi portano avanti da mesi nell’assoluta indifferenza del mondo. Le autorità non sanno più cosa fare e hanno chiesto l’intervento della guardia costiera americana per avere un aiuto, eppure i cinesi stanno catturando migliaia di tonnellate di pesci e danneggiando l’ecosistema di quella meravigliosa riserva naturale dichiarata nel 1978 patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco.

Lo schieramento di pescherecci cinesi è predisposto per una campagna prolungata, tanto che al seguito dell’armata è stata inviata anche una nave cisterna per il rifornimento di carburante in alto mare e diversi vascelli-fabbrica per processare il pesce, surgelarlo e permettere alla flotta di tornare a caccia. La concentrazione di queste grosse navi, che possono contenere ciascuna fino a 1.000 tonnellate di prodotto, costituisce una sorta di città galleggiante al largo delle Galapagos. Una città industriale che produce anche scarti: sulle spiagge delle isole si ammassano bottiglie e cassette di plastica facilmente identificabili perché hanno scritte con caratteri cinesi.

Solo a settembre la flotta «pirata» ha operato per complessive 73 mila ore di pesca intensiva, violando tutte le norme internazionali contro l’eccesso di sfruttamento di un tratto di mare. 

I cinesi aspettano anche il passaggio di grandi tonni e pescispada, che in questa stagione si spostano in branchi verso mari più caldi e con l’imponenza del loro sistema integrato di pesca - oltre alla tecnologia - sono in grado di spazzare via la concorrenza dei pescatori locali. Un danno all’ecosistema e una rovina economica per i lavoratori del mare dell’Ecuador.

Purtroppo il caso delle Galapagos è solo la punta dell’iceberg del gigantesco setaccio degli oceani condotto dalla flotta d’alto mare cinese, la più vasta del mondo con le sue 17 mila (!) navi. Dopo la devastazione delle coste africane e dell’Oceano Indiano ora tocca al Pacifico, mentre il mondo resta silenzioso a guardare. 

 

 

UN SALUTO A TUTTI  E BUONA SETTIMANA                  MARCO ZACCHERA  





IL PUNTO   n. 787 del 23 ottobre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: GENTE DI LAGO 2 – CONTE IL TEMPOREGGIATORE – PROVOCAZIONE CALENDA - VIRUS & VIROLOGI – LAPIDAZIONE PROSSIMA – RUBY GEOLOGICA – PROFUMO DI TRUFFA – VIRUS CINESE

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GENTE DI LAGO 2

 

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CONTE IL TEMPOREGGIATORE

Far passare il tempo, diluire, rimandare possibilmente scaricando le responsabilità sugli altri, dare sempre un colpo al cerchio (il PD) e uno alla botte (i 5 Stelle) e quindi sostanzialmente tirare a campare.

Questa è la filosofia da sempre vincente di Conte che - per quanto possibile - non vuole scontentare nessuno e intanto gode come un riccio ad apparire a reti unificate (sempre in ritardo, ma così fa tanto più suspense). Se gli annunciati pannicelli caldi di domenica sera bastassero a fermare il Covid ci sarebbe da sorridere, mentre quasi nessuno prende atto che a otto mesi dall’inizio della pandemia fare un tampone è comunque tuttora un’impresa tra code allucinanti, mentre l’economia crolla senza misure incisive.

Si sono persi mesi in chiacchiere, ma è stato programmato poco o nulla e adesso vedremo cosa scriveranno contro la Lombardia se verranno utili gli ospedali Covid in Fiera e a Bergamo.

Piuttosto hanno stupito le parole di  Conte contro il MES, eppure il premier non batte ciglio se sotto la sua guida il debito pubblico si è intanto moltiplicato, infinitamente più costoso da sopportare di questa misura europea.

Ipotesi: visto che Conte dà ragione ai suoi partner di governo a giorni alterni – da buon temporeggiatore, appunto – cadendo la conferenza stampa il 18 ottobre (giorno pari) si è dichiarato “contro” il MES, se la conferenza stampa fosse caduta il 19 (giorno dispari) Conte avrebbe detto “che la questione è tuttora da approfondire” ovviamente “Valutandone attentamente i risvolti". 

 

ROMA: PROVOCAZIONE CALENDA

C’è stato il primo vertice nel centro-destra per individuare i possibili candidati sindaco a Roma, Milano, Torino e Napoli dove si voterà l'anno prossimo.

Non sono emersi grandi nomi soprattutto perché - diciamocelo francamente - non ce ne sono. A Roma l'unica che potrebbe candidarsi con successo è Giorgia Meloni che però conosce le insidie di una eventuale elezione (e peggio ancora di una sconfitta) e quindi resterà alla larga.

A parte la Raggi, è emerso di recente il nome autocandidato di Carlo Calenda, leader di "Azione". già vicino al PD e a Renzi ma che ora corre più o meno in proprio.

Perchè il centro-destra non prova a scompaginare il copione arrivando a sostenerlo con un suo appoggio tecnico? Una provocazione, forse, ma che potrebbe essere determinante per un successo di Calenda in Campidoglio costringendolo comunque a scegliere: se accetta i voti del centro-destra ne sarà comunque condizionato, se li rifiuta si chiuderà automaticamente in un ghetto di sinistra auto-referenziale e darà una precisa collocazione politica al suo ruolo di tecnico perdendo così simpatie al centro e magari anche in parte dell'elettorato di destra che comunque lo vede con interesse.

Se poi fosse eletto dimostrando capacità ne avrebbe guadagnato soprattutto Roma, il che – francamente – non guasterebbe. Chissà se qualcuno ci avrà pensato...

 

VIRUS & VIROLOGI

Martedì 20 ottobre sulla prima pagina on line del Corriere della Sera si potevano leggere contemporaneamente tre dichiarazioni degli “illustri esperti” Ricciardi, Pregliasco e Crisanti in assoluto contrasto tra loro. Sono francamente stufo delle quotidiane esternazioni di questi “scienziati” che da mesi pontificano a reti unificate diventando dei guru di incerta professionalità visto che – sostenendo il contrario uno dall’altro - non tutti possono avere contemporaneamente ragione e qualcuno di loro ha sicuramente torto. Tra i tanti, consiglierei però di ascoltare di più il prof. Giorgio Palù, già  presidente delle Società italiana ed europea di virologia (basta cercare su internet) che in modo pacato ma stringente sgonfia la “bolla” delle tante  sciocchezze in circolazione riconducendo il problema a numeri chiari.

Strano che non lo intervistino di più, forse perché va contro la vulgata corrente.

 

PROPOSTA DA LAPIDAZIONE

Rischierò la lapidazione, ma faccio comunque una sommessa proposta: chi lavora da casa a causa Covid – soprattutto se è un dipendente pubblico – dovrebbe subire una piccola riduzione di stipendio.

Pensateci: niente spese di trasporto, niente tempo perso per andare al lavoro, ritmi poco controllabili: non sarebbe giusto applicarla, con un risparmio per le finanze pubbliche? In fondo il cittadino che dovrebbe godere dei servizi pubblici di fatto ne può utilizzare meno e quante volte  in questi mesi non abbiamo potuto avere una risposta esauriente in tempi ragionevoli da un ufficio perché l’addetto era assente?

 

GIUSTIZIA GEOLOGICA: RUBY SOPRAVVIVE

A quei pochi cui può ancora interessare va ricordato che mentre l'Italia affronta la pandemia e la crisi economica più grave degli ultimi decenni gli illustrissimi signori Giudici del Tribunale di Milano si stanno ancora occupando del processo "Ruby Ter" legato ai convegni amorosi del signor Silvio Berlusconi di ormai una dozzina di anni fa. L’ennesima udienza è stata recentemente rinviata per sopraggiunto Covid dell'ex Cavaliere e quindi se ne riparlerà tra un mesetto. Se Ruby avesse o meno compiuto 18 anni al tempo dei famigerati “fattacci” è infatti un elemento essenziale per la Giustizia italiana e per lo stressante lavoro congiunto di Giudici e Procure di mezza Italia.

Chissà cosa verrebbe fuori se si utilizzasse un decimo delle forze messe un campo per chiarire questo fatidico caso per controllare invece le spese e le responsabilità legate al Covid, magari per verificare come siano stati spesi i soldi regalati alla Protezione Civile dagli italiani, fondi dei quali non si sa praticamente più nulla.

 

LA LEGGE NON E’ UGUALE PER TUTTI

Alessandro Profumo, già presidente del Monte dei Paschi di Siena, è stato condannato in primo grado a 6 anni reclusione, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 2 anni di interdizione dai contatti con le pubbliche amministrazioni e dalla rappresentanza di società per i traffici sui derivati che hanno portato al crack della banca senese.

Fosse stato un politico sarebbe diventato incompatibile e cacciato dalla carica per la legge Severino, ma Profumo continuerà invece a rimanere alla (ben retribuita) guida di Leonardo, società stella di Finmeccanica. Il colosso della difesa ha fatto sapere infatti che Profumo non è obbligato a dimettersi: non è una condanna definitiva e lo statuto non prevede regole più stringenti di quelle generali. Mi sembra un caso di assoluta e totale ipocrisia, con il governo che non prende posizione, alla faccia della trasparenza. E’ proprio vero che i boiardi di stato si coprono uno con l’altro e che la giustizia NON è uguale per tutti.

 

VIRUS CINESE

Si ironizza su Trump che chiama il Covid "il virus cinese", ma sta di fatto che mentre il mondo annaspa e l' Italia va a picco (solo Conte è rimasto a far finta di credere e declamare agli italici idioti che la finanziaria sarà "un documento di espansione e di rilancio" visto che il PIL italiano è intanto al - 10%, l’indebitamento al 158% e peggiora), la Cina è in netta controtendenza. A settembre ha aumentato la produzione industriale del 6,9% rispetto al 2019, il PIL del 4%, i consumi interni sono aumentati del 3.3% sulla base dei primi 9 mesi dell'anno, periodo di lockdown compreso. Si è infatti creato il miracolo: nessun malato a Pechino da marzo, tutti lavorano e soprattutto si tace. Nell’assordante silenzio del mondo e con  papa Francesco che addirittura sigla accordi con Pechino passano intanto le nuove leggi a Hong Kong con arresto in massa dei dissidenti. Fuori dalla "grande muraglia" (che le foto mostrano affollatissima di turisti stretti gomito a gomito)  non è dato sapere cosa stia davvero succedendo in Cina e ovviamente l'OMS tace né appare interessata a saperlo. Secondo i dati ufficiali i contagiati in Cina sono in tutto circa 10 al giorno e non si segnala più alcun decesso dall’inizio di settembre: un vero e proprio miracolo.

Se fosse la trama di un film in cui freddamente  si fosse trovato il modo per distruggere la concorrenza e conquistare il mondo - compresa l'eliminazione di un presidente USA scomodo per metterci al suo posto un pupazzo - sarebbe un'ottima trama. ...Ma è davvero solo un film? 

 

UN SALUTO A TUTTI                                                        MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 786 del 16 ottobre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

Sommario: GENTE DI LAGO 2 – COVID: L’ EMERGENZA CREATA, SENZA TRASPARENZA E CERTEZZE – IL CASO AZZOLINA

 

 

GENTE DI LAGO 2

 

E disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito l’anno scorso (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.

GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE. Per spedizione via raccomandata aggiungere 5 euro a pacco (max 3 copie).
 

 

COVID: FACCIAMO CHIAREZZE

 

Che in Italia come nel mondo ci siano nuovamente dei seri problemi creati dalla pandemia Covid è una evidente realtà, ma che per affrontarla sia indispensabile proclamare e rinnovare lo stato di emergenza è – a mio avviso – una grossa forzatura legale, legislativa e costituzionale. Non credo alla fantapolitica dei colpi di stato, ma credo insostenibile il proseguimento della “ricetta” Conte che così moltiplica i DPCM a suo piacimento. Una grave situazione formale che dovrebbe essere denunciata con fermezza dal Capo dello Stato. Oltretutto proprio Mattarella - firmando gli ultimi decreti-  aveva già sottolineato questo dato di fatto, ma visibilmente Conte & C. continuano a fregarsene come prima.

Il problema Covid è reale, ma è anche un buon pretesto per distogliere l’attenzione dagli altri problemi e dalle visibili pecche di chi gestisce il sistema. Partiamo dal dato di fatto che se in Italia muoiono statisticamente ogni giorno circa 1700 persone delle quali solo 40 di Covid. Quante emergenze bisognerebbe allora dichiarare per le altre 1640 ? Pensate a quanti infartuati sono morti in questi mesi perché rimasti senza cure od esami, quante patologie tumorali per lo stesso motivo sono diventate irreversibili. Pensare solo al Covid e nascondere tutte le altre emergenze sanitarie è una comoda uscita di sicurezza, ma sfiora il crimine e – per cominciare – appare assurdo rinunciare ai fondi europei del MES da dedicare al potenziamento dei servizi sanitari (dopo aver verificato bene le clausole per accedervi, tuttora nebulose) .

 

La realtà è che questa normativa di emergenza sta diventando un comodo scudo per nascondere alcune verità, per esempio:

1)     Il “Comitato  Tecnico” è di nomina dello stesso organismo che emana i decreti (ovvero il governo), non è elettivo e non è indipendente. Ergo, si esprime (o può esprimersi) come più o meno gli viene richiesto e ha tutto l’interesse a rimanere sulla scena auto-alimentando la sua importanza scatenando vere e proprie campagne mediatiche di pressione psicologica sulla popolazione

2)     I “Commissari” sono appunto di nomina governativa:  Domenico Arcuri, nominato ormai molti mesi fa super-commissario (ovviamente dal governo, senza gara, titoli, concorsi)  spende come vuole con ignota trasparenza e ha pieni poteri su SU GARE, APPALTI, FORNITURE, SCELTE TECNICHE. Chi verifica se quelle che fa sono le scelte obiettivamente più corrette e convenienti? Tantissime insinuazioni di stampa non vengono riprese dai media più importanti: perché?

3)     La Protezione Civile non fornisce bilanci chiari, nessuno può sindacare se le priorità o le emergenze siano affrontate più o meno bene (ricordiamoci ad esempio la gestione del terremoto in centro Italia). Ancora nei giorni scorsi sulla stampa è stato sottolineato CHE NON CI SONO RENDICONTAZIONI PUNTUALI sulle spese per l’emergenza. Questo vale soprattutto per gli oltre 870 milioni raccolti con sottoscrizioni pubbliche che  non si sa come siano stati spesi (ammesso che lo siano stati, sembra che molti fondi siano ancora più o meno dormienti pur essendo stati donati per l’emergenza). Nessuno però – in primis la Magistratura - sembra preoccuparsi per questo

4)     Una volta di più le Regioni sono state messe ai margini di ogni decisione e il Parlamento (compresa l’opposizione) conta zero, neppure interpellato. Si votano provvedimenti con voto di fiducia e stop. La smetta quindi Conte di invocare la “co-decisione” perché in realtà fa sempre e solo quello che vuole (e Mattarella colpevolmente tace) a seguito dei consueti bracci di ferro PD-M5S. Oltretutto mi chiedo come mai se 15 regioni su 20 sono in mano all’opposizione la conferenza stato-regioni sia però tuttora affidata a un governatore del PD, ovvero Stefano Bonaccini dell’Emilia Romagna . Vabbè che nessuno deve disturbare il manovratore, ma forse i 15 governatori di centro-destra non dovrebbero richiedere politicamente un avvicendamento?

5)     Chi controlla i numeri della pandemia, chi li computa? Se uno è positivo al Covid e muore per un infarto è morto ufficialmente per il problema cardiaco o per il Covid ? Sarebbe fondamentale saperlo. ma non lo chiarisce nessuno e quindi i numeri sono aleatori e ballerini. Oltretutto non si fanno autopsie: bel sistema per aiutare la scienza medica.

6)     Lo stato di emergenza si interseca con le problematiche economiche e gli interessi comprensibili (e contrapposti) di ciascuna categoria, ma l’ “effetto annuncio” è pilotato a piacimento soprattutto a livello televisivo. Pensate a quanto si è detto e scritto sulla riforma fiscale ma - dopo mesi di interviste, titoli, promesse, ipotesi…- siamo ancora al palo, così come milioni di imprese NON hanno avuto gli aiuti promessi e si sono privilegiati pochi grandi gruppi economici,  molto legati ai centri del potere. Eppure una infinità di conferenze-stampa, comunicati, commentatori, TG hanno dato notizie per mesi e mesi di mirabolanti  contributi che poi, in buona parte, non sono mai arrivati!

7)     I litigi nel governo sulla gestione dei fondi europei sono da mesi e mesi al massimo livello, ma tutto viene nascosto ed attutito dal rimbombare quotidiano dei “numeri” venduti a ritmo angosciante.  Così la gente non pensa che le problematiche “vere” si cristallizzano…su chi entrerà nel CdA di Alitalia.

E' un dato di fatto che proprio per queste liti tra ministri entro il 15 ottobre l'Italia avrebbe dovuto presentare all'Europa le proprie proposte per il Ricovery Found e non lo ha fatto: quanti italiani ne hanno avuto notizia dalla stampa?

8)     L’interpretazione degli stessi numeri dell’epidemia è molto opinabile e si sta minimizzando il fatto che rispetto alla primavera i morti sono fortunatamente molto meno rispetto ai contagiati: se crescono i tamponi è ovvio che si trovano più positivi, ma non è detto che più positivi significhi più malati: il 90% ora è asintomatico e grazie al cielo i numeri dei ricoveri e dei malati gravi sembrano diversi dalla primavera.  

9)     Il paese è economicamente allo stremo, viene venduto come “miglioramento” se dal – 10% il FMI passa a valutarci al -9% del PIL, ma in realtà siamo alla canna del gas, ma anche questo non lo si vuole ammetterlo e si svia l’opinione pubblica sulle polemiche o le battute sull’uso delle mascherine. Incombe la fine del blocco dei licenziamenti, le incertezze di mercato, i ritardi europei, i costi della pubblica amministrazione che proprio per il Covid è ancora più lenta. Tutte le altre questioni (dal funzionamento della giustizia alle grandi opere) dormono sonni pesanti mentre il tempo corre.

10)    Vi sono poi quotidiane irresponsabilità: “ Per Natale sarà ineluttabile un lockdown generale, è nella logica delle cose” Complimenti: basta una frase  improvvida, superficiale  e non documentata (ovviamente poi ritrattata) di un Andrea Crisanti qualsiasi, membro pseudo esperto politico-scientifico di Conte per distruggere in un istante le prospettive del commercio, la stagione  turistica invernale, i programmi e il morale di decine di milioni di italiani: chi paga i danni per l’ ego auto-referenziale di questi “scienziati” a voler “apparire” ad ogni costo?

 

AZZOLINA STORY

Povera ministro Azzolina attaccata da tutti! Eppure vanta un curriculum di ferro che sottolinea le sue grandi capacità didattiche. Si, il ministro Lucia Azzolina, docente siciliana trapiantata a Biella, già chiacchierata di aver steso una tesi di laurea “copia e incolla”, il 19 giugno 2019 “vince” (già deputata) un concorso per dirigente scolastico classificandosi al 2542° posto sui 2900 disponibili.  Allo scritto passa per un pelo: 73 punti rispetto ai 71,7 di livello minimo, all’orale prende 0 (zero) di informatica e 5 su 12 in inglese, ma ufficialmente oggi potrebbe diventare preside, ovviamente sistemati i 2541 che gli stanno davanti e salvo spintarelle.

Peccato che alcuni degli esaminatori – come Massimo Arcagneli - siano molto perplessi sulla sua prova e lo dichiarino in pubblico. Tenuto anche conto che da un anno l’Azzolina era deputata e poi ministra, un riesame parziale degli elaborati porta alla scoperta di anomalie gravi (ad esempio risposte lasciate completamente in bianco, ma considerate come corrette). Tre commissari d’esame risultano anche in palese conflitto di interesse e – dopo un’indagine di diverse procure e una infinità di ricorsi – il Tar del  Lazio ordina la piena pubblicità degli elaborati e dei risultati. C’è però qualcuno che si oppone alla pubblicazione e ricorre contro il TAR…sapete chi ? Proprio il Ministero dell’Istruzione!  A quel punto il Consiglio di Stato sospende la decisione del TAR e rinvia tutto ad una decisione il prossimo 26 ottobre. Chi si oppone perfino alla fissazione di una nuova data per decidere? Ancora il Ministero, questa volta con un ricorso firmato addirittura direttamente dalla stessa Azzolina.

Se, oltre che una pagliacciata generale, questo non sia un palese conflitto di interessi lasciamo la risposta ai “dotti” vertici del Movimento Cinque Stelle.

 

 

UN SALUTO A TUTTI                                                   MARCO ZACCHERA

 

Grazie se mi invierete indirizzi mail di vostri amici potenzialmente interessati a leggere IL PUNTO ! 


IL PUNTO   n. 785 dell’ 8 ottobre 2020

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

Sommario: RIFLETTIAMO SUL CENTRO DESTRA – DISSENTO DA PAPA FRANCESCO – LA LAPIDAZIONE DI TRUMP – COVID IN CINA?

 

APPELLO AL CENTRO DESTRA

Esauriti i turni di ballottaggio è corretto prendere atto che il centro-destra non ha vinto le recenti elezioni amministrative e che Conte, Zingaretti & C. con l’aiuto del Colle si avviano a finire più o meno tranquilli la legislatura con l’elezione di un Mattarella-bis e dando un arrivederci alle elezioni fino al 2023.

Unici impedimenti una ulteriore spaccatura nel M5S (ma comunque con parlamentari che certo non vorranno finire anzitempo il proprio irripetibile mandato) o uno stop dei promessi aiuti europei e conseguente emersione dello spaventoso buco di bilancio che si è prodotto in questi mesi, sapientemente minimizzato dai media mai come ora allineati e coperti.

Un deficit al 158% sarà un macigno sulle prossime generazioni, ma non fa fino parlarne e quindi avanti con i pannicelli caldi dei bonus-acchiappavoti, distrazione di massa sul mettere o meno le mascherine che per i conti pubblici qualche santo poi provvederà.

Mai come ora - se in Italia esiste una maggioranza silenziosa - è ora che esca fuori, ma il centro-destra senza perder tempo deve chiedersi seriamente se e come voglia rappresentarla. Perse ideologie, ideali e valori di riferimento nella semplificazione (o deriva) politica di questi anni tutto comincerebbe con l ’identificazione di un/una leader di riferimento e con il sostenere convintamente pochi punti programmatici chiari, sostenibili e condivisi.

Sembrerebbe facile e invece non lo è, soprattutto perché due anni e mezzo sono lunghi da passare e (come è accaduto per Salvini) c’è un fortissimo rischio di veloce logoramento dell’immagine di chiunque, oltre alle puntuali e prevedibili incursioni giudiziarie.

Un leader condiviso non si vede all’orizzonte, intendendo un personaggio che soprattutto sia in grado di catalizzare su di sé le preferenze di quella fetta di elettori in bilico al centro e sul crinale del “non voto” capaci di assegnare (finalmente) la vittoria a uno schieramento che spesso sembra avvicinarsi al risultato, ma poi lo manca all’ultimo ostacolo.

L’Italia è un paese – lo ricordava giustamente Pinuccio Tatarella – dove il 60% degli elettori è storicamente contro la sinistra ma spesso non trova stimoli per uscire dal disinteresse. Forse solo Zaia e la Meloni hanno ancora spazio di crescita, con Toti e Giorgetti in seconda fila, mentre Salvini ha più che raddoppiato i voti della Lega rispetto a pochi anni fa ma – non sempre per colpa sua – rischia di non essere più trascinante e convincente limitandosi a gestire con credibilità soltanto il tema della sicurezza. Su altre tematiche, in primis l’economia, non sembra avere soluzioni alternative, anche per i limiti evidenti di parte della sua classe dirigente.

Senza leader carismatici il centro-destra potrebbe allora muoversi su una strada inversa partendo dal programma (soprattutto quello economico) per gestire al meglio il post-pandemia e su questo costruire il suo futuro?

Forse un compito ancora più difficile perché covano per l’Italia situazioni decotte ed insostenibili a livello di debito pubblico, sacche di inefficienza e malaffare nell’amministrazione ai diversi livelli e soprattutto cattive abitudini fiscali ed economiche di tutti, più da sopravvivenza che da crescita.

La strategia del centro-destra potrebbe essere quella di rischiare di perdere consensi immediati spiegando ,bene agli italiani la verità della situazione e sapendo poi gestire in modo convincente la ripresa e l’ondata di rivolta e di protesta che si scatenerà contro il governo al potere quando questi nodi verranno comunque al pettine. Purtroppo una Margaret Thatcher italiana non c’è all’orizzonte e comunque servirebbero intese programmatiche “blindate” per il contenimento della spesa pubblica, sburocratizzazione vera, Giustizia costretta a lavorare in modo autonomo e più efficiente, rapporti chiari con l’Europa e su tanti altri aspetti che i lettori conoscono benissimo.

Di sicuro occorre perdere il taglio demagogico e saper studiare, approfondire, sperimentare, “firmare un contratto” anche fatto di sacrifici con gli italiani per una ristrutturazione vera dello stato. E’ inutile promettere altri rivoli di spesa pubblica, altre Casse per il Mezzogiorno, spingere verso altre illusioni.

Giocare piuttosto la carta delle competenze rispetto all’attuale livello di ignoranza generalizzata e di superficialità che domina a tutti i livelli e dove il vecchio PD raccoglie soprattutto per esperienza nella gestione del potere gli spazi nuovamente lasciati liberi dal M5S che - proprio per le sue incompetenze e demagogie - è durato lo spazio di un mattino dimostrandosi solo sterile contenitore di proteste.

Ma c’è davvero questa volontà – per esempio costituendo subito un “governo ombra” di riferimento programmatico - oppure c’è invece solo l’obiettivo a breve di cannibalizzare gli alleati per conquistare qualche voto in più, ma senza una strategia a lungo termine?

Il prossimo appuntamento saranno le elezioni comunali delle quattro più importanti città d’Italia: non sarebbe fondamentale scegliere per tempo nuovi metodi per individuare candidati vincenti o – una volta di più- conterà solo la loro casacca con scelte fatte all’ultimo minuto? In questo caso una nuova sconfitta amministrativa sarà ampiamente preannunciata mentre - almeno a Milano e Roma - ci sarebbero davvero concrete possibilità di vittoria.

 

DISSENTO DA PAPA FRANCESCO

E’ lecito per un cattolico dissentire dal Papa? Con amicizia e rispetto penso di sì, e lo scrivo con tristezza.

Credo che l’ ultima enciclica di Francesco (che per ora non ho letto in originale, ma solo per sunti di stampa) sia giusta, oso dire ovvia, ma del tutto “politica” ed intempestiva. E’ giusto il richiamo del Papa al Vangelo e alla necessità di accogliere ed aiutare tutti, ma soprattutto in questo momento rappresenta una lettura politica e parziale alla situazione nel mondo oltrechè – sul piano interno italiano o delle elezioni USA – una evidente scelta di campo.

Credo che insieme alle questioni sollevate dall’enciclica ci siano ben altre, urgenti e numerose tematiche sulle quali il Papa dovrebbe finalmente esprimersi con altrettanta determinazione perché milioni di cattolici sentono sempre più fredda una Chiesa tutta protesa sul “sociale” e l’immigrazione, ma che rischia di dimenticare le realtà delle proprie comunità dove già sono innumerevoli i problemi e le difficoltà, compresa la stessa sopravvivenza di una Chiesa sempre più lontana dalla società. Scrivere che “l’emigrazione è un diritto” e non prendersela apertamente con i governanti scellerati di mezzo mondo che la creano o con chi ne fa oggetto di speculazione e di traffico è un controsenso. Così come non denunciare chi ha le massime responsabilità per l’inquinamento e lo sfruttamento delle risorse della terra ed alludo alle grandi nazioni nel mondo, ma in primis a quella Cina comunista per la quale papa Francesco sembra invece nutrire una silenziosa e ambigua tolleranza, così come sono incomprensibili molte scelte vaticane in politica estera

Perché Francesco non richiama per esempio anche le responsabilità delle Conferenze Episcopali cattoliche in molte nazioni del mondo che potrebbero localmente creare una rete di “pre-organizzazione” all’ emigrazione controllata o gestire meglio le risorse per aiutare le persone a non emigrare? Perché diventa prioritaria l’accoglienza al migrante e non l’aiuto – per esempio – a milioni di cattolici abbandonati anche in Italia nelle case, negli ospedali o negli ospizi? Quante domande vorrei rivolgere a chi deve godere sempre del rispetto di tutti i fedeli, ma che nell’ indicazione delle “priorità” lascia per lo meno perplessi.

 

LAPIDATE TRUMP

 

Va bene, si è capito quanto Donald Trump stia antipatico ai media italiani visto che è quotidianamente dipinto come un pericoloso ed irresponsabile criminale, imperterrito sciupafemmine, evasore fiscale, untore Covid, sporco razzista e guerrafondaio, ma non esageriamo. Trump perderà le elezioni raccogliendo più o meno l’ 1% dei voti (altrimenti milioni di americani sarebbero come lui dei pazzi scatenati) ma non può essere accusato di tutto e per tutto, compreso l’esatto contrario. Se parla sbaglia, se tace sbaglia, se invita il paese a reagire sbaglia, se parla senza mascherina sbaglia, se va in TV sbaglia, se twitta sbaglia, se parla è solo per insultare (Biden invece è un forbito chierichetto), se saluta a distanza senza mascherina sbaglia…e basta!  Se i sondaggi sono così rosei per i democratici (che sono invece tutti onesti, bravi, incorrotti, pettinati, educati, ecologisti, interetnici, aperti al sociale ecc.ecc.) perché preoccuparsi tanto?

Visto che negli USA si vota più o meno liberamente il risultato dovrebbe essere scontato anche se comincio però a pensare che molti voteranno Trump solo perché non ne possono più della sfacciata partigianeria dei media. Senza dimenticare gli interessi di quegli enormi gruppi finanziari che - dopo aver lautamente finanziato Biden con somme enormi - brinderanno alla certa sconfitta di Donald e di quei quattro fascisti idioti, grassi ed antipatici che ancora gli vanno dietro.

 

COVID CINESE

Si potrebbe avere notizie della attuale diffusione del Covid in Cina? Visto che è nato lì ed ha felicemente convissuto per mesi con quella popolazione senza che le autorità cinesi lo dicessero al mondo, come va adesso la diffusione dell’epidemia nella “casa madre”? Chissà se è arrivata una seconda ondata, quali precauzioni sono in vigore, quali siano le novità

Sottolineato che la Cina sarà quest’anno l’unico paese al mondo con un aumento del PIL - visto che esporta dai monopattini ecologici ai prodotti sanitari - sarebbe interessante saperlo, ma non si sa. Morti, contagiati, nuovi casi? Silenzio, né l’ OMS lo chiede a Pechino. Lineare esempio di libertà e coscienza democratica.  Stessi silenzi se qualcuno chiede cose precise risposte al nostro fantomatico “Comitato scientifico “: se perfino il viceministro della salute chiede e viene zittito c’è poco da aggiungere: emergenza sì, trasparenza zero.

 

GENTE DI LAGO: SECONDO VOLUME

 

E disponibile il mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove storie e nuovi racconti  del Lago Maggiore ”   Il volume riprende quello uscito l’anno scorso (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.

GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 17 euro (spese di spedizione comprese) o di 16 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.Per spedizione via raccomandata aggiungere 5 euro a pacco.

 

UN SALUTO A TUTTI                                                           marco zacchera


IL PUNTO n. 784 del  2 OTTOBRE  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

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Sommario: IL MULINO DELLE BALLE – AMORALI SCELTE  BANCARIE - JOE E DONALD: CHE SQUALLORE !

 

IL MULINO DELLE BALLE

Il ministro del turismo Dario Franceschini è certo “Il turismo italiano tornerà più forte di prima”. Anche il Ministro dell’economia era super-certo “Nel terzo trimestre di quest’anno avremo un rimbalzo a due cifre dell’economia italiana.“ Siamo ad ottobre, trimestre finito, rimbalzo non arrivato. Super-sicuro ovviamente il narciso Conte: “Il Covid può essere una grande opportunità”. Intanto è decisamente fantasiosa la annunciata manovra economica “Quest’anno calo del 9% del PIL, ma l’anno prossimo – vedrete - rimbalzo del + 6%”. Di aumento certo c’è intanto solo il prezzo dell’energia elettrica ( + 15%) e del gas, ma – ci dicono – “Erano diminuiti prima”.

I soldi forse li passerà l’Europa (si spera) quindi – mentre nei ministeri tutti corrono ad accaparrarseli e Conte annuncia l’ennesima task force di “tecnici” si vara una “duplice manovra espansiva” (??!!),  ma in deficit (ovvero si spendono prendendoli a credito i soldi altrui): in pochi mesi il debito pubblico italiano salirà così di un ulteriore 10% del PIL, oltre al 20% già accumulato in sei mesi, ovvero al 160%

“Ma – assicura Gualtieri – in 10 anni tornerà di nuovo al 130% ” Beata speranza, ma intanto si continua nell’infinita serie di slogan e di balle che ci raccontano, tanto che  sfugge ai più il senso stesso delle parole e la dimensione reale dei numeri, che sono catastrofici.

Ogni giorno cresce il mulino delle chiacchiere e dove le “non notizie” diventano notizie, le promesse e gli auspici – sempre positivi – danno i titoli alle prime pagine.  Il trucco è collaudato: solita intervista precotta in copertina o in TV ai vari geni, “si deve, si deve, faremo”, poi nel concreto passano i mesi, la polvere si deposita e non se ne esce.

Eppure ogni sera interviste, para-notizie, TG rassicuranti, sorrisi di circostanza, assicurazioni scontate: è una droga che è diventata così rimbombante che non ce ne accorgiamo più.

Per il turismo, per esempio, servirebbe qualche idea originale tipo non far pagare le autostrade ai turisti stranieri, ma sono due anni che si discute con Autostrade e non si capisce neppure se la concessione sarà revocata o meno. La “manovra espansiva di agosto” non ha lasciato tracce, i livelli occupazionali tengono solo perché i licenziamenti sono vietati, tanti “bonus” annunciati non sono mai stati applicati, sembra che il 40% delle imprese siano in difficoltà e intanto le tasse si pagano.

Poi – localmente, come nel paese – pullulano le sciocchezze, le assurdità, i controsensi. Tuttora contingentato l’afflusso nelle chiese e chiusi gli stadi per le partite dei dilettanti, ma aperti per le “amichevoli”. Precauzioni nelle scuole e discussioni infinite per mesi su banchi (sono state intanto insabbiate le inchieste sulle forniture di banchi e mascherine) e poi sulle distanze, la temperatura i tamponi. Chiacchiere, tanto poi fuori le scuole la “movida” imperversa con locali strapieni, giovani clienti senza mascherina e tavolate con gente assiepata: il Covid ringrazia.

 

AMORALITA’ BANCARIA NEL DISINTERESSE DELLA POLITICA

Lo ripeto spesso, ma insisto: quando ci sono di mezzo i grandi numeri spesso ci sfuggono le dimensioni del problema. Nella situazione drammatica in cui si ritrova l’economia italiana pochi ricordano che – a parte i contributi fino a 25.000 euro – relativamente poche aziende sono state poi effettivamente in grado di accedere ai contributi maggiori che sono stati soprattutto indirizzati ad alcuni grandi gruppi.

Con trattativa riservata (e a tassi sconosciuti) per esempio Intesa Sanpaolo ha prestato 6 miliardi di dollari alla FCA (l’ex Fiat). Ma cosa rappresentano 6 miliardi? Immaginate in alternativa  un contributo di 50.000 euro ad ogni impresa che si fosse impegnata ad assumere stabilmente una persona in più: anziché finanziare un unico gruppo si sarebbero potute aiutare 120.000 (centoventimila!) aziende concretizzando 120.000 posti di lavoro in più (ovvero ben di più di qualsivoglia reddito di cittadinanza…)  ma si è preferito varare in pochi giorni una sola operazione ad un unico gruppo.

Qui mi chiedo dove sia la logica della strategia del governo, ma tutto tace e nessuno sembra esserne interessato.

Tra l’altro con lo stesso criterio aver buttato via un ennesimo contributo ad Alitalia di 3 miliardi significa – con gli stessi parametri – aver rinunciato ad altri  60.000 nuovi posti di lavoro, ovvero moltissimi di più di quelli che lavorano oggi per la “fu” Compagnia di bandiera. 

Ma il dramma non è solo per le imprese, ma  per milioni di famiglie che stanno cadendo nelle grinfie dell’usura perché L’AUTORITA’ POLITICA  HA BLOCCATO LE RATE SU ALCUNI MUTUI, MA NON E’ INTERVENUTA  IN QUESTI MESI A BLOCCARE I FINANZIAMENTI, I “PRESTITO FACILE E I TASSI DELLE “FINANZIARIE ASSASSINE” ,” che  pullulano nel nostro paese con spesso alle spalle mafie e camorra che riciclano così capitali sporchi.

Signori della politica, di tutti i partiti: perché questo disinteresse, questo silenzio? Sapete quante famiglie hanno ricevuto la “buona notizia” che in tempo di Covid potevano uscire dai loro finanziamenti ed usare la carta di credito con un maggior “fido”? In milioni ne hanno approfittato, ma pochi hanno letto i tassi simil-usura che poi vengono applicati, così come ogni ritardo nei pagamenti nei prestiti (e milioni di persone negli ultimi otto mesi non hanno potuto pagare i loro debiti) hanno generato altri costi di finanziamento e penali enormi. Nessuno vede e nessuno ne parla. eppure questa realtà sommersa sfascia le famiglie, stressa, logora e angoscia milioni di persone, ed è diventata una vera piaga sociale. E’ “morale” questo sistema finanziario e bancario ? E perché non se ne parla e - soprattutto – perché non si interviene: è "morale" una politica che non se ne cura? 

 

TRUMP E BIDEN: CHE SQUALLORE !

Ho visto ampie parti del primo dibattito tra i due candidati alla Casa Bianca e pensare che il mondo sarà affidato ad uno dei due contendenti mi preoccupa. Capisco perché la Cina sarà sempre di più ai vertici del mondo: se l’Europa è a pezzi non è che questa America sia destinata ad andare molto meglio. Intanto, lo ammetto, ho fatto il furbo.

Nel senso che da diversi mesi mi sono inserito nella mail list dei (presunti) supporter.

di Donald Trump chiedendo di ricevere notizie sulla sua campagna elettorale. Immediatamente dopo “l’iscrizione” – ben specificando che non sono cittadino americano ma italiano e quindi non potrei comunque votarlo -  ho cominciato comunque a ricevere prima saltuariamente e poi sempre più spesso innumerevoli comunicazioni dai Trumpiani e non solo a firma autografa (digitale) del presidente ma anche di sua moglie,  sua figlia, del vice presidente Pence e rispettivi comitati e famiglie.

Con linguaggio famigliare Trump ostenta verso di me una amicizia profonda, tipo che praticamente abbiamo fatto le scuole elementari  insieme, ma sostanzialmente in ogni mail mi chiede soldi.

Dove sta l’aver fatto il “furbo” ? Che la stessa iscrizione l’ho fatta anche  per la campagna di Biden – non appena confermata la sua nomination – iscrivendomi come suo potenziale “supporter italiano”. Ci credereste? Da un mese mi stanno arrivando altrettante mail  ma anche i democratici sono sempre e soltanto alla disperata ricerca di soldi. Adesso Joe  e Kamala (la sua vice) mi scrivono ogni sera e con loro la Clinton e Obama, anche per loro sono uno di famiglia !

Biden mi dice che devo “dare l’anima” per gli USA e se clicchi il bottone del “si” (ovvero che a dare l’anima ci stai),  esce la richiesta di 500 dollari, con  opzioni a scendere ma - sotto i 50 dollari – esce un disperato “allora fai quello che puoi”.

Anime a prezzi di saldo, insomma,  ma nessuna reciproca proposta politica o  punti programmatici,  una discussione o proposta seria sulle cose da fare, sui programmi o sugli obiettivi raggiunti. Oltre alla  richiesta diretta ( “ Marco, ho bisogno di te! (Trump)”,  oppure  “E’ un tuo dovere aiutarmi, se sei un vero democratico!” (Biden) ) ci sono le offerte in promozione di gadget, cartelli da giardino, trombette, mascherine (che vanno alla grande) adesivi per auto, cappellini, bandiere americane. Tutto ha un prezzo, uno sconto, un supersconto se compri in un “giorno fortunato”  perchè “Oggi i cartelli costano la metà”. Se non compri e non paghi il computer che ti sta dietro prima di esalta, poi ti umilia, comunque ti incita: “ Il presidente sa che ad oggi questo mese non hai ancora versato nulla: fallo ora e comunque prima delle 23.59  di stasera o uscirai di scena”.

Puntualmente  - però - il giorno dopo la tua casella email è nuovamente coperta di messaggi analoghi per una scomunica che non arriva mai.

In compenso ci sono le offerte: “ Versa 50 dollari e da dovunque tu sia ti portiamo (viaggio, vitto e alloggio, tutto pagato!)  alla prossima serata di gala a Los Angeles”.

In realtà ben pochi contribuenti con 50 dollari – lo si capisce solo  leggendo meglio – saranno invitati, solo i vincitori di una lotteria con i posti riservati, ma più giochi (e paghi)  più hai possibilità di vincere. Con  500 dollari ti becchi comunque anche la foto autografa con dedica personalizzata, mentre non si accenna più alle strette  di mano (con il virus, come si fa?) con relativa foto a testimonianza del tuo storico incontro.

Milioni di piccoli contributi a pioggia, a seguire  gli assegni più sostanziosi delle associazioni, club, lobby, categorie, circoli, tutti rigorosamente dichiarati (o almeno si

spera) mentre la corsa si fa man mano frenetica “ Il “Joe che dorme” (così lo chiama Trump)  sta spendendo 65 milioni di dollari in una settimana, dobbiamo fare di più!” incita il presidente. Soldi, soldi, soldi: a contare sembrano soltanto quelli.

 

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                  MARCO ZACCHERA  


IL PUNTO

n. 783 del  25 settembre  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: SI RIPARTE DA UN NO - DIFENDO LA APPENDINO  - CHIUDETE ALITALIA! – VERGOGNA SUAREZ

 

I NO AL REFERENDUM E LA VITTORIA MANCATA

Diversi milioni di italiani hanno - come me – votato NO al referendum e continuo  a credere che abbiano avuto ragione, ma soprattutto che almeno abbiano “pensato” senza abbandonarsi a una demagogia che un mese fa vedeva i SI oltre il 90%.  Una riflessione utile su una causa persa che sottolinea come ci siano ancora degli italiani che si interrogano (oltre ai tanti  che – se con convinzione ragionata  - hanno votato SI) sul degrado della nostra politica.  

Tra l’altro un quarto degli elettori di centro-destra pare abbia votato NO a dispetto delle indicazioni dei loro leader che oggi corrono dietro al vincitore referendario (il M5S) sostenendo “Ci sono anch’io” senza accorgersi che hanno perso una occasione storica per mettere Conte spalle al muro.

Lo stesso sta avvenendo per le regionali: come in Emilia a gennaio, ora in Toscana e in Puglia la vittoria sfiorata diventa una sconfitta perché quando sembra che finalmente si supererà l’asticella, alla fine – almeno nelle sue roccaforti – il PD e il suo “giro” vincono sempre.

Radicamento, clientele, capacità di mobilitazione: alla sinistra va riconosciuto di saper far politica meglio gli avversari, troppo legati alla superficialità, all’ improvvisazione, alla scelta di candidati poco apprezzati dalla base (o illogici: Firenze è metà della Toscana, se non metti un candidato fiorentino difficile vincere, mentre in Puglia era logico riproporre ancora vecchi candidati?…). Resta il fatto che ora Conte non se ne andrà, Zingaretti incasserà le cedole di posti e di potere e avrà più forza di prima anche verso i 5Stelle. E’ vero che 15 regioni in Italia su 20 sono ora con l’opposizione, ma la spallata non c’è stata e la "percezione" è stata di una vittoria a sinistra..

E adesso? Logorata Forza Italia, nella Lega Salvini ha perso appeal (Zaia incombe), la Meloni ha vinto nelle Marche e quasi triplicato i suoi voti sul recente passato, ma non sfonda al sud e quei voti in buona parte li ha sottratti agli alleati e quindi il saldo complessivo non cambia. Certamente il presidente Mattarella dovrebbe chiedersi – ma non lo farà – quale legittimità abbia ora un Parlamento “incostituzionale” e dove il partito di maggioranza relativa è sceso in due anni dal 24,26%  al 2,39% (in Veneto) dal 30,13 al 7,78 (Liguria) dal 24,68 al 7,02 (Toscana), dal 35,55 al 7,12 (Marche), dal 45,5 al 9,99 (Campania) e dal 44,9 al 9,85 (Puglia) e con la legge elettorale odierna avrebbe UN QUINTO dei deputati.

Parlamento sicuramente delegittimato, quindi,  ma – non ci avevano pensato quelli del SI ? -  non è ora comunque possibile scioglierlo prima di una nuova legge elettorale e nuovi collegi, quindi… “campa cavallo”.

Su cosa dovrebbe fare il centro-destra in futuro avremo modo di riparlarne a lungo a partire dalla prossima settimana, cominci intanto i leader a pensare, per esempio, a come non perdere le prossime elezioni a Roma, Milano, Torino… Magari non aspettando mesi ad individuare i candidati a sindaco e soprattutto scegliendoli bene e non a tavolino.

 

DIFENDO LA APPENDINO

La sindaco di Torino Chiara Appendino (M5S), è stata condannata a 6 mesi e per la “Legge Severino”  quindi non potrà ricandidarsi, ma è una follia che una legge demagogica come questa continui ad imperversare.

Nel caso della Appendino la condanna viene per una errata annotazione (tecnicamente molto opinabile) di una voce interna al bilancio del comune di cui molto verosimilmente la sindaco non sapeva nulla e su cui comunque non poteva fare nulla, visto che il bilancio comunale di Torino non lo scrive certamente il sindaco. Una questione interpretativa di lana caprina che si ritorce per una volta contro un’esponente del partito che volle demagogicamente quella legge (che ha “ucciso” politicamente anche Berlusconi) ma che nel caso di specie è assurda e non sta in piedi.

Credo che ogni persona di buon senso debba assolutamente difendere per questo episodio la sindaco Appendino e chiedere un cambiamento di questa legge palesemente ingiusta.

 

CHIUDETE ALITALIA, PLEASE!

E' ufficiale: dal 1 ottobre Alitalia" non volerà più da Malpensa. Quell’ aeroporto che era stato ricostruito e potenziato nel 2000 proprio come "hub" della “fu” Compagnia di bandiera per risollevare le sorti  della stessa Alitalia, semplicemente sparisce. 

Motivazione? "La rotta su Roma era in perdita" e quindi si chiude anche quella: così sarà perfino impossibile andare a Fiumicino per prendere eventualmente altri voli della stessa compagnia.

Ovvio, visto che da Malpensa Alitalia aveva progressivamente tagliato tutte le altre rotte e quindi era difficile pensare che arrivassero e partissero suoi passeggeri.

Un ragionamento comunque economicamente  lucido, ma visto allora  che TUTTE le rotte di Alitalia nel mondo sono in perdita, con questa logica andrebbero chiuse TUTTE le rotte e quindi – finalmente - l’ Alitalia stessa.

Eppure davanti a questa boiata  il governo Conte ha stanziato recentemente altri 3 MILIARDI (miliardi, non milioni!) di euro pro Alitalia, dopo tutti gli altri soldi già buttati via negli anni. Festeggiano ovviamente le altre compagnie europee che - almeno prima del Covid – grazie all’ assenza di Alitalia riempivano da Milano i loro voli per Parigi, Francoforte, Monaco e Zurigo e da lì volavano nel mondo. Esempi incredibili, come il volo Milano-Dubai (che Alitalia cancellò perché in perdita!) mentre  Emirates - prima del Covid - da tempo aveva portato a tre i suoi voli quotidiani da Malpensa.

Ma perché sprecare continuamente questi contributi in un pozzo nero che oltretutto si è dimostrato non tenere minimamente in considerazione le necessità dell’utenza, soprattutto di quella del Nord Italia? Alitalia vola vuota perché la concorrenza offre di meglio e a prezzi più bassi, con una riflessione finale: se questo carrozzone è ora rimasto solo "romano" perché allora devono pagarlo tutti, compresi quelli che gli aerei Alitalia non li può più nemmeno usare?  Ma possibile che non ci sia nessuno che abbia la possibilità, il coraggio, la sensibilità di sollevare il coperchio su questa fognatura inaudita di cui nessuno porta mai una qualche minima  responsabilità? 

 

PS La dimensione dei numeri a volte ci sfugge. Pensate ad una azienda cui in cambio di 1 (uno) posto di lavoro in più fossero dati 50.000 euro di contributi a fondo perduto.

Sarebbero 20 posti per un milione, 20.000 per un miliardo, 60.000 per 3 miliardi.   Per difendere Alitalia - comunque  in continua perdita - il governo ha insomma rinunciato, teoricamente, ad aiutare 60.000 imprese con la creazione di 60.000 nuovi posti di lavoro.

 

CITTADINANZA: LA VERGOGNA  SUAREZ

Penso alle tante persone che ho conosciuto nella mia vita che per anni hanno atteso o da anni attendono invano il riconoscimento della loro cittadinanza italiana: anni di attesa, di rinvii, di code agli sportelli, di documenti a volte introvabili da reperire nel mondo.

Dieci anni il tempo medio di attesa in Brasile, anche di più in altre parti del Sudamerica.

Poi arriva un calciatore uruguaiano, tale Luis Suárez , che alla Juventus serve diventi “italiano” per questioni di ingaggio e  tutto si risolve in pochi giorni. Il calciatore uruguagio, arrivato con un volo privato, è stato accolto per fare l’esame di italiano addirittura dalla Rettrice dell’Università per Stranieri di Perugia, prof.ssa Giuliana Grego Bolli, dal direttore, dr. Simone Olivieri, e dalla direttrice del centro, prof.ssa Stefania Spina. A esaminarlo sono stati i docenti Lorenzo Rocca e Danilo Rini. L’esame ha riguardato la valutazione delle quattro abilità linguistiche: produzione orale e scritta, comprensione orale e scritta. Ovviamente promosso. Secondo l’inchiesta della Guardia di finanza e della Procura di Perugia, la cittadinanza italiana di Luis Suarez,  è stata però ottenuta con la truffa (come peraltro tutti sapevano, perché il Suarez parla solo approssimativamente un italiano maccheronico e per lui Dante dev’essere quello dell’olio…). Le intercettazioni provano la degradante figuraccia di una Università che si spacciava  per seria. Che schifo!  E se questi sono gli “irreprensibili” professori di Perugia, se alle spalle dell’affare c’è pure la Juventus, che diranno la FIGC, la Lega, il Ministro dello Sport e dell’Università?

Italiani del mondo, voi intanto continuate ad aspettare e a fare la coda…

 

 

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI               MARCO ZACCHERA






 IL PUNTO n. 782 del  18 settembre  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: OLTRE IL NO, SERVE LA PROPOSTA – LE SUPERBALLE DI CONTE – RICORDIAMO DON ROBERTO – PACE IN MEDIO ORIENTE - COMMERCIALISTI SENZA SPINA DORSALE!

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OLTRE IL NO, LA PROPOSTA

Anche se domenica vincessero i SI al referendum, i NO che all’inizio sembravano numericamente trascurabili stanno crescendo come un fiume in piena raccogliendo consensi in ogni settore politico. IO VOTERO' CONVINTAMENTE "NO"  perché non ci vuole molto a capire che i risparmi dal “taglio” dei parlamentari sono minimi (96 centesimi l’anno per ogni italiano!), i rischi per la democrazia molti e che soprattutto la Costituzione non si cambia “a spot” ma in modo ragionato e complessivo.

Siccome - però - in Italia conta soprattutto la demagogia, ecco i vari Di Maio che spuntano da ogni angolo dei teleschermi alla faccia della “par condicio” (Garante, dove sei ??) a sparlare facilmente (e giustamente)  di quella “Casta” di cui però proprio loro sono esempio visibile. Falliti paparaquà  che – da Di Maio all’Azzolina - senza arte né parte ma solo grazie proprio alla demagogia sono saliti nell’empireo del potere e lì vogliono restare.

Competenze? Capacità? Linee strategiche? Ma per favore…

MA NON BASTA VOTARE NO e lo sottolineo soprattutto a quel centro-destra dove la “base” ha dimostrato di vederci più lungo dei leader (che infatti hanno trasformato il loro iniziale SI in un NI, fiutando l’umore della gente) comprendendo che la vittoria del NO sarebbe anche l’unica decisiva spallata per la cacciata – finalmente - di Conte e Zingaretti.

Ma soprattutto è ora (anzi, siamo già in ritardo di anni) che finalmente a Destra si abbia il coraggio di studiare e discutere una proposta per riscrivere “tutta” la Costituzione  indirizzandola per avere un’Italia presidenzialista e rappresentativa.

Un’Italia delle responsabilità, delle elezioni dirette, dove chi viene eletto debba quindi personalmente rispondere e non sempre “delegare”. Un’Italia dove appare superato il concetto di essere “Una repubblica fondata sul lavoro” visto che lavorano circa solo il 34% degli italiani e gli altri no, a vario titolo e per vari motivi.

Vorrei un’Italia dove la Giustizia sia apolitica per legge e soprattutto per forma mentale e quindi garante per tutti, dove i Giudici facciano il loro mestiere e non entrino (o rientrino) in politica. Separazione delle carriere e dei poteri con un Presidente finalmente eletto dal popolo che possa governare con autorevolezza e poi essere democraticamente valutato. Per questo, comunque vada il referendum, chiedo a tanti ex colleghi, ai giuristi e agli elettori, alla gente vicina alla mia storica area politica che insieme abbiano la forza di chiedere questa riflessione, questo impegno, questo punto programmatico, questo “Manifesto” di chi vuole rinnovare veramente e nel profondo il nostro Paese.

 

CONTE: BALLE , BALLE, BALLE IN QUANTITA'

In democrazia ognuno è libero di dire e scrivere quello che vuole ma se un tizio  - sia pure per caso - fa “pro tempore” il mestiere di Presidente del Consiglio quando scrive dovrebbe avere un minimo di senso di responsabilità.

Se Conte scrive ai Presidenti delle Camere che il suo piano in Europa vuole portare ad un diverso sistema fiscale capace di permettere la crescita economica, la sostenibilità ambientale e con "criteri stringenti"  vuole (dopo anni e anni di stagnazione e diminuzione) addirittura " Il raddoppio del PIL", migliorare del  + 10% il tasso di occupazione, digitalizzazione e investimenti per la "rivoluzione verde" i casi sono due: o è un pazzo da rinchiudere in manicomio per manifesta incapacità di intendere e volere  o è più semplicemente un grande, inesorabile "ballista". Conte è uno sbruffone, narciso e anche personaggio pericoloso perché a lui è stata affidata una nazione (la nostra)  e il "ballista" non si rende conto che tra il dire è il fare c'è soprattutto il suo lungo, lunghissimo naso alla Pinocchio. Ma basta, per favore, con queste sciocchezze a cui non crede nessuno, neanche la sua corte e - temo – soprattutto l’Europa !

 

ONORIAMO DON ROBERTO, PRETE SUBITO DIMENTICATO

Don Roberto Malgesini, 'prete degli ultimi', 51 anni, è stato ucciso tre giorni fa in centro a Como. A sferrare le coltellate mortali un tunisino di 53 anni con vari decreti di espulsione alle spalle fin dal 2015, mai eseguiti. Don Malgesini era conosciuto in città per il suo impegno a favore dei migranti.

