IL PUNTO n. 997 del 18 APRILE 2025
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
SOMMARIO : La Meloni torna da Washington facendo fare
un’ottima figura all’Italia anche nei confronti della UE, un’Italia che la
scorsa settimana – dopo decenni – ha recuperato negli standard bancari
internazionali dimostrando che la politica economica di Giorgetti e del governo è cosa seria, nonostante
le tante difficoltà. Di contorno notizie più o meno folkloristiche e
auguri di Pasqua un po' speciali.
PER UNA PASQUA DIVERSA
Evitiamo
per Pasqua di scambiarci troppi auguri via SMS e pensiamo invece a cosa
dovrebbe rappresentare questa festa, ovvero una “resurrezione”, una ripartenza,
il ricordo di un sacrificio che è stato – almeno per chi è credente – un grande
gesto d’amore verso l’umanità.
Credenti o
no è comunque una buona occasione per interrogarci e dar senso a questa giornata
impegnandoci un po' di più per il prossimo, nel perdonare un’offesa o per
volere davvero costruire un po' di pace intorno a noi.
Nessuno di
noi può cambiare i destini del mondo, ma ciascuno può fare un gesto concreto
verso gli altri e costruire un po' di pace almeno intorno a sé in famiglia, con
i vicini, nella vita della comunità. Lasciamo un piccolo segno, crediamo che un
perdono sia sempre possibile e che comunque ci dà luce, amicizia, pace.
Facciamo un
primo passo soprattutto se è difficile e allora davvero sarà una Pasqua diversa
dal solito, ne abbiamo tutti bisogno.
LA VERITA’ SECONDO FLAVIA
Che la rete
televisiva LA 7
sia schierata a sinistra è innegabile e scontato (nonché libera scelta) ma a
volte si superano davvero i limiti della faziosità. Non so se qualche lettore
abbia notato “l’Edicola” delle 7 del mattino quando di turno è la giornalista Flavia Fratello.
La
conduttrice dovrebbe presentare più o meno i titoli di tutti i giornali e
invece soprattutto commenta, interpreta, stronca, addirittura prende in giro ed
ironizza sui titoli e i testi dei giornali di centro-destra presentando La
Stampa, Domani e Repubblica - di fatto - come gli unici depositari della
verità. Mezz’ora di pura propaganda senza alcun contraddittorio, sarebbe questa
obiettività di informazione?
Daltronde
su La 7 dalla Gruber
all’ “Aria che Tira” a “Torre di Babele” o “Propaganda Live” è sempre un
concerto univoco. Ma possibile che in casa Cairo nessuno imponga un po’ di pluralismo?
Per carità, succede all’opposto anche a Rete 4 (dove però almeno salvano le
apparenze), ma su LA 7 la scelta politica è secondo me esageratamente di parte.
Forse
dovremmo cominciare a boicottare i prodotti che vengono pubblicizzati sulla
rete…
POLITICA DI QUALITA’
Ne abbiamo
scritto la volta scorsa ma ora c'è l'ufficialità: l'influencer napoletana Rita De Crescenzo, nota
tra l'altro per la cosiddetta 'invasione di Roccaraso', scende in politica e
annuncia in TV la sua volontà di candidarsi al Parlamento.
"Chi
siede lì oggi - dice in un video che sta facendo il giro del web - non ha meno
reati di me (è pregiudicata ndr) e l''unica differenza è che loro hanno
studiato. E allora studio pure io". "Per tanti, sono la
'malamente' solo perché non so parlare italiano (effettivamente spesso sarebbe necessario il traduttore
simultaneo) allora voglio fare scuola e andare avanti in questo
percorso". Auguri, anche perchè - visti certi precedenti - non è detto che
la De Crescenzo dovrà poi studiare molto.
GRAZIANO MESINA
E’ morto ad
83 anni Graziano Mesina,
il bandito sardo che per tutta la sua vita ha vagabondato tra latitanza e
carcere, accusato di innumerevoli reati. Dispiace sempre per la morte di un
essere umano, ma per me Graziano Mesina era sicuramente un bandito feroce ed un
criminale, ma anche un simbolo - deviato - di autonomia e di libertà.
Colpevole certamente di tanti reati e incredibili evasioni ho il sospetto che
però più di una volta sia stato “incastrato”.
Quando alla
fine lo hanno preso, ripreso e ancora arrestato finendo per scontare in carcere
la fine della sua vita ho pensato che fosse stato lui che alla fine avesse
deciso di arrendersi.
Ho trovato
triste che lo Stato lo abbia liberato per grave infermità solo poche ore prima
della morte, quando già da mesi era malato senza speranza. Ha vinto lo Stato,
d’accordo, ma Mesina era diventato un avversario ”facile”, segnato. Ha pagato
fino al penultimo giorno, ma forse - se lo Stato lo avesse liberato un po'
prima - avrebbe meglio interpretato non tanto la Giustizia quanto la
magnanimità che a volte meritano anche i banditi come Graziano Mesina.