Mi fermo qui, non voglio strumentalizzare nulla e nessuno, ma solo ricordare un prete coraggioso sottolineando però che in poche ore la sua morte è stata subito dimenticata dai media. Un centesimo dello spazio in cronaca rispetto ad altri omicidi “morbosi” della settimana, quelli che “fanno notizia” e finiscono regolarmente con la TV ai funerali e la gente che applaude (non ho mai capito perché), tipo  quello che uccide la sorella in moto perché lei non voleva più stare con un lui, ma con un “lui-lei” e avanti così, o il povero e coraggioso Willy che a Colleferro ha addirittura mobilitato Conte-show per i suoi funerali.

La morte di Don Roberto invece è stata sostanzialmente “negata” dai media perché dava imbarazzo e fastidio, usciva dagli schemi, obbligando a ripensare sul concetto ridondante che “nero è bello” ma che purtroppo non sempre “nero è buono”. Mi fermo qui perché avete capito. Onoriamo però  e non dimentichiamo Don Roberto, esempio concreto di carità ed aiuto per tante persone, di tutti i colori.

 

TRUMP E ISRAELE. PACE IN MEDIO ORIENTE

Obama era buono, Trump è cattivo. Il primo era stato quindi santificato addirittura prima di prestare giuramento come presidente USA con il Nobel per la Pace, chissà perché.  (Pardon, il perchè si sa benissimo, lo si assegna solo a progressisti, sinistri-ecologisti ecc.ecc.) 

Definito una “speranza del mondo”Obama inaugurò  il suo mandato bombardando la Siria e non ha risolto alcun conflitto mondiale, anzi,  ha diffuso la cancrena terroristica dando conseguente spazio all’ISIS che ha così organizzato abbondanti mattanze inter-etniche.

Poi arriva Trump, il “cattivo”, ed ecco che l’ISIS è sconfitta ed Israele fa la pace – grazie alla sua mediazione -  con gli Emirati Arabi e il Bahrein riaprendo voli e frontiere. 

Chissà chi mai lo noterà…

 

COMMERCIALISTI SENZA SPINA DORSALE

Da 40 anni sono iscritto all'Albo dei Dottori Commercialisti di Verbania ed assisto impotente al progressivo degrado di autorevolezza e credibilità della nostra categoria.

Ultimo episodio l'annunciato sciopero contro il Governo per le sue follie fiscali estive, revocato però all'ultimo momento in cambio della promessa (!) di un incontro per un rinvio ad ottobre (a pagamento) di alcune scadenze fiscali.

Un atteggiamento supino, pauroso, remissivo da parte del nostro Ordine nazionale che non fa bene alla categoria, demolisce la nostra credibilità professionale e porta tanti iscritti a chiedersi perché mai si debba essere così remissivi davanti ad un Governo che si è dimostrato – soprattutto in campo fiscale - incompetente e confuso, contraddittorio e iper-complicato. L’autorevolezza professionale nasce dalla autonomia verso tutte le parti politiche, fare gli zerbini non porta mai bene a nessuno, soprattutto ai contribuenti che dovremmo aiutare e rappresentare.

Evidentemente certi vertici romani non capiscono che il nostro Ordine sarebbe più credibile e forte se innanzitutto fosse capace di sbattere in faccia a tutti le contraddizioni ministeriali firmate da questi ignoranti caporali e bibitari che vivono alla giornata, temporaneamente inquilini a Palazzo Chigi e dintorni.

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                             MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO n. 781 del  11 settembre  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: PER IL NO REFERENDARIO - CHI E’ STANCO E CHI HA STANCATO - SOCCORSI AD EMILIANO – LO ZINGARO - CRISI DI IDENTITA’  - IN VIDEO SU RAI UNO

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SI ALLARGA A DESTRA IL FRONTE DEL NO

Anche se i leader dei partiti di centro-destra non sembrano scegliere ufficialmente questa linea, è indubbio che moltissimi elettori e dirigenti che si ritrovano in questa area politica  voteranno NO al referendum del 20-21 settembre, un dato in continua crescita.

La scorsa settimana, quasi casualmente, è nata tra le altre una chat del gruppo “Siamo di centrodestra e liberi di votare NO” che si è ingrossata come un fiume in piena raccogliendo le firme di centinaia di esponenti, dirigenti, parlamentari di ieri e di oggi che gravitano in questo mondo politico, tutti schierati per il NO.

Ne sono stato uno dei primi animatori perché credo davvero che questa scelta elettorale sia quella giusta. Per chi vuole discuterne, sottoscrivere l’appello, diffonderlo e saperne di più entra su

  http://chng.it/ngcj7TjdXB 

Certo che, soprattutto dopo il SI - pur tentennante - del PD (che pur per 3 volte aveva votato in aula contro questo stesso testo, potere della coerenza!), il referendum sta diventando ora anche un voto pro o contro il M5S e l’alleanza giallorossa di governo, già in difficoltà in concomitanza con le elezioni regionali.

Quale miglior scelta per cercare di far cadere il governo che una sconfitta referendaria o almeno un risultato che sottolinei come la gente - votando NO - chieda che si smetta con una politica fatta solo di slogan e demagogia? Come ho già sottolineato nelle scorse settimane il "taglio" è di meno un euro l'anno per italiano, pur venduto come chissà che riforma epocale. 

 

CHI E' STANCO E CHI HA STANCATO

Con la sua solita arroganza il premier Conte prima comunica che Mario Draghi (ipotetico suo successore) non va bene perchè "E' stanco", poi che lui è per altri sette anni di un "Mattarella-bis" al Quirinale ed infine - parlando con calma, intervistato senza pressione dei media - se la prende con i "negazionisti" sostenendo che in Italia ci siano stati 135.000 morti di Covid quando sono stati (per fortuna) 100.000 di meno.

Un premier che non ha neppure un’idea di quanti siano stati effettivamente i morti di Covid in Italia dopo decine di sue apparizioni “in solitaria” alla TV la dice lunga sulla sua serietà e la sua preparazione in materia.

Questo signor Conte, già "Avvocato del popolo" e inafferrabile narciso, che annuncia in anticipo che non importa se perderà le regionali perchè tanto "il governo non è coinvolto" meriterebbe una lezione, una democraticissima lezione di stile, di umiltà, di modestia. Chissà che una buona affermazione del "NO" e una batosta elettorale alla sua coalizione tra due settimane non gli serva per stare un pò zitto e  magari farsi (finalmente) da parte. Personalmente, mi ha proprio stancato.

 

EMILIANO CERCA SOCCORSI

Domenica prossima (20 e 21 settembre) si voterà anche in 7 regioni e - a parte la Valle d'Aosta - oggi 4 regioni sono in mano ai partiti di governo e solo 2 all'opposizione. Si il centro-destra vincesse 4-2 rivoltando il risultato sarebbe un grande risultato e ancor di più se finisse addirittura 5 a 1 perchè significherebbe che anche la Toscana, storico fortino post-comunista, avrebbe votato a destra. "Firmo" per il 4 a 2 che ha nel successo in Puglia la sua chiave di volta ma intanto, alla disperata ricerca di consensi e con i sondaggi che scricchiolano, il candidato PD alla presidenza della Regione Puglia, l’uscente PD Michele Emiliano, schiera un esercito di 700 candidati e il record di ben 15 liste di appoggio.

C’è da scegliere, nell’ordine, tra il “Partito Animalista”, il “Partito del Sud”, la lista “Sud indipendente”, la “Democrazia Cristiana” (!), la “Sinistra Alternativa” e poi le liste “Emiliano sindaco di Puglia”,  “Con Emiliano”, “Senso civico”, il PD “ufficiale”, “Italia in Comune”, “Popolari con Emiliano”, “Puglia Solidare e Puglia Verde”, “Pensionati ed invalidi”, “ I liberali” e infine il partito “ Pensiero ed Azione”. 

Il “Partito Repubblicano” non ha presentato liste, ma annuncia – bontà sua - che appoggerà Emiliano dall’esterno.  Auguri !

 

LO ZINGARO

Va bene farsi prendere in giro, ma il troppo è troppo.

In Italia non paga mai nessuno e quindi nessuno ai vertici del Ministero della Giustizia  si è preso la responsabilità dell’ennesima beffa allo Stato di “Johnny lo Zingaro”, pluriomicida ergastolano in permesso premio che è sparito nel nulla.

Da sottolineare che per lo Zingaro si tratta della sua seconda evasione dopo la condanna all’ergastolo vista quella avvenuta – sempre con l'ergastolano in permesso-premio - il 30 giugno 2017 quando era (o doveva essere) detenuto nel carcere di Fossano.

Eppure lo Zingaro è un criminale decisamente pericoloso: omicida, sequestratore di persona, catturato dopo un conflitto a fuoco con la polizia.

Che un ergastolano abbia dei permessi premio è già cosa da discutere, ma se li ottiene ed evade dovrebbe perdere il diritto di averne di nuovi e invece – appena tre anni dopo l'ultima evasione! -  "Johnny lo Zingaro" non solo ne ha avuti di nuovi, ma è nuovamente sparito: errare è umano, perseverare – da parte della Giustizia italiana – sembra diabolico!

D'altronde è la Giustizia italiana ad andare alla rovescia: a 6 mesi dall'inizio della pandemia del Covid più della metà dei mafiosi e criminali scarcerati "per motivi di salute" sono ancora in libertà e non sono rientrati in carcere, anche se fisicamente stanno benissimo.

A pagare, insomma, sono sempre e solo le vittime.

  

CRISI DI IDENTITA’

Sarà una sciocchezza, ma che conferma la poca praticità della nostra burocrazia. Non so se molti lettori abbiano già acquisito la nuova carta d’identità elettronica plastificata che sostituisce quella cartacea. A differenza di ogni altra parte d’Europa quella italiana ha un formato “mini”, così “mini” da risultare praticamente  illeggibile. Si sono persi anni in ricorsi e processi per l’assegnamento della fornitura e il prodotto che ne è uscito è assolutamente poco pratico, tentare di vedere per credere.

 

 

IN VIDEO SU RAI UNO

 

SABATO 12 SETTEMBRE, ALLE ORE 14 SU RAI UNO, andrà in onda la trasmissione “ LINEA BLU – LAGO MAGGIORE” una intera trasmissione dedicata ad una panoramica sul nostro lago. Non so ovviamente come sia stata montata la puntata di questo noto appuntamento televisivo settimanale, ma dovrebbe essere trasmessa anche una mia intervista sulle problematiche del lago e della pesca: per chi vuole, buona visione!.

 

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                             MARCO ZACCHERA


IL PUNTO n. 780 del 3 settembre    2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: - REFERENDUM, SEMPRE PIU’ NO – CONTE E GLI SBARCHI – LA COLPA E’ SEMPRE DI TRUMP – PHILIPPE DAVERIO

 

REFERENDUM: SI ALLARGA IL FRONTE DEL NO

La scora settimana avevo cercato di spiegare le mie ragioni per il NO al referendum del 21 settembre e – ferma restando l’assoluta legittimità e libertà di pensarla diversamente -  credo servano alcuni approfondimenti.

Cominciamo con il presunto “risparmio”. La fonte più seria per calcolarlo a seguito del probabile taglio dei parlamentari sono gli uffici studi “neutrali” di Camera e Senato che stimano il risparmio conseguente in 57 milioni di euro l’anno pari al 5.5% del bilancio delle Camere. Più o meno (tanto per fare un paragone) una somma  pari all’ingaggio annuo del giocatore del Barcellona, Lionel Messi. Dati confermati da Carlo Cottarelli, siamo ad un presunto risparmio dello 0,007% della spesa pubblica ovvero 7 (sette) euro ogni 100.000 (centomila) spesi.

Funzionerebbe meglio il parlamento dopo la cura dimagrante? Difficile dirlo,  visto che  Camera e Senato dovranno continuare a fare le stesse cose come oggi, in un eterno doppione con l’aggravante che i lavori saranno ancora più lenti perché teoricamente ci saranno meno persone ad occuparsi di tutto.

Una volta di più il problema vero, però, non sono (solo) i soldi, ma la qualità dei parlamentari, il metodo di scelta – ovvero il sistema elettorale – con la necessità di rappresentare le diverse idee politiche e i diversi territori della Repubblica.

Una scelta-simbolo, allora, ma trasformata soprattutto in chiacchiere demagogiche di facciata e non di sostanza visto che solo l’acquisto dei nuovi banchi per le scuole previsti dalla ministro Azzolina prevedono una spesa di 331 milioni di euro, ovvero molto di più dei vantaggi economici per il taglio dei parlamentari DI UNA INTERA LEGISLATURA!

Proposta: ma perché non cominciare comunque subito a riformare i regolamenti parlamentari con un taglio delle procedure, dei tempi, dei costi interni (spropositati) che rallentano oggi il sistema legislativo? Sarebbe scelta comunque di buon senso!

Intanto prendo atto che quasi nessuno pensava di votare NO solo un mese fa e i SI marciavano al 90%, mentre oggi sempre più persone di ogni idea politica cominciano a cambiare parere e lo dicono apertamente. Rispettando ogni opinione, per favore non votate senza informarvi meglio, non fermatevi al (giustificato) mal di pancia per la “politica” perché alla fine credo vi convincerete anche voi a votare NO.

Pensate intanto a come soffre internamente il PD: per 3 volte hanno votato NO in aula alla norma, la 4° volta hanno votato SI (perché erano diventati partner delM5S) e adesso non sanno più che pesci pigliare. In cambio di un SI ufficiale (ma metà partito avvisa che non voterà così) chiedono almeno una bozza di riforma elettorale che – vedrete – verrà in qualche modo promessa, ma ovviamente non attuata, anche perché ne mancherebbe il tempo. Prezzi che si pagano per stare “comunque” al governo, mentre nel centro-destra mi chiedo perché non venga colta l’opportunità politica di esprimere un NO che sballerebbe del tutto Conte e compagnia. MA PER ARRIVARE A VOTARE NO NON SI DEVONO FARE MOLTI CALCOLI POLITICI: E’ LA  RIFORMA COSTITUZIONALE CHE NON SI REGGE, NON SERVE ED E’ DEL TUTTO DEMAGOGICA.

 

CONTE E GLI SBARCHI

Era il 3 agosto e il premier Conte tuonava “ Basta arrivi irregolari, saremo inflessibili, dobbiamo intensificare i rimpatri! Ci sono migranti che sfuggono alla sorveglianza militare. Non possiamo più permettercelo». E sempre Conte aggiungeva: “Stiamo collaborando con le autorità tunisine: dobbiamo contrastare i traffici, dobbiamo contrastare l'incremento degli utili dei gruppi criminali che alimentano questa tratta  illecita. Stiamo lavorando per evitare che questi traffici possano continuare. In questo momento di fase acuta non possiamo permetterci che la comunità nazionale corra ulteriori pericoli».

Parole sante, solo di un mese fa, MA CHE COSA E’ SUCCESSO IN QUESTO MESE? Nulla delle parole e dei buoni propositi di Conte si è avverato, anzi è avvenuto l’esatto contrario.

La ministro Lamorgese e Di Maio sono stati a Tunisi (rientrando peraltro senza fare la quarantena!) ma il risultato pratico è stato zero: il 40% degli arrivi a Lampedusa continuano ad essere cittadini tunisini e non vengono respinti. Di Maio si è fatto le vacanze ed è tornato abbronzato più nero di un migrante, la Magistratura ha bloccato l’ordinanza sanitaria di Musumeci (in 2 giorni, questa volta con un magnifico esempio di tempismo!) ma intanto Lampedusa scoppia come gli altri centri di accoglienza e tantissimi arrivano per conto proprio, senza controlli e senza sicurezza, mentre al largo le navi “umanitarie” fanno incetta di migranti tanto poi non se li curano loro.

Nei primi 8 mesi di quest’anno gli sbarchi dal “fronte sud” sono aumentati del 400% (quattrocento per cento) oltre a tutti quelli non censiti o entrati illegalmente per altre vie. Solo dal 26 al 31 agosto 2020 ci sono stati 1.690 sbarchi ufficiali contro i 397 dell’anno scorso. Questi sono i fatti, le chiacchiere lasciamole pure  fare a Conte.

 

USA: LA COLPA E’ SEMPRE DI TRUMP

E’ impossibile parlare di elezioni USA senza dare addosso a Trump e quindi i media italiani si adeguano. Dire che è colpa del presidente se la polizia ha ucciso dei neri (oltretutto sempre in città e contee governate dai democratici, e negli USA sono le città che scelgono i propri poliziotti) è assurdo, anche perché non viene spiegato che gli  afroamericani sono circa il 15% dei cittadini USA ma hanno un indice di violenza contro i poliziotti di 7 volte quello della comunità bianca. Non si possono e non si devono giustificare atti inconsulti da parte della polizia, ma magari capirne lo stato d’animo.

Piuttosto meriterebbe più attenzione la storica “apertura” dei rapporti diplomatici tra Israele e gli Emirati Arabi, così come quella di Hamas verso Gerusalemme. Spiragli di pace in Medio oriente che sono frutto della amministrazione Trump e del suo mediatore Pompeo, ma di queste cose non fa fino parlarne, tanto meno da parte dei pacifisti nostrani … 

 

RICORDO DI PHILIPPE DAVERIO

La cultura italiana ricorda con affetto Philippe Daverio, appassionato e colto storico e critico d’arte. Ai tanti ricordi ufficiali voglio aggiungerne uno personale perché, quando ero sindaco di Verbania, Philippe accettò il mio invito di diventare presidente del “Museo del Paesaggio”, storica istituzione della nostra città, colpito dal valore di quanto raccolto ed entusiasta nel voler rilanciare questa nostra realtà culturale locale.

Eletto presidente dalla maggioranza del Consiglio Comunale l’ “intellighenzia” della sinistra verbanese apertamente non poteva soffrirlo e in segno di scherno qualche imbecille – per dargli il benvenuto – gli fece perfino trovare sigillata con il vinavil la serratura degli uffici del museo. Un brutto gesto vandalico che la dice lunga sull’ intelligenza dell’autore, ovviamente rimasto ignoto. Philippe non si scompose più di tanto e - a chi gli chiedeva commenti o dichiarazioni di sdegno - rispose con l’ironia di sempre “Speriamo che domani sia bel tempo”.

 

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO  n. 779 del  24  Agosto    2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario:  QUATTRO ANNI DOPO - REFERENDUM: PERCHE’ VOTERO’ NO - PD ALLA SALSA DI STELLE –  RICORDO DI LUIGI PENNA

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QUATTRO ANNI DOPO

Quattro anni fa l’ennesimo terremoto colpiva l'Italia centrale. Le foto prese dall'alto mostrano ancora molte delle macerie dei primi giorni e una inchiesta dell'ANSA chiarisce che – per esempio nella zona di Amatrice - "Sono in progettazione più di 120 interventi di opere pubbliche, per alcuni dei quali si stanno già avviando le procedure di gara per l'affidamento dei lavori." Ci rendiamo conto che il linguaggio burocratico sottolinea come - dopo 4 anni ! - siamo solo ai primi appalti  e solo "per alcune" delle opere, mentre tutte le altre concretamente sono ancora al punto di partenza ? Bisognerebbe parlare di questa inefficienza e magari sarebbe occasione anche per avere finalmente un rendiconto delle somme raccolte dalla protezione civile per le vittime di quel terremoto (per non parlare di quelle raccolte per il COVID), ma il “buco nero” in argomento è totale.

 

Approfondimento: PERCHE’ VOTERO’ NO AL REFERENDUM

Il 20 e 21 settembre, insieme alle elezioni regionali e amministrative parziali, si terrà un demagogico referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Demagogico perché - ovviamente - la gran parte degli italiani voterà SI tanta è l’acredine verso i loro/nostri rappresentanti, il “palazzo” e i “costi della politica” certi così di risparmiare e riformare positivamente la Costituzione..

L’esito è quindi scontato, anche perché non serve il quorum e tutto è condito dalle solite sparate grossolane di cui usa la “pancia” - anziché la testa - pensando così di prendere più voti per sé la prossima volta correndo dietro al comprensibile risentimento popolare.

Ho passato 18 anni alla Camera (eletto per cinque legislature) e permettetemi di dire che la "macchina" l'ho conosciuta bene. Vi assicuro che se invece della pancia si usasse la testa si capirebbe che conta poco ridurre il numero di deputati e senatori senza porsi piuttosto il problema di come e perché non funzioni il Parlamento e a che cosa dovrebbero servire i nostri eletti.

Aggiungo che la riduzione permetterà una assolutamente trascurabile riduzione della spesa pubblica (più o meno 2 euro l’anno per italiano !!)  perché - anche qui - non si va mai a fondo per capire quali siano i reali costi e problemi del Parlamento, ad iniziare da migliaia di dipendenti che guadagnano spesso più dei deputati.

Un risparmio ridicolo rispetto a miliardi di euro spesi dalla amministrazione pubblica per scelte dispendiose e inutili, dai nuovi banchi dell' Azzolina ai forestali siciliani.

D'altronde si riducono 300 parlamentari e contemporaneamente si assumono decine di migliaia di nuovi dipendenti pubblici senza invece – semmai – razionalizzare la spesa della pubblica amministrazione e attivare una vera ed obbligatoria mobilità interna.

Ma – soprattutto - la mia sarà una solitaria ed ideale PROTESTA perché, correndo dietro alla demagogia dei “tagli”, nessuno si pone il vero problema DELLA PREPARAZIONE E SCELTA DEGLI  ELETTI.

L’ho ripetuto tante volte: se siete un medico, un geometra, un commerciante o un barbiere per lavorare dovete aver superato un esame di abilitazione, essere iscritti a un Albo o almeno alla Camera di Commercio, mentre oggi chiunque può diventare deputato/a senza alcuna preparazione tecnico-amministrativa, nè esperienza politica o culturale. 

Se un medico è bravo gli affidate la vostra salute e lo pagate, se un medico è incapace va radiato dall’ albo. Se un parlamentare è serio e lavora con impegno e a tempo pieno non c’è nulla di male a pagarlo bene, se è un incapace sono e resteranno soldi completamente buttati via e la preparazione, l’onestà e l’impegno non hanno colore politico.

Il pentastellato ex commesso di negozio “pet shop” di Varazze che con il suo diploma di terza media è stato riconfermato un mese fa a Presidente della Commissione Affari Europei della Camera ne è la milionesima conferma. “Almeno è onesto” si dirà… E ci mancherebbe pure questo!

Il problema non è però l’onesta dei singoli, ma la loro preparazione tecnica, giuridica, legislativa che disperatamente manca nella gran parte dei casi, condizionata soprattutto da un sistema elettorale che impedisce ai cittadini di scegliere direttamente i propri rappresentanti e - anche nel caso dei collegi uninominali – permette ai capataz di ogni partito di imporre tutti i candidati.

Questi sono i veri problemi e limiti del sistema parlamentare italiano che non funziona, non il numero degli eletti, ma piuttosto se e come i parlamentari sappiano e siano in grado di lavorare.

E poi perché allora ridurre solo di un terzo i componenti delle Camere? Se la logica è solo quella del  risparmio allora - altrettanto demagogicamente - perché non lasciare a casa la metà dei parlamentari o addirittura tutti: eliminando il Parlamento - alla faccia della democrazia -  il risparmio sarebbe assicurato.

Il Parlamento dovrebbe servire in democrazia a rappresentare tutte le aree e le idee del Paese: come potrà farlo un senatore eletto ogni 300.000 persone, ovvero rappresentando spesso più province?

E come potrà rappresentare le idee politiche dei "suoi" elettori se dispersi su un'area enorme?

Sarà un comodo alibi per non rappresentare nessuno, soprattutto se già ora non c'è più alcun legame tra eletto ed elettori.   

Peraltro va detto che le leggi di iniziativa parlamentare non si approvano sostanzialmente più da decenni, che il Parlamento vota solo decreti del governo regolarmente illeggibili, contorti, assurdi, che passano tutti o quasi con il voto di fiducia e quindi non si può neppure cambiarli…

Quindi – e qui proprio l’ironia non c’è più -  a che cosa serve ancora un Parlamento?

Temi importanti ma di cui non si parla perchè fa “figo” dire che il referendum sarà un voto contro la “Casta”  e – soprattutto se detta da volgari e autentici ignoranti come certi attuali parlamentari - sono frasi che insultano non solo i Padri Costituenti ma molte persone di buon senso.

Saremo in pochi a votare NO, ma avrò comunque l’intima certezza personale di votare giusto, anche perché la Costituzione (e lo abbiamo ripetuto allo sfinimento nel 2016 bocciando il referendum Renzi) non è come revisionare il motore di un’ auto dove si cambia e si butta un pezzo difettoso e l’auto riparte come o meglio di prima.

Rido comunque del poco coraggio dei partiti: un PD che votò più volte proprio contro questo  “taglio” ora è demagogicamente a favore, gli altri (come nel centro-destra)  non hanno il coraggio di dire “no” per correre dietro al populismo del M5S che su queste battaglie stupide, demagogiche e presuntuose ha costruito le sue già appassite fortune elettorali, salvo poi smentirsi periodicamente e clamorosamente - vedi le recenti decisioni della “piattaforma Rousseau” – quando gli conviene, come per il moltiplicarsi delle possibili candidature per i propri dirigenti .

Che peccato: una volta in Parlamento - per la cui libertà si sono sacrificate intere generazioni - si discutevano idee, programmi politici, ideologie…Oggi è stato ridotto a baraccone e certo le  cose non miglioreranno solo tagliando di 1/3 i parlamentari. Tra l’altro chi spera che - approvando la riforma - si vada presto a votare è un illuso o è in malafede perché (pensateci!) andranno stabiliti tutti i nuovi collegi elettorali e per Conte passeranno altri mesi, utili in attesa poi del “semestre bianco” per l’elezione del Mattarella-bis, sempre con una maggioranza di sinistra e una comoda (per lui) stampella politica.

Un governo e un leader votato da nessuno e senza maggioranza nel paese (vedrete la conferma nelle regionali a settembre) che dura una intera legislatura nell'indifferenza del Colle: ma vi sembra un metodo democratico?

Povera nostra Costituzione che viene violata sistematicamente nei fatti e nello spirito (vedi la litania del DPCM) e dove i tre poteri dello Stato si pestano i piedi a vicenda con il potere giudiziario che deborda incontrastato, quello esecutivo che comanda senza controlli e quello legislativo – l’unico nominato teoricamente dal popolo –  che si auto-suicida.

E’ davvero progressivamente  la fine di ogni logica democratica.

 

PD+ M5S =  ?

La piattaforma Rousseau ha votato a maggioranza (59%, pur con meno di 40.000 votanti) “l’alleanza organica” del M5S con il PD. Alleanza di vertice ma non di base, visto che le candidature unitarie sono poche e che la scelta contraddice una volta di più le motivazioni dei “furono” grillini D.O.C.

Alla prova dei fatti l’implosione del Movimento è evidente, come la necessità di sopravvivere per la sua classe dirigente  che doveva far crollare il sistema ed invece ne è diventata stampella. “Il potere logora chi non ce l’ha” chiosava Andreotti e con i Cinquestelle se ne è avuta l’ennesima riprova.

Ma il problema sorge anche in casa PD dove -  almeno una volta - si cercava di essere seri o almeno di salvare la faccia perché - approvando l’accordo - è evidente che non sono cambiati solo i Grillini, ma anche i Democratici e anche qui la frase di Andreotti che vale tutto pur di mantenere il potere è di straordinaria attualità.  

 

RICORDO DI LUIGI PENNA

Tra i tanti amici che ci hanno lasciato quest’estate permettetemi un ricordo per un ex avversario politico, il dott. Luigi Penna, già amministratore socialista di Verbania. Voglio ricordarlo non solo come persona per bene, ma raccontando un episodio che ormai nessuno ricorderà più, ma che forse potrà far capire ai più giovani come funzionava un consiglio comunale 30 anni fa.

Consigli comunali dove le lotte politiche, le passioni e le polemiche ideologiche tra partiti erano fortissime, ma dove contava anche la credibilità delle persone, forse un po' più preparate di adesso.

Parlo del 1987-88: in piena prima repubblica io allora ero il capogruppo del MSI-DN di Verbania e Luigi Penna (PSI) l’assessore alle finanze. Venni nominato dal Tribunale a Commissario giudiziale nella procedura di amministrazione controllata di un’azienda con oltre 100 dipendenti – la Nuova Metalvista -  che produceva montature per occhiali ed era ferma in pesanti difficoltà economiche, anche per il forzato ritiro del titolare per motivi di salute.  

Un azienda che aveva clienti e “numeri” per uscirne, ma che per ripartire aveva soprattutto bisogno di crediti immediati per circa 300.000.000 di lire.

Trovai una banca locale disponibile, ma servivano garanzie e a questo punto mi rivolsi al sindaco – il socialista ing. Francesco Imperiale, un’altra gran brava persona  - e all’assessore alle finanze che era appunto Luigi Penna.  “Se volete davvero salvare concretamente l’azienda sia il Comune a metterci la fidejussione, e ripartiamo…” Una procedura rischiosa e giuridicamente quasi “impossibile” eppure alla fine e praticamente all’unanimità il consiglio comunale – su input di Luigi Penna e “sulla parola” di un socialista e di un missino – votò la fidejussione, con tutti i consiglieri (ancora oggi non so se l’avessero capito bene...) che sostanzialmente garantivano “in proprio”.

L’azienda ripartì e - dopo l’amministrazione controllata - venne poi ceduta alla Ratti/Persol senza perdere posti di lavoro.

Così si salvavano allora le aziende: immaginiamoci se mai oggi sarebbe possibile tra burocrazia, ricorsi al TAR, vincoli di Basilea 2 ed ovviamente infinite polemiche e sciocchezze sui social…

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BUON PROSEGUIMENTO A TUTTI, COVID E GOVERNO PERMETTENDO!     MARCO ZACCHERA


IL PUNTO n. 778 del  13 agosto   2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: I FURBETTI – COMPLIMENTI A CONTE ! – Riflessione: ITALIA, TRUMP E PECHINO – VCO, ARRIVANO I CANONI IDRICI

 

I FURBETTI

È inutile spendere molte parole per la conclamata pochezza dei cinque parlamentari che hanno chiesto il "bonus" Covid perché hanno dimostrato tutti i loro limiti personali, ma forse si dovrebbe anche riflettere sul fatto che legalmente potevano farlo perché era (è) un decreto scritto coi piedi, votato nella confusione, approvato a colpi di voti di fiducia.

Qualcuno dovrebbe anche spiegarci che differenza ci sia se a chiedere il bonus sia un parlamentare o un consigliere regionale oppure un boss della camorra, un milionario senza problemi economici o semplicemente un nullafacente (e ci sono stati centinaia di migliaia di casi) che non lavorava prima del Covid, non denunciava redditi, ma risultava solo avere “aperta” una partita Iva, evidentemente inutilizzata.  

Forse non sono stati “furbetti” anche loro? Certamente, agevolati però da un decreto sostanzialmente ingiusto e neppure corretto dopo mesi di ritardi e di caos.  

Non capisco poi perché prendersela anche con migliaia di  amministratori locali che, lavorando o disoccupati, hanno giustamente chiesto il “bonus”: qualcuno ha idea di che miseria guadagni un sindaco o della sostanziale gratuita offerta da chi fa il consigliere comunale?

La demagogia è facile, ma in tutti i sensi...

Piuttosto entriamo nel merito: un paese si potrà mai salvare se anche il decreto "Agosto" è una ennesima e sola pioggia di bonus (stanziando perfino “ben” 41 centesimi a testa per le casalinghe, pur di montare titoli sui giornali)? Come sempre si cerca elettoralmente di accontentare un po' tutti, senza però mai intervenire con scelte di fondo, come l'Italia aveva invece promesso in Europa solo 20 giorni fa.

Possiamo essere considerati seri se ci comportiamo sempre così? Intanto - senza risolvere, ma solo rinviando i problemi - il debito dello stato è salito DI UN TERZO in pochi mesi con un extra debito paragonabile a quanto accumulabile in decenni, con pesi immani che graveranno sulle spalle dei nostri figli e nipoti, mentre sono evaporati nella nebbia i vari comitati, tavoli tecnici, commissioni ad hoc e i dimostratisi totalmente inutili “Stati Generali” .

 

COMPLIMENTI A CONTE !

Bisogna complimentarsi con Conte e gli altri 6 ministri che - si apprende oggi - sono stati raggiunti da un avviso di garanzia a proposito delle loro decisioni per il Covid. Complimenti per il garbo con cui sono stati trattati dai Magistrati che - per una volta - hanno fatto le cose con totale discrezione ed infatti nessuno era stato messo a conoscenza degli "avvisi" come invece si fa di solito (magari come con quel cattivone e truffatore del  governatore Fontana che lo ha saputo dai giornali addirittura prima che glielo notificassero). Squisita anche la delicatezza dei PM che - ci spiega  Palazzo Chigi in una nota - si scusano per "l'atto dovuto" e comunque già ci segnalano che "Nel caso specifico tale trasmissione è stata accompagnata da una relazione nella quale l'Ufficio della Procura "ritiene le notizie di reato  infondate e dunque da archiviare"". Addirittura una specie di archiviazione preventiva!  ...Stupendo, dei PM così gentili e disponibili sono davvero difficili da trovare.

Complimenti sinceri quindi a Conte e a tutta la sua brigata.

 

Riflessione: EUROPA, CINA, RUSSIA ED USA:  E SE TRUMP….

Il preconcetto che accompagna ogni mossa di Donald Trump condiziona ogni reazione politica italiana ed europea confondendo gli aspetti folkloristici di un personaggio spesso molto discutibile con alcune sue chiare indicazioni e mosse di politica estera assolutamente necessarie, condivisibili e strategiche.

L’Italia, pur essendo ancor oggi (forse) la settima potenza economica nel mondo è completamente ai margini delle scelte che nelle relazioni internazionali stanno delineando il confine di una nuova “Guerra Fredda” tra Stati Uniti d’America e Cina, o – meglio - tra Occidente, India e Giappone da un lato e l’espansionismo muscolare del regime comunista cinese dall’altro.

Lasciamo perdere l’evidente impreparazione di Di Maio, il problema è che in ballo c’è il futuro delle prossime generazioni e il non aver capito che l’Europa e l’Occidente hanno urgente bisogno di intese forti con Russia, Australia, India e Giappone piuttosto che stare a giocare con Pechino dimostra una assoluta e colpevole miopia politica.

In questo senso Trump è stato il primo a guardare in faccia alla realtà cercando di ostacolare la politica demagogica che i democratici USA hanno portato avanti in nome di un liberalismo economico suicida, almeno da quando si è reso evidente che – nonostante le promesse per entrare nel WTO -  in Cina non vengono osservate le regole degli altri partner mondiali. L’aver contrastato per mesi Trump con il Russiagate (poi finito in una bolla di sapone) ha impedito un franco confronto con Putin congelando le relazioni USA con Mosca che invece restano un elemento fondamentale per contenere i cinesi.

Pochi in Italia hanno ripreso un intervento ufficiale che il segretario di Stato americano Mike Pompeo – già capo della CIA -  ha recentemente rivolto al «mondo libero» per mobilitarsi contro la Cina: un linguaggio così esplicito e duro che non risuonava dai tempi del confronto militare nucleare con l’URSS per la crisi di Cuba dei primi anni ’60. Pompeo ha sottolineato che  «Se il mondo libero non cambierà la Cina, la Cina comunista cambierà noi», sottolineando il pericoloso processo di ramificazione espansionista politica, economica, ma soprattutto militare che la Cina ha avviato oramai da più di un ventennio in Asia, in Africa  e nella sempre più marginale ed indifferente Europa.

Nessuno sembra aver notato quanto è successo ad Hong Kong  dove sono stati stracciate le garanzie costituzionali a suo tempo sottoscritte con la Gran Bretagna, nessuno sembra voler vedere la disgustosa gestione filocinese dell’OMS, nessuno riesce ad intuire cosa sia effettivamente avvenuto in Cina per il Coronavirus, quasi nessuna fonte di stampa si preoccupa o denuncia le pressioni cinesi su Taiwan o gli scempi e gli inquinamenti ambientali cinesi nel mondo (Greta, dove sei?).

Non fa notizia la repressione violenta e la deportazione delle minoranze come quella degli Uiguri, rei solo di voler praticare liberamente il proprio credo musulmano non gradito alla dirigenza del Partito Comunista Cinese, così come la repressione in Tibet non scalda i cuori né dei democratici né dei progressisti. Una continua, aperta e plateale violazione dei Diritti dell’Uomo è in Cina la quotidianità, così come la pratica della pena di morte,  ma il mondo “libero” non è stato neppure capace di avviare una inchiesta indipendente sulle responsabilità cinesi legate al Covid19, su cui pende il dubbio ragionevole di una complicità dolosa da parte delle autorità di Pechino.

Nessuna citazione in TV per le manovre militari cinesi nel  Mare del Sud della Cina con la minaccia implicita, in violazione del diritto internazionale, di occupare lo Stato sovrano di Taiwan, da 70 anni unico rifugio e baluardo democratico per i cinesi che non accettano la dittatura del pensiero unico del Partito Comunista Cinese, così come nessuno solleva obiezioni sui rapporti politici e militari Cina-Iran o all’appoggio cinese a dozzine di sedicenti “presidenti” che controllano molti stati poveri del mondo.

Se poi Trump sottolinea queste problematiche passa per un pagliaccio, ma ignavi fantocci mi sembrano essere diventati troppi governi “occidentali” con l’aggravante che in Italia il M5S sembra comportarsi – inconsciamente o meno - come una vera e propria quinta colonna cinese.

Questi favori oggi si traducono nella celebre “Via della Seta”, un sistema di accordi internazionali bilaterali con cui il regime cinese sostiene investimenti, acquisti preferenziali, aiuti militari, sostegno diplomatico in cambio di un supino allineamento alla sua politica.

È un sistema ricattatorio e totalitario molto efficace verso i paesi più deboli come quelli africani, o verso regimi in cerca di appoggio autorevole come l’Iran, ma anche per paesi con le pezze ai pantaloni e il debito pubblico alle stelle come purtroppo l’Italia.

Spiace dover sottolineare infine che questa politica miope sembra abbia anche coinvolto la Chiesa Cattolica. C’è da chiedersi se Papa Francesco abbia un piano strategico o se si limiti nei confronti di Pechino ad un ad un ingenuo buonismo ignorando la realtà delle sofferenze di milioni di cristiani e di cattolici cinesi, sia quelli fedeli al Vaticano che i milioni della “Chiesa Patriottica” sopportati dal regime e da esso infiltrati, così come la repressione verso le altre religioni, dai buddisti ai musulmani. Purtroppo il suo silenzio non fa che rendere più aggressivo e spregiudicato ed impunito l’aggressore.

Ricordiamoci di che cosa sia stata per decenni la “Chiesa del Silenzio” sotto le persecuzioni comuniste nell’Est Europeo, ma oggi in Vaticano - purtroppo - non c’è più un Carol Wojtyla.

 

VCO: ARRIVANO I SOLDI DEI CANONI IDRICI

Da segnalare che su iniziativa della giunta Cirio (e segnatamente del consigliere della Lega Alberto Preioni) la Regione Piemonte ha finalmente concesso alla provincia del VCO dei fondi pluriennali ingenti con il riconoscimento dei “canoni idrici” dovuti al territorio e trattenuti da Torino negli ultimi anni.

Un risultato importante del centro-destra che si è dimostrato estremamente più concreto e “produttivo” che non tanti anni di giunte regionali di sinistra. Mi ha dato davvero fastidio la successiva “rincorsa” alla notizia di certi personaggi della sinistra locale che si sono auto-intestati chissà quali meriti. La gente avrà poca memoria, ma queste decisioni sono fondamentali per il futuro del nostro territorio.

 

VACANZE PER IL PUNTO? NO GRAZIE !

Da 15 anni è consuetudine che  IL PUNTO  dai primi di luglio a metà settembre abbandoni le uscite settimanali per diventare più o meno quindicinale.

Visto che quest’anno le vacanze le fanno in pochi è giusto che anche IL PUNTO si adegui  e quindi continuerò a martellarvi anche durante le ferie, ma per rispettare le abitudini diciamo che più o meno si sta uscendo ogni 10 giorni abbandonando la cadenza del venerdì.  Contenti? Godetevi le vacanze, almeno chi quest’anno se le può permettere…

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  BUON PROSEGUIMENTO D'AGOSTO  A  TUTTI                                        MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 777 del  3 agosto  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: I SEGRETI NON FINISCONO MAI - SALVINI RINGRAZIA –  BUROCRATICHESE – EFFETTI ANNUNCIO - VACANZE? NO GRAZIE -

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VIZI ITALIANI: I SEGRETI NON FINISCONO MAI

Sono passati 40 anni dalla strage di Bologna, dall'abbattimento dell' aereo Itavia su Ustica, da troppe altre stragi dimenticate.

Ad inizio di agosto si perpetuano i soliti commenti, le solite rievocazioni, con tutti ad invocare la cancellazione dei SEGRETI DI STATO che - di fatto -ancora nascondono  troppe scottanti verità, eppure - al momento buono - le carte restano ancora coperte.

Molto più comodo prendersela con i "fascisti negazionisti" come Lavardini, Fioravanti e Francesca Mambro, gente che - scarcerata dopo anni - continua a ripetere di non essere stata responsabile della bomba alla stazione di Bologna. 

Un brutto vizio italiano, ma che si perpetua e si rinnova. Quanti sanno per esempio CHE' STATO APPOSTO IL SEGRETO DI STATO ANCHE SUI VERBALI DEL "COMITATO SCIENTIFICO" PROMOSSO DA CONTE PER LA PANDEMIA DEL COVID 19?

Nonostante una sentenza del TAR (bloccata dal consiglio di Stato su richiesta del Governo) di pubblicizzare gli atti, tutto infatti resta segreto e francamente non si capisce cosa mai debba essere nascosto agli italiani e soprattutto il perchè.

Certo è un ben strano "Comitato": eletto da nessuno e di cui non si conoscono spese, costi, stipendi, responsabilità, motivazioni scientifiche, eppure che tutti i giorni ancora condiziona la nostra vita. Dipendiamo da questi “scienziati” che sopravvivono solo in un continuo allarme di “Al lupo, al lupo” anche perché altrimenti non si giustificherebbe lo stato di emergenza prorogato per altri tre mesi.

Tutto resta segreto, così come non si riesce ad avere un minimo di rendiconto sui soldi introitati dalla Protezione Civile con una mega sottoscrizione ancora in corso, nè come quei soldi siano stati spesi, con quali appalti, quali fornitori, quali controlli. C'è in giro per l'Italia un Magistrato che finalmente voglia vederci chiaro? E cosa dire di un Parlamento che non riesce neppure a chiedere ed ottenere chiarimenti? Ma vi sembra una cosa normale?

 

 

SALVINI  RINGRAZIA

Decisamente Matteo Salvini è nato sotto una buona stella: appena nei sondaggi  impallidisce quella della Lega, ecco l’insipienza dei suoi avversari a farla nuovamente rifulgere, con un “combinato disposto” dal perfetto ed insperato effetto ricostituente.

Mai come ora serviva a Matteo Salvini la vetrina di un possibile processo su un tema “caldo” come l’immigrazione, fenomeno nuovamente in drammatica crescita e intorbidito dai postumi e dalle paure del Covid, una vetrina arrivata proprio nel momento in cui si moltiplicano gli sbarchi e le fughe dai campi siciliani sottolineando tutti i limiti del governo giallorosso che decreta lo “stato di emergenza sanitario” e poi non riesce neppure a fermare gli scafisti ai confini, ridotti a colabrodo.

Non è solo questione di codici, leggi e casi specifici ma di comune sentire e con un tempismo fantastico ecco la decisione del Senato che permette ora a Salvini di sfruttare elettoralmente al meglio  il suo rinvio alla Giustizia (?) con la sindrome della persecuzione politica, l’aureola del martire e sfruttando al meglio il sempre più diffuso mal di pancia di milioni di italiani.

Una boccata d’aria per la Lega, un rafforzamento dell’unità nel centro-destra con un prezioso “aiutino” in vista delle elezioni di settembre, ma soprattutto la dimostrazione certificata dell’ipocrisia e del mancato tempismo degli avversari.

Il voto sottolinea infatti la volgarità di un Matteo Renzi che sembra essere sempre di più solo un voltagabbana a comando (o a pagamento, visto che Italia Viva si era astenuta in commissione “salvando” Salvini ed ora gli ha votato contro pur sulla base delle stesse carte!). Resta anche tutta l’ipocrisia di un Movimento 5 Stelle che sembra formato da smemorati pagliacci che fanno finta di dimenticare come con Salvini fossero concordi proprio sul tema immigrazione, così come documentato da mille interviste, articoli e dichiarazioni.

Ipocrisia galoppante anche per quella sublime faccia di bronzo di Conte che fa finta di dimenticare che Salvini era un “suo” ministro e che la Costituzione è chiarissima nel sottolineare le responsabilità collegiali del Premier e del suo governo, di cui ne ha la responsabilità, aspetto che - se dei giudici serri si occuperanno del caso - non potranno che essi stessi sollevare, vedrete per credere.

Si processi quindi Salvini,  anche se  è probabile che - prima del giudizio penale  - tutto si insabbierà per strada, ma il voto del Senato appare comunque come una sciocchezza, una ingiustizia, un autogol o per lo meno di una intempestività sconcertante per il governo.

Salvini ringrazia, ne aveva proprio bisogno.

 

EFFETTO ANNUNCIO

Siamo ai consueti annunci ad uso camomilla per creare l'aspettativa su un decreto che solo forse si farà.

Nessuno ancora ne ha un’idea concreta, ma intanto da giorni le TV rimbombano che il “decreto agosto” porterà la consueta messe di incentivi, aiuti e bonus “una tantum” per sostenere occupazione ed economia nazionale.

Ma l’Europa non ci aveva obbligati a procedere con riforme strutturali anziché procedere con i soliti “bonus” per avere i sospirati quattrini europei?

Solo due settimane fa non si era arci-giurato a Bruxelles che questa volta l'Italia avrebbe tenuto una politica rigorosa e selettiva della spesa? Giù tutto dimenticato, intanto cresce appunto l’effetto annuncio, un placebo che tranquillizza e rassicura anestetizzando il paese.

Il cerino corre veloce tra le dita, i mesi passano, Conte rinvia, qualcun altro si scotterà.

 

BUROCRATICHESE 

 

(Dal decreto n. 54 del 31.7.2020):

“Il presidente della Regione Piemonte … VISTO (seguono i richiami a 42 decreti), DATO ATTO (citati 7 punti), RILEVATO (5 capoversi), RITENUTO (4 capoversi), INFORMATO (2 capoversi) SENTITO ( 2 capoversi),  ASSUNTO ( 28 righe)  PRESO ATTO  (2 capoversi), CONSIDERATO (solo 5 righe)…

DOPO BEN 332 RIGHE DI TESTO pubblicate sul bollettino ufficiale della Regione Piemonte si  ORDINA (finalmente!) … “I decreti numero tal dei tali (sei decreti) dal 17 luglio sono rinnovati fino al 10 agosto”. Stop ed amen,… E  ci voleva tanto ?

 

PS La colpa non è di un Presidente che firma quello che uffici, funzionari e dirigenti gli mettono davanti, bisogna pensare alla follia intrinseca di un sistema che scrive leggi e regolamenti  sempre più incomprensibili, lunghi, contorti, progressivamente folli... L’esatto opposto, insomma, della auspicata e conclamata sburocratizzazione

 

 

RIDIAMOCI SOPRA

-Don Camillo: “Gesu' al mondo ci sono troppe cose che non funzionano!”.-

- “Non mi pare - rispose il Cristo - al mondo ci sono soltanto gli uomini che non funzionano,    per il resto ogni cosa funziona perfettamente…”-

 

(Guareschi)

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VACANZE? NO GRAZIE !

Da 15 anni è consuetudine che  IL PUNTO  dai primi di luglio a metà settembre abbandoni le uscite settimanali per diventare più o meno quindicinale.

Visto che quest’anno le vacanze le fanno in pochi (non certo agevolate da un Governo che ha la faccia tosta di aiutare il turismo prorogando lo “Stato di emergenza sanitaria” per tutta la stagione turistica) è giusto che anche IL PUNTO si adegui  e quindi continuerò a martellarvi anche durante le ferie, ma per rispettare le abitudini diciamo che più o meno si uscirà ogni 10 giorni abbandonando la cadenza del venerdì.  Contenti? Intanto godetevi le vacanze, almeno chi quest’anno se le può ancora permettere…

 

Il mio sito www.marcozacchera.it è stato recentemente  rinnovato e arricchito di informazioni, articoli e notizie: dategli un’occhiata!

 

Grazie a chi mi invia indirizzi di amici e conoscenti per allargare l’indirizzario degli invii de IL PUNTO.

 

 

      BUONA GIORNATA  A  TUTTI                                                        MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 776 del 24  luglio   2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

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Sommario: REGALI E SALDI  DA BRUXELLES ? – CARABINIERI – AUTOSTRADE STORY – IL PUNTO NON CHIUDE PER FERIE

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EUROPA: LA MOLTIPLICAZIONE DEI PESCI  (PER I PANI ATTENDERE)  

Suggerisco prudenza nel commentare l'esito del week end europeo che - secondo buona parte dei commentatori - ha "salvato" l'Italia coprendola di aiuti.

Conte non è stato nè il salvatore nella Patria nè un millantatore: ha cercato di svolgere il suo compito con tenacia, ma i risultati si vedranno concretamente solo tra mesi e, per intanto, il Governo vara l'ennesimo extradeficit di bilancio..

L'Europa, per cominciare, non "regala" nulla a nessuno: non ha un portafoglio aperto per i più bisognosi, ma restituisce ai paesi membri quello che gli stessi paesi (e i loro risparmiatori) versano alla cassa comune quindi bisogna prima di tutto capire cosa paga (e pagherà) l'Italia nel giroconto complessivo per sapere se il saldo sarà effettivamente  attivo oppure no.

Va detto che fino ad oggi – anche per la nostra cronica incapacità a gestire bene gli aiuti europei - sono molto di più i soldi italiani pagati a Bruxelles rispetto a quelli che tornano indietro e che per trovare i 750 miliardi di aiuti “Covid” si sono chiuse o ridotte  tante altre partite, alcune delle quali erano specificatamente indirizzate verso il nostro paese.

Basta infatti  cambiare singole voci di bilancio per allargare la coperta da una parte e implicitamente chiuderla dall'altra.

In attesa  dei saldi "veri" dovremmo cominciare a chiederci perchè molti paesi "frugali" (che proprio invece non lo sono) ce l'avessero tanto con l'Italia e qui la risposta è semplice: semplicemente perché noi gli impegni non li rispettiamo mai, pensando sempre di essere i più furbi di tutti.

Come possono credere ai nostri buoni propositi quei furboni degli olandesi se per entrare nella moneta unica gli avevamo dichiarato e garantito che ci saremmo impegnati a ridurre il nostro deficit pubblico al 60% del PIL quando invece già prima del Covid eravamo a ben oltre quota 130% ? Logico che l'Europa voglia vigilare e credo faccia benissimo a chiedere controlli viste le esperienze passate, oltretutto i controlli sarebbero utili anche a noi…

Il problema, infatti, è che anche questa volta in cambio dei fondi l’Italia ha promesso una serie di riforme radicali che nessuno in realtà vuole portare a termine (o è capace di farlo) temendo contraccolpi elettorali. Nello stesso tempo è già iniziata la lotta all’interno del  governo per stabilire chi farà parte del ristretto gruppo di ministri che gestirà i fondi europei.

Certo che infatti servono le “riforme” ma non sono senza sacrifici.

Si dice sempre che un politico diventa realmente uno statista se pensa alle future generazioni, ma come può mai farlo un politico italiano se rischia sempre di crollare in pochi mesi tra gli agguati degli amici prima ancora degli avversari?

Credo che Conte si sia blindato la poltrona fino a fine legislatura rischiando però comunque la caduta se non accontenterà i voraci partner di maggioranza ma – dovendo alla fine accontentare tutti – ecco che le riforme “strutturali” rischiano come sempre di arenarsi per strada.

Su questo punto  - diciamocelo chiaro – è debole anche l'opposizione che non sembra in grado di preparare punti condivisi, seri, realizzabili e concreti.

E’ certamente più facile criticare, ma occorre un progetto-Italia eventualmente alternativo da presentare bene agli elettori.

E pensare che invece c’è una novità sul panorama politico italiano ed è la nuova presidenza di Confindustria che sembra molto più vivace nella polemica con il governo e che ogni giorno documenta senza fronzoli scelte necessarie: perché non ascoltare bene questi suggerimenti, una parte dei quali mi sembrano particolarmente centrati e con idee pratiche di soluzione?

 

CARABINEROS

Neppure il tempo di dare la notizia del criminale comportamento di sette carabinieri a Piacenza che è subito iniziato il tam-tam del fango generalizzato, i richiami al "Caso Cucchi", le accuse più o meno velate ai superiori degli indagati di averli in qualche modo "coperti" ecc.ecc.

Mi auguro che - se le accuse saranno provate - i sette militari siano condannati al massimo della pena, ma non posso dimenticare il lavoro quotidiano e prezioso di 110.000 loro colleghi che ogni giorno in Italia fanno il proprio dovere.

Per questo credo sia ingiusto, ingiustificato e criminale che nella pubblica opinione vengano instillate parole ingenerose che possano macchiare  l'immagine complessiva dell'Arma per colpa di sette balordi indegni della divisa che hanno portato.

 

AUTOSTRADE TRA REALTA’, ILLUSIONI E TRAGEDIE

Sarebbe bene approfondire la vicenda Autostrade con distacco e serietà, non con i toni da propaganda elettorale tipici dei primi giorni..

Purtroppo, invece, ciascun esponente politico pensa al proprio elettorato, alla propria immagine e all’ “effetto annuncio” che per definizione è effimero e volatile, soprattutto quando restano i problemi veri, spesso nascosti sotto il tappeto.

Premetto che mi stanno antipatici i Benetton, ma l’economia non marcia con simpatie ed antipatie e soprattutto è assurdo dipingere Atlantia come il diavolo (a Genova) salvo poi applaudirla (per gestire Fiumicino) o addirittura chiamarla al capezzale di Alitalia cui – complice il coronavirus – è stato più o meno silenziosamente assegnato un ricchissimo boccone di aiuti di stato, alla faccia della libera concorrenza e delle norme comunitarie.

Il compromesso di metà luglio sulle autostrade è stato venduto dalle diverse parti politiche di governo come una propria “vittoria”, anche se i presunti vittoriosi rispondevano a diverse (ed opposte)  logiche all’interno dello stesso governo Conte: è evidente che ci sia stato qualcuno che ha fatto il furbo.

Il mercato – vero arbitro della situazione – dopo un crollo delle azioni Atlantia del 15% ha segnato un immediato rimbalzo del 26,6% del titolo, segno che non hanno “vinto” il pubblico e il rigore, ma caso mai che - all’opposto - il mercato e i soci Atlantia si sentono ora un bel po' più tranquilli dopo l’accordo raggiunto.

Sostenere - come è stato fatto dalle parti grilline - “Abbiamo estromesso i Benetton dalla gestione di un bene che ora ritorna agli italiani» è vaniloquio, anche perché in Autostrade lavorano migliaia di persone e tra i soci  ci sono già importanti quote pubbliche e private nazionali e a livello europeo. Se da Atlantia usciranno i Benetton, chi ci entrerà (privati e Cassa Depositi e Prestiti) dovranno comunque avere prospettive economiche  interessanti, visto che CDP amministra (bene?) i risparmi postali di milioni di italiani.

La “Cassa” è un soggetto privato, amministra risorse private e dovrebbe essere un saggio investitore di lungo periodo. Dopo essere entrata in We Build, ex Salini Impregilo, ora è alla prova più impegnativa di Autostrade di cui probabilmente sarà il principale azionista in una nazionalizzazione di fatto, ma non può aprire (o coprire) l’ennesima emorragia, anche perché la stessa CDP  è esposta – secondo fonti di stampa - per 3,18 miliardi nei confronti del gruppo Atlantia (2,05 verso Autostrade), di cui 1,88 erogati. Il credito potrebbe essere trasformato in azioni? Può essere, sta di fatto che qualsiasi investimento è sempre legato alla redditività e – tornando alle autostrade – il rischio è che ci si trovi proprietari, ma con davanti una crescente ed imponente necessità di manutenzioni per adeguare una rete ormai vecchiotta con molti dubbi, quindi, circa la sbandierata riduzione dei pedaggi. Per ora solo una speranza..

Una volta ancora si torna al punto di partenza, ovvero al sistema opaco con cui sono state concesse in gestione le autostrade italiane (non solo alla società Autostrade), in cambio di cosa sono state aperte corsie preferenziali e con quali (insufficienti) controlli si è mai vigilato sull’andamento delle concessioni.

L’impressione è infatti che nei decenni si sia sempre giocato ad un tavolo truccato: da una parte società concessionarie esperte e rapaci, dall’altra un “pubblico” tecnicamente poco competente, superficialmente distratto, più attento a logiche di partito e di potere quando non addirittura cointeressato a generose regalie dirette ed indirette.

Rinnovi di concessioni d’oro sottoscritti contro ogni logica imprenditoriale e in modo contrario ad un trasparente interesse pubblico sono state all’ordine del giorno da sempre, ed invano sono stati richiesti negli anni chiarimenti parlamentari (anche da scrive) tutti finiti nel grigio di tarde risposte di facciata.

Purtroppo il settore dei trasporti è da sempre un punto debole del nostro paese con l’interesse pubblico, nel dopoguerra, volto tutto a puntare tutto sul traffico su gomma e facendo così fare a chi man mano metteva le mani sulla costruenda rete autostradale degli affari clamorosi ed irripetibili.

Mezzo secolo dopo, il ritorno in mano parastatale di parte della rete assume così quasi il sapore della beffa. Il tempo dirà chi ha vinto in questa vicenda spacciata ora come un vittorioso “ritorno al pubblico” per una ricchezza nazionale spolpata da decenni, ormai obsoleta e logorata.

Alla fine forse i Benetton non sono stati molto scontenti di passare la mano…

 

VACANZE? NO GRAZIE !

Da 15 anni è consuetudine che  IL PUNTO  dai primi di luglio a metà settembre abbandoni le uscite settimanali per diventare più o meno quindicinale.

Visto che quest’anno le vacanze le fanno in pochi è giusto che anche IL PUNTO si adegui  e quindi continuerò a martellarvi anche durante le ferie, ma per rispettare le abitudini diciamo che più o meno si uscirà ogni 10 giorni abbandonando la cadenza del venerdì. Contenti? Fate voi e godetevi le vacanze,, almeno chi quest’anno se le può ancora permettere…

 

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                       MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 775 del 17  luglio   2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: ITALIA AL FALLIMENTO – AUTOSTRADE -  TRUMP – VERBANIA MAGLIA NERA

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COVID: L’APPROCCIO SICURO AL FALLIMENTO

Il turismo italiano (1.430.000 lavoratori stagionali l’anno scorso, la più grande industria italiana) sta fallendo registrando a giugno il 92,3 % di turisti stranieri in meno rispetto all'anno scorso.

D'altronde voi verreste in vacanza in un paese dove c'è lo stato di emergenza sanitaria? Ha senso mantenerlo “per prudenza” ed hanno senso i quotidiani titoli allarmistici pur avendo metà dei casi, dei ricoverati e fortunatamente anche metà morti - per esempio - della Francia?

Ma perché dobbiamo continuare a farci del male se le vittime da Coronavirus sono ormai da settimane solo CIRCA L’ UNO PER CENTO DEI DECESSI GIORNALIERI IN ITALIA ed i contagiati sono ormai quasi tutti curabili?

Insisto: serve attenzione, senso di responsabilità e bisogna mantenere delle  precauzioni, ma mentre l’economia privata cerca disperatamente di non fallire (vedrete in autunno!) è desolante poi prendere atto che “lo stato d’emergenza” diventa però  anche una BUONA SCUSA NEL “PUBBLICO” (dove non si rischia lo stipendio fisso) PER LAVORARE IL MENO POSSIBILE con uffici spesso ancora chiusi all’utenza e dove le pratiche si accumulano.

E di oggi la notizia – per esempio - che i sindacati chiedano ancora la chiusura delle scuole per settembre (eppure sono aperte in tutta Europa…) motivando che non sono stati fatti i lavori di adeguamento. Qualche ministra – più o meno commissariata – non ne porta responsabilità?

 

PS Sarebbe poi interessante aprire il capitolo della nuova ondata di immigrati e le sue conseguenze dal punto di vista sanitario, ma poiché è un tema scottante meglio tagliare, sopire, dimenticare, minimizzare... Certo che è fantastico e poco coerente chiudere le frontiere con mezzo mondo (o quasi tutto) e poi accettare questi nuovi arrivi!

 

AUTOSTRADE

Sono 15 anni che scrivo settimanalmente IL PUNTO e i lettori più longevi hanno letto infiniti commenti sulle vicende legate alla concessioni delle autostrade italiane, vere miniere d’oro per poche società e salasso quotidiano per gli automobilisti.

Un traffico para-politico che ha vizi e radici antiche, perché tutti parlano oggi dei  Benetton, ma pochi ricordano innanzitutto che ci sono altre società che gestiscono la rete e che in questi anni nessun Magistrato sembra mai avere avuto la volontà di capire fino in fondo come fossero gestite e rese possibili le “concessioni” in cui i pedaggi aumentavano ben oltre l’inflazione, ma nessuno sembrava protestare.

Così come nessuno sembra abbia mai considerato che sulle tratte “concesse” viaggiassero man mano sempre più veicoli di quelli “storici”, altro enorme “extra” per i gestori con una moltiplicazione dei pedaggi.

Invece i lavori di manutenzione languono da sempre: a parte il ponte Morandi vi sono tratti incompiuti o in manutenzione da decenni, lavori sempiterni che non finiscono mai. (Uno per tutti la tangenziale nord di Milano intorno a Cormano, pur essendo uno dei tratti più trafficati d’Italia).

Tutto ciò solo per ricordare che l’intero sistema politico ha avuto generosi “sponsor” in questa partita, soprattutto in chiave x DC, ex Margherita, PD e consoci, con punte di eccellenza nella SVP, il partitino altoatesino che ha sempre il suo posticino nel sottogoverno e un occhio di riguardo per la Verona-Brennero.

Infiniti esempi per sottolineare che forse più che revocare concessioni servirebbe ridurre drasticamente i pedaggi, imporre verifiche e manutenzioni e diffidare di carrozzoni tipo ANAS che non mi sembrano assolutamente in grado di prendere in mano la rete autostradale, soprattutto vedendo anche come sono conciate strade e superstrade in giro per l’Italia.

Le “squadrette di manutenzione” ANAS – chissà perché sempre composte da  affaticati uomini “di panza” – non mi hanno mai entusiasmato e sono un visibile esempio di ben scarsa efficienza.

 

 

RIFLESSIONE: TRUMP E’ ANCORA IN CORSA

Se dessimo retta ai media italiani Donald Trump a novembre dovrebbe perdere clamorosamente le elezioni. E’ tale la loro antipatia e il preconcetto nei confronti del presidente americano che molti rischiano di perdere obiettività e – come nel 2016 – fallire clamorosamente le previsioni.

Certo, all’inizio dell’anno Trump aveva il vento in poppa: l’economia americana tirava bene, il campo democratico era un rissoso cimitero di candidati e la rielezione sembrava cosa fatta.

Oggi il quadro è più incerto e complesso, nella campagna intervengono anche altri fattori più o meno imponderabili e la partita si è senz’altro riaperta, anche se non è proprio detto che alla fine vincerà Joe Biden che è figura anziana e sbiadita, con minimo appeal, ma è quella che si sono trovati improvvisamente in mano i democratici per tentare di ribaltare i pronostici.

L’immagine di Trump è cozzata contro l’imponderabilità del Coronavirus che l’amministrazione americana ha giocato bene dal punto di vista economico (agli industriali, professionisti, negozianti americani sono arrivati milioni di lettere a firma del presidente con allegato assegni che gli imprenditori italiani neppure potrebbero sognarsi) ma è il contraccolpo economico della pandemia sulla società americana è stato comunque catastrofico, soprattutto in termini di occupazione.

Trump all’inizio ha giocato male la partita, minimizzandola, poi ha corretto il tiro tirando in ballo (con tutte le ragioni) i pasticci cinesi, ma la situazione ora è in bilico soprattutto se perdurasse il contagio in autunno. Poco conta che le responsabilità presidenziali vanno in gran parte spartite con i diversi governatori: i media – in gran parte democratici - hanno vivisezionato ogni dichiarazione di Trump per sottolinearne l’inaffidabilità. Immaginate se in Italia qualcuno mettesse in fila le frasi pronunciate negli ultimi quattro mesi da Conte, Azzolina, Di Maio, Speranza e i vari tuttologi, scienziati, virologi ecc.ecc. Ne uscirebbe una infinita serie di marionette,  esattamente come si è cercato di fare con Trump.

 

Anche i numeri citati in Italia sono spesso in malafede: negli USA i “positivi” saltano fuori anche perché si fanno circa 800.000 tamponi al giorno e in proporzione alla popolazione i 130.000 morti sono molti di meno di quelli italiani (35.000), particolare che si tende a dimenticare

 

Negli USA la crisi ha colpito soprattutto le fasce basse ed è stata logica la crescita dello scontento popolare che ha avuto negli scontri etnici un detonatore impensato. Pochi sanno – soprattutto in Italia – che l’episodio del nero ucciso a Minneapolis è avvenuto sotto un comandante di polizia municipale ispanico e un rampante sindaco democratico (Jacob Frey): l’effetto scatenante della morte di George Floyd si è esteso a macchia d’olio coinvolgendo molti strati sociali. Un cocktail perfetto per i democratici che possono così sfruttare i risentimenti degli afro-americani per portarli al voto a novembre ed è per questo che Biden si è improvvisamente  materializzato ai funerali di  Floyd  implicitamente schierandosi però anche sulle posizioni di chi ha giustificato le successive violenze. Non è detto che sia stata una mossa così vincente come è stata dipinta in Italia: se è vero che Trump sta arroccando i suoi sostenitori su posizioni forse troppo conservatrici (e quindi rendendoli numericamente perdenti) è altrettanto vero che molti elettori democratici si sono irritati per questa adesione. Tutto dipenderà da chi sarà indicato come vice-presidente: se fosse Michelle Obama la scelta di campo sarebbe molto chiara, soprattutto perché negli USA pochi pensano che Biden “durerà” a lungo in carica.

Certamente le esagerazioni pseudorazziste, le dimostrazioni, le assurdità di abbattere monumenti e ritratti "confederali" cominciano a disturbare anche molti democratici che si rendono conto che la demagogia esasperata non porta da nessuna parte.

 

 

Una volta di più le presidenziali americane si vinceranno per l’affluenza al voto (sempre molto bassa rispetto all’Italia) e in questo senso la mossa democratica per portare al voto i neri potrà essere stata quella vincente.

Poi – come sempre – è Trump a metterci del suo impersonando la sua figura irriverente ma soprattutto dividente tra amici e nemici.

La sua campagna elettorale è partita male con il flop di Tulsa, ma Trump è un combattente con una base minoritaria ma compatta e gli strateghi della campagna presidenziale non ripeteranno certo gli errori fatti in Oklahoma. 

Gli americani chiedono a qualsiasi presidente che l’economia tiri (ed effettivamente fino a febbraio “tirava”), che la borsa vada bene (e per tre anni è andata benissimo) che gli USA la smettano di essere i gendarmi del mondo e in questo campo Trump ha avuto dei significativi successi. Perderà per un microvirus giallo che gli ha sballato tutti progetti? Chissà, certo Biden non è amato, ma per molti diventa  “il meno peggio”, anche se molti americani si chiedono chi sia alle sue spalle a tirare i fili di una candidatura partita perdente e diventata automatica per circostanze imprevedibili.

Certamente Trump dovrà dare all’elettorato idee vincenti e non giocare solo in difesa, sicuramente attaccherà Biden nei dibattiti in diretta con la sua verve ben maggiore dell’avversario. Un Biden anziano, anche lui privo di un programma convincente, espressione più di un apparato di partito che non di valori propri, Biden non è certo imbattibile, ma proprio la sua inconsistenza può diventare un problema per The Donald: difficile dipingerlo come un cattivo e pericoloso sovversivo.

Esito aperto, quindi, sbaglia chi già ora dia  Trump per sconfitto.

 

VERBANIA: DAI PRIMI DELLE CLASSE ALLA MAGLIA NERA

Dieci anni fa Verbania era al “top” delle città italiane come qualità della vita ed eco-sostenibilità, ricevendone attestazioni, complimenti e premi.

Siamo man mano spariti in graduatoria e spiace scoprire che la nostra città sia ora l’UNICA in Piemonte ad aver ricevuto addirittura ufficialmente da Legambiente la “maglia nera” per la gestione della piana di Fondotoce.

 

 

 

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 774 del   10  luglio   2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU DONNA RACHELE – SRAGIONAMENTI DA VIRUS –  ANTIRAZZISMO VIP -  COME FREGARE IL FISCO ITALIANO

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Organizzato dall’Associazione Culturale “CULTURA E TRADIZIONE” , questa sera VENERDI’ 10 LUGLIO ALLE ORE 21,00 presso una sala dell’ Albergo  BELVEDERE di VERBANIA PALLANZA (sul lungolago, davanti all’imbarcadero) verrà presentato il volume “ Donna Rachele, mia nonna” dall’autrice Edda Negri Mussolini. Dopo l’introduzione di Alberto Cerni, seguirà un dibattito in cui sarò il moderatore.

I lettori de “IL PUNTO” sono cordialmente invitati e – dato il contingentamento dei posti in sala – grazie a chi mi preannuncerà la sua presenza.

 

COVID: SRAGIONAMENTI DA VIRUS

Come italiani siamo degli specialisti ad auto-rovinarci e il Coronavirus non ha fatto e non fa eccezioni. Con troppi media alla perenne ricerca degli scoop e furibonde polemiche tra medici pochi considerano il danno che quotidianamente questa incertezza crea al nostro paese, dal turismo all’economia.

Cominciamo con il ricordare che OGNI GIORNO in Italia muoiono statisticamente circa 1800 persone  (647.000 nel 2019) delle quali 53.000 l’anno scorso per problemi respiratori (quindi molti di più di tutti i morti di Covid). In questi giorni comunque  SOLO CIRCA L’UNO PER CENTO DELLE CAUSE DI MORTE è imputabile al Covid 19 e di solito quando si muore “positivi”, è una concausa in pazienti già compromessi. Ergo: di fatto l’epidemia non c’è più.

 “Sparare” quotidianamente titoli su titoli ci fa male, così come traumatizzare l’opinione pubblica con titoli sull’ “L’aumento dell’indice di contagio”.

Ragioniamo: quando nei mesi scorsi in un giorno c’erano migliaia di nuovi contagiati “l’indice 1” significava che ogni malato ne contagiava un altro, ovvero altre migliaia di persone al giorno. SE ORA I CONTAGIATI SONO SOLO UN CENTINAIO Al giorno  (solo pochi dei quali tra l’altro ospedalizzati)  “l’indice uno” significa poche decine di nuovi contagi, di solito isolabili in singoli focolai. Di fatto la malattia è diventata comunque curabile su persone mediamente sane al momento del contagio.

E’ovvio che servono precauzioni e prudenza, ma oggi la vera emergenza non è più sanitaria ma economica con il 40% delle imprese a rischio di chiusura,  il  PIL italiano  in picchiare e  un deficit pubblico salito a oltre il 160%.

Gli “scienziati” (?) che campano sulla drammaticità delle news non rischiano nulla,  ma stanno danneggiando milioni di concittadini e davvero rischiamo tutti il disastro al di là delle chiacchiere, dei rinvii e degli  “effetti annuncio”  del governo.

NON STUPITEVI SE NELLO SCORSO MESE DI GIUGNO IL CALO TURISTICO ESTERO VERSO L’ITALIA E’ STATO DEL 93,2% : pensate a come sia considerata oggi l’immagine dell’Italia all’estero…E  adesso, chi paga?

Molte altre nazioni sono state e sono in condizioni sanitarie peggiori delle nostre eppure hanno minimizzato certe notizie-effetto e economicamente se la cavano molto meglio di noi.

Poi l’autodistruzione continua con le follie delle scelte politiche.

In questi giorni si è parlato di bloccare gli arrivi dal Bangladesh perché su un solo volo della Quatar  si sono scoperti decine di “positivi”. MA CI RENDIAMO CONTO CHE ERANO STATI  RIAPERTI  GLI INGRESSI  DAL BANGLADESH MENTRE RESTANO CHIUSI QUELLI CON GLI USA ?

Il problema è che pochi sanno cosa sia effettivamente successo in quella nazione  come in tanti altri paesi asiatici (Cina compresa) e quindi le “statistiche” tranquillizzanti di quei paesi non sono minimamente rappresentative della realtà.

Eppure per i media vale di più il concetto “USA = contagiati = Trump cattivo ed irresponsabile” (oltre al Brasile, per via di Bolsonaro) che è il mantra quotidiano dei TG, ma qui siamo nel campo della demagogia politica, non della scienza.

 

INTANTO INSISTO:  QUANDO ARRIVERANNO  I RENDICONTO  DELLE DONAZIONI  FATTE ALLA PROTEZIONE  CIVILE DA TANTI ITALIANI PER IL COVID?  SONO SOLDI SPARITI NEL NULLA…

 

ANTIRAZZISMO AL CONTRARIO

Siamo al sublime con i corridori automobilistici di Formula 1 - strapagati - che si inginocchiano in segno di “omaggio antirazzista” a ricordare le ingiustizie verso i  neri da parte dei bianchi. Forse sarebbe stato più utile che devolvessero anche una parte dei loro pingui guadagni ai poveracci di colore, ma su questo aspetto si sorvola. L’idea però dilaga, dopo la Boldrini in parlamento presto l’inginocchiatura si farà anche nel calcio (si unirò anche Balotelli, o resterà a bordo della sua fuoriserie?) e in spiaggia, al ritmo di “Chi-non-si-inginocchia-razzista-è-è-è…” perché la demagogia del politicamente corretto impera. Si inchina forse qualcuno per i cittadini di Hong Kong schiacciati dai cinesi? O per mille altre popolazioni deportate, violentate o distrutte che non si fila nessuno?

Siamo comunque al delirio: partiti da un nero ucciso dalla polizia a Minneapolis, città peraltro a maggioranza democratica, in tutti gli USA – sobillati proprio dai democratici che sperano così di vincere le elezioni mobilitando al voto i neri in chiave anti-Trump – tutto è diventato lecito ed auspicato, compreso l’abbattimento dei monumenti ai “razzisti” (si abbattono anche quelli che ricordano Cristoforo Colombo, considerato razzista pure lui). Si vogliono addirittura tirar giù con la dinamite anche i ritratti dei primi presidenti USA scolpiti nelle montagne del South Dakota perché simboli di “oppressione ai danni dei nativi americani”. Ne farebbe le spese anche il profilo di Lincoln che fino a ieri studiavamo essere l’antischiavista per eccellenza: c’è sempre qualcuno più antirazzista di te.

Chissà che alla fine questa ondata di demagogia non dia a Trump proprio un insperato sprint per tornare ad essere presidente: a sentire tanti amici americani sta andando proprio così.

 

COME FREGARE IL FISCO ITALIANO

La scorsa settimana si parlava della FIAT (FCA) che prende a prestito soldi in Italia garantiti dallo stato, ma le sue (poche) tasse le paga in Olanda.

Gli italiani dovrebbero capire meglio questo meccanismo che ci costa circa 6,5 miliardi di euro l’anno, altro che il MES.

In Europa ci sono infatti sei paesi (Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Cipro, Belgio e Malta) autentici paradisi fiscali dove con poche norme giuridiche si fissano sedi di società (fittizie nel concreto, ufficiali nella forma) che così pagheranno molto meno imposte del dovuto, pur facendo buona parte delle loro vere operazioni economiche in altri paesi.

Vale per l’ex FIAT ma anche per i colossi del digitale, da Booking a Google a Uber, le cui sedi sono in Olanda e dove formalmente si fatturano anche i servizi che si vendono in Italia. In questi paesi il contribuente può concordare direttamente con lo stato il regime fiscale da applicare: una pacchia, ma ancora più impressionante è il volume degli investimenti esteri che così risultano in entrata in questi Paesi.

In Lussemburgo rappresentano il 6.000% del Pil (ovvero 60 volte quanto prodotto

da tutti i lussemburghesi!) a Malta il 1.500%, a Cipro il 1.000%, in Olanda il 550% e in Irlanda il 200%. 

L’Olanda è tra le più agguerrite sia sul fronte dell’aggressività fiscale, come nel dire no alla solidarietà nell’emergenza Covid che pure ha colpito paesi (come l’Italia) che li fanno arricchire, altro che la “sobrietà” che ostentano verso l’Italia..

Inoltre la legge olandese permette un controllo totale di holding finanziarie sulle aziende, anche solo possedendo quote di minoranza. Ad esempio Exor, la finanziaria di casa Agnelli che è emigrata in Olanda nel 2016, possiede il 28,98% di FCA ma ha il 42,11% dei voti, così come controlla il 26,89% di Cnh (Iveco) ma ha il 41,68% dei voti e il 22,91% di Ferrari con  il 32,75% dei voti.

È un modo legale per tirarsi fuori dal mercato libero che ha fatto fiorire le società più o meno di comodo: almeno 15 mila, secondo un rapporto del ministero delle Finanze al Parlamento olandese del 2018, con un flusso di denaro, a livello di fatturato, che va dai 4.500 ai 5.000 miliardi di euro ogni anno.

Tutto questo si traduce però in 6,6 miliardi di euro di tasse incassate in meno per l’Italia: quasi il 10% di quello che ci sono costati nel 2019 gli interessi sul debito pubblico.

Non c’è solo la Fiat (FCA) con sede “orange” ma anche la Ferrari, la Campari, Luxottica, Tenaris e  mille altre società “italiane” che fanno lo stesso. 

L’Europa è silenziosa o impotente      perché, in materia fiscale, ogni Stato è sovrano. Capite però che l’UE non potrà mai funzionare in situazioni fiscali così diverse e sproporzionate? E in tutto ciò – guarda caso – l’Italia è sempre il paese messo peggio.

Tutti argomenti di cui però si parla poco o nulla, ma quanti ministri e politici italiani capiscono effettivamente queste cose e soprattutto agiscono di conseguenza? 

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La massima della settimana: " Sono un conservatore in un paese in cui non c’e’ nulla da conservare." (Longanesi)

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                                MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 773  del   3  luglio   2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: MES - FOLLIE DA VIRUS – BONUS ALL’ EX FIAT – INTANTO A SEATTLE - CANNABIS LIBERA?  – FELTRI - LIBRO SU DONNA RACHELE

 

IL MES

Essere pro o contro il MES non è come tifare per una squadra di calcio, ma piuttosto ragionare prendendo atto della gravità della realtà italiana. E’ è un peccato che troppi si siano esposti dichiarando “Mai il MES !” e non abbiano ora il coraggio di eventualmente tornare indietro.

I fondi del MES sono (sarebbero) purtroppo essenziali per l’Italia, ma quelle che continuano a non essere chiare sono piuttosto le condizioni per accedervi ed è su queste che si dovrebbe finalmente e seriamente discutere. 

Il problema è che l’Italia è appesa al filo della BCE che in queste settimane sta acquistando “quintalate” di titoli di stato italiani e - senza questi acquisti della Banca Centrale Europea - saremmo al crollo generale. In questo senso il MES può  essere un aiuto alternativo e prezioso.

Certo che se poi i soldi fossero gettati via in ospedali fantasma o sprechi nella sanità come in mille casi è avvenuto nel passato allora sarebbe un suicidio.

Il dramma vero è  però anche l’incoscienza di Conte, un premier che continua a rimandare, tergiversare, mediare, posporre viste le liti nel suo governo: se la casa brucia ogni ritardo nell ’intervenire è un delitto e invece - pur di rimanere in piedi - Conte gigioneggia, mentre la situazione precipita. MA VOGLIAMO RENDERCENE CONTO, FINALMENTE?

 

FOLLIE DA VIRUS

Sono sempre più sconcertato dal comportamento degli “scienziati” che sul virus si insultano a vicenda, sul fatto che l’Italia stia precipitando tra un rinvio politico e l’altro, ma la cosa non sembra interessare mentre anche l’Europa si allinea alla demagogia.

Ultima follia europea: la riapertura delle frontiere a 15 stati extra UE.

Potranno entrare nell’area Schengen i visitatori provenienti da alcuni paesi nordafricani, dal Ruanda (chissà perché), Canada, Uruguay, Thailandia, Corea, Giappone e Australia. No agli USA, quindi, ma SI ALLA CINA se in condizioni di reciprocità.

Alla base della decisione ci stanno i dati forniti dalle autorità nazionali al OMS, di indici di contagio e «affidabilità» del sistema sanitario di un dato Paese.

Un criterio, questo, molto «politico» perché se un paese fornisce dati non veri (come presumibilmente da tempo sta facendo la Cina) può comunque così diventare “affidabile”. L’ andamento della epidemia, le frottole contate all’OMS e la sua inter dipendenza da Pechino, la discriminazione verso Taiwan, l’impossibilità di effettive verifiche in Cina, l’uso distorto del virus a vantaggio del regime cinese evidentemente all’Europa non hanno ancora insegnato nulla.

Dunque “cinesi welcome”: ma siamo proprio rincoglioniti !!??

 

AIUTI ALL’ EX  FIAT

Via libera del ministero dell'Economia alla garanzia pubblica sull' 80 per cento del prestito da 6,3 MILIARDI (miliardi, non milioni !) di euro accordato da Intesa Sanpaolo alle attività italiane del gruppo Fca. «E un'operazione di sistema con la quale si punta a preservare e rafforzare la filiera dell’automobile in Italia e a rilanciare gli investimenti, l'innovazione e l’occupazione in un settore strategico per il futuro economico e industriale del Paese», sostiene il ministro dell'Economia.

Prendo atto: a) che mentre le medie e grandi aziende italiane faticano come non mai – anche con Intesa Sanpaolo - ad accedere alle garanzie ministeriali l’ex Fiat con sede in Olanda è riuscita ad avere il tutto in pochi giorni b) I beneficiari sostengono che con questi fondi aiuteranno imprese italiane, però intanto la sede la tengono all’estero e nessuno li spinge a riportarle in Italia per pagarci le imposte c) E’ vero che la “filiera” dell’automobile è imponente, ma allora lo è anche quella di molte altre e diverse attività e le auto Fiat rappresentano solo una piccola parte del mercato automobilistico italiano.

Ragioniamo di singole aziende: l’ex Fiat in Italia ha ora circa 60.000 dipendenti (altri dicono 30.000, a seconda se si considerano o meno i suoi marchi secondari) ma anche considerano il primo caso 6,3 miliardi significano più di 100.000 euro A TESTA per ogni dipendente (addirittura 200.000 euro A TESTA secondo la versione più restrittiva). DOMANDONA: ma quante aziende italiane mai percepiranno GARANTITI ALL’80% DALLO STATO crediti di 100.000 euro per ogni dipendente? 

 

Fate i conti sulla vostra azienda od attività e pensate a quante imprese - italiane al 100% con sede fiscale in Italia e operanti in ogni settore, magari in gran parte tecnologiche o operative per per l'esportazione -  si potevano in alternativa finanziare con questa mega-somma.

Se un libero professionista, un dipendente in cassa integrazione di un'azienda normale  “vale” meno di mille euro al mese perché un dipendente Fiat deve “valerne” CENTO VOLTE DI PIU?

 

Non sto sostenendo che l’intervento sia sbagliato, ma questi sono i veri temi strategici da “Stati Generali” e non le troppe chiacchiere autoreferenziate, tanto più che il gruppo Fiat 20 anni fa aveva più del doppio dei dipendenti in Italia (122.000) rispetto ad oggi e che questi dipendenti rappresentano ora meno del 25% del gruppo Fca (la cui maggioranza fa capo a Exor, la holding estera che controlla di tutto, anche testate come il giornale Repubblica).

IN QUESTI ANNI FIAT HA DISINVESTITO IN ITALIA NONOSTANTE UNA MAREA DI AIUTI DI STATO RICEVUTI NEI DECENNI SCORSI.

Tra l’altro il prestito di Intesa ha una durata di 33 mesi e il tasso d'interesse che pagherà Fca, e che comprende il costo della garanzia pubblica stabilito dal Decreto Liquidità, non è stato neppure rivelato. Fca Italia (beneficiaria ufficiale) non pagherà dividendi agli azionisti (se ne avrà), ma potrà comunque farlo Fca/Exor perché la sede è fuori Italia. Il portafoglio degli Agnelli, quindi, è assicurato.

Nel complesso tutto questo vi sembra trasparente? A me no, proprio per niente.

Sul prossimo “IL PUNTO” pubblicherò  una serie di riflessione proprio su queste incongruità fiscali che uccidono la politica europea (e l'economia italiana) creando disparità ed ingiustizie.

 

ANTIRAZZISMO IN USA, MA A SEATTLE …

Attenti alle parole: è un soffio passare per razzista, “suprematista bianco”, asociale ed ovviamente “fascista”. Nella forsennata campagna anti-Trump e con i media italiani schierati all’unisono contro il presidente, negli USA è in corso una demonizzazione forzata di tutto ciò che sia (o si presume) “razzista” con abbattimento di monumenti, cambio di bandiere, crociate afroamericane ecc.ecc.

Con la sapiente regia del partito democratico che spera così di portare al voto i neri e vincere le elezioni tutto fa brodo pur di attaccare Trump.

 

Pochi però hanno notato cosa stia succedendo a Seattle dove – ma chissà perché i media italiani non ne parlano - un intero quartiere è stato “rivendicato” e “conquistato” dagli “antirazzisti” e che le autorità hanno di fatto ceduto a questi “buoni cittadini.”  Un quartiere “police free” per l’avvento di un mondo “peace & love” ma dove in pochi giorni un ragazzo è morto ammazzato, un altro è gravissimo e sono avvenute quattro sparatorie nella “zona autogestita”. Eppure quest’area doveva dimostrare che senza i poliziotti cattivi si poteva avere una società “libera dai condizionamenti razziali”.

La «chop zone» era stata istituita l’otto giugno scorso sulla scia delle proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, avvenuta a Minneapolis. L’area, denominata anche Chaz (Capitol Hill autonomous zone) comprende alcuni blocchi di edifici i cui ingressi sono presidiati dai manifestanti legati al movimento Black Lives Matter. L’area è animata da iniziative culturali, spettacoli, iniziative di ispirazione anticolonialista e antirazzista. All’interno della Chop si trovava anche un distretto di polizia la cui sede è stata però chiusa e abbandonata dagli agenti.

I risultati sono stati subito visibili….

 

CHI SI FUMA IL CERVELLO

Si riaccende il dibattito sulla legalizzazione della cannabis in occasione della presentazione del Libro Bianco sulle Droghe che ha messo in evidenza come il 'proibizionismo' in Italia costerebbe (ma io non ci credo) 20 miliardi di euro in mancate entrate per lo Stato che potrebbe vendere invece la droga direttamente  in tabaccheria.

Prendo atto che questa ipotesi è pari a VENTI VOLTE i fondi destinati per mettere in sicurezza le scuole italiane, ma mi sembrano numeri decisamente strampalati. Mentre i radicali coltivano per provocazione piantine davanti a Montecitorio non poteva mancare l’ok dei 5 Stelle con Di Battista scatenato e che sostiene che liberalizzare la cannabis produrrà un aumento del Pil tra 1,20% e il 2,34%.    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i lettori.

 

ORDINE DEI GIORNALISTI – FELTRI

Vittorio Feltri se ne è andato dimettendosi dall’ Ordine dei Giornalisti dopo l’ennesimo richiamo non per quello che scrive ma perché è “ispiratore” di quello che scrive il quotidiano cui Feltri collabora.

Il punto non sono le ovvie responsabilità personale di chi eventualmente scriva falsità ma il “senso unico” politico  che l’ Ordine dei Giornalisti ha sempre tenuto ovviamente coprendo la sinistra e martellando in testa a chi non la pensa con la vulgata progressista.

Parlo anche per esperienza personale: l’ Ordine dei Giornalisti cui sono iscritto da 44 anni anche nei miei confronti ha più volte tenuto una vergognosa vera e propria discriminazione faziosa.

Esprimo quindi totale solidarietà personale a Vittorio feltri.

 

LIBRO SU DONNA RACHELE

 

Organizzato dall’Associazione Culturale “CULTURA E TRADIZIONE” , VENERDI’ 10 LUGLIO ALLE ORE 21,00 PRESSO UNA SALA DELL’ALBERGO  BELVEDERE di VERBANIA PALLANZA (sul lungolago, davanti all’imbarcadero) verrà presentato il volume “ DONNA RACHELE, MIA NONNA " dall’autrice Edda Negri Mussolini. Seguirà un dibattito che avrò il piacere di moderare personalmente .

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 772  del 26 giugno  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: PROPOSTE CONCRETE – MAGISTRATURA TRA RIFORMA E MELE MARCE – MEDICI: AZZUFFIAMOCI UN PO’!…

 

PROPOSTE CONCRETE

Leggere il “Corriere” di lunedì che in poche righe sintetizzava l’esito degli “Stati Generali” è stato disarmante. Per Conte, a conclusione di 86 dichiarati contatti – compresi Monica Guerritore, Fuksas e Elisa (cui Conte ha chiesto di cantare “Luce”) sicuramente degli economisti di grido – il succo è che “Bisogna modernizzare il paese, studiare nuove forme di energia e rendere l’Italia più inclusiva”. E per queste ideone si è tenuto un vertice di 10 giorni???  Mah, Tra l’altro anche l’ipotesi di ridurre l’IVA “non è decisa perché è costosa, ne parleremo”,  è caduta dopo 2 giorni.

 Il governo varerà per settembre  un piano di rilancio “In una versione sufficientemente definita” (!!). Per realizzarla bisogna andare (ovviamente) “A fine legislatura, nel 2023” perché “Non dobbiamo solo riformare il paese, ma reinventarlo” Come? Altrettanto ovviamente “Con la riforma della burocrazia, i pagamenti digitali, le imprese 4.0 e l’alta velocità abbandonando i combustibili fossili e con un “bonus” (questo ci mancava) per 500 donne che vogliono diventare manager” .

 

Fine? Fine…

 

Il Fondo Monetario Internazionale prevede per l’Italia il 12,5% in meno del PIL e l’incremento del debito pubblico al 166% del medesimo (ovvero una catastrofe) ma non preoccupatevi, non abbiamo fretta.  Se pensate che in 5 mesi il debito italiano è aumentato di QUINDICI VOLTE il tasso di aumento medio annuo sul quale per un decimale si consumavano settimane di diatribe con Bruxelles dovreste rendervi conto di cosa stia succedendo e dell’eredità che andrà a pesare sugli italiani e su chi in futuro avrà la ventura di tentare di governarli.

 

Non mi ripeto più su Conte, questo narciso dilettante allo sbaraglio che ci fa tutti fessi rinviando i problemi sine-die con la cancrena economica che ci divorerà e intanto tirando a campare, ma visto che bisogna anche PROPORRE, a Conte avrei detto che basterebbe cominciare a definire un primo punto strategico ovvero il rilancio “turistico” dell’Italia.

Non penso solo agli alberghi, ma a tutto ciò che è richiamo dall’ estero  e contemporaneamente rappresenti qualità della vita di tutti noi. E’ turismo aiutare chi assume nel settore, finanziare cooperative (di giovani e donne) che organizzino accoglienza, visite culturali e storiche, finanziando Enti e comuni per sistemazione delle aree, spiagge, sentieri di montagna, finanziando ricerche archeologiche, la sistemazione dei centri storici con rivitalizzazione dei mille borghi abbandonati.

E’ turismo pensare alle infrastrutture, ma anche pulire subito le strade, colpire durante chi getta rifiuti ovunque, curare i particolari nelle ristrutturazioni edilizie per mantenere il bello che abbiamo, incentivare i B & B, gli agriturismo, la vendita diretta di prodotti agricoli di qualità, dare “buoni sconti” sulle autostrade almeno per i turisti (sono le più care d’Europa!). Diffondere una “mentalità turistica” significa cura ed amore del territorio, con lo sfruttamento intelligente di decine di migliaia di risorse, luoghi, spazi abbandonati ma anche essere ospitali e non voler fregare l’ospite. L’Italia non sono per il mondo le acciaierie di Taranto che portano (poco) lavoro ma distruggono e inquinano, ma piuttosto posti bellissimi che vanno affidati e gestiti da milioni di imprese, artigiani e piccolo commercio, professionisti seri che erano stremati già da prima del virus.

Ma torniamo alla miniera d’oro che può essere la difesa del territorio: ci sono milioni potenziali posti di lavoro che possono “rendere” subito e far circolare ricchezza. L’Italia era “Il giardino d’Europa” ma siamo precipitati per presenze turistiche in un progressivo degrado assurdo. C’è un Sud che potrebbe fare invidia a Spagna, Grecia, Portogallo…eppure tutti ci hanno bagnato il naso, con milioni di disoccupati e il paese si sbriciola in una triste sciatteria. Cucina italiana, vini italiani, musica italiana, clima invidiabile: abbiamo tutto e nessuno vuole pensarci.

Un tema così si può rilanciare con decreti veloci, semplici, pratici, attuali…possibile che nessuno a Villa Pamphili – occupandosi di massimi sistemi e con tanta demagogia -  ne abbia parlato?

 

MAGISTRATI E AUTORIFORMA

Lo scandalo Palamara sta mettendo in luce le contraddizioni (e peggio) dei vertici della Magistratura italiana. Si dice e si scrive che serve un nuovo "autogoverno" della Magistratura per sganciarla dalla politica e perchè ritorni ad essere autorevole e super partes, soprattutto nella lottizzazione delle nomine.

Come è possibile che questo processo possa essere credibile se il Capo del CSM è il Presidente Mattarella (già esponente del PD) ma il vice-presidente del CSM - ovvero il braccio operativo, quello che di fatto lo dirige – continua ad essere l'on.le David Ermini? Ermini è un avvocato che è stato prima consigliere provinciale e capogruppo della Margherita a Firenze quando il presidente dell'ente era Matteo Renzi, poi contemporaneamente giudice onorario a Firenze, successivamente deputato del PD nel 2013 e quindi responsabile del dipartimento giustizia del partito.

Rieletto deputato – sempre del PD - nel 2018  Ermini, pochi mesi dopo, è stato "traghettato" al CSM ed eletto vice-presidente. 

Ma ci ricordiamo che Palamara trafficava proprio con Cosimo Ferri e Luca Lotti, esponenti del PD (quest'ultimo toscano proprio come Elmini e uomo di fiducia del solito Matteo Renzi), già ministro allo sport dal 2015 al 2018 e ora sotto processo tra l'altro per l'affare Consip ?

E forse ricorderete anche  il caso di Giovanni Legnini che – da parlamentare PD – nel  2014 è stato  fino a fine settembre sottosegretario all’economia nel  governo Renzi, ma contemporaneamente il 10 settembre dello stesso anno era stato eletto in quota PD allo stesso CSM? Ma è mai possibile passare in modo contemporaneo e così disinvolto dal parlamento al governo alla direzione della Magistratura attraversando i tre poteri costituzionali che (in teoria) dovrebbero essere tra loro indipendenti e sovrani?

Questo giro toscano non solo è inquietante, ma è proprio oggetto dello scandalo Palamara con i suoi contatti con esponenti del PD e la reciproca  complessa ragnatela di traffici e di nomine.

Che garanzie ha allora il cittadino - ma anche la logica - che il CSM possa seriamente "autoregolamentarsi" nella trasparenza se è tuttora in mano a questi personaggi evidentemente comunque "contigui" a questo mondo?

Ma attenti, non è solo il PD: condivido con Matteo Renzi quando chiede che vengano pubblicati TUTTI i messaggi e i contatti di Palamara negli anni.

Anche perché  se un politico chiede od offre un favore è imputabile di corruzione, illecito e voto di scambio, ma se - all’inverso - è un magistrato a chiederlo a un politico perché non è considerato reato? Anzichè lanciare tanti proclami il presidente Mattarella non avrebbe il dovere morale di intervenire sciogliendo prima di tutto queste ambiguità?

E poi, una volta per tutte, ci si decida: chi fa il magistrato non faccia carriera politica e se l'intraprende poi non deve poter più tornare indietro o ogni sua sentenza, per giusta che sia, sarà sempre letta anche in chiave politica.

A me sembra semplicemente una questione di buon senso prima ancora che di trasparenza e ha ragione “Il Foglio” che nei giorni scorsi scriveva di stare attenti a non guardare troppo alla “mela marcia” Palamara ma piuttosto al resto dell’albero, gravemente malato e corroso di dentro.

 

DEONTOLOGIA MEDICA

“Il virus è meno aggressivo” sottoscrivono dieci scienziati, “Sostenerlo è una demenziale scemenza” replica un medico tra quelli più gettonati nelle serate TV del coronavirus. “In autunno ci sarà  una nuova ondata !” “ Assolutamente no, e se arriva sarà un virus attenuato e curabile”. “Nel mio reparto non ho più ricoverati, ormai sappiamo domarlo!” insistono da Genova “Solo chiacchiere, non è scienza” replicano da Milano. La procura di Bergamo chiama il virologo veneto contro quello lombardo e tra infettivologi, virologi, primari, esperti e professori (sono tutti professori!) si azzuffano alla grande.

La gente, a casa, avrebbe il diritto almeno di capire e magari tranquillizzarsi un po'.

 

PS: ieri sono stato in Svizzera. Stesso lago, stessa aria, stesse acque, ma a Locarno non ci sono segni dell’epidemia: nessuno gira con la mascherina (salvo gli italiani) al ristorante e al bar ti siedi come vuoi, il buffet sono serviti come al solito. Un altro mondo, eppure sembra che in Ticino ci siano stati (ovviamente) gli stesi problemi che in Lombardia. Adesso però pensate ad  un turista tedesco: preferirà stare in un albergo sul Lago Maggiore dalla parte svizzera o su quella italiana? Forse comprenderete perchè a Locarno c’era vita e da noi tutto è sconsolatamente vuoto.

 

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IL PUNTO n. 771  del 19 giugno  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: IL SUCCO - SENNO DI POI – COLAO COLATO (A PICCO) – STATI GENERALI E GHIGLIOTTINA – MONTANELLI – GIUSTIZIE - VERBANIA: CICLABILE GIA’ A PEZZI

 

IL SUCCO

E’ semplice quanto drammatico: la situazione sta diventando sempre più difficile, a settembre sarà un disastro,  I SOLDI PER RIPARTIRE NON CI SONO E VANNO TUTTI PRESI A PRESTITO quindi si tira in lungo sperando nel miracolo. Servirebbero chiarezza, velocità, coraggio, audacia, scelte impopolari e non solo sussidi ma il brodo si allunga perché Conte è deteriorato, così come l’opposizione.

 “Intanto ogni giorno che passa è un giorno guadagnato” ragiona il premier e – come un furbo capo-pompiere – reagisce a chi gli urla “Emergenza!!” con un “Ha proprio ragione…che ne dice di risentirci verso fine settembre?”

Dovremmo insomma sperare nell’Europa, pur divisi anche sul MES, che però anche lei marcia divisa. Potrebbe aiutarci la Francia a spingere su Bruxelles per avere più prestiti, ma in cambio bisogna chiudere gli occhi sui francesi che si stanno accaparrando il meglio delle aziende italiane.  

 

DEL SENNO DI POI

...ne sono piene le fosse. Trovo surreale che i PM di Bergamo vadano alla ricerca di un capro espiatorio per scoprire chi dovesse o meno firmare per la "zona rossa" in Val Seriana ai primi di marzo, non attuata subito e poi inclusa nel blocco di tutta la Lombardia. Trovo ingiusto prendersela su questo aspetto con Conte o il governatore Fontana: nessuno in quei giorni aveva un'idea di che cosa fosse o poteva diventare il contagio e credo nessuno abbia volutamente minimizzare il rischio.

Ovviamente industrie ed operatori economici avranno fatto pressioni per aspettare a chiudere tutto, ma anche loro in buona fede ben sapendo i disastri che sarebbero arrivati (come infatti è stato) con una chiusura generalizzata. Oggi la scelta di tenere aperte quelle zone, così come quella di costruire in pochi giorni un ospedale in Fiera Milano, sembrano sbagliate ma vanno contestualizzate alla allora situazione.  

In passato abbiamo visto annunciare tante epidemie poi mai arrivate (dalla mucca pazza ai polli) e tra  l'altro proprio l'OMS - su input cinese – ancora a marzo minimizzava il contagio. Piuttosto i PM insistano allora per un'indagine proprio sulle responsabilità dell’OMS visto quante decine di milioni paga ogni anno l’Italia a questa Organizzazione e sulle responsabilità dei politici (e non solo) per i disservizi che si sono registrati quasi ovunque nella gestione del Coronavirus.

 

MA UN PUNTO FONDAMENTALE RESTA L’ INDAGARE SUI FONDI RACCOLTI DALLA PROTEZIONE CIVILE. E' troppo chiedere un rendiconto accurato di quanto è stato raccolto e come lo si sia speso? E' troppo sapere dove siano finiti i milioni di euro spontaneamente offerti dagli italiani in aggiunta ai fondi disponibili già largamente concessi alle "tutine nere"? Perchè i soldi pubblici vanno sempre spesi bene anche nell'emergenza e l'impressione è che alla Protezione Civile - soprattutto da quando è diventata il baraccone che è - ci sia sempre stata opacità sulle spese e sui canali di comando, ma soprattutto sui successivi controlli.

Questa necessità di chiarezza sarà utile anche in futuro visto che tutte le nomine di questa struttura sono state politiche (e senza concorsi!) e "interne" al potere politico con legittimi dubbi sulle effettive capacità dei singoli. Appalti, gare, prezzi, acquisti: ecco un bel tema per solleciti Giudici alla ricerca della verità.

 

COLAO COLATO (A PICCO)

Triste destino per l’illustre dott. Prof. Vittorio Colao chiamato da Conte tra squilli di tromba al proprio capezzale in piena epidemia, ufficialmente per dare una mano “tecnica” al governo e a programmare il rilancio italiano. Alla fine mister Colao e la sua mega-commissione non se li sono filati nessuno, hanno prodotto 120 schede su idee assolutamente serie (anche se spesso assolutamente ovvie), solo che il loro allarme  non era in sintonia con i tempi lunghi di Conte  e le menate interministeriali che puntano a ben altre partite.

Così il professore – che doveva essere l’ospite d’onore agli “Stati Generali” - è stato liquidato in 40 minuti senza neppure presente tutto il governo e manco con un “grazie” finale. Forse perché aveva fatto capire a tutti la verità, ovvero che Conte non ha un piano, date, coperture, tempi.

Colao buttato giù dalla torre, avanti un altro per il nulla che avanza.

GLI STATI GENERALI

Un premier alla quotidiana ricerca di visibilità aveva convocato a sorpresa l’altisonante summit degli “Stati Generali” facendo storcere il naso perfino al PD. La conferma – e siamo solo a metà strada -  è che si tratti proprio solo di una sfilata “Ad usum Conti”. Il menu – diluito in 10 giorni - prevede infatti chiacchiere quotidiane d’apertura, incontri istituzionali (anche se i big fanno solo una comparsata in video) poi conferenza-stampa pomeridiana con il premier che chiacchiera nuovamente in giardino e sua comparsata con show serale a reti unificate.

Concretezza? Nessuna. Piani strategici “Ne parleremo a settembre” perché mentre l’Italia affonda la strategia è il rinvio. Se qualcuno protesta – magari Bonomi di Confindustria – il commento del premier è “Non ci hanno capito, non siamo contro le imprese” ovvero altre chiacchiere che non significano nulla. “Stati Generali” inutili visto che il Parlamento non conta più niente e i DPCM sono il nuovo Vangelo e quindi Giusepi, l' "avvocato dei poveri", può galleggia intanto sulle liti interne e grazie alle nomine, ai veti su Autostrade, alle divisioni M5S, a Renzi che minaccia ma non morde anche lui terrorizzato dal possibile voto popolare. Ovviamente Conte chiede “coesione”, ma poi continua con i suoi decreti esattamente come al solito. 

Lo scenario comunque è ben scelto: Villa Pamphili a Roma con i suoi splendidi giardini assomigliano in piccolo alla reggia di  Versailles dove nel 1789 Luigi XVI convocò gli "Stati Generali" della Francia squassata dalla crisi, come l'Italia di oggi. Finirono con l'avvio della Rivoluzione Francese e la decapitazione del re.

Chissà se Conte ci ha fatto un pensierino, magari facendosi una toccatina di striscio.

 

MONTANELLI

Gli idioti che hanno deturpato la statua di Indro Montanelli a Milano sono soprattutto degli ignoranti visto che hanno giustificato il loro atto vandalico come protesta antirazzista. Nelle loro zucche vuote è probabile che non riescano neppure a concepire la freschezza e l'onestà intellettuale di un giornalista che è stato per tanti anni una libera alternativa di pensiero e sempre una schiena diritta.

Idioti che non sanno nulla delle sue cronache, dall'Africa al fronte finlandese, o della sua detenzione a San Vittore con i nazisti che lo volevano morto. Tanto meno della sua uscita dal "Corriere" per fondare nel 1974 "Il Giornale" e ancora le sue successivi liti con Berlusconi che pur l'aveva finanziato... Chissà se almeno sapevano che il monumento imbrattato sorge proprio là dove Montanelli fu “gambizzato” dalle Brigate Rosse. Idioti che non hanno ovviamente mai letto i suoi libri e il suo graffiante, quotidiano  "Controcorrente" espressione di uno spirito libero che i “valorosi” dallo spray rosso non possono neppure immaginare.

PS: ma possibile che neppure visionando i video dei mascalzoni all’opera si sia riusciti ad identificarli?

 

GIUSTIZIE

Giusto 40 anni fa cominciava il calvario di Enzo Tortora. L’allora notissimo presentatore televisivo fu arrestato, processato, messo alla gogna, condannato pur essendo del tutto innocente.

Nessun Magistrato ha pagato per quella ignominia e per la sua morte avvenuta di fatto di crepacuore. Come credere poi ai vari governi e ministri della giustizia che si sono succeduti quando il sistema sembra non cambiare mai? Alla delicatissima procura di Perugia (inchiesta Palamara & politici) tre giorni fa è stato eletto da un CSM spaccato e “politico” - con 12 voti contro 8 e 5 astenuti - proprio Raffaele Cantone che pure rapporti con la politica ne ha avuti eccome e anche di recente.

Ecco perché fa sorridere Bonafede che dopo aver scarcerato boss e viceboss per il virus “manda gli ispettori” per la scarcerazione di Massimo Carminati, il “nero” che – dopo 5 anni passati al 41 bis – viene rilasciato per scadenza dei termini. Se è colpevole è assurdo rilasciarlo, se fosse innocente è stata una ingiustizia avergli fatto trascorrere cinque anni di vita come un boss mafioso. Capite perché quando poi Colao sottolinea nelle sue schede che “In Italia occorre riformare la Giustizia” il minimo è sorridere? Anche perché Mattarella al massimo interviene con i suoi fulgidi discorsi come quello di ieri (si riferiva a Perugia?)…e tutto continua esattamente come prima

 

VERBANIA: CICLABILE GIA’ A PEZZI

Da anni è in corso a Verbania la costruzione della pista ciclabile tra Suna e Fondotoce tra ritardi, liti sull’appalto, sospensioni dei lavori. A parte gli attuali lavori di sterro degni delle fondamenta del Duomo di Milano basta passare in auto per notare il degrado che a meno di un anno dall’inaugurazione ha già colpito il primo lotto. Parapetti arrugginiti (no, non è corten, è proprio ruggine), pavimentazione di legno già traballante e malmessa (usando il legno vicino al lago...), segnaletica cancellata e sbocco in una curva cieca pericolosissima….vedere per credere.

 

 

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                       MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO n. 770  del 12 giugno  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: INGINOCCHIATI IN AULA - GIRO D’ITALIA 

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IN GINOCCHIO LA DEMAGOGIA

Vedere Laura Boldrini ed altri deputati del PD inginocchiarsi in aula alla Camera  per ricordare il nero George Floyd mi ha scoprire a quanto possa arrivare la demagogia.

Parliamoci chiaro e senza peli sulla lingua: l’episodio del poliziotto di Minneapolis che ne ha causato la morte soffocandolo è inaudito e indegno: l’assassino sia processato e condannato duramente, come i suoi colleghi che non sono intervenuti.

Questo per fare chiarezza totale, ma da lì in poi è ora di aprire gli occhi e parlarsi chiaro. Innanzitutto quei poliziotti erano di una città e non “federali” e quindi Trump non c’entra nulla, ma semmai ne è responsabile il sindaco di Minneapolis che – ma guarda! – è Jacob Frey, un rampante esponente democratico e non un repubblicano, così come il sindaco di New York dove pure ci sono state tante altre violenze.

Guarda caso è di colore anche il capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, e - a sottolineare che l’episodio non aveva particolari connotazioni razziali – andrebbe anche ricordato che George Floyd aveva piuttosto precedenti per rapina a mano armata aggravata.

Il problema è che i democratici – a corto di idee e di voti per novembre – prima avevano attaccato Trump sul coronavirus accusandolo di tutto. Poi, quando hanno visto che il presidente ha contenuto i danni economici dell’epidemia, dovevano trovare assolutamente un altro “caso” e l’episodio di Minneapolis andava a pennello per mobilitare i neri al voto di novembre pur sapendo di scatenare altra violenza.  

In America ci sono moltissimi problemi razziali e sociali, la strumentalizzazione è facile, così come la demagogia. Sul caso è montata per giorni una violenza incredibile con danneggiamenti, morti, feriti, saccheggi, assalti che non c’entravano nulla con l’episodio iniziale, ma creati ad arte per far montare il caso.

Violenze che hanno semmai acuito le diversità, gli odi razziali, la radicalizzazione di parte  culminata con la presenza del candidato democratico Joe Biden ai funerali “privati” della vittima, giusto per non farsi notare...

Non potevano quindi mancare all’appuntamento i sinistri nostrani, quelli che parlano sempre di “strumentalizzazione” se a delinquere è un immigrato e che certo non si sono mai  inginocchiati per un poliziotto assassinato, italiano o americano che sia.

Eppure – purtroppo – di poliziotti innocenti ne sono morti tanti.

 

GIRO D’ITALIA

Riaperte le gabbie ho dovuto correre per una settimana in giro per l'Italia e l’ho ritrovata più triste, spaventata, incerta.

Possiamo anche riderci sopra: c'è chi tiene la mascherina e chi no, chi ha paura e chi invece fa lo spavaldo ma - soprattutto - non c'è un hotel, un ristorante, un bar o un esercizio commerciale dove le norme vengano applicate - ma soprattutto vissute - in modo univoco.