LA BELLA NOTIZIA: IL RIGORE
SBAGLIATO
Partita di
calcio dilettanti nel veronese tra la “Napoleonica” e gli ospiti del “Martino
San Giovanni” che in quel momento vincono 0-2. L’arbitro fischia un rigore agli
ospiti che però si rendono conto che l’arbitro ha sbagliato, il fallo non
c’era. Così, dopo un cenno del proprio allenatore. il rigore è
volutamente calciato a lato dal centravanti e la partita finirà poi 1-2.
In tempi in
cui la sportività spesso è nulla e le cronache parlando solo soldi, illeciti,
scommesse, scandali e violenza questo piccolo gesto porta ad un sorriso: c’è
ancora della sportività.
Approfondimento: LA MELONI A
WASHINGTON
E’ presto
per capire se il viaggio della Meloni
a Washington sia servito in termini concreti, certo la prima impressione è
positiva anche se la vicenda ha assomigliato molto alla favola di Esopo della
volpe e l’uva, dove sotto la pianta ci stava una moltitudine di volpacchiotti e
volpini (nostrani ed europei) cui “rodeva” da matti che la premier italiana
fosse stata ricevuta prima leader UE alla Casa Bianca.
Sicuramente
una missione impegnativa, ma altrettanto sicuramente chi tanto l’ha criticata
per il suo viaggio alla corte di Trump avrebbe voluto un sacco essere al suo
posto.
Non
potendoci andare (sarà scurrile il linguaggio di Trump, ma che i leader
di mezzo mondo gli corrano dietro per spuntare rapporti preferenziali è di
solare realtà) ecco la critica alla Meloni di voler “sabotare l’Unione”
Invece,
diciamocelo chiaramente, la Meloni ha fatto benissimo ad andare a Washington
sia in chiave interna che internazionale perchè l’Italia ha tutto l’interesse a
capitalizzare il rapporto privilegiato anche personale della Meloni con Trump
sia in chiave bilaterale che nei confronti degli alleati europei e perfino in
termini di “peso” futuro del nostro paese.
Senza
contare che gli europeisti nostrani – quelli che temono uno sfaldamento del
fronte UE - sono gli stessi che fanno finta di non accorgersi che l’Unione è
sempre di più un impermeabile per tutte le stagioni, da indossare solo in caso
d’uso o quando fa più comodo. La Schlein non sosteneva pochi giorni fa che la
Meloni è una premier inutile ed emarginata e che il nostro governo conta meno
di zero?
Forse che
Macron ha aspettato la UE per intrecciare i suoi amorosi sensi con
chiunque gli fa comodo pur di piazzare le proprie armi non cessando di
mettere i bastoni tra le ruote all’ Italia e ai “cugini” di Bruxelles ogni
volta che gli è stato possibile?
Lo stesso
fanno (o farebbero) i leader delle altre nazioni alle prese con tanti problemi
interni e a cui non parrebbe vero di poter parlare a tu per tu con questo nuovo
e strano imperatore che – ormai a ritmo quotidiano - cambia idea e sembra
divertirsi a scegliersi e sconcertare gli amici.
Ma
probabilmente Trump è tutt’altro che stupido ed ha sicuramente notato chi a
Bruxelles ha chiesto nelle scorse settimane di non alzare muri ed automatici
contro-dazi rispetto ai “falchi” di mezzo continente.
Oltretutto
quello che a noi serve a livello di interscambio con gli USA è ben diverso dai
desiderata francesi o tedeschi.
State
tranquilli che dai Paesi Bassi alla Francia quando in Europa occorre stabilire
il contributo per allevare un vitello ciascuno corre per sé e non certo aiuta
la concorrenza.
Ne è prova
che ci si è guardati bene dal porre un prezzo comune al gas o all’energia
elettrica oppure ad aiutare – se non con costosi contraccambi – la difesa delle
produzioni mediterranee.
Non interessano
al Nord Europa infatti i dazi sul vino o il parmigiano, ma piuttosto le
componentistiche industriali, quindi bene fa la Meloni a difendere le “nostre”
produzioni e se verranno dazi differenziati amen, se ne faccia una ragione chi
rosica per questo.
Certamente
sarebbe meglio per l’Europa porsi verso gli USA come un blocco unico, ma è
ipocrisia non ricordare che ogni paese ha priorità diverse e che prima di tutto
pensa logicamente anche a sé stesso.
Oltretutto
sicuramente la Meloni non è andata da Trump “contro” l’Europa, ma al contrario
piuttosto come ambasciatrice comune, magari più simpatica a Trump di altri
leader europei che ogni giorno lo demoliscono a livello mediatico dandogli più
o meno del pazzo salvo poi corrergli dietro alla ricerca di contatti separati.
D'altronde
è’ più credibile che risulti simpatica a Trump la Meloni o Kaja Kallas, l’alta
rappresentante per gli esteri dell’Unione che - da buona liberal democratica
estone - se appena potesse caverebbe metaforicamente gli occhi a Putin?
Anche
questo bisogna considerare in quella che almeno una volta era la diplomazia.
BUONA SETTIMANA E BUONA PASQUA A TUTTI! MARCO ZACCHERA



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.