Siete mai stati al ristorante dopo il 3 giugno? Avete notato se e come l'olio per l'insalata ve lo abbiano portato in tavola? E' un micro-esempio tra chi ha optato per le bustine in plastica monouso (davvero con olio extravergine ?!) oppure con il cameriere che non molla la bottiglia perchè l’olio te lo versa assolutamente solo lui, passando da chi va avanti alla moda vecchia o a chi invece l'insalata la serve  già condita e  sotto cellophane, in arrivo direttamente dalla cucina.

Stesso destino per i piatti di portata (monoporzioni o comuni per più commensali?) che hanno sollecitato la fantasia dei più. Come dividere in due una fiorentina se non siete "congiunti" o una spigola di un chilo? E non parliamo poi delle colazioni la mattina in albergo, orfane dei buffet e che finiscono tragicamente tra bicchieri di plastica, merendine monouso con stop agli affettati per la gioia dei vegani e soprattutto dei suini italiani ed esteri. Crollano così i risotti "minimo due porzioni" e - sparito da tavola il parmigiano grattugiato -  in generale è una corsa culinaria al ribasso e alla mortificazione dei sensi.

Poi c’è il report dei 14 giorni 14: ti chiedono cognome e nome con la data di nascita, oppure no: meglio solo il codice fiscale. Nell’incertezza lascia anche il telefono, in alternativa takeaway e scappi (pagando, però!) mentre qualcuno ti propone un’agenda da compilare (ma così leggi chi c’è seduto all’altro tavolo, come la mettiamo con la privacy?). Allora meglio solo un foglietto… ma la penna con uso in comune sarà sterilizzata?

In un moltiplicarsi di disinfettanti - a pedale, monouso, a piantana, automatici o manuali - l'impressione è che si punti soprattutto alla facciata più che alla sostanza tra plexiglass, cartelli, scritte a volontà e tante mascherine: bianche, verdi, nere, tricolori, griffate, personalizzate, con o senza valvola.

E' un'Italia divisa anche per età: superi in autostrada l'anziano che da solo guida la sua Panda rigorosamente con mascherina (anche se nell'abitacolo è solo) passando alla "movida" serale di chi del virus se ne frega.

Ma fin qui abbiamo scherzato: poi c’è la realtà.

Ho percorso Ponte Vecchio a Firenze spettrale e squallido in pieno giorno con le sue botteghe chiuse e gironzolato in una Roma desolatamente semideserta già in prima serata. L’Italia turistica è quella più profondamente in crisi, triste e preoccupata, con gli operatori che temono come ancora non ci sia resi conto - al vertice - di quanto peserà questa voce sulla minor ricchezza di tutti e non solo per le boutique deserte dell'alta moda, ma anche per tutti quei negozi che hanno sì riaperto, ma non battono un chiodo.

Se poi incroci qualcuno che il virus l'ha subito - di solito da asintomatico o con  sintomi molto lievi - è costante la litania dei disservizi, di tamponi persi o non fatti, di tempi buttati via senza  un protocollo serio che valesse  per tutti.

Mentre ingialliscono ovunque gli arcobaleno dell' "andrà tutto bene" si moltiplicano i dubbi sul futuro economico di un Paese spaccato tra "garantiti" e non.

C’è invidia per i dipendenti pubblici dallo stipendio sicuro rispetto a disoccupati, lavoratori autonomi e tante partite IVA che devono già prepararsi a pagare IMU e tasse varie senza aver incassato niente: un mugugno generale che non promette niente di buono.

Anche perché soldi ne sono arrivati poco nonostante tante (troppe) promesse e vedremo l’utilità di questi “Stati Generali” che per ora sembrano soprattutto l’ennesimo show di Conte & C.

 

 

      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                             MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 769  del 5 giugno  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: MATTARELLA E L’UNITA’ - BONOMI HA RAGIONE – SEQUESTRI, RISCATTI, RICORDI E LIBERTA’ – PROVOCAZIONI SUDTIROLESI - LA STORIA A TELE VCO

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MATTARELLA E L’UNITA’ 

Il presidente Mattarella in occasione del 2 giugno ha invitato gli italiani “Ad unirsi e a non dividersi” e tutti i media hanno interpretato la frase come una critica alle manifestazioni del centro-destra che si sono tenute in oltre 100 piazze d’ Italia senza simboli di partito e cercando di osservare le norme di sicurezza per protestare contro il governo Conte.

Credo anch’io che sarebbe molto opportuno che gli italiani si unissero non solo per superare la crisi sanitaria, ma anche con la voglia, l’orgoglio, la rabbia di voler mettersi insieme per ricostruire questo paese.

Vorrei però chiedere con molta serenità al Capo dello Stato: Presidente Mattarella, ha mai pensato che per molti italiani è diventato proprio Lei un elemento di divisione constatando che non riesce mai ad essere  “super partes”?

Mediti…Ha rifiutato nuove elezioni, dimostra appoggio incondizionato al governo Conte senza mai – per esempio – un messaggio di richiamo  alle Camere o uno stop ad una legge.  Il Suo silenzio è totale sui pasticci che si combinano, senza mai esprimere una critica all’esecutivo.

Lei ha firmato immediatamente  tutti i DCPM imposti da Conte in questi mesi senza neppure leggerli (o almeno farli leggere, visto che è umanamente impossibile esaminare centinaia di pagine in poche ore!). Eppure quei decreti sono poi stati approvati sempre e solo con voto di fiducia, quindi con la loro promulgazione Lei ha di fatto accettato e consacrato la prassi ormai consolidata che Camera e Senato non contino più nulla.

La Sua sterile “irritazione” per la politica che imperversa nella Magistratura (di cui Lei è però il capo supremo e quindi responsabile) si è fermata lì, sostenendo che non è compito suo cambiare la legge istitutiva del CSM. Vero, ma se lei fosse andato in TV dicendo chiaramente davanti a tutti gli italiani che così non si può andare avanti e che è una vergogna, “diffidando” prima di tutti il ministro Bonafede e il governo a scegliere nuove strade e a proporre una nuova legge in termini brevi non sarebbe stato (finalmente) molto più incisivo?

Scusi, Presidente, ma Lei ha accettato ed accetta tuttora un governo in cui c’è Di Maio a ministro degli Esteri, la Azzolina all’istruzione ecc.ecc. Non ritiene di avere  qualche responsabilità avendo approvato lei questa lista di ministri? Pensi che Scalfaro aveva rifiutato la nomina di Mirko Tremaglia a ministro degli italiani nel mondo solo perché quaranta anni prima aveva aderito alla RSI!

Eppure Lei Giggino Di Maio lo conosceva bene e ne sapeva i chiarissimi limiti: se oggi perfino la Grecia, la Svizzera o l’ Austria ci chiudono le frontiere non si sente un po' responsabile per non aver imposto con fermezza a Conte qualche tecnico di qualità, almeno in alcuni ministeri-chiave?

Rappresentare “tutti”, caro Presidente, vuol dire capire e rispettare (e qualche volta anche condividere) le istanze, le proteste, i dubbi, le critiche dell’opposizione che – tra l’altro – stando a tutti i sondaggi è larga maggioranza nel Paese. Ma questa “maggioranza silenziosa” come può sentirsi unita e rappresentata se al Quirinale non viene mai considerata o tanto meno ascoltata?  

Quindi, Presidente, si faccia un dell' esamino di coscienza…

 

BONOMI: SE LA POLITICA E’ PEGGIO DEL VIRUS

Nei giorni scorsi il neo-presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha rilasciato diverse interviste. Poiché è raro leggere parole così chiare, autorevoli e precise ne pubblico integralmente uno stralcio tratto da quella pubblicata da “Repubblica”. Bonomi non ha ragione perché è il nuovo capo degli industriali, ma perché sostiene cose sensate e di buon senso. Giudicatelo voi:

"Questa politica rischia di fare più danni del Covid". E' l'accusa lanciata da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, in un'intervista a Repubblica. "La narrazione secondo cui una volta passata la pandemia tutto tornerà come prima - sottolinea Bonomia - è una falsità bella e buona. La realtà è un'altra. Questo è un Paese che si è abituato ad essere anestetizzato. Io non sto cercando le polemica, non sono contro a priori. Sto cercando di mettere tutti davanti alla realtà: gli imprenditori sono fortemente preoccupati. In autunno molte imprese non riapriranno, altre dovranno ridimensionarsi. Non sappiamo cosa succederà domani, che ne sarà delle commesse, degli ordini, dei fornitori". Sul milione di licenziamenti prospettati nei giorni scorsi, chiarisce: "Ho detto quel che sanno tutti coloro che ogni mattina vanno in azienda a lavorare. Il governo ha bloccato i licenziamenti fino ad agosto. Ma il lavoro, i posti di lavoro, non si gestiscono e non si creano per decreto. Serve una strategia, una visione, un'idea di quale Paese vogliamo costruire. Bisogna smetterla di guardare esclusivamente al dividendo elettorale". Su quello che, a suo giudizio, c'è da fare, afferma: "Lo ha detto molto bene il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Bisogna puntare sulla crescita: sono venticinque anni che il nostro Paese perde produttività, allontanandosi sempre più dai concorrenti. E la crescita dipende anche da dove si allocano le risorse: da decenni si aumenta la spesa corrente (il dividendo elettorale) a scapito degli investimenti nelle infrastrutture, nella sanità, nell'innovazione e nella ricerca, nelle politiche per la sostenibilità ambientale e sociale…”

Che gli italiani capiscano, ascoltino e chiedano alla politica (tutta) di essere almeno un po' più responsabile.

 

SEQUESTRI, RISCATTI, RICORDI E LIBERTA’

E’ mancata nei giorni scorsi a Roma a 93 anni Anna Calissoni Bulgari, rapita dall' "anonima sarda" nel 1983 con il figlio Giorgio, di cui sono amico. La riservatezza di quest’ultimo ha fatto sì che nei nostri incontri non si parli quasi mai di quel maledetto giorno quando   ancora   minorenne  fu   brutalmente  sequestrato insieme a sua madre e tenuto prigioniero fino alla notte di Natale di quello stesso anno.

Inorridisco sempre nel sentire la parola “sequestro” o abusarne, arrivando addirittura a quel “sequestro di persona aggravato” di cui per esempio è accusato Matteo Salvini, per aver impedito per tre giorni, come ministro dell’Interno,  lo sbarco di 131 persone tratte in salvo nel Mediterraneo (e che a bordo erano comunque assistite in tutto) per sottolineare il clamoroso disinteresse europeo.

E ancora ho molti dubbi per il “sequestro” nel caso di Silvia Romano rimpatriata in pompa magna con un volo di stato, in piena pandemia, nel frattempo beatamente e volontariamente convertita all’ Islam, sorridente e desiderosa di ritornare in Africa appena possibile, Per lei lo Stato avrebbe pagato almeno 4 milioni di euro che così andranno a finanziare nuovi attentati terroristici!

Come lei, altre “cooperanti” in questi anni sono state liberate a peso d’oro dal governo italiano, grazie all’ aiuto dei nostri servizi segreti.

La tristezza del momento per la scomparsa di Anna Bulgari induce però ad una riflessione: dov'era lo stato quando Giorgio e sua madre furono rapiti a due passi da Roma? Ministro dell'interno era allora Oscar Luigi Scalfaro, la famiglia fu del tutto abbandonata e poi costretta a pagare dopo una atroce mutilazione proprio di Giorgio.

Quello era addirittura il secondo sequestro in famiglia, ma lo stato era completamente assente tanto che per Giorgio e Anna Bulgari le trattative vennero portate avanti dalla sorella Laura in assoluta solitudine. I Bulgari pagarono poi 4 miliardi di lire di tasca loro,   una   cifra   enorme  per allora eppure   non   arrivò   mai   neppure una telefonata di solidarietà dal governo o dai vertici dello stato.

Non voglio immaginare la responsabilità e le angosce assunte dai famigliari  quando videro recapitarsi in una busta la mutilazione di Giorgio per indurli a pagare. 

Anna  Bulgari   si   è   spenta   portandosi   dietro   anche questo macigno sul cuore, ma è nostro dovere  non dimenticare perché la memoria è un atto di giustizia dovuto.

Per Anna, per Giorgio, per tutti coloro che sono stati e sono in questo  momento nelle mani di  rapitori  in tutto il  mondo, spesso dimenticati  e imploranti una libertà che non arriverà per tutti allo stesso modo e che per alcuni, purtroppo, non arriverà mai.

 

PROVOCAZIONI SUDTIROLESI

L’Austria apre le frontiere in Europa ma non verso l’Italia, e intanto gli  Schützen altoatesini  hanno messo dei grandi cartelli lungo i confini provinciali con la scritta "Verrückt nach Süden" ovvero  "spostato a sud", in riferimento al confine di Stato.  

 Per la loro "performance" è stato provocatoriamente scelto il 2 giugno e i cartelli sono stati posizionati su 25 passi alpini e lungo le strade. Secondo il loro comandate "Gli ultimi tre mesi probabilmente hanno aperto gli occhi anche a chi era ancora indeciso. Restrizioni, caos e più vittime che in altri Stati. L'Italia non fa bene al Sudtirol, l'Italia è un danno per tutte le persone che ci vivono".  

Visto che l’Italia è così matrigna, cosa si aspetta allora a SOSPENDERE O ALMENO RIDURRE ALLA PROVINCIA AUTONOMA  DI  BOLZANO  I  SUPER  BENEFICI  FISCALI  ED  ECONOMICI DI CUI GODONO QUESTI SIGNORI RISPETTO A TUTTI GLI ALTRI  CITTADINI ITALIANI ?

In Ossola, in Valsesia o in Valtellina sono montanari anche loro, eppure non vedono un euro: è questa l’Italia della “legge uguale per tutti”? Strapagare chi ci insulta mi sembra decisamente troppo, tirino un po' la cinghia anche Lor Signori  o si trasferiscano a Innsbruck, così siamo e saranno tutti contenti.

E ricordiamoci sempre che la Sudtiroler Volkspartei è “eternamente” al governo, e da 70 anni "si ciuccia la ciccia"… comodo, no?

 

LA STORIA A TELE VCO

Segnalo che proseguono ogni martedì alle 13.30 i miei appuntamenti con la Storia a Tele VCO - AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming www.televcoazzurra.it). Le lezioni vengono replicate per tutto il pomeriggio - sempre di martedì - al minuto 0.30 fino alle ore 18.30. Sono una sintesi delle mie conferenze all’ UNITRE  di Arona e in queste settimane (fino a metà giugno) si approfondirà la storia delle zone del Lago Maggiore.

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      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                            MARCO ZACCHERA

 



IL PUNTO n. 768  del 29 maggio  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: GIUSTIZIA & POLITICA, IL CANCRO E’ IRREVERSIBILE ? – NON PESTATE I PIEDI AGLI SVIZZERI – STORIA IN TV

 

IL COMA DELLA GIUSTIZIA ITALIANA  

Mentre l’Italia è avvitata nelle conseguenze del coronavirus c’è un’altra emergenza che sta passando sotto traccia, ma grave quanto la prima: la crisi della nostra giustizia.

Se ne parla poco per un omertoso silenzio dei media, una sostanziale indifferenza dei TG e poca attenzione da parte dei quaquaraqua che discettano sui mali del mondo, da Trump in giù, ma sempre bene attenti a mai rischiare di persona.

La Giustizia italiana è in coma, il palazzo (complice) è assente, il Quirinale tace, la barca va a fondo. Non sto facendo demagogia, ma credetemi che siamo nel caos.

La stessa Europa ci chiede di intervenire condizionando gli aiuti per il virus (siamo a questo punto!) in cambio di riforme e - prima di tutte - nel modo tutto italiano di “non” fare giustizia visti i tempi biblici della nostra giustizia civile e penale.

Nella mia vita ho avuto a che fare con molti magistrati trovandone di seri ed integerrimi (anche tra persone notoriamente di sinistra), altri manifestamente incapaci o sostanzialmente nullafacenti e alcuni decisamente faziosi.

Il problema però non è il singolo magistrato, ma il “sistema” che non regge più e sta sprofondando in una crisi ben più grave di quella che ha visto coinvolto il ministro Bonafede (ovviamente “assolto” con la scontata capriola di Renzi) la scorsa settimana in una polemica tutta incentrata sul rilascio dei mafiosi dalle carceri e la sospetta nomina ai vertici del sistema penitenziario.

Una crisi che va anche al di là degli scandalosi colloqui di Palamara ( “Faccia di tonno” lo chiamava in tempi non sospetti l’ex presidente Cossiga in un video che è diventato virale sui social, eppure “ il tonno” nel frattempo era salito ai vertici dei magistrati!), uno che apertamente invitava altri giudici ad incastrare l’allora ministro Salvini “anche se ha ragione” .

Un abuso quindi conclamato, plateale, terribile di una magistratura infiltrata dalla politica e usata per ricattare gli avversari...

Eppure nessuno dalle parti del PD sembra scandalizzarsi (visto che erano i convolti!) e addirittura l’ex vice-presidente del CSM Legnini – nella m…. fino al collo - parla di “provocazioni”. Ma il male è addirittura più profondo, sottile, tumorale perché coinvolge i vertici dello stato, la politica e il malaffare.

In una settimana escono non solo le dichiarazioni di Palamara (ma a tirarle fuori è “La Verità”, non la grande stampa!) ma è inquisito anche il procuratore della Repubblica di Taranto e si aprono clamorosi sviluppi su possibili coinvolgimenti e pressioni dell’ex presidente Napolitano per silenziare  i  rapporti tra stato e mafia, mentre la paralisi del CSM è palese.

Qui sta il primo punto: la crisi è a così alto livello anche perché il Presidente della repubblica Mattarella – non solo formalmente a capo della magistratura italiana – continua a tacere, a non prendere provvedimenti, a non chiedere ed imporre apertamente le dimissioni a tutti quelli che sono coinvolti, a chiedere di sciogliere il CSM e le sue malefiche “correnti”. Perché Mattarella tace?

Forse perché Palamara non parlava con il suo specchio, ma con noti esponenti del PD come Legnini che erano inseriti ad altissimi livelli, alternando “passaggi” al governo e poi rimettendosi la toga, "registi" di nomine e trasferimenti negli uffici giudiziari.

Forse il Presidente Mattarella non sapeva, ma è mai possibile? Comunque adesso lo sa…eppure prosegue  questo  un suo  imbarazzante silenzio nei riguardi di chi lo ha eletto (e magari vorrebbe rieleggerlo). Non credo sia una tacita accettazione del sistema, ma è un silenzio non più tollerabile in una Repubblica che non sia delle banane, perché da 3.000 anni è proprio il Diritto la linea che contraddistingue una civiltà e la nostra Costituzione è chiarissima nel sottolineare l’indipendenza dei poteri. Mi aspettavo quindi  almeno un suo atto formale alle Camere, una assunzione di responsabilità… nulla.

Intanto la commistione tra politica e magistratura ha superato ogni logica, ogni tolleranza, ogni pudore, ma questo sembra non interessare nessuno, mentre solo se “La legge è uguale per tutti” il cittadino si sente protetto ed è tenuto a comportarsi  bene. Per questo vorrei da Mattarella non parole ma atti, decisioni, prese di posizione inequivocabili… che però tardano da mesi.

Quello che poi mi chiedo è perché - se la gran parte dei giudici italiani si comporta in modo corretto - non salga almeno "dal basso" una profonda critica alla propria casta e al modo in cui viene diretta. Il silenzio lascia temere che in fondo il sistema per molte toghe vada bene più o meno così, con un pensiero alla carriera e alle adeguate amicizie di “corrente” necessarie per proseguirla.

 

Poi è arrivato il Coronavirus che ha messo a nudo la crisi “pratica” del NON “poter fare” giustizia in Italia. Se nelle scuole si è cercato bene o male di insegnare a distanza, così come in tutte le imprese si sono cercati rimedi-tampone per continuare a lavorare, la giustizia italiana - in pratica - ha invece semplicemente dato forfait. Ferme quasi tutte le cause in corso, le cancellerie, gli uffici in una paralisi generale che è di sistema, mentre il “Palazzo” gigioneggia solo su parole.  Parole, parole, parole sulla prescrizione, le intercettazioni, la privacy e i massimi sistemi, ma NULLA su come risolvere i problemi quotidiani.

Sarò spiccio e brutale: quanta gente negli uffici giudiziari ha continuato a prendersi lo stipendio senza lavorare e senza rischiare il posto o la cassa integrazione? Mentre l’Italia degli avvocati è in crisi e si  rischia il fallimento degli studi legali la “controparte” non batte ciglio: chissenefrega se non arriva una sentenza, se i rinvii sono di mesi, se le udienze non si tengono.  

Ma il cittadino che sta in mezzo, a chi può rivolgersi?

Non alla politica perché è complice, non al Quirinale che tace, no ai giudici perché “cane non mangia cane”. Questa è una crisi tutta italiana e che ci vede ancora una volta ultimi in Europa.

Altro che epidemia: è un cancro, ma soprattutto è una inciviltà.

 

QUANDO LA SVIZZERA SI INC…

Ricordatevi che gli svizzeri sono molto gelosi – ed a ragione – delle loro prerogative di indipendenza e sarebbe utile ascoltare e capire l’evidente irritazione delle autorità federali elvetiche quando hanno risposto “No, grazie” alla richiesta di riapertura delle frontiere da parte dell’Italia.

Roma è d'altronde considerata colpevole di non aver sentito anche il loro parere annunciando in modo unilaterale che dal 3 giugno le frontiere sarebbero  state aperte, tanto che gli svizzeri, decisamente arrabbiati, hanno annunciato la riapertura verso Francia, Austria e Germania per il 15 giugno ma per l’Italia – e solo forse - soltanto il 6 luglio.

Un ko per le zone di confine – Lago Maggiore in testa – perché solo dalla Svizzera possono arrivare anche i tedeschi e quindi crisi nera per turismo, alberghi, ristoranti, mercati, seconde case.

Forse Di Maio non sa neppure che per riaprire una frontiera (oltretutto extraeuropea!) bisogna essere in due e sarebbe stato gesto cortese informare prima riservatamente la controparte dei propri desideri ad evitare comprensibili irrigidimenti.

Intanto però la crisi resta, auto e persone non passano, i treni internazionali come il “Cisalpino” sono tutti fermi da 3 mesi (un disastro per chi in Italia gravita su Milano)  e va davvero un grazie agli esponenti della Lega sen. Enrico Montani, on. Alberto Gusmeroli e all’europarlamentare Alessandro Panza  che almeno sono intervenuti con pesantezza, perché se le frontiere svizzere restano chiuse è davvero un dramma per tutti.

Poi ci si mette anche una ipocrisia tutta elvetica visto che i lavoratori frontalieri (utili alla Svizzera) sono sempre potuti e possono passare il confine, ma non gli svizzeri se vogliono venire a fare acquisti da noi.   Mentre in Italia si sono moltiplicati i divieti in Svizzera d'altronde si è invece cercato di mantenere tutto sotto controllo e senza mettere in piazza i propri guai. Atteggiamento ipocrita? Forse, ma gli svizzeri sono fatti così e da secoli i loro conti sanno farli bene, ragionando quindi che era meglio minimizzare e non suscitare il panico. Una  decisione saggia? Alla fine sicuramente vincente.

 

LA STORIA A TELE VCO

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        BUONA SETTIMANA   A TUTTI    !                          MARCO ZACCHERA


IL PUNTO n. 767  del 22 maggio 2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: IL CENTRO-DESTRA DEVE DECIDERE – SERVIZIO CIVILE NAZIONALE – Approfondimento: QUEL PASTICCIO  BRUTTO DELL’ OMS – DUE POSIZIONI DA MEDITARE

 

DOV’E’ IL CENTRO-DESTRA?

Archiviata l’ennesima sceneggiata del partitino di Renzi che vive di rendita ricattando il governo con atteggiamenti che ricordano gli esattori della camorra in cravatta che periodicamente passano a riscuotere il pizzo, resta il fatto che non appena il rischio da coronavirus si è un minimo allentato sono subito riprese le liti nel governo.

Visto che l’esecutivo di Conte è un muro di gomma non credo si andrà presto a una crisi ma il centro-destra deve comunque attrezzarsi adesso per il futuro o - anche vincendo prima o poi le elezioni - si ritroverà incapace a gestire un cumulo di macerie.

Temo che all’attuale opposizione manchi (purtroppo) una visione strategica della situazione.

L'Italia è in pieno disastro, ma non la si governa con gli show muscolosi o solo slogan che possono conquistare una maggioranza di delusi, di insoddisfatti, puntando ad un voto di protesta che può avere delle fiammate, ma che – è dimostrato – se non è convinto non regge nel tempo.

Sei mesi fa scrivevo che era indispensabile impostare subito un programma semplice, chiaro ma attuabile per governare il paese e soprattutto trovare una intesa forte tra Salvini, la Meloni e quello che resta di Forza Italia. Se ancora oggi - dopo il caos che è tuttora in corso - questi leader non capiscono che il tempo è drammaticamente scaduto e che occorre proporre qualcosa di diverso ma di unitario e alternativo  alla nazione, non se ne esce.

L'antagonismo strisciante Fdi-Lega uccide l'alternativa alla sinistra mentre servirebbe subito un governo-ombra che denunci il malaffare ma faccia anche proposte credibili, non demagogiche e soprattutto abbia un respiro di alcuni anni per intervenire perché la situazione è tragica e peggiorerà.

 

Conte è un burattino-burattinaio che cambia scenari, idee, posizioni perché sa che è l'unico modo per mediare ad oltranza giocando sulla paura delle elezioni per i suoi partner. Si barcamena tra la demagogia più sfrenata dei 5 Stelle, il pragmatismo del PD uso a gestire, un Renzi che tira alla pietanza quotidiana dopo aver rinunciato ad ogni ipotesi di rinnovamento.

Conte è così diventato inossidabile perchè - se cade - per la sinistra dopo di lui sarebbe il diluvio.

Ma il centro-destra non può perdere altro tempo: la gente non capisce le divisioni, è stufa marcia della sinistra ma non vede crescere una alternativa ed il tempo sta giocando contro Salvini, mentre la Meloni cresce perché erode voti di coalizione, ma non ne raccoglie molti fuori dai confini politici della "fu" Casa o Popolo delle libertà.

Il risultato è che temo non si andrà a votare prima del 2023, ma intanto avremo un altro presidente della repubblica di centro-sinistra con una magistratura, i media, la grande finanza schiacciata a sinistra perché a loro va bene così.

La linea di fuoco è sempre quella e l'esempio del mega-prestito chiesto dalla FCA (Fiat) che pure ha furbescamente portato la propria sede in Olanda e a Londra per pagare meno tasse è lineare: io ti aiuto, tu mi aiuti, i tuoi media mi aiutano, così io resisto e ti do il prestito.

Dove sono nel centro-destra uomini (e donne) nuove e credibili? Ci sono, ma sono timorosi e stanno coperti perché chi dissente è ingoiato e sparisce, il sistema elettorale che impone sempre il "signorsì" al capo-partito non perdona.

Vorrei sapere presto il nome del prossimo ministro dell’economia espressione del centro-destra e quel nome deve subito andare in TV, farsi conoscere, avere credibilità: solo così si costruisce l'alternativa e si vincono le elezioni, ma soprattutto il "dopo".

Ma non prendiamoci in giro: servono idee chiare ed univoche sul ruolo dell'Europa e dell'Italia in Europa, sulle scelte economiche strategiche perchè non si potrà accontentare tutti. Bisogna avere una strategia sulle nostre alleanze internazionali (soprattutto se Trump vincerà nuovamente a novembre) ma nella chiarezza e non facendo i soliti italiani traffichini e "furbetti" che non incantano più nessuno.

Amici del centro-destra, non si può stare dentro e fuori dall'euro, dentro o fuori l'Europa, strizzare l'occhio agli USA, alla Russia e contemporaneamente sorridere ai cinesi: bisogna decidersi.

Per farlo serve studiare, applicarsi, approfondire, specializzarsi, crescere, DECIDERE: se il centro-destra ci crede lo faccia, altrimenti potrà anche vincere delle battaglie, ma mai la guerra e la storia - dal 1994 in poi - è purtroppo  lì a dimostrarlo.

 

SERVIZIO DI COMUNITA’

“L’Alpino”, il mensile dell’ANA, ha pubblicato in evidenza una mia lettera in cui ricordo che durante le mie 5 legislature in Parlamento ho votato anche la legge sulla soppressione del servizio di leva obbligatorio, ma che è ora di ripensare a quella scelta.

Allora votai convintamente perché ricordavo bene il mio periodo di “naia” sostanzialmente inutile (al gruppo Pinerolo in artiglieria da montagna, 9a batteria, conducente muli, a Pontebba e Tolmezzo nel 1974). Tempo di vita sprecato anche perché svolto tra persone inefficienti che non avevano nessuna voglia e motivazione, oltre a materiali assolutamente obsoleti.

Credo che oggi – soprattutto vista l’emergenza che in qualche modo continuerà - una legge seria da proporre subito sarebbe quella di imporre a tutte/i i giovani del nostro paese un periodo di “servizio alla comunità” di sei mesi da svolgere tra i 18 e i 25 anni in un servizio civile o militare liberamente scelto sulla base di una serie di possibilità offerte da enti, amministrazioni locali, istituti ecc. Sei mesi con una piccola paga (tipo quello che ci davano allora) per formare soprattutto il “senso di appartenenza” alla propria comunità nazionale e dare una mano in tutti quei servizi oggi insufficienti e scoperti.

Per tanti giovani sarebbe una scoperta e una vera e propria scuola di vita.

In questo quadro l’opzione di servizio militare dovrebbe essere incentivata e sempre possibile, avendone i requisiti psicofisici, magari in questo caso portandola ad almeno un anno di ferma per permettere un sufficiente addestramento, ma con allora - nel secondo semestre, ad addestramento ultimato - un riconoscimento economico dignitoso e rinnovabile un altro anno a titolo di ferma volontaria.

Avremmo ripristinato un numero maggiore di elementi disponibili come forza armata ma anche di protezione civile o di supporto alle forze dell’ordine .

 

Approfondimento: QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELL’OMS

In questi mesi di Coronavirus spesso si è parlato e si è scritto di una sostanziale inefficienza e dipendenza politica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nei confronti della Cina e sono progressivamente emersi particolari sempre più imbarazzanti su questo “carrozzone mondiale” che partito per tutelare la salute nel mondo ed è diventato un grande centro di potere politico con enormi costi di gestione e risultati incerti messi tragicamente in luce proprio dalla pandemia.

I lettori de IL PUNTO mi daranno atto di averne già parlato e sottolineo un ottimo reportage di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera in cui si documentano delle aberrazioni incredibili.

Già dal punto di vista finanziario i bistrattati USA versano 893 milioni di dollari l’anno contro gli 85,8 della Cina. Bill Gates è il secondo offerente, terzo ente privato il Rotary International con 132 milioni di dollari (e da rotariano la cosa mi scoccia un po'...). La scelta del direttore Tedros Adhaniom Ghebreyesus – fortemente voluta dalla Cina – è stata sconcertante. Il primo atto di questo bel soggetto – ex ministro degli esteri etiope e l’Etiopia è un suddito di Pechino - è stato di nominare  e Robert Mugabe, l’ex presidente dello Zimbabwe, “ Ambasciatore di buona volontà dell’Oms in Africa per le malattie non trasmissibili.” Quello stesso Mugabe recentemente defunto, dittatore per decenni dello Zimbawe (l’ex Rhodesia) che da paese tra i più prosperi dell’Africa è stato da lui ridotto alla fame e famoso per le continue violazioni dei diritti umani, ma amico fidatissimo proprio dei cinesi che l’hanno puntellato (e armato) finchè hanno potuto. 

Poi la gestione cinese della crisi che per settimane ha negato l’evidenza, nascosto i numeri, ignorato gli allarmi di Taiwan, incarcerato i medici che segnalavano il crescere dell’epidemia e i rischi connessi.

Eppure - nonostante che ben 100 paesi abbiano chiesto una indagini internazionale indipendente sulla genesi dell’epidemia - la Cina ha detto di no ed è riuscita a bloccare tutto, complice la tremebonda Europa e soprattutto l’Italia che da furbetta pensa agli affari con Pechino senza neppure accorgersi che ne esce regolarmente ancora più da perdente.  

Servirebbe invece fare chiarezza e non solo sul coronavirus ma innanzitutto sui conti e le spese (faraoniche) dell’OMS e poi sulla sicurezza delle reti 5G o sulla lotta contro la contraffazione dei farmaci, perché pochi sanno che la metà dei farmaci contraffatti nel mondo sono proprio cinesi.

 

OMS: DUE INTERVENTI  A CONFRONTO

Immaginate voi chi siano i due premier  politici che lunedì hanno portato il loro saluto all’assemblea dell’OMS e chiedetevi quale sia il più concreto a rappresentare gli interessi della propria nazione

 

DICHIARAZIONE N. 1 : "Sin dall'inizio della pandemia abbiamo promosso il rafforzamento della leadership globale e della solidarietà internazionale per gestire al meglio l'emergenza e accelerare soluzioni sostenibili a breve e lungo termine guidate da scienza, ricerca e medicina, dovendo rispondere in modo sollecito a una crisi globale che tocca tutta l’umanità e soprattutto quella dei paesi meno organizzati dal punto di vista sociale e sanitario…”

 

DICHIARAZIONE N. 2 : “Se l'OMS non si impegna in sostanziali miglioramenti operativi nei prossimi 30 giorni, renderò definitiva la mia decisione temporanea di sospendere i finanziamenti e riconsidererò la nostra adesione all'OMS". Seguono 4 pagine di denuncia sul "fallimento della risposta"  dell'OMS  al Covid-19  e "un'allarmante carenza di indipendenza dalla Repubblica Popolare cinese" … “L'OMS ha ripetutamente dato giudizi "inaccurati e fuorvianti", spesso riprendendo le posizioni cinesi, tra cui la non trasmissione del virus da uomo a uomo tali da rendere assurde le lodi sulla "trasparenza" del direttore generale dell’OMS alla Cina dopo l'incontro del 28 gennaio a Pechino con il presidente Xi, nonché le pressioni dello stesso Xi sul numero uno dell'OMS perché non dichiarasse l'emergenza epidemica. " ...”In assenza di cambiamenti significativi non permetterò che i miei contribuenti  continuino a finanziare un'Organizzazione che ad oggi chiaramente non sta servendo gli interessi della comunità internazionale...”

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                        MARCO ZACCHERA

 




IL PUNTO n. 766  del 15 maggio  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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Sommario: “MILLEMILA MILIARDI” - FEDE E LIBERTA’ – LE BUGIE DI GIGGINO DI MAIO – IN CHE MANI SIAMO – APPELLO PER ROBERTO ROSSO

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“MILLEMILA MILIARDI”

All’ annuncio torrenziale di Conte & C. - con immancabile e prolissa diretta TV, lacrime comprese -  dell’imminente arrivo di una nuova pioggia di soldi, benefici, sconti, abbuoni, crediti, integrazioni e taglio di imposte nella consueta sobrietà dei testi (469 pagine, più 500 di relazione illustrativa) viene da dire “Grazie ma basta così, non esagerate...”

Poi uno ripensa al decreto del mese scorso e umilmente chiede “Ma quanti contributi  “over 25.000” promessi 40 giorni fa sono stati effettivamente versati alle aziende con la garanzia dello Stato?” La risposta è tuttora vicina allo 0 (zero) e allora qualche dubbio sui promessi “millemila miliardi” uno se li pone, insieme ad un sacco di quesiti del perché - nel minestrone del nuovo decreto – ci sia dentro di tutto, dai bonus per comprare biciclette ai problemi del comune di Campione d’Italia, dai precari della scuola agli ennesimi aiuti all’Alitalia (4 miliardi!) e via per mille rivoli.

Ciliegina: si diceva che serviva assolutamente regolarizzare 250.000 immigrati per l’agricoltura e se ne regolarizzano 700.000 (1,2% della popolazione italiana!) alla faccia delle “urgenze” ma perché, come e da chi ancora non si sa. Pare che a farli “emergere” dovrebbero essere le stesse aziende che li facevano lavorare in nero. Posso dubitarne ? Auguri all’Italia, ragazzi, perché-  nonostante le promesse di Conte - e io la vedo sempre peggio…

 

Approfondimento: FEDE E LIBERTA’

Domenica pomeriggio ho pubblicato su facebook un "post" che ha avuto circa 1200 commenti: molti consensi ma anche insulti, adesioni, critiche, censure. Chiedevo chiarezza, serietà e uniformità di comportamenti per la vicenda della cooperante Silvia Romano  che mi ha disturbato e offeso nel profondo per lo show del suo  rientro, ricordando che la liberazione è venuta proprio nel giorno in cui si faceva memoria della morte di Aldo Moro (un esempio di sequestro in cui lo Stato si comportò all'opposto). Oppure pensiamo agli imbarazzanti confronti con il caso dei due Marò detenuti in India per anni e ancora oggi formalmente sotto processo.

Pongo una questione di fondo: la libertà. 

Se una persona è libera di convertirsi all'Islam io ho la libertà di dire che si veste e ragiona da cretina ? Se non uso termini troppo offensivi penso di si.

Ma allora ho anche la libertà di sostenere l’ipocrisia delle telecronache per questa povera "cooperante" che – del tutto impreparata – ha scelto di andare in zone pericolose e vietate dalla stessa Farnesina. C’è da fare tanto bene anche al Pio Albergo Trivulzio a due passi da casa tua, cara Silvia, e te lo dice uno che in Africa ha vissuto e lavorato tanto, rischiando anche di persona.

Piuttosto  perché quasi nessuno in Italia ha mai difeso e ricordato negli anni il martirio di tante missionarie e missionari cattolici italiani che per scelta di vita (e non di mesi) e per Fede vera sono andati e sono morti – spesso per mano musulmana - aiutando  gli altri ?

Ne ho conosciuti tanti che hanno rafforzato e puntellato la mia povera fede, ma non sono stati "esempi da TV", mai.

Resta lo “show” dei ministri all’arrivo, dei soldi pagati per il riscatto che potevano essere destinati ad altro uso, della rabbia vedendo una sciocchina che scende dall’aereo di Stato felicemente convertita e con palandrana d’ordinanza, mentre centinaia di italiani sono ancora sparsi nel mondo impossibilitati a tornare a casa per il coronavirus.

Questa “conversione” è tacitamente accettata da un cristianesimo che da noi ha annegato sè stesso nel “politicamente corretto”. 

Quanti  cristiani sono stati martirizzati in Africa senza le nostre doverose attenzioni? Vorrei discutere con Silvia Romano per sapere - visto che si sarebbe convertita solo leggendo un libro astruso come il Corano (che a me è sembrato soprattutto una grande serie di contorte contraddizioni) se ha mai letto e meditato il Vangelo, anche solo per un superficiale confronto.  

Forse questo doveva commentare  la CEI, ma anche questa volta la Chiesa cattolica italiana ha tenuto la linea "buonista", senza critica alcuna.

Mi chiedo perchè i cristiani italiani siano diventati così superficiali, remissivi, apatici.

Non si ha più il coraggio di sottolineare - nei termini più sereni e pacati, ma anche con la dovuta fermezza - una serena ma ferma critica all' Islam, una sottolineatura delle atrocità che ci stanno dietro, le violenze, i sequestri, le condizioni della donna  nella realtà islamica.

Questa ragazza  avrà subito il dramma della prigionia, ma ha dimostrato anche una superficialità estrema facendosi involontariamente (speriamo) sostenitrice di violenza e il nostro governo ha finanziato gli stessi  terroristi islamici che avevano  ammazzato nel 2015 almeno 147 studenti cristiani (e altri erano 150 spariti) all’università di  Garissa  (Kenya), proprio a due passi da dove hanno sequestrato la Romano: forse perfino la stessa banda.

Non ci sono più "scatti di orgoglio" tra i cristiani di oggi, rivendicazioni pubbliche delle proprie posizioni salvo sul consueto (e un pò abusato) tema "migranti" e spesso si crea così un profondo distacco della gerarchia con la realtà e con i sentimenti di larga parte dei fedeli.

Sbaglierò, ma qualche volta gli zucchetti rossi e viola dovrebbero anche ascoltare e capire - se anche non si vuol condividere - il pensiero di molti fedeli.

Invece chi dissente è visto subito con ironia, sufficienza, implicitamente qualificato come destrorso, tradizionalista, magari anche un pò fascistoide dall'apparato che spesso dichiara e invoca di "aprirsi" al mondo, ma - mi pare - spesso si "chiude" invece nel comodo e scontato politicamente corretto.

Per esempio non c'è più il coraggio di criticare una scelta governativa.

Perchè la CEI  ha chinato il capo per due mesi e mezzo al diktat del divieto a celebrare funzioni religiose pubbliche? Potevamo fare la coda per comprare un cacciavite alla ferramenta, ma in chiesa non di poteva partecipare a nessuna Messa, anche stando distanziati, oppure celebrare funerali. Tutto viene subito omologato, nascosto, accettato senza critiche o distinguo: ma perchè? Solo per qualche sconto fiscale?

Se la Chiesa avesse chiamato - con tutte le precauzioni sanitarie doverose e corrette - ad un "distinguo di disobbedienza civile" avrebbe marcato una Sua presenza e il governo scommetto si sarebbe prontamente adeguato.

L'8 marzo a Verbania le chiese erano già chiuse per decreto, ma i bar affollatissimi per l'aperitivo domenicale: dov'era il senso?

E poi la presa in giro con la riapertura il 18 maggio e non il 17 che è domenica… Suvvia, la Chiesa vale meno di estetisti e parrucchieri? Penso ai sacerdoti e alle suore morte in queste settimane assistendo i malati di cui i “media” hanno parlato pochissimo, eppure dovrebbero essere ricordati come i medici e gli infermieri perché erano “infermieri dello spirito” e non si sono tirati indietro.

 

Questa mancanza di convinzione nel voler difendere - senza alcuna violenza, per carità! - la propria fede tenendo chiari alcuni punti con un pò di fermezza mi stupisce, mi rattrista, mi preoccupa.

Già ben pochi cristiani oggi ritengono che la partecipazione ai Sacramenti sia un momento importante e che conti piuttosto il più comodo "fai da te", ma dopo questa pandemia saranno ancora meno i presenti - temo - alle funzioni in una comunità che vedo sempre più anziana.

Il nostro Papa e i nostri illustri Vescovi questi temi cominciano a porseli?

 

LE BUGIE DI DI MAIO

“Non mi risulta sia stato pagato un riscatto” ha sostenuto Giggino Di Maio allo sbarco della “convertita” mentre gli si allungava il naso alla Pinocchio.

Ci sono così 3 ipotesi sul riscatto versato ai terroristi islamici: la prima (verosimile) è che si sia pagato e allora Di Maio  è un mentitore perché lo sa benissimo.

La seconda è che il riscatto sia stato pagato ma Lui non sappia del pagamento avvenuto. Significherebbe però che anche all’interno del governo è considerato un idiota inaffidabile perché altrimenti è impossibile che nel suo ruolo non lo abbia saputo.

Resta la terza possibilità (poco plausibile) ovvero che non si sia stato pagato il riscatto, ma allora ben altre sarebbero state le dichiarazioni, la ricostruzione dei fatti,  le cauzioni pagate a Mogadiscio per rimettere fuori subito i sequestratori, peraltro  immediatamente spariti e quindi pronti ad ammazzare e sequestrare di nuovo. Credetemi: vale l’ipotesi uno, con l’aggravante (o l’attenuante) dell’aggettivo “idiota” legato alla seconda.

 

IN CHE MANI SIAMO

Alcuni giornali – come Il Tempo - hanno pubblicato la classifica dei più noti virologi mondiali apparsa su “Scopus”, un data-base aggiornato periodicamente sulla base di oltre 25000 articoli e recensioni provenienti da più di 5000 editori internazionali in ambito scientifico, tecnico, medico e sociale con  una copertura estesa alle conferenze mondiali e 3 milioni e mezzo di accessi.

Il punteggio più alto al mondo in questa classifica “al merito” è attribuito a un professore italo-americano, Anthony Fauci (174 punti), il noto virologo di riferimento del presidente Usa Donald Trump,

Premesso che una sufficiente mediocrità internazionale è intorno ai 50 punti mentre 80 significano autorevolezza, eccellono anche due italiani pressochè sconosciuti alle cronache:  Alberto Mantovani dell'Humanitas (167punti)  e Giuseppe Remuzzi dell'Istituto Mario Negri (158).

A scendere, persi nel gruppo, ecco intravedersi volti noti: Paolo Ascierto (ma siamo crollati a 63 punti) dell'Istituto nazionale dei tumori, Giuseppe Ippolito (61) direttore scientifico dello Spallanzani, Giovanni Rezza (59) dell'Iss e Massimo Galli (51) del Sacco di Milano.

Ma dove sono mai gli illustri virologi che da tre mesi condizionano in TV i nostri destini all'uopo designati da Conte & Compagnia?

Bisogna scendere  ancora, molto ma molto  più giù, nella classifica mondiale fino ad arrivare a  Walter Ricciardi (39 punti) consulente dal ministero della Salute, Pier Luigi Lopalco (33) che pure è ospite fisso dei talk show. Bassissimo ed imbarazzante il punteggio di Roberto Burioni (26), arruolato come ospite fisso in Rai e ancora più giù troviamo il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro (solo 21) cui il governo ha di fatto affidato tutta la guida delle decisioni sul Coronavirus.

In fondo al pozzo annaspa l’onnipresente Fabrizio Pregliasco (14 punti soltanto!) peraltro promosso a mezzobusto tuttologo TV a tempo pieno con la sua ben nota "mise" in felpa nera da "dux" (o forse solo capomanipolo) della Protezione Civile.

Questo solo per capire il livello degli “scienziati” che, arruolati alla corte del governo, decidono in modo inappellabile  per  tutti noi. Vi sembrano davvero competenti?

 

APPELLO PER ROBERTO ROSSO

Roberto Rosso, ex parlamentare ed ex assessore regionale del Piemonte, è in carcere da ormai 5 mesi per “voto di scambio”. Se le cose stanno come hanno scritto i media non c’è dubbio che  Rosso abbia pesantemente sbagliato e vada severamente punito ma – non avendo più possibilità fra l’altro di reiterare il reato essendo di fatto ormai fuori dalla politica – credo che cinque mesi di carcerazione preventiva e senza ancora fissare la data di alcun processo siano sufficienti. In queste settimane sono stati scarcerati boss e vice-boss per il “Coronavirus”, la stessa Procura di Torino avrebbe dato l’ok alla scarcerazione di Rosso… Speriamo in una riflessione umanitaria  anche da parte dei Magistrati.

 

BUONA SETTIMANA (se ci riuscite)                                 MARCO ZACCHERA





IL PUNTO n. 765  dell’8 maggio  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

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AI LETTORI:

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Sommario: AMARA VERITA’ - SITUAZIONE SEMPRE PIU’ CRITICA – LAVORO NERO – Approfondimento: LA QUESTIONE CINA

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AMARA VERITA’

 

Mercoledì 5 maggio: consiglio di amministrazione (rigorosamente a distanza) di una azienda importante. Tra amministratori e collegio sindacale siano on line tra professionisti decisamente seri. Chiacchiere fuori verbale: “Come va?” Sintesi: tra i clienti dei  rispettivi cinque studi professionali NESSUNA azienda di clienti “over 25.000” all’ altro ieri era ancora riuscita ad attivare un solo credito bancario con il “Cura Italia” di marzo.  Per alcuni settori – come l’agricoltura – non è stato neppure emesso il modulo con il quale ISMEA permetta di aprire le pratiche di finanziamento (previste e annunciate 40 giorni fa!), che così non possono neppure iniziare.  Questa è la drammatica, vera realtà e NON CAPISCO PERCHE’ TRA INFINITI DIBATTITI INCONCLUDENTI NON SI PARLI E NON SI DENUNCINO INVECE  QUESTI ASPETTI PRATICI CHE SONO LE COSE FONDAMENTALI PER CERCARE DI SALVARE IL PAESE. Il resto seno solo chiacchiere e servono a poco....

 

Ogni volta che comincio a scrivere IL PUNTO mi impongo però di non fare polemiche, inutili e sciocche. Il problema è che poi torno al punto di partenza: è credibile un Premier che a distanza di sole poche ore prima conferma “ Non cambierei una virgola di quello che ho fatto” e poi chiede pubblicamente scusa agli italiani per gli errori commessi? Questa incongruenza di Conte e del suo governo pesa, soprattutto perché la coperta è sempre più corta. La realtà quotidiana di un paese sempre più in crisi non mantiene minimamente le promesse e i ridondanti effetti-annuncio: non si sbloccano gli aiuti alle imprese, cassa integrazione in grande riardo e tutto sta diventando una (modesta) distribuzione di soldi “a pioggia” presi a prestito e che non possono durare a lungo

L’Europa sta franando del suo (con la Germania che ha il consueto tocco delicato del panzer) e noi siamo il solito anello debole della catena, con previsioni purtroppo sempre più fosche.

Speranze? Quella di un immediato ritorno alla normalità sanitaria per una progressivo riavvio, sia pur zoppicante, ammesso che ci salvino i numeri del contagio e in attesa del sospirato vaccino, mentre non si sa più a cosa credere per le quotidiane scoperte di nuove cure dall’incerto destino.

Si corre dietro a queste speranze che si scontrano con la cappa e la cupola degli “esperti”, quelli che quotidianamente dicono e si contraddicono, ma che comunque non sembrano tifare per soluzioni positive. 

Molti di questi tuttologi hanno ormai raggiuto visibilità e potere e - ovunque con la divisa della protezione civile d’ordinanza (ma quando lavorano, se sono sempre in TV?)  si considerano ormai i padroni del mondo. Ma i giorni corrono e diventano mesi, con la nave-Italia che disperatamente affonda.

 

 

LAVORO NERO

L’idea di regolarizzare 600.000 immigrati clandestini (l’1% della popolazione italiana) perché “sono sfruttati e lavorano in nero” è piuttosto sorprendente e piena di incognite politiche.

Innanzitutto non si capisce bene come facciano ad essere tranquillamente in giro 600.000 persone non in regola, ma  – accertata questa angosciante verità – mi chiedo perché non si debba procedere intanto e comunque ad una più semplice ma decisa azione per  colpire gli sfruttatori di questa gente ripristinando la legalità ed evitando il loro  vergognoso sfruttamento.

Se parte di queste persone l’anno scorso avevano già il permesso di soggiorno per lavoro stagionale sono state evidentemente COMUNQUE sfruttate e il problema no si risolve MOLTIPLICANDO I PERMESSI ma OBBLIGANDO i datori di lavoro ad osservare le regole!

Condivido la ministro Teresa Bellanova (le cui minacciate dimissioni sono durate due battiti di ciglia). " Bisogna decidere da che parte stare: se con la legalità e la tutela del lavoro, in agricoltura e dovunque, o con i caporali, la criminalità, la concorrenza sleale che danneggia le migliaia di aziende che scelgono la competitività sana”.

Brava ministro, ma non è che il giorno dopo la loro “regolarizzazione” questa gente non lavorerebbe più in nero, e la prova è data e confermata dai milioni di cittadini italiani che comunque di fatto sfuggono al lavoro regolare e continuano imperterriti a lavorare in nero.

Ridicolo poi adesso pensare CHE A SISTEMARE I CLANDESTINI DOVREBBERO  ESSERE LE STESSE AZIENDE: SE NON LO HANNO FATTO IN  PASSATO  NON E’ VEROSIMILE CHE SI “AUTODENUNCINO” ADESSO!

Quindi il vero problema è innanzitutto colpire l’illegalità  e  se questa raggiunge il suo apice nel mondo agricolo, cosa si aspetta? Forza, egregia ministro Lamorgese: mobiliti chi di dovere, compresi gli evidentemente dormienti ispettori del lavoro.

Certo che se poliziotti e carabinieri dovranno ora correre dietro alle centinaia di mafiosi che sono stati fatti uscire dal carcere nelle scorse settimane per adesso riprovare a rimetterli dentro, in un ping-pong  di decisioni contraddittorie del Ministero della Giustizia, resteranno ancora meno mezzi e uomini delle forze dell'ordine per il controllo nelle campagne!

Intanto gli sbarchi sono aumentati del 400% rispetto all’anno scorso e in Libia è subito già ripartito il tam-tam del “liberi tutti”

 

 

LA STORIA A TELE VCO

Segnalo che proseguono ogni martedì alle 13.30 i miei appuntamenti con la Storia a Tele VCO - AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming www.televcoazzurra.it). Le lezioni vengono replicate per tutto il pomeriggio - sempre di martedì - al minuto 0.30 fino alle ore 18.30. Sono una sintesi delle mie conferenze all’ UNITRE  di Arona e - questa settimana – verrà ricordata la storia della famiglia Borromeo.

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Approfondimento: LA QUESTIONE CINA

 

Dobbiamo affrontare seriamente il problema dei rapporti con la Cina sia per quanto riguarda gli aspetti commerciali e strategici sia per capire come sia nato ed evoluto il Coronavirus. Questo non solo per delineare le eventuali responsabilità cinesi, ma soprattutto per il nostro futuro visto che è l’ennesima epidemia che “parte” dalla Cina, segno evidente che qualcosa lì non funziona.

Non mi interessano le spy story ma i fatti, ed è per questo che la comunità internazionale dovrebbe avviare una indagine seria su cosa sia successo e sui protocolli esistenti per capire perché eventualmente non siano stati osservati.

Un’indagine che cominciano a chiedere con sempre più insistenza non solo gli USA ma anche India, Australia, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Germania ma NON l’Italia che – soprattutto da quando comanda il M5S – sembra nutrire un inspiegabile sudditanza psicologica nei confronti di Pechino.

Non si può andare avanti con il silenzio: com’è possibile che Wuhan abbia visto migliaia di morti e praticamente nessuno sia stato invece registrato nelle altre megalopoli cinesi, a cominciare dalla capitale? Il virus girava già dall'autunno come sembra e perchè comunque poi due mesi di silenzio, con settimane cruciali perse per allertare il mondo nel tentativo di minimizzare se non di nascondere tutto, addirittura arrestando i medici che denunciavano l’epidemia?

Se il 27 dicembre in Cina era già stato sequenziato il genoma del virus, perché Pechino ha allora fornito successivamente dati falsati e fuorvianti, perché è stato ignorato dall’OMS l’allarme ufficialmente lanciato da Taiwan già a dicembre?

La realtà è che nessuno sa cosa effettivamente sia successo in Cina, quanti siano stati veramente i morti e i contagiasti, la nostra TV mostra solo immagine “concesse”, la corrispondente Rai da Pechino, l’ineffabile Giovanna Botteri (quella tutta scarmigliata che sembra non si cambi mai il solito golfino nero da settimane)   sproloquia di tutto – comprese le polemiche con Trump - ma non può (o non vuole) girare nelle strade. E’ questa la nostra libertà di informazione o siamo succubi di quel che vuole "passi" Pechino?

Non credo all’ipotesi del virus “voluto” e non so se sia credibile la sua volontaria nascita in laboratorio, ma ho visto di persona le condizioni igieniche schifose nei mercati cinesi in una promiscuità agghiacciante e tollerata.

Che Pechino non voglia ispezioni e controlli non va bene, dovrebbe essere l’OMS a pretenderle con forza, ma qui salta fuori l’altro aspetto della medaglia ovvero l’infiltrazione pesante della Cina comunista in tutte le organizzazioni internazionali. L’Occidente scopre solo ora (come ho esaminato a fondo nel mio libro L’INTEGRAZIONE (IM) POSSIBILE?”) che da anni Pechino semina, sfrutta, convince, compra cariche e interi paesi approfittando della tacita distrazione mondiale.

Trump potrà esservi antipatico e sembrare a volte un fuori di testa, ma ha capito bene che il silenzio generale permette alla Cina di continuare ad espandersi senza regole e senza freni in tutti i campi – compreso lo sfruttamento ambientale, guarda caso così dimenticato dalle Greta di turno - e questo grazie al completo controllo interno e l' incredibile connubio tra comunismo, statalismo e sfrenato capitalismo da libero mercato.

Per esempio è assurdo che Taiwan resti fuori dall’OMS nonostante i suoi avanzati risultati medici e la sua importanza: Non solo gli USA ma ora anche Canada, Australia, Giappone e tanti altri stati (ovviamente non l’Italia) ne chiedono il ritorno (ne faceva parte fino al 2016), ma è Pechino che evidentemente comanda.

Anziché prendere in giro Trump chiediamoci perché gli USA abbiano taciuto per anni – per esempio durante le presidenze Obama - nei confronti della Cina e vedremo che, alla fine, il grande business economico e finanziario è accentrato in poche mani, con solide radici nei Democratici USA ovvero quelli che sono direttamente collegati ai grandi poteri finanziari che controllano il mondo, Soros e multinazionali  in testa.

Ma torniamo all’Italia: perché questo silenzio, perché quell’ ochetta di Di Maio non vuole capire la pericolosità del gioco? Comincio a pensare che sotto sotto ci siano interessi economici molto stretti tra Cina, Casaleggio, M5S che ci rendono sempre di più una colonia diplomatica cinese, una testa di ponte di Pechino in Europa e questo non va bene, non è logico, è davvero pericoloso.

Uscendo dalla superficialità il dibattito politico dovrebbe incentrarsi anche su questo aspetto strategico con atteggiamenti chiari e concordati.

Certo bisognerebbe però per lo meno capire i rischi queste politiche: Di Maio ne è in grado? Sintetizzava bene Marcello Veneziani nei giorni scorsi:

 

“Nella cupola mondiale che detiene il potere mediatico e tecno-finanziario, prevale una priorità: sollevare la Cina dalle sue colpe sul contagio e puntare sul crollo di Trump. È un messaggio continuo che si compiace di sottolineare le difficoltà degli USA e collegarle a ogni gaffe di Trump. In lui si avversa non solo l’egemonia americana quanto il modello populista-sovranista. Abbattendo lui, si pensa, si abbatte il sovranismo diffuso.

Ma oltre Trump le valutazioni poi si dividono: perché una parte vorrebbe restare ancorata al mondo liberal d’Occidente, agli Usa politically correct, alla Obama, per capirci. Mentre un’altra parte confida nella Cina o perlomeno giudica utile che il potere globale della Cina bilanci quello statunitense e tenga sotto scacco quello di Putin. Da noi, il partito grillino coincide col partito cinese, da Di Maio a Di Battista, a Grillo; e una parte della sinistra lo segue, in odio a Trump, per amor di capitalismo di stato, ma anche perché filocinese dai tempi di Prodi, poi i gesti di Zingaretti & C, per aprire ai cinesi nonostante l’epidemia. Sullo sfondo risale la tentazione di un comunismo 2.0, un comunismo 5G, maocapitalista, tecnologicamente evoluto, dal controllo capillare e dal reddito universale di cittadinanza per i servi della gleba, anzi servi della global, intesa come globalizzazione. “Il modello italiano” sbandierato per affrontare il virus è in realtà il modello cinese gestito all’italiana.”

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                               MARCO ZACCHERA

 


IL PUNTO n. 764 del 1 maggio  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

AI LETTORI:

Segnalo che il mio sito www.marcozacchera.it è stato rinnovato e arricchito di informazioni, articoli e notizie: dategli un’occhiata...e grazie per eventuali suggerimenti!

Con l’occasione ringrazio anche chi mi invia indirizzi di amici e conoscenti per allargare l’indirizzario degli invii de IL PUNTO. Se ritenete che queste note siano interessanti,  perchè siano più incisive l’unica è raggiungere un sempre maggior numero di lettori: dipende anche da voi!

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Sommario: SCIACALLI A NAPOLI – DITECI LA VERITA’ – INVIDIARE GLI SVIZZERI? – ANNIVERSARI E RICORDI – IL PANE – LA  STORIA A TELEVCO

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EROI E SCIACALLI

Poco spazio sui media per onorare Pasquale Apicella, il poliziotto rimasto ucciso a Napoli tre giorni fa inseguendo un auto di banditi, quattro rom che avevano appena tentato di rapinare  un  bancomat. Apicella (37 anni, due figli, il secondo di appena quattro mesi) non avrà neppure un funerale decente, mentre su di lui pesano anche gli insulti ignobili poi apparsi sui social: "Ogni tanto una gioia" oppure “Io i poliziotti li odierò per sempre”. Quanta tristezza…  

 

CORONAVIRUS: DITECI LA VERITA’ !

Sono sempre più deluso, preoccupato ed arrabbiato: le settimane passano tra un mare di chiacchiere e intanto l’Italia fallisce.  Conte parla a reti unificate senza dire praticamente nulla e “gli scienziati” - che non rischiano un’unghia del proprio reddito – giustificano il rinvio delle aperture, insensibili verso la realtà di un Paese dove la maggior parte delle persone non ha ancora capito verso quale disastro siamo diretti.

Soprattutto ci contano delle gran balle.con numeri quotidiani ingestibili se non si fanno  tamponi e test statistici a tappeto. Intanto per esempio pochi sanno che – a fronte di 12.352 decessi a marzo per il coronavirus - l’anno scorso (fonte ISTAT) c’erano stati 15.189  morti in Italia per polmoniti (16.220 nel 2018) che quest’anno non ne risultano praticamente più: come si spiega?

Questo solo per dire che i numeri si girano come si vogliono, ma intanto un fatto inequivocabile e vero è che a 60 giorni dall’inizio della pandemia le aziende italiane dai 2 ai 499 dipendenti NON HANNO ANCORA VISTO UN EURO  e per i finanziamenti fino a 25.000 euro risultano a ieri accettate (non liquidate!) 28.500 pratiche su centinaia di migliaia in giacenza.  

Avete notato il balletto sul MES durato settimane con  tutto che  poi torna in silenzio dopo la affermata (da Conte) “impensabile grande vittoria in Europa”? Balle, il silenzio è per non far ricordare il voltafaccia 5Stelle ai loro elettori e salvare il governo, MA I SOLDI “VERI” NON CI SONO, E’ TUTTA UNA MANOVRA A DEBITO e intanto il nostro debito pubblico sta in piedi perché solo la Banca Centrale Europea sta comprando (per fortuna) quintalate di miliardi di titoli di stato italiani e si spera nel MES, mentre la platea delle chiusure incombe.

Tranquilli, comunque, non arriverà la troika alla greca ma solo “Una vigilanza rafforzata” da parte di Bruxelles: le parole sono tutto, non conta mai la sostanza.

Questo mi brucia: oltre al quotidiano bollettino sanitario delle ore 18 servirebbe un onesto “bollettino economico” di come si stia procedendo: dicano quanti finanziamenti siano liquidati al giorno, se non si vergognano…

Perché gli “scienziati” parlano, tanto loro non rischiano: “Se si aprisse subito potremmo arrivare a 151.000 ricoverati in terapia intensiva” ci dicono, ma non ci spiegano  PERCHE’ proprio quel numero, ma se lo dice Conte lo riprendono i media e allora tutto diventa vero.

Intanto lo stesso Premier si precipita a Genova ad inaugurare “l’innalzamento dell’ultima campata del ponte” – ennesima passerella per un’opera pubblica che sulla pelle di 40 persone ha già goduto di una decina di festeggiamenti parziali - e intorno a lui si notava in TV una gran ressa di gente. Conte ha parlato (senza mascherina!) dei soliti futuri, immancabili destini. Tutto in evidente spregio ai decreti ma Lui può, noi no: perfino le Messe ci sono vietate!

Atteggiamenti assurdi, così come nessuno sembra rendersi conto che sono stati superati tutti i limiti costituzionali, ma è “per l’emergenza” e allora va bene così. Sfugge il particolare  che nessuno ha eletto Conte, così come gli scienziati, i comitati, gli esperti che di fatto dirigono l'Italia. Se questo atteggiamento fosse stato tenuto da un governo di centro-destra sarebbero saliti ululati di lesa maestà costituzionale.

Ma intanto il parlamento è esautorato, la colpa è delle regioni e tanto il prode presidente Mattarella,  firma sempre tutto.

Restano però aperte tutte le domande drammatiche, vere, mai neppure sfiorate da mille (inutili) dibattiti. Per esempio chi controlla i conti della Protezione Civile o come si spendono milioni di euro “per l’emergenza”, oppure perché siamo così indietro con tamponi e controlli.

Insisto:  se in una qualsiasi attività si osservano le prescrizioni e le distanze perchè non si può e non si deve ricominciare a lavorare? Ditemi perché deve star chiuso chi vende mobili, oppure un orefice, un avvocato, una sarta, una pasticceria (però i dolci al supermercato e in panetteria puoi comprarli). I “Comitati tecnici” di Conte sono ben lontani dalla praticità dei problemi ed è ora che insorgano con più forza tutte le associazioni di categoria che purtroppo non vengono ascoltate.

 

E se tutti – ovviamente muniti di mascherine ed osservando le distanze – dal 4 maggio semplicemente ci ribellassimo alle imposizioni e cominciassimo a muoverci e a lavorare liberamente? Sarebbe davvero una criminale sfida allo Stato ? Direi semplicemente un rifiuto a quei suoi rappresentanti (neppure eletti!) che a due mesi dall’inizio del caos dimostrano - e ogni giorno confermano - di non essere all’altezza della situazione.

 

IMPARIAMO DAI VICINI SVIZZERI

In Svizzera il virus ha percentualmente più infettati che in Italia, la situazione è molto seria eppure con un testo di sole 4 (quattro) pagine lo "Stato Maggiore Cantonale del Ticino" consente la riapertura di alberghi, ristoranti, bar, negozi, mense, saune ecc. e spiega in maniera precisa come agire e le sanzioni a chi sgarra.

In lingua italiana semplice semplice (e gli italiani siamo noi!) diventa chiaro cosa fare, cosa non fare, come sistemare e sanificare cucine, sale da pranzo, ambienti, negozi, impianti di condizionamento. Non solo, si spiega bene come organizzarsi se si manifesta un cliente malato, chi chiamare, che misure prendere.

In calce perfino tutti i "numeri utili" cantonali: dall'ambulanza all'ufficio informazioni, mentre comunque gli imprenditori svizzeri hanno ricevuto settimanalmente le provvidenze cantonali e confederali direttamente sul proprio conto corrente, in proporzione ai giorni di chiusura e ai redditi dichiarati l’anno precedente.

Leggendo quelle righe mi sono sentito un verme: viviamo sulle rive dello stesso lago Maggiore, parliamo lo stesso dialetto con migliaia di frontalieri che giornalmente sono tornati a passare il confine.  Insomma siamo un pò "cugini" (o "congiunti" ? Per carità, lasciamo perdere), ma mentre sulla sponda svizzera si riapre gli operatori turistici italiani non sanno neppure se, come e quando riapriranno.

Intanto - tra moduli, dichiarazioni, autocertificazioni, decreti, ordinanze, DPCM, circolari e interpretazioni - siamo a migliaia di pagine, tra decine di sconclusionate conferenze stampa. E' dura – almeno per questo – non invidiare le quattro paginette degli svizzeri.

 

ONORE ED ODIO: IL 25 APRILE CONTINUA

Doverose “eccezioni” alle norme di spostamento per festeggiare il 25 Aprile? Ovvio, altrimenti l’ANPI che ci stava a fare? Anzi, il deputato locale del PD Enrico Borghi ha addirittura annunciato con grande fragore di stampa un clamoroso gesto di “disobbedienza civile” partecipando comunque alla locale manifestazione partigiana alla quale - a norma di decreto - non avrebbe dovuto esserci. “Un gesto eroico” (ovviamente non sanzionato) come ha ironizzato Damiano Colombo, determinato consigliere FdI di Verbania. Eppure anche questi giorni sono serviti per l’ennesimo esempio di discriminazione.

Pochi ricordano che il 29 aprile 1975, moriva a Milano dopo 45 giorni agonia SERGIO RAMELLI, un ragazzo diciassettenne preso a sprangate in testa da delinquenti di estrema sinistra.

Ogni anno l’anniversario della sua morte è occasione per ricordare i 31 dimenticati ragazzi di destra morti in quegli “anni di piombo”. Ovviamente quest’anno nessuna manifestazione, ma è stata comunque deposta una corona sul luogo del massacro.

Prontamente la Digos ha provveduto a sanzionare con 280 euro di multa le 3 (tre!) persone  che hanno deposto la corona (più il fotografo che li accompagnava) per violazione al divieto di uscire di casa, come scrive tutta soddisfatta l’ovviamente iperdemocratica “Repubblica”.

Ma come si fa a non vedere in questi atteggiamenti il perpetuarsi triste di una discriminazione assurda, a volte davvero odiosa?

In quegli anni lontani non ho mai picchiato nessuno, ma quante volte - come tanti altri - ho rischiato le botte per le mie idee…Ricordo soprattutto quando ad Arona solo il tettuccio della mia A112 evitò che una spranga di ferro mi spaccasse la testa.

Anni lontani e dimenticati, sconosciuti ai ragazzi di oggi, ma che io ricordo con orgoglio nel rispetto per tutti. Eppure l’Italia ufficiale fa ancora delle discriminazioni profonde, brutte per un paese civile.   

 

LA LEZIONE DEL PANE

Come tanti altri cerco di dare una piccola mano al prossimo, in queste settimane tribolate, recapitando viveri e pacchi a persone in difficoltà.

Mi hanno assegnato anche una famiglia che vive nelle case popolari del più povero quartiere della città. Lei è una vedova marocchina rimasta sola anni fa con due figli, una bimba vivacissima e un maschietto con gravi problemi di salute. Ieri, mentre stavo depositando la spesa fuori dalla porta, ha aperto e mi ha voluto assolutamente regalare un pane. Un pane arabo, schiacciato e ancora caldo di forno, con la piccola che saltellando intorno cinguettava: "La mamma dice che vuole dire grazie".

Pane e sale, dalla notte dei tempi è il benvenuto di pace al viandante che passa.

 

LA STORIA A TELE VCO

Segnalo che proseguono ogni martedì alle 13.30 i miei appuntamenti con la Storia a Tele VCO - AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming www.televcoazzurra.it). Le lezioni vengono replicate per tutto il pomeriggio - sempre di martedì - al minuto 0.30 fino alle ore 18.30. Sono una sintesi delle mie conferenze all’ UNITRE  di Arona e - questa settimana - verranno ricordate le cause e le per il passaggio del novarese, nel 1743, dal Ducato di Milano al Piemonte a seguito del trattato di Worms.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO  n. 763 del 24 aprile  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: ORDINI E CONTROORDINI TRA CHIUSURE, FEDE, CAOS E TANTA IPOCRISIA – DOVE VANNO I SOLDI DELLA PROTEZIONE CIVILE? – SARA LA CINA IL NOSTRO FUTURO? PREGHIERA SEMPLICE SUL TEMPO

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SIAMO ITALIANI, QUINDI…

In Italia ormai da quasi due mesi si deve stare in casa salvo che si debba uscire e la mascherina è sempre da usare, poi no, poi si, poi forse. D’altronde i negozi sono chiusi tranne quelli aperti, il virus non colpisce i bambini e i giovani salvo quelli che se lo prendono. Infatti se hai molti sintomi sei malato, però puoi anche ammalarti senza sintomi oppure puoi avere i sintomi ma senza star male, ma essere anche contagioso pur non avendo i sintomi e se chiedi di farti il tampone per verificare se sei contagioso  non puoi farlo perché non hai i sintomi.

Curati: per non ammalarti devi fare esercizio fisico, però non dovresti uscire e non puoi correre, perché sei corri allora è attività sportiva e non si può fare. Comunque tirati su e se vuoi la pizza te la portano a casa,  ma chissà se chi l’ha preparata era contagioso? Poveretto il pizzaiolo: poteva essere senza sintomi, ma se era asintomatico eppure malato e ti infetta? Chissà…Anche perché il virus sulle superfici vive pochi minuti, al massimo due ore, no quattro… o forse sono sei, oppure fino a 2 giorni, ma comunque tranquillo perché in media i sintomi escono in 4 giorni, o forse fino a 11, ma magari anche molti di più…

In un paese con gli scienziati che ogni sera si contraddicono così, chiedi chi siano gli scienziati e gli esperti e scopri che sono ormai decine le commissioni, i comitati, i referenti, le cabine di regia, i tavoli tecnici, le task force (perchè scriverlo in inglese fa tanto più figo).

Tutti commissioni e tavoli  ripetuti e replicati a livello centrale, regionale, provinciale e locale, così come negli assessorati e nei ministeri e dove alla fine nessuno decide perché lo deve fare sempre qualcun altro che però di solito la pensa diversamente da te.

Succede sempre così, quotidianamente, tanto dalle commissioni non si dimette mai nessuno, poi arriva (ma dopo, a posteriori) puntualmente un Magistrato che giustamente accusa, ma non era certo in prima linea a decidere quando c’era bisogno di farlo e quindi molti procedono nell’ottica che se non si decide niente almeno non si rischia, come puntualmente troppo spesso è avvenuto.

Alla fine abbiamo comunque tutti ragione, ma intanto finalmente si apre, no non si apre. Allora si apre in parte, divisi per regioni e/o ci si muoverà in date diverse, orari diversi, ma solo nell’ambito della propria regione. Nessuno pensa a chi (come me) vive su un confine regionale e quindi mi servirebbe poco poter andare a 250 km. di distanza se poi il lavoro sarebbe a cinque chilometri da casa ma – ahimé  – in un’altra regione.

 

Alla fine restano poche certezze, per esempio quella di poter andare a fare la spesa ma - chissà perchè - non si può andare a Messa, neppure tenendo le distanze.

Messe vietate già da quella domenica 8 marzo ormai lontana, con le chiese già chiuse ma contemporaneamente i bar pieni di gente per l' ora dell’aperitivo.

Che il cibo del corpo valga più di quello dell'anima è una opinione del governo, che ha vietato perfino la benedizione delle salme in chiesa (pur se deserta o semi-deserta), chiese che non si possono legalmente aggiungere se non "nelle immediate vicinanze" delle abitazioni. .

Mi si permetta allora almeno ricordare oltre a medici, infermieri e farmacisti (ma anche a tanti  volontari morti per aver trasportato i malati) una categoria di cui non ha parlato quasi nessuno: i sacerdoti.

Oltre 100 sacerdoti in Italia sono morti in queste settimane perché sono stati vicino a malati che spesso morivano da soli. Anche loro sono degli eroi silenziosi di questa epidemia.

 

CHE  FINE  FANNO  I  SOLDI ALLA PROTEZIONE  CIVILE ?

Come tutti ho dato anch'io il mio piccolo contributo per aiutare la comunità in questa emergenza, ma mi sono ben guardato dal versarlo alla Protezione Civile.

Credo infatti nelle forme di aiuto dirette, visibili e verificabili, soprattutto legate alla propria comunità e al proprio territorio, azzerando spese generali e di gestione ma mirando al risultato di cui si deve dare un chiaro e completo rendiconto.

Ho sempre avuto molte remore a donare alle grandi organizzazioni internazionali che hanno spese generali e amministrative che si mangiano buona parte delle offerte raccolte, con punte oltre il 70%.  OMS,FAO e le agenzie ONU per profughi, bambini e deportati operano con aiuti internazionali che troppe volte nascondono - sotto la bella pagina di copertina - dei buchi neri e traffici incredibili e spaventosi. Purtroppo raramente ci sono accurati esami contabili.

La Protezione Civile italiana - almeno a livello centrale - non è da meno: da tanti anni in nome dell'emergenza si spende e si spande con pochi controlli. Chi ha buona memoria ricorda la storia locale del "Lago effimero" di Macugnaga che comportò (alla fine per nulla) una spesa spropositata,

Erano i tempi di Bertolaso - uomo molto discusso da questo punto di vista -  ma le cose sono poi cambiate solamente in peggio. I risultati degli ultimi anni (valga per tutto il terremoto infinito in centro Italia) sono stati deludenti ma tra nuove sedi, moltiplicazione di dipendenti (quasi tutti per scelta politica), attrezzature, nomine... le solite cose.

Da semplice cittadino vorrei sapere adesso quanto si sia raccolto grazie ad una enorme campagna pubblicitaria a reti unificate, ma soprattutto vorrei poter leggere un resoconto dettagliato e fedele di come si stia spendendo, con quali scelte e a vantaggio di chi.

Una richiesta di chiarezza che dovrebbe venire spontanea da tutti i cittadini e dai nostri rappresentanti politici perché è troppo immondo il sospetto che - usando la generosità pubblica - si finisca poi con scelte non disinteressate o comunque con sprechi.

La questione di fondo è che la Protezione Civile è una emanazione diretta del Ministero dell' Interno e quindi del governo: ha già cospicui finanziamenti pubblici propri e dovrebbe quindi essere comunque il "pubblico" a pensarci, così come ci dovrebbero essere criteri trasparenti nella scelta dei suoi vertici.

Mi auguro che tra qualche tempo non comincino le solite "voci" di appalti pilotati, forniture sospette, faccendieri interni ed internazionali, con susseguente scia di accuse, polemiche, processi e ovviamente anche insabbiamenti.

Spero proprio di sbagliarmi...

 

LA CINA SARA’ IL NOSTRO FUTURO?

Parliamone seriamente perché la questione è importante. Il nostro futuro sarà quello di diventare una colonia cinese in Europa?  Alessandro Di Battista, “guru” dei  5 Stelle, è chiaro: “l’Europa vuole metterci in trappola con il MES, ci spingeranno a indebitarci per poi passare all’incasso, ma senza l’Italia l’Ue si scioglierebbe come neve al sole e poi noi abbiamo un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia, è anche merito del lavoro di Di Maio. La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione”.

Rifletto che se si scrive  che la Germania complotta contro di noi si raccolgono immediati consensi, ma se poni dubbi sulla Cine al governo nessuno risponde.  

Nessuno sembra considerare che la Cina è oggi un buco nero dei diritti umani e ha censurato lo scoppio della pandemia. Ha il record mondiale delle esecuzioni capitali, un controllo totale sulla popolazione, nessuna libertà di stampa, perseguita la minoranza cristiana così come  i musulmani, ha invaso e distrutto il Tibet, inquina il pianeta in maniera irreversibile. Avete mai sentito Greta parlarne? Eppure ha  assoggettato l’intera Africa succhiandone le materie prime e sta condizionando la politica mondiale infilando a suon di soldi e pressioni i suoi uomini a ogni livello (tipo il direttore etiope dell’OSM).

Su questo tema Di Maio è perfino volgare nei suoi atteggiamenti: sembra un lecchino e ancora l’altro ieri, in Parlamento, dopo aver ringraziato “prima di tutto” gli aiuti di Pechino – confondendo doni e forniture a pagamento – ha citato tutti i paesi che stanno dandoci una mano salvo Taiwan perché Pechino vuole così e lui si è prontamente adeguato.

Chi segue la politica di espansione cinese nel mondo non può che preoccuparsi visti i suoi risultati in tutto il pianeta, ma in Italia no, non se ne preoccupa nessuno.

Gli italiani – distratti e superficiali – non pensano a queste cose e solo piccole voci qua e là si interrogano sul nostro futuro. Per una volta – e per me è incredibile - spero nel PD, che sappia fermare la pericolosa manovra di Di Maio & M5S.

 

 

PICCOLA PREGHIERA… IL TEMPO

Ho chiesto con la preghiera al Grande Capo: “Si potrebbe avere un “bonus” di due mesi di vita in più? In fondo è già breve, in questo periodo non abbiano vissuto completamente, siamo stati limitati, non abbiamo potuto produrre… insomma non vale!”.  Mi ha risposto “ Richiesta respinta, anzi, quasi quasi te li faccio contare il doppio perché sono stati mesi regalati per la riflessione, l’approfondimento, lo studio, i contatti umani, la possibilità concreta di aiutare gli altri. Quindi mesi ricchi, altro che non vissuti! Sono giorni di vita da non sprecare che valgono più degli altri…”

 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                          MARCO ZACCHERA

 

 

 

 

IL PUNTO n. 762 del 17 aprile  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: ITALIA RISCHIA IL KO - NON CRIMINALIZZO IL MES – STOP ALLE FINANZIARIE D’USURA – DUBBI SULL’ OMS –  STORIA A TELE VCO  

 

CHE GRANDE, BRUTTO PASTICCIO

Ci stiamo avvitando in caduta libera, ma rispetto a quando mi lanciavo da giovane col paracadute stavolta non c’è neppure quello di emergenza. Serve programmare ed attuare subito – con le dovute cautele e verifiche – una immediata ripartenza produttiva.

Troppi annunci del Premier si trasformano in delusioni e gente non all’altezza sta portando l’ Italia a un doppio disastro, sia interno che nei riguardi degli altri paesi europei dove la ripresa è già cominciata.  

Polemico? Davvero non vorrei, ma ditemi voi come si può scrivere un decreto dove, per indicare il tasso cui fare riferimento per un finanziamento alle piccolissime imprese, anziché chiaramente dire 1% (oppure 1,5% o 2%) si debba testualmente scrivere: (art.13) “ Il soggetto richiedente (la banca)  deve applicare al finanziamento garantito (all’ azienda) un tasso di interesse…che tenga conto della copertura dei soli costi di istruttoria e di gestione dell’operazione finanziaria non superiore al tasso di Rendistato con durata residua da 4 anni e 7 mesi a 6 anni e 6 mesi, maggiorato della differenza tra il CDS banche a 5 anni e il CDS ITA a 5 anni così come definiti dall’ accordo-quadro per l’anticipo finanziario  a garanzia pensionistica di cui all’art.1, commi da 166 a 178 della legge 11 dicembre 2016 n. 232, maggiorato dello 0,20 per cento… ecc.”

Il CDS sta per Credit Default Swap che cambia ogni mese (come il CDS ITA) e per calcolarlo si fa riferimento alla piattaforma (privata) Markit . Il punto è che neppure su questa piattaforma c’è un indicatore medio, perché l’interesse applicabile va poi calcolato per il rating e l’operatività di ogni singola banca.

I fondi disponibili, tra l’altro, coprono le necessità di una minima parte dei presunti richiedenti l’aiuto.

 

MA I MINISTRI CHE APPROVANO UN DECRETO COME QUESTO CAPISCONO  COSA  CI  SIA SCRITTO?  SE NON LO CAPISCONO (come credo, visto che non lo comprendono neppure i tecnici finanziari) PERCHE’ ALLORA LO APPROVANO E COSA CI STANNO A FARE ?

 

Fin qui per le piccolissime imprese, ma tutte le aziende con giro d’affari oltre i 100.000 euro e fino a 499 dipendenti (il grosso della produzione, insomma) NON avranno condizioni preferenziali  perché i tassi sui finanziamenti richiesti, secondo il decreto, ANDRANNO POI DISCUSSI IN  “TRATTATIVA DI LIBERO MERCATO” TRA BANCA E AZIENDA con affidamenti, tempi, interessi, saldo delle garanzie, procedure, modulistica da definire volta per volta. QUINDI NON E’VERO CHE I SOLDI SARANNO CONCESSI A TASSO VICINO ALLO ZERO MA A MOLTO, MOLTO DI PIU’ (“di libero mercato”, appunto)  e in una  trattativa tra banca e un' azienda che magari ha già l’acqua alla gola, secondo voi chi vince?

Eppure le banche si possono finanziare a tasso SOTTO LO ZERO con la BCE.

Quindi – in definitiva – il decreto di Conte FAVORISCE LE BANCHE, NON LE IMPRESE!

In quanti l’hanno capito dentro e fuori il governo e quanti cittadini lo possono capire, se c’è una continua informazione raffazzonata, supina e tendenziosa? 

Ma come si può pretendere che con queste pantomine l’Italia possa mai uscire dalla crisi più devastante di sempre? Ma perché - anziché chilometriche comparsate di Conte e dei suoi “tecnici” in TV (ormai un esercito tra esperti, commissioni, comitati, istituti superiori, tavoli, tavoli tecnici e task force) - non si chiariscono piuttosto queste cose e soprattutto non si scrivono norme chiare, semplici, veloci, inequivocabili?  

Eppure le norme dell’Agenzia delle Entrate per chiarire il differimento dei termini  fiscali occupano 44 pagine e ben 150 pagine la prima bozza ministeriale per “la semplificazione (!) e l’accelerazione degli investimenti in materia di opere pubbliche”.

 I numeri sottolineano bene la drammatica realtà e la spasmodica necessità di non affogare: in pochi giorni ben 105.727 imprese hanno chiesto ai prefetti di “aprire in deroga”. Di queste - a ier i-  2.296 domande erano state respinte, ma le altre lavorano (o cercano di lavorare) in regime di “silenzio-assenso”: quante siano poi effettivamente quelle in regola o meno, nessuno lo sa.  

 

NON CRIMINALIZZO IL MES

Vi stupirò, ma io non criminalizzo l’eventuale ricorso al MES.

Il discorso è molto lungo mentre su IL PUNTO bisogna invece stringere in poche righe,  ma – prima di tutto – per giudicare bisognerebbe soprattutto conoscere bene le condizioni di uno strumento economico “versione 2020” che però per ora nessuno conosce  nei dettagli, visto che verranno discussi solo il 23 aprile.

Mentre in questi giorni il nostro spread traballa ma è contenuto basso solo con massicci acquisti di titoli dalla BCE (ma questo non lo ricorda nessuno) capisco le remore di molti paesi europei ad emettere titoli comuni con l’Italia perché - di fondo - non si fidano di noi e francamente ne hanno in parte ragione.

Dovremmo ricordarci che quando nel 1992 abbiamo sottoscritto gli accordi di Maastricht il nostro deficit pubblico era pari al 105% del PIL e noi ci impegnammo a  ridurlo al 60% “Entro termini ragionevoli”. 28 anni dopo non solo non l’abbiamo fatto (molti altri paesi europei invece sì), ma il deficit è oggi salito a circa il 137% del PIL con un ragionevole trend – vista la situazione – di andare oltre il 160%.

Sono trascorsi invano anni d’oro durante i quali Draghi alla BCE ha dato tutte le possibilità all’Italia di migliorare i suoi conti pubblici, ma non abbiamo fatto NIENTE, neppure per provarci. Inutile buttarla in caciara politica perché tanto le colpe sono di tutti (anche se il premier che in quel periodo è sopravvissuto più a lungo è stato Matteo Renzi), ma possiamo essere credibili come paese se non manteniamo mai gli impegni presi?

Se accettare il MES è indispensabile per avere altri aiuti europei meglio accettarlo e caso mai NON USARLO piuttosto che rinunciare all’intero pacchetto di miliardi UE senza i quali saremo presto morti stecchiti.

Piuttosto, quando Conte dice “altrimenti facciamo da soli!” cosa intende?

Bluffa come fa spesso o pensa a una patrimoniale, oppure a una super tassa per i “ricchi” ? O forse invece a una mega-emissione di titoli di stato per la ripresa – magari garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti – a un 2,5% di interesse esentasse per un quinquennio? Credo che andrebbero a ruba tra i risparmiatori italiani, soprattutto se fossero limitati al circuito interno e in cambio ci fosse anche un incentivo o sconto fiscale.

Per contro, se dobbiamo discutere a Bruxelles del MES quale migliore occasione per PRETENDERE ORA che, in cambio, ci sia una progressiva uniformità fiscale in Europa?

E’ l’unico modo per costruire davvero una “Unione Europea”! E’ indegno che l’Olanda (con Lussemburgo ed Irlanda) offrano in sostanza paradisi fiscali dove finiscono così per avere sede, tra i tanti, anche le società finanziarie ed aziende ex “italiane” tipo Fiat (ora FCA). Questa è la vera concorrenza sleale a livello europeo! Gli olandesi non ci stanno? Cominciamo allora con minacciare ritorsioni, per esempio con Booking.com che guadagna con gli alberghi italiani ma NON paga le imposte in Italia – dove pur produce parte del suo reddito – perché  ha sede fittiziamente in Olanda.

 

BLOCCARE  LE “FINANZIARIE”

A volte mi chiedo se il mondo politico abbia concreti piedi per terra.

Per esempio molte famiglie italiane, soprattutto le più povere, non hanno di solito debiti in banca ma soprattutto verso quelle micidiali SOCIETA’ FINANZIARIE (spesso in mano a delinquenti in giacca e cravatta), che li strozzano con tassi al limite (e oltre) l’usura. Una decisione del governo per una moratoria di  almeno 90 giorni su ogni tipo di pagamento a queste finanziarie congelando interessi e capitali sarebbe un enorme sollievo per chi si trova indebitato e non sa dove sbattere la testa.

Tra l’altro il rischio è che gli eventuali ritardi i ritardi inneschino il solito giro vizioso di ulteriori interessi e penali in una catena di usura inarrestabile, favorendo le infiltrazioni mafiose. 

 

OMS: I DUBBI DEL MONDO

Consuete critiche a Trump per la minaccia di bloccare per 90 giorni i contributi all’ Organizzazione  Mondiale della Sanita, ma sempre più elementi sottolineano come l’OMS sia effettivamente diventato uno strumento politico in mani cinesi.

Finalmente una serie di paesi comincia a farsi delle domande che esigono risposte.

A parte il fatto che gli USA versano questo biennio all' OMS ben 836 milioni di dollari contro gli 86 di Pechino ed hanno quindi tutti i diritti di protestare, è evidente che non si sia vigilato sulla Cina che per quasi un mese ha nascosto o minimizzato il contagio. Non solo, si sono volutamente ignorati gli allarmi lanciati da Taiwan (stato dall'OMS politicamente non riconosciuto, come impone Pechino) sulla ormai certa  diffusione umana del virus..

Anche dopo febbraio l’OMS ha impiegato oltre un mese per dare l’allarme pandemia e nessuno sa cosa effettivamente sia successo non solo a Wuhan ma in tutta la Cina dove tutte le informazioni sono nascoste e filtrate dal governo.

Nessuno può sapere e l'OMS non dice come, dove e perchè sia partita l’epidemia, mentre in TV abbiamo visto solo immagini selezionate dal regim,e tanto che nessuno può confermare il numero di decessi, di quanti realmente infettati o gli effettivi risultati delle misure di contenimento.

Negli USA, intanto, anche fonti di stampa notoriamente ostili a Trump hanno cominciato a porsi dei dubbi sull’OMS e la trasparenza del suo direttore (etiope, ma voluto da Pechino, già ministro degli esteri di un paese - l'Etiopia - che è diventato un avamposto cinese in Africa). 

L’Unione Europea anziché prendersela con Trump perché non organizza una seria inchiesta per riuscire finalmente a capire cosa sia effettivamente successo e come funzioni l’OMS?

Saperlo potrebbe esserci molto utile per il futuro!

 

STORIA A TELE VCO

 

Segnalo che proseguono ogni martedì alle 13.30 i miei appuntamenti con la Storia a Tele VCO (canale 19, oppure in streaming www.televcoazzurra.it e poi “tuttonotizie” ).

Le lezioni vengono replicate per tutto il pomeriggio - sempre di martedì - al minuto 0.30 fino alle ore 18.30

Sono una sintesi delle mie lezioni all’ UNITRE  di Arona ed attualmente trattano della storia d’Italia dopo la prima guerra mondiale.

 

BUONA SETTIMANA TUTTI !                                                          MARCO ZACCHERA 

 

 

IL PUNTO n. 761 del 10 aprile  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: PASQUA: RIFLESSIONI E TRISTEZZE - AZZOLINA, CHI? – TUTTI PROMOSSI! - CORRIERE, CENSURE, OMS E CINA - ASSOLUZIONE AUSTRALIANA 

 

 

RIFLESSIONI E TRISTEZZE

Non mi va di commentare un governo che nell’emergenza prima litiga due giorni interi su chi debba gestire i fondi tra PD e M5S, poi si presenta in conferenza stampa a reti unificate annunciando un favoloso decreto che ancora non c’era, tanto che viene cambiato e pubblicato solo dopo alcuni giorni in Gazzetta Ufficiale. .

Spero disperatamente che alla fine arrivi davvero qualcosa a chi è in grandi difficoltà, anche se si privilegia sempre “l’effetto annuncio” alle realtà. Allo stesso modo spero che si abbia il buonsenso di fare ripartire l’azienda Italia davvero al più presto, perché non ha senso fermare chi vuole e deve produrre, se osserva tutti gli obblighi della sicurezza e ogni giorno che si sta fermi è un giorno perduto.

Credo e spero, ma vedo crescere l’incertezza, la sfiducia, i tempi di liquidazione dei contributi che non sono davvero “a bacchetta magica” come ci si è stato fatto credere.

Intanto in Lombardia si muovono già i magistrati contro la regione (un copione scontato) mentre già saltano fuori i primi imbrogli sui bandi del Consip.

Sono triste, anche perché sta morendo la “mia” Europa, quale che sia il compromesso finale su MES ed Eurobond. Muore nei cuori, nei fatti, nei litigi, ma so che non è solo sempre “colpa” della Germania o dell’Olanda. Siamo un paese di furbi, dove proprio in questi giorni si fa finta di scoprire che esiste il “nero” e il sommerso, una realtà così ampia e consolidata, tanto che di fatto bisogna pure aiutare chi non paga minimamente il dovuto.

Non scaglio la prima pietra, ma andate a spiegarlo agli olandesi che - però - si tengono in casa i maxi-capitalisti del continente attirandoli con imposte agevolate. Fosse almeno capito da tutti che l’Europa può finanziariamente esistere solo se c’è una moneta comune ma anche una finanza comune, un fisco comune, un controllo comune in una reciproca serietà. Aggiungo che politicamente in Italia come in Europa servirebbe una elezione diretta dei vertici che siano quindi obbligati e responsabilizzati a rispondere direttamente a tutti i cittadini-elettori, non solo alle banche ed ai governi.

“Unione” significa unificare principi, sistemi, tasse, contributi, controlli, verifiche, agevolazioni o non si può essere né solidari né “uniti”.

Sono triste soprattutto perché passano i giorni della vita, con il tempo che sfugge dalle dita come granelli di sabbia e tutti  abbiamo sempre meno tempo davanti a noi.

Pasqua deve allora rappresentare anche giorni di riflessione, di tregua, di rinascita, di resurrezione.

Chissà - allora - se questa lunga parentesi non ci porterà  a riflettere un po' su noi stessi con tutti i nostri limiti, le nostre incongruenze, le nostre debolezze.

Alla fine questo virus forse ci porterà forse ad essere più frugali e attenti, magari anche migliori.

 

AZZOLINA CHI ?

Domenica sera, ospite di Fazio a “Che tempo che fa”, ho avuto modo di ascoltare la ministro della pubblica istruzione on. Lucia Azzolina. Sono rimasto esterrefatto dalla superficialità delle sue risposte date “a macchinetta” nella evidente constatazione che la ministro parlava solo con luoghi comuni, tanto che lo stesso Fazio l’ha trattata con malcelata ma pesante ironia.

Tra l’altro dopo neppure 24 ore il “decreto di inizio aprile” l’ha clamorosamente smentita.

Per curiosità mi sono andato a vedere chi sta occupando la scrivania che fu di Giovanni Gentile.

Se guardate su Wikipedia scoprirete che la nostra ministro si era candidata in Piemonte alle elezioni del 2018, non era stata eletta ma poi “ripescata” dalla Corte di Cassazione perché il M5S aveva esaurito i posti degli eletti in Campania.

Già aspirante professoressa di filosofia, il 13 settembre 2019 è stata nominata sottosegretaria e il 28 dicembre addirittura ministro. Conquistato il brillante risultato di arrivare 2542esima (duemilacinquecentoquarantaduesima!) nel recente concorso per dirigente scolastico (ovvero fare la preside), ma senza riuscirci. Un concorso tenutosi mentre era già deputata e componente la Commissione istruzione alla Camera e quindi in potenziale conflitto di interessi.

Il 27 dicembre 2019 il prof. Massimo Arcangeli, Presidente della Commissione ministeriale per l'accesso al ruolo di dirigente scolastico che giudicò la prova orale della deputata, mise pubblicamente in dubbio la capacità della stessa di poter svolgere l'incarico di Ministro della Pubblica Istruzione, sulla base dei risultati ottenuti nei test (famoso il suo 0 (zero) in informatica) e sostenendo inoltre che alcuni paragrafi della tesi da lei a suo tempo presentata per l’abilitazione all’insegnamento sarebbero stati direttamente copiati da testi specialistici.

Alla richiesta delle sue dimissioni la ministro ha replicato sdegnata alle accus,e sottolineando che non si trattava né di una tesi di laurea né di un plagio, essendo lo scritto una semplice relazione di fine tirocinio. (in altre parole – mi sembra – confermando tutto).  Se poi avete tempo libero e un fegato ben messo andate a vedere i curriculum e gli “alti profili” di diversi altri ministri, ad esempio quelli della ministro del lavoro, delle politiche agricole e – ovviamente – di Giggino agli affari esteri.

Tranquilli, siamo davvero in buone mani e d'altronde era già stata l’ex ministro all’ Istruzione Valeria Fedeli (sindacalista neppure diplomata) ad aprire le gabbie.

 

TUTTI PROMOSSI !

..Se volete poi avere una conferma della superficialità della ministro Azzolina  riflettete su un aspetto: aver comunicato a tutti gli studenti d'Italia  il 6 aprile  che tutti quest’anno saranno promossi.

Siamo stati tutti ragazzi, se ci avessero detto due mesi prima della fine di un anno scolastico che non ci sarebbero state bocciature avreste continuato a studiare con lo stesso impegno? Io no, perché è ovvio che senza l’obiettivo di un esame finale soprattutto un adolescente ringrazia, sorride e pensa ad altro.  A cosa sono serviti allora i sistemi pedagogici, gli sforzi degli insegnanti, le difficoltà per connettersi e coinvolgere a distanza in queste settimane  se poi cade la “tensione morale”, logica all’annuncio del “liberi tutti”? Si poteva comunicarlo eventualmente l’ultimo giorno utile, non così in anticipo.

Il consueto (ed abusato) slogan 5 Stelle del  “Nessuno sarà lasciato indietro” è cugino stretto di quel “6 politico” e degli esami di gruppo di sessantottina, infausta memoria.

Credo che i genitori e gli insegnanti seri non possano che condividere.

 

AUTOCENSURA AL CORRIERE - L’ OMS DIPENDE DA PECHINO?

La scorsa settimana, in calce all’articolo su come Taiwan ha affrontato e vinto il Coronavirus nonostante il boicottaggio dell’Organizzazione Mondiale della sanità e della Cina comunista, pubblicavo alcuni link di approfondimento, uno dei quali con la pagina “Esteri” web del Corriere della Sera, articolo che so molti lettori hanno letto.  

Improvvisamente domenica la pagina è sparita. Non più cliccabile, non più leggibile, non più trasferibile. Sparita e basta, anche dalle pagine d’archivio.  Piacerebbe sapere se il “Corriere” si è piegato a qualche pressione di Pechino. Intanto è confermato che il 31 dicembre Taiwan aveva formalmente comunicato all’OMS dell’epidemia, comunicazione ufficialmente non presa in carico perché Taiwan “non esiste”.

Addirittura il direttore dell’ OMS – interpellato ieri in conferenza stampa su questa assurdità e sul fatto che per oltre un mese si è perso tempo nel prendere provvedimenti – ha accusato Taiwan di “razzismo”!!

Dura la presa di posizione della presidente di Taiwan (eletta a gennaio) che ha replicato: “Il personale medico e i volontari di Taiwan sono impegnati senza sosta in ogni parte del mondo, persino in Etiopia, patria del direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus. I cittadini taiwanesi non distinguono le persone in base al colore della pelle o alla lingua che parlano: tutti sono nostri fratelli e sorelle. Taiwan non ha mai permesso che la mancata adesione alle organizzazioni internazionali diminuisse il proprio supporto alla comunità internazionale. Taiwan si è impegnata da subito a contenere la diffusione del COVID-19 e i risultati raggiunti sono stati notati da tutto il mondo. Nonostante l’esclusione dall’OMS per colpa di macchinazioni politiche, ci siamo fatti carico delle nostre responsabilità come membri della comunità internazionale e abbiamo fornito spontaneamente e gratuitamente milioni di mascherine e altro materiale medico al personale sanitario delle nazioni più gravemente colpite dall'epidemia, (Italia compresa ndr)."

E poi criticano  Trump che denuncia come l’ OMS sia diventato un organismo politico purtroppo in mano ai voleri di Pechino che – detto per inciso – contribuisce finanziariamente all’ OMS in minima parte rispetto agli USA.

 

ASSOLUZIONE AUSTRALIANA

Poco spazio, complice il coronavirus, per una sentenza australiana: l’Alta Corte (la nostra Cassazione) ha assoluto con 7 voti a 0 il cardinale George Pell – già primate cattolico d’Australia - dall’infamante accusa di abusi sessuali a due ragazzi nel 1996. Anche in primo grado ( con 10 voti contro 2) i giurati l’avevano assolto, ma la sentenza era stata annullata poiché non c’era stata l’unanimità. Nuovo processo, questa volta condanna sotto i riflettori, grande imbarazzo vaticano, galera e segregazione di mesi per il cardinale. Ora l’ immediata scarcerazione e le cose finirebbero qui, come per tanti assolti dopo lunghe traversie giudiziarie.

C’è però un dato inquietante: Papa Francesco aveva chiamato Pell a riformare le finanze vaticane, mettendo ordine e facendo pulizia là dove non c’è mai  stata molta trasparenza. Molti si chiedono se questa vicenda non sia stato un comodo sistema per toglierselo dai piedi.

 

AUGURI DI PASQUA, CHE SIA DAVVERO DI RESURREZIONE !

 

MARCO ZACCHERA

 

 

IL PUNTO n. 760 del 3 aprile  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: PERCHE' BISOGNA RIPARTIRE SUBITO - LA POLITICA DELLE MASCHERINE – BUROCRAZIA: UN CASO CONCRETO

 

RIPARTIRE SUBITO

E’ meglio non entrare nel merito dei provvedimenti del governo per evitare polemiche, anche se  tutti coloro che si occupano della materia confermeranno quello che sostengo da settimane ovvero come i decreti emessi - soprattutto quelli pensati per ottenere contributi - siano scritti in modo spesso incomprensibile.

Soprattutto (al contrario di mille dichiarazioni, continue apparizioni di Conte in TV, proclami, interviste ed appelli semplicistici) i “sacri testi” sono molto spesso di difficile applicazione, salvo che alla fine - per disperazione o volontà politica - l’INPS e gli altri Enti non dichiarino una specie di  “liberi tutti” accettando tutte le domande presentate, anche da chi non ne avrebbe i titoli (un invito quindi a far “comunque” domanda: “all’italiana” poi si vedrà…).

Gli ordini professionali sottolineano unanimi come, di fatto, quasi nessun iscritto “normale” potrà mai usufruire dei famosi 600 euro e questo vale per avvocati, commercialisti, veterinari, ingegneri, architetti e consulenti. Paradossalmente ne godrà solo chi ha  platealmente lavorato in “nero”, così una volta di più chi ha fatto il furbo verrà premiato autodichiarandosi indigente.

I decreti sembrano a volte scritti coi piedi, per esempio là dove si parla di “reddiio” anziché di “incassi”. Eppure mentre un incasso è verificabile subito, il “reddito” di una persona o di una impresa lo si conosce solo a fine anno (anzi, a metà dell’ anno dopo): o si è voluto inutilmente complicare le norme o al Ministero non sanno bene quale sia la differenza dei termini, di sicuro è impossibile calcolare seriamente - senza il confronto di seri dati completi - un reddito parziale  trimestrale.

 

Non è questo però il nocciolo del problema, ma piuttosto che Conte e il governo dovrebbero capire come occorra subito programmare e dare il via alla progressiva ripresa delle aziende o - quando sarà ufficialmente possibile farlo - diventerà troppo tardi per intervenuta asfissia del sistema.

 

Confindustria calcola la chiusura del 57% delle attività industriali e ci si rende conto facilmente che di conseguenza  – salvo alimentari e farmacie – questa riduzione sale a quasi il 100% nel commercio, artigianato, servizi, professioni  e terziario con una perdita di produzione stimabile in oltre 100 miliardi al mese.

Ma perché non si può dare subito la possibilità alle imprese di progressivanente riaprire, se sono in grado di dimostrare che siano osservate tutte le misure di sicurezza sul luogo di lavoro e sotto la diretta responsabilità dell’imprenditore?

Ovviamente serviranno adeguati controlli, ma tenere chiuso per decreto chi potrebbe e vorrebbe invece lavorare essendosi messi in regola è un assurdo che danneggia tutti.

 

Vale per molti lavori all’aperto, l’edilizia, gli artigiani, le piccolissime imprese e quelle famigliari (tanto sono già reclusi insieme in casa!) e per gli stessi negozi, ovviamente limitando gli accessi della clientela, come oggi fanno i tabaccai o i fruttivendoli.

Invece al momento in un supermercato non si può neppure comprare un cacciavite pur esposto sugli scaffali: va bene limitare la potenziale futura concorrenza, ma dov’è un minimo di logica?

 

Anche perchè - quando finalmente si ritornerà a produrre - se le “filiere” saranno  rimaste tutte ferme troppo a lungo è evidente che passerà un piu' lungo periodo per poter rimettere in moto il sistema, dai trasporti ai rifornimenti di materie prime per arrivare ai prodotti finiti.

Non possiamo pensare che Stato ed Europa risolvano finanziariamente i problemi delle imprese, anche perché devono e dovranno occuparsi prima di tutto del sistema sociale e delle famiglie, oltre a finanziare anche ingenti investimenti pubblici.

Si permetta quindi già da ora a milioni di aziende, piccole imprese ed attività commerciali – se in regola - di faticosamente rimettersi in marcia.

Saranno spesso produzioni a ritmo ridotto, ma anche quel poco può servire a tenere accesa la speranza di una ripresa più veloce.

Se i soldi non girano non producono ricchezza e ci sono infiniti anelli della catena che rischiano di spezzarsi e fallire. Basti pensare agli affitti degli studi professionali o dei capannoni destinati alle attività di piccole e medie dimensioni: come pagarli ai proprietari che molte volte non sono grandi società finanziarie o immobiliari, ma semplici persone fisiche  – spesso anziane - che campano su quegli affitti?

Se i proprietari non incassano saranno altri milioni di persone da mantenere, ma le aziende ferme non incassano e quindi  neppure volendo potrebbero pagare l’affitto.  

Ci sono poi autentiche assurdità: in agricoltura per esempio manca e mancherà mano d’opera (moltissimi immigrati sono tornati a casa): possibile che non si possa utilizzare almeno in parte la sterminata platea dei redditi di cittadinanza?

Decretare poi che nelle aziende agricole si possono utilizzare famigliari fino al sesto grado purchè lavorino gratis è ugualmente assurdo: perché allora non rimettere in pista subito piuttosto un sistema di voucher, almeno fino a che il sistema non sarà tornato normale?

Idee che vanno pensate ora e progressivamente applicate concretamente da subito, come “carburante” indispensabile per la ripresa.

Tra una polemica e l’altra e troppe comparsate in TV, qualcuno ci pensa?

 

CINA E TAIWAN: LA POLITICA DELLE MASCHERINE

L’ hanno chiamata “La Politica delle mascherine”, che va di pari passo ad un bel po' di torbido che gira intorno all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che molti solo adesso cominciano a capire essere anche un organismo politico oltre che di gestione e controllo sanitario. 

Prima le accuse di mezzo mondo alla Cina di aver nascosto per settimane la vera portata dell’epidemia (con i filmati pubblicati lunedi anche da Rai 3 dove si vedono le condizioni igieniche dei mercati cinesi e il portar via morti per strada a Wuhan in numero che sembrerebbe ben più numeroso ai dati ufficiali) ora le accuse all’OMS di essere un organismo sino-dipendente e non super partes.

A far nascere il caso è la perdurante chiusura dell’OMS a Taiwan che per loro “non esiste” e quindi quello che viene fatto a Taipei non conta.

Peccato, perché a Taiwan l’epidemia è stata arginata molto meglio che in Cina (solo 329 casi e in tutto 5 decessi) con metodi chiari, democratici ed organizzati: esperienze utili e soprattutto immediate, ma censurate.

L’imbarazzo cresce perché ora Taiwan ha regalato (non come buona parte del materiale sanitario cinese che invece è stato fatto pagare) ben 10 milioni di mascherine chirurgiche all’ Europa e in particolare all’Italia, oltre a un ingente carico di materiale sanitario offerto dai cattolici di Taiwan al nostro paese e coordinato con la nunziatura apostolica vaticana a Taipei. Di Maio non ne parla in evidente stato di imbarazzo (poi a fine epidemia ci spiegherà chi ha firmato i contratti con Pechino senza gara né controllo dei prezzi), ma i fatti restano e sono quelli che sono.

Per l’OMS però Taiwan – appunto - non esiste, non se ne deve parlare e nemmeno la gravità della situazione riesce a superare i pregiudizi politici che in campo sanitario non dovrebbero esistere verso nessuno.

Peccato, perché è documentato che la Repubblica di Cina (il nome ufficiale di Taiwan) viene considerata un esempio vincente nella lotta al virus ed è stata tra i primi paesi ad avviare controlli e sperimentazioni pur non facendo ufficialmente parte dell’Oms, che riconosce soltanto la Cina continentale.

Un punto su cui il governo di Taipei è tornato più volte negli ultimi giorni per rivendicare i propri meriti, arrivando persino ad accusare direttamente l’agenzia internazionale di aver ignorato gli avvertimenti formali ricevuti alla fine di dicembre, quando per la prima volta medici taiwanesi avevano già intuito la possibile trasmissibilità umana della malattia.

Una volta di più l’Italia e l’Europa non possono continuare a far finta che Taiwan non esista solo per il “politicamente corretto”, ergo ingraziarsi la Cina comunista.

Perfino la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha intanto ringraziato ufficialmente  Taiwan per “il gesto di solidarietà” e – piaccia o meno a Pechino – è stata questa la prima volta di un formale ringraziamento europeo, mentre l’ Italia ufficiale invece tace, come al solito.

Chi fosse interessato ad approfondire:

 

https://www.corriere.it/esteri/20_aprile_01/coronavirus-taiwan-dona-10-milioni-mascherine-ma-resta-fuori-dall-oms-

 

http://www.galileusweb.com/perche-taiwan-e-diventata-un-problema-per-loms/

  

BUROCRAZIA: UNA TESTIMONIANZA

Pubblico integralmente una email che mi è giunta da una lettrice de IL PUNTO che lavora in una pubblica amministrazione:

 

Ciao Marco,

giovedì (26 marzo n.b.) mi è arrivata, per lavoro, la raccolta delle disposizioni in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Codiv-19 e il testo unico delle ordinanze della protezione civile. Sono complessivamente 6 leggi, 2 delibere del consiglio dei ministri, 7 decreti del presidente del consiglio dei ministri, 19 ordinanze del capo del dipartimento della protezione civile, un  protocollo generale. Poi ci sono i provvedimenti del ministero della salute e quelli  del ministero della pubblica istruzione. In totale sono per ora 38 documenti diversi che fanno 295 pagine... Segue un indice senza i riferimenti a quale pagina posso trovare lo specifico decreto e già il giorno dopo ne avevano  fatto un altro… Come può un cittadino italiano capirci qualcosa e un ufficio pubblico cercare di seguire la legislazione se si rincorre in questo modo?

Ma la follia di fare leggi aggiuntive senza mai abrogare le precedenti al fine di avere un testo unico di riferimento è un processo così impossibile da fare? Quando impareremo?

Ciao C.

 

SPERIAMO IN MEGLIO! BUONA SETTIMANA        MARCO ZACCHERA

 

 

 

IL PUNTO n. 759 del 27 marzo  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: IL PRESENTE E IL FUTURO – LA STORIA DI 100 EURO – CINA NEWS

 

Un augurio sincero e personale a tutti i lettori de IL PUNTO con la speranza che stiate abbastanza bene perche, in questi giorni, è davvero la cosa più importante.

Non c’è molta voglia di scrivere e le polemiche non servono a nulla, ma alcune riflessioni forse possono servire.

Certamente la riflessione più profonda, intima e personale - da credenti o non credenti - ci è comunque venuta spontanea questa sera  vedendo le immagini da Piazza San Pietro a Roma, con un Papa un po' malandato ed esitante che interpretava, nella sua fragilità, proprio quella che oggi – incerta e preoccupata – è  la nostra intera umanità.

 

IL PRESENTE E IL FUTURO

Una settimana fa scrivevo come il decreto “Cura-Italia” mi sembrasse molto pasticciato e - purtroppo - non solo la prima impressione è stata confermata, ma vengono al pettine molti dubbi sulla sua applicazione pratica.

Non è polemica prendere atto che ad oggi non si è visto ancora concretamente nulla sia in termini di contributi economici, ma soprattutto per l’aspetto “ricostruttivo” che invece – sperando che passi al più presto l’emergenza sanitaria – è quello fondamentale per salvare il nostro Paese. 

Questo anche perchè le misure del governo sono tutte da finanziare con un maggior deficit pubblico e comunque si parla di 50 miliardi contro i 500 della Germania ed addirittura i 2000 degli USA di Trump.

Se non si produce  non è pensabile  – salvo nel breve periodo – che lo Stato possa aiutare tutti ed è per questo che non capisco la posizione dei sindacati che vogliono ulteriormente restringere l’apertura delle aziende.

SE UN LUOGO NON E’ SICURO DEVE RESTARE CHIUSO, ma una volta che un’azienda è sanificata e vengono adottate tutte le necessarie misure di sicurezza, perché tenerla ferma?

Meglio che funzioni, anche se magari a ritmo ridotto.

Anche i settori non indispensabili possono e devono essere utili a comunque “creare ricchezza” e soprattutto a far lavorare i dipendenti (e così pagare anche imposte e contributi) o il sistema non può reggere e fallirà perchè stampare moneta per pagare "ad ufo" (ammesso fosse possibile) crea solo inflazione, non ricchezza. Non possiamo permetterci di perdere la maggior parte dei 180 miliardi al mese di "produzione" italiana.

Che rischio c’è a tenere aperti tutti i cantieri per le opere pubbliche o le imprese edili, soprattutto se operano all’ aperto? Bisogna assolutamente insegnare prima di tutto sicurezza sanitaria alle maestranze, ma non serve bloccare tutto.

Se in un negozio si entra uno alla volta, perché tenerlo chiuso? Certo, meno gente gira meglio è, ma io vedo dalla mia finestra persone diventate responsabili, attente, mai in gruppo e non capisco perché (ovviamente stando a debita distanza e magari aumentandola)  non si possa camminare e correre nei parchi e nei giardini, oltretutto per evidenti motivi psicofisici, soprattutto i bambini.

 

Ma avete notato che ALL’INTERNO  DEI SUPERMERCATI (dove già si accede uno alla volta, tenendosi lontani, addirittura facendo provare la temperatura corporea all’ingresso) sono stati chiusi tutti i reparti non alimentari?

E’ più “essenziale” quindi comprare il salmone affumicato (importato) invece di un libro, specialmente se sei bloccato in un appartamento? E se ti serve qualsiasi cosa per la casa o una riparazione, oppure devi comprare un paio di mutande? Non si può.

Tante altre assurdità: per esempio tutti i fioristi e garden chiusi e anche al supermercato non trovate più i fiori - considerati “non indispensabili” - ma quanto conta avere un fiore in casa a primavera e - soprattutto - si è pensato che così facendo si è ammazzato tutto il comparto florovivaistico italiano con le piante che non si possono comunque “abbandonare” perché altrimenti muoiono ? 

Turismo, professioni, artigiani, cave, commercio, trasporti: tutto bloccato, ma ci sono settori industriali che lavorano soprattutto per l’esportazione con produzioni strategiche per altre aziende europee.

Sono attività obbligate a star ferme, ma poi non lamentiamoci se in Europa ci vedranno come dei portatori di peste, danneggiando la nostra ed altrui economia.

Quando avremo perso quei mercati, cosa venderemo all’estero? 

Oppure - visto che bar, ristoranti e pizzerie sono chiusi - se un esercente o un pizzaiolo volessero fare servizio a domicilio con tutti i sacri crismi di sicurezza, perché bloccarne l’attività?

 

Un altro aspetto che mi preme non dimenticare è quello delle libertà individuali e se tutti siamo d’accordo che in tempi d’emergenza bisogna prima di tutto pensare a contenere il contagio, faccio presente che - intanto - sono passate sotto silenzio delle leggi discutibili come quella delle intercettazioni telefoniche, oppure la ricapitalizzazione di Alitalia e si va avanti a colpi di decreti quotidiani senza che il Parlamento possa intervenire, anche perché è praticamente bloccato.

Ci sono una infinità di problemi che andrebbero invece seguiti bene e non decisi da Conte in beata solitudine, anche perché bisognerebbe capire bene chi siano i suoi consiglieri, soprattutto in campo economico.

 

C’è poi la partita in chiave europea che è delicatissima: il rischio che il MES rientri per la finestra - dopo che si era ufficialmente deciso di chiuderne la porta - è vero e reale, come il rischio che con la crisi che verrà le migliori aziende rimaste italiane (sempre di meno) finiscano anche loro in mani straniere, complici le convenienti quotazioni di borsa. Quali misure ha preso il governo per evitarlo, dopo che la CONSOB solo tardivamente ha vietato le vendite speculative al ribasso?

Soprattutto  – viste le divisioni dell’UE e la sua esperienza alla BCE – perché Conte non nomina immediatamente Mario Draghi “Commissario all’Economia e alle Finanze” per trattare in prima persona a Bruxelles per conto del nostro paese?

E’ sicuramente la personalità economica italiana più valida in Europa, certamente  più rappresentativa e tecnicamente preparata di un Conte o un Gualtieri.    

Proprio l’Europa è infatti la grande assente dalla partita, incapace come non mai di darsi regole certe e comuni fin dal primo giorno, con l’evidente arroganza di chi si sente “ricco” rispetto ai propri partner.

Da notare però che finalmente il Sud del continente comincia a condividere una voce unica rispetto alle pretese della Germania e suoi satelliti, ma lo spirito europeo purtroppo è morto, prima vittima dell’epidemia.

 

PS.

Un finale forse stupido, ma non si potrebbe fare un filtro su certi “esperti” che in TV pontificano ininterrottamente a canali unificati? Sono ridondanti e ripetitivi, spesso inutili. Inviterei anche molti di quelli "ufficiali" a cambiarsi la solita felpa, perchè farà molto “emergenza” e audience presentarsi sempre vestiti in divisa da protezione civile, ma i contenuti di certe loro chiacchiere non mi sembrano spesso all’altezza dei problemi trattati. Oltretutto - se questi esperti sono sempre in TV - quando diavolo lavorano? 

Conte ha seminato una nuova stirpe di tuttologi narcisi, ma non ne sentivamo davvero la mancanza. 

 

LEZIONE DI ECONOMIA: LA STORIA DI 100 EURO

(Dedicata al governo: fateci ripartire!)

 

Un turista si presentò all'Hotel ITALIA per pernottare, ma era mattina e la stanza non era ancora pronta, così lasciò 100 euro di caparra all'albergatore, annunciando che sarebbe poi ripassato la sera.

Quell' albergatore aveva un debito di 100 euro con il macellaio e glielo pagò proprio con quella banconota che il macellaio usò per liquidare un suo fornitore, allevatore di bestiame.

L’allevatore doveva cento euro al grossista di mangimi e fu occasione per liquidarlo, ma proprio in quel momento il grossista si ricordò di non aver pagato una stanza all’albergatore quando – pochi giorni prima – aveva avuto ospiti dei parenti, e lo pagò.  

Tutto contento l’albergatore mise in tasca i 100 euro, ma a quel punto si ripresentò il turista che, scusandosi, disse di aver cambiato idea e che non si sarebbe fermato la notte. L’albergatore dell’ Hotel ITALIA restituì un pò scocciato la banconota, contento però di non aver comunque più il debito con il macellaio.

Morale: la moneta serve se gira perché fa girare l’economia, ma se l’Hotel ITALIA resta chiuso restano i debiti e nessuno li può e li potrà pagare.

 

A PROPOSITO DI CINA

Quanti di voi hanno letto l’articolo di Giulio Meotti su “Il Foglio” di ieri 26 marzo con il lungo ed inquietante elenco di giornalisti cinesi letteralmente spariti nel nulla dopo che si erano permessi di criticare – anche solo fugacemente – i metodi del governo comunista per comunicare e poi gestire  l’epidemia?

Come mai nessuno ne ha parlato, tanto meno il ministro Di Maio in perenne fregola di ringraziamenti alla Cina, oppure la Federazione Nazionale della Stampa che avrebbero il dovere morale di chiederne notizia al governo cinese?

(chi vuol leggere l'articolo mi mandi il proprio numero whattsapp) 

 

 

Un saluto a tutti, e speriamo in bene perchè DOBBIAMO FARCELA!

 

                                                                         MARCO ZACCHERA

 

 

IL PUNTO n. 758 del 20 marzo  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: UNITI ! - DECRETO ILLEGGIBILE – PIU’ AIUTI O DANNI DALLA CINA? -  L’ESERCITO CHE NON C’E’

 

Stare uniti nell’emergenza è sacrosanto e quindi le polemiche non servono. Piuttosto un invito a tutti quelli che leggono IL PUNTO a scrivermi, discutere, criticare.

Soprattutto vi invito a non perdere il tempo e quindi ad approfondire, studiare, leggere e – lo si può fare in tanti modi – dare una mano a chi sta anche peggio di noi.

Un saluto affettuoso ai tanti che si impegnano in prima linea ed un ricordo commosso anche a chi, lettore abituale, è malato o addirittura deceduto. So di alcuni casi e sono vicino alle loro famiglie.

Insomma, non solo uno scontato “Andrà tutto bene” ma piuttosto operiamo e comportiamoci perché questo avvenga davvero.

 

NO POLEMICHE, QUINDI,  MA QUESTO DECRETO…

 

Non entro quindi nel merito politico del decreto “Cura Italia” né affronto il problema se i fondi siano sufficienti o meno, anche perché criticare è facile ma intervenire in questa situazione è comunque molto difficile.

Mi limito a dire che TUTTO il decreto è finanziato “a debito” ovvero aumentando il deficit dello stato, il che significa tamponare oggi, ma creare altri problemi futuri.

Quello che mi limito ad osservare è però come il “ Cura-Italia” sia scritto male, contorto, spesso incomprensibile. Alla fine occupa 72 pagine (!)  di Gazzetta Ufficiale diviso in 127 articoli: un testo-monstre scritto in distillato di puro politichese e composto da quasi 100.000 (centomila!) parole in cui concretamente alla fine si parla di tutto, ma si capisce poco o nulla.

Il solo commento (ovvero la traduzione del decreto in italiano comprensibile)  da parte del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti – il mio ordine professionale – riempie 67 pagine scritte fitte fitte solo per cercare di far capire qualcosa a chi deve interpretarlo.

C’è dentro di tutto, dallo svuota-carceri alla cassa integrazione, dalla sospensione dei termini alla proroga di 2 anni (non due mesi!) all’Agenzia delle Entrate per i suoi  accertamenti.

E’ comunque solo un testo-base che verrà poi emendato, cambiato, incrementato e reso così ancora più complicato e pasticciato. Alla fine il Parlamento lo voterà – vedrete – con un voto di fiducia, anche se nessun parlamentare l’avrà mai letto, anche perché leggerlo tutto è umanamente impossibile.

Lo stesso Presidente Mattarella - che lo ha subito firmato e ne promulgherà poi la legge di conversione finale – sicuramente non ha avuto né avrà mai la possibilità di farlo e anche lui, quindi, lo firmerà “sulla fiducia”

Forse non c’era altro modo per stenderlo “a legislazione vigente”, ma credo sarebbe stato meglio (molto meglio) cercare di cambiare  finalmente anche il modo di procedere – visto che siamo in una emergenza – fissando solo pochi punti, ma chiari ed inequivocabili, comprensibili ed attuabili. Tanto vale al massimo un mese, da integrare a nuovo (con quali soldi ?) il mese prossimo.

In Italia non siamo infetti solo dal virus, ma dalla burocrazia e dal politichese che fanno ancora più danni del virus.

Certo, Conte ci tiene ad apparire ogni sera “l’uomo solo al comando” ed andare quindi da solo in TV (anche perché quando parlano certi ministri come quella del lavoro e dell’agricoltura non azzeccano neppure un congiuntivo)   mentre già intorno a lui c’è chi - come Di Maio - rosica se non è in prima fila.

Parliamoci chiaro: nessuno sa come sarà cambiata l’Italia alla fine di una questa batosta, ma prima di tutto speriamo di esserci ancora. 

 

Approfondimento: ATTENTI ALLA CINA (E A DI MAIO) ALTRO CHE "AIUTI" !

 

Grande spazio sui media per l’arrivo a Ciampino del “dono” cinese: 9 medici in trasferta a Roma (e poi spediti in giro per tutta l’Italia) con un carico di materiale sanitario “donato” al nostro paese,  ma che poi sembra sia stato perfino fatto pagare.

Non capisco che cosa abbia tanto da esultare il ministro Di Maio, eppure  da una settimana ci comunica quotidianamente che acquisteremo milioni di mascherine cinesi e loro apparecchi sanitari per proteggerci dal virus. Amen.

Evidentemente  il nostro illustre Ministro degli Esteri (sic!) non si è ancora reso conto che la sua dannata volontà di correre dietro alla “Via della Seta” ci ha già fatto un mucchio di danni.

Certo che adesso ci servono le attrezzature sanitarie cinesi, ma è provato CHE IL GOVERNO CINESE PER SETTIMANE HA NASCOSTO L’EPIDEMIA, addirittura processando e condannando i medici che ne parlavano.

La Cina dovrebbe essere quindi oggetto DI UNA GRANDE INDAGINE INTERNAZIONALE e in qualche modo chiamata alle proprie responsabilità per i danni procurati all’ umanità, altro che pubblici ringraziamenti.

Anche perché il rischio concreto è che i cinesi (e non solo, forse anche la Russia è nel gioco) grazie alla crisi economica legata al Coronavirus e al prezzo del petrolio si comprino a prezzo di saldo le nostre aziende migliori con massicci scalate in borsa.

Di tutto questo però non se ne parla molto, ma è un tema che andrà assolutamente approfondito.

C’è una acuta riflessione su “Il Foglio” del 17 gennaio “L’ORA DEI CATTIVI” che va letta con attenzione (chi vuole leggerla me la richieda – ndr ) dove si sottolinea bene la strategia cinese che ha riconosciuto proprio in Luigi Di Maio l’anello debole della catena di comando del governo italiano.

E’ lui che da ministro dello Sviluppo economico ha firmato la “Via della Seta”, è lui che la settimana scorsa è andato a fare la conferenza stampa in diretta all’arrivo degli aiuti, seduto accanto all’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua.

Pechino sa bene chi in Italia è alla spasmodica ricerca di un palcoscenico e farebbe qualunque cosa pur di salirci: e infatti gli “aiuti concreti cinesi” e  le parole di Di Maio sono finiti su tutti i media italiani e cinesi.

In realtà il ruolo di Luigi Di Maio è stato semplicemente quello di parlare al telefono con il suo omologo cinese Wang Yi  e assicurarsi una commessa (pagandola!!) di mille respiratori da acquistare dai nostri abituali fornitori in Cina e adesso di 100 milioni di mascherine quando diverse aziende italiane – riconvertitesi in una settimana – sono pronte per produrne quante se ne vuole, magari abbassando l’IVA dal 22 al 4% visto che sono diventate preziose (nessuno al governo ci ha pensato nel “ Cura Italia”!?) .

Io non capisco se Di Maio sia consapevolmente oppure no  di quanto stia combinando  (e questa non è ironia: queste cose Di Maio le capisce? Perché  il dubbio davvero mi assilla…) e di essere diventato la sponda “istituzionale” a un’operazione che ha un profondo significato politico ed economico.

Tutto è collegato: l’ambasciatore cinese in TV, la telefonia, la “Via della Seta”, gli acquisti cinesi di titoli di stato italiani, ora le possibili scalate in borsa con la Cina che dalla crisi sanitaria sta già uscendo ben prima di noi.   

 

La controprova di quanto siamo diventati succubi di Pechino si vede anche dalle semplici  cronache quotidiane: neppure questa settimana si è parlato del Paese che  per primo ha affrontato e vinto il Coronavirus: Taiwan.

L’ “altra Cina” , quella libera e democratica, ostile a Pechino ma che pur essendo a soli 120 km dal continente (e con oltre 500.000 suoi cittadini che ci lavorano) ha egregiamente protetto i suoi 23 milioni di abitanti bloccando il virus all’ inizio, tanto da avere pochissimi contagiati e praticamente nessun decesso e senza bisogno di militarizzare alcunchè.

E ricordiamoci che gli spazi a Taiwan sono ben  ristretti, visto che  quei 23 milioni di persone stanno su un'isola grande solo una volta e mezza la Sicilia!

Un successo di cui però non si deve parlare perché a Pechino non piace, così come addirittura non si ammette neppure Taiwan nell’ Organizzazione Mondiale della Sanità solo per motivi politici: un atteggiamento ingiusto e ridicolo, ma soprattutto stupido e controproducente per tutti.

 

Un governo libero, autorevole, con persone serie alla sua guida e con un minimo di visione strategica tutti questi dubbi dovrebbe  cominciare ad averli, così come quei dirigenti del PD ben preparati in politica estera (e ne conosco diversi) che non capisco come possano ancora stare zitti con questo ministro dilettante allo sbaraglio.

Perché nel frattempo la crisi sanitaria ha fatto dimenticare la Libia, la Siria, gli sbarchi (che continuano) e i pasticci della nostra diplomazia di questi ultimi mesi che hanno visto sparire l’Italia da ogni credibilità internazionale.

D'altronde tutti i  lettori possono liberamente giudicare se un Ministro degli Esteri di siffatta levatura sia adatto a rappresentare oggi  l’Italia nel mondo.

 

“VOGLIAMO L'ESERCITO!!”...MA DOV'E'?

 

Tutti chiedono adesso l'aiuto delle Forze Armate per bloccare il coronavirus o almeno controllare il traffico sulle strade, ma ci siamo dimenticate che - nel frattempo - le Forze Armate italiane sono all'osso perché tra tagli, antimilitarismo, operazioni di "pace keeping" all'estero, malati & invalidi e soprattutto scalda-seggiole, c’è ben poco da schierare sul "fronte interno". Quel poco che resta è spesso di non grande operatività, anche perchè mi sembrerebbe assurdo chiedere a quei pochi reparti addestrati e pronti per andare un missione all’estero di ridursi a fare i vigili urbani.

 

I numeri parlano chiaro: taglia di qua taglia di là, abbiamo meno effettivi della Spagna e della Grecia, moltissimi meno di Francia e Germania, siamo bel al disotto del Giappone e se ovviamente siamo nulla rispetto ad USA e Russia, siamo anche molto meno operativi di tutti quegli stati più o meno "militarizzati" - dalla Turchia al  Venezuela, al Vietnam - dove le forze armate sono quelle che comandano sul serio o sono il vero braccio armato del dittatore di turno.

Meglio non trovarsi in situazioni simili, ma quando si invoca la presenza dei militari  è come chiedere di far rispettare una polizza di assicurazione quando arriva un sinistro  ma senza aver voluto pagare il premio della polizza.

Piuttosto pensavo di vedere in prima linea, prima ancora dei militari,  EMERGENCY, LE ONG, MEDICI SENZA FRONTIERE e le varie organizzazioni umanitarie sempre pronte giustamente ad aiutare e salvare chi arriva in Italia: non  ci sarebbe da lavorare adesso anche per gli italiani?

 

A tutti un saluto particolarmente affettuoso e speriamo in una settimana migliore di questa!

 

MARCO ZACCHERA

 

 

IL PUNTO  n. 757 del 13 marzo  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: VIRUS: CERCASI COMANDANTI - E LA FEDE ? – TAIWAN FUORI DAL VIRUS - TELEFONOVENDITE – USA: PRIMARIE DEMOCRATICHE

 

COMANDANTE (ED EUROPA) CERCASI

La prima vittima dell’epidemia si chiama Europa.

Una Europa politica alla deriva dove non si vuol capire la necessità di usare un metro uguale per tutti per affrontare l’emergenza e dove solo la miopia della BCE e in primis della sua presidente francese Christine Lagarde poteva comportarsi in modo così superficiale facendo perdere al continente centinaia di miliardi di euro mentre l’economia affonda.  

Un disastro generale in cui l’Italia brilla per nullità di peso politico, anche se il prode Paolo Gentiloni  ne sarebbe addirittura il “Commissario economico” (ma è sparito dai radar: è in quarantena anche lui?).

Vale per i vertici in Europa ma anche all’interno dove il solito Travaglio – sul “Fatto Quotidiano”- era stato categorico: no a Bertolaso inteso come “uomo forte” che coordinasse la protezione civile, perché sarebbe la dimostrazione che la democrazia non esiste e l’anticamera di una qualche dittatura (!)... e poi c’è già comunque  chi deve governare con potere di decidere.

Conte si adegua volentieri con la sua tacita autostima narcisistica e godendo di vedersi trasmesso ogni sera da solo in TV a reti unificate (Mattarella, dopo una breve apparizione, è scomparso di nuovo…) nominando quindi un signor nessuno a commissario per gli approvvigionamenti, figura che così resterà nell’ombra.

Eppure anche l’attuale Premier non lo ha eletto nessuno, non ha titoli specifici, guida un governo raffazzonato ed eterogeneo prendendo decisioni che solo il futuro ci dirà essere state più o meno tempestive e giuste.

MI ASTENGO DAL CRITICARE  L’ESECUTIVO PERCHE’ NON E’ COSA NE’ PERIODO, PERO’ UN BERTOLASO OPERATIVO AL VERTICE MI AVREBBE DATO MOLTE PIU’ GARANZIE.

Certamente Conte è alla guida di un paese dove è difficile convincere i cittadini a comportamenti ordinati e seri, conseguenti alla situazione,  dove convive lo spirito di eroismo e di solidarietà di alcuni con gli aspetti più squallidi ed egoistici.

Le immagini di chi scappa nottetempo da Milano, assalta i supermercati senza motivo o le rivolte nelle carceri sono tutti sintomi di un paese di “furbi”, difficili da governare.

E’ pur vero, però, che se vengono fatte circolare bozze "riservate" e contraddittorie di decreti è logico che poi si scateni il panico ed una volta di più bisognerebbe sollevare le pesanti responsabilità e incapacità dell’ ufficio stampa di palazzo Chigi.

Il grande vantaggio di un  Bertolaso  “supercommissario” avrebbe significato avere ai vertici delle strutture una persona tecnica, che non dovesse pensare al proprio futuro politico ma solo a prendere decisioni precise, chiare e tempestive senza doversi porre il problema del “dopo”.

Per questo speravo che una persona stile Bertolaso venisse nominata subito, con poteri veri e costringendoci alla disciplina perché i “metodi cinesi” sono possibili solo in una dittatura comunista, ma comunque delle regole vanno date e soprattutto devono essere rispettate e fatte rispettare. Da tutti.

 

E LA FEDE ?

Non ho capito la decisione di permettere l’accesso ai bar fino a mercoledì scorso e di aver invece vietato da tempo le cerimonie religiose, pur osservando l’opportuna distanza tra i fedeli: forse che l’uomo non ha bisogno anche della spiritualità?

Domenica scorsa nella mia parrocchia la Messa è stata celebrata dal parroco da solo e in forma privata, pur essendo spiritualmente in comunione con tutti.

Appena fuori sul sagrato i bar erano pieni di gente seduta (e in piedi) stretta stretta per l’aperitivo: una vergognosa assurdità.

 

L’uomo moderno non crede più, si sente immune dai rischi e padrone del proprio destino. Poi basta un virus grande qualche nanomillimetro ed ecco che  vede anticipare in modo drammatico ed immediato il suo destino di morte.

Ho purtroppo notato che il Coronavirus non ha portato  – almeno visibilmente – a un minimo di ritorno alla Fede, anche perché chi crede ha avuto ed ha paura di farsi giudicare vecchio e retrogrado.

Una volta la peste la si curava con preghiere, novene e processioni, oggi ovviamente  non più, perché quasi nessuno è portato a pensare che una reliquia, un simulacro, un’immagine miracolosa possa salvarlo dal male dopo che  la scienza ha spiegato tutto (o “quasi” tutto), eppure credo che in questi momenti difficili un po' di Fede non solo sarebbe utile, ma necessaria.

Anche chi non crede - ma è comunque persona saggia - si sarà pur messo in questi giorni in una posizione di riflessione, di ricerca, di dubbio.

Dedichiamo allora un po' di tempo anche a queste cose, magari approfittando del  “vuoto” che ci ritroviamo intorno rispetto al correre di ogni giorno, riscoprendo il valore di ore che corrono più lente e senza frastuono.

Riflettiamo sui nostri limiti, su altri e più veri valori, sulle contraddizioni di una società distratta e superficiale. Nel silenzio (e nella preghiera, per chi si sente di doverla ricordare)  ritroveremo un po' di noi stessi, un po' di certezze, una nostra nuova dimensione… e allora forse anche il virus sarà servito a qualcosa.

 

TAIWAN FUORI DAL VIRUS

Nell’escalation del coronavirus nessuno parla di un paese che ha sconfitto la malattia ed è Taiwan, dove l’organizzazione (democratica) dello stato ha subito affrontato l’epidemia, bloccato a 45 il numero dei contagiati ed ormai quasi superato ogni quarantena.

A solo a 120 km. dalla Cina continentale e con oltre mezzo milione di persone operative nelle aziende cinesi, i 24 milioni di taiwanesi - pur stipati su una isola relativamente piccola - se la sono cavata da soli, nel silenzio del mondo. Il nostro governo ignora Taiwan ed anche le sue offerte di collaborazione medica perché la politica di sudditanza con Pechino “impone” a Di Maio e soci di essere sordi su questo fronte, ma è una discriminazione assurda, con un preconcetto ed una arroganza semplicemente folle.

 

 

NEANCHE CON IL VIRUS !

Neppure il Coronavirus ha ridotto l’epidemia quotidiana di messaggi telefonici e web con proposte di nuove tariffe gas/elettriche, fantastiche opzioni TV, abbonamenti telefonici concorrenziali. Tutte chiamate che in barba a qualsiasi privacy (legge da abolire, perché evidentemente inutile !!!) ti raggiungono sempre ed ovunque, soprattutto nei momenti meno opportuni.

E’ un’altra vera epidemia, un’alluvione. Se protesti e chiedi chi mai abbia dato il tuo numero di telefono ti rispondono addirittura che lo hai chiesto tu… Segue il consueto diverbio, che però ultimamente lascio correre sia perché ci sono altri problemi da affrontare sia perché quelle povere persone del call-center sono probabilmente delle disperate  ancora più di noi.

Chissà, solo se vendessero mascherine e gel forse in questi giorni farebbero affari…

 

PRIMARIE USA, E’ BIDEN IL “COMPETITOR”

Anche questa settimana propongo una riflessione tratta da un testo di Gian Carlo Poddighe sulla situazione in USA dove i democratici hanno praticamente scelto Joe Biden a competere contro Trump.

……..

Il partito democratico è una macchina molto più rodata ed efficiente di quella repubblicana e ha fatto la sua scelta su Joe Biden, come si vedrà definitivamente tra pochi giorni quando si voterà per le “primarie” in grandi Stati come l’Illinois e la Florida, nei quali Biden è favoritissimo, Sanders ha perso anche in passato e dove è ulteriormente caduto per la sua apologia al castrismo cubano.

Joe Biden (pur non essendo considerato un vincente per i suoi trascorsi, i suoi interessi e zavorre famigliari, le sue gaffe, la senilità che affiora in una oratoria confusa e ripetitiva) è l’obbligato prodotto del momento, nato della necessità della casta “democratica” di salvare sé stessa anche in caso di suo fallimento.

Ad aiutare Biden anche Obama è intervenuto al momento giusto, l’ unico che poteva mobilitare i leader neri al Sud. L’ex presidente sa benissimo che gli afroamericani e i sindacati al nord hanno la vera capacità di mobilitazione, molto superiore a quella dei giovani che avrebbero dovuto essere il supporto di Sanders.  

Anche grazie alla discesa di Obama - più vendibile ed accettabile di quella dei Clinton – il miliardario Bloomberg è stato asfaltato e rottamato e così Biden ha potuto rialzare la bandiera del riformismo rottamando Sanders.

Il vertice democratico ha insomma scelto il male minore.

Trump aveva un solo nemico, se stesso, ma oggi ha un nemico subdolo e potente,  che potrebbe minarne la possibilità di rielezione  per la possibile  cattiva  gestione dell’ imprevedibile emergenza sanitaria che si è trovato a fronteggiare.

Sta già correndo ai ripari con un poderoso intervento economico/finanziario, una sorta di Piano Marshall al quale nemmeno i democratici potranno opporsi. Verrà anche una mobilitazione della macchina militare americana con le proprie competenze e conoscenze nel campo della guerra NBC ma non è detto che basterà dopo aver minimizzato fin troppo la crisi sanitaria.

Certo che un successo di Trump anche su questo fronte  ne farebbe un leader mondiale, ma  una sconfitta lo metterebbe pericolosamente a rischio.

 

 

UN SALUTO A TUTTI   E BUONA SETTIMANA  -    MARCO ZACCHERA

 

IL PUNTO n. 756 del 6 marzo  2020

di MARCO ZACCHERA   ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

Sommario: UNA BELLA STORIA  -  VIRUS E POLEMICHE – L’ EUROPA ? NON PERVENUTA ! – ARRIVEDERCI REFERENDUM 

 

UNA BELLA STORIA

Da una lettrice de IL PUNTO ho ricevuto notizia di questa piccola storia realmente accaduta nei giorni scorsi a Rho (vicino a Milano) e con la sua autorizzazione la pubblico volentieri, anche per cercare di dare un senso a queste giornate così difficili…

 

Quando al telefono mi dissero che se non facevamo subito qualcosa migliaia di fiori recisi destinati a una grande fiera (sospesa a causa del virus), sarebbero stati buttati via, non ci ho pensato due volte.  Nel giro di poche ore abbiamo messo insieme due furgoni, cinque volenterosi e alcune persone speciali degli uffici del Sindaco che si sono messe al telefono.

Il risultato è  stato un elenco di circa una quindicina di luoghi (che poi -  man mano che si spargeva la voce - sono diventati una ventina)  dove portare i fiori: case di riposo, parrocchie, associazioni e centri di tutela minori, donne e persone in difficoltà.  Sicuramente sarà mancato qualcuno, ma la sfida è  stata quella di consegnare più fiori nel minor tempo possibile: il fiore reciso dura pochi giorni. E così abbiamo fatto.

Non erano tutte rose come preannunciato in un primo tempo, né i fiori erano così tanti,  ma alla fine spero di aver strappato migliaia di sorrisi per un dono insperato. "L'ha ricevuto anche la mia mamma, Grazie!"  mi ha detto una signora a fine giornata guardando il mio floreale fardello.

Allora ho sorriso anch'io dopo aver passato tutto il giorno attenta agli indirizzi, per fare in modo di ottimizzare i percorsi e cercando di dare il meglio per ogni luogo.

Pensavo a quei produttori olandesi che quei fiori li hanno coltivati con amore, imballati e spediti con una intenzione che non si è avverata a causa di una emergenza che costringe purtroppo all'isolamento ma con il loro lavoro che non è andato sprecato.

Una ambasciata - quella olandese - che ha cercato una soluzione alternativa per questa bellezza. Ecco che così quei fiori sono stati portatori di sorrisi per tanti con un bel messaggio di distensione, una piccola storia felice che ha spezzato per un attimo l'emergenza.

Grazie a ognuna delle persone che hanno reso possibile questa bella storia.

 

VIRUS: NIENTE POLEMICHE, MA…

Sarebbe scorretto in giornate così difficili alimentare polemiche e non voglio farlo, anche se alcuni provvedimenti governativi così contraddittori e confusi non hanno certo aiutato a migliorare il morale e la situazione.

Evitiamo quindi (per ora) divisioni e liti in questi momenti così pesanti, anche se non posso tacere che quello che forse mi ha deluso di più è stato il silenzio assoluto – almeno fino a ieri sera - del Presidente della Repubblica, soprattutto se contrapposto all'indigestione verbale cui è vittima quotidianamente il premier Conte.

Certo che  infine - Sua Eccellenza il Presidente ha parlato, ma forse soprattutto perché i suoi consiglieri gli avranno sottolineato che qualcuno in Italia cominciava a chiedersi se per caso non fosse stato infettato anche lui.

Se Mattarella è (o dovrebbe essere) il simbolo dell’unità nazionale una sua maggiore presenza in mezzo agli italiani in questi giorni avrebbe forse rincuorato, unito, fatto crescere la speranza.

Per esempio un suo più caloroso  e doveroso “grazie” a tutti coloro che in questi giorni – soprattutto in campo sanitario – stanno dando il massimo credo  sarebbe stato apprezzato.

Pensate che un Pertini o un Ciampi se ne sarebbero stati zitti e freddi così a lungo, in settimane tragiche come queste?

 

LA VERA ASSURDITA ? L’ EUROPA!

Comunque finirà l’epidemia del Coronavirus porterà comunque una grave conseguenza: la dimostrazione dell’ assoluta inconsistenza ed incoerenza europea.

Al netto di mille chiacchiere e delle solite dissertazioni demagogiche  se c’era una volta che L’Unione sarebbe servita era proprio adesso, soprattutto per concordare ed attuare misure comuni contro un’ epidemia senza confini e definendo tutti insieme iniziative sanitarie ed economiche.

Ogni paese invece è andato (e va)  in ordine sparso tra accuse ed omissioni, “furbate” e show mediatici, minimizzazioni o paure ingiustificate.

Assurdo, assurdo, assurdo. Neppure davanti alla paura e all’ emergenza di un contagio l’Europa riesce a creare e a credere in una sua politica ed in una linea di comportamento comune rappresentando così platealmente il fallimento (o il tradimento) della realtà politica ed umana più importante che si era cercato di costruire all’ alba del nuovo millennio.

Una sconfitta per tutti, grave ed inequivocabile, che in prospettiva è ancora più dannosa  del virus.

 

UNICA COSA BUONA: ARRIVEDERCI REFERENDUM

Il coronavirus ha portato una sola cosa positiva: è stato rinviato sine-die il referendum costituzionale del 29 marzo per la riduzione dei parlamentari.

Uno dei referendum più inutili e sciocchi della storia repubblicana, indetto solo per riaffermare la demagogia del M5S che doveva finalmente e assolutamente “portare a casa” un risultato-simbolo per riaffermare il suo slogan del “tagliare i costi della politica!”.  

Certamente quei pochi che sarebbero andati a votare avrebbero condiviso perchè è duro spiegare alla gente che il taglio sarebbe stato solo demagogia, visto che il vero problema non è tanto il numero ma piuttosto la QUALITA’ degli eletti, vero dramma della nostra Repubblica.

Avremo modo di riparlarne, così magari alla fine diventeremo più di quei tre o quattro gatti che a fine mese avrebbero votato  "no". 

 

UN SALUTO A TUTTI  SPERANDO IN UNA MIGLIORE SETTIMANA                        MARCO ZACCHERA

 

 

 

IL PUNTO n. 755 del 28 febbraio 2020

di MARCO ZACCHERA

 

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Sommario: CORONAVIRUS, INDIETRO TUTTA! – VITALIZI E DEMAGOGIA – “DIMISSIONI VOLONTARIE”

 

VIRUS: ADESSO INDIETRO TUTTA, MA CHI PAGHERA’ I DANNI?  

VADANO A CASA GLI APPRENDISTI STREGONI.

 

Devo innanzitutto ringraziare le centinaia di lettori (oltre 600!) che hanno commentato positivamente il mio ultimo “speciale” IL PUNTO – ripreso anche da molte testate - sulle conseguenze create dalle informazioni diffuse in Italia sul Coronavirus e, drammaticamente riprese all’estero, hanno trasformato di fatto l’immagine del nostro Paese in un covo di appestati.

Adesso è in corso al governo l’operazione “Indietro tutta” ma confermo la mia impressione immediata ovvero che tutte le misure prese - anche quelle doverose - potevano essere comunicate ed applicate  in maniera ben diversa, come in concreto è stato fatto in tanti altri paesi europei dove, molto probabilmente, il virus si è diffuso esattamente come in Italia, ma senza allarmare la popolazione e scatenare reazioni economiche terribili.

Interi settori produttivi sono intanto ora al disastro. Dal turismo agli spettacoli, dalla ristorazione al commercio, dalla cultura ai trasporti è stata creata una situazione di panico assurda e ingiustificata con pesanti ripercussioni economiche.  

 

Come sempre nessuno si assume ora le proprie responsabilità.

Il premier Conte, dopo decine di suoi spot pubblicitari personali in TV (sono state conteggiate 16 sue presenze in diretta sulle TV generaliste soltanto domenica), si è reso conto di aver combinato un disastro e quindi eccolo prontamente a virare di 180° assicurando gli italiani che ora devono stare tranquilli e invitando gli stranieri al grido di  “Venite in Italia, il paese è sicuro!”

Una tale capriola in pochi giorni è il tipico atteggiamento del Conte-vinavil, l' uomo anguilla per tutte le stagioni sempre pronto a tutto pur di restare in sella e "fiutare" l'aria..

La sua pantomina contraddittoria non è credibile e infatti una lunga lista di paesi ha cancellato di fatto i contatti con l’Italia e il Parlamento Europeo ha addirittura imposto la quarantena ai deputati europei del Nord il che è offensivo, illegale, assurdo e ridicolo, ma la dice lunga su come siamo considerati a livello internazionale.

Nessuna persona di buonsenso può criticare le misure prese per l’emergenza, ma sono i tempi e il modo di come sono state annunciate, pubblicizzate ed applicate che va censurato, anche per le evidenti assurdità e contraddizioni che le hanno accompagnate.

A Napoli si gioca allo stadio e contemporaneamente si chiudono le scuole, in Piemonte stadi chiusi ma anche le palestre, piscine, chiese, ritrovi. No a funerali e matrimoni, ma tutto tra ordini e contrordini, interpretazioni, speculazioni e incertezze con numeri di telefono di emergenza muti o intasati.

Adesso il problema è chi pagherà i danni ai settori precipitati in crisi e che ci metteranno mesi – ad andar bene - a risollevarsi.

Chi ha sbagliato almeno politicamente dovrebbe pagare e visto che Conte, da buon Narciso, ci ha tenuto così tanto ad apparire come “l’Uomo solo al comando” che adesso paghi, ovvero faccia il piacere di mettersi da parte anche perché il suo governo ha approfittato proprio di questi giorni per piazzare alcuni  voti di fiducia (tipo quello sulla nuova legge per le intercettazioni) molto pericolosi per la libertà di tutti.

Mattarella ne approfitti per dare un segno di vita imponendo un governo transitorio di garanzia e unità nazionale ma facendo però andare a votare presto gli italiani che dopo tanti ribaltoni hanno il diritto di decidere  liberamente e finalmente da chi farsi guidare, anche perché Conte in fondo non lo ha votato nessuno. Una volta di più questa vicenda del Coronavirus ha confermato che siamo in mano a troppi apprendisti stregoni.

 

VITALIZI E DEMAGOGIA

Il M5S - a corto di voti ed argomenti - ha ripreso con forza la polemica sui vitalizi parlamentari che è un “non problema” dal punto di vista finanziario generale, ma lo diventa per comprensibili questioni etiche e di diritto.

E’ scontato che – da ex parlamentare – mi sia spiaciuto quando mi hanno tagliato la pensione, ma penso a chi vive di “minima” e quindi ho ricorso, ma non mi lamento. Quello che mi dà fastidio - perché è demagogia pura -  è però l’essere chiamato “ladro” come reiteratamente insistono Di Maio e compagnia.

Io ho cercato di fare  onestamente il parlamentare per 18 anni, non ho mai rubato nulla a nessuno, ho cercato di lavorare seriamente per l’Italia e la mia terra (chi vive in Piemonte e nel VCO ed ha una certa età ed esperienza può fare i confronti con questi ultimi anni…). Personalmente ho versato 21 anni di contributi di circa 1000 euro al mese. “Tagli”? Va bene, è giusto il sistema “contributivo”, ma allora perché non deve valere per tutti?

Perché in Italia ci sono legioni di dipendenti pubblici andati in pensione con solo 14 anni e 6 mesi di contributi versati (compresi quelli figurativi), folle oceaniche di ex ferrovieri, telefonici, sindacalisti, parastatali, dipendenti di aziende in crisi e piloti Alitalia “accompagnati” alla pensione e che ne godono i frutti.

Perché non considerare allora anche queste categorie come più o meno privilegiate visto che NON hanno contribuito rispetto a quello che percepiscono?

Se la retroattività vale per gli ex parlamentari allora deve valere proporzionalmente per tutti e se non “tagli”  almeno dei “taglietti” sarebbero giusti, soprattutto se servissero per aiutare le nuove generazioni, altrimenti è pura demagogia.

 

“DIMISSIONI VOLONTARIE”

Ci sono notizie che colpiscono soprattutto perché restano ai margini della cronaca.

Quanti hanno saputo che l’altro ieri al Policlinico Gemelli di Roma è stato trovato il cadavere di un uomo di 45 anni che era sparito il 10 agosto dell’anno scorso?

Era finito in una intercapedine dell’uscita di sicurezza del proprio reparto e, cadendo per alcuni metri, era morto lì.

A suo tempo i sanitari - non trovandolo più nel suo letto - pare lo avessero cercato brevemente e poi avrebbero semplicemente scritto “dimissioni volontarie” e chiuso la sua cartella clinica.

Se sia stato delitto o disgrazia non lo so, ma mi chiedo come mai nessuno abbia per esempio sentito anche solo l’odore della decomposizione del corpo per sette mesi.

Cosa sia effettivamente successo lo accerteranno gli inquirenti (o almeno speriamo), ma intanto prendiamo atto che in un moderno ospedale italiano si può morire anche così…

 

Un saluto a tutti                                                          MARCO ZACCHERA

 

 

 

IL PUNTO  SPECIALE VIRUS

n. 754  del 24.2.2020

 

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

SPECIALE “CORONAVIRUS”

 

“Il buon senso c’era, ma stava nascosto per paura del senso comune”

(Alessandro Manzoni)

 

Cari lettori,

scusatemi per l’irruzione infrasettimanale, ma sono talmente furioso per questa storia del CORONAVIRUS che trovo la necessità di dover scrivere getto queste righe, pur certo di molte critiche.

 

Premetto che sono stato 48 ore in Francia e ci sono andato in aereo. All’arrivo, venerdì pomeriggio, nessun controllo, esattamente come oggi alla partenza, mentre poco fa a Malpensa siamo stati accolti da due tizi in tuta spaziale  che misuravano la temperatura a tutti. Evidentemente in Francia nessuno si preoccupa, qui siamo all'isteria collettiva.

Scrivo soprattutto perchè in questi 2 giorni sono rimasto disgustato da come i media stranieri abbiano dato e stiano dando notizia del virus in Italia. Non so se lo sapete, ma titoli, reportage, iper-allarmismo con una critica anti-italiana generale e generalizzata, colpevoli non si sa bene di che cosa. Ieri sera il TG1 francese ci ha dipinto come una nazione-lazzaretto.

Siamo diventati gli untori d’Europa e comunque ne subiremo le pesanti conseguenze nei prossimi mesi .

E’ un caos: “Che succede in Italia?”, “Italia nazione infetta” “Unici casi in Europa” ecc.ecc. La piazza del duomo di Milano deserta e lo stadio di San Siro chiuso hanno fatto il giro del mondo, con danni incalcolabili a tutti noi, qualcuno l'aveva considerato stendendo le "grida" ministeriali?.

Non è un caso che oggi la borsa sia crollata del 6% o che negli alberghi sia già arrivata una pioggia di cancellazioni, con crisi incombente e generale del commercio, ristorazione, trasporti, servizi, aerei ecc.

 

SE CI VENGONO NASCOSTE REALTA' PIU' GRAVI ALLORA E’ UN’ALTRA FACCENDA, MA SE LE NOTIZIE “VERE” SUL CONTAGIO SONO QUELLE NOTE ALLORA LA REAZIONE GENERALE ED UFFICIALE E’ STATA ED E’ ASSURDA RISPETTO ALLA REALTA!

 

Davvero era necessaria questa reazione istituzionale isterica, con decisioni così drastiche condite dai sorrisini ebeti di certi ministri con il solito ritornello “Ma non preoccupatevi, niente panico!” ? Il che è esattamente il contrario di quanto invece  si crea.

 

Mi sembra tutta una grande contraddizione. Il presidente della Basilicata chiama alla quarantena tutti quelli che vengono dal nord, dimenticando che teoricamente sono 2 settimane che i “nordisti” avrebbero potuto contagiare tutti. Ieri hanno vietato perfino le Messe e l’ingresso in Duomo a Milano, mentre a Bari 40.000 persone si concentravano a sentire il Papa: quante di loro possono essere state al nord in questi giorni od aver incontrato persone che c’erano state? Anche nei “Promessi Sposi” le processioni moltiplicavano la pestilenza, ma 400 anni dopo ce lo siamo dimenticati.

Tra l'altro è davvero così strano che “tutti” i casi siano al nord e non nel centro-sud...oppure lì si controlla di meno, esattamente come nel resto d'Europa dove chi ha la febbre sta a letto ma poi -  in pratica .  guarisce con le cure di stagione?

Ma andiamo avanti: mi spiegate che senso abbia correre a svuotare i supermercati quando sarebbe bastato un annuncio chiaro, netto, deciso delle autorità: (“I supermercati non chiuderanno!”) oppure che logicità c'è nel blindare regioni intere quando ormai - se qualcuno fosse stato infetto - avrebbe già moltiplicato il contagio ben fuori le “zone rosse”?

Certo stare in casa davanti alla TV è meno rischioso che andare a lavorare, ma se tutti stanno a casa chi lavorerà più in questo paese e come si fa a tirare avanti? 

Allo stesso  modo è vero che sono morte alcune persone over 80 per il virus, ma erano già tutte malate, alcune in ospedale da giorni, e il virus potrà essere stata una “concausa”, ma non la “causa”. E’ evidente che se una persona ha già delle basse difese immunitarie sarà ben più esposto alle complicanze di un virus, ma come avviene già per l’influenza.

La direttrice del laboratorio dell’ospedale infettivo Sacco di Milano (verrà linciata o espulsa dall’albo?) è stata chiarissima “Sono morte 217 persone di influenza in queste settimane, questa è una influenza grave, ma come tale va trattata”. Certamente va fatto con misure adeguate, ma allora spieghiamo e ripetiamo a tutti di lavarsi spesso le mani, si distribuiscano gratis degli antisettici, ci si copra il volto se raffreddati ecc. Queste sarebbero e sono cose logiche, chiare, attuabili e doverose.  

Intanto qualcuno veramente autorevole potrebbe rispondere chiaramente ai dubbi di tutti. “Quanto vive – per esempio -  il virus fuori da un organismo malato?” Pochi secondi, un minuto, un’ora, un giorno o più giorni? Dopo quanti giorni possono comparire dei sintomi? Il virus è diffuso in Italia perché si controllano decine di migliaia di persone mentre all’ estero invece no, altrimenti come mai proprio qui?

Intanto adesso è e sarà comunque “il virus italiano” a livello europeo, gran bel risultato.

Ma pensate... a Mauritius oggi hanno mandato indietro un aereo Alitalia con i turisti lombardi e veneti in arrivo perchè potenzialmente "infetti" mentre la Francia non ha neppure sospeso in queste settimane i voli con la Cina: ma non è da pazzi ritrovarci un'Europa così?

Tra l'altro... ma quanti cinesi sono quindi arrivati in Italia via altri scali aerei e quanti di loro potevano teoricamente essere infetti?  Eppure a rimetterci sono i turisti italiani?! Ecco il risultato delle informazioni e di come sono state diffuse!

 

Comunque, come mai quando un mese fa a Roma vi sono stati dei (presunti) casi, i singoli contagiati sono stati ricoverati ma nessuno ha blindato la città e perché invece adesso si è sequestrata mezza Italia, tra l'altro quella più produttiva ed internazionale?

Possibile che sia ufficialmente pericoloso addirittura riunirsi tra poche persone apparentemente sane? Ma quante centinaia di migliaia di persone hanno nel frattempo usato auto, treni, aerei per spostarsi in questi giorni? E perché obbligare ad una settimana di vacanza gli studenti (felicissimi...) quando poi stanno comunque insieme al parco giochi, al campetto o a giocare (ma NON al bar, perché questi devono chiudere alle 18: è un virus serale?).

 

Sarò criticato per irresponsabilità e leggerezza, ma non ci credo che con queste procedure si limiti seriamente il contagio o – meglio – i “costi” di queste decisioni sono molto più gravi che non una buona profilassi e una cura adeguata (anche perché quasi tutti i pazienti per fortuna guariscono), ma le conseguenze economiche gravissime in Italia ci resteranno addosso per mesi e – vedrete – il ritornello governativo sarà “Non è colpa nostra la crisi, la colpa è del virus!”

 

In Italia muoiono ogni giorno circa 2000 persone: il caos che è stato creato ridurrà  davvero il numero dei decessi di contagiati? Posso dubitarne?

 

Poco fa ho incontrato una responsabile sanitaria dell’ospedale della mia città, letteralmente stravolta “Tutti telefonano, non si capisce più niente, nel mio reparto si continua a curare e morire per altro, ma qui siamo alla follia e isteria collettiva, siamo tutti diventati  matti!”

 

 

Ringrazio tante persone come lei che in questi giorni stanno facendo l’impossibile, ma mi sembra che la diffusione del panico sia la conseguenza di una informazione poco chiara, contraddittoria, superficiale, spesso irresponsabile e regolarmente alla ricerca dello “scoop”.

 

Scusate lo sfogo, ma mi sembra che siamo diventato un Paese senza più il senso della logica, della prudenza, della stessa intelligenza!.

 

 

MARCO ZACCHERA

 

 

 

 

IL PUNTO

n. 753 del 21 febbraio  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: AI LETTORI – PUR DI NON VOTARE - DALL’ ITALIA AL VCO: BASTA POLEMICHE SULLE SCIOCCHEZZE – BREXIT - CORONAVIRUS: CHE STORIE CI RACCONTANO? –

IN ALLEGATO: IL “PUNTO” SULLE ELEZIONI AMERICANE (di Gp. Poddighe)

 

Ai lettori

Diversi lettori mi contattano per comunicarmi che non ricevono più “IL PUNTO” ed in effetti ogni settimana “spariscono” indirizzi  senza che se ne capisca il perché.

Ho provveduto quindi a ripristinare tutti gli indirizzi eliminati  nel 2019 fino ad oggi. Ricordo che se NON si desidera più ricevere le mie news basta cliccare in calce al testo o informarmi e provvederò direttamente.

Con l’occasione prego e ringrazio tutti i lettori di comunicarmi nuove persone, amici, enti ecc. che potrebbero essere interessati alla lettura di queste note.

A tutti grazie, scusatemi e un cordiale saluto!  

Marco

                                

PUR DI NON VOTARE

E’ disarmante l’ipocrisia di chi non vuole farci votare e si aggrappa a tutto, magari con proposte condivisibili come quelle di Renzi sul presidenzialismo.

La verità e che pur di evitare il voto si passa dall’ essere “traditori” a “responsabili”, ci si avvia in triplici giravolte alla Conte-vinavil, si annunciano “cure da cavallo” per l’economia quando però - ormai da mesi - concretamente non si combina nulla sulle questioni importanti., .

E’ lo stallo, il blocco generale nella politica al solo scopo di rinviare le elezioni e per esempio il nuovo inutile referendum sul taglio al numero dei parlamentari ne è un altro sigillo: serve solo per bloccare di un anno nuove elezioni con la scusa di dover ridisegnare i collegi elettorali..

Intanto c'è l’infornata delle nomine che contano (e saranno centinaia, con emolumenti spesso da capogiro, altro che i "tagli" parlamentari) e quindi bisogna resistere, resistere, resistere

Ma come è mai possibile pensare che un paese cresca se non ha una guida stabile ? Se le maggioranze cambiano e si adeguano alla faccia del pensiero dei cittadini e tradendo il loro voto in un valzer senza fine?

Faccio presente – perché ce lo siamo scordato – che le liti interne del PD, Renzi e compagnia, l’involuzione M5S, il Conte-vinavil ecc. sono tutto un teatrino tra personaggi che avevano PERSO le elezioni, che le hanno RIPERSE l’anno scorso, che sono stati battuti in 8 regioni su 9 in cui si è votato (perdendone 7) e secondo tutti i sondaggi sono complessivamente una MINORANZA nel paese. Come si può dire che questa maggioranza parlamentare rappresenti il paese? Forse che i cittadini si erano espressi per un'alleanza di questo tipo? Assolutamente no, ma questa sarebbe allora democrazia? No, è solo una vernice democratica, ma in realtà è una colossale presa in giro guidata o almeno tollerata dal canuto Mattarella che non ha il coraggio di mandare un messaggio, un richiamo, una minaccia a un parlamento pieno di personaggi auto-nominati e che pensano soltanto alla sopravvivenza quotidiana.

 

DA ROMA AL VCO: basta liti sulle sciocchezze!

Assistiamo infatti tutti impotenti alla quotidiana tiritera delle polemiche, insulti incrociati, dibattiti inconcludenti sulle più diverse tematiche – vale sul piano nazionale ma anche su quello locale  – e mi chiedo se non sarebbe opportuna piuttosto una riflessione da parte di tutti sulle vere priorità e finalmente sulle cose serie.

Si dice sempre che viviamo tempi “difficili” ma solo un esame retrospettivo ci fa capire quali siano stati effettivamente i tempi “più difficili” per l’umanità con  guerre, fame, epidemie.

Forse, tra un secolo, le nostre generazioni verranno considerate sciocche per aver raggiunto un certo benessere nel mondo senza essere stati capaci di gestirlo, di capire le priorità, di intervenire su problemi “allora” gestibili e poi peggiorati. Sembra di rivivere l’Europa "felice" dei primi del ‘900 alla vigilia di due guerre mondiali che l’avrebbero estromessa dall’ essere il centro del mondo..

Questa assenza di interventi concreti in Italia e in Europa ci verrà forse imputata tra un secolo per l’ambiente, il clima, la fame nel mondo, le epidemie.

Resta la considerazione che sovente si costruiscono però polemiche su “non problemi” e che non si ha minimamente il coraggio di affrontare le vere difficoltà del momento.

Per esempio se l’Italia deve oggi affrontare una emergenza è sul piano economico dove la situazione si è incancrenita, non decolla, ci vede ultimi in Europa.

Anziché concentrarsi su queste emergenze si aprono filoni che fanno spumeggiare le polemiche e le divisioni, ma “contano” poco, pochissimo, e durano la spazio di pochi giorni venendo poi accantonate. E’ il caso degli slalom di Renzi, delle dimostrazioni sui vitalizi e sul numero dei parlamentari, delle nuove regole sulla prescrizione, le inesauste polemiche resistenziali, la demagogia quotidiana su questioni di basso profilo.

Ma Basta!! L’emergenza non sta qui, l’emergenza è di un paese che non cresce, di lavori pubblici bloccati, di bambini che non si fanno nascere, di una burocrazia assurda e penalizzante, valga per tutti la legge sulla privacy.

Dal “nazionale” al VCO. L’annosa vicenda “ospedale unico” è disarmante in un crescendo polemico sul “dove” costruirlo mentre intanto la vera emergenza è nella mancanza di personale sanitario, di centri salute, di una assistenza decente agli anziani. Pensiamo a queste cose anziché divagare…

 

BREXIT

Il governo inglese vuole imporre norme durissime per chi vorrà lavorare in Gran Bretagna, compresi i cittadini europei, con l’obbligo di saper già parlare bene l’inglese all’ ingresso nel paese.  

Non ho sentito un commento di biasimo sui media, al massimo di preoccupazione.

Domandona: se la Meloni o Salvini avessero proposto o chiesto cose simili non sarebbero già stati moralmente linciati dalle TV a reti unificate, dai giornali, i social, la Chiesa, il governo, i progressisti, la Segre, gli antifascisti assortiti con l’ANPI in testa, i centri sociali, la Magistratura  ecc.ecc. ?

 

CORONAVIRUS: MA COSA CI CONTANO?

Più passano i giorni più sul “Coronavirus” si moltiplicano i dubbi, le incertezze e l’impressione che ci contino un mare di frottole.

Ma com’è possibile – per esempio - che un italiano venga segregato in Cina per due settimane, gli si imponga di non lasciare il paese e poi - giunto finalmente a Roma in una specie di capsula spaziale - si scopre che NON è contagiato? Che logica c’è nel chiudere 3700 persone a bordo di una nave senza verificare chi sia effettivamente malato, isolarlo e liberare gli altri? Rimanendo insieme è ovvio che se ne siano stati contagiate molte di più!

Perché il premier cinese Xi ha taciuto per 15 giorni sulla malattia - di cui era informato - senza prendere provvedimenti: ma questo atteggiamento non dovrebbe essere condannato e sanzionato almeno con una pubblica dichiarazione di irresponsabilità politica e morale dall’ opinione pubblica mondiale?

Per contro c’è chi dice che la “colpa” sia di Trump e degli USA che così vogliono indebolire il nemico-Cina, addirittura dopo aver diffuso loro stessi il virus.

Com’è possibile poi che una ricercatrice precaria dello “Spallanzani” da sola “scopra” e isoli il virus in poche ore mentre non c’erano riusciti i laboratori di tutto il mondo? Complimenti ma o abbiamo davanti  una scienziata-prodigio (che è stata finalmente assunta, meno male!) o la notizia non è vera. Se è vera, però, il mistero è allora ancora più fitto nella logica del "business" dei vaccini..

Se - infine - davvero l’epidemia si diffonde solo con la trasmissione orale a cosa serve spruzzare nuvole bianche con non si sa che cosa per le strade cinesi? Oppure relegare 60 milioni di persone in casa per settimane di cui il 99% è sicuramente sano? 

Alla fine sembra di rileggere i “Promessi Sposi” con le bizzarre cure prese al tempo per la peste, ma il romanzo del Manzoni è ambientato nella Milano del 1630 !

 

 

ALLEGATO:

La politica USA e le sue prospettive in vista delle elezioni presidenziali

(di Gian Carlo Poddighe)

 

NB Molti lettori mi hanno scritto di aver apprezzato le analisi di Poddighe sulla situazione politica americana – tra l’altro spiegando bene e già mesi fa come sarebbe finita la questione dell’ impeachment di Trump - e, d’intesa con l’autore, sono lieto di proporvi questa sintesi  (a richiesta è disponibile il suo testo integrale)  

 

La politica statunitense e del suo presidente di turno sono fondamentali e soprattutto condizionanti per il nostro futuro.

Molti commentatori (purtroppo quasi sempre schierati a priori) si stracciano le vesti per la democrazia USA in crisi, ma non credo – per esperienza – che il “sistema” americano scricchioli (la montatura ed il ridicolo impeachment recente ne hanno dimostrato la solidità, anche contro le strumentalizzazioni), piuttosto non sono altrettanto convinto della tenuta dei sistemi europei.

In Europa siamo abituati a politici-burocrati che seguono ritmi e riti consolidati, pensando (noi) che questa sia la “democrazia vera” e non ci soffermiamo sul fatto che da oltre due secoli la democrazia americana si basa su outsiders, più o meno potenti, comunque sempre espressioni di lobbies e di cospicue fortune, che si sviluppa a picchi o sinusoidi con periodi quadriennali, caratterizzate da personalismi (che poi qualcuno può o meno considerare abusi del momento), in equilibrio con altri poteri eletti, ma eletti con forme e tempi diversi, proprio per evitare derive emotive o plebiscitarie.

Le istituzioni di quel Paese sono lineari, fondate su presupposti semplici e comprensibili e sufficientemente rappresentative da risultare sempre più forti di colui che occupa temporaneamente quella carica, senza mai riuscire a prevaricarle o scalfirle più che in superficie.

Neppure l’esecrato Trump è riuscito, ne in caso di rielezione riuscirà, a piegarle a suo piacimento, al di la di scontri personali.

I presidenti degli Stati Uniti vengono eletti in funzione di obiettivi e programmi e soprattutto vengono tradizionalmente rieletti se il loro operato ha rispettato il programma, è piaciuto ed ha risposto alle aspettative dei votanti mentre l’ antidoto sta non solo nella limitata rielezione, ma nel fatto concreto che sostanzialmente dopo il suo mandato, semplice o doppio, l’ex presidente non farà più politica e sarà un “influencer” di scarso peso, anche nel caso di personaggi di prestigio.

Tutti coloro che si scagliano contro Trump essenzialmente come persona e criticano la sua politica dovrebbero rispolverare qualche libro e valutare l’operato di certi presidenti come Roosevelt, uno che si è salvato solo perché allora non esistevano i “social” ed egli controllava la stampa portando però (ad ogni costo) gli USA in guerra, in un quadro dove l’emergenza e la propaganda giustificavano ogni abuso ed annullavano ogni possibilità od ipotesi di impeachment.

La lettura, italiana ed europea, della figura e della politica di Trump, è probabilmente strumentale alle crisi ed ai problemi non solo dei paesi ma delle stesse democrazie europee diventando un facile ed opportuno diversivo, favorito dalla sua immagine. .

E’ sbagliato attribuire a Trump tentazioni autoritarie ed isolazionismo puro ed è ancora più sbagliato scagliarsi contro di lui pensando che con la vittoria di un suo oppositore (addirittura Bloomberg!!) il gioco cambierebbe.  

Le elezioni americane non vanno viste con la logica europea, e meno ancora italiana, o con la speranza ed allo stesso tempo l’animosità di chi si erge a difensore delle sorti della società aperta.

È cieco e sucida scegliere di «tifare» per questo o quel candidato prescindendo da considerazioni sulle conseguenze che avrebbe la vittoria dell’uno o dell’altro per l’Europa e il nostro Paese, un’Italia che non può certo pensare o sperare in privilegi bilaterali (siano gli USA la Russia o la Cina), come la stessa Brexit neppure conclusa ha tragicamente dimostrato.

Al momento Trump è il favorito, il suo unico avversario è lui stesso, la sua imprevedibilità.

Difficile che venga battuto per l’andamento dell’economia, soprattutto per la coerenza con il “suo” elettorato, che per la prima volta in molti decenni è stato trasversale, la “pancia” degli Stati Uniti, quella “pancia” che i democratici hanno vistosamente e clamorosamente abbandonato. Nulla è impossibile, nemmeno la sua sconfitta, ma chi potrebbe clamorosamente scalzarlo ed essere eletto?

Non certo un repubblicano: Trump è un “corpo estraneo” al Partito Repubblicano ma ne è il candidato per mancanza di emergenti, e - pur senza una simbiosi - una collaborazione tra queste realtà può essere reciprocamente profittevole.

Le primarie democratiche ci fanno sorridere come italiani per la vicinanza e l’ assurdità di certi aspetti: alcuni personaggi minori (ed i “maggiori” di un tempo” scesi a livello di nani) si contendono un osso che non è alla portata di nessuno di loro. L’ obiettivo reale – su cui si sorvola - di chi emergerà è quello del prezzo con cui “vendersi” poi al candidato ombra (Bloomberg), che apparirà in scena quando sia più conveniente per lui, ma che pur senza essere nell’ arena ha già speso più soldi di tutti gli attuali contendenti messi insieme.

Una candidatura per nulla democratica o di consenso, ma pieno di mezzi e di potere, preludio di una corsa tra due candidati molto simili.

I repubblicani non avranno ideali, ma sono pragmatici, mentre i democratici non si sa bene cosa più perseguono e soprattutto con quale elettorato si identificano, al di la dell’ “antitrumpismo”.

Nella scaramucce iniziali i democratici moderati (di cosa?) sono in vantaggio rispetto ai democratici socialisti/radicali ma solo con il risultato di essere riusciti a seppellire l’ingombrante candidatura di Joe Biden (l’unico che veramente avrebbe dovuto essere rinviato a giudizio per la questione ucraina) mentre la prova di Pete Buttigieg è stata quella dell’astro nascente, ma certamente non risolutiva.

Bernie Sanders scalpita e rivendica a sinistra, ma non rispecchia certo l’ “animo” dell’ americano medio: le sue pretese contro le disuguaglianze interne riportano a dosi massicce di statalismo che frenerebbero la crescita dell’economia statunitense con conseguenze negative anche per l’ Europa.

In realtà le residue speranze dei democratici di battere Trump sono legate all’ex sindaco di New York e magnate Michael Bloomberg, transfuga e trasversale tra i due maggiori partiti, non certo seguace di ideali, con la sua arroganza e le sue possibilità economiche superiori a Trump stesso.

Quale differenza per il mondo - e soprattutto per l’Europa -  tra Trump e Bloomberg, simulando che questa sia la contesa finale?

Con due personalità di questo tipo, e con la possibilità del governante di turno di cambiare praticamente a piacere il proprio staff sino alle posizioni apicali, conta poco anche. Il cosiddetto “ticket presidenziale” con l’indicazione del vice-presidente in effetti è sempre un accordo economico, sia per convogliare finanziamenti sia per compensare il candidato che si ritira, come nel clamoroso - al limite della sfacciataggine - caso di Hillary Clinton con Obama).

Se Bloomberg ottenesse (come appare probabile) la nomination democratica dipenderebbe evidentemente solo da denaro e influenze, nonché dal potere dei media e non certo da idealità: non si tenta neppure di nasconderlo.

Una evidenza che però non provoca reazioni indignate da parte di tutti quegli europei politicamente corretti, evoluti e ben pensanti che hanno fin qui manifestato grande ostilità nei confronti di Trump ma non si indignano se Bloomberg si preannuncia anche peggio di lui.

Come la mettiamo in casa nostra e con i notiziari televisivi concordemente schierati? Ma sanno davvero chi è Bloomberg e fanno solo finta di non saperlo? Ci sarà tempo per sottolinearlo e conoscerlo.

Per chi tifare? Sarebbe arduo e rischioso tifare per la conquista della nomination democratica da parte del socialista Sanders, con il rischio di inimicarsi – brutalmente – ambedue i candidati nella corsa finale. Rischioso anche tifare per Bloomberg e la sua spregiudicata strategia di entrare nel gioco delle primarie solo quando si voterà nei grandi Stati, puntando tutto su chi – quale avversario di Trump – dovrebbe risultare vincente? Se poi vincerà Trump per l'Italia e l'Europa le cose sarebbero ancora più difficili.

Un bel dilemma fonte di preoccupazioni, ma certamente di conseguenze spiacevoli, come qualsiasi schieramento avventato: non si riuscirebbe ad assumere una posizione distaccata, consona agli interessi nazionali ed europei?

Non bisogna dimenticare che negli ultimi anni in Europa, ed in Italia, è scemato l’antiamericanismo militante, storico ed ossessivo per riversare tutti gli sforzi nell’ antitrumpismo, con l’assurdo che i filoamericani (ma contrari a Trump) e gli antiamericani sono diventati una sola voce. Certo che sarà un bel dilemma, per i tifosi democratici, doversi turare il naso, chiudere gli occhi e trattenere il respiro nei confronti del plutocrate Bloomberg, con il peso del suo personale patrimonio nella campagna presidenziale

L’ antitrumpismo è il collante dello sciovinismo antioccidentale, ma cosa succederebbe se Trump venisse sconfitto? E soprattutto se dovesse essere sconfitto da un suo pari (non in statura, ma in spregiudicatezza) come Bloomberg?

Per il momento i viscerali detrattori di Trump pensano solo alla sconfitta dell’attuale inquilino della Casa Bianca, ma non c’ è una linea di pensiero e di indirizzo del partito democratico e meno ancora chiarezza sui programmi di Bloomberg.

Come italiani ed europei dobbiamo rispettare la democrazia altrui, prendere atto dei risultati e dei governi ed essere poi  abbastanza pragmatici per far pesare questo rispetto pre-elettorale.

 

(Gian Paolo Poddighe)

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Buona settimana a tutti                                               MARCO ZACCHERA

 

 

 

IL PUNTO  n. 752 del 14 febbraio  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: SALVINI RINGRAZIA - UN’ITALIA DA FUORI DI TESTA – FOIBE: AMNESIE, MEDAGLIE E COMPLICITA’ – MENEFREGHISMO A STRESA

 

SALVINI RINGRAZIA

Davvero non capisco gli avversari di Salvini che hanno dato al leader leghista non solo un nuovo colpo d’ala, ma si sono infilati in una rogna che finirà solo quando – presumibilmente – un tribunale o tirerà in ballo con Salvini l’intero ex governo (Conte e M5S compresi) o, molto più probabilmente, archivierà tutto.

Comunque finisca Salvini può approfittare della vicenda Gregoretti per rimettersi in corsa interpretando il pensiero di gran parte degli italiani (anche di quelli che  votano  a sinistra) che vogliono comunque un controllo dell’immigrazione.

E’ ridicolo processare Salvini per aver tenuto 4 giorni 131 migranti su di una nave militare – debitamente rifocillati - soprattutto dopo casi analoghi nei quali i magistrati avevano invece già archiviato tutto, così come è ridicolo ipotizzare il reato di sequestro di persona visto che  – comunque la si giri – i “sequestrati” non avevano uno straccio di documento idoneo all’ingresso in Italia e quindi - trattenendoli - si faceva rispettare una legge. Facile l’accostamento di una giustizia che assolve la “Capitano” Rackete per entrare senza autorizzazione in porto a Lampedusa speronando una motovedetta della Finanza e poi vuole processare il ministro che con ogni evidenza ha deciso atti “politici” e in questa veste deve piuttosto politicamente risponderne.

Anche perché - a questo punto - mi chiedo cosa faranno i giudici se molti italiani dichiarassero, autodenunciandosi, di considerarsi “complici” nel sequestro: la Lega - se è furba - chiamerà iscritti e simpatizzanti all’autodenuncia generale che ingolferà la Giustizia in una farsa collettiva. Comunque vada buon spettacolo, mi pare che siamo davvero nel momento più buio ed assurdo nella storia di questa Repubblica.

 

SANREMO, SPECCHIO DI UN’ITALIA DA FUORI DI TESTA

La settimana scorsa ero all’estero e - quando sei via - è normale voler capire cosa succeda a casa, ma dall’ANSA al “Corriere” l’Italia sembrava un paese da fuori di testa: Sanremo, Sanremo, Sanremo. Al decimo clik scoprivi un Frecciarossa deragliato o che il PIL questo trimestre va sotto lo zero. Nel frattempo che Air Italy chiude, Unicredit annuncia la dismissione di 6000 dipendenti e la chiusura di 450 filiali, l'indice della produzione industriale scende del 4,5% a dicembre (peggior risultato dal 2013 a conclusione dell’ “anno bellissimo" preannunciato da Conte)  l’Italia non vede, non sente, non parla: è distratta, inchiodata al teleschermo.

Perché il paese che va a rotoli “Ma nutriamo buone aspettative” fa sapere il ministro dell’ economia e quindi si può stare tranquilli.

Mai come quest’anno a Sanremo hanno trionfato le più incredibili banalità e le cavolate  sono state il piatto principale degli italioti per una intera settimana con festival, dopo festival, anti-festival, commenti, commenti ai commenti, polemiche ai commenti dei commenti.

Uno  che se ne va dal palco facendo finta di litigare con un altro fa notizia, quella che sbaciucchia quell’altra fa super notizia, anche perché la polemica del  cattivo che se la prendeva con le donne ha tenuto banco per almeno una decina di giorni ed è stata la super, super notizia…

Gente mia, ma siamo davvero diventati tutti rincoglioniti fino a questo punto?

Per me la vera notizia è piuttosto che si sono trovati 350.000 euro da dare a Benigni per la sua comparsata, mentre gli orchestrali guadagnano 50 (cinquanta) euro al giorno e dove il buco nero RAI si avvita su sé stesso e non cambia mai.

Siamo un paese strano: tutti flippati su Sanremo e il resto non conta. Esempi? Dopo che per mesi ti hanno asfissiato sull’ impeachment  a Trump quando poi lo prosciolgono in due giorni (come peraltro previsto, e i lettori del PUNTO lo sapevano già due mesi fa) non ne parla nessuno ai TG, così come nessuno spiega qualcosa di chiaro coerente sul virus cinese diffondendo notizie spesso contraddittorie, senza logica né senso.

Il mondo corre  o sprofonda, ma noi - italiani da festival - non sentiamo più neppure le canzoni ma solo, rimbambiti, stiamo in maggioranza comunque incollati al teleschermo stando agli share di incerta verifica. Se è questa la TV pubblica (e non)  che lor signori gradiscono si accomodino pure, io la spengo.

 

FOIBE: AMNESIE, MEDAGLIE  E COMPLICITA

Mi sembra che quest'anno il "Giorno del Ricordo" del 10 febbraio, nato per non dimenticare i martiri delle foibe e l'esodo di 350.000 italiani dall'Istria e dalla Dalmazia, abbia avuto un eco maggiore del solito. Forse, finalmente,  si cominciano a spiegare più nel profondo quelle terribili verità, coperte per decenni dai comunisti dell'allora PCI e dagli atteggiamenti politicamente corretti dei loro alleati.

Restano però alcuni punti quasi completamente ignorati dalle cronache ovvero - dal punto di vista storico - innanzitutto il riconoscimento che chi si oppose fino all'ultimo al dilagare delle milizie comuniste slave difendendo le popolazioni italiane furono i soldati della RSI che si batterono fino a dopo il 25 aprile pur di fermare la marea rossa che rovinò poi dal fronte orientale. Un sacrificio di migliaia di soldati dimenticati e reietti cui dovrebbe essere espressa la riconoscenza nazionale così come a quei partigiani anticomunisti uccisi dai loro compagni delle brigate "Garibaldi" (ovvero i comunisti) quando si accorsero del grande inganno dei "liberatori" di Tito che invece volevano semplicemente portare il confine jugoslavo almeno fino ad Udine: erano potenziali testimoni scomodi, a centinaia furono uccisi od infoibati.

Queste sono realtà storiche di cui si parla poco o nulla, come nulla si approfondisce e si ricorda di quanto avvenne nei decenni successivi, per esempio per la firma del "Trattato di Osimo" negli anni '70 - ovvero già passata una intera generazione dopo la guerra - in cui l'Italia sottoscrisse la capitolazione definitiva di quelle zone dell'Istria che teoricamente potevano essere ancora recuperate. Non solo, ma quel trattato non fu comunque mai rispettato dalle controparti croate e slovene: Capodistria è diventata Koper, il bilinguismo non esiste, le poche scuole italiane sono state chiuse e tutto ciò che era "italiano" è stato totalmente  sradicato.

L'unico momento in cui l'Italia di oggi avrebbe potuto poi alzare la voce e pretendere almeno il rispetto di quegli accordi (compresi gli indennizzi per gli espropri ai beni degli esuli italiani) fu poi nel momento in cui la Croazia stava per essere ammessa in Europa. Fummo in pochissimi a sollevare allora in Parlamento questa questione, zittiti da tutti perché l'Unione Europea veniva prima di tutto. Oggi in tanti la criticano ma dimenticandosi che abbiamo perso tutte le occasioni per tutelare, rivendicare e difendere gli interessi nazionali. Questa non è storia di 70 anni fa, ma solo dell'altro ieri.

Anche per questo mi ha dato fastidio che quell'ignorante del ministro degli esteri Di Maio abbia scelto proprio il 10 febbraio per andare a Belgrado a stringere accordi (?) nella capitale dell'ex Jugoslavia. Non poteva scegliere per decenza almeno un altro giorno? Ma forse Di Maio non si è neppure accorto di questa offesa alla memoria: da ignorante che è probabilmente delle foibe non sa nulla o nulla gliene importa. 

Resta comunque aperto un problema: chiariti le responsabilità di Tito per la moprte di decine di migliaia di nostri connazionali non sarebbe ora di revocargli almeno i titoli onorifici che Pertini & C. gli assegnarono a suo tempo? La giusta richiesta di Giorgia Meloni (ripresa localmente dal sen. Enrico Montani) mi sembra doverosa

 

MENEFREGHISMO A STRESA

A Stresa chiude la biglietteria della stazione ferroviaria: piccola notizia se non fosse che solo a Stresa fermano i treni internazionali per il lago Maggiore e che molti sono i turisti che usano il treno, oltre a centinaia di pendolari. La Regione non avrebbe piu' sottoscritto gli accordi con Trenitalia e quindi si chiudono i servizi di un’immobile che da decenni già sembra bombardato dopo il crollo della stazioncina stile liberty di quello che fu il trenino del Mottarone; un esempio di degrado edilizio e culturale  ineguagliabile.. Pensate se mai in Svizzera permettessero un simile scempio, che purtroppo avviene nel sostanziale disinteresse generale dei politici locali e particolarmente di Stresa, dove peraltro si vota tra tre mesi.... e poi si sproloquia di turismo, “green” o integrato che sia.

Direbbe Totò “ Ma fatemi il piacere…”

 

 

Buona settimana a tutti                                               MARCO ZACCHERA 

 

 

IL PUNTO

n. 751 del 7 febbraio  2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: COSA MANCA AL CENTRO-DESTRA - LA SEGRE ED ALMIRANTE - IL GIORNO DEL RICORDO A VERBANIA

 

COSA MANCA AL CENTRO-DESTRA

Credo che la lezione emiliana (che ha nascosto il successo in Calabria e fatto dimenticare le altre regioni in cui si è votato dopo le elezioni del 2018, tutte passate dalla sinistra alla destra che in partenza governava solo in Lombardia) debba fare riflettere.

Si può infatti unire una opposizione protestataria e demagogica e portarla al successo ma - sul lungo termine - se si vuole coinvolgere la maggioranza vera dell’elettorato questa politica non vince.

Una volta di più a livello amministrativo ha contato il valore dei candidati e non solo dei leader ed è questa mancanza di preparazione di classe dirigente ad essere il vero “gap” che troppe volte manca ancora (e da sempre) al centro-destra.

Ci sono ormai migliaia di sindaci e amministratori locali cresciuti a destra per valore proprio, spontaneamente, con esperienza cresciuta sul campo ma con quasi mai alle spalle qualcuno ha pensato a una loro specifica preparazione politica. Sono comunque tanti, ma non bastano: troppe volte quando è il momento di governare, mancano le “teste”: persone serie, oneste, capaci, non solo voltagabbana dell’ultima ora che si spacciano per tali.

Guardate le strutture pubbliche, la RAI, i ministeri, le aziende di stato. Non c’è quasi mai una linea politica strategica che a destra sappia “fare sistema” e scegliere persone adatte e che sappiano a cosa puntare. Per questo la sinistra continua a controllare il vero potere - quello economico e politico - attraverso scuola, magistratura, cultura, informazione.

Si vince con idee e valori di fondo condivisi, ma non solo con i singoli “numeri uno”.  Certo servono i leader, ma per governare il paese ci vuole soprattutto gente onesta e competente e un programma chiaro, semplice, realistico. La gente è anche disponibile a “soffrire” ma vuole capire il perché e verificare i risultati.

Visto che non vogliono farci tornare a votare, cerchiamo allora di creare “dal basso” in questi anni una vera alternativa di governo preparando le persone giuste per i posti che andranno ad occupare. Per quanto riguarda il programma servono “ministri-ombra” e gruppi di studio (quelli che negli USA chiamano think-tank) che preparino ogni punto rendendolo credibile. Ci vuole quindi una strategia, come strategica deve essere una alleanza con una vera democrazia interna nei partiti. Primarie ovunque per far crescere i (le) migliori, altrimenti si potranno vincere anche tutte le elezioni, ma sarà sempre difficile – o impossibile - poi governare per cambiare sul serio il nostro paese.. 

 

LA SEGRE ED ALMIRANTE

La senatrice Liliana Segre vive un periodo di popolarità che forse non aveva mai avuto nei suoi 90 anni di vita. E’ diventata una icona (come Greta o la “capitana” Carola Rackete) di cui i media moltiplicano l’immagine.

Ho un sincero e un profondo rispetto per la senatrice Segre e per quello che rappresenta, penso che si debba insegnare a tutti i giovani cosa sia stato l’Olocausto perché mai più nella storia dell’umanità si assista a cose simili ma – nello stesso tempo – questa spettacolarizzazione “ad orologeria” delle campagne mediatiche mi lascia perplesso.

Trovo per esempio molto triste che se giustamente vi siano infiniti ricordi sugli eccidi ebraici non ci sia e non ci sia mai stata una altrettanta attenzione per stermini numericamente anche maggiori di cui non parla nessuno e sono dimenticati dalla storia. Quanti milioni di contadini ucraini e russi sono stati uccisi sotto il regime comunista sovietico? Quanti ebrei russi hanno fatto la stessa fine? Quanti oppositori sono spariti non solo in Argentina o in Cile ma – numericamente decine di volte di più – nei lager cinesi? Quando per esempio sapremo tutte le verità sulle stragi di palestinesi a Beirut che hanno contribuito a diffondere il “virus” della violenza in tutto il Mediterraneo?

C’è questa anomalia di fondo nella gestione del ricordo: le vittime dei nostri “nemici” rischiano in ciascuno di noi e per le nostre coscienze di essere più importanti delle altre. Varrà sicuramente anche nel mio modo di pensare (anche se non voglio e non ho mai voluto avere “nemici”) e ne faccio sincera autocritica, però il “peso” del ricordo tra “buoni” e “cattivi” sui media esiste, è quotidiano, ed è in fondo un perpetuare l’antagonismo e la discriminazione.

Per questo non condivido il punto di vista della senatrice Segre sul fatto che a Verona vogliano assegnarle la cittadinanza onoraria e nello stesso tempo intitolare anche una via a Giorgio Almirante.

Ormai la Segre è diventata cittadina onoraria un po’ dovunque (mi si scusi l’irriverenza, ma questo pullulare di onorificenze mi sembra un po’ un detersivo usato da sindaci e giunte quando hanno qualcosa da farsi perdonare e rincorrono così il “politicamente corretto”) eppure la Segre ha dovuto arrivare ai 90 anni per ricevere questi generali apprezzamenti,  ma perché proprio lei deve opporsi ad una intitolazione civica?

“Perché Almirante era fascista” è la risposta, imputando ad Almirante presunte responsabilità razziali e razziste. Chissà se la Segre ha mai letto i libri di Almirante degli anni ’70 quando lui stesso (in “Diario di un Fucilatore” ad esempio) parlava di queste cose e di quel periodo in modo molto sereno, ammettendo anche le proprie responsabilità, ma sottolineando – per esempio – di aver poi salvato la vita ad amici ebrei romani nel ’44 ed esserne successivamente proprio da loro salvato a guerra finita, quando si rifugiò per diverso tempo nascondendosi nella loro casa.

Non ho mai sentito una parola, un discorso, un intervento di Almirante nel dopoguerra contro gli ebrei, né ho colto tematiche simili nei suoi comizi.

Ho invece un bellissimo ricordo di un lungo colloquio che ho avuto la fortuna di avere in casa del rabbino Elio Toaff a Roma, persona di grande levatura culturale e religiosa, e ricordo le sue parole sulla necessità di una maggiore fratellanza tra italiani che mi colpirono profondamente. “Nulla va dimenticato – diceva in sostanza Toaff – ma se non riusciamo ad uscire dal groviglio delle follie passate non cresceremo mai come nazione unita“

Ricordo anche – e lo scrivo per i lettori verbanesi – che quel colloquio mi fu concesso grazie a una lettera di presentazione di un altro caro amico di Toaff, Pierluigi Sandonnini, livornese come lui e suo ex compagno di scuola che evidentemente gli scrisse bene di me…)

Perché, insomma, deve quindi essere “incompatibile” la duplice scelta della giunta di Verona? Se è giusto onorare la Segre perché dire sì a Via Togliatti (in Italia ne esistono decine, c’è perfino almeno una Via Stalin) e no a Via Almirante?

Le responsabilità storiche di Togliatti all’ombra di Stalin (non giustificava forse l’infoibamento degli italiani da parte dei partigiani comunisti di Tito e purtroppo anche da parte dei suoi stessi partigiani comunisti italiani?) non sono infinitamente maggiori di quelle di un Almirante che nel 1938 aveva 24 anni e certo non firmava le reggi razziali? Non ha senso collegare la destra politica di oggi con avvenimenti assurdi e tragici di 72 anni fa!

D'altronde la stessa Segre il “nemico” allora lo ha accettato in casa visto che suo marito (la senatrice è vedova) è stato addirittura candidato del MSI-DN alle elezioni politiche del 1979 nella circoscrizione Milano-Pavia raccogliendo, tra l’altro, diverse centinaia di preferenze.

Credo quindi che la scelta di Verona sia sulla strada giusta ed ecco perché vorrei che la senatrice Segre non scendesse a livello di certe Sardine, ma - proprio perché di altra levatura morale - si facesse invece promotrice di gesti di riconciliazione evitando posizioni preconcette che rischiano di trasformarla in personaggio eccessivamente di parte.

 

IL GIORNO DEL RICORDO A VERBANIA

Dopo l’alluvione degli articoli, servizi TV, appuntamenti di ogni genere a giustamente ricordare il drammatico tema dell’Olocausto, tematica che, pur nella sua tragicità, in Italia rischia di diventare purtroppo una delle tante occasioni di demagogia ecco arrivare il 10 febbraio - con uno spazio molto più sommesso - il “Giorno del Ricordo”. Una giornata per ricordare gli italiani infoibati e assassinati a migliaia dai partigiani comunisti titini nelle caverne del Carso e in Istria o uccisi in Dalmazia. Italiani come noi che - giusto 70 anni fa - scapparono in 300.000 da quelle terre italiane abbandonate alla violenza ed alla sopraffazione delle forze comuniste.

Pola aveva 32.000 abitanti, ma quando si seppe che sarebbe diventata Jugoslavia ne restarono meno di 4.000 e tutti gli altri fuggirono.

Malvoluti e disprezzati in patria molti di loro, istriani e dalmati, si trasferirono subito nel mondo dove - ancora oggi - le loro comunità sopravvivono dall’Australia alle Americhe. Per decenni di queste tragedie non ne parlò nessuno, nessuno voleva ricordare né ammettere quelle violenze e la cecità e la complicità della politica coprirono le responsabilità degli assassini e dei loro complici in Italia.

Il vergognoso  trattato di Osimo dei primi anni ’70 seppellì definitivamente i diritti degli italiani di quelle terre ormai diventate straniere e solo nel 1954 – ricordiamocelo – Trieste tornò alle madrepatria

Poi, grazie soprattutto alla volontà dell’on.le Roberto Menia – allora deputato di Trieste -  questo giorno divenne legge ed  occasione di commemorazione e conoscenza, il “Giorno del Ricordo”, appunto.

 

A Verbania, l’Associazione “Cultura e Tradizione” organizza per DOMENICA 9 FEBBRAIO alle ore 17 presso il centro Eventi  “IL MAGGIORE” una conferenza proprio dell’on.le ROBERTO MENIA sulle foibe e sull’esodo istriano, fiumano e dalmata. Seguirà una fiaccolata con deposizione di una corona alla lapide dedicata a Norma Cossetto e ai Martiri delle foibe presso la biblioteca civica di Villa Maioni.

I lettori de IL PUNTO sono cordialmente invitati ad intervenire.

 

Un saluto a tutti                                                          MARCO ZACCHERA

 

 

 

IL PUNTO n. 750 del 31 gennaio 2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

Sommario: EMILIA-CALABRIA: RIFLESSIONI POST VOTO – TROPPI CRISTIANI PERSEGUITATI - GRETA AL CARBONE – GIORNATA DEL RICORDO

 

RIFLESSIONE POST ELETTORALE

Perdere in Emilia (e vincere in Calabria) ci può stare, ma non c’è dubbio che in Emilia si sia sfiorato un successo clamoroso che però alla fine è mancato: perché?

Ci sono già stati mille commenti, cui vorrei aggiungere alcune considerazioni:

1)    Innanzitutto è evidente che la radicalizzazione non paga nel momento in cui cresce la percentuale dei votanti. Gli “elettori-tifosi” sono una cosa, ma la platea generale si fa meno pilotare dal “voto di pancia”. Quando in Emilia a sinistra – spinti dalle Sardine – ci si è resi conti che il centro destra con Salvini poteva davvero vincere è scattata la molla del “voto contro” e dello spirito di appartenenza (o ex appartenenza) ideologica, quel “profondo rosso” che in Emilia ha uno dei suoi fortini con relativa sindrome da ultimo presidio.

2)    Quando il voto è anche – o soprattutto – amministrativo, la sinistra è da sempre più radicata del centro-destra. L’anno scorso la Lega fu il primo partito emiliano e il centrodestra prese più voti della sinistra, ma molti comuni – in cui si votava lo stesso giorno – restarono a guida PD. L’opinione generale era che la regione fosse stata guidata bene e questo ha quindi logicamente premiato il governatore uscente, oltre all’indubbio e profondo connubio che in Emilia c’è tra la sinistra e l’economia, le cooperative, il sottogoverno e i relativi centri di potere: 75 anni non trascorrono invano. Salvini per vincere non aveva forse altra strada che buttarla sul “politico”, ma in Emilia il cuore sta a sinistra, da sempre.

3)    A questo aspetto si è aggiunto l’ “odio” contro Salvini del M5S per le polemiche quotidiane, anche con voti disgiunti, specchio di quanto d'altronde facevano qualche anno fa gli elettori di destra ai ballottaggi votando i candidati 5 Stelle purchè perdesse il candidato PD, non dimentichiamocelo.

4)    La stessa “immagine” di Salvini “tira”, ma fino ad un certo punto e forse qualche polemica plateale di troppo più che portare voti alla Lega ha ringalluzzito e motivato gli avversari. La Lega non può pensare di andare oltre un certo limite fisiologico di voti e il “bacino” di voti leghisti scende percentualmente all’aumentare dei votanti. La Lega è poi fin troppo “un uomo solo al comando” e ha dei limiti – come tutto il centro-destra - nella preparazione politica della sua classe dirigente locale: il centro-destra deve ancora crescere in mentalità e immagine di governo (e di questo ne parleremo nel prossimo futuro)

5)    La vittoria del PD è stata frutto della secca ed inequivocabile sconfitta del M5S con voti grillini “tornati a casa” pur di non far vincere Salvini. Adesso abbiamo l’assurdità di un parlamento dove i 5 Stelle - che valgono molto meno del 10% complessivo su scala nazionale - hanno però la maggioranza relativa dei seggi: è assurdo, appunto, ma realtà. Chi schioderà più da Montecitorio i deputati grillini che hanno ormai la certezza matematica che con nuove elezioni perderebbero il posto? La conseguenza politica del voto  emiliano è però che ora il PD avrà maggior peso nel governo e i 5 Stelle dovranno ubbidire, così come nella distribuzione delle ormai prossime nomine “ricche” (oltre 700 posti di sottogoverno) che per il PD sono pane, burro e marmellata.

6)    Paradossalmente chi rischia di più adesso è però proprio Conte perché qualcuno (Renzi?) e nel PD potrebbero chiedere la sua testa per un nuovo esecutivo a maggior trazione PD. Conte ha fiutato l’aria e in 3 giorni ha già preso le distanze dai 5 Stelle e – da navigato uomo-anguilla per tutte le stagioni – si sta già ricicciando con il PD. “Face of tolla” (faccia di tolla) tutta italiota.

7)    Un dato politico importante è che cresce ovunque Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia. Un partito che - dopo aver eroso una buona fetta di Forza Italia - sta macinando consensi. La Meloni si  presenta come donna determinata e con un viso e un atteggiamento deciso, ma più rassicurante di Salvini verso molti elettori. Questo nonostante che FdI sia stato ai margini della comunicazione e della polemica “Salvini contro tutti”. In un anno la Meloni ha quasi raddoppiato i voti delle europee e la sua crescita sembra costante. E’ una buona notizia per chi crede in un centro-destra più equilibrato e coeso.

Ultimo aspetto da considerare è  il voto in Calabria (di cui i media hanno ovviamente parlato poco, così come del fatto che da 1 a 8 a favore della sinistra ora le regioni andate al voto dopo il 2018 sono passate 8 a 1 per il centro-destra). La Calabria  ha dimostrato come il M5S abbia virtualmente perso le sue roccaforti del Sud, là dove – vincendo nei collegi uninominali – aveva costruito la propria vittoria elettorale nel 2018.

Con la legge ancora in vigore se si votasse oggi il centro-destra avrebbe una larga maggioranza di seggi e temo che - proprio per questo - faranno di tutto per non farci tornare a votare.

Comunque non è detta, perché sono in arrivo altre elezioni regionali e le amministrative di fine primavera, L’Italia è un paese al voto perpetuo (e meno male).

 

CRISTIANI PERSEGUITATI

La scorsa settimana si è celebrata l’annuale “Settimana per l’unità dei cristiani”, un appuntamento  ecumenico per spingere i cristiani delle diverse confessioni a crescere più uniti.

Negli stessi giorni è uscito un impressionante report  Open Doors, l’agenzia americana di aiuto ai cristiani perseguitati, con la lista dei paesi dove i cristiani sono più perseguitati. Dati allarmanti e di cui non parla nessuno perché – come in politica – troppe volte la libertà religiosa è data per scontata quando purtroppo non lo è.

Il primo dato che emerge della World Watch List 2020 è allarmante: in termini assoluti, cresce la persecuzione anticristiana nel mondo. Salgono da 245 a 260 milioni i cristiani perseguitati nei paesi della World Watch List 2020. Di questi, 2.983 sono stati uccisi nel 2019.

In parole povere a livello mondiale 1 cristiano ogni 8 subisce la persecuzione a causa della propria fede e ogni giorno siamo testimoni dell’uccisione di 8 cristiani, sempre a causa della fede.

Nel mondo 11 nazioni rivelano una persecuzione definita “estrema” e “alta” in altri 24 paesi. Per esempio nella  Corea del Nord, il numero di cristiani detenuti nei campi di lavoro forzato per motivi legati alla fede è calcolato fra i 50 e i 70 mila.  Nell’Afghanistan, in Somalia e in Libia la persecuzione è messa in atto da una società islamica tribale radicalizzata. La fede va vissuta nel segreto e se scoperti, specie se ex-musulmani, si rischia anche la morte.

Il Pakistan rimane ai primi posti per quanto riguarda l’aggressività anticristiana, mantenendo elevata anche la pressione nella vita quotidiana dei cristiani, tramite la  legge contro il cosiddetto “crimine” di blasfemia.

In India, la politica di “induizzazione” promossa dal partito al potere, di carattere nazionalista religioso, lascia sempre meno spazio alle altre fedi, specialmente al cristianesimo, attraverso espulsioni e chiusure di Ong, così come un clima di impunità per chi aggredisce e viola i diritti dei cristiani. Sempre in India, 9 stati poi hanno adottato le cosiddette leggi anti-conversione.

In Africa è la Nigeria che detiene il triste titolo di “terra di massacri”, per mano soprattutto degli allevatori islamici “Fulani” ma anche da parte dei seguaci di Boko Haram.

La sorte di altre 112 ragazze, la maggior parte delle quali cristiane, rapite alcuni mesi fa a Chibok, nella parte orientale della Nigeria, resta ancora ignota. Altre ragazze, rapite nel 2019 sono state torturate durante le conversazioni telefoniche con i genitori, per far sì che essi pagassero elevati riscatti.

Sempre in Africa, nel Burkina Faso, Open Doors ha registrato una dozzina di preti cattolici uccisi oltre ad alcuni pastori protestanti e le loro famiglie che sono stati rapie  ad opera di violenti militanti islamici. Il Camerun patisce la violenza presente nelle zone più settentrionali, roccaforti di Boko Haram. La radicalizzazione islamica minaccia le vite dei rifugiati cristiani e perturba le attività delle chiese.

Le chiese ed edifici connessi attaccati o chiusi nel mondo sono stati nel 2019 almeno 9.488 (26 ogni giorno), di cui oltre 5.550 soltanto in Cina, dove il numero di cristiani è cresciuto molto, al punto che si sostiene superino il numero dei membri del partito comunista.

Inoltre la Cina ha messo in pratica una politica ferrea di sorveglianza, anche tecnologica, sulle attività cristiane. I cristiani arrestati senza processo sono stati 3.711, 10 ogni giorno e i cristiani rapiti (o spariti dopo convocazione della polizia) sono stati 1.052, 3 al giorno.

Il cristianesimo continua intanto a scomparire dall'Iraq e dalla Siria a causa di conflitti e instabilità. In Iraq c’erano 1,5 milioni di cristiani prima del 2003, ora si aggirano sui 202.000: un calo dell’87%. In Siria erano 2,2 milioni prima della guerra civile (2011), ora sono 744.000 circa: un calo del 66%.

E purtroppo l'elenco prosegue con troppi altri paesi...

Nessuno deve odiare, nessuno per questo ha il diritto di uccidere o disprezzare altre religioni, ma sono dati che stranamente non vengono diffusi dai media più importanti, forse perché è più facile chiudere gli occhi, dimenticare, far finta di nulla il che è – ovviamente – è oltretutto molto più “politicamente corretto”.

 

GRETA SHOW: BASTA CON IL FOSSILE

L’annunciato show di Greta a Davos la scorsa settimana è stato la consueta critica a Trump, addirittura attaccato per il suo piano di piantare nuovi alberi “Che non bastano – ha tuonato Greta – per riequilibrare la natura”. “Il che è sicuramente vero, ma intanto si cominci a farlo”, direbbero le persone intelligenti.

Poi Greta ha insistito: “ Dovete interrompere immediatamente tutti gli investimenti nell’esplorazione e nell’estrazione di combustibili fossili; interrompere immediatamente tutti i sussidi per i combustibili fossili. Dismettete immediatamente e completamente i combustibili fossili». Subito: «Non entro il 2050, 2030 o anche il 2021. Vogliamo che tutto questo venga fatto ora». Insomma da domani basta miniere, basta petrolio, basta auto. Sicuramente Greta sarà tornata in Svezia a piedi, mentre le folte delegazioni viaggiavano su elicotteri e jet privati, purtroppo l’esatto contrario del favoleggiato risparmio energetico.

Ma se stiamo sul piano delle cose serie non c’è dubbio che si debba puntare ad una riduzione del consumo di energia, soprattutto se prodotta da petrolio e carbone ma – in cambio – cosa si deve consumare? Forse energia elettrica, visto che c’è la nomea che questo sia “green”, ma questa energia - salvo quella minoritaria idroelettrica, termica, eolica o solare -  è di fatto quasi tutta prodotta dalla combustione e quindi siamo da capo. Non solo, se anche vietassimo tutte le auto a benzina e diesel, come smaltire poi milioni di batterie, ricariche, macchinari elettrici una volta dismessi? Producendo energia elettrica con il nucleare? Sarebbe un’ipotesi anche sensata, ma ci rendiamo conto quali altri rischi potrebbe averne l’umanità? Quindi, alla fine, si gira sempre intorno a punto: Greta attacca Trump e gli USA, nulla dice sui più grandi produttori di inquinamento nel mondo a cominciare da India e Cina e le sue richieste quando anche sarebbero sensate vengono presentate in termini che le rendono impossibili. Chi scrive i discorsi a Greta tutto questo lo sa benissimo e forse per prima cosa bisognerebbe capire bene chi c’è dietro proprio ai discorsi di Greta.

 

IL GIORNO DEL RICORDO E BATTELLO MILANO

Segnalo due manifestazioni a Verbania organizzate la prima dal “Comitato 10 febbraio” per questa sera VENERDI’ 31 GENNAIO ore 21 quando a VILLA GIULIA a Pallanza verrà ricordato l’affondamento del battello “Milano” (bombardato e affondato da un aereo alleato causando molte vittime militari e civili) con filmati d’epoca e delle successive ricerche subacquee per il ritrovamento del relitto.

In occasione invece del “Giorno del Ricordo” l’Associazione “Cultura e Tradizione” organizza per DOMENICA 9 FEBBRAIO alle ore 17 presso il centro Eventi  “IL MAGGIORE” di Verbania una conferenza dell’on.le ROBERTO MENIA sulle foibe e sull’esodo istriano, fiumano e dalmata. Seguirà una fiaccolata con deposizione di una corona alla lapide dedicata a Norma Cossetto e ai Martiri delle foibe presso la biblioteca civica di Villa Maioni. I lettori de IL PUNTO sono cordialmente invitati ad intervenire.

 

Un saluto a tutti                                                          MARCO ZACCHERA

 

 

 

IL PUNTO n. 749 del 24 gennaio 2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

Sommario: E SE DOMENICA… - I POVERI DEL MONDO - LA FOTO - LE TRUFFE DELL’AMBIENTE – DELIRIO IRANIANO – MANIFESTAZIONI A VERBANIA 

 

E SE DOMENICA IN EMILIA ROMAGNA…

Hanno un bel dire l’ormai ex leader M5S Giggino Di Maio, Zingaretti, Conte e tutta la sua orchestra che - se anche il PD perdesse domenica in Emilia Romagna (della Calabria non si parla più, l’hanno già data per persa?) - politicamente per il governo non sarà cambiato niente. Credo che se invece il miracolo avverrà (e sono più speranzoso di qualche settimana fa) il governo dovrà prenderne atto e dimettersi.

Non lo farà a dispetto dei santi? Credo allora che in tanti – ma proprio in tanti - andremo tutti insieme, magari in rispettoso silenzio, a salutare Mattarella sotto le finestre del Quirinale e vedremo se l’illustre Presidente non sarà obbligato a prendere atto anche della volontà popolare.

E’ stata una brutta campagna: Salvini è stato accusato di tutto, perfino per aver schiacciato un campanello: scandalo! Già, peccato che era nel quartiere Pilastro di Bologna - abbandonato da anni al traffico di droga - insieme alla mamma di un ragazzo di 17 anni morto di overdose. Perché nessuno negli anni si è mai indignato per il degrado di quella parte della città? E se il capo della Polizia è ugualmente indignato, che cosa ha fatto - insieme al questore di Bologna - per ripulire l’area?

Ma desso bisogna pensare al risultato, amici calabresi ma soprattutto emiliani e romagnoli… dimostrate all’Italia che c’è voglia e necessità di cambiare!

 

RIFLESSIONE SU DAVOS: I POVERI DEL MONDO

Solita, arrogante e spregiudicata parata di VIP e capi di stato allo show di Davos, in Svizzera, dove tra champagne, ostriche e bresaola i ricchi si ritrovano a parlare di economia, invitando i divi del momento.

Grandi passerelle, conferenze e bla bla bla di pubblici luoghi comuni poi – in privato – si fanno gli accordi veri con i ricchi che diventano sempre più ricchi e strangolano le nazioni, mentre i poveri che restano sempre più poveri.

Lo prova? Una sola notte di pernottamento a Davos vale la paga di una intera famiglia del Burundi (ma solo se lavorano per tutti i giorni dell’anno e per cinque anni), mentre sono le statistiche che fanno paura.

In Italia la quota di ricchezza in possesso dell’1% dei cittadini più ricchi supera quello del 70% degli italiani più poveri (messi tutti insieme!) mentre nel mondo in 2.153 (solo duemilacentocinquantatre persone!) “Super Paperoni” - secondo Forbes – nel 2019 hanno avuto in mano ricchezze pari al 60% della popolazione mondiale ovvero a più di 4.000.000.000 (quattro miliardi  di persone). Se diciamo che tutti gli uomini sono uguali e devono avere pari dignità, come può essere che una persona sia un milione e ottocentomila volte più ricca di un altra? Come può sperare di avere un futuro un mondo così assurdo? Eppure i governi presenti a Davos con le loro opulente delegazioni non sembravano preoccuparsene molto.

 

LA FOTO

La realtà di un filmato e le foto successive sono la più evidente immagine di cosa conti veramente oggi l'Italia sul piano internazionale (ovvero pochissimo), anche a proposito della Libia e nonostante mille dichiarazioni d’intenti e buoni propositi di Conte e Di Maio alle TV nostrane.

In un video, che precede di qualche istante la consueta "foto di famiglia" dei leader presenti a Berlino per la Conferenza Internazionale sulla Libia, si vede infatti la cancelliera tedesca Angela Merkel andare ad occupare subito ed ovviamente il posto centrale, con accanto a lei il presidente francese Emmanuel Macron e il segretario generale dell’Onu, Guterres.

Quando arriva il presidente russo Vladimir Putin, quest’ultimo trova anche lui subito un posto in prima fila, mentre il nostro povero Presidente del consiglio - tra l'altro arrivato per ultimo – lo si vede invano cercare imbarazzato per terra il suo cartellino pensando di avere un posto davanti, per poi trovare invece che la sua posizione è solo quella  defilata in fondo al penultimo posto in seconda fila a destra, stretto tra due illustri sconosciuti dei quali mi scuso per non averne riconosciuto le sembianze. 

Questa è – brutalmente vera - la considerazione internazionale sull’apporto e il “peso” dell’Italia a questa conferenza internazionale…

 

MILLE MILIARDI EUROPEI PER L’AMBIENTE. OCCHIO ALLA TRUFFA

Sull’onda di Greta, l’ Europa annuncia di voler arrivare a produrre zero emissioni entro il 2050 e per raggiungere questo ottimo risultato metterà sul piatto 1000 mille miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni. Fantastico!

Piccolo problema: chi paga? ...Ma gli europei, ovvio, perché l’Unione non fa (lo farà?) che ridistribuire le somme che i governi nazionali verseranno al fondo comune. Arriveranno poi aiuti a chi deve maggiormente riconvertirsi e quindi – per esempio – ai proprietari dell’ILVA di Taranto o ai minatori sardi per la prevista chiusura delle (poche) miniere di carbone ancora operanti in Sardegna.

La prima tappa – per 7,5 miliardi di euro, dai 1000 siamo lontani – sarà il “Just Transation Mechanism” (che in gergo è già stato battezzato JTM). Questo primo passo vedrebbe assegnati all’Italia ben 364 milioni di contributi europei, come subito hanno comunicato plaudenti giornali e TV.

Una buona notizia? Non troppo: secondo il ”Corriere” (ma questa notizia è stata sepolta solo nelle pagine economiche, mentre in TV e sui titoli è andata solo la notizia “bella”) in cambio l’Italia dovrà versare al “fondo comune” dei 7,5 miliardi la piccola somma di 900 milioni, ovvero quasi tre volte le somme che poi le verranno versate. 

Quindi - alla fine - pagheremo tutti (ma soprattutto gli italiani) per un avere aria più pulita, ma mi chiedo a che cosa serva tutto questo se - anche quando come europei raggiungessimo questo brillante e costoso risultato -  Cina ed India continuassero con le loro emissioni che sono decine di volte maggiori di quelle europee.

L’aria nel mondo è di tutti e da tutti viene respirata, non solo dagli europei.

 

IRAN: IL DELIRIO

Non voglio offendere alcuni lettori de IL PUNTO che so essere di fede musulmana, ma mi chiedo se la “Guida Suprema” iraniana Ali Khamenei – al netto della necessaria demagogia che deve sempre esprimere per cercare di tener più o meno buoni i suoi sudditi – sia davvero in possesso di tutte le sue facoltà mentali.

Ma avete letto quello che ha detto settimana scorsa sostenendo che i missili iraniani sono guidati da Allah?

Tra l’altro se gli ordigni iraniani fossero davvero “guidati da Allah” quest’ultimo deve essere stato un po' distratto visto che hanno abbattuto un aereo civile innocente e, in pratica, non hanno invece causato alcun danno né vittime alle installazioni americani in Iraq.

Forse la realtà è più semplice: sono proprio i leader iraniani che – auto-proclamandosi “illuminati” dal Divino - guidano un paese ricco di 3500 anni di storia solo con la sopraffazione e la violenza.

Questo comunque il testo della preghiera di venerdì scorso pronunciato da Khamenei così come testualmente ripreso dall’ANSA  "Nelle ultime due settimane ci sono state giornate amare e dolci, un punto di svolta nella storia. I due grandi avvenimenti dei funerali del generale Qassem Soleimani e del giorno in cui l'Iran ha attaccato le basi Usa sono stati 'Giorni di Allah'. I due episodi, miracoli delle mani di Allah, hanno mostrato il potere di una nazione che ha dato uno schiaffo in faccia agli Usa e che la volontà di Allah è continuare il cammino e conquistare la vittoria".

"Ho detto sin dall'inizio che non ho alcuna fiducia nel dialogo con l'Occidente sulle nostre attività nucleari e nei gentiluomini che siedono ai tavoli negoziali e vestono guanti di seta sulle loro mani di ferro: sono uomini al servizio degli Usa. Il dialogo con loro è un inganno". Ha sostenuto ancora Khamenei che “Donald Trump  è un pagliaccio che finge di sostenere il popolo iraniano, ma poi lo colpirà alle spalle con un pugnale velenoso.”

 

IL GIORNO DEL RICORDO

Segnalo due manifestazioni a Verbania organizzate la prima dal “Comitato 10 febbraio” per VENERDI’ 31 GENNAIO ore 21 quando a VILLA GIULIA a Pallanza verrà ricordato l’affondamento del battello “Milano” (bombardato e affondato da un aereo alleato causando molte vittime militari e civili) con filmati d’epoca e delle successive ricerche subacquee per il ritrovamento del relitto.

In occasione invece del “Giorno del Ricordo” l’Associazione “Cultura e Tradizione” organizza per DOMENICA 9 FEBBRAIO alle ore 17 presso il Cntro Eventi  “IL MAGGIORE” di Verbania una conferenza dell’on.le ROBERTO MENIA sulle foibe e sull’esodo istriano, fiumano e dalmata. Seguirà una fiaccolata con deposizione di una corona alla lapide dedicata a Norma Cossetto e ai Martiri delle foibe presso la biblioteca civica di Villa Maioni.

I lettori de IL PUNTO sono cordialmente invitati ad intervenire.

 

Un saluto a tutti                                                          MARCO ZACCHERA 

 

 

 

IL PUNTO n. 748 del 17 gennaio 2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

Sommario: CHIAREZZA! - IL METODO CONTE – VOLTAFACCIA DI ZINGARETTI – MA SE IN EMILIA… - NAVE GREGORETTI – RICORDO DI GIANPAOLO PANSA.

 

LA CHIAREZZA DELLA CORTE

La Corte Costituzionale ha respinto la richiesta di referendum sulla legge elettorale chiesto da 8 consigli regionali a maggioranza di centro-destra. Poiché la chiarezza delle sentenze è la madre del Diritto, va riportato integralmente il parere della  Suprema Corte.

I lettori che eventualmente non ci capissero molto non si preoccupino: troppo: io personalmente non ci ho capito niente e quindi sono in buona compagnia.

Questa è comunque la grande chiarezza della Giustizia italiana per vietare ai cittadini di esprimersi con un libero voto sulla legge elettorale:

 “ A conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l'assorbente ragione dell'eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l'autoapplicatività della 'normativa di risulta". Preliminarmente, la Corte ha esaminato, sempre in camera di consiglio, il conflitto fra poteri proposto da cinque degli stessi Consigli regionali promotori e lo ha giudicato inammissibile perché, fra l'altro, la norma oggetto del conflitto avrebbe potuto essere contestata in via incidentale, come in effetti avvenuto nel giudizio di ammissibilità del referendum". 

 

IL METODO-CONTE

Voglio disperatamente cercare di essere obiettivo, sereno, non demagogico, ma non riesco a provare che un profondo imbarazzo verso il governo Conte soprattutto per la quotidiana incapacità a misurarsi sui problemi. Servirebbe tempestività, rigore, decisione, idee chiare… invece vince sempre e soltanto la tecnica del rinvio.

Ormai il metodo l’abbiamo capito: non si può decidere niente e quindi perennemente si rinvia, intanto uno dei giornali di “copertura” (La Stampa, Il Corriere della Sera, Repubblica ecc.ecc.) ospita un giorno sì e l’altro pure due paginate di intervista a Conte con domande pilotate e il Premier - anziché spiegare agli italiani perché NON riesce a fare le cose - ci spiega del felice mondo che verrà e degli immancabili (suoi) destini.

Tra domande pilotate e risposte scontate si salta di problema in problema con quotidiani “effetto annuncio” e così scatta la polemica quotidiana nella stessa maggioranza, si dimentica l’attualità delle cose per accapigliarsi su tematiche nuove – spesso nemmeno abbozzate – che a loro volta scatenano polemiche virtuali prima ancora che abbiano un minimo di concretezza.

Qua e là balle colossali del Premier tipo “Siamo orgogliosi di aver trovato risorse per 23 miliardi in finanziaria” quasi che anche i ragazzi delle scuole medie non abbiano capito che è stata una “manovra a deficit” e quindi le “risorse” sono in realtà nuovi debiti che qualcuno (forse) un domani pagherà.

La realtà è ben diversa: la legge di bilancio prevede il mostro di addirittura 134 decreti attuativi per essere pienamente operativa (decreti che a nascere impiegheranno anche anni, con ingarbugli e “manine” non disinteressate che ne piloteranno i testi ben lontano dagli occhi del pubblico) mentre tutti i nodi sembrano aggrovigliarsi e nessuno sciogliersi.

Sono aperti ben 160 “tavoli di crisi” per aziende decotte a livello nazionale (a proposito, chi manovra le nomine dei Commissari, professione ben pagata?) e infiniti dossier insoluti dall’Alitalia all’Ilva, da Autostrade alla prescrizione.

Visto che scegliere significherebbe scontentare qualcuno, non scegliere vuol dire tirare a campare e ciascuno di voi può vedere e giudicare quale sia la strada scelta dall’esimio professor Conte.

 

I VOLTAFACCIA DI ZINGARETTI

Dopo la “due giorni” in convento del PD per trovare una nuova linea politica quello che sostanzialmente ne esce fuori è un Partito Democratico che intende continuare “alla morte” nel governo con i 5 Stelle pronto a lasciar perdere – come si è intuito subito per la legge sulla prescrizione – ogni paletto pur di tenere in vita il boccheggiante alleato di governo.

Quello che stupisce è il voltafaccia di Zingaretti che ad agosto sembrava essere contro la strana alleanza di governo ed ora la difende a spada tratta. Il ragionamento di Zingaretti però ha una sua logica: se si vota il PD andrebbe all’opposizione e perderebbe il potere, meglio rimanerci (e intanto dividersi le 750 nomine in calendario a marzo) e tirare a campare. Lo stesso lo pensano tutti i transfughi che hanno lasciato il M5S per le destinazioni più diverse e anche quelle frange di Forza Italia che sarebbero probabilmente escluse dalle liste in caso di elezioni. Quindi anche Zingaretti fa fumo sul futuro radioso del PD ma intanto sostanzialmente tira a campare. Resta poi un mistero come possa Zingaretti continuare a fare anche il presidente della Regione Lazio, ma quando mai troverà il tempo per seguire i problemi dei cittadini laziali?

 

MA SE IN EMILIA…

Credo che il PD riuscirà alla fine a difendere il fortino emiliano e che – magari di pochissimo – manterrà il cinquantennale potere regionale ma, anche se vincesse,  non è detto che il governo non si frantumi lo stesso.

Per vincere, infatti, i Democratici devono asfaltare il M5S che - se andasse al di sotto del 10% - è a rischio implosione interna con onda lunga a livello di esecutivo.

Tutto può essere, anche che la paura in casa pentastellata sia così forte da comunque far rimanere al governo Di Maio e soci (soci sempre di meno…).

La ricetta per sbaraccare Conte ed obbligare lo spirito di Mattarella a finalmente concretizzarsi e battere un colpo sarebbe una vittoria del centro-destra che veramente segnerebbe una definitiva condanna per Zingaretti e la sua ammucchiata di governo.

C’è spazio per farcela perché i sondaggi parlano di un lieve vantaggio dei partiti del centro-destra sul PD e non credo siano molti gli elettori 5 Stelle che alla fine esprimeranno un voto disgiunto (ovvero vito di lista ai grillini separato da quello per il presidente) quindi partita aperta e finale al fotofinish.

Se avete dei parenti emiliani contattali e spingeteli al cambiamento: il nostro futuro è decisamente nelle loro mani!

 

NAVE GREGORETTI

Ciascuno gioca per sé, ma il voltafaccia di Conte e dei grillini che al governo con Salvini bloccarono (giustamente) nave Gregoretti e che adesso vogliono votare per il processo a Salvini accusandolo di sequestro di persona sarebbe ridicola se non francamente rivoltante.

Un premier che se ne esce a dire che lui non c’entrava e non ne sapeva niente quando della vicenda ne parlavano tutti i giornali e le TV è uno schiaffo alla decenza, ma contemporaneamente la dice lunga sulla credibilità e coerenza delle persone.

Oltretutto evidentemente l’avvocato (?!) Conte non conosce neppure l’art. 95 della Costituzione: “ Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile”. E, per di più, “Mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”.

Visto che Salvini era un suo ministro, come può ipocritamente tirarsi fuori? Viva la coerenza…ma quanta tristezza!

 

RICORDO DI GIANPAOLO PANSA

E’ mancato ad 84 anni Giampaolo Pansa, giornalista e scrittore di qualità, uomo di sinistra che ormai quasi 20 anni fa ebbe il coraggio di riprendere un tema dimenticato: descrivere anche le pagine nere della Resistenza e della “macelleria messicana” (per dirla come Montanelli) che si scatenò prima e dopo il 25 aprile del ‘45.

Per aver osato scrivere delle drammatiche ma reali verità venne messo all’indice dalla “intellighenzia” progressista e da quella sinistra cui queste verità restano maledettamente scomode, un nervo scoperto proprio perché sono cose vere e non retorica. Pansa prese molti spunti dai libri (dimenticati) di Giorgio Pisanò, ma poi ci mise indubbiamente del suo.

Ho avuto modo di conoscerlo bene in questi anni e di collaborare anche con lui nella stesura di alcuni suoi libri e mi resta l’immagine di una persona complessa, piena di travaglio interiore, drammaticamente segnato dalla morte del figlio tre anni fa.

Sicuramente comunque un testimonio scomodo che nessuna “Sardina” probabilmente ha mai letto, una specie di coscienza nazionale nascosta che ha avuto almeno il coraggio e l’onestà intellettuale di andare oltre la retorica.

 

Buona settimana a tutti !                                                     Marco Zacchera

 

 

IL PUNTO n. 747 del 10 gennaio 2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Sommario: MAGDI ALLAM IN OSSOLA -  GOVERNO, UNA MAIONESE IMPAZZITA – ITALIA BARZELLETTA INTERNAZIONALE – USA: COMINCIA LA CAMPAGNA ELETTORALE

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DOMENICA 12 GENNAIO ALLE 0RE 17.30 NELLA SALA DON MUSETTA (oratorio) DI PALLANZENO (Valle Ossola) AVRO' IL PIACERE DI INTRODURRE MAGDI CRISTIANO ALLAM CHE PRESENTERA' IL SUO NUOVO LIBRO " ISLAM ED IMMIGRAZIONE- LE SFIDE DELL'EUROPA.

I lettori de IL PUNTO sono cordialmente invitati a partecipare.

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IL GOVERNO MAIONESE (IMPAZZITA)

 

Seguo da tanti decenni la politica italiana ma non ricordo un momento di confusione così totale a livello governativo.

So di essere di parte, ma cerco di vedere le cose con spirito obiettivo e credo che si debba convenire come siamo di fronte ad una maionese impazzita in cui sembra obiettivamente impossibile trovare una qualsiasi linea unitaria.

Dalla giustizia all’economia, dalle pensioni al lavoro, non c’è un singolo  tema sul quale non si rinvii, si dissenta, ci si accusi a vicenda. Il nostro paese merita di essere conciato così? Quanto stiamo perdendo tutti – di destra o di sinistra – a non avere una guida minimamente univoca e stabile?

Se il Presidente Mattarella avesse il coraggio di essere davvero super partes ed obiettivo credo dovrebbe lanciare un appello pubblico al governo, al parlamento e al paese con un messaggio chiaro: o si trova una intesa, un programma condiviso e delle priorità da realizzare o sarà costretto a sciogliere le camere e mandarci a votare. minacci Forse la paura del voto è l’unica arma a fare ragionare i troppi litiganti alla corte di Conti.

Constatato che ci sono in giro troppi irresponsabili ed impreparati dimostri il presidente Mattarella di avere un minimo di spina dorsale, di autonomia di giudizio, di avere a cuore veramente le sorti del paese in un momento di crisi interna ed internazionale spaventosa. Se invece Mattarella nulla farà, se continuerà ad assistere in silenzio a questo sfacelo credo non solo che diventerà Lui il primo corresponsabile della situazione, ma avrà anche violato il giuramento di impegno che ha fatto alla nazione.

 

SIAMO (PURTROPPO) UNA BARZELLETTA INTERNAZIONALE

La gravità della situazione internazionale in Medio Oriente e in Libia imporrebbe all’Europa di tenere una linea comune a tutela della pace e dei propri interessi, ma nulla di ciò appare visibile. Mi pare evidente come ciascuno pensi a sé stesso, con la Francia corresponsabile della crisi libica, la Germania a fianco di Trump, gli inglesi in via d’uscita e l’Italia regolarmente “non pervenuta”.

Ma se qualcuno ha il coraggio di ascoltare le dichiarazioni ufficiali di Di Maio e di Conte avrà pure capito che stanno parlando solo di assolute ovvietà, con nessuna minima concretezza, idea, strategia, volontà.

Certo che “bisogna operare per la pace”, certo che “siamo preoccupati”, certo che “bisogna discutere con tutti” Bisogna, bisogna...e quindi? Non siamo con l’America, non siamo con Putin, non siamo con (o contro) la Turchia, non abbiamo una linea  strategica nel Mediterraneo, non siamo stati minimamente capaci di essere partner credibile con qualcuno nella crisi libica, non abbiamo colto la necessità di unire almeno le nazioni mediterranee europee.

Dov’è oggi l’Italia, con chi sta? Da nessuna parte, con nessun alleato strategico, tenendo come sempre il piede in più scarpe, ma in realtà rimanendo senza scarpe.

 

La gaffe ridicola (o tragica) di mercoledì con Conte che parla con l'uomo forte di Bengasi ed offende così il governo di Tripoli (rico9nosciuto dall'ONU)  che ovviamente così rifiuta il colloquio mentre Di Naio non sottoscrive il documento comune europeo partecipando al Cairo ad un vertice del Sud Europa è la più lampante dimostrazione della confusione totale che c'è su questo rtema a Palazzo Chigi nella spasmodica necessità di far vedere che "L'Italia fa qualcosa" soprattutto in chiave interna mentre - purtroppo - l'Italia è diventata davvero una barzelletta in chiavge di credibilità..

 

Come sempre noi “facciamo finta” di essere da una parte ma regolarmente sotto sotto ci schieriamo con l’altra. Noi siamo quelli delle “furbate”, delle alleanza tradite (da sempre, la storia dovrebbe pur insegnare qualcosa…) e in giro ci considerano inermi, pressapochisti, pronti a cambiare bandiera.

Chiudete gli occhi... ma vi ricordate i rapporti internazionali tenuti dall’Italia 30 anni fa? Giusti o sbagliati che fossero avevamo una linea “Andreottiana” ed eravamo comunque abbastanza credibili, ancorati ad una alleanza, presenti sullo scenario internazionale.

Oggi siamo il nulla, il ventre molle d’Europa, disprezzati ed ignorati da tutti.

Non siamo una grande potenza ne possiamo esserlo, ma almeno partner credibili sì.

Invece tutto è becero, ridondante, scontato, la bollitura del nulla. Ma cosa mai significa e perché mai accusare Salvini per la crisi libica? Ma che cosa cavolo c’entra?!

E’ un esempio di sciocchezza, di vedere tutto guardando solo al proprio ombelico mentre nel raggio di poco più di 200 chilometri dalle nostre coste (Libia) o mille (Medio Oriente) il mondo sta cambiando. Cambia in strategie, forniture energetiche, masse di profughi, accesso alle materie prima.

Ascoltate un TG e non comprenderete nulla perché anche il modo di dare notizie è confuso, non si spiegno bene le cose, non si analizza alcun argomento, alleanza, motivazione. Nei TG un omicidio stradale conta di più in audience di aopoprofondire le cause di un conflitto e le interviste di (quasi) tutti i nostri politici sono mere dichiarazioni di principio ma che non dicono (o risolvono) nulla.

D'altronde mi spiegate come può essere minimamente credibile un Paese che in una emergenza simile anziché avere come Ministro degli Esteri un competente o almeno una persona “tecnica” credibile si fa rappresentare da un ex bibitaro del San Paolo che non parla nemmeno inglese? Siamo purtroppo diventati una tragica barzelletta...

 

Approfondimento : USA, AVVIO DI CAMPAGNA ELETTORALE

 

Come quattro anni fa, anche in questo lungo periodo pre-elettorale negli USA ho potuto cominciare a girare gli States cercando di capire l’aria che tira.

Come avviene ormai da oltre un secolo si voterà il primo martedì di novembre, ma se

i candidati repubblicani sono praticamente certi da tempo (Donald Trump, con il suo vice Mike Pence, l’ex governatore dell’Indiana) in campo democratico i giochi sono ancora tutti da fare con una decina di aspiranti alla “nomination”.

Proprio l’incertezza sul nome degli sfidanti è uno degli elementi che rendono ancora più imprevedibile l’esito e l’andamento della campagna elettorale caratterizzata per ora dalle polemiche democratiche e dalle sprezzanti repliche di Trump.

Quattro anni fa nessuno scommetteva su Donald vincente (o quasi, visto che per mesi

io invece sottolineavo il clima che si respirava in America, sconosciuto e disprezzato da gran parte della stampa italiana apertamente schierata per Hillary Clinton ) e pochi mesi dopo le elezioni quasi tutti i media americani – anche perchè in gran parte schierati con i democratici - ne prevedevano un rapido declino.

A dieci mesi dal voto, invece, Trump è oggi addirittura leggermente avanti nei pronostici.

C’è un elemento fondamentale e nuovo che però si percepisce: per decenni l’americano medio – comunque avesse votato – si riconosceva poi nel ruolo e nella figura del Presidente eletto l’identità nazionale, mente oggi i giudizi su Trump sono molto più netti e radicati in una sorta di progressiva accentuazione delle differenze, spaccatura tra gli elettori ed in definitiva una radicalizzazione del voto.

In America vince non tanto chi è meglio giudicato dai sondaggi ma soprattutto tenendo conto della percentuale dei cittadini che si iscrivono nelle liste elettorali (ogni volta che si vota bisogna esprimere ufficialmente questo desiderio) e che poi vanno effettivamente al seggio o esprimono il voto per posta.

Oggi i supporter di Trump sono molto decisi, rumorosi e determinati sul loro candidato, mentre molti contrari che lo detestano apertamente prima di decidere di recarsi a votare vogliono capire chi sarà il candidato democratico.

Il voto per Trump (che perse sul totale dei voti popolari, ma conquistò gli stati-chiave

che decidono i grandi elettori presidenziali) nel 2016 fu più una disaffezione contro Hillary Clinton piuttosto che una simpatia verso di lui, considerato allora un eccentrico ma ricco sconosciuto. Molti democratici non votarono e questo allora favorì Trump, ma anche questa volta molti elettori andranno a votare solo se si identificheranno con il candidato democratico.

C’è comunque un elemento fondamentale che domina il momento politico negli USA

ovvero l’andamento dell’economia e proprio gli innegabili successi di Trump su questo punto soddisfano e spronano l’elettorato repubblicano spesso comunque parzialmente in disaccordo con i toni, gli insulti, il porsi in modo sempre diretto e al limite dello scontro che caratterizza i rapporti di Trump – per esempio – con la stampa e molti giornalisti.

L’economia USA infatti tira bene, la disoccupazione è scesa al minimo storico, la gente spende (fin troppo), il valore degli immobili è tornato a salire. “ Il compito di un presidente è trovare lavoro alla gente, poi devi arrangiarti da te, le altre sono solo fregnacce” sottolinea l’autista di colore che mi accompagna all’aeroporto – “ ...e speriamo quindi che vinca ancora Trump”.

“No! Trump è un buffone, un ignorante, una capra” commenta invece un democratico

casualmente vicino di tavola in Florida, “Ma se i democratici candidano la Warren o Sanders, io non andrà a votare” Bloomberg? “E’ un miliardario che non ha nulla a che fare con noi, però è pieno di soldi e quelli servono sempre per vincere...”

Commenti e sensazioni radicalmente opposte sulle quali conterà molto il volto del candidato democratico alternativo, che potrebbe azzeccare un ambo vincente scegliendo per “vice” una figura prestigiosa, magari proprio quella Michelle Obama che non parteciperà alle “primarie”.

L’ex first lady potrebbe infatti spingere al voto democratico le minoranze etniche che

certo non possono amare un Bloomberg ricco sfondato, un democratico anomalo (infatti è un ex repubblicano) che però potrebbe rosicchiare voti a Trump proprio perché ne è una più ricca (e colta) fotocopia.

Ma chi sono i pretendenti democratici? Ancora troppi per capire dove sia andrà a finire passando dall’ “ultrasinistra” Elizabeth Warren (che propone una tassa patrimoniale sui capitali) all’eterno Bernie Sanders e soprattutto a Joe Binden che però zoppica per l’affare ucraino dove – se Trump è sotto impeachment - è stato proprio suo figlio che in Ucraina ha causato un mare di guai sostanzialmente insabbiati dall’amministrazione Obama.

Potrebbe forse uscire alla distanza Joe Walsh, rassicurante e popolare, se l’onda d’urto di Michael Bloomberg non spazzerà via tutti a colpi di spot. La discesa in campo del miliardario Bloomberg (una copia democratica di Trump ma addirittura molto più ricca) ha sconvolto gli equilibri e i pronostici democratici anche perché Bloomberg ha già annunciato che non parteciperà alle primarie salvo che a quelle del “big Tuesday” di metà campagna e quindi anche chi allora sarà in testa rischierà di essere messo in ombra.. Una scossa dentro e fuori il partito democratico nei suoi tradizionali bacini di voti dove spesso Bloomberg non è amato ma – se fosse effettivamente un potenzialmente vincente – potrebbe soprattutto coagulare intorno a sé le speranze di sconfiggere Trump.

Difficile per i democratici coniugare un pensiero di sinistra con Bloomberg o coinvolgere gli elettori emarginati che andarono al voto per Obama anche per essere

il primo nero prima potenziale e poi effettivo presidente nella storia degli USA.

Ma proprio Bloomberg potrebbe attirare anche voti repubblicani scontenti dei modi -

più che dei contenuti - di Trump.

Un bel match ancora tutto da decifrare, ma che potrebbe essere condizionato da passi falsi dell’attuale presidente in politica estera (il medio oriente, i rapporti con la Cina, qualche attacco od attentato sciita) o per una improvvisa crisi economica. La borsa è infatti salita molto, ma se è fisiologico un suo ridimensionamento dopo tanti mesi di rialzo la crisi che si teme arriverò prima dopo il voto e come inciderà sulle scelte?

Dubbi concreti, mentre l’economia è il tema principale degli spot, con a seguire le problematiche dell’assistenza sanitaria, dell’immigrazione e della sicurezza mentre  solo il 13% dell’elettorato – secondo un sondaggio CBS – vede la priorità nei temi ambientali.

Sullo sfondo c’è infine la questione dell’impeachment di cui si parla molto, ma il cui risultato è scontato: il Senato (dove la maggioranza è repubblicana) non darà l’assenso a far deporre il presidente e l’operazione potrebbe invece addirittura rendere a Trump molte soddisfazioni (e voti) permettendogli di ricordare ad ogni comizio o audizione che è durata tre anni (ma è finita nel nulla) la vicenda Russiagate e che i suoi guai in Ucraina sono legati a quelli combinati dal figlio di Biden – accusato di corruzione - ben prima di lui.

Accuse, contraccuse, critiche alla Pelosi (la capo dei democratici al Congresso) che ha insistito per portarli allo scontro diretto con il rischio di farsi male: il campo democratico è molto diviso e ciò non può che facilitare il presidente uscente.

Intanto questra settimana Trump ha rischiato grosso sull'operazione-drone in Iraq ma conseguendo per ora un innegabile successo strategico e d'immagine ridimensionando il ruolo dell'Iran e dando il segnaleforte  di essere un Presidente tuttaltro che sprovveduto anche sul piano internazionale.

Ma i giochi sono aperti, gli scenari tutti da scoprire, novembre è ancora molto, molto lontano.

 

Buona settimana a tutti !                                                                Marco Zacchera 

 

 

 

IL PUNTO n. 746 del 3 gennaio 2020

di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: BUON ANNO – SERVE VERITA’ – CONTE & MATTARELLA: TRA PAROLE E FATTI - GENTE DI LAGO

 

Ricomincia un anno che politicamente dovrebbe essere davvero interessante con il menu a proporre come antipasto le elezioni in Emilia-Romagna e Calabria.

In Emilia tutto il sistema è impegnato al massimo - Sardine comprese - per la riconferma del presidente PD che gode i favori del pronostico anche se solo di una incollatura.

Un eventuale successo del centro-destra a trazione Salvini (con la Meloni in visibile crescita) sarebbe una rivoluzione capace di polverizzare Conte, ma - visti i sondaggi - sembra difficile battere la sinistra con il PD  forte soprattutto a Bologna e nelle città dove 50 anni di governo e sottogoverno contano eccome.

in Calabria, invece, se a destra si resterà uniti la vittoria è più probabile.

Vedremo, intanto a tutti auguri di rigore e parole in libertà - con annesse promesse e buoni propositi - anche dai “presidentissimi” Conte e Mattarella, ma la realtà italiana purtroppo è davvero un po' diversa da come la si percepisce (o la si vuol far credere) nei dorati templi del potere.

 

OPERAZIONE VERITA’  

Sul “Corriere” di qualche giorno fa, Ernesto Galli della Loggia tracciava un quadro impietoso del nostro paese e sui diversi governi che si sono succeduti negli anni.

Giustamente chiedeva una “operazione verità” per far capire agli italiani che - se si vogliono fare cambiamenti sostanziali e positivi anche solo a medio termine - bisogna avere innanzitutto il coraggio di non raccontarsi frottole e fare sacrifici.

Ma se la prospettiva di governo e sempre solo di mesi - quando non di giorni o settimane - come è mai possibile pensare “in grande” al futuro del nostro paese? Di qui il perpetuarsi del solito tirare a campare con i vizi di sempre.

La legge finanziaria di quest’anno, fatta di ben 315 pagine costituenti un solo emendamento votato (come sempre) con il voto di fiducia e senza alcun riscontro, verifica o controllo ma semplicemente per cercare di accontentare un po' tutti è il consueto, esatto contrario di quanto sarebbe stato necessario.

Oltre a coprire nefandezze e interessi non sempre trasparenti si è cercato tra mille ingarbugli  di rappezzare la casa accontentando soprattutti i vari partner della coalizione alla ricerca della loro singola visibilità  quando sarebbe servito un robusto intervento sulle fondamenta.

Per cominciare finalmente a farlo bisognerebbe innanzitutto ammettere chiaramente lo stato di crisi conclamato e perenne di un Paese che da anni non vive ma sopravvive, che brucia le risorse dei figli e campa con la pensione dei nonni, che si trascina anno dopo anno la palla al piede di un aumento dell’IVA offerto come folle garanzia verso un’Europa che - quando è momentaneamente “amica” come quest’anno - chiude entrambi gli occhi sul maggior deficit mentre se è politicamente “nemica” impone il rigore e ci strozza con lo spread.

La seconda grande verità è che il nostro paese ha rinunciato ad avere una propria linea politica ed economica ed è in mano ad una finanza internazionale che formalmente si traveste e si dichiara di "sinistra ecologica ed illuminata"mentre è spesso invece espressione del più gretto ed avido capitalismo, strutturato per sfruttare il mondo e miliardi di esseri umani.

Siamo sempre più deboli, l’ombra della quinta o sesta potenza economica di un tempo con i nostri marchi che sono stati venduti, in un paese che sopravvive grazie soprattutto a una miriade di piccole e medie imprese spesso rallentate nella loro crescita per ridotto peso politico.

 

Campagne demagogiche mondiali (dal clima alla gestione delle risorse naturali) mostra facciate perbeniste di forma, in un continuo depistaggio intellettuale soprattutto sul come affrontare le priorità planetarie.

 

La successiva ed amara grande verità è che le radici stesse del Paese sono in crisi. Se 258.000 laureati e diplomati si sono in questi ultimi tempi trasferiti all’estero (in realtà sono molti di più, questi sono solo quelli che per l’ISTAT hanno cancellato ufficialmente la propria residenza italiana) una ragione ci sarà, ma provvedimenti, zero. E’ amaro girare il modo e rendersi conto che l’Italia non ha sbocchi, futuro, prospettive anche perché non vuole sciogliere il nodo di ammettere di essere anello debole di un sistema economico di controllo mondiale.

Se riforme vanno fatte - e vanno fatte !! -allora bisogna avere il coraggio non di sbaciucchiare tutti ma di assumersi l’impopolarità delle scelte e questo vale per chiunque governi.

Scelte di risparmio, di rigore, di tagli di spesa effettivi, di priorità finanziabili: non servono slogan ma fatti. Vale per tutti i campi dove bisogna avere la forza di decidere. La scelta di combattere l’evasione, per esempio, con uno massiccio uso delle carte di credito è e resta ottima, ma allora costringendo le banche ad azzerare le commissioni o nessuno le userà. Se non c’è la forza e la volontà di farlo lo si ammetta in anticipo, basta ipocrisia, rinvii, mezze verità.

Servono scelte, priorità, decisioni e soprattutto di non buttare tutto e sempre in caciara, vedere la punta del dito e mai la luna nel cielo. Sacrifici? Certo che vanno fatti, ma alzi la mano chi li vuole fare sul serio se non sempre a spese del prossimo e così non si comincia mai.

Tutto è provvisorio ed emendabile, mai definitivo, ci si accapiglia sulle sciocchezze e non sulle cose serie. Per esempio non c’è più una posizione italiana credibile nel mondo, men che meno un po' di coraggio.

Guardate in questi giorni la situazione in Libia: arrivano perfino i turchi e noi - che avevamo rapporti (e interessi) importanti con la nostra ex colonia - siamo completamente fuori gioco.

D'altronde uno come Di Maio è assolutamente impreparato al ruolo di gestire una politica estera, ma nessuno pensa che rischiamo gli approvvigionamenti energetici nazionali e non siamo sul teleschermo partecipando a “Scherzi a parte”

Alla base di tutto c’è il dilettantismo, l’impreparazione, l’ Italietta dei soliti “furbi” (o che si credono tale) che fa ridere il mondo e i nostri presunti alleati.

Alla fine non siamo più partner credibili a livello europeo e mondiale, sia a livello economico che militare e strategico,

Per salvare il Paese occorrerebbe subito una classe politica scelta per merito, professionalità, capacità personale. Caratteristiche che non ci saranno mai se non si cambia subito il sistema elettorale e conta poco se il governo sia di destra o di sinistra purchè venga costituito da persone serie e che abbiano davanti cinque anni “certi”, cementati da una solida e coesa maggioranza parlamentare. Esattamente il contrario della situazione odierna.

So di parlare nel deserto, ma se in tanti cominciassimo a chiedere le stesse cose, costi quel che costi, forse si potrebbe cominciare a far cambiare qualcosa,

CONTE E MATTARELLA : LE LORO CHIACCHIERE SENZA  SOSTANZA

Quando una persona seria vuole fare delle cose concrete – soprattutto in politica - parla poco e porta a casa risultati. Se parai troppo si illude  di coprire con il fumo la nebbia che c’è nella sua testa.

Il premier Conte, da arrogante banderuola che quotidianamente dimostra di essere, ha al contrario stabilito il record di chiacchiere nella consueta conferenza stampa di fine anno parlando per oltre 2 ore e mezza (ma senza dire niente…) tanto che alla fine la stessa filo-governativa “LA STAMPA” lo ha paragonato a Fidel Castro quando all’Avana parlava per ore e ore ai compagni che “spontaneamente” lo ascoltavano inneggiando ai risultati della sua  “revolucion”. Come fosse e sia conciata Cuba lo possono verificare tutti.

Conte è sempre più irritante per i suoi sproloqui, anche perché - anziché disegnare il suo presunto gioioso avvenire - avrebbe dovuto spiegare agli italiani come mai nei mesi passati NON ha raggiunto quello che diceva di voler fare, anzi, i risultati dimostrano il contrario.

Il suo governo è in carica da 4 mesi ma NON ha risolto il problema di Alitalia, ha pasticciato e NON risolto la questione dell’ILVA, NON ha partorito una legge finanziaria di contenimento del deficit, ma lo ha anzi fortemente aumentato. Conte vuole (?) cacciare i Benetton da Autostrade ma li vuole partner per Alitalia, NON ha varato alcuna riforma concreta,NON ha rilanciato l’economia, NON ha operato una neppur minima riduzione del cuneo fiscale, NON ha risolto il nodo della prescrizione mentre i processi penali quest’anno - solo per il primo grado . denunciano una durata media di 650 giorni contro i 168 della media europea.

Conte - in vista del voto in Emilia che è la sua linea del Piave - riesce a dire nella stessa giornata una cosa e fare il suo esatto contrario pur di non scontentare i perpetuamente litiganti alleati di governo, con una appiccicosa marmellata di luoghi comuni.

Altro che radiosi destini: Il Premier sa benissimo che sopravvive a Palazzo Chigi solo per una paura fottuta delle possibili elezioni da parte dei suoi partner e che il governo sta in piedi (o è inginocchiato?!) solo per la provvisoria ed eterogenica sommatoria di seggi costituita in Parlamento da eletti che - concordi tutte le indagini demoscopiche – NON rappresentano certo la maggioranza degli italiani.

 

Nel macinare chiacchiere gli fa eco il Presidente della Repubblica nel suo consueto discorso di fine d’anno, con il solito elenco di buoni propositi e luoghi comuni pur pronunciato tra gli augusti stucchi dorati del Quirinale.

Parole quasi tutte perfettamente condivisibili, ma declamate alle nuvole.

Giustissimo per esempio il richiamo di Mattarella all’unità nazionale, all’orgoglio italiano e all’unità di intenti, ma con tutta l’ipocrisia di non spiegare agli italiani come e perché dovrebbero farlo e vedere in lui un punto di riferimento unificante e “super partes” quando concretamente lui NON lo è, e soprattutto non lo è mai stato. Perchè gli italiani dovrebbero credere nelle istituzioni se non se ne sentono rappresentati?

Non abbiamo sentito una parola, un guizzo, un solo sussurro dell’ Illustre Presidente quando quest’estate si è costruita una maggioranza di potere antitetica al voto degli italiani di un mese prima, né – tantomeno – Mattarella ha sollevato anche solo una palpebra firmando una legge finanziaria che aumenta ancora di più il deficit del Paese che è l’antitesi del suo chiedere rigore. Perché l’anno scorso era “preoccupato” della manovra finanziaria del governo precedente e adesso non è più critico quando ne viene varata una molto più pesante?

Mattarella tace quando è il momento di rappresentare la maggioranza degli italiani piegandosi sempre al volere della sinistra politica che lo ha eletto.

E’ lui stesso quindi a non essere autorevole, e credo - essendo una persona onesta - che sia il primo a rendersene conto. Per favore basta parole, parole, parole..e tanta, troppa ipocrisia!

 

Buona settimana e buon anno a tutti                               Marco Zacchera

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GENTE DI LAGO

E’ pronta la II edizione di  “ GENTE DI LAGO: storie e racconti  del Lago Maggiore”. In 164 pagine - tutte a colori - ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite.

Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.

GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE. 

 

 

IL PUNTO   n. 745 del 20 dicembre  2019

  

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Sommario: AUGURI E BILANCI - A PROPOSITO DI SARDINE –  GRETA, CLIMA E AMBIENTE: TRA DEMAGOGIA E SCONSOLANTE REALTA’ – GENTE DI LAGO: 2a edizione.

in allegato: COSA SUCCEDERA’ A TRUMP, UN’ANALISI SERIA SULLA SITUAZIONE AMERICANA

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AUGURI E BILANCI

Un grazie ai lettori abituali per avermi seguito anche quest’anno, a quelli nuovi per essersi aggregati e soprattutto a quelli che mi hanno contattato o scritto con i loro commenti, specialmente quelli che non condividevano il mio pensiero.

Il 2019 che va in archivio non mi sembra sia stata una grande annata per la nostra Italia: non si è assolutamente usciti dalla crisi economica, non sono state impostate riforme degne di nota, la maggioranza parlamentare non rappresenta la maggioranza del paese e soprattutto siamo sempre più emarginati in Europa e nel mondo.

Confusione, impreparazione, superficialità, demagogia, poca serietà mi sembrano le caratteristiche principali della politica italiana con chi governa che si tiene gelosamente stretto il proprio potere arrivando ad ogni compromesso pur di non farci tornare a votare.

Conte è l’emblema di questo atteggiamento da anguilla: pur di restare a palazzo Chigi sembra disponibile a stare con tutti cambiando anche quotidianamente il proprio punto di vista pur di barcamenarsi alla meno peggio.

Se per Natale comunque tutti devono essere più buoni e non si deve eccedere nelle critiche evitiamo altre polemiche: bastano i fatti – purtroppo – a sottolineare una crisi che sembra irreversibile.

Ciò detto, auguri a tutti: COME DI CONSUETO IL PUNTO NON USCIRA’ DURANTE LE FESTIVITA’ ED ARRIVEDERCI QUINDI AI PRIMI DI GENNAIO PER RIPRENDERE IL NOSTRO APPUNTAMENTO SETTIMANALE NEL 2020

 

Ps: se volete farmi un regalo mandatemi indirizzi di potenziali nuovi lettori e se improvvisamente non vi arrivasse più il Punto segnalatemelo: per oscure ragioni ogni settimana “spariscono” diversi indirizzi . Il Punto è comunque sempre recuperabile sul mio sito: WWW.MARCOZACCHERA.IT.

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SARDINE: MI SONO PERSO QUALCOSA ?

Chiunque si impegni in buona fede per migliorare il nostro paese va apprezzato, chi protesta in modo non violenti a tutti i diritti di farlo, ma è doveroso chiedergli un minimo di coerenza. Per questo non voglio preconcettamente criticare le Sardine, ma prendo atto della loro assoluta incongruenza.

Capisco che le Sardine siano nate in odio a Salvini e fin qui posso capirle, ma per esempio comprendo di meno perché si siano subito auto-definite “I nuovi partigiani”.

Con il massimo rispetto, ma innanzitutto Salvini non è al governo ma sta all’opposizione e quindi criticare l’opposizione (e non il governo) è abbastanza paradossale, soprattutto se in piazza - come a Roma - c’erano tanti esponenti del PD. Ergo, le Sardine si sono già fatte strumentalizzare diventando di fatto sostenitori proprio di quel “sistema” che dicono di combattere. Aggiungo che i Partigiani veri rischiavano la pelle, Salvini non la farà sicuramente a nessuno...

Questo continuo richiamo alla nostalgia della Resistenza mi fa pensare che i giovani in piazza storicamente sappiano molto poco di quel periodo e che abbiano digerito la sola versione ufficiale, ma senza un po' di approfondimento.

Se si intende di voler quindi protestare per difendere i principi di democrazia, pluralismo e libertà siamo tutti d’accordo, ma mandare sul palco il presidente dell’ANPI ad aprire la manifestazione sardiniana di Roma per cantare “bella ciao” sa molto – anche qui – di strumentalizzazione.

L’ANPI in questo paese è diventata nel dopoguerra una vera e propria “macchina di potere” e di consensi, ha cancellato molte verità storiche auto-scrivendo i fatti a proprio uso e consumo, non ha mai ammesso che anche tra i partigiani c’erano fior di delinquenti (con tanti che lottarono in buona fede) né ancora oggi ha il coraggio di condannare gli orrori della guerra civile, compresa la mattanza pre e post il 25 aprile, oltre alle rese dei conti che le bande comuniste hanno scatenato contro gli stessi partigiani che non la pensavano come loro. Cose che forse i ragazzi in piazza non sanno, ma i dirigenti ANPI sanno benissimo.

E’ quasi comico leggere poi i “programmi” sardiniani a cominciare dal chiedere “basta violenza verbale” salvo tout court definire Salvini razzista, fascista ed addirittura nazista. Alla faccia della sobrietà e del “bon ton”…

Infine, le Sardine dovrebbero chiedersi come mai dietro di loro si sia scatenato un’ondata di tripudio osannante sui media, quegli stessi media che loro criticano.

Una volta si parlava di “utili idioti” riferendosi a quelle persone che non si accorgevano delle balle che contavano i comunisti e la loro URSS. La storia ha fatto giustizia di quelle fandonie, mi auguro che le Sardine capiscano presto che il loro entusiasmo e – per chi ce l’ha – la loro buona fede, rischia di essere utile solo a chi cerca disperatamente di tenersi stretto il potere, pur rappresentando l’antitesi a quegli slogan che loro urlano in piazza.

D'altronde proprio il fatto che le Sardine siano nate in Emilia in vista delle prossime elezioni regionali non è casuale, ma fa parte di un preciso disegno a difesa dell’ultimo fortino rimasto al PD. Già, perché lì si vota il 26 gennaio e sarà la prima tappa di un anno politico che si prospetta interessante.

 

CLIMA: TRA DEMAGOGIA E TROPPE OMISSIONI

 

Il fallimento del recente summit di Madrid sul clima e il colossale marketing che sui media è quotidianamente legato a Greta testimonia quanta ipocrisia continui a regnare su questo tema delicato e che ci coinvolge tutti.

Quanto hanno inquinato e sono costate 25.000 persone (!!!) calate anche a nostre spese su Madrid come cavallette per parlare di tutto e non combinare niente?

Perchè questa è purtroppo la realtà dei fatti, la verità nascosta sotto la vernice.

Anche per questo quanto vorrei – per esempio – poter regalare alla “Greta international e superstar” un biglietto per l’India invitandola a restarci un po' di tempo.

Perché proprio l’India? Perché è un paese dove l’inquinamento è visibile, quotidiano, devastante, totale. Dall’acqua alla terra, dai rifiuti per strada all’inquinamento industriale.

Mentre noi ci martelliamo i c…. perché non devono entrare nei centri storici le auto Euro 3, in India miliardi di sacchetti di plastica sono buttati ovunque, le ciminiere sputano veleni, nessuno fa praticamente nulla, né tantomeno questo paese – come tanti altri – viene in qualche modo sanzionato né da Greta superar né dall’Onu o dalle sue costose “Agenzie” internazionali.

Allarghiamo l’orizzonte alla Cina, al Sud est asiatico, al Brasile… Ma ci rendiamo conto che è assoluta demagogia migliorare determinati standard in Europa se poi in tante parti del mondo (che è sempre uno e uno solo!) non si fa assolutamente nulla?

Fare un primo passo là dove l’inquinamento è mostruoso significherebbe migliorare moltissimo la situazione del pianeta, molto di più del piccolo particolare imposto dove già le cose vanno abbastanza bene.

Si giochino allora soprattutto in quei paesi le risorse economiche comuni per obbligare a veri miglioramenti ambientali ed avremo enormi risultati pratici.

Se quei paesi che non rispettano le regole non vengono sanzionati a livello internazionale continueranno ad inquinare ed addirittura distruggeranno le economie dei paesi più ecologicamente attenti per una evidente concorrenza sleale legata ai costi di produzione. 

Anche in Italia viviamo lo stesso paradosso. Quando ero sindaco Verbania era al “top” delle città italiane per qualità dell’ambiente, ma so quanto costasse “in più” migliorare anche solo dell’1% la raccolta differenziata perché già era ad alto livello, mentre era stato piuttosto semplice fare all’inizio un grande passo avanti.

Ma perché in molte città italiane di fatto (vedi Roma) la “differenziata” non la si fa ancora, o - buttando tutto in discarica - si hanno risultati così deludenti? Il punto è proprio questo: non servono le chiacchiere ma bisogna IMPORRE a livello nazionale ed internazionale dei minimi standard ed obiettivi ambientali

E’ inutile che Greta vada a pontificare a Torino accolta dai suoi fan, dai giornalisti e da sindaci in vena di pubblicità: vada in Cina, in india, in Vietnam, in Indonesia: là avrebbe davvero un senso parlare di interventi necessari!

L’ONU e le tante (troppe) strutture che con le chiacchiere campano sul clima, anziché prendersela solo con Trump denuncino finalmente la verità ovvero come le nazioni inquinanti per il CO2 siano le stesse dove la plastica deborda e viene buttata nel mare e nei fiumi, dove non c’è ancora nessuna cultura ambientale e dove tra l’altro spesso si nascondono proprio le aziende più inquinanti per moltiplicare i propri business.

Dica finalmente una parola su queste verità la Greta superstar e sarà molto più credibile per una battaglia che giustamente deve essere posta al vertice dei problemi mondiali.

 

PS Una chicca forse non colta da tutti: alla frenetica ricerca di consenso l’Europa ha deciso – su pressione francese – che l’energia atomica sia considerata “verde”.

Pensavo che si levassero immediate le urla di protesta degli ecologisti mondiali ma invece tutto è passato sotto silenzio. Personalmente sono da sempre favorevole all’atomo (se pacifico e controllato!!) e quindi posso anche concordare, ma mi chiedo se una questione così complessa e una polemica che andava avanti da decenni potesse essere liquidata e nascosta in poche righe. Miracoli europei. I

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IMPEACHMENT DI TRUMP: UNA NOTA DI GIAN CARLO PODDIGHE

 

La nota che segue non è mia ma di GIAN CARLO PODDIGHE, acuto analista della situazione americana e con lunga esperienza d’oltre Atlantico. La pubblico perché è una analisi molto chiara ed obiettiva su che cosa sta succedendo a Washington e non riesco a trovare sui media italiani una analoga semplicità e chiarezza.

Chi vuole può quindi farsi un’idea più approfondita della situazione, ringraziando l’autore per la sua disponibilità alla pubblicazione.

 

Il tormentone del 2019, tra il serio ed il faceto ma con totale impreparazione dei commentatori nostrani, è stato l’impeachment del Presidente Trump, visto in forma compatta dai media italiani come un rinvio a giudizio dal risultato scontato (condanna).

Il tutto merita un’analisi più obiettiva, e qualche riflessione sul sistema, sia dal punto di vista pratico che da quello storico. La fase che si chiude con il 2019 è “semplicemente” l’approvazione da parte di una Commissione, quella Giudiziaria della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, di due articoli (o capi di imputazione), o accuse formali, a carico del Presidente in merito ad abuso di potere ed ostruzionismo nei confronti del Congresso, ratificata poi dall’aula.

Gli articoli per l’ impeachment (l’ avvio di un giudizio) approvati dalla citata Commissione lo scorso 13 dicembre grazie al voto compatto dei suoi membri democratici – 23 – contro i membri repubblicani – 17 – riguardano il supposto ricatto nei confronti del Governo ucraino da parte di Ronald Trump esercitato nel momento in cui avrebbe condizionato l’ erogazione di 400 MM di dollari di aiuti militari a questa repubblica della ex Unione sovietica (attualmente assediata dalla Russia) all’ apertura di un’ indagine locale a carico della famiglia dell’ Ex Vicepresidente democratico Joe Biden – in corsa per la candidatura democratica alle prossime elezioni statunitensi – per i lauti rapporti che suo figlio Hunter Biden manteneva con il gruppo ucraino del gas Burisma Holding.

Un incarico, retribuito, di membro del CdA “non residente” in una posizione non proprio trasparente, visto che risalirebbe (anche come attività di lobby) già al periodo in cui Biden era in carica quale Vice Presidente di Obama. La storia e la traiettoria di Hunter Biden sono stati un problema ed una zavorra nella carriera di suo padre (non si sa quanto informato e compiacente al riguardo) per la sua non propria virtuosa condotta, tanto privata come professionale, che nel personale va da un richiesta di riconoscimento di paternità da parte della vedova del suo defunto fratello sino alla sua espulsione dalla Riserva Navale per consumo di droghe, mentre nel pubblico riguarda affari ed attività commerciali oscure tali da indurre nel 2014 il padre, l’ allora Vice Presidente Joe Biden (inchiesta giornalistica mai smentita del New York Times), a condizionare l’ erogazione di un prestito statunitense all’ Ucraina per un 1 miliardo di dollari alla destituzione del procuratore ucraino Víctor Shoking, che conduceva indagini sulla Burisma Holding per evasione fiscale e riciclaggio, reati che coinvolgevano Hunter Biden (ed anche interessi statunitensi).

Senza anticipare alcuna conclusione sembra evidente che l’ abuso di potere nel caso di Biden risulterebbe certamente maggiore ed evidente di quello di Trump che sollecitava al governo ucraino di riprendere l’ indagine cosi clamorosamente sospesa per interferenza esterna.

Sono evidentemente aspetti di una accesa ma anche disperata pre-campagna elettorale, dove il partito democratico, rimasto senza candidati di peso, cerca di pareggiare la lotta privando il partito avversario del candidato naturale.

Il passaggio in aula, comunque, non è stato un giudizio ma solo la ratifica sessione plenaria o quasi, pur con grande risalto scenografico, dell’ imputazione discussa ed approvata in commissione, un passaggio dovuto e scontato che va letto in un’ ottica di confronto politico/elettorale (non solo elezioni presidenziali, ma molto più per le primarie democratiche che si avvicinano).

Il passaggio in aula era quindi del tutto scontato, ma non è detto che sia un colpo mortale a Trump, visto che lo stesso potrà sfruttarlo per far uscire allo scoperto i suoi avversari. Scontato perché questo passaggio richiedeva la maggioranza semplice dei rappresentanti,  dove i democratici godono di una comoda maggioranza di 237 seggi su 435, per avviare il vero giudizio che è di responsabilità esclusiva del Senato.

A voler essere pragmatici è stato un’ esibizione di potere e di forza – tutta interna al partito democratico – di Nancy Pelosi deputata (rappresentante) californiana che ha fatto di una sorta di crociata contro Trump motivo di emersione e di potere contrattuale nelle primarie democratiche, pur non essendo direttamente in lizza né potendo, di fatto, esserlo.

Con questo passaggio Trump potrà essere giudicato dal Senato degli Stati Uniti, in un dibattito che sarà presieduto dal magistrato Presidente della Corte Suprema Giustizia, il conservatore John G. Roberts Jr., designato nel 2005 al vertice del sistema giudiziario statunitense dal Presidente George W. Bush. Lo stesso capogruppo della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, ha confermato la priorità che verrà dato a questo procedimento, all’ inizio dei lavori nel prossimo mese di gennaio 2020 (nel tentativo, come vedremo in dettaglio, di liquidare rapidamente la querelle).

 

Il Senato statunitense è composto da 100 membri, 2 per ciascun stato dell‘ Unione, con una maggioranza di 53 repubblicani, su 45 democratici e solo due indipendenti, normalmente allineati con i democratici. In questo quadro, fortemente squilibrato, va considerato che affinché il Presidente venga dichiarato colpevole e conseguentemente rimosso dall’ incarico, serve il voto qualificato di 2/3 dei membri del senato, ossia 67 Senatori, con poche speranze da parte del gruppo democratico promotore dell’ azione.

Solo due Presidenti, Andrew Johnson (1868) e William Jefferson (Bill) Clinton (1998) sono stati accusati, imputati e portati in giudizio, ma ambedue vennero assolti. Richard Nixon, formalmente imputato dalla Camera dei Rappresentanti per il caso Watergate, evitò il giudizio dimettendosi il 9 agosto 1974, in considerazione delle alte probabilità di condanna e rimozione.

Questo gesto ebbe una conseguenza, ancora oggi molto criticata, da parte del suo successore Gerald Ford che già l’ 8 settembre 1974 concesse a Nixon il perdono assoluto che lo protesse da qualsiasi azione della giustizia ordinaria.

La molto mediatica e quasi ossessiva azione di Nancy Pelosi può essere, sotto ogni aspetto, una vittoria di Pirro dei democratici, dando modo a Trump di mettere in evidenza, con la sua difesa, non solo le divisioni interne dei democratici ma la rete di connivenze ed interessi legati agli attuali loro (mini) leaders e liberando il campo al magnate che non gode certo di tutte le simpatie in campo democratico.

In gennaio assisteremo quindi ad un teatrino politico che dovrebbe essere visto con estrema attenzione, ed imparzialità, dagli osservatori europei e da quelli italiani in particolare. Le imputazioni di abuso di potere sono labili, soprattutto visti i precedenti, compresi i Clinton e soprattutto Joe Biden, e l’uso improprio a proprio beneficio nelle pressioni sul Governo ucraino difficili da dimostrare, soprattutto quando riguardavano comunque un delitto che ha anche riflessi su cittadini statunitensi. Il meccanismo dell’impeachment è tale che basta anche un solo caso, un solo capo di imputazione, da parte di una Camera de Rappresentanti che si muove solo in termini politici e di conservazione di potere, con molti dei suoi membri in bilico per la rielezione, per attivare il processo in Senato a Donald Trump, con il rischio che lo stesso si trasformi per l’ imputato in una poderosa tribuna elettorale.

Tutto questo appare talmente probabile, nelle sue premesse e conseguenze, ma dopo il facile passaggio di oggi sventolato come condanna, la realtà in Senato, dove veramente si deciderà, è ben diversa ed i repubblicani godono di una tale maggioranza che lascia prevedere che i democratici, anche con voti trasversali – isolati – siano molto distanti dai 67 voti necessari per destituire Donald Trump. Sperano forse in extremis di farne un’anatra zoppa, ma rischiano anche il suicidio. La stessa catena televisiva CCN en Español, trasformatasi nel principale veicolo di promozione dell’ impeachment a Donald Trump, facendo leva sull’ enorme massa degli ispanici, colpiti in parte dalle misure della sua amministrazione , in un editoriale dello scorso 16 dicembre in merito alla situazione non ha potuto che riconoscere: “ ... la sola cosa che si sa con certezza è che in nessuno dei partiti c’ è spazio per la serenità e quant’ altro sia diverso dall’ adesione ad una linea politica preconfezionata.” L’ unica battaglia vera sarà sulla durata delle udienze dell’impeachment, con i democratici che cercheranno di dilatare i tempi, portando nuove e diverse prove, e testimoni a sorpresa, ed i repubblicani che cercheranno di chiudere i conti in tempi brevi. Il risultato di questo processo politico a Donald Trump avrà certamente grandi vincitori ed ancor più grandi perdenti. Se come si prospetta per i rapporti di forza nel Senato Trump non sarà condannato, la sua vittoria nelle elezioni del prossimo novembre del 2020 sarà quanto mai probabile (l’ unico nemico sarebbe Trump stesso con i suoi scivoloni), a maggior ragione se gli indicatori economici continueranno con il trend positivo L’ ultima inchiesta della CNN diffusa ieri 17 dicembre indica che il 47% degli intervistati non è d’ accordo con l’impeachment di Trump e la sua destituzione, contro il 45 % di parte avversa. Un dato che deve essere messo a confronto con i precedenti dati che in novembre attribuivano il 50% di appoggio alla destituzione del presidente (forse anche una reazione caratteriologica e non basata su analisi e conoscenza dei fatti). Significativamente, il sondaggio va attribuito più che alle ragioni di Trump al progressivo distanziamento dalle posizioni del partito democratico, ed alla sua profonda crisi, anche morale. Ancor più significativo il fatto che nel sondaggio di novembre il 90% dei Democratici appoggiassero l’ impeachment, contra il 77% attuale. La probabile assoluzione (a meno dell’ aiuto, imprevedibile, dello stesso Trump) rappresenterebbe una sconfitta anticipata dei democratici, e quella sicura del loro sinora debole candidato, guai se poi questo dovesse risultare dalle primarie l’ ex vicepresidente Joe Biden (cosa che escluderei a priori sia per il potere economico dell’ avversario appena sceso in campo sia per aver ammesso non le colpe del figlio ma, più grave per gli statunitensi, il plagio per una sua tesi pubblicata dalla Rivista Legale della facoltà di Diritto dell’ Università di Syracuse, New York). Questa drammatica situazione di leadership nel partito Democratico è stata alla base di una mia precedente analisi, con le valutazioni sul comportamento della “coppia” Obama. Questo risultato, un probabile nulla di fatto e l’inazione del Congresso su temi più stringenti, avrebbe enormi ripercussioni per il partito Democratico nelle elezioni del prossimo novembre 2020, con 435 seggi in gioco alla Camera dei Rappresentanti e 33 al Senato, con 12 Senatori Democratici in cerca di rielezione.

Anche la attualmente improbabile condanna di Trump non sarebbe, per assurdo, una vittoria democratica. Semplicemente, in mancanza di altri reati, Donald Trump passerebbe senza conseguenze alla storia, ed al suo impero economico, e girerebbe la mano come sostituto costituzionale al suo vicepresidente Mike Pence, che terminerebbe l’ attuale periodo di mandato e sarebbe il probabile candidato Repubblicano per l’ elezione presidenziale del 2020. Un’ eventualità addirittura accarezzata da molti, non tanto negativa visto che il vicepresidente Pence ha dimostrato in campo interno di essere tanto o più conservatore che lo stesso Trump mentre in strategia e politica estera ha propugnato un emisfero “libero della nefasta influenza di Russia, Cina e Cuba”, come in un suo ormai famoso discorso dell’aprile scorso al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

 

Gian Carlo Poddighe

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AI POCHI CHE SARANNO ARRIVATI FIN QUI (ma ora sicuramente più informati) UN CALOROSO AUGURIO, CI SENTIAMO L’ANNO PROSSIMO!

 

MARCO ZACCHERA

 

 

GENTE DI LAGO: SECONDA EDIZIONE

 

E disponibile la seconda edizione del mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO: storie e racconti  del Lago Maggiore” che sembra raccogliere un riscontro positivo del pubblico e dei lettori de IL PUNTO.

In 164 pagine - tutte a colori - ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite. Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.

GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.

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